ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 01/03/2012

ASSOCIAZIONE DELLE FAMIGLIE NUMEROSE: PIU' BIMBI, PIU' FUTURO!!!

Post n°6808 pubblicato il 01 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Riportiamo di seguito l'intervista di ZENIT a Mario Sberna, presidente dell'Associazione delle Famiglie numerose di Brescia.

Quando e per quale motivo è stato fondata la Vostra associazione?

Mario Sberna: Tutto inizia a Brescia in un supermercato nel 2004. Due papà (per un totale di 10 figli) si incontrano e scambiano qualche parola sui prezzi e sulla difficoltà di portare avanti una famiglia numerosa. Dopo poco organizzano un incontro al quale partecipano oltre 100 famiglie numerose con almeno quattro figli. Vengono elaborati la Carta dei valori e lo Statuto, alcuni giornali di tiratura nazionale ne danno notizia e in breve, con le adesioni che giungono da tutta Italia, nasce l’Associazione nazionale famiglie numerose. L’incontro con il Santo Padre Benedetto XVI il 2 novembre 2005 diventa una sorta di battesimo ufficiale. Il nostro motto prende spunto dalle sue parole: “Senza figli non c’è futuro!”, che riassume perfettamente il motivo della nascita dell'Associazione: difesa della vita, apertura alla vita, alla speranza, al futuro.

La fondazione significa che la situazione attuale è tutt'altro che facile e soddisfacente?

Mario Sberna: No, la situazione attuale non è soddisfacente, è drammatica. Siamo uno dei Paesi al mondo col più basso indice di natalità: solo 1,3 figli a donna, dunque incapaci di rigenerare la popolazione. Abbiamo il minore investimento in Europa sulle politiche familiari, solo l'1,8% del PIL. Per ogni figlio che nasce, lo Stato applica una vera e propria punizione fiscale e tributaria nei confronti dei genitori mentre nel contempo facilita i single e le coppie di fatto. Ci sono migliaia di casi di lettere di dimissioni già pre-firmate dalle donne lavoratrici in caso di gravidanza, il che significa che mettere al mondo un figlio equivale ad un licenziamento. Anche per questo l'omicidio volontario legalizzato, che chiamiamo aborto, in Italia spesso è regola e non eccezione.

Quale potrebbe essere un valido contributo da parte della politica?

Mario Sberna: Preoccuparsi del bene comune. Ma in Italia, da decenni, i politici hanno una particolare capacità a curare i propri esclusivi interessi. Non è difficile vedere come le dichiarazioni dei redditi sembrano fatte apposta per punire chi è onesto, sposato, con figli. O che le tariffe di energia elettrica, gas, acqua sono studiate per punire ancora una volta il matrimonio e le nascite, cioè la stabilità e il futuro. Abbiamo la peggior classe politica che ci potesse capitare, in particolare negli ultimi vent'anni, e il miglior contributo che essa poteva dare, era quello di farsi da parte.

In che modo provate a migliorare la situazione delle famiglie numerose a lungo termine?

Mario Sberna: La fiducia nella vita e nella gioia che essa porta, la coscienza civile di chi sa che i propri figli saranno i cittadini di domani e che i genitori hanno un ruolo fondamentale nell’educazione della società del futuro, la voglia di essere una famiglia di famiglie che sa accogliere e vuole diventare un forte stimolo per la costruzione di una società basata sull’amore, sulla pace e sulla solidarietà.

Sono questi i tratti salienti che caratterizzano la nostra Associazione, composta unicamente da volontari, famiglie che si impegnano gratuitamente per fornire assistenza, informazione, conforto e sostegno alle famiglie numerose d’Italia, attraverso una presenza capillare sul territorio.

E dal punto di vista "pratico" come aiutate queste famiglie?

Mario Sberna: Mettiamo in campo molteplici iniziative molto concrete, come i Gruppi di Acquisto familiare (tra l'altro acquistiamo proprio in Germania alcuni prodotti, ben più convenienti che in Italia, dove le lobbies fanno veri e propri "cartelli", con la compiacenza e la complicità della politica), convenzioni commerciali a livello nazionale e locale, sportelli famiglia per informazioni, consigli e sostegni, progetti di solidarietà, sostegno alle nascite, incontri e convegni sul territorio, progetti "scambio casa", "vacanze insieme", "scambio armadio" e così via.

Ovviamente, continuiamo imperterriti a bussare incessantemente presso la porta del giudice iniquo, sia a livello nazionale che locale, perché l'Amministrazione pubblica si accorga delle gravissime ingiustizie che dispensa contro le famiglie numerose e le corregga

Dove si trovano le famiglie numerose con le più grandi difficoltà?

Mario Sberna: Da 150 anni, le differenze tra Nord e Sud del Paese sono evidenti. Il Sud è stato volutamente lasciato nell'arretratezza e nelle difficoltà, soprattutto a livello di infrastrutture e di lavoro. Perciò lì, praticamente ovunque, abbiamo le famiglie che più faticano. Negli ultimi anni comunque la situazione è peggiorata anche al Nord, proprio a causa dell'impoverimento continuo e sistematico causato dalle vessatorie politiche fiscali e tributarie di cui parlavo.

Quando si parla di figli, in Italia si pensa più alla gioia e alla felicità o più al discorso legato ai soldi?

Mario Sberna: In Italia si pensa, in generale, ai soldi. Ma l'amore matrimoniale è da sempre impreziosito dalla nascita di un bimbo. Il figlio desiderato, o almeno generosamente accolto, spezza il circolo chiuso del dualismo di coppia per aprire spazi immensi, imprevedibili, capaci di generare gratuità e gioia illimitate. Ma alcuni psicologi, sociologi e saccenti da telenovela, ubriachi di edonismo, pretendono di emancipare la famiglia dal compito generativo. Descrivono il figlio possibile come un di più che comporta sacrifici economici enormi, innumerevoli e penose attenzioni, grandi responsabilità e paure, fonte di inesorabili frustrazioni e sfiancamento dei genitori, oltre che di infelicità per i figli stessi.

Dai figli oggi ci si aspetta solo – se proprio devono nascere - che siano bambini prodigio, rivelando così ancora una volta l'ambizione egocentrica degli adulti. Gli urbanisti, adoratori del benessere più materiale, ignorano la presenza dei bambini e costruiscono città e piccole case a misura di adulti. Perché i figli sono un peso. Tutto questo ha davvero niente a che fare con la felicità vera.

Quali sono i punti forti delle famiglie numerose?

Mario Sberna: Le famiglie numerose sono la gente che nella propria vita ha fatto spazio ad altre vite.

Gente che non ha fatto conti per valutare se un nuovo arrivo era conveniente: ha aperto semplicemente le braccia e spalancato gli occhi colmi di commozione quando ha visto per la prima volta quel nuovo, incantevole arrivo.

Gente che non ha fatto test prima di accettare, ha accettato ed era disposta ad accettare, comunque fosse. Perché avrebbe e ha detto, con gioia e tenerezza grandi, “bimbo mio” anche se quel bimbo fosse stato o era deforme.

Gente che ha imparato a cucire, cucinare, fare maschere di Carnevale, giocare a rugby e studiare storia, riparare biciclette e cullare bambole, cantare sogni e poesie, tutto questo solo per riempire di gioia il cuore dei loro bimbi.

Gente che ha passato interi fine settimana sui campi da gioco unicamente per rispondere “sì!” alla domanda retorica: “Mi hai visto mamma, mi hai visto papà?”.

Gente che ha insegnato a ringraziare, e a pregare per ringraziare.

Gente con un cuore grande, che non ha avuto tempo di vistare tutte le capitali d’Europa, non ha mai messo quel profumo così costoso, che è arrivata a dimenticare che esiste la moda, che non conoscerà mai le auto sportive, le vacanze tropicali, lo spumante francese.

Gente che non conoscerà mai la noia dell’effimero. E' la meravigliosa quotidianità dell’amore nelle famiglie numerose.

Benedetto XVI ha sottolineato nel suo discorso tenuto in occasione degli auguri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede il 9 gennaio 2012: “È nella famiglia che ci si apre al mondo e alla vita e (...) l’apertura alla vita è segno di apertura al futuro”. Quali iniziative ha in programmazione la Vostra associazione per 2012 per rendere vivo e più vicino questo ideale alla nostra società?

Mario Sberna: Anzitutto nel 2012 parteciperemo al VII° Incontro mondiale delle famiglie, una settimana di riflessione, preghiera, gioia, canti, convivenza, comunione con tante famiglie, da tutto il mondo, aperte alla vita.

Poi avremo la nostra assemblea nazionale, a luglio, dove toccheremo proprio questi temi tanto cari al Santo Padre che ci ha appena incontrato, durante l'Udienza Generale del 15 febbraio 2012, rivolgendoci delle parole che abbiamo accolto con un vero e proprio programma per la nostra Associazione: "Saluto l' associazione nazionale famiglie numerose', che ha per motto 'Piu' bimbi, piu' futuro'. La vostra gradita presenza mi offre l'opportunità di richiamare la centralità della famiglia cellula fondante della società e luogo primario di accoglienza e di servizio alla vita. Nell'odierno contesto sociale, i nuclei familiari con tanti figli costituiscono una testimonianza di fede, di coraggio e di ottimismo, perché senza figli non c'è futuro! Auspico che vengano ulteriormente promossi adeguati interventi sociali e legislativi a tutela e a sostegno delle famiglie più numerose, che costituiscono una ricchezza e una speranza per l'intero Paese''.

- di Britta Doerre - ZENIT -

 
 
 

PADRE LIVIO: IL MESSAGGIO DEL 25 FEBBRAIO DELLA REGINA DELLA PACE E' UN PROGRAMMA PER QUESTO TEMPO DI QUARESIMA

Post n°6807 pubblicato il 01 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Messaggio del 25 febbraio 2012: "Cari figli! In questo tempo in modo particolare vi invito: pregate col cuore. Figlioli, voi parlate tanto ma pregate poco. Leggete, meditate la Sacra Scrittura e le parole scritte in essa siano per voi vita. Io vi esorto e vi amo perché in Dio troviate la vostra pace e la gioia di vivere. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".

Il messaggio è un programma per la Quaresima: Infatti la Madonna esordisce dicendo: "In questo tempo in modo particolare vi invito", cioè questo tempo di Quaresima è tempo di grazia, tempo forte del cammino spirituale. Questo tempo, che fa riferimento ai quaranta giorni che Gesù ha trascorso nel deserto in comunione col Padre nella preghiera e digiunando, è innanzitutto un tempo di preghiera. Del digiuno la Madonna ha già parlato tantissime volte; è la mortificazione alla nostra fame di mondo, perché emerga in noi la fame di Dio, fame di Dio che noi saziamo nella preghiera, perché nella preghiera ci nutriamo del suo Amore. "In questo tempo in modo particolare vi invito: pregate col cuore", la Madonna sottolinea, come ha già fatto tante altre volte, il fatto che non bisogna pregare solo con le labbra, ma bisogna pregare col cuore!

Cosa vuol dire pregare col cuore

Vuol dire che quando noi preghiamo, qualsiasi preghiera si faccia, preghiere nostre personali, preghiere canoniche della liturgia, le preghiere stesse che ci ha insegnato Gesù, il Padre Nostro per esempio, o l’Ave Maria che è una preghiera in gran parte Biblica, noi dobbiamo sentire col cuore quello che diciamo con la bocca o che diciamo col pensiero. Per esempio, dicendo Padre Nostro, noi dobbiamo col cuore rivolgerci a Dio come Padre, quindi richiamare a noi stessi la Divina Presenza. La preghiera del cuore è qualsiasi forma di preghiera, dove noi nel cuore sentiamo la Divina Presenza. Pregata così, questa preghiera, pregata col cuore, cambia la vita, perché implica che noi anzitutto apriamo il cuore, apriamo il cuore alla Divina Presenza, apriamo il cuore a Dio. Sperimentiamo Dio nel cuore e Dio, entrando nel cuore, opera con la Sua Grazia, nel senso che illumina il cuore, fortifica il cuore, fuga le nebbie, guarisce le ferite, dona la pace, infonde la forza. Allora, al termine della preghiera, noi siamo diversi da come siamo entrati in preghiera. Gesù nel Getzemani entra nella preghiera angosciato, esce dalla preghiera fortificato e questo vale anche per noi. Se invece noi una volta che abbiamo pregato siamo identici, siamo ancora nella debolezza, nella fragilità, nell’apatia con cui siamo entrati in preghiera, vuol dire che non abbiamo pregato, insomma, vuol dire che non abbiamo sperimentato Dio nella preghiera. Questo dunque è il primo invito che la Madonna ci ha fatto tantissime volte in questi trent’anni: pregare col cuore. Non è difficile pregare col cuore. È come quando noi ci rivolgiamo ad una persona col cuore, così ci rivolgiamo a Dio. Poi la Madonna fa un’osservazione e dice: "Figlioli", questo è un ammonimento, "voi parlate tanto, ma pregate poco", cioè parliamo tanto fra noi, quindi chiacchiere dove molte volte si dicono cose inutili, cose effimere, magari cose cattive, ma preghiamo poco, cioè parliamo poco con Dio. Per la verità la preghiera non è solo parlare con Dio, è anche l’ascolto di Dio, si parla a Dio, si ascolta Dio, è un dialogo. Dio ci parla con le Sue parole di luce, con i Suoi doni di pace, di perdono, di gioia, di fortezza. Raccogliamoci nel segreto del cuore e li parliamo con Dio dove ha scelto dimora, ha scelto di abitare in noi. Una volta la Madonna ha detto: "voi parlate tanto di preghiera, ma pregate poco", stavolta ha detto: "voi parlate tanto" cioè fate tante chiacchiere inutili, poi quel poco di preghiera che fate, lo fate senza sentire col cuore, quindi con parole vane. La Madonna ci indica anche un modo per alimentare la preghiera e per far sì che incida nella nostra vita: "Leggete, meditate la Sacra Scrittura e le parole scritte in essa siano per voi vita". La Madonna più di una volta ha detto: "che in ogni casa ci sia la Sacra Scrittura e che venga posta in un luogo visibile in modo tale che sia per voi uno stimolo ad aprirla", leggere qualche versetto ogni giorno e cercare di viverlo nella nostra vita, specialmente al mattino, "ruminare" questa frase durante la giornata, in modo tale che si accenda la Divina Presenza e poi la si tenga viva durante la giornata e la si incameri nella propria vita. "Ruminare", come dicevano i padri del deserto, un versetto della Sacra Scrittura, in modo tale che diventi per noi carne e sangue. Questo alimenta la preghiera. Ovviamente la Madonna non ripete sempre le medesime cose, è chiaro che ha ripetuto tantissime volte all’inizio della Quaresima l’indicazione del digiuno, richiamandoci al digiuno come Lei desidera e propone e cioè il digiuno a pane e acqua il Mercoledì e il Venerdì. La Madonna è qui per esortarci, per incoraggiarci, per stimolarci, per sollevarci dalle nostre stanchezze e anche dai nostri scoraggiamenti con infinita pazienza, per sostenerci nel cammino spirituale, maternamente ci esorta perché è nostra Madre, perché ci ama e il Suo scopo è quello di far sì che in questo cammino quaresimale noi possiamo trovare la pace, la pace che è il dono della Pasqua. Quando Gesù, dopo la sua Resurrezione, appare agli Apostoli nel Cenacolo dice: "Pace a voi, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi". Quindi la Madonna ci vuol condurre verso la Pace della Pasqua. E poi l’espressione bellissima: "la gioia di vivere"; noi sappiamo benissimo che la tematica che c’è nel mondo e che viene descritta nella letteratura, nei film, nei romanzi, perfino nelle canzoni è il malessere di vivere, la sofferenza di vivere. La Madonna ci dice, sì c’è una sofferenza di vivere, però se si vive con Dio, se si vive in Dio, si scopre la gioia di vivere. Una volta la Madonna ha detto: "sulla via di Dio scoprirete la bellezza e la grandezza della vita", e anche: "io guardo la vostra desolazione, la vostra disperazione, ma sappiate che il Padre Celeste vuole guarirvi da questa desolazione, da questa disperazione e vuol darvi la gioia di vivere!". La gioia di vivere viene dalla fede, dalla preghiera del cuore, dal cambiamento di vita, nel sentirsi amati da Dio. È questa la radice della gioia di vivere, sentirsi apprezzati, perdonati, amati da Dio! "Io vi esorto e vi amo perché in Dio troviate la vostra pace e la gioia di vivere. Grazie per aver risposto alla mia chiamata". Cari amici, non diamo per scontato che la Madonna ci dica "grazie"! Cerchiamo di meritarcelo questo "grazie" e noi diciamo grazie a Lei per questa infinita pazienza con la quale ci esorta da così tanto tempo.programma per questo tempo di Quaresima.

 

Sito www.medjugorjeliguria.it: Trascrizione dall'originale audio ricavata da sito stesso

 
 
 

E' MORTO LUCIO DALLA, CATTOLICO SENZA RISERVE

Post n°6806 pubblicato il 01 Marzo 2012 da diglilaverita

La notizia gira da qualche ora: il cantautore Lucio Dalla è morto, stroncato per un infarto a Montreaux, in Svizzera, dove si trovava per una serie di concerti. Tra tre giorni avrebbe compiuto 69 anni. Tra i suoi migliori lavori c’è da ricordare il brano “I.N.R.I.”, l’espressione dell’incontro con il Crocifisso risorto, di un’etica conosciuta e vissuta dal Lucio nazionale, testimoniata senza imbarazzo. Nel 2007 fu tra i protagonisti de “La Notte dell’Agorà” in occasione del grande raduno di Benedetto XVI con i giovani delle diocesi italiane a Loreto. Cantò “Se io fossi un angelo”, datata 1986. Cattolico da sempre, si avvicinò particolarmente alla Chiesa negli ultimi anni. Lui non la chiamava conversione: «Non sono un convertito perché credo in Dio da quando ero bambino». Frequentava la messa a San Domenico a Bologna, a pochi metri dalle Due Torri.

L’album “Il Contrario di Me” (2007) fu visto come l’epilogo di questo cammino cristiano, comparve il brano «Come il vento», costellato di metafore eucaristiche, guglie e campanili, chiese aperte e candele che nonostante tutto non si spengono. Anche «Liam», la storia di una crocifissione, non di Cristo ma di un povero cristo. Fin dal suo primo grande successo comunque «4 marzo 1943», il protagonista si chiamava Gesù Bambino. In un’intervista per “Il Giornale” nel 2007, spiegò che il fatto che ci siano molti artisti cattolici (bolognesi) praticanti, come Luca Carboni, Biagio Antonacci, Paolo Cevoli… «credo che abbia a che fare con la creatività. Non ho mai pensato che dall’uomo potessero uscire risorse e fantasie che non dipendessero da un’apertura dell’anima verso le cose che non sono visibili». Disse anche di aver apprezzato molto l’ultimo libro del Papa, Gesù di Nazareth: «Mi ha colpito più di quanto immaginassi. È un libro potente anche se non mi trova d’accordo quando affronta le parabole cercando di dare una logica storica e teologica alle storie del Buon Samaritano e del Figliol Prodigo. Io sento il bisogno di interpretazioni più semplici. Invece mi è piaciuto quando parla del Discorso della Montagna, che assieme alla Crocifissione è il momento più straordinario del Vangelo».

Per anni Dalla si esibì ai Festival dell’Unità e ai raduni comunisti-marxisti. Sempre nel 2007 volle chiarire la questione: «non sono mai stato né marxista, né comunista. Se mi sono esibito alle manifestazioni di sinistra è perché sono un professionista: gli organizzatori mi hanno pagato ed io ho cantato. Punto. Non credo che un cattolico – perché io tale sono – debba rifiutare le offerte che gli vengono fatte solo per una questione ideologica. Detto ciò, reputo che il marxismo, come ha sottolineato il Papa nella sua ultima Enciclica, contenga alcuni elementi in comune con il cristianesimo, anche se ha fatto, sbagliando, un mito dell’economia». Apprezzò anche il messaggio del fondatore dell’Opus Dei, San Josemaria. Qualcuno interpretò male e lui rettificò dicendo che apprezzava il messaggio ma non era iscritto al noto movimento ecclesiale. Risposte anche a domande su tematiche bioetiche: «Reputo l’aborto, ad esempio, una cosa negativa. La vita va difesa sempre e comunque, dal suo momento inziale sino alla fine naturale». Ancora sul Papa: «Benedetto XVI ha dimostrato ancora una volta di essere un grande e fine intellettuale. Qualche ‘bello spirito’ vuol farlo passare per nemico della ragione, ma il livello della sua catechesi è così elevato da sfuggire a quelle menti che ricercano, nel mondo attuale, solo l’insulto. Il Papa afferma, saggiamente, che fede e ragione devono e possono essere amiche e che non sono affatto categorie contrapposte. Io la penso come lui». Se dovesse dedicargli una canzone avrebbe scelto «senza dubbio la mia ‘Inri’». L’esibizione del 1997 davanti a Giovanni Paolo II la definì invece: «uno dei più grandi momenti della mia vita».

Il quotidiano “Repubblica” in un articolo nel 1994 riportò alcune frasi di Dalla: «Sono cristiano, sono cattolico, credo fermamente in Dio e professo la mia fede sempre. La fede cristiana è il mio unico punto fermo, è l’unica certezza che ho. La fede è una grande certezza in una società come la nostra che diviene ogni giorno più complessa, più enigmatica. La nostra società moderna ha un grande bisogno di fede. Nelle mie canzoni ci sono molti valori cristiani. Metterei l’accento sulla parte umanistica della vita, quello che cerco attraverso le mie canzoni è invitare ad aumentare la propria coscienza. Ho trovato una grande forza nelle parole dei Salmi, non lasciano indifferenti». Arrivederci Lucio, e grazie.

Sopra il video della canzone “I.N.R.I.”, che avrebbe voluto dedicare al Papa

- www.uccroline.it -

 
 
 

MAGDI CRISTIANO ALLAM: VOGLIO LEGGERE IL CORANO IN DUOMO E A SAN PIETRO

Post n°6805 pubblicato il 01 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Con la presente chiedo ai Prefetti di Milano e di Roma, alla Curia Ambrosiana e alla Segreteria di Stato del Vaticano, l’autorizzazione a organizzare due manifestazioni pubbliche in Piazza Duomo e in Piazza San Pietro per far conoscere agli italiani la verità sul Corano e su Maometto. Considero un errore dare alle fiamme il testo considerato sacro dai musulmani e tacere sulla vita del fondatore dell’islam, così come provo orrore per le stragi che ne conseguono.

Ebbene proprio perché sono consapevole che vi è un rapporto di causa ed effetto tra ciò che è prescritto nel Corano e l’esempio dato da Maometto e tra la predicazione d’odio, l’incitazione alla violenza e la perpetrazione di efferati crimini da parte dei musulmani, ho deciso che è un dovere civico e una missione morale affermare la verità.

Basta con il rogo del Corano e le vignette su Maometto! Il Corano non va bruciato ma letto in pubblico in modo chiaro e senza alcun commento! Maometto nonva deriso esasperandone i tratti ma rappresentato oggettivamente così come viene descritto dai suoi biografi ufficiali!

Anticipo al prefetto di Milano e alla Curia ambrosiana che in Piazza Duomo leggerò anche i seguenti versetti del Corano che ordinano ai musulmani di uccidere gli ebrei e i cristiani a meno che non si convertano e non si sottomettano all’islam: «Combattete coloro che non credono in Dio e nell’Ultimo Giorno, che non vietano ciò che Dio e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la Gente del Libro (ebrei e cristiani, nd r), che non scelgono la religione della verità, finché non paghino il tributo uno per uno, umiliati.

Dicono gli ebrei: "Esdra è figlio di Dio" e i cristiani dicono: "Il Messia è figlio di Dio". Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di coloro che prima di loro furono infedeli. Dio li distrugga! Essi sono fuorviati» (IX, 29-30).

«E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: "Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli fra capo e collo, colpiteli sulle falangi! E ciò avvenne perché si erano separati da Dio e dal Suo Messaggero". Dio è severo nel castigo con chi si separa da Lui e dal Suo Messaggero! Assaggiate questo! I miscredenti avranno il castigo del fuoco! O credenti, quando incontrate gli infedeli in ordine di battaglia, non volgete loro le spalle. Chi quel giorno volgerà loro le spalle- eccetto il caso di stratagemma per meglio combattere o per raggiungere un altro gruppo- incorrerà nell’ira di Dio e il suo rifugio sarà l’inferno. Quale triste rifugio! Non voi li avete uccisi. Dio li ha uccisi» (VIII, 12-17).

«O credenti, non sceglietevi per alleati ebrei e cristiani, sono alleati gli uni degli altri, e chi li sceglie come alleati è uno di loro. In verità Dio non ama il popolo degli ingiusti» (V, 51).

Ugualmente anticipo al prefetto di Roma e alla segreteria di Stato del Vaticano che nella manifestazione pubblica a Piazza San Pietro leggerò anche questi passaggi tratti dalla Sira, la raccolta dei detti e dei fatti attribuiti a Maometto: «Il Profeta – le preghiere e la pace di Allah siano con Lui – dichiarò: "L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti imusulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno:O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me- vieni e uccidilo; ma l’albero di Gharqad non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei» (citato da al-Bukhari e da Muslim).

Dopo la battaglia del Fossato nel 627, Maometto attaccò l’ultima tribù ebraica rimasta a Medina, i Banu Quraizah. Dopo un assedio di 25 giorni, si arresero. Alla fine tra i 600 e i 700 maschi furono uccisi, mentre le donne e i bambini furono fatti schiavi. Sul fatto che fu Maometto a decapitare gli ebrei, la Sira di Ibn Ishaq narra: «Poi (i Banu Quraiza) si arresero e l’inviato li rinchiuse a Medina nel quartiere della figlia di Harith, una donna dei Banu Najjar. Poi l’Inviato uscì nel mercato di Medina e vi scavò dei fossati.

Poi li mandò a prendere e li decapitò in quei fossati. (…)Erano 600 o 700 in tutto, anche se alcuni parlano di 800 o 900. Mentre venivano portati a gruppi dall’Inviato chiedevano a Kaab che cosa ne sarebbe stato di loro. Rispose: "Non lo avete capito? Non vedete che lui continua a chiamare e nessuno torna indietro? Per Dio è morte!" Questo continuò fino a che non ebbe finito con tutti loro».

Attendo fiducioso la risposta del prefetto di Milano e della Curia ambrosiana, del prefetto di Roma e della segreteria di Stato del Vaticano. Assicuro loro che mi limiterò a leggere correttamente quanto è scritto nel Corano e nella Sira di Maometto. Siamo uno Stato libero dove è un diritto e un dovere degli italiani conoscere la verità. Null’altro che la verità. O non lo siamo più? Lo sapremo dalle loro risposte.

Magdi Cristiano Allam - Il Giornale - corrispondenzaromana.it-

 

 
 
 

COME VIVERE LA QUARESIMA SECONDO I PAPI E I SANTI

Post n°6804 pubblicato il 01 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La ragioni del digiuno, della preghiera e dell'elemosina spiegate dai Papi e santi

Il 13 luglio del 1917, i tre Pastorelli di Fatima videro un angelo in procinto di colpire il mondo con la sua spada fiammeggiante, a causa degli innumerevoli peccati degli uomini. Fu l’intervento premuroso del Cuore Immacolato di Maria che lo fermò, prima che potesse dare seguito al suo intento.

L’angelo invitò, però, tutti gli uomini al pentimento gridando per ben tre volte: «Penitenza, penitenza, penitenza!». La Vergine stessa, a Fatima, ha richiamato più volte l’importanza del sacrificio, oltre che della preghiera. Lo stesso appello lo aveva dato alcune decine di anni prima a Lourdes, tramite santa Bernardetta.

Appelli materni forse tanti volte rimasti "inascoltati", o, meglio, "poco ascoltati". Oggi si trovano tanti disposti a vivere l’invito alla preghiera, ma molti di meno sono coloro che abbracciano la penitenza in spirito di riparazione per i peccati propri e altrui e per implorare la conversione dei poveri peccatori.

Eppure tutti i cristiani, per legge divina, devono sentirsi chiamati alla pratica della penitenza, ciascuno a proprio modo. La Quaresima è il tempo propizio per riflettere e meditare sulla nostra risposta a questo aspetto della vita cristiana.

Il Compendio del Catechismo afferma che «la penitenza si esprime in forme molto varie, in particolare con il digiuno, la preghiera, l’elemosina. Queste e molte altre forme di penitenza possono essere praticate nella vita quotidiana del cristiano, in particolare nel tempo di Quaresima e nel giorno penitenziale del venerdì» (n. 301); esse devono occupare un posto di primo piano nell’esistenza del credente.

Gesù non si è limitato a fare orazione. Bensì ha praticato anche il digiuno, e per quaranta giorni! Il Signore è venuto a fare penitenza per tutti noi, è venuto a espiare per tutti noi. Egli ha sofferto nella sua carne, non soltanto nello spirito; anzi, ha voluto che nel momento culminante della sua passione interiore, quando agonizzava nel Getsemani, ci fosse anche una partecipazione della sua carne: sudava sangue.

Analogamente, nel massimo momento del suo patire esteriore, cioè la sua Crocifissione, ha voluto che noi sapessimo della sua passione interiore:

«Signore, Signore, perché mi hai abbandonato?».

Egli è il vero Penitente, che ha vissuto la penitenza espiatrice, riparatrice, redentrice, glorificatrice di Dio, nella totalità del suo essere, spirituale e materiale. Con la nostra penitenza noi diventiamo partecipi del mistero della sua Croce, «completando nella nostra carne ciò che manca alla sua passione», come scrive l’apostolo Paolo.

La mortificazione è un altro modo di pregare; la potremmo definire - con le parole di San Josemaría Escrivà - «l’orazione dei sensi». Tutti i maestri di spirito insistono sul valore e sull’importanza della mortificazione nella vita cristiana. La Chiesa stessa ha sempre esortato alla penitenza.

Tra gli altri - numerosi - esempi, pensiamo come all’indomani del Concilio Vaticano II, il servo di Dio Paolo VI poneva «tra i gravi e urgenti problemi» che doveva affrontare, «non ultimo» quello di richiamare

«il significato e l’importanza del precetto divino della penitenza».

Scriveva il beato Giovanni XXIII:

«La prima penitenza esteriore che tutti dobbiamo fare è quella di accettare da Dio con animo rassegnato e fiducioso tutti i dolori e le sofferenze che incontriamo nella vita, e tutto ciò che importa fatica e molestia nell’adempimento esatto degli obblighi del nostro stato, nel nostro lavoro quotidiano e nell’esercizio delle virtù cristiane».

Suggeriva il santo Fondatore dell’Opus Dei: «La battuta che non uscì dalla tua bocca; il sorriso amabile per colui che ti annoia; quel silenzio davanti a un’accusa ingiusta; la benevola conversazione con i seccatori e gli importuni; quel non dare importanza ai mille particolari fastidiosi e impertinenti delle persone che vivono con te [...]. Tutto questo è davvero solida mortificazione interiore… Non dire: quella persona mi secca. Pensa: quella persona mi santifica». Il giovane santo gesuita Giovanni Berchmans un giorno ebbe a dire:

«La vita comunitaria è la mia più grande penitenza».

Dobbiamo offrire, però, non soltanto la penitenza "accettata", ma anche quella "cercata", che, nel caso assuma forme non "ordinarie", deve essere sempre fatta con il consiglio e l’approvazione del proprio direttore spirituale o del confessore.

Così continuava papa Giovanni XXIII: «

Oltre le penitenze che dobbiamo necessariamente affrontare per i dolori inevitabili di questa vita mortale, bisogna che i cristiani siano così generosi da offrire a Dio anche mortificazioni volontarie, ad imitazione del nostro divin Redentore…. Siano in ciò di esempio e di incitamento anche i santi, le cui mortificazioni inflitte al loro corpo spesso innocentissimo ci riempiono di meraviglia e quasi ci sbigottiscono. Davanti a questi campioni della santità cristiana, come non offrire al Signore qualche privazione o pena volontaria da parte anche dei fedeli, che forse hanno tante colpe da espiare? Esse sono tanto più gradite a Dio, in quanto non vengono dall’infermità naturale della nostra carne e del nostro spirito, ma sono spontaneamente e generosamente offerte al Signore in olocausto di soavità».

I primi cristiani osservavano il digiuno durante il Triduo Pasquale; nel IV secolo si estese fino a quaranta giorni prima della Pasqua, cioè alla Quaresima. Solo la domenica s’interrompeva il digiuno. Nei giorni di digiuno si posticipava al tramonto del sole l’unico pasto consentito.

La Regola di san Benedetto prescriveva una quantità di altri digiuni, oltre a quello della Quaresima, ma ne temperava il rigore permettendo un pasto all’ora di Nona. Siccome i monaci dovevano sostenere le dure fatiche dei campi, gli Abati permisero ai religiosi di bere verso sera un bicchiere di vino prima di Compieta.

Tale ristoro si prendeva in comune, mentre si faceva la lettura serale chiamata Conferenza, in latino Collatio, che consisteva per lo più nel leggere le famose Conferenze (Collationes) di Cassiano: da qui derivò la parola colazione. Nel IX secolo tale facoltà si estese al digiuno della Quaresima, per la straordinaria fatica che sostenevano i monaci nell’assolvere ai divini Uffici in questo sacro tempo.

Le norme attuali stabiliscono che il digiuno sia praticato il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. Esso obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po’ di cibo al mattino e alla sera. La legge dell’astinenza - tutti i venerdì di Quaresima - proibisce l’uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande considerati particolarmente ricercati e costosi.

di Padre Alessandro Ricciardi icms - Tratto da "Maria di Fatima", mensile della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria - ZENIT -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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