ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 04/03/2012

SANTO PADRE: LA LUCE DI CRISTO ILLUMINA LE PROVE DELLA NOSTRA VITA

Post n°6825 pubblicato il 04 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La luce e la voce: “la luce divina che risplende sul volto di Gesù, e la voce del Padre celeste che testimonia per Lui e comanda di ascoltarlo”.

Su questi aspetti si è soffermato il Santo Padre, di ritorno dalla visita alla Parrocchia romana di San Giovanni Battista de La Salle al Torrino, nel suo commento durante l’Angelus all’episodio della Trasfigurazione di Cristo riportato dal Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima.

Dopo averci invitato a seguire Gesù nel deserto, “per affrontare e vincere con Lui le tentazioni - ha ricordato Benedetto XVI – la liturgia dell’itinerario quaresimale ci propone, in questa domenica della Trasfigurazione, di salire insieme a Lui sul ‘monte’ della preghiera, per contemplare sul suo volto umano la luce gloriosa di Dio”.

Sono due gli elementi essenziali, secondo il Papa, su cui soffermarsi nell’episodio della Trasfigurazione di Cristo: “anzitutto, Gesù sale con i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni su un alto monte e là fu trasfigurato davanti a loro (Mc 9,2), il suo volto e le sue vesti irradiarono una luce sfolgorante, mentre accanto a Lui apparvero Mosè ed Elia”.

In secondo luogo: “una nube avvolse la cima del monte e da essa uscì una voce che diceva: Questi è il Figlio mio, l’amato; ascoltatelo! (Mc 9,7).

“Il mistero della Trasfigurazione non va staccato dal cammino che Gesù sta percorrendo” ha sottolineato il Santo Padre, un cammino “diretto verso il compimento della sua missione”, ovvero di passare attraverso la passione e la morte di croce, “per giungere alla risurrezione”.

Come ha ricordato il Pontefice, i discepoli non hanno compreso questa missione, nonostante Cristo ne avesse apertamente parlato loro “anzi, hanno rifiutato questa prospettiva, perché non ragionano secondo Dio, ma secondo gli uomini” ha affermato infine.

Per questo motivo, ha aggiunto, Gesù ha portato con sé tre di loro sulla montagna, in modo che, “rivelando la sua gloria divina, splendore di Verità e d’Amore”, la luce da Lui irradiata “illuminasse i loro cuori” preparandoli al momento in cui avrebbero attraversato “il buio fitto della Sua passione e morte e lo scandalo della croce sarebbe diventato insopportabile”.

“Dio è luce” - ha poi affermato Benedetto XVI - e Gesù “lampada che anche nella notte più oscura non si spegne mai”, vuole donare ai suoi amici più intimi “l’esperienza di questa luce che dimora in Lui”.

Questo grande dono Cristo oggi vuole farlo “a tutti noi, che abbiamo bisogno di questa luce interiore per superare le prove della vita” ha detto il Papa, invitandoci a riceverlo “lasciandoci colmare interiormente di questa luce”. L’esortazione, quindi a “salire con Gesù sul monte della preghiera e contemplare il suo volto pieno d’amore e di verità”.

Prima della preghiera mariana dell’Angelus, Benedetto XVI si è rivolto, infine, alla Vergine Maria chiedendoci “di aiutarci a vivere questa esperienza nel tempo della Quaresima, trovando ogni giorno qualche momento per la preghiera silenziosa e l’ascolto della Parola di Dio”.

- Salvatore Cernuzio - ZENIT -

 
 
 

IL CANTAUTORE ROBERTO BIGNOLI: MEDJUGORJE HA SALVATO LA MIA VITA SPERICOLATA

Post n°6824 pubblicato il 04 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La vita di Roberto Bignoli assomiglia a un racconto romanzesco, di quelli travagliati, intensi, che catturano sin dalle prime righe.

“Sono cantautore d’ispirazione cristiana dal 1984 a oggi, anche se lo ero, in realtà, già molto tempo prima. Come tutti i ragazzi, ho iniziato a suonare da giovane. La mia storia come cantautore ha origine da un’esperienza di dolore e sofferenza personale. Sono infatti disabile dall’età di un anno. Dopo aver frequentato il collegio, ho trascorso alcuni anni al parco Lambro vivendo in prima persona l’esperienza della beat generation e dei cosiddetti ‘figli dei fiori’. Ho provato la droga; cercavo un’isola felice che non ho trovato; infatti, sono andato in prigione per pochi giorni . Uscito dal carcere, ho incontrato persone che sono state la mia fortuna, perché mi hanno ascoltato e sono state molto attente alla mia persona invitandomi a trasferirmi da Milano a Varese e li grazie ad una signora molto consociuta Anna Biasci ho trovato una casa ed un lavoro. Un giorno mi hanno invitato a un incontro di preghiera a Varese (roberto ha vissuto 15 anni a Varese) e da lì è iniziata per me una nuova vita, è arrivato un lavoro, una casa. Sono rinato. Da una parte ero contento, perché avevo trovato ciò che cercavo; ero preoccupato per il mio futuro e ciò che mi era stato proposto rispondeva concretamente a un bisogno. Ma era anche vero che portavo in me una grande sofferenza, un odio viscerale che mi provocava inquietudine e, quindi, iniziai a frequentare i circoli legati alla sinistra extraparlamentare. E allora bombe molotov, espropri proletari e compagnia cantante. Ero convinto, che questa forma di violenza e ribellione fosse giustificata dalla mia storia personale di sofferenza. Poi mi sono accorto, per fortuna, che non erano queste le armi per arrivare alla serenità. Così ho ripreso a cantare, ma la mia carriera si è interrotta per un motivi d’immagine, perché ero disabile. Quindi ho vissuto il buio più totale.”


Che cosa è accaduto dopo?

Nella solitudine accadono cose particolari. Ho incontrato alcuni giovani del Rinnovamento dello Spirito di Varese che mi hanno fatto conoscere Gesù.
E così, lentamente, fra mille dubbi, ho intrapreso un certo cammino.


In che anno siamo?

Nel 1984.  scoltando con attenzione e curiosità l’esperienza di alcuni giovani di questo gruppo di preghiera di Varese su Medjugorje, la città
dove abitavo, che mi ha incuriosito. Mi sono recato sul posto, spinto più dalla curiosità che altro. Ho iniziato così a prendere coscienza di un mondo totalmente estraneo alla mia vita e che cominciava ad affascinarmi sempre più. Vedevo quella serenità che io non avevo. Come tutti i disperati che si trovano in un posto particolare, è arrivata la grazia. Da allora ho iniziato a mettere a disposizione di ciò che ho incontrato tutta la mia esperienza musicale e artistica, supportata dalla testimonianza. Perché io canto, suono e racconto. Da venticinque anni giro il mondo portando avanti questa missione di evangelizzazione attraverso non solo l’arte e la musica, ma anche con la mia storia personale.


Che cosa è Medjugorje secondo lei?

Un punto di riferimento e un luogo dove una persona si mette in discussione. Lasci quel paese con qualcosa d’inspiegabile, di soprannaturale, che ti fa respirare un’aria nuova che mette in discussione tutta la tua vita. E ti poni la domanda: qual è il senso della tua esistenza? Su questa
provocazione, nella semplicità, ho cominciato a riflettere a lungo e a capire l’importanza della fede.


Da allora è stato altre volte a Medjugorje?

Sì, in tante altre occasioni. Dall’84 sono poi stato varie volte a Medjugorje con Gigi Leva il Prof Comeri e il Dottor Cappello e il Sig. Broggini capi gruppi storici dei pellegrinaggi a Medjugorje di Vaerese e provincia. Vado per ossigenarmi. Per me Medjugorje è un fatto personale un’esperienza che mi aiuta a vivere e capire la bellezza del Mistero “Cristo” e tutto questo grazie a “LEI” MARIA!!

- spiritmusic@fastwebnet.it -

 
 
 

PAPA BENEDETTO XVI VESTE PRADA? NO, ERA LA SOLITA BUFALA NON CONTROLLATA DEL QUOTIDIANO LA REPUBBLICA

Post n°6823 pubblicato il 04 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La prima bufala contro Benedetto XVI è apparsa pochi mesi dopo la sua elezione al soglio pontificio, l’autore è stato il quotidiano “La Repubblica” citando il britannico “Independent”. La notizia è che il Papa avrebbe indossato per il suo pontificato «occhiali da sole dal design moderno e giovanile, dotati di lenti ampie e fascianti, portati anche durante udienze particolarmente assolate; cappello da baseball di colore bianco con la visiera calata sulla fronte» e «un paio di mocassini rossi firmati Prada, casa di moda tra le più esclusive». Anche se poi si legge: «L’azienda non conferma». Questo era lo scoop a cui hanno abboccato decine e decine di anticlericali e la notizia si è trascinata negli anni. La leggenda è stata così confezionata: il Papa veste Prada, vive nel lusso, è servito e riverito mentre nel mondo c’è gente che muore di fame. Nel 2008 l’Osservatore Romano ha provato a smentirla, ottenendo pochi risultati purtroppo.

Di recente si è tornati sulla questione grazie ad una pagina Facebook dedicata proprio al Pontefice. Si riporta la notizia, come vi è scritto sul quotidiano del Vaticano, che è il sarto novarese Adriano Stefanelli a produrre le scarpe papali, rosse ad indicare il sangue del martirio, che fanno parte dell’abito del papa fin dal Medioevo e da allora sono indossate da ogni pontefice. Nessun costo dato che Stefanelli afferma: «Io le mie scarpe al Papa le regalo, perché a volte la passione paga più del denaro». Le sue relazioni con il Vaticano, si legge, hanno avuto inizio nel 2003 quando, assistendo in tv alla Via Crucis, vide Giovanni Paolo II malfermo e sofferente, e decise di confezionargli un proprio paio di scarpe, a suo dire più comode. E così dev’essere stato, poiché da allora ha continuato a produrle anche per Benedetto XVI. E quando sono rovinate? Le butta via e se ne fa dare di nuove? Assolutamente no, le invia a Antonio Arelllano, un peruviano che ha il suo negozio a due passi dal Vaticano e le fa riparare. Ovviamente a pagamento.

Si affronta anche il tema dell’insopportabile moralismo sull’anello d’oro indossato dai Pontefici. Un anello -dicono convinti i bigotti anticlericali- che vale migliaia di miliardi che, se venduto, “sfamerebbe l’Africa intera”. Diciamoci la verità…chi non ha mai sentito questa frase? Eppure si tratta di semplice oro, ha la grandezza e dunque il valore commerciale di due fedi nuziali, e viene usato, come timbro, per sigillare ogni documento ufficiale redatto dal Papa. Senza poi contare che, alla morte del Papa, viene rotto con un martelletto d’argento, rifuso e riutilizzato per il Pontefice successivo. Tecnicamente è sempre lo stesso da secoli.

Lasciamo le conclusioni all’ottimo autore dell’articolo, la cui pagina sarà da oggi linkata nel nostro account Facebook: «sparare sulla Chiesa è facile come farlo sulla Croce Rossa. La Chiesa, quando pure risponde, lo fa a parole. Non va oltre, non trascende, non querela, non denuncia. Dunque non si rischia nulla ad attaccare la Chiesa, e per di più si fa la parte degli emancipati, dei liberi di pensiero. E poi non trovano neppure contraddittorio: la stragrande maggioranza dei cattolici sono disinformati, apatici nella loro fede, ben lieti di credere al primo anticlericale della strada piuttosto che al loro Papa. E quelli tra di essi, che pure la verità la conoscono, il più delle volte tacciono, o parlano con un filo di voce, per non apparire bigotti, per non contraddire il pensiero dominante. Questa bufala delle scarpe Prada, tuttavia, è una delle tante dimostrazioni di come la mentalità corrente sia dettata da luoghi comuni, falsi, e pregiudizievoli, e come coloro che credono di essere informati e autonomi nel giudizio in realtà siano i più pilotati dai menzogneri dell’anticlericalismo di professione o schiavi della loro stessa ideologia»

- www.uccronline.it -

 
 
 

ANTONIO SOCCI: MONTI VUOLE "ABOLIRE" DIO? E I COSIDETTI "MINISTRI CATTOLICI" APPROVANO

Post n°6822 pubblicato il 04 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Monte Mario è una collinetta che sovrasta il Vaticano. Non vorrei che Monti Mario pretendesse di sovrastare Dio stesso, spazzando via, con un codicillo, quattromila anni di civiltà giudaico-cristiana (e pure islamica) imperniata sul giorno del Signore, “Dies Dominicus”.

Comandamento divino, nel Decalogo di Mosè, che è diventato il ritmo della civiltà anche laica, dappertutto. Perfino in Cina.

Il codicillo del governo che “abolisce” Dio (o meglio abolisce il diritto di Dio che è stato il primo embrione dei diritti dell’uomo, come vedremo) è l’articolo 31 del “decreto salva Italia”.

Dove praticamente si decide che dovunque si possono aprire tutti gli esercizi commerciali 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno. Norma che finirà per allargarsi anche all’industria nella quale già è presente questa spinta.

Dunque produrre, vendere e comprare a ciclo continuo. Senza più distinzione fra giorni feriali e festivi (Natale compreso), fra giorno e notte, fra mattina e sera.

Sembra una banale norma amministrativa, invece è una svolta di (in)civiltà perché abolendo la festa comune – e i momenti comuni della giornata – distrugge non solo il fondamento della comunità religiosa, ma l’esperienza stessa della comunità, qualunque comunità, dalla famiglia a quella amicale e ricreativa dello stadio.

Distrugge la sincronia sociale dei tempi comuni e quindi l’appartenenza a un gruppo, a un popolo. Per questo c’è l’opposizione indignata della Chiesa e dei sindacati (pure di associazioni di commercianti).

La cosa infatti non riguarda solo chi – per motivi religiosi – vede praticamente abolita la domenica, il giorno del Signore (per i cristiani è memoria della Resurrezione di Cristo e simbolo dell’Eterno in cui sfocerà il tempo).

Riguarda tutti, ci riguarda come famiglie, come comunità locali o particolari. Infatti è vero che ci sono lavori di necessità sociale che sempre sono stati fatti anche la domenica (pure il commercio in località turistiche e in tempi di vacanza). Ma è proprio l’eccezione che conferma la regola.

La regola di un giorno di festa comune, non individuale, ma comune (sia per la liturgia religiosa che per le liturgie laiche), è infatti ciò che ci permette di riconoscerci.

Ciò che consente di stare insieme ai figli, di vedere gli amici (allo stadio, al mare, in campagna, in bici, a caccia), di ritrovarsi con i parenti, di dar vita ai tanti momenti comuni o associativi.


Se ai ritmi individuali già forsennati della vita si toglie anche l’unico momento comune della festa settimanale (o, per esempio, del “dopocena”), le famiglie ne escono veramente a pezzi. Tutti diventano conviventi notturni casuali come i clienti di un albergo.

E si dissolvono i “corpi intermedi”, i gruppi e le associazioni in cui l’individuo si realizza.

Il giorno di festa comune ci ricorda infatti che non siamo solo individui, ma persone con relazioni e rapporti affettivi. Non siamo solo produttori/consumatori, ma siamo padri, madri, figli, fidanzati, siamo amici, siamo appassionati di questo o di quello, apparteniamo a gruppi, comunità, a un popolo.

Il “giorno del Signore” nasce quattromila anni fa per affermare che tutto appartiene a Dio. Ed è significativo che il comandamento del riposo che fu dato da Dio nella Sacra Scrittura riguardasse – in quell’antichissima civiltà – anche servi, schiavi e animali: era il primo embrione in forma di legge di una liberazione, di un riconoscimento della dignità di tutti, che poi si sarebbe affermato col cristianesimo.

Proclamare il diritto di Dio come diritto al riposo per tutti (e addirittura riposo comune) significava cominciare a far capire che niente e nessuno può arrogarsi un potere assoluto sulle creature.

Perché tutti hanno una dignità e perfino gli animali vanno rispettati. Come pure la terra (i ritmi della terra) che non può essere sfruttata senza riguardo.

Non a caso, proprio sul ritmo settenario della settimana, Dio, nella Sacra Scrittura, comanda al suo popolo quegli anni “sabbatici”, che corrispondevano al “giorno del Signore”, per cui ogni sette, c’era un anno in cui si liberavano gli schiavi, si condonavano i debiti e si faceva riposare la terra.

Questo è il retroterra storico della “Giornata europea per le domeniche libere dal lavoro” che è stata indetta oggi, in dodici paesi europei.

E’ promossa dalla “European Sunday alliance” a cui aderiscono 80 organizzazioni, non solo chiese e comunità religiose (in qualche paese pure ebraica e musulmana), ma anche – e soprattutto – sindacati dei lavoratori e associazioni dei commercianti.


Un’inedita coalizione impegnata in una battaglia anche laica. Battaglia di civiltà come fu quella per la giornata otto ore all’albore del movimento sindacale: infatti si cita come esemplare il caso delle lavoratrici rumene di una catena di supermercati tedeschi che a Natale e Capodanno scorsi si sono ribellate al lavoro festivo e hanno vinto.

Fra l’altro la Corte Costituzionale tedesca ha dichiarato anticostituzionale l’apertura festiva perché lede la libertà religiosa e il diritto al riposo: la vita dell’uomo non è solo comprare e vendere. Perché non siamo schiavi.

La situazione italiana si annuncia come la più dura. Infatti “in nessun Paese europeo esiste che i negozi stanno aperti 24 ore al giorno  e sette giorni su sette”, dichiara ad “Avvenire” il sindacalista della Cisl Raineri. Oltretutto con una decisione piombata dall’alto.

Cgil, Cisl e Uil stamattina distribuiscono un volantino dove si legge: “Oggi non fare shopping! La domenica non ha prezzo”.

I sindacati dicono che sarebbero soprattutto le donne a pagare il prezzo più duro perché sono quasi il 70 per cento del personale nel commercio e sono quelle che già oggi soffrono di più la difficile armonizzazione dei “tempi di lavoro” con la famiglia.

E’ anche provato, dagli esperimenti fatti finora, che questa devastante trovata non avrebbe alcun beneficio né sull’occupazione, né sui consumi, infatti la gente non compra perché è tartassata dallo stato e dalla recessione, non perché il supermercato è chiuso alla domenica.

Infatti la Regione Lombardia ha già annunciato ricorso alla Corte Costituzionale contro la norma “ammazza domeniche”. E la seguono a ruota Toscana e Veneto.


Il mondo cattolico giudica inaccettabile quella norma ed è in subbuglio.

Ora agli italiani, oltre ai soldi, pretendono di sottrarre pure Dio e la domenica. La Chiesa si sente “derubata” di una cosa assai più preziosa dei soldi che dovrà pagare per l’Imu (a proposito della quale non è affatto chiaro se e come le scuole cattoliche si salveranno).

Già la presunzione di Monti nel chiamare “salva Italia” il suo decreto tartassatorio, oltreché irridente è quasi blasfema. Per i cristiani infatti a “salvare” è solo Dio.

Non imperatori, tecnocrati, partiti, condottieri, duci o idoli vari. Al sedicente “salvatore” SuperMario si addice la battuta: “Dio esiste, ma non sei tu. Rilassati”.


Non è un caso se ieri questa decisione del “governo mari e Monti” è stata fulminata nell’editoriale di Avvenire come “emblematica di una deriva culturale, un nuovo ‘pensiero unico’ che maschera come una maggiore libertà e progresso, ciò che in realtà è un impoverimento e una restrizione della libertà stessa”.

“Avvenire” (che ieri, con una bella pagina, ha fornito tutte le informazioni sull’iniziativa di oggi) denuncia il “ribaltamento di valore” che spazza via l’uomo e il giorno del Signore e “mette al centro la merce”.

Sacrosanto. Ma allora perché sostenere entusiasti questo governo e far accreditare perfino l’idea che esso segni il “ritorno alla politica” dei cattolici?

Vorrei chiedere pure ai cosiddetti “ministri cattolici” Riccardi, Passera e Ornaghi: com’è stato possibile approvare entusiasticamente una tale assurdità?

Perché una poltroncina val bene una messa? Speriamo di no. Ma se non è così si oppongano a questa norma. Si facciano sentire.


 -Antonio Socci - Libero” 4 marzo 2012 - lo Straniero - Il blog di Antonio Socci

 
 
 

SOCIETA' SEGRETE: ECCO TUTTE LE ISCRIZIONI DI MONTI MARIO, UN MONDIALISTA ALLA GUIDA DELL'ITALIA

Post n°6821 pubblicato il 04 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nel suo stellare curriculum il professor Mario Monti vanta anche studi esteri. Trascorre un anno presso la prestigiosa Università di Yale, dove diventa allievo di James Tobin, premio Nobel per l’Economia nel 1981. Non abbiamo prove di una sua affiliazione alla Skull and Bones, la celeberrima e potente società segreta di ispirazione mondialista che dal 1832 ha sede presso quel prestigioso ateneo statunitense. Abbiamo però la prova che il professore varesino rappresenti un autentico apostolo del pensiero mondialista. Tre inequivocabili circostanze lo attestano.

Mario Monti è membro del Bilderberg Group. La notizia è passata sui media con una certa nonchalance. Istituito nel 1954 presso il castello olandese di Bilderberg, questo esclusivissimo club si ritrova segretamente ogni anno per decidere del futuro dell’umanità. Si tratta dei centrotrenta uomini più potenti e influenti del mondo riuniti in una stessa stanza, che guardie armate tengono lontana da occhi indiscreti. In più di cinquant’anni d’incontri è sempre stata vietata la presenza della stampa, non sono mai state rilasciate dichiarazioni sulle conclusioni degli intervenuti, e non è mai stato svelato l’ordine del giorno. A prescindere da cosa realmente accada in quel segreto consesso, il solo fatto di come si svolga e di chi lo componga lascia alquanto perplessi, e non risponde certo a una logica di democrazia e trasparenza. Fino all’ultimo momento resta occulto il luogo degli incontri e si interviene solo su espresso invito, che non può essere pubblicamente divulgato, pena la mancata partecipazione. Per comprendere meglio di cosa si tratti è sufficiente leggere quanto sul tema ha scritto William Vincent Shannon, non esattamente un paranoico complottista, ma un prestigioso giornalista, redattore del New York Times e ambasciatore degli Stati Uniti in Irlanda durante la presidenza Carter (1977-1981): “I membri del Bilderberg stanno costruendo l’era del post nazionalismo: quando non avremo più paesi, ma piuttosto regioni della terra circondate da valori universali. Sarebbe a dire, un’economia globale; un governo mondiale (selezionato piuttosto che eletto) e una religione universale. Per essere sicuri di raggiungere questi obiettivi, i Bilderberger si concentrano su di un ‘approccio maggiormente tecnico’ e su di una minore consapevolezza da parte del pubblico in generale”.

Del resto, lo stesso fondatore del Bilderberg Group, il principe Bernardo d’Olanda, sul punto era stato chiaro: “E’ difficile rieducare gente allevata al nazionalismo all’idea di rinunciare a parte della loro egemonia a favore di un potere sovranazionale”. Onesto, a suo modo, è stato pure David Rockefeller – altro Bilderberg di razza –, il quale ha lasciato scritto nelle sue Memorie (2002): “Alcuni credono che facciamo parte di una cabala segreta che manovra contro gli interessi degli Stati Uniti, definendo me e la mia famiglia come ‘internazionalisti’, e di cospirare con altri nel mondo per costruire una più integrata struttura politico-economica globale, un nuovo mondo, se volete. Se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole, e sono orgoglioso di esserlo”.


Il Times, che non può certo definirsi un foglio complottista, nel 1977 descrisse i membri del Bilderberg Group come “una congrega dei più ricchi, dei più economicamente e politicamente potenti e influenti uomini nel mondo occidentale, che si incontrano segretamente per pianificare eventi che poi sembrano accadere per caso”. A conferma, si possono elencare alcune singolari coincidenze (per citare i casi più noti e più recenti) dovute a fatti accaduti dopo gli incontri del Bilderberg. Bill Clinton partecipa al meeting del 1991; vince le primarie del Partito democratico, e da oscuro governatore dell’Arkansas diventa presidente degli Stati Uniti nel 1992. Tony Blair partecipa al meeting del 1993; diventa il leader del Partito laburista nel luglio del 1994, e viene eletto primo ministro nel maggio del 1997. George Robertson partecipa al meeting del 1998; viene nominato segretario generale della Nato nell’agosto del 1999. Romano Prodi partecipa al meeting del 1999; riceve l’incarico di presidente dell’Unione europea nel settembre del 1999, ricoprendo tale incarico fino a gennaio 2005; nel 2006 viene eletto presidente del Consiglio.

Sembra confermata ancora una volta la saggia conclusione del barone Denis Winston Healey, ex ministro britannico della Difesa (1964-1970) e delle Finanze (1974-1979): “Quel che accade nel mondo non avviene per caso; si tratta di eventi fatti succedere, sia che abbiano a che fare con questioni nazionali o commerciali, e la maggioranza di questi eventi sono inscenati da quelli che maneggiano la finanza”. Per chi volesse saperne di più, consiglio la lettura di un ottimo testo intitolato “The True Story of the Bilderberg Group”, di Daniel Estulin, un libro di 340 pagine – corredato da una preziosa documentazione – che raccoglie i risultati di una indagine durata anni sull’intoccabile gruppo elitario di cui la stampa ufficiale appare sempre reticente.

La seconda prova dell’indole mondialista del nostro esimio professor Monti, risiede nel fatto che egli faccia anche parte della Trilateral Commission. Anzi, per essere precisi, ricopre la carica di presidente per l’Europa nel triennio 2010-2012. Chi ha l’avventura di accedere al sito ufficiale di quella istituzione (www.trilateral.org), troverà, infatti, una lettera di presentazione sottoscritta da Mario Monti, quale European Chair, da Joseph S. Nye, Jr., quale North American Chair, e da Yotaro Kobayashi, quale Pacific Asian Chair, con tanto di fotografia. Ufficialmente si tratta di un think-tank fondato nel 1973 da David Rockefeller con forte impronta mondialista. Il professor Piergiorgio Odifreddi (lontanissimo per idee da chi scrive) ha invece liquidato il prestigioso pensatoio internazionale definendolo, su Repubblica (9.11.2011), “una specie di massoneria ultraliberista statunitense, europea e nipponica ispirata da David Rockefeller e Henry Kissinger”.

Quella di Odifreddi non rappresenta, ovviamente, l’unica voce critica nei confronti della Trilateral. Nel 1979 l’ex governatore repubblicano Barry Goldwater la descriveva come “un abile e coordinato sforzo per prendere il controllo e consolidare i quattro centri di potere: politico, monetario, intellettuale ed ecclesiastico grazie alla creazione di una potenza economica mondiale superiore ai governi politici degli stati coinvolti”. Lo scrittore francese Jacques Bordiot, sosteneva, inoltre, che per far parte della Trilateral, era necessario che i candidati fossero “giudicati in grado di comprendere il grande disegno mondiale dell’organizzazione e di lavorare utilmente alla sua realizzazione”, e precisava che il vero obiettivo della Trilateral fosse quello “di esercitare una pressione politica concertata sui governi delle nazioni industrializzate, per portarle a sottomettersi alla loro strategia globale”. Il canadese Gilbert Larochelle, professore di filosofia politica presso l’Università del Quebec, nel suo interessante saggio “L’imaginaire technocratique”, pubblicato a Montreal nel 1990, ha definito, più semplicemente, la Trilateral come una privilegiata élite tecnocratica: “La cittadella trilaterale è un luogo protetto dove la téchne è legge e dove sentinelle, dalle torri di guardia, vegliano e sorvegliano. Ricorrere alla competenza non è affatto un lusso, ma offre la possibilità di mettere la società di fronte a se stessa. Il maggiore benessere deriva solo dai migliori che, nella loro ispirata superiorità, elaborano criteri per poi inviarli verso il basso”. Il connotato resta sempre il medesimo: poca democrazia e poca trasparenza. Piccolo inciso legato all’attualità della cronaca politica: un altro italiano membro della Trilateral è l’onorevole Enrico Letta, al centro di una polemica per uno strano biglietto inviato al consociato professor Monti.

La terza prova della visione mondialista di Super Mario sta nel fatto di essere un uomo Goldman Sachs. Per comprendere la reale natura di tale istituzione non occorre addentrarsi nei siti complottisti. E’ sufficiente leggere sul Monde del 16 novembre 2011 (giorno dell’investitura di Monti) l’articolo di Marc Roche, corrispondente da Londra, dal titolo sintomatico: “La ‘franc-maçonnerie’ européenne de Goldman Sachs”. Si tratta di una vera e propria requisitoria contro la potente banca d’affari, dall’incipit particolarmente duro: “Ils sont sérieux et compétents, pesant le pour et le contre, étudiant les dossiers à fond avant de se prononcer. L’économie est leur péché mignon. Ils ne se découvrent que très rarement, ces fils de la Lumière entrés dans le Temple après un long et tatillon processus de recrutement. C’est à la fois un groupe de pression, une amicale de collecte d’informations, un réseau d’aide mutuelle. Ce sont les compagnons, maîtres et grands maîtres amenés à ‘répandre dans l’univers la vérité acquise en loge’”.

Per il Monde, Goldman Sachs funziona come la massoneria, in cui ex dirigenti, consiglieri ma anche trader della banca d’affari americana si ritrovano oggi al potere nei paesi europei chiave per la gestione della crisi finanziaria. In Europa Goldman Sachs si è fatta fautrice di una forma di “capitalismo delle relazioni”, e punta a piazzare i suoi uomini senza mai lasciar cadere la maschera. Può sembrare esagerato il giudizio del Monde, ma forse non lo è se si pensa a un’altra singolare coincidenza. Si tratta del fatto che l’omologo greco di Mario Monti, il professor Lucas Papademos (anch’egli studi statunitensi), già vicepresidente della Bce (dal 2002 al 2010), e ora tecnocrate mandato a commissariare il governo ellenico, è un altro uomo Goldman Sachs.

Oltre che – guarda caso – membro anche lui della Trilateral Commission. Il panorama si fa ancora più inquietante se si considera che l’uomo Goldman Sachs più potente in Europa è Mario Draghi. Nonostante tutte queste sinistre coincidenze, faccio ancora fatica a cedere alle suggestioni complottiste. Confesso, però, che quando ho letto sul quotidiano economico Milano Finanza che è stata proprio Goldman Sachs a innescare l’ondata di vendite di Btp il 10 novembre scorso, un pensiero cattivo mi ha attraversato la mente. Sarà forse perché il giorno prima, il 9 novembre, Mario Monti è stato nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Una settimana dopo sarebbe diventato premier sull’onda degli spread. Coincidenze.

 - di Gianfranco Amato - dal Foglio Quotidiano -fattisentire.org

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2012 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963