ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 05/03/2012

LOURDES: DEFINITA INSPIEGABILE LA GUARIGIONE DI DANILA CASTELLI AVVENUTA NEL 1989

Post n°6832 pubblicato il 05 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«La guarigione della signora Castelli rimane inspiegata allo stato attuale delle conoscenze scientifiche. Tanto le comunico, eccellenza, rimettendo con gioia a lei e alla Chiesa di Pavia ogni eventuale ed ulteriore interpretazione degli avvenimenti di cui siamo stati testimoni». La lettera che tiene tra le mani il vescovo di Pavia Giovanni Giudici proviene direttamente dal presule di Tarbes e Lourdes, Jacques Perrier.

Dopo oltre vent’anni di accertamenti serrati, la Chiesa si esprime ufficialmente sulla guarigione avvenuta a Lourdes di Danila Castelli, 66 anni, di Bereguardo, alle porte di Pavia. «Una Chiesa comunica alla Chiesa sorella una notizia che è ragione di gioia – commenta il vescovo Giovanni Giudici – vogliamo dunque rendere tutti partecipi per vivere insieme – da credenti e da devoti di Maria – questa semplice notizia. Talvolta si è tentati di far diventare spettacolo il dono personalissimo e misterioso di una grazia di guarigione. In realtà questi fatti sono un dono per tutti i credenti».

Ma Danila Castelli, in questi giorni, ha cercato il silenzio e la preghiera. Lontano dal clamore. «Faccio ancora fatica a rendermene conto – commenta –  Dopo vent’anni di accertamenti, indagini e giudizi non sempre facili da accettare significa per me quasi concludere una seconda “Via Crucis” dopo quella della malattia. Più che altro la soddisfazione è quella di poter dire agli altri – carte alla mano – che quando si aprono le porte a Dio anche l’impossibile può diventare possibile». Il lungo calvario di Danila inizia nel 1981, ha solo trentacinque anni (e quattro figli) quando le viene diagnosticata una patologia terribile. Le sue cellule malate, in pratica, continuano a riprodursi e causano tumori ovunque. In otto anni subisce interventi a catena, entra ed esce dagli ospedali di tutta Italia con speranze sempre più ridotte al lumicino. «Non soffrivo per me quanto per mio marito e per i miei figli – spiega Danila –  mi sentivo una madre con la valigia sempre in mano, che partiva e non sapeva nemmeno se sarebbe tornata. Vedevo il dolore sui loro volti e questo era veramente duro da accettare».

La sua sofferenza, invece, l’ha caricata sulle spalle come una croce che lei -donna dalla grande fede- accettava serenamente. «La mia malattia è stata una bella storia d’amore con Cristo. In quegli otto anni ho vissuto momenti di intimità con Dio che credo si possano provare solo quando stai veramente male. Quando sono guarita la mia prima preghiera è stata quella di aiutarmi ad amarLo nello stesso modo di quando ero sulla croce accanto a Lui». Nel 1989 i medici che l’hanno in cura incrociano le braccia, impotenti.

La sconfitta definitiva ormai è vicina. Le dicono di cercare un luogo dove vivere gli ultimi momenti alleviando le sofferenze. E Danila non pensa a una struttura per le cure palliative ma va a Lourdes, insieme al marito, per quello che desidera sia un “viaggio di nozze” conclusivo. Era già stata altre volte, ma ora le sue condizioni sono disperate. Prega la Madonna, non chiede la guarigione ma le affida la sua famiglia. «Non lasciarli soli, stai vicina soprattutto ai miei bambini». Si sente sollevata, quasi senza rendersene conto non ha più dolore, non ha bisogno di quelle fiale potenti per sopravvivere. E non capisce. «Ho fatto tutto il viaggio di ritorno in silenzio, la fatica maggiore del credere è stata proprio in quel momento di incredulità dove il Signore chiede un grosso atto di fede».

Danila diventa dama dell’Unitalsi, per sentirsi più vicina alla sofferenza che è stata sua per otto anni, poi inizia tutta la trafila di accertamenti suggellata dalla lettera giunta ora al vescovo di Pavia. «Sono contento – spiega il suo direttore spirituale don Giovanni Vai –.Danila è una grande donna, che ha preso sul serio il Vangelo. E mi fa piacere anche per la gente perché, tra tante brutte notizie, finalmente ne potranno leggere una bellissima!».

Daniela Scherrer - pellegrinaggi.wordpress.com -

 
 
 

NOVITA' DA DUZULE': VISITA DEL VESCOVO E PRUDENTE APERTURA AL FENOMENO

Post n°6831 pubblicato il 05 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Le novità sono strepitose e buonissime. Intanto tra un mese verrà celebrato l’anniversario dei 40 anni dalle prime apparizioni nel cielo sulla “Bute” della Croce Gloriosa alla madre di famiglia Madeleine Aumont in un ambiente ben diverso. Fino all’anno scorso in effetti, andare a Dozulè era veramente uno strazio per i cattolici che venivano trattati e guardati dalla loro Madre Chiesa come dei settari, degli eretici, dei fanatici, creduloni. La piccola chiesa parrocchiale rifiutava di considerare l’afflusso dei pellegrini come un dono e la preghiera sul luogo della Croce era ridotta ad un azione strettamente privata… La situazione di franca ostilità è durata appunto fino all’anno scorso quando le cose hanno subìto una svolta sorprendente. Il parroco accoglie ora i pellegrini in tutt’altra maniera. Poiché a fine Maggio c’è stata la visita Pastorale del nuovo Vescovo della Diocesi durante la quale un vero miracolo è accaduto. Una signora (madame Mazot) ha ricevuto pubblicamente la benedizione del parroco, in presenza del nuovo Vescovo, per divenir la responsabile del “legame tra la parrocchia e i pellegrini”. In quello stesso giorno il Vescovo ha anche convocato le quattro maggiori Associazioni che hanno diffuso il Messaggio di Dozulé, al suo stesso dire: “per ordine della Santa Sede”, per ascoltarle.
Egli ha quindi riaperto l’indagine sui fatti del 1972, con una speciale attenzione ai ‘frutti’ che sono tutti stati verbalizzati dal segretario del Vescovo durante quell’incontro che si è poi svolto cordialmente. Le premesse all’incontro non erano per nulla buone. Della trentina di persone presenti molte non volevano neanche andare dal Vescovo, dopo anni in cui erano state umiliate, non ascoltate, emarginate, ma più che altro giudicate con sentenze pesantissime, offensive e diffamatorie, senza mai essere state interpellate personalmente ed ascoltate. La loro fiducia era ridotta al minimo. Quando però il Vescovo dichiarò di agire su ordini superiori, accettarono di testimoniare. In seguito è stato pure nominato un vicario aggiuntivo, mons. Jeffrey.
Noi preghiamo perché questa nuova ripartenza dell’indagine sia basata sui fatti di fede e non su presupposti ostili, razionalizzanti, congiunturali e freddi. Ci rallegra il fatto che le persone si siano incontrate sui fatti andando oltre i giudizi aprioristici calati dall’alto e suggeriti da una teologia estranea ormai alla vita spirituale del presente, che allontana dalla Chiesa i cercatori di Dio. Durante la fase più dura dell’Inquisizione storica, i ‘giudici’ ascoltavano sempre le persone e si recavano sui posti; oggi (nonostante la facilità degli spostamenti) molte ‘sentenze’ su Dozulè sono state decise ed espresse ‘a tavolino’ e al livello solo di speculazioni intellettuali, senza interpellare i diretti interessati. E ciò come se l’intervento di Dio tra di noi desse più che fastidio! Sicuramente cosciente di questa grave omissione – che è stata anche quella attuata in Italia da chi ha diramato condanne [il noto GRIS, ndr] – il nuovo vescovo si è anche recato personalmente ben tre volte dalla Signora Madeleine di persona per sentire anche la sua fondamentale testimonianza. Dopo tutti questi anni finalmente un gesto di saggia pastorale, un cambiamento che infonde una devota fiducia anche a noi in Italia. Rendiamo grazie a Dio.

Gli amici della Croce Gloriosa del Trentino - spiritmusic@fastwebnet.it -

 
 
 

MESE DI MARZO DEDICATO A SAN GIUSEPPE: SPOSO, PADRE, LAVORATORE

Post n°6830 pubblicato il 05 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Un esempio di amore gratuito, di fedeltà” e di docilità ai progetti di Dio. Con queste parole, Giovanni Paolo II ha definito in una circostanza San Giuseppe, lo sposo della Vergine che la Chiesa festeggia solennemente oggi. Al Santo, il Papa ha dedicato nel 1989 l’Esortazione apostolica Redemptoris Custos, nella quale ricorda l’azione silenziosa e obbediente dello sposo di Maria cui Dio amava parlare nel sogno. “I Vangeli non annotano alcuna parola detta da lui – sottolinea il Pontefice – ma il silenzio di Giuseppe ha una speciale eloquenza”. Ma quale messaggio può arrivare agli uomini di oggi da questo Santo, sposo, padre e lavoratore? Giovanni Peduto lo ha chiesto a padre Angelo Catapano, religioso giuseppino del Murialdo, direttore della “Voce di San Giuseppe”:

R. – Proprio queste tre qualità di sposo, padre e lavoratore lo mettono in evidenza con un’attualità straordinaria, o anche di una “inattualità” per il contrasto delle situazioni in cui ci troviamo. Oggi l’impegno dello sposo, del padre e del lavoratore è messo in difficoltà, in discussione come valore, come riferimento al Vangelo: la crisi della famiglia, della paternità e del rapporto coniugale tra gli sposi, divorzi, separazioni... Anche il mondo del lavoro è in crisi in questo momento. Veramente San Giuseppe ci appare attualissimo in questa realtà e davanti ai nostri occhi è come colui che può dare una “dritta” su che cosa significhi essere sposo per tanti sposi di oggi, padre per tanti papà e lavoratore per il mondo del lavoro.

D. – Non deve essere stato facile, per questo uomo giusto, entrare nel mistero dell’Incarnazione che gli ha sconvolto personalmente la vita ... che ne pensa?

R. – Certamente. Giuseppe dev’essere stato angosciato e non poco per quello che stava capitando, non avendo avuto ancora la luce di Dio. Quel sogno nella notte gli rischiara le tenebre e gli fa capire quello che sta capitando, attraverso l’accoglienza di quel figlio in Maria. Quindi, è stato veramente difficile per lui e questo lo rende più vicino a tutti quelli che hanno difficoltà e vivono nell’angoscia.

D. – Santa Teresa d’Avila invitava a pregare San Giuseppe affermando che Gesù lo ascolta in modo particolare: è vero?

R. – Certo. Qualcuno sottolinea, seguendo Santa Teresa, il fatto che quello che San Giuseppe in Cielo chiede a Gesù è un comando più ancora che una preghiera. Come Giuseppe non ha mai detto di no a Gesù e a Maria, non ha detto mai di no a Dio, così Dio stesso non dice di no a san Giuseppe quando gli si chiede qualcosa per la sua intercessione.

D. – San Giuseppe è soprattutto invocato come il Patrono della Buona Morte. Perché?

R. – Perché ha avuto la felicità di avere la morte più beata possibile: insieme con Gesù, accompagnato da Maria, è passato da questo mondo all’altro mondo. Una grazia speciale di cui certamente non si sentiva degno ma che gli ha permesso l’ingresso più bello nel Paradiso.

 -Intervista della Radio Vaticana a p. Angelo Catapano -

 
 
 

L'INSOSTENIBILE TESI CHE LA CANNABIS SIA UNA DROGA "LEGGERA"

Post n°6829 pubblicato il 05 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Camminando lungo il viale che costeggia la stazione lo abbiamo rivisto. Erano almeno due anni che non capitava. Trentanove anni all’anagrafe; ma sul suo corpo i segni indelebili della deturpazione precoce. A monte, la droga. Un uso e un abuso che, risalendo alla sua adolescenza, fra cadute e riprese, non si è mai interrotto definitivamente. Una sofferenza intima scaturita da una situazione familiare conflittuale lo aveva portato a cercare un paradiso artificiale in cui rifugiarsi e in cui lenire le sofferenze. Ma che lo condusse anche in un mondo fatto di piccole meschinità e di vana gloria legata all’immagine fintamente vincente di chi gestisce una compravendita di sostanze proibite. Sterili e fragili conoscenze, le cui fondamenta poggiavano solo sul possesso della preziosa quanto ipocrita sostanza. Il fascino del bello e dannato, con una significativa disponibilità finanziaria e il suo seguito di ragazzine adoranti. E nel frattempo il dragone ipnotico che lo stringeva sempre più nelle sue spire. Il carcere, la comunità, la strada. E poi di nuovo comunità, strada e carcere. Una vita d’espedienti sempre al limite tra la vita e la malattia, la vita e la morte.

E oggi, cosa rimane di tutto ciò? Solo il corpo gonfiato dall’alcool e dal metadone, le pupille a spillo segnale di una ennesima ricaduta, gli abiti puzzolenti e sudici, lo sguardo fisso, il parlare concitato e a volte un po’ sconnesso. E gli “amici” dei giardini della stazione come unici interlocutori.

Lo ricordiamo come era e compariamo. Senza dubbio un’intelligenza sprecata. Del suo eloquio fluido e accattivante, delle sue arguzie spiritose non rimane niente. Tutto inghiottito, insieme alla sua volontà, dal dragone ipnotico. Lo ricordiamo e pensiamo all’inizio di tutto ciò: uno spinello.

Chiediamo scusa al lettore per questa introduzione all’apparenza patetica. Ma questa è la realtà di una vita e di un’amicizia bruciata. Ed è da questa realtà che dobbiamo partire se vogliamo evitare che i nostri figli cadano nel baratro della tossicodipendenza.

Bisogna ripartire dallo spinello. All’apparenza la più innocua e innocente delle droghe. In realtà la più subdola. Per procedere tuttavia bisogna abbandonare la strada dello’ideologia e imboccare quella più ardua della verità.

Secondo la relazione 2010 della Presidenza del Consiglio sullo stato delle tossicodipendenze, il 23% degli italiani ne ha fatto uso almeno una volta nell’arco della propria vita. Sempre secondo lo studio le persone che ne fanno uso in Italia sono quasi 3 milioni. Di questi, circa l’11% ne diventa dipendente tanto da dover ricorrere a cure specifiche presso centri specializzati quali il Sert o le comunità di recupero. Dati, questi, che se non descrivono la sua nocività, ne dipingono la sua diffusione nel tessuto sociale.

Classificata, contrariamente a quel che si comunemente si pensa, tra le droghe stimolanti insieme alla cocaina e all’extasy, è abitualmente conosciuta come hashish e marijuana. La differenza è semplice: la prima è ricavata dalla resina prodotta dalla pianta e mescolata con sostanze varie in modo da poterla vendere in blocchetti; la seconda è invece composta dai fiori e dalle foglie secche della cannabis indiana stessa. Entrambe le forme vengono consumate fumandole mescolate insieme al tabacco in una sigaretta, chiamata spinello, oppure in pipe, colli di bottiglia o cinture arrotolate a forma di cono.

“È una sostanza naturale”, ci si sente spesso dire, quasi fosse un ricercato prodotto bio tanto in voga ai giorni nostri.

In realtà è una sostanza nociva, come tante in natura. Con l’aggravante che il mondo dei produttori, seguendo le leggi di mercato, ha modificato geneticamente la pianta aumentando la concentrazione del THC, il principio psicoattivo che la caratterizza. Si è passati perciò dal 3 o 4 % di concentrazione negli anni Sessanta, al 20/25% della cannabis odierna, come nel caso della varietà chiamata skunk. Tutto ciò rende più appetibile il prodotto, ma anche più letale. Tanto che l’Onu, nel suo World Drug Report sia del 2006 che del 2008, ha sottolineato che ormai non c’è più molta differenza tra cannabis, eroina e LSD. Dati ufficiali. Non propaganda ideologica.

Se consideriamo poi che è per eccellenza la droga di iniziazione a sostanze ancora più pesanti la valutazione inizia a farsi preoccupante: l’85% dei consumatori di cocaina e il 74% di quelli di eroina ha iniziato dallo spinello.

È tuttavia sui dati medico-scientifici che conviene soffermarsi per comprendere meglio cosa è in realtà la cannabis. La cui pericolosità investe ogni momento della vita del maschio e della femmina.

Innanzitutto bisogna tenere presente che il THC danneggia la fertilità maschile in quanto non solo riduce la densità e la motilità degli spermatozoi, ma anche indebolisce la capacità del gamete di penetrare nell’ovulo da fecondare. La minaccia dell’infertilità riguarda anche le donne in quanto sempre il principio psicoattivo si deposita nelle ovaie e ne modifica il funzionamento fino a alterare e sopprimere il ciclo mestruale. Come se ciò non bastasse, il THC interferisce con lo spostamento e l’impianto nell’utero dell’embrione. E se, nonostante questo iter impervio, il bambino nascesse? Dati ufficiali dell’Organizzazione mondiale della salute parlano nei nascituri di assenza di arti, focomelia, malformazioni ventricolari, leucemia. Mentre nel pre-adolescente sono stati riscontrati danni psicologici e cognitivi (e chi lavora nel mondo della scuola sa quanto è vertiginosamente in aumento il numero dei ragazzi certificati!), iperattività, eccessiva impulsività e disturbi nell’autocontrollo.

Anche per l’adolescente che, attratto dalla sirena della sua supposta funzione ricreativa e socializzante, si avvicina al mondo del “fumo” i rischi sono ingenti. Partendo dalla constatazione che ¾ spinelli al giorno corrispondono a più di 20 sigarette al dì, nel ragazzino possono manifestarsi infiammazioni delle mucose orali, enfisemi, tumori alla bocca, alla gola, al cervello e ai polmoni. Messo sotto stress, anche l’apparato circolatorio è preso di mira: collassi, svenimenti e morte per infarto cardiaco. Il tragico quadro è completato dall’indebolimento dell’intero sistema immunitario del consumatore che lo espone ai vari rischi correlati.

Altri dati dell’OMS, risalenti al 2004, certificano inoltre che la cannabis distrugge irreversibilmente i neuroni delle aree dell’amigdala e dell’ippocampo, riducendo patologicamente il volume delle stesse. Ovviamente un cervello in crescita, come quello dell’adolescente, è più vulnerabile a questo tipo di conseguenze.

Anche il mondo della psichiatria ha dato un suo contributo allo studio delle conseguenze determinate dal consumo di marijuana e hashish. La rivista Lancet del 2007 indicava l’insorgenza di disturbi mentali quali la psicosi e la schizofrenia, mentre l’Associazione Psichiatrica Americana, già nel 2002, denunciava la comparsa di forme di depressione e ideazioni suicide.

Alla luce di quanto sopra, possiamo ancora in coscienza definirla una droga “leggera”?

- Autore: Caius -libertaepersona.org -

 
 
 

SOTTOLINEARE LA DIFFERENZA TRA L'UOMO E L'ANIMALE E' SEMPRE PIU' NECESSARIO

Post n°6828 pubblicato il 05 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Esiste oggi una forma di animalismo sfrenato che è davvero deleteria. Non si parla certo di chi difende e protegge gli animali dalla inutile violenza, cosa di grande valore e sensibilità, ma l’accusa è verso quella forma di fanatismo che diventa un vero accanimento verso l’uomo, ritenuto “cancro del pianeta”, un ritorno al panteismo o alla devozione di una Terra Madre (Gea). Ovviamente la componente laicista della società ne approfitta per diffondere il riduzionismo dell’uomo all’animale, si veda ad esempio il pensiero di Singer, Dawkins, Zapatero, Hack, Veronesi. Proprio quest’ultimo ha parlato qualche giorno fa di scimmie come «nostri fratelli e sorelle». Il loro scopo è sempre lo stesso: denigrare la Creatura per negare il Creatore. Contro questo isterico eco-animalismo si è scagliato di recente il filosofo laico Fernando Savater.

E’ evidente che oggi, purtroppo, difendere l’eccezionalità dell’uomo viene oggi visto come una discriminazione diretta degli animali, un preludio per una loro discriminazione. Ma questa è una deduzione folle e completamente ingiustificata: esistono tantissimi cattolici vegani, vegetariani e ambientalisti e con maggiore sensibilità di altri circa le sorti del Creato. Cattolici che si battono per interrompere le crudeltà verso i suini e cattolici che propongono l’ambientalismo blu, altri invece che preferiscono usare il loro tempo per assistere gli uomini, i bambini, gli anziani e gli ammalati. Ognuno fa il suo, senza nessuno fondamentalismo, senza voler paragonare l’uomo all’animale (anzi, solo certi animali, quelli più teneri) o estendere loro i diritti umani. Questa è pura antropomorfizzazione.

In proposito, il filosofo Tommaso Scandroglio ha ottimamente commentato una recente vicenda giudiziaria tra alcune orche e i proprietari di tre grandi parchi acquatici americani. Gli avvocati di Peta (People for Etichal Treatment of Animals) hanno trascinato in giudizio questi ultimi perché le orche sono ridotte in schiavitù dato che sono state tolte dal loro ambiente naturale, sono costrette a nuotare in piccole vasche e obbligate – come se fossero lavori forzati – ad esibirsi per il divertimento di noi uomini. Questo cozzerebbe con il 13° emendamento della Costituzione americana che vieta la schiavitù e i lavori forzati. Le orche, dicono, non devono essere lese nella loro libertà “personale”, ma devono far ritorno nell’Oceano. I giudici hanno tuttavia respinto la richiesta stabilendo che l’emendamento si applica solo agli esseri umani: «Nella storica frase “We the people…” (“Noi, il popolo…”) nessuno alludeva alle orche». Attenzione: certamente ci sono situazioni in cui in questi parchi acquatici gli animali vengono maltrattati, e quindi è opportuno vigilare come fanno questi attivisti, ma è la strategia usata ad essere assurda, proprio in quanto si è tentato di difendere gli animali paragonandoli agli uomini.

Il filosofo ha fatto alcune considerazioni molto interessanti da cui abbiamo preso spunto per smontare questa ideologia fanta-ecologista disumana, nel vero senso della parola.

1) PERCHE’ SOLO ALCUNI ANIMALI? PERCHE’ NON LE PIANTE?  “Le orche hanno dei diritti”, dicono. E’ possibile essere d’accordo, ma a patto che per non discriminare nessuno dovremmo riconoscere dei diritti non solo ai tenerissimi panda, ma anche a pulci, zecche, pidocchi, ragni, piccioni, topi, scarafaggi, formiche, mosche, zanzare ecc. Ma anche i batteri appartengono al regno animali, dunque se l’animale vale quanto l’uomo dovremmo smettere di curarci l’influenza o l’HIV? Bisognerebbe che questi militanti smettessero anche di girare a piedi o in auto per le loro battaglie, dato che ogni loro movimento comporta il massacro di milioni di animali (sotto le scarpe, sul parabrezza ecc.). E perché poi discriminare le piante? Questi fanatici, aggressivi verso chi non è vegetariano, fanno scorpacciata di vegetali, anche se è dimostrato che vi sia in essi attività neurologica e, addirittura, gli ortaggi comunicherebbero tra loro lanciandosi richieste di aiuto. Magari quando scorgono in lontananza Michela Brambilla o Margherita Hack? Il diritto delle piante dove va a finire?

2) ESTENDERE LORO ANCHE DIRITTI MINORI? Se le orche hanno diritto alla libertà ciò comporta necessariamente riconoscere riconoscere loro anche diritti minori o di pari importanza: diritto di compravendita, di voto, alla pensione, di coniugio, etc. Tutte modalità attraverso cui la libertà di un individuo si esprime e che quindi non possono essere negate.

3) RICADUTE TRAGICOMICHE? Se la sentenza americana avesse avuto esito positivo le ricadute sarebbero state tragicomiche: obbligo di tutti i possessori di bocce in vetro contenenti pesci rossi di sversare il contenuto in mare o nel lago. Anche cardellini, fringuelli, pappagalli e canarini avrebbero visto aprirsi le porte delle loro gabbiette a motivo di questo animalesco indulto (per entrambe le specie ovviamente il risultato sarebbe stato la morte improvvisa dato che sono animali domestici). Da qui ovviamente il divieto perpetuo di trasmettere il cartone animato Gatto Silvestro perché il canarino Titty dietro le sbarre avrebbe sicuramente configurato apologia di reato. Infine il dubbio: forse che anche l’amato cane Fido implicitamente ci chiede di lasciarlo in mezzo ad una strada per ritornare libero allo stato brado condizione originaria dei suoi lontani progenitori, piuttosto che restare legato ad un guinzaglio impacchettato in un maglioncino rosso. Però se lo facessimo saremmo di certo travolti dall’ira di una pletore di animalisti convinti. Insomma ci troveremmo tra due fuochi: Fido libero o ridotto in schiavitù ma non abbandonato? Un’altra domanda: ama di più i pesci o i pappagalli chi li tiene nell’acquario/gabbietta o chi li lascia liberi nel loro ambiente?

4) AVERE DEI DIRITTI COMPORTA DEI DOVERI Se vogliamo estendere agli animali i diritti destinati agli uomini, questa stessa libertà per forza di cose comporterà delle responsabilità. Da che mondo è mondo se io uomo uso male della mia libertà dovrò pagarne le conseguenze: libero di andare in giro in auto, ma se investo una persona me ne assumerò le conseguenze anche legali. La dolce Tilly, una di queste cinque orche, in passato ha sbranato ben due dei suoi addestratori. Nulla di scandaloso: ci sarà pur un motivo se questi cetacei in inglese sono conosciuti con l’appellativo di killer whales. Essendo in America però la nostra Tilly si meriterebbe un’immensa sedia elettrica. In Italia, a Livorno, un branco di cani ha sbranato in questi giorni un camionista, padre di famiglia. Un cane non randagio, addomesticato e “amico dell’uomo” ha massacrato un bimbo di 9 anni nel 2008, nel 2009 la stessa sorte è toccata a un bimbo di un anno, pochi mesi fa un neonato è morto dopo l’aggressione del cane dei genitori. Di fronte a tutto questo, chi invocasse la scriminante “l’animale è innocente perché è l’istinto ad averlo costretto ad agire così”, entrerebbe in palese contraddizione:  se è l’istinto a presiedere alle azioni degli animali, allora dobbiamo concludere che i loro atti sono determinati da madre natura e quindi non sono liberi, come quelli umani. Ma allora significa che cagnolini e orche sono schiavi dell’istinto. E dunque, che senso ha berciare tanto nel difendere i loro diritti “umani” di libertà? Oppure vale anche il contrario: dato che si vuole ridurre l’uomo ad un animale sociale, come la formica o la scimmia, perché non esigiamo che il trattamento di impunità riservato agli animali sia esteso anche agli assassini della nostra specie?

In questo periodo storico in cui ci si batte così tanto per valorizzare le differenze quando si parla di omosessualità, esiste una violenta oppressione verso chi valorizza la differenza tra uomini e animali o, nel campo umano, tra maschi e femmine. Un altro incredibile paradosso?

 - www.uccronline.it -

 
 
 

MARGHERITA HACK VUOLE INSULTARE LA RELIGIONE IN PARROCCHIA E DI VENERDI' SANTO

Post n°6827 pubblicato il 05 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

A Benedetto XVI è stato impedito di partecipare ad un invito presso l’Università La Sapienza, ma la papessa atea, Margherita Hack, pretende di criticare la Chiesa in una sala parrocchiale il giorno del Venerdì Santo. I membri del consiglio parrocchiale, assieme ad uno comunale, hanno tuttavia respinto la richiesta e in questi giorni è scattata la ben collaudata macchina del fango contro la Chiesa, la quale passa ancora una volta per intolleranza.

E’ un bel giochino organizzato da associazioni laiciste e dall’assessore Roberto Guardagnini per mettere in difficoltà la parrocchia, quest’ultimo infatti, dichiaratamente laicista, sapeva bene -spiega “Avvenire”- che la sala parrocchiale «non è disponibile per proiezioni e manifestazioni apertamente in contrasto con l’insegnamento cristiano». Ha quindi voluto dare risalto alla cosa invitando la Hack a presentare in prima nazionale il suo nuovo libro contro la bioetica cristiana nel piccolo paesello in provincia di Trento, proprio all’interno del teatro parrocchiale e proprio il giorno in cui i cattolici ricordano la Passione di Cristo. Uno scherzo mica male, «Guardagnini ha potuto fare la vittima. Bastava si rivolgesse, a due chilometri, al prestigioso e laico auditorium Rotari, alla Cittadella del vino», conclude il quotidiano della CEI.

Ma chi è Margherita Hack? E’ una scienziata? Ma scienziato è chi fa ricerca e la Hack ha fatto poco nulla, né ha mai scoperto qualcosa. E’ stata semplicemente una docente di astrofisica, come tante altre, ha diretto molto bene l’Osservatorio Astronomico di Trieste, nulla di più. E’ decisamente sconosciuta all’estero e in Italia la si ricorda più per le sue posizioni violente e ideologiche che per l’attività scientifica. Viene comunque divinizzata, qualcuno vorrebbe appendere il suo faccione nelle scuole come simbolo stesso della Scienza. La Hack è diventata nota alle telecamere nel 1971 quando firmò il manifesto contro il commissario Luigi Calabresi (definito “torturatore”), da allora si è mescolata alla militanza politica nei comunisti italiani, alla protezione da parte dei media e l’aura di sacralità le è stata automaticamente cucita addosso, come si fa per imbalsamare i miti. E’ arrivata perfino a chiedere la cittadinanza onoraria di Firenze al terrorista curdo Abdullah Ocalan. La signora Hack, donna intelligente, non ha sempre accettato di essere strumentalizzata: proprio l’anno scorso ha aperto al nucleare, divenendo «da guru dei girotondini a mito da rottamare», nel 2011 ha fatto inorridire gli invas-atei che la seguono affermando: «Scienza e fede possono benissimo convivere [...] È quello che dico sempre, anche essere atei, come essere credenti, è una fede». Su Facebook la definiscono “Maga Magò“, la “Vanna Marchi del nucleare” e “Margherita Crack“, e anche i gruppi contro di lei sono triplicati: qui, qui, qui ecc. Qualche duro colpo gliel’hanno rifilato anche i suoi colleghi (loro sono in attività), correggendo più volte gli innumerevoli errori scientifici (anche grossolani) che pullulano nei suoi libri. La sua visione del mondo è sempre rimasta fortemente scientista e ormai anacronistica, recentemente è stata definita (assieme al suo compare Odifreddi) «nipote ritardata del positivismo». L’astrofisico italiano Paolo Maffei-, lui davvero scienziato-, cattolico e praticante, si è spesso lamentato con la Hack , perché la collega si serve da anni della scienza per negare la fede, mentre lui non ha mai voluto usare la scienza per difendere la sua fede. Due approcci diversi, molto significativi: il primo fondamentalista e il secondo laico.

Come dicevamo all’inizio, oggi la ex astrofisica vorrebbe entrare nella sala parrocchiale di Mezzolombardo (Trento) per insultare i credenti, la religione e la Chiesa, accusandola senza alcun contraddittorio di essere retrograda, promuovere l’eutanasia, l’aborto, l’omosessualità, la fecondazione artificiale e tutte le belle cosine che ha in mente. Oltretutto, non in un giorno qualsiasi, ma il 6 aprile, ovvero il Venerdì Santo. Uno dei membri parrocchiali, Andrea Bezzi -che è anche preside delle scuole primarie “Darwin” di Mezzolombardo- ha detto: «Nel regolamento del teatro è spiegato chiaramente che spettacoli che possano ledere la sensibilità cattolica non saranno ospitati al San Pietro. Come dirigente scolastico del personaggio invitato alla serata non ho nulla da dire. Anzi, esprimo la mia massima stima alla Hack come astrofisica e, se venisse a parlare di questi temi, la ospiterei anche a scuola. Ma come cattolico, nel ruolo che al momento rivesto, sono chiamato a prendere posizione [...]. In questo libro la Hack prende una posizione dura nei confronti della religiosità. A titolo personale, credo che la serata si potrebbe fare, ma non di venerdì santo, data che escluderebbe di fatto i cattolici, e con un contraddittorio». Condividiamo la posizione espressa anche su Italia Oggi, ci viene da ridere invece  a leggere che il sostegno alla Hack arriva perfino dal leader dei satanisti italiani Marco Dimitri, che la definisce: «Quanto di più prezoso abbiamo [...]. Una stella che guarda le stelle». Pensate quanto è strumentalizzata questa vicenda!

La Hack a tutto questo ha risposto dicendo: «Certamente la decisione è un esempio di fondamentalismo religioso, ma ripeto, cadendo proprio il Venerdì santo, si può capire il punto di vista del comitato parrocchiale. Comunque non ne faccio una tragedia: a giugno compirò novant’anni, ne ho fatto talmente tante di conferenze in giro che quel giorno posso anche starmene a casa mia a studiare ancora». Ecco brava, ad insultare la Chiesa sarai ben accolta nei vari circoli laici oppure puoi startene pure a studiare a casa tua…, non sia mai che il celebre fisico -lui per davvero- James Clerk Maxwell avesse ragione: «Solo coloro che pensano a metà diventano atei, coloro che vanno a fondo col loro pensiero e vedono le relazioni meravigliose tra le leggi universali riconoscono una Potenza creatrice» (citato in “Discussioni sulla fisica moderna”, Boringhieri 1980, pag. 26).

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LE SOLITE AFFERMAZIONI FALSE DELLA GIORNALISTA LUCIA ANNUNZIATA DETTE PER ATTACCARE LA CHIESA

Post n°6826 pubblicato il 05 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Oggi abbiamo assistito, per chi era sintonizzato su Rai 3, ad un mix tendenzialmente esplosivo. Da una parte andavano in onda (o quasi) i funerali del cantante Lucio Dalla. Dall'altra Lucia Annunziata, tempestivamente provocatoria, trasmetteva una puntata della trasmissione "8 e mezzo" dedicata anche al tema dell'omosessualità.

Le parole di Lucia Annunziata sono state certamente dure, e probabilmente non mancheranno di far nascere polemiche nei prossimi giorni. Questo è parte di ciò che la giornalista ha detto: «I funerali di Lucio Dalla sono uno degli esempi più forti di quello che significa essere gay in Italia: vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici di essere gay. È il simbolo di quello che siamo, c'è il permissivismo purché ci si volti dall'altra parte».

Ovviamente la giornalista Rai (non è certo la prima volta!!!!),
ha fatto delle affermazioni in trasmissione assolutamente false: il fatto che Lucio Dalla fosse omosessuale, non ne determina l'esclusione dalla vita della comunità cristiana e soprattutto dalla possibilità di essere celebrato il suo funerale e - ancora peggio - la tumulazione con il rito cattolico.


La Chiesa ha posizioni molto chiare sull'omosessualità: chiare ma anche articolate, senza giustificazioni di sorta ma neppure senza quell'umanità e vicinanza solidale che il cristiano non può mai fare mancare a nessuno dei suoi fratelli e sorelle.

Si potrà essere o non essere d'accordo, ma non si può certo AFFERMARE che se Dalla avesse detto di essere gay, gli sarebbe stato negati il conforto religioso, e la possibilità di essere uomo credente, a contatto con una Chiesa con la quale sicuramente Lucio aveva un rapporto sereno, profondo e - certamente - onesto. Lo si è visto dai funerali....altro che IPOCRISIA!!

NB. Viene si sospetto che il tutto nasce dall' l'infelice frase della giornalista ospite di Michele Santoro a Servizio Pubblico che dopo un lungo ragionamento sugli attacchi sanremesi di Adriano Celentano alla stampa italiana, aveva espresso il seguente paradosso: “Difenderei Celentano anche se dicesse di mandare i gay ai campi di sterminio”...dopo le pesanti polemiche in risposta delle associazioni gay (che appena le nomini anche come esempio paradossale si sentono vittime perseguitate) e le sue prontissime scuse...e la pace ..approfittando dei funerali di Bologna "sul cadavere di Lucio Dalla" ha voluto ancora di più "lisciare" le associazioni omosessuali..

GRANDISSIMA PROFESSIONISTA!!???!!

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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