ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 11/03/2012

DONNA & MASS - MEDIA: IL RISCHIO DI VENDERE LA PROPRIA DIGNITA'

Post n°6857 pubblicato il 11 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Favorire la vita sociale piuttosto che lasciare i giovani attaccati alla TV

Molte volte, sfogliando qualche rivista o accendendo il televisore capita di vedere fotografie o spot in cui la protagonista è una bella ragazza: una donna che dovrebbe pubblicizzare qualche oggetto da vendere, ma che in realtà lei stessa diventa oggetto e “vende” se stessa, la propria immagine, la propria dignità. Non si può più parlare oggi di casi-limite, riguardo a questo argomento, poiché ormai la donna è diventata un vero e proprio oggetto di consumo.

È davvero un controsenso, ma alla lotta per la parità tra uomo e donna, per l’uguale dignità, si affianca l’uso della donna, specialmente nel campo delle comunicazioni sociali. Con tristezza, spesso, assistiamo allo sfruttamento delle donne nei mass media invece che alla loro esaltazione. Quante volte le vediamo trattate non come persone con una dignità inviolabile ma come oggetti destinati a soddisfare la sete di piacere e di potere di altri? (cfr. Messaggio per la XXX Giornata mondiale delle comunicazioni sociali).

I mass-media tendono inoltre a sottovalutare il ruolo di madre e di sposa, esaltando invece quei “modelli” e quei pseudo-valori che la società ci propone, ma che – cristianamente parlando – non sono moralmente accettabili poiché costituiscono un’offesa alla famiglia e alla dignità dell’essere umano.

Cosa può fare la donna cristiana a tale riguardo, per combattere questi attacchi che la società continua a sferrare contro di lei? Apparentemente è una battaglia persa in partenza: come si può arrivare ad agire sulla mentalità comune per risanarla? Se crediamo che la famiglia è la cellula della società – poiché è da essa che escono i futuri cittadini – allora è proprio da lì che la donna deve iniziare. Certi programmi televisivi non sono per niente educativi, e lo stesso vale per alcune riviste.

I contenuti di molti programmi, film o fiction televisive cercano di indebolire il matrimonio, presentandolo spesso sotto una luce negativa. Vengono invece presentate come positive le relazioni extraconiugali o altri comportamenti un tempo considerati immorali ed oggi tollerati – se non approvati – in nome di una libertà che ognuno può e deve avere.

I bambini naturalmente assorbono tutto e tendono ad imitare questi “esempi” che vedono alla tv. Anzitutto occorre allora che una madre insegni ai propri figli a fare un sano discernimento per diventare consumatori critici di tutto ciò che ha a che fare col mondo delle comunicazioni sociali.

Compito di entrambi i genitori, di comune accordo, è anche quello di regolare l’uso dei mass-media a casa. Questo significa pianificare e programmare l’uso degli stessi, limitando severamente il tempo che i bambini dedicano ad essi e rendendo l’intrattenimento un’esperienza familiare, proibendo alcuni mezzi di comunicazione e, periodicamente, escludendoli tutti per lasciare spazio ad altre attività familiari (cfr. Messaggio per la XXXVIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali).

È buona norma che, quando i figli guardano la tv, i genitori siano accanto a loro per poter verificare ciò che vedono, proibire certi programmi e, in seguito, avere la possibilità di discutere assieme su quanto si è visto. Non bisogna dimenticare che i mass-media sono uno dei mezzi attraverso cui i giovani si formano e vengono educati.

In modo particolare soprattutto i bambini sono in qualche modo “plasmati” dai media, anche per la loro intuizione – maggiore che negli adulti – e per l’abitudine a leggere il linguaggio visivo; assimilano tutto ma senza l’uso della ragione tanto da non riuscire a cogliere il messaggio trasmesso se accanto a loro non c’è un educatore che li aiuti ad andare al di là dei semplici segni.

Una mamma che ha a cuore la crescita morale e intellettuale dei propri figli dovrà allora educarli ad un retto utilizzo dei mezzi di comunicazione sociale e della propria libertà, aiutarli a formare correttamente la coscienza e a sviluppare la loro capacità di critica, sapendo anche fornire loro le motivazioni più giuste per raggiungere questo obiettivo.

Ciò avviene non solo con le spiegazioni, ma anche con il buon esempio: per il bene dei loro figli e del proprio, i genitori devono imparare ad essere spettatori, ascoltatori e lettori consapevoli, agendo da modello di uso prudente dei media in casa (cfr. Etica nelle comunicazioni sociali, 04.06.2000). Formare le abitudini dei figli a volte può voler dire spegnere il televisore perché c’è qualcosa di meglio da fare o perché lo richiede l’attenzione verso altri familiari oppure perché la visione indiscriminata della televisione può essere dannosa.

Un altro mezzo di comunicazione sul cui uso i genitori devono particolarmente vigilare è Internet, in cui è sì possibile bloccare l’accesso a siti esplicitamente pornografici, ma non a tutti quelli con contenuti fortemente immorali sotto forma di testo, immagini o filmati, accessibili a qualsiasi bambino o ragazzo.

Tra l’altro questi video o fotografie indecenti circolano non solo attraverso i cavi telematici, ma dal computer vengono scaricati sui telefoni cellulari che sempre più spesso vediamo tra le mani anche dei più piccoli. Ecco perché i figli vanno educati ad un sano uso di tali mezzi, ma occorre anche farsi carico della responsabilità di vigilare, di stare attenti a ciò che essi vedono al computer o nel telefonino.

È fondamentale inoltre formare i piccoli alla mortificazione e alla virtù della temperanza, necessarie per evitare eccessi nell’uso dei mass-media. Al giorno d’oggi purtroppo – e chi è insegnante o fa catechismo se ne rende presto conto – già nei primi anni delle elementari non si può più parlare di “innocenza”, perché soprattutto a causa di un abuso o uso incontrollato di tv, Internet, riviste e telefonini, la malizia e l’immoralità entrano precocemente nella vita dei bambini.

Tutto ciò li porta ad atteggiamenti adolescenziali facendo loro bruciare alcune tappe dell’infanzia fondamentali per un sano sviluppo psichico: essi si trovano ad acquisire così una precocità che però non è però sinonimo di maturità.

Ecco allora la grande sfida che la donna deve cominciare ad affrontare, una battaglia che comincia tra le mura domestiche, nel proprio nucleo familiare, tra i banchi di scuola o nelle aule del catechismo e che deve combattere con le armi della pazienza, dell’amore, del sacrificio, del dono di sé ai figli o ai bambini a lei affidati. Si ricordi che anche in questo compito non è sola, ma è sempre accompagnata dalla premurosa assistenza del Signore e della Vergine Maria.

di Suor M. Caterina Gatti icms - ZENIT -

 
 
 

SANTO PADRE: LA VIOLENZA, STRUMENTO DELL'ANTICRISTO. GESU' INAUGURA IL NUOVO CULTO DELL'AMORE

Post n°6856 pubblicato il 11 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

All’Angelus Benedetto XVI spiega che Gesù non è un politico rivoluzionario. Il suo zelo non è simile a quello degli zeloti, ma è quello « dell’amore che paga di persona ». Con la Pasqua Gesù inaugura un nuovo culto, quello dell’amore, e un nuovo tempio che è Lui stesso. Appello per la popolazione del Madagascar, colpita da cicloni e tempeste tropicali, che hanno fatto centinaia di vittime e oltre 300mila senzatetto.

« La violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza »; « è impossibile interpretare Gesù come un violento »: è quanto Benedetto XVI ha affermato oggi nel sua riflessione prima dell’Angelus con i pellegrini in piazza san Pietro, commentando il vangelo della terza domenica di Quaresima, che propone l’episodio della cacciata dei mercanti dal tempio di Gerusalemme (Giov. 2, 13-25).

In passato, diversi teologi hanno dedotto da questo fatto l’urgenza per i cristiani di impegnarsi in azioni rivoluzionarie violente.

« La cacciata dei venditori dal tempio -- ha spiegato il papa --  è stata anche interpretata in senso politico rivoluzionario, collocando Gesù nella linea del movimento degli zeloti. Questi erano, appunto, « zelanti » per la legge di Dio e pronti ad usare la violenza per farla rispettare. Ai tempi di Gesù attendevano un Messia che liberasse Israele dal dominio dei Romani. Ma Gesù deluse questa attesa, tanto che alcuni discepoli lo abbandonarono e Giuda Iscariota addirittura lo tradì. In realtà, è impossibile interpretare Gesù come un violento: la violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza ».

« Ascoltiamo allora -- ha aggiunto --  le parole che Gesù disse compiendo quel gesto: ‘Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!’. E i discepoli allora si ricordarono che sta scritto in un Salmo: ‘Mi divora lo zelo per la tua casa’ (69,10). Questo salmo è un’invocazione di aiuto in una situazione di estremo pericolo a causa dell’odio dei nemici: la situazione che Gesù vivrà nella sua passione. Lo zelo per il Padre e per la sua casa lo porterà fino alla croce: il suo è lo zelo dell’amore che paga di persona, non quello che vorrebbe servire Dio mediante la violenza. Infatti il ‘segno’ che Gesù darà come prova della sua autorità sarà proprio la sua morte e risurrezione. ‘Distruggete questo tempio -- disse -- e in tre giorni lo farò risorgere’. E san Giovanni annota: « ‘Egli parlava del tempio del suo corpo’ (Gv 2,20-21). Con la Pasqua di Gesù inizia un nuovo culto, il culto dell’amore, e un nuovo tempio che è Lui stesso, Cristo risorto, mediante il quale ogni credente può adorare Dio Padre ‘in spirito e verità’ (Gv 4,23). Cari amici, lo Spirito Santo ha iniziato a costruire questo nuovo tempio nel grembo della Vergine Maria. Per sua intercessione, preghiamo perché ogni cristiano diventi pietra viva di questo edificio spirituale ».

Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha lanciato un appello per la popolazione del Madagascar, colpita nelle ultime settimane dal ciclone Giovanna (13 febbraio)  e dalla tempesta tropicale Irina (26 febbraio -- 2 marzo) che ha fatto centinaia di vittime e ha distrutto le case di oltre 30mila persone. « Il mio pensiero -- ha detto il papa -- va anzitutto alle care popolazioni del Madagascar, che recentemente sono state colpite da violente calamità naturali, con gravi danni alle persone, alle strutture e alle coltivazioni. Mentre assicuro la mia preghiera per le vittime e per le famiglie maggiormente provate, auspico e incoraggio il generoso soccorso della comunità internazionale ».

 - AsiaNews -

 
 
 

LE STAMINALI DEL CORDONE OMBELICALE RIPARANO LA RETINA

Post n°6855 pubblicato il 11 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Lo suggeriscono studi realizzati negli USA e in Canada

Alcune sperimentazioni hanno dimostrato l'utilità delle staminali del cordone ombelicale per patologie dell'occhio, come le lesioni della cornea, ed un numero ancora maggiore di ricerche ci hanno rivelato la loro importanza per svariate malattie del sistema nervoso centrale, a partire dall'ictus.

Ora le staminali cordonali sono al centro di uno studio per le lesioni della retina, il tessuto di confine tra questi due organi, che nei soli Stati Uniti provocano invalidità visiva in più di 9 milioni di pazienti. Questa sperimentazione è frutto del lavoro del Professor Raymond D. Lund1 del Moran Eye Center, presso lo University of Utah Health Science Center, a Salt Lake City, nello Utah (USA), e di molti altri colleghi del Casey Eye Institute, presso la Oregon Health & Sciences University, a Portland, in Oregon (USA), dell' Ophthalmology and Physiology, presso la University of Alberta, a Edmonton (Canada), di Centocor, appartenente alla Johnson & Johnson Internal Ventures, nella città di Radnor, in Pennsylvania (USA), della Ethicon Inc., Center for Biomaterials and Advanced Technologies, a Somerville, in New Jersey (USA). La loro ricerca è apparsa su Stem Cells nel Marzo 2007.

Numerose sono le malattie che determinano un danno grave della retina, senza contare i molti casi di lesioni traumatiche, che portano a cecità. Ogni anno in Italia si verificano circa 20.000 nuovi casi di degenerazione della retina. La degenerazione maculare legata all'età (AMD) è una delle più invalidanti e diffuse patologie dell'occhio.

Esita in un processo che, in alcuni casi, porta progressivamente a sviluppare nuovi vasi sanguigni, che vanno a danneggiare questo organo, fino a impedirne il funzionamento, danneggiando la parte centrale del campo visivo. Recenti studi valutano che 8 milioni di Americani presentano un forte rischio di sviluppare questa patologia nei prossimi 5 anni, mentre 1.750.000 risultano affetti dalla forma avanzata di AMD.2 3 Nel mondo potrebbe superare i 30 milioni di malati.

Anche se le cause di fondo rimangono sconosciute il più forte fattore di rischio modificabile risulta il fumo.4 5 Altri potrebbero essere l' ipertensione, l'aterosclerosi6, elevati livelli di colesterolo, l'obesità, nonché diete ricche di grassi o carni rosse7 e povere di antiossidanti e pesce, contenente omega-3.8

La retinite pigmentosa comprende un gruppo di patologie genetiche e causa la perdita della visione periferica e notturna. La sua frequenza globale mondiale è di 1 caso ogni 3.000-5.000 abitanti: circa 1 milione e mezzo di malati complessivamente.8

La distrofia cono-bastoncelli (CORD), anch'essa ereditaria, determina cecità legata ad alterazioni di questi fondamentali recettori.

Il distacco della retina presenta un' incidenza di 5 nuovi casi per anno ogni 100.000 abitanti.9 Questa grave patologia colpisce nel corso della vita 1 persona su 300.10 Fattori di rischio importanti risultano la forte miopia11, l'intervento di cataratta12 ed la retinopatia diabetica.

Per tutte queste gravi condizioni mancano opzioni terapeutiche valide. Tuttavia, secondo il Professor Raymond Lund le staminali del cordone ombelicale potrebbero rappresentare in futuro una delle possibili soluzioni o, perlomeno un elemento di riduzione dell'invalidità. Studi su animali da esperimento con modelli simili di perdita dei fotorecettori hanno identificato il potenziale terapeutico di nuovi approcci, diretti a limitare la progressione della perdita dei fotorecettori: l'uso dei fattori di crescita, la terapia genica e quella basata sulle cellule.13 Questi tre approcci potrebbero convergere nell' impiego delle staminali, particolare quelle cordonali umane.

Difatti presentano alcuni requisiti fondamentali per passare dalla sperimentazione ad una fase clinica. Anzitutto esse sono estremamente sicure, con bassi livelli di risposta immunitaria, prive di caratteristiche patogene e mostrando un patrimonio genetico stabile attraverso molti passaggi duplicativi, a differenza delle embrionali, fortemente cancerogene.

Le staminali del cordone ombelicale risultano ottenibili in grande numero da una fonte eticamente non controversa, facile da raggiungere, senza conseguenze negative per il donatore e con una preparazione minima per un immediato uso in interventi chirurgici multipli. Infine, e cosa più importante, potrebbero essere efficaci per preservare la funzione visiva, come dimostra la ricerca degli scienziati americani,.14

La loro sperimentazione si è orientata in tal senso anche per la pubblicazioni di molti studi, che hanno dimostrato la capacità delle staminali del cordone ombelicale nel differenziarsi in cellule del sistema nervoso, fino alla ricerca del Professor Mark L. Weiss e del suo team del Department of Anatomy and Physiology, presso la Kansas State University, a Manhattan (USA) e del Laboratory of Neuroscience, presso National Institute on Aging, a Bethesda, in Maryland (USA). Sul suo articolo, apparso su Stem Cells nel Marzo 2006, aveva anche evidenziato la possibilità che riescano ad invertire la progressione dei sintomi del Parkinson, se iniettate nel nucleo striato del cervello15.

1) Raymond D. Lund - Dr. Lund is considered one of the world's foremost experts in retinal cell physiology and vision restoration. His research focuses on retinal cell transplantation and vision restoration. He sits on the boards of several foundations, including the Scientific Advisory Board of the Foundation Fighting Blindness, and is the author or co-author of more than 400 papers, books, book chapters, and abstracts. A former professor and chair of the Department of Anatomy at England's Cambridge University, Dr. Lund has served in faculty and leadership positions at the University of Pittsburgh, Medical University of South Carolina, University of Washington, Stanford University and the University of Pennsylvania. Prior to joining the U faculty in November 2000, he served as the Duke-Elder Professor of Pathology at the Institute of Ophthalmology in London.

2) Friedman DS, O'Colmain BJ, Munoz B et al. Prevalence of age-related macular degeneration in the United States. Arch Ophthalmol 2004;122:564–572.

3) Bressler NM, Bressler SB, Congdon NG et al. Potential public health impact of Age-Related Eye Disease Study results: AREDS Report no. 11. Arch Ophthalmol 2003;121:1621–1624.

4) Seddon JM, Willett WC, Speizer FE et al. A prospective study of cigarette smoking and age-related macular degeneration in women. JAMA 1996;276:1141–1146.

5) Eye. "Smoking and age-related macular degeneration: a review of association". Nature.com. Retrieved 2011-01-11.

6) van Leeuwen R, Ikram MK, Vingerling JR et al. Blood pressure, atherosclerosis, and the incidence of age-related maculopathy. The Rotterdam Study. Invest Ophthalmol Vis Sci 2003;44:3771–3777.

7) AgingEye Times (2009-05-19). "Macular degeneration Types and Risk Factors". Agingeye.net. Retrieved 2011-01-11.

8) John Paul SanGiovanni, ScD; Emily Y. Chew, MD; Traci E. Clemons, PhD; Matthew D. Davis, MD; Frederick L. Ferris III, MD; Gary R. Gensler, MS; Natalie Kurinij, PhD; Anne S. Lindblad, PhD; Roy C. Milton, PhD; Johanna M. Seddon, MD; and Robert D. Sperduto, MD (May 5, 2007). "The Relationship of Dietary Lipid Intake and Age-Related Macular Degeneration in a Case-Control Study".Archives of Ophthalmology.

8) Dott. Fabio Amorelli – Retinite Pigmentosa - http://www.oftal.it/rp.htm

9) Ivanisević M, Bojić L, Eterović D (2000). "Epidemiological study of nontraumatic phakic rhegmatogenous retinal detachment".Ophthalmic Res. 32 (5): 237–9.

10) "Evaluation and Management of Suspected Retinal Detachment - April 1, 2004 - American Family Physician". Retrieved 2007-06-04.

11) "eMedicine – Retinal Detachment : Article by Gregory Luke Larkin, MD, MSPH, MSEng, FACEP". Retrieved 2007-06-04.

12) Ramos M, Kruger EF, Lashkari K (2002). "Biostatistical analysis of pseudophakic and aphakic retinal detachments". Seminars in ophthalmology 17 (3–4): 206–13.

13) Lund RD, Kwan AS, Keegan DJ et al. Cell transplantation as a treatment for retinal disease. Prog Retin Eye Res 2001; 20:415–449.

14) Lund RD, Wang S, Lu B, Girman S, Holmes T, Sauvé Y, Messina DJ, Harris IR, Kihm AJ, Harmon AM, Chin FY,Gosiewska A, Mistry SK. - Cells isolated from umbilical cord tissue rescue photoreceptors and visual functions in a rodent model of retinal disease. - Stem Cells. 2007 Mar;25(3):602-11. Epub 2006 Oct 19.

15) Weiss ML, Medicetty S, Bledsoe AR et al. Human umbilical cord matrix stem cells: preliminary characterization and effect of transplantation in a rodent model of Parkinson's disease. Stem Cells 2006; 24:781–792.

- Paolo De Lillo - ZENIT -

 
 
 

ATTACCO SECOLARISTA AL MATRIMONIO

Post n°6854 pubblicato il 11 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il cardinale O’Brien argomenta con sapienza contro le nozze gay    

Questo mese il governo avvia una consultazione sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, chiedendo all’opinione pubblica se debba essere introdotto in Inghilterra e Galles. Spero saranno in molti a rispondere e a riflettere sulla possibilità di firmare la petizione a sostegno del matrimonio tradizionale.

All’apparenza, la questione del matrimonio omosessuale può sembrare innocua. I patti civili esistono da vari anni ormai, e permettono alle coppie dello stesso sesso di registrare la propria relazione e di godere di una serie di tutele giuridiche. Quando vennero introdotte, i sostenitori di queste misure si sforzavano in ogni modo di spiegare che non volevano il matrimonio, che accettavano l’idea che il matrimonio fosse da sempre soltanto l’unione legale di un uomo e di una donna. Quanti tra noi non erano favorevoli ai patti civili, perché ritenevano che queste relazioni fossero dannose per il benessere fisico, mentale e spirituale di chi vi era coinvolto, avevano ammonito che col tempo le richieste si sarebbero estese anche al matrimonio.

Dato che le coppie omosessuali già godono di tutti i diritti giuridici del matrimonio, è chiaro che la proposta non riguarda i diritti, ma piuttosto si configura come un tentativo di ridefinire il matrimonio per tutta la società, seguendo un ordine imposto da una piccola minoranza di attivisti.

Tale ridefinizione del matrimonio avrà un impatto enorme su quanto si insegna oggi nelle nostre scuole, e sulla società tutta. Sarà una ridefinizione della società, perché l’istituto del matrimonio è uno dei pilastri della società. Ammettere ai sensi di legge i matrimoni tra persone dello stesso sesso avrà ripercussioni immense.

Ma davvero si possono ridefinire le parole per capriccio? Una parola il cui significato sia sempre stato chiaro a tutte le società e nel corso di tutta la storia può essere trasformata all’improvviso e significare qualcos’altro?

Se il matrimonio tra persone dello stesso sesso sarà approvato per legge, cosa sarà dell’insegnante che vuole spiegare agli alunni che il matrimonio può significare solo l’unione tra un uomo e una donna, e che così è sempre stato? Insegnante e alunni diventeranno le prossime vittime della tirannide della tolleranza, eretici il cui dissenso dall’ortodossia d’imposizione statale deve essere annientato a ogni costo?

Nell’articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti umani, il matrimonio è definito come relazione tra uomini e donne. Ma quando i nostri politici suggeriscono di buttare a mare l’idea consolidata di matrimonio e di sovvertire il significato non vengono derisi. Anzi, il tentativo di ridefinire la realtà viene ascoltato con cortesia, e la loro follia assecondata. Come istituto, il matrimonio precede di molto l’esistenza di qualsiasi stato o governo. Non è stato creato dai governi, e non può essere modificato ad opera loro. Al contrario, riconoscendo gli innumerevoli benefici che esso porta alla società, le istituzioni dovrebbero intervenire per proteggerlo e sostenerlo, non attaccarlo o smantellarlo.

Si tratta di un’opinione che sarebbe stata accolta e accettata ancora pochi anni fa, ma oggi sostenere un’interpretazione tradizionale del matrimonio espone al rischio di essere etichettati come bigotti intolleranti.

Non vi sono dubbi sul fatto che, in quanto società, siamo ormai indifferenti all’importanza del matrimonio per la sua influenza stabilizzatrice e siamo meno propensi a lodarlo come istituzione meritevole. Sebbene nel corso di una generazione sia stato danneggiato e minato, il matrimonio ha sempre avuto lo scopo di unire uomini e donne, perché i figli nati da quelle unioni avessero una madre e un padre.

Questo ci conduce all’unico punto di vista che pare essere del tutto perduto o ignorato: quello del figlio. Tutti i bambini meritano di iniziare la vita con una madre e un padre; le prove a favore della stabilità e del benessere che ne derivano sono schiaccianti e inequivocabili. Non possono venire da una coppia di persone dello stesso sesso, per quanto benintenzionate possano essere.

Il matrimonio omosessuale eliminerebbe del tutto dalla legge l’idea fondamentale di una madre e di un padre per ogni bambino. Creerebbe una società che sceglie deliberatamente di privare un figlio dell’una o dell’altro. Ed esistono anche altre insidie. Se è possibile ridefinire il matrimonio in modo che non indichi più un uomo e una donna ma due uomini o due donne, perché fermarsi qui? Perché non permettere a tre uomini o a una donna e due uomini di formare un matrimonio, se si promettono reciproca fedeltà? Se il matrimonio si riduce a degli adulti che si amano, su che base tre adulti che si amano possono esserne esclusi?

Nel novembre 2003, dopo una sentenza con cui un tribunale del Massachusetts aveva legalizzato il matrimonio gay, alle biblioteche scolastiche fu imposto di mettere in catalogo letteratura omosessuale; ai bambini delle elementari si leggevano favole che raccontavano di Re e Re. Alcuni studenti delle superiori ricevettero addirittura un manuale esplicito di sostegno all’omosessualità, intitolato “Il piccolo libro nero, essere gay nel XXI secolo” (The Little Black Book: Queer in the 21st Century).
Improvvisamente l’istruzione doveva conformarsi a quanto si riteneva fosse “normale”. Il governo ha fintamente suggerito l’idea che il matrimonio omosessuale non sarebbe vincolante e che le diverse confessioni potrebbero scegliere di non riconoscerlo.

Questa è arroganza a livelli sbalorditivi. Nessun governo possiede l’autorità morale per smantellare l’interpretazione universalmente riconosciuta del matrimonio. Immaginate per un istante che il governo avesse deciso di legalizzare la schiavitù, assicurandoci però che “nessuno sarà obbligato ad avere uno schiavo”. Tali vuote rassicurazioni calmerebbero la nostra furia? Giustificherebbero lo smantellamento di un diritto umano fondamentale? O non sarebbero forse parole fuorvianti, specchietti utili a mascherare una grave ingiustizia? La Dichiarazione universale dei diritti umani è cristallina: il matrimonio è un diritto che si applica a uomini e donne, “la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo stato”.

Questa verità universale è talmente lapalissiana che non dovrebbe essere necessario ribadirla. Se il governo tenterà di demolire un diritto umano universalmente riconosciuto, perderà colpevolmente la fiducia che la società ha riposto nel suo operato, e la sua intolleranza umilierà il Regno Unito agli occhi del mondo.

 - Keith O’Brien - libertaepersona.org -

 
 
 

DIGIUNANDO AMIAMO ANIMA E CORPO

Post n°6853 pubblicato il 11 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Una riflessione sul significato e l'importanza del segno quaresimale del digiuno

Il tempo di Quaresima dovrebbe essere tempo di astinenza e digiuno, una forma di ascesi che sembra caduta generalmente in disuso, sebbene sia tuttora praticata da non pochi fedeli. Certamente però la rilevanza sociale del digiuno cristiano è del tutto scomparsa, vittima dell’atteggiamento saccente e sprezzante delle ideologie correnti, che vedono nel cristianesimo un retaggio obsoleto e pesante di cui liberarsi. Sennonché, come costatiamo ogni giorno, il risultato di questa liberazione è un nuovo genere di schiavitù, questa sì pesante, e di grande rilievo sociale.

Mai il rapporto tra l’uomo e il cibo è stato più complicato, come si vede dalla diffusione di incredibili e opposte patologie distruttive, che vanno dall’anoressia all’obesità. Siamo stretti in una sorta di tenaglia dalla quale è difficile sottrarsi. Se, da un lato, i nostri media esaltano il cibo ancor più del sesso, d’altra parte chi di noi non si preoccupa, a volte ansiosamente, di cosa e quanto mangia, o non si è ripetutamente sottoposto a diete di dubbia efficacia, per non parlare delle “osservanze” più o meno vegetariane che imperversano in ogni ambiente e a tutte le età e altre bizzarrie di questo genere…

Sull’origine profonda di questi atteggiamenti, l’antica mentalità pagana ci può insegnare molte cose. Anche prima di conoscere Cristo l’umanità era assai preoccupata ogni volta che “sedeva a tavola”. L’idea di fondo era che con il cibo, nell’uomo entrasse la morte. Gli dei immortali infatti si nutrivano di “ambrosia” (che etimologicamente significa, molto probabilmente: cosa priva di morte), o non si nutrivano affatto.

Da qui tutte le preoccupazioni socio-religiose sugli alimenti: ad esempio tutta la carne che veniva consumata era stata macellata come sacrificio agli dei, una sorta di “esorcismo” preventivo, e ogni cultura aveva le sue proibizioni alimentari, come del resto possiamo vedere ancora oggi in quasi tutte le religioni non cristiane.

L’immagine del cibo come simbolo della morte viene utilizzata anche dalla Bibbia per riportare all’attenzione del popolo di Dio la vera causa dei suoi malanni, ciò che davvero produce la morte. È evidente infatti che il peccato di Adamo ed Eva, presentato secondo la mentalità dell’epoca come il mangiare un alimento proibito, non dà la morte in quanto trasgressione alimentare, ma perché è superbia, ribellione a Dio.

Non è il frutto che avvelena, ma la parola ricevuta dal serpente velenoso. Anche le regole alimentari  dell’Antico Testamento vanno capite in questa prospettiva: il puro e l’impuro delimitano il rapporto di alleanza tra Dio e il suo popolo in una prospettiva di fedeltà: è l’infedeltà che causa la morte, escludendo dal popolo santo.

Nel Nuovo Testamento l’associazione cibo-morte viene del tutto superata: Gesù dichiara puri tutti gli alimenti (Mc 7, 19; cfr. At 10, 15 e 1Cor 8, 8). Tuttavia non abolisce il digiuno, ma ne cambia radicalmente il significato. Gesù stesso digiuna nel deserto, all’inizio della sua missione. Non digiuna per una purificazione rituale e tantomeno per scrupoli alimentari, digiuna per “stanare” il tentatore, per affrontare a viso aperto le insidie che il demonio tende di nascosto alla sua missione, per vedere le sue “reti”, come dicono i Padri, e superare così “ogni specie di tentazione” (Lc 4, 13).

 Inoltre insegna ai suoi discepoli a digiunare: finché lo Sposo è con loro, non si digiuna, verrà il tempo di digiunare, quando lo Sposo sarà loro tolto (cfr. Mt 9, 15). I discepoli di Cristo sanno che l’unica cosa che può separarli dallo Sposo, Cristo stesso, è il peccato. Il digiuno è un’arma indispensabile per tornare al Signore.

 Queste due dimensioni fondamentali del digiuno secondo Gesù sono state pienamente assunte dalla Chiesa, sia nella pratica comunitaria, sia per l’ascesi personale. La Quaresima e la Pasqua rappresentano i momenti più significativi della Chiesa per comprendere il ritmo del digiuno cristiano.

 La Quaresima è tempo di astinenza e digiuno, perché il popolo di Dio pellegrino in questo mondo diventi consapevole della propria lontananza dal Signore, si converta e torni a Lui. A Pasqua, nella cinquantina pasquale e tutte le domeniche invece non si digiuna, perché lo Sposo è con noi, ha vinto definitivamente la morte e ci dona la sua vittoria. Chi ci separerà dall’amore di Cristo?

Lo scopo fondamentale del digiuno e dell’astinenza è dunque mettere in luce gli atteggiamenti profondi che ci separano dallo Sposo e che ordinariamente ci sfuggono, perché siamo troppo immersi nella superficialità delle preoccupazioni quotidiane oppure perché preferiamo non guardare gli aspetti più oscuri della nostra esistenza, la radice dei nostri peccati.

L’inno dei Vespri della Quaresima Audi benigne Conditor, attribuito a Gregorio Magno, ha una strofa dedicata al digiuno: Sic corpus extra conteri / dona per abstinentiam, / ieiunet ut mens sobria / a labe prorsum criminum. Ovvero: “Donaci di consumare esteriormente il corpo attraverso l’astinenza, in modo che la mente sobria digiuni completamente dal flagello dei peccati”. Il digiuno del corpo dona la sobrietà alla mente, la lucidità interiore necessaria per vincere il peccato. Infatti la Chiesa raccomanda di accompagnare il digiuno con l’elemosina e la preghiera.

Umiliando la prepotenza dell’impulso della fame, assumiamo volontariamente il disagio di sopportare un poco di fame e chiediamo la luce al Signore per vedere le trappole che il Maligno tende alla nostra vita, disponendoci ad accogliere umilmente la grazia di Dio. L’astenersi dai cibi, infatti, è l’atto contrario rispetto all’arroganza di Adamo ed Eva che cadono nella trappola del mangiare non per fame, ma per superbia.

Da quanto detto, si comprende che il digiuno dei discepoli di Cristo non esprime affatto un disprezzo per il corpo e le sue esigenze; ma, al contrario, ne riconosce l’importanza, secondo la logica dell’Incarnazione. È il corpo che viene in soccorso allo spirito, aiutando la mente – come dice l’inno di Quaresima – a recuperare la sobrietà, ovvero la giusta distanza dalle preoccupazioni e dai legami di questo mondo, per tornare al Signore. È dunque una terapia efficace per i mali del nostro tempo, compresi i disagi alimentari.

Infatti il digiuno, legato alla virtù dell’umiltà, si pratica in obbedienza alla Chiesa e al padre spirituale, suppone perciò una disciplina, altrimenti non vale nulla. I disagi alimentari invece sono espressione di una assoluta mancanza di disciplina e dipendono da un profondo disprezzo per il proprio corpo. Sono conseguenza del tentativo di modificare la propria immagine in ossequio ai modelli astratti, allucinanti, delle mode anoressiche, lontanissimi dal corpo reale.

Nel caso dell’obesità, invece, si tratta della rinuncia a ogni attenzione per la salute e per il corpo, cedendo a una sorta di disperazione, proprio perché certi modelli appaiono irraggiungibili. Un amore sconsiderato di sé porta alla distruzione di sé. Il digiuno cristiano al contrario ha la sua ragion d’essere nell’amore a Cristo, allo Sposo, ed è mosso dalla gratitudine per tutti i doni di Dio, corpo compreso, così com’è. Sia mangiando, sia digiunando, possiamo amare con tutto ciò che abbiamo, spirito anima e corpo, il Signore Gesù e ritrovare così noi stessi, immagine Sua, come il prossimo, nostro fratello.

- don Antonio Grappone - ZENIT -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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