ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 12/03/2012

PRESA A MARTELLATE E UCCISA DAL MARITO MOHAMED PERCHE' VOLEVA DIVENTARE CRISTIANA

Post n°6863 pubblicato il 12 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Hina Salem, Sanaa Dafani, Begum Shnez e ora Rachida Radi, tutte uccise perché volevano semplicemente essere se stesse. Colpevoli di volere un fidanzato italiano, colpevoli di volere vivere "all'occidentale", colpevoli di togliersi il velo, colpevoli di lasciare il marito. L'ultima vittima in ordine di tempo è Rachida Razi, 35 anni, marocchina, che lo scorso 19 novembre, a Brescello in provincia di Reggio Emilia, è stata presa a martellate e uccisa dal marito, Mohamed al-Aryani.

Rachida aveva deciso di separarsi dal marito che già in passato aveva denunciato per maltrattamenti. Rachida aveva anche iniziato a frequentare la parrocchia, dove per arrotondare faceva qualche lavoretto, ma dove soprattutto incontrava persone, incontrava il mondo esterno. Rachida si era tolta il velo, voleva imparare l'italiano e a detta dei volontari che lavorano in parrocchia aveva anche iniziato un "percorso verso una nuova vita", una nuova fede.

In poche parole è stata brutalmente uccisa l'ennesima donna che voleva integrarsi nel paese che l'aveva accolta. Non è il primo cittadino marocchino che si avvicina alla nostra fede. L'islam popolare marocchino, con una forte devozione dei santi, è forse il più vicino alla spiritualità cristiana. Purtroppo, l'avvicinamento al cristianesimo, per non parlare della conversione da parte di un musulmano ha sempre il risvolto tragico: la condanna a morte.


Se il Corano non è esplicito nella pena, le raccolte di detti di Maometto sono molto chiare. Nella raccolta di Bukhari (52, 260) che è considerata una raccolta di hadith puri e quindi è una delle fonti del diritto islamico. Sempre in Bukhari leggiamo: "L'Inviato di Dio non ha mai ucciso se non innanzi a una delle tre seguenti situazioni: 1. Una persona che ne aveva uccisa un'altra ingiustamente, fu uccisa; 2. Una persona sposata che ha commesso adulterio; 3. Un uomo che ha combattuto contro Dio e il Suo Inviato e che ha rinnegato l'islam per diventare un apostata" (83,37); "Chiunque apostati l'islam, uccidetelo" (84, 57); "Un uomo che abbraccia l'islam e che dopo ritorna all'ebraismo deve essere ucciso secondo il giudizio di Dio e del Suo Inviato" (89, 271); "L'Inviato di Dio ha detto: 'Negli ultimi giorni ci saranno dei giovani stupidi che parleranno bene, ma la cui fede non uscirà dal cuore e lasceranno la religione come una freccia che sbaglia mira. Allora ovunque li troviate, uccideteli, perché chiunque li uccide riceverà la giusta ricompensa nel Giorno del giudizio" (84, 64-65).

Non a caso già nel 2007 a Vigevano in provincia di Pavia un marocchino convertito che aveva esposto la bandiera del Vaticano per accogliere il Pontefice era stato preso a sassate da un gruppo di egiziani. Nel 2009 Mohamed Echamali, 29 anni, raccontava la sua angoscia quotidiana in carcere, in quanto convertito e chiedeva disperatamente aiuto: "Adesso mi trovo nel carcere di Aosta ma fra pochi giorni sarò trasferito perché non posso più stare qui: i detenuti connazionali mi hanno picchiato con rabbia soltanto perché vado in chiesa e non ho fatto il Ramadan come tutti loro".

Sempre nel 2009 Said Bouidra, un giovane di 22 anni immigrato dal Marocco, che voleva convertirsi al cattolicesimo si è impiccato a Civitavecchia. Il giovane stava vivendo un dramma personale in quanto era fortemente osteggiato dalla famiglia che era contraria alla sua conversione e già erano ricorsi a minacce e a percosse fisiche. Ci sono poi casi di conversioni, inizialmente tormentate, ma aiutate da un marito e da una cerchia di amici italiani. E' il caso di Rachida Kharraz che nel 2009 decide di battezzarsi pubblicamente, con l'orgoglio e la convinzione di chi è forte della propria fede e, come dice lei, con la forza della protezione della Madonna che sin da piccola sognava. Purtroppo a Rachida Radi un allontanamento dal marito e un avvicinamento alla parrocchia sono costati la vita.

E' inaccettabile, insopportabile che questo accada in Italia, in Europa e che tutti noi ci risvegliamo solo innanzi a un atroce omicidio. Ogni volta si condanna, ma nulla cambia. Lo Stato dovrebbe prendere delle misure severe, nette al fine di evitare queste tragedie. Le donne immigrate sono le principali vittime. Bisognerebbe monitorare più attentamente le denunce sporte alla polizia e ai carabinieri, non trascurare nulla perché le donne immigrate non sono donne di seconda categoria. Bisognerebbe coinvolgerle sempre più nella vita quotidiana con corsi di lingua italiana, nel percorso scolastico dei figli obbligandole a recarsi ai colloqui con gli insegnanti, bisognerebbe sensibilizzare insegnanti, medici e istituzioni affinché denuncino casi sospetti laddove la donna non abbia il coraggio di ammettere una violenza.

Solo Rachida sa cosa serbava in cuore, ma l'ipotesi di un'eventuale conversione diventa plausibile nel momento in cui nessuno della sua famiglia abbia ancora reclamato la salma accresce il sospetto che la donna stesse davvero iniziando un percorso di fede nuovo.
Non è ammissibile il delitto d'onore, non è ammissibile la condanna a morte per apostasia, non è soprattutto ammissibile che tutto questo accada in Italia. Bisognerebbe prevedere una modifica del codice penale, ovvero introdurre l'aggravante per i reati commessi per ragioni o consuetudini etniche, religiose o culturali. Bisognerebbe fare in modo che nessuno possa essere privato della vita in nome della libertà né tantomeno in nome della religione.

Bisognerebbe avviare un progetto a livello nazionale che protegga queste donne, che le faccia sentire al sicuro, affinché abbiano il coraggio di uscire allo scoperto, di denunciare e di vivere. Bisognerebbe avviare dei programmi di formazione che insegnino agli uomini immigrati che l'onore non si difende con l'omicidio, che non c'è giustificazione alcuna, né religiosa né culturale, alla morte.
Bisognerebbe iniziare a punire severamente, senza alcuna attenuante culturale, non solo chiunque uccide, ma chiunque minacci, maltratti la propria moglie, la propria figlia, la propria sorella. Bisognerebbe prevedere una pena per chiunque minacci di morte un uomo o una donna perché ha intenzione di cambiare religione. E' giunto il momento di dimostrare che l'Italia non vuole più lo spargimento di altro sangue innocente né le nuove catacombe per i convertiti dall'islam.
 
Fonte: Corrispondenza Romana - di Valentina Colombo - fattisentire.org -

 
 
 

PER IL FAMILY 2012 NASCE IL FONDO ACCOGLIENZA FAMIGLIE NEL MONDO

Post n°6862 pubblicato il 12 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Aiuta una famiglia non italiana a mettersi in cammino verso Milano. Aiutaci a non escludere nessuno. Non negare un’esperienza di gioia e appartenenza a una famiglia in difficoltà. Succede se lo vuoi”: questo è l’invito slogan con cui è nato il ‘Fondo accoglienza Famiglie dal mondo’, gestito dalla Fondazione Milano Famiglie 2012, per consentire a chi è in difficoltà di partecipare alla grande festa delle famiglie che si svolgerà nel capoluogo lombardo dal 30 maggio al 3 giugno e che culminerà con l’arrivo di Papa Benedetto XVI. Infatti a 20 giorni dalla chiusura delle iscrizioni, sono 73 i paesi di provenienza delle famiglie che si sono già registrare. C’è chi si sta mettendo in viaggio da Haiti, dallo Zimbabwe, dalla Malesia. Paesi in cui la stragrande maggioranza della popolazione non è mai uscita dal proprio paese o non può certo permettersi un volo intercontinentale lungo e dispendioso. Affinché il VII Incontro mondiale delle Famiglie sia un’occasione aperta a tutti, la Fondazione Milano Famiglie 2012 ha scelto di lanciare un appello alla solidarietà e ha costituto il ‘Fondo accoglienza Famiglie dal mondo’. I versamenti vanno effettuati sul seguente conto corrente: IT16Q0306901629100000014189. Causale: Gemellaggi for Family 2012.

Le risorse raccolte saranno gestite dalla Fondazione Milano Famiglie 2012 e destinate alla copertura delle spese di viaggio dei pellegrini in condizioni di difficoltà, provenienti dai paesi poveri, indicati dai missionari o dagli esponenti delle chiese locali che certificheranno il loro stato di bisogno. I responsabili della Fondazione Milano Famiglie 2012 hanno ben spiegato i motivi: L’Incontro Mondiale, fedele alla sua vocazione di internazionalità, di apertura e di accoglienza verso nuclei famigliari anche lontani, non vuole essere una promessa di gioia solo per chi può permettersi di partire, bensì un'esperienza di condivisione che deve essere accessibile a tutti. Quelle famiglie che, in ristrettezze economiche, non possono affrontare, pur desiderandolo, il costo del viaggio per aprirsi all'esperienza dell'incontro con il Papa o non possono permettersi di far partecipare tutti i membri, devono poter essere ascoltate, portare a Milano la propria storia, condividere le proprie difficoltà”.

Inoltre nei giorni scorsi è stato effettuato il ‘restyling’ del sito www.family2012.com, online in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco: facilità di navigazione, evidenza delle informazioni, rilevanza dei contenuti. In questi ultimi mesi che ci separano dal VII Incontro mondiale delle famiglie sono ora direttamente a portata di click dalla homepage le notizie di primo piano, le catechesi, diversi spunti di riflessione, la sezione iscrizioni, le informazioni tecniche, il calendario degli eventi preparatori. Lo stesso vale per le sezioni dedicate ai diversi ambiti dell’Incontro: gli eventi con Benedetto XVI, la Fiera della famiglia, il Congresso internazionale, l’accoglienza, il volontariato: “Si tratta di sezioni in continuo ampliamento, arricchite ogni giorno dei dettagli che, con l’avvicinamento all’evento, diventano importanti per le Famiglie che si stanno mettendo in viaggio verso Milano”.

In effetti dall’apertura, nel settembre 2010, il sito ha registrato 315.996 visite. I visitatori sono in crescita continua: dal 1° gennaio 2012 ad oggi family2012.com ha registrato 160.275 visite e 572.741 visualizzazioni di pagina, assestandosi stabilmente sopra le 15 mila visite settimanali e superando, nell’ultima settimana, le 21.500. I visitatori più numerosi dall’Italia, seguita da Spagna, Francia, Messico, Brasile, Usa, Portogallo, Argentina, Germania, Svizzera. Inoltre nei giorni dell’incontro mondiale delle famiglie si terrà anche la Fiera internazionale della famiglia, evento inedito che guarda all’Europa e al mondo: una galassia di appuntamenti, presentazioni, testimonianze; ed uno spazio per imprese, associazioni, enti del mondo ecclesiale e civile.

Il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ha spiegato l’evento: “Credo che Fiera Internazionale della Famiglia sia un’iniziativa molto opportuna perché oggi sono importanti come sempre i discorsi, le conferenze, le tavole rotonde, i dibattiti, ma la gente vuole soprattutto vedere. Presentare esperienze concrete, in cui le famiglie sono protagoniste, è importante perché l’esperienza concreta fa vedere intanto la bellezza di talune iniziative e anche cosa è possibile fare”.

Ecco perché il VII Incontro mondiale delle famiglie non è solo un momento di riflessione teologica e sociale, ma l’occasione per conoscere storie e percorsi di vita di persone provenienti da tutto il mondo, come ha precisato Roberto Zucchetti, responsabile di Italia Famiglie per l’accoglienza, associazione che collabora nell’organizzazione dell’ospitalità: “Quelle dal 29 maggio al 3 giugno saranno giornate speciali per vivere fino in fondo il senso dell’ospitalità rendendosi disponibili a dedicare, se lo si desidera, un po’ di spazio in casa per accogliere le famiglie provenienti dall’Italia e dal mondo”.

- www.korazym.org -

 
 
 

STATI UNITI, SOSPESO IL PRETE CHE AVEVA NEGATO LA COMUNIONE AD UNA LESBICA DI FEDE BUDDISTA

Post n°6861 pubblicato il 12 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L’arcidiocesi di Washington lo colloca in congedo per il suo comportamento intimidatorio. Ma secondo l’agenzia dei vescovi statunitensi la donna, in realtà, sarebbe buddista

Sospeso. O meglio, come recita la fredda prosa del burocratese ecclesiastico, «collocato in congedo amministrativo» fino a quando le indagini non saranno completate e la confusione generatasi nella parrocchia a causa del suo «comportamento intimidatorio» non sarà rientrata.

È appeso a queste poche righe vergate da Monsignor Barry C. Knestout, vicario generale dell’Arcidiocesi di Washington, il destino di padre Marcel Guarnizo, il vicario parrocchiale della parrocchia di San Giovanni Neumann (Gaithersbur, in Maryland) che il 25 febbraio scorso ha negato la comunione a una lesbica durante i funerali della madre della donna.

Quando Barbara Johnson, all’esequie della madre, si è avvicinata al sacerdote per ricevere l’Eucarestia, ha visto il religioso coprire la ciotola contenente le ostie e si sarebbe sentita rivolgere queste parole: «Non posso darle la comunione perché lei vive con una donna e questo, secondo quanto insegna la Chiesa, è peccato». Prima della cerimonia, la Johnson aveva presentato la sua partner al celebrante.

A pochi giorni dall’approvazione della normativa che legalizza il matrimonio omosessuale nello stato del Maryland (provvedimento che entrerà in vigore nel 2013), la vicenda ha suscitato un certo clamore sui giornali e sul web. La donna, un’artista 51enne, ha ricevuto le scuse dell’Arcidiocesi, scuse nelle quali si faceva riferimento alla mancanza di «gentilezza» e di «sensibilità pastorale» da parte del prete. Ma non è bastato. Secondo quanto riferito dall’Associated Press, Barbara Johnson ha chiesto il “licenziamento” del sacerdote dichiarando: «Solo così in futuro non avrà la possibilità di infliggere un dolore così grande ad altre famiglie…». E lo scorso 9 marzo il Washington Post ha pubblicato la lettera dell’Arcidiocesi con cui padre Guarnizo, cresciuto in Nord Virgina e con un  ministero trascorso in gran parte fra la Russia e l’Europa Orientale, è stato sospeso.

In una prima nota diffusa dall’Arcidiocesi dopo il fatto si leggeva: «Quando sorgono dubbi sull’opportunità che una persona riceva o no la comunione, la nostra politica non è quella di rimproverare pubblicamente la persona. Le questioni riguardanti l’idoneità di un fedele a ricevere l’Eucarestia devono essere affrontate dal sacerdote in sede privata». La nota ricordava però anche come che riceve la comunione debba essere in “stato di grazia”.  «Se una persona è consapevole di aver commesso un peccato grave, non può ricevere la comunione prima di essersi confessato e riconciliato».

Intanto molti blogger locali, anche cattolici, hanno dato il via a una campagna di boicottaggio nei confronti delle donazioni a favore dell’arcidiocesi di Washington. Non è finita. In queste ore, infatti, la Catholic News Agency, l’agenzia dei vescovi americani, scrive che in realtà Barbara Johnson sarebbe buddista. «Nel sito internet della scuola d’arte da lei fondata – osserva la Cna – si legge che quell’istituto si ispira alla filosofia buddista. Anche in un recente articolo – prosegue l’agenzia – pubblicato on line per il programma di un master alla Kutzown University la donna si è identificata come buddista». La storia, con ogni probabilità, è destinata a continuare.

- Mauro Pianta - vaticaninsider.lastampa.it -

 
 
 

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA (HA GENERATO) MOSTRI

Post n°6860 pubblicato il 12 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“El sueño de la razón produce monstruos”. (Francisco Goya, 1797)

Questo articolo è pro ed è anche contro. E’ contro l’idea che ogni capriccio debba essere soddisfatto, e subito, costi quel che costi. E’ contro l’idea che ciò che istintivamente vogliamo debba diventare legge. E’ contro l’idea tanto bipartisan, oggi, e politicamente corretta, “io non lo farei mai, ma, gli altri, liberi di fare ciò che credono”. E’ contro ciò che è contro natura. E’ contro un’umanità che, andando contro natura, sta abdicando a se stessa. E’ contro chi spegne la ragione, o l’accende ad intermittenza, quand’è utile per arrabattarsi ad argomentare la legittimità delle proprie voglie. E’ contro chi, in barba ad Ippocrate e alla deontologia, non usa la medicina: ne abusa. E’ contro l’indifferenza e l’ignavia di chi sa, ma volta la faccia dall’altra parte perché crede che la questione non lo riguardi.
Questo articolo è, però, anche “pro”. E’ dalla parte dei bambini. Dalla parte della natura. Dalla parte di ciò che rende umano l’uomo e lo distingue dalle bestie. Dalla parte della ragione.
Avverto: questo pezzo va seguito lentamente, perché racconta di uomini e donne che, più passa il tempo più amano complicarsi la vita. E complicarla.
Storia uno, la più recente. Un trans, in Gran Bretagna, ha partorito una figlia. Lo racconta il suo ex fidanzato, Jason, 24 anni, che non era pronto a fare il genitore ed ha lasciato il compagno (compagna?) quando ha saputo che era incinta (incinto?). Il “mammo”, nato donna, durante l’intervento per il cambio di sesso non si è fatta (fatto?) rimuovere l’utero. Le iniezioni di testosterone non gli (le?) hanno impedito di rimanere incinta e a quel punto Jason, futuro padre, ha deciso di troncare il rapporto perché – così ha detto nel corso di una recentissima intervista al Sun on Sunday – essendo omosessuale cominciava a sentire di essere nel rapporto sbagliato.
Quando la bambina sarà in grado di comprendere ciò che vede, troverà davanti a sé un uomo che si fa chiamare papà, ma che, del suo, per farla nascere, non ha messo gli spermatozoi ma l’utero, ed è dunque, in realtà, la sua mamma.
Storia due. Nel 2010 anche Scott Moore ha avuto un figlio. Era legalmente sposato con Thomas. Nati come Jessica e Laura, i due si erano conosciuti in un gruppo transgender. Thomas (ex Laura) aveva già due figli, nati da una partner precedente (che aveva ricevuto il seme da non si sa chi). Scott (ex Jessica) ha mantenuto gli organi femminili (melius abundare…), Thomas, invece, ha subito un’isterectomia, e così, quando si son detti: “un figlio, perché no?”, Scott è stato inseminato da un amico.
Ricapitolando: i primi due figli della coppia hanno, come adulti di riferimento, una madre (nata e rimasta donna), nessun padre naturale maschio di cui sia loro nota l’identità, ma, in compenso, due padri acquisiti (ex donne); il terzo (terza?) nato (nata?), ora in grado di comprendere ciò che vedono i suoi occhi, si trova di fronte due maschi (che erano due donne. Glielo diranno? Non glielo diranno?) che, per le scelte di campo (e di sesso) si fanno chiamare papà. Papà uno e papà due, forse. E però uno dei due, Scott, è anche la sua mamma, perché l’ha dato (data?) alla luce. E però chissà come lo chiama, la creatura, il padre naturale (che sarebbe poi il padre vero, che ha inseminato il padre/madre, ma che è solo un amico di famiglia…). “Zio X”? “Papà tre” (anche se, volendo cavillare, sarebbe più corretto dire “papà uno” e gli altri, automaticamente, retrocederebbero di grado…)? Boh!
Terza storia. 2008. Siamo nell’Oregon. Thomas Beatie, ex donna ma uomo da anni, è sposato con Nancy. La moglie non può avere figli. Lui, quand’era una “lei”, si era fatta rimuovere il seno, ma non la vagina. Quando si sposa, scoprono che lei (Nancy) non può avere figli. Non c’è problema. Ci penso io, dice lui (che è rimasto anche un po’ la lei che era). Si recano alla banca del seme, acquistano delle fialette per l’inseminazione domestica e… via. Dal 2008, due figli, che hanno davanti a sé una donna che chiamano mamma, ma non li ha partoriti, un uomo (ex donna) che chiamano papà, ma che li ha avuti in grembo nove mesi e li ha partoriti, e sarebbe dunque la loro vera mamma, e, da qualche parte del mondo, un padre naturale che non conosceranno mai,.
Questa la realtà, che supera di gran lunga la fantasia e non ha bisogno di commenti perché parla (anzi, straparla) da sé.
L’avevo scritto, all’inizio: questo articolo è anche “pro”, ma affinché sia “pro” è necessario che, contemporaneamente, sia “contro”. Per continuare a stare dalla parte dei bambini e della natura; per difendere ciò che rende umano l’uomo e lo distingue dalle bestie; per fare in modo che la ragione non vada in catalessi (perché ha scritto bene Goya: “il sonno della ragione genera mostri”) occorre che tutti siamo vigili, e che, giorno e notte, senza interruzione, le lucerne restino accese. Ma ci vuole anche chiarezza di giudizio e il coraggio di dire, in tutte le sedi possibili e con forza, argomentandoli, i “no” che servono. Senza tentennamenti.
Mai come in questo caso, mai come nell’epoca travagliata in cui viviamo, chi tace acconsente.

Saro Luisella - culturacattolica.it -

 
 
 

L'ABORTO E L'INFANTICIDIO: LA RISCOPERTA DEL PENDIO SCIVOLOSO

Post n°6859 pubblicato il 12 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Quando io uso una parola - disse Humpty Dumpty in tono piuttosto sprezzante - essa significa solo ciò che io voglio che significhi. Né più né meno”.

Sebbene questa citazione da Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, di Lewis Carroll, sia tratta da una fiction narrativa, è molto adatta per descrivere l’articolo pubblicato il 23 febbraio sul Journal of Medical Ethics dal titolo L’aborto dopo la nascita: perché il bambino dovrebbe vivere?.

Gli autori, Alberto Giubilini e Francesca Minerva, studiosi di base a Melbourne, in Australia, sostengono che “ciò che noi chiamiamo ‘l’aborto dopo la nascita’ (l’uccisione di un neonato) dovrebbe essere consentito in tutti i casi in cui lo è l’aborto, anche nei casi in cui il neonato non è handicappato”.

L’aborto è consentito di regola quando il feto è affetto da qualche tipo di malformazione o malattia, o persino per ragioni economiche, sociali e psicologiche, hanno dichiarato. E in Olanda, secondo il Protocollo di Groningen del 2002, i neonati che hanno una “prognosi senza speranza” possono essere uccisi.

Invece della terminologia, universalmente accettata, di infanticidio per descrivere tale procedura hanno adottato il neologismo “dopo la nascita”.

“Lo stato morale di un bambino è equivalente a quello di un feto, nel senso che ad entrambi mancano quelle proprietà che giustificano l’attribuzione di un diritto alla vita ad un individuo”, hanno proclamato gli autori.

Essi non ha posto alcun limite su quanto tempo dopo la nascita il cosiddetto “aborto” dovrebbe essere consentito, salvo notare che normalmente qualsiasi tipo di disabilità viene scoperto nel giro di pochi giorni. Quando la giustificazione è per motivi non medici, gli autori hanno omesso anche qualsiasi periodo di tempo, dicendo che dipendeva solo dallo sviluppo neurologico dei neonati.

Discussione ragionevole

Non desta sorpresa che l’articolo di Giubilini e Minerva, abbia suscitato molte critiche. In risposta, l’editore del Journal of Medical Ethics, Julian Savulescu, ha scritto il 20 febbraio nel blog della rivista che non era inquietante la loro proposta di aggiungere “dopo la nascita” ma lo erano le reazioni ostili a ciò che ha definito “qualsiasi genere di discussione ragionevole”.

In una lettera aperta, pubblicata il 2 marzo sul sito web della rivista, gli autori dell’articolo si sono dichiarati stupiti per le reazioni ostili, dicendo che “doveva essere un puro esercizio di logica”.

La loro tattica di descrivere l’articolo come un esercizio intellettuale è stata anticipata da Bill Muehlenberg in un articolo pubblicato il giorno prima sul sito web australiano Line Opinion.

“Nei decenni precedenti all’Olocausto, ci sono state molte prese di posizioni accademiche e pronunciamenti, che hanno spianato la strada a quello che Hitler e i nazisti hanno fatto”, ha affermato.

“Utilizzare l’aula scolastica e le riviste accademiche per difendere il caso, con freddezza e con calma, di uccidere bambini non è indice di professionalità e di progresso - ha spiegato -. È un segno di barbarie e di regresso”.

Le idee hanno conseguenze, ha affermato, a sua volta, Trevor Stammers in un articolo pubblicato il 5 marzo sul sito Mercator Net.

“Per dirlo con parole semplici, ogni rivoluzione sociale inizia con un’idea e le idee di Giubilini e di Minerva non sono un’eccezione e hanno rilevanza al di là del mondo accademico”, ha detto.

Come genitore di un bambino con la sindrome di Down, i loro argomenti mi nauseano, ha dichiarato David Warren, scrivendo nell’edizione del 2 marzo del quotidiano canadese The Ottawa Citizen.

È vero, ha ammesso, che altri, come il bioeticista Peter Singer, hanno già sostenuto l’infanticidio. D’altronde, ha spiegato, Singer difende anche l’accettazione della bestialità.
Uccidere bambini e andare a letto con le scimmie: per la cricca etica è OK: è il titolo dell’articolo di Rod Liddle sul Sunday Times dello scorso weekend.

Descrivendo l’articolo come la resa imperfetta di Peter Singer, Liddle l’ha ridicolizzato, dicendo che mancava non solo di senso comune ma ogni logica.

In Scotland on Sunday, il commentatore Gerald Warner ha osservato che “il luogo più pericoloso sulla terra per un bambino scozzese è il grembo materno. Nel 2010, la mortalità infantile ha provocato la morte di 218 bambini; l’aborto ne ha ucciso 12.826”.

Nichilismo etico

Mentre la promozione dell’“aborto dopo la nascita” potrebbe essere un buon esempio di quello che ha definito “nichilismo etico”, Warner ha osservato che gli autori hanno fatto un favore alla causa pro-vita. “Abbandonano gli eufemismi subdoli, le bugie e le imposture anti-scientifiche della lobby pro-aborto e chiamano la spada una spada”, ha affermato.

Sull’australiano Daily Telegraph, Andrew Bolt ha scritto: “In effetti, non c’è un confine netto, una volta che hai cancellato la linea assoluta nella sabbia: non uccidere il bambino nel grembo materno”.

Il pendio scivoloso esiste, ha sostenuto, e questo caso dimostra quanto può diventare scivoloso.

Il 7 marzo, Barney Zwartz, editorialista religioso del quotidiano Age di Melbourne (Australia) ha scritto che un passo fatale è stato compiuto nel corso del dibattito sulla vita in cui il concetto di “qualità della vita” ha sostituito quello di “valore della vita” in tali discussioni.

Anche il padre di un bambino con Down, ha detto: “Non è in alcun modo una giustificazione rivendicare che si sta seguendo una logica. La logica è un mezzo, la cui utilità dipende dalle premesse con le quali funziona; non è un bene in sé”.

Questi fermi principi morali sono tacciati di essere “troppo rigidi”. L’episodio qui citato dimostra cosa diventa l’essere “flessibile”, quando si ha a che fare con i principi morali fondamentali.

[Traduzione dall'inglese a cura di Paul De Maeyer] - di Padre John Flynn, LC - ZENIT
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APOLOGIA DEL CATTOLICO SENZA AGGETTIVI: PER EVITARE CHE VADA DA UN'ALTRA PARTE E DIVENTI UN "CATTOLICO ADULTO"

Post n°6858 pubblicato il 12 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Cattolicone", "supercattolico", addirittura "cattolico talebano". Se ne sente di ogni tipo, e soprattutto di ogni genere se ne legge sui nostri media, quelli che se la notizia non c’è la creano, quelli che la via più breve tra una persona è una cultura è un’etichetta contundente, quelli che fingendo d’informare sformano.

Il "cattolico con l’aggettivo" lo usano per mettere alla berlina quel fedele che, magari persino in politica - horribile auditu -, sa che vi sono princìpi non negoziabili cui appunto non si può rinunciare nemmeno se, per paradosso, lo si volesse; sa che quel che insegna il Magistero è irrinunciabile; sa che la verità o tutta o niente. "Cattolico d’altri tempi", "cattolico démodé", "cattolico integralista": perché, qualcuno pensa che si possa restare davvero cattolici rinunziando ai pezzi sgraditi e imbarazzanti della verità cristiana? No, di certo. Un "cattolico a metà" (o anche meno) non viene del resto preso sul serio nemmeno dagli anticattolici, che per tipi così non sprecano una goccia d’inchiostro.

Volendo infatti intervenire sul cattolico a gamba tesa, dire solamente "cattolico" non basta. È disadorno, essenziale, troppo nudo. Non si riesce a fargli fare la figura del mostro sbattuto in prima pagina. E così scatta il concorso a chi la spara più grossa, a chi inventa gli abbinamenti più funambolici, a chi stupisce con gli effetti sonori più stravaganti. La caricaturizzazione, l’esagerazione e l’eccentricità servono prima per sgomentare, poi - una volta com-mossa la folla, come impongono le regole della rettòrica di Marco Fabio Quintiliano - per colpire. Vi era un tempo in cui bastava dire "cattolico", e quel gioco era fatto. Ma oggi, che tutto è noia, serve un supplemento di spiritosaggine.

Gli è però che talvolta in questo infido tranello ci cascano pure "i buoni", ci caschiamo anche noi che certamente siamo, se non altro, animati da intenzioni ben diverse da quelle degli "anti". Perché, nel nostro mondo insipidito e scolorito, anche a noi sembra, purtroppo, che dire solo "cattolico" non sia sufficiente. Dovendo difenderci dai "taglia-e-incolla", dai molti che (a sinistra e a destra) pensano di dover definire loro cosa vuol dire "cattolico", dai troppi che non sperano più che il nome - proprio, di persona - "cattolico" basti a salvare, ci affidiamo pure noi al tocco magico di una qualifica, all’effetto taumaturgico di un marchietto, alle virtù benefiche di un adesivo appiccicato sul grugno. Come se l’essere cattolico avesse necessità di essere definito, commentato, glossato. Sbagliamo tutti. Il mondo trabocca già di "cattolici fai-da-te" senza che vi sia il bisogno di altri cattolici a propria immagine e somiglianza. Quindi è ora di smetterla. Affinché questa parola sublime, "cattolico", profumata e saporosa, bella e ricca, smetta di essere uno spicciolo da scialacquare in quisquilie. Dire "cattolico" deve tornare a bastare. Dev’essere una carta d’identità e un biglietto da visita. Deve servire da solo, e smettere di mendicare ausili improponibili da altri.
Il cattolico e basta è un cattolico senza aggettivi. Il malcostume di aggettivare la pienezza della verità come se senza il nostro aiuto essa non bastasse, senza il nostro contributo deficitasse, senza il nostro intervento zoppicasse va lasciato volentieri a chi ha sempre qualcosa - un aggettivo - da frapporre tra sé e quelle pienezza che non ha bisogno di rabbocchi né di rincalzi. A quelli, cioè, abituati a lasciare che il Magistero infallibile della Chiesa - donde si è cattolici - vada da una parte mentre loro se ne vanno sereni da un'altra. Ricordate quei "cattolici" bisognosi di aggettivarsi con "adulti"?

di Marco Respinti - labussolaquotidiana.it -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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