ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 13/03/2012

COSA INTENDE GESU' PER IL PECCATO CONTRO LO SPIRITO SANTO

Post n°6868 pubblicato il 13 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Cosa intende Gesù per peccato contro lo Spirito Santo? Qual è il peccato contro lo Spirito santo? Nello specifico di cosa si tratta?

        1. L’autorevole commento della Bibbia di Gerusalemme annota a questo versetto: “L'uomo è scusabile se si inganna sulla dignità divina di Gesù, velata dalle umili apparenze del Figlio dell'uomo, ma non lo è se chiude gli occhi e il cuore alle opere evidenti dello Spirito. Negandole, egli rigetta la proposta suprema che Dio gli fa e si mette fuori della salvezza”.
        In altri termini la bestemmia contro lo Spirito Santo è quella di coloro, che non solo chiudono gli occhi davanti alle opere di Dio, ma le respingono ostinatamente, attribuendole al demonio, volendo così identificare lo Spirito Santo con lo spirito maligno, come facevano i farisei.

        2. “La bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonata”: vuol dire che difficilmente se ne otterrà il perdono non perché la potenza di Dio sia limitata o perché la Chiesa non abbia potere di rimetterla (è dogma di fede che la Chiesa può rimettere tutti i peccati senza alcuna eccezione) ma per la chiusura all’azione della grazia da parte di chi lo compie.
        Chi infatti attribuisce al diavolo le opere della bontà e della grazia di Dio, in certo modo fa di Dio un demonio, come dice S. Atanasio, e di più si mette a combattere contro quella stessa bontà che è la sorgente del dono della conversione del cuore e della penitenza.

        3. Il Catechismo Romano (del Concilio di Trento) scrive: “Quando occorrono nella S. Scrittura o nei Padri sentenze che sembrano affermare che per alcuni peccati non c’è remissione, bisogna intenderle nel senso che il loro perdono è oltremodo difficile. Come una malattia vien detta insanabile quando il malato respinge l’uso della medicina, così c’è una specie di peccato che non si rimette né si perdona perché rifugge dalla grazia di Dio, che è il rimedio suo proprio” (Catechismo Romano II, c. 5,19).
        Il Catechismo della Chiesa Cattolica (del Concilio Vaticano II) afferma: “La misericordia di Dio non conosce limiti, ma chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il pentimento, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo. Un tale indurimento può portare alla impenitenza finale e alla rovina eterna” (CCC 1864).
        Per questo S. Tommaso scriveva a questo proposito: “Questo non impedisce all’onnipotenza e alla misericordia di Dio di trovare la via del perdono e della guarigione che talora sana spiritualmente anche costoro in una maniera quasi prodigiosa” (S. Tommaso, Somma Teologica, II-II, 14, 3).

        4. Secondo la classificazione catechistica i peccati contro lo Spirito Santo, sono sei: l’impugnazione della verità conosciuta e l’invidia della grazia altrui, la disperazione della salvezza e la presunzione di salvarsi senza merito, l’ostinazione nel peccato e l’impenitenza finale.

        5. In generale si può dire che i peccati contro lo Spirito Santo manifestano la sistematica opposizione a qualunque influsso della grazia e questo comporta disprezzo e rifiuto di tutti gli aiuti offerti da Dio per la salvezza.
        Vengono detti contro lo Spirito Santo perché è attribuita allo Spirito Santo l’opera della conversione e della santificazione.

        6. Per san Tommaso i peccati contro lo Spirito Santo sono tanti quanti sono i modi di disprezzare l’aiuto di Dio per trattenere l’uomo dal peccato.
        Dice che le remore al peccato possono provenire da tre fonti: dal giudizio di Dio, dai suoi doni e dal parte del peccato stesso.
        Quando si oppongono al giudizio di Dio abbiamo i due peccati contro la speranza teologale: la disperazione della salvezza e la presunzione di salvarsi senza merito.
        Quando si oppongono alla conoscenza della verità rivelata e all’aiuto della grazia abbiamo l’impugnazione della verità conosciuta e l’invidia della grazia altrui.
        Quando non si considera la bruttezza del peccato e la brevità dell’esperienza presente abbiamo l’impenitenza finale (intesa nel senso di perdurare nel peccato fino alla morte) e l’ostinazione nel peccato (S. Tommaso, Somma Teologica, II-II, 14, 2).

P.Angelo Bellon op - [Innamorati di Maria]

 
 
 

IL RITORNO DELLA FIGURA DEL PADRE

Post n°6867 pubblicato il 13 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L'autorità paterna dopo l'ideologia del '68 e la proposta della Chiesa

Il Sessantotto è stato un movimento giovanile di contestazione globale e di opposizione radicale alla società borghese e capitalista, della quale furono rifiutati il sistema di valori, gli stili di vita e la figura del padre, inteso come il principale riferimento, reale e simbolico, dell’autorità.

Questo movimento ha provocato una rivoluzione culturale i cui effetti si fanno sentire nella società odierna, nella quale è diffusa, in larghi strati della popolazione, una visione atea e materialistica della vita.

Negli anni Settanta, movimenti studenteschi sorsero quasi contemporaneamente, oltre che in Italia, negli Stati Uniti, in Germania, in Francia, ma, mentre negli altri paesi la rivolta giovanile è stata di breve durata, in Italia si è protratta per un decennio e i suoi effetti perdurano ancora oggi.

Il centro della contestazione era l’Università e le azioni di protesta miravano a scardinare un elemento basilare del rapporto educativo: l’autorità.

La critica al concetto di autorità investì non soltanto l’Università nella figura del docente, ma anche e soprattutto la famiglia, la quale era considerata un’istituzione funzionale allo sviluppo del sistema capitalistico e allo sfruttamento della classe operaia da parte dei “padroni”.

Essa era ritenuta una “valvola di sfogo” nella quale potevano acquietarsi quelle tensioni di carattere psicologico-esistenziale, che invece avrebbero potuto essere convogliate nella lotta rivoluzionaria.

L’autorità nella famiglia era rappresentata dal padre, simbolo della legge e del divieto, e, in quanto tale, da contestare perché, come diceva uno slogan allora in auge, nel quale si riconobbe un’intera generazione di giovani: “è vietato vietare”.

I divieti, infatti, venivano considerati un impedimento all’esercizio della libertà e con essa all’espressione dei bisogni più profondi dell’individuo, repressi dalla società borghese, considerata repressiva.

Anche nei confronti della Chiesa la contestazione si rivolse in particolare alle autorità, quindi ai vescovi e soprattutto al Papa, il vicario di Cristo.

Gli effetti dell’ideologia sessantottina si fanno fortemente sentire oggi per quanto riguarda la demolizione progressiva del concetto di autorità, soprattutto paterna.

Per una certa cultura all’interno della famiglia il padre non rappresenta più l’autorità e spesso delega alla madre competenze che sono sue: di conseguenza i figli non lo vivono come una presenza autorevole che possa “farli crescere” come persone mature e responsabili.

Infatti, il termine “autorità” deriva dal latino auctoritas, che proviene, a sua volta da auctor, derivato di augere, che significa “far crescere”.

L’educatore è, essenzialmente, l’auctoritas che fa crescere il giovane favorendo la sua formazione intellettuale e morale e, se al padre tale autorità non viene riconosciuta, è impedita la sua attività di educatore e ostacolato il processo di maturazione dei figli, che necessitano di personalità autorevoli con cui confrontarsi (e anche scontrarsi), per sviluppare il pensiero critico e operare scelte responsabili.

La crisi della figura paterna comporta, necessariamente, la crisi della famiglia in quanto tale.

Da questa situazione si può uscire ascoltando gli insegnamenti della Chiesa, che presenta, come modello di padre, San Giuseppe e, come modelli di famiglia, la Famiglia di Nazareth, la quale ha vissuto pienamente la Parola di Dio (cfr. Ef 5, 21-32): Maria accoglie, ascolta, consola e San Giuseppe è l’autorità, che guida con amore la famiglia.

Il Papa ha recentemente valorizzato il ruolo del padre, presentando se stesso come un padre di famiglia. Rivolgendosi ai parrocchiani di San Giovanni Battista de la Salle, il Pontefice ha detto: “Innanzitutto vorrei dire, con tutto il mio cuore, grazie per questa accoglienza così cordiale, calorosa. Grazie al buon Parroco per le sue belle parole, grazie per questo spirito di familiarità che trovo. Siamo realmente famiglia di Dio e il fatto che vedete nel Papa anche il papà, è per me una cosa molto bella che mi incoraggia!” (Benedetto XVI, Visita pastorale alla Parrocchia romana di S. Giovanni Battista de la Salle al Torrino, 4 marzo 2012).

di Maurizio Moscone - ZENIT -

 
 
 

CHI HA PAURA DEI CRISTIANI UCCISI

Post n°6866 pubblicato il 13 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sul sito del mensile missionario gesuita Popoli, che peraltro pubblica spesso notizie e testi di grande interesse, è apparso un articolo a firma di Michele Ambrosini dal titolo «Quando la cristianofobia fa comodo» che, se da una parte riconosce la persecuzione e discriminazione dei cristiani come «problema noto e gravissimo», dall’altra denuncia le «vere e proprie truffe» da parte di chi manipolerebbe le cifre per raccogliere offerte o per ragioni politiche.

L’autore ha certamente la sua parte di ragione. Molti lettori avranno ricevuto la nuova versione delle famose «mail nigeriane» che un tempo promettevano guadagni mirabolanti a chi aiutasse funzionari della Nigeria a esportare capitali all’estero e oggi chiedono aiuto per famiglie più o meno immaginarie di cristiani perseguitati. Inutile dire che chi risponde alle mail finisce solo per trasferire fondi alla criminalità organizzata nigeriana. E non si tratta delle uniche truffe.

Tuttavia, l’autore esagera quando sembra mettere sullo stesso piano la truffa – che c’è – e quelle che in modo più nebuloso denuncia come speculazioni politiche. Alquanto ingeneroso appare l’attacco all’organizzazione protestante Open Doors, la cui azione a favore dei cristiani perseguitati ha ricevuto importanti riconoscimenti internazionali, da ultimo dal Consiglio d’Europa. Ambrosini scrive che Open Doors pubblica liste annuali dei Paesi dove le «persecuzioni dei cristiani sono più dure; scorrendo la lista però ci si rende conto che in diversi casi si tratta di Paesi con governi comunisti come la Corea del Nord, il Laos o Cuba, che non hanno come bersaglio il cristianesimo, ma la religione in generale». Ora, o le cifre di Open Doors sono vere – e non mi risulta che alcuno le abbia seriamente contestate – o sono false. Se sono vere, non so quanto aiuti i cristiani mandati a morire nei campi di concentramento della Corea del Nord sapere che il loro governo non ce l’ha tanto con il cristianesimo quanto con «la religione in generale».

Che Ambrosini abbia scritto il suo articolo un po’ frettolosamente risulta poi da questo passaggio, che mi riguarda direttamente: «Inoltre sono diversi i siti che riportano una stima, attribuita al fondatore del Cesnur Massimo Introvigne, secondo cui nel mondo lo scorso anno sarebbe stato ucciso a causa della fede un cristiano ogni 5 minuti, per un totale di più di 105mila morti l’anno. Tuttavia risulta difficile trovare sulla rete una spiegazione del metodo con cui è stata calcolata tale cifra, cifra che appare obiettivamente inverosimile».

Con tutto il rispetto dovuto alla rivista che lo ospita, non posso non rilevare che quello che appare «obiettivamente inverosimile» è che qualcuno si permetta tanto alla leggera frasi di questo genere. Ambrosini mi cita come «fondatore del Cesnur», che è il Centro Studi sulle Nuove Religioni. Avrebbe potuto citarmi anche come sociologo, redattore de La Bussola Quotidiana o padre di famiglia. Una brevissima ricerca via Google lo avrebbe indotto a precisare che ho citato quella statistica in una sede istituzionale, in un intervento del 3 giugno 2011 alla «Conference on the Christian-Jewish-Muslim Interfaith Dialogue» organizzata al Castello Reale di Gödöllo, presso Budapest, dalla Presidenza ungherese dell’Unione Europea cui partecipavo nella mia veste di Rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza e discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni, mandato che ho svolto dal 5 gennaio al 31 dicembre 2011.

Non risulta affatto «difficile trovare sulla rete» le fonti dei miei dati. Se Ambrosini fosse un lettore de La Bussola Quotidiana avrebbe potuto facilmente trovare un mio articolo in proposito dello scorso 8 giugno 2011. Naturalmente, nessuno è obbligato a leggere La Bussola Quotidiana. Poiché però Ambrosini afferma di conoscermi per la mia attività nel CESNUR, aprendo il relativo sito avrebbe trovato nella pagina di benvenuto il richiamo a un testo, pubblicato sia in italiano sia in inglese, «Cristiani uccisi nel mondo: uno ogni cinque minuti», che fornisce gli stessi dati e fonti. Se, usando Google, Ambrosini avesse poi incrociato le parole «Introvigne» e «cinque minuti» avrebbe trovato, come primo riferimento, lo stesso articolo. «Difficile trovare sulla rete»? Solo per chi non cerca.

Da tutte queste fonti Ambrosini avrebbe facilmente ricavato: (1) che la fonte delle mie statistiche è David B. Barrett (1927-2011), pacificamente riconosciuto come il maggiore esperto di statistica religiosa del secolo XX; (2) che nel monumentale volume scritto con il collaboratore Todd Johnson, «World Christian Trends AD 30 – AD 2200» (William Carey Library, Pasadena 2001), Barrett spiega con dovizia di particolari i criteri con cui calcola annualmente il numero dei martiri; (3) che Barrett nella sua rivista «International Bulletin of Missionary Research» ha continuato a pubblicare stime e proiezioni dei martiri cristiani, anno per anno; (4) che da una media di circa 160.000 martiri all’anno del primo decennio del XXI secolo la proiezione di Barrett indicava un dato migliore per il 2011, circa 100.000 cristiani uccisi per la loro fede; (5) che nel corso del 2011 altri autorevoli studiosi avevano indicato il dato come almeno lievemente sottostimato per difetto; (6) che, lievemente riapprezzando la proiezione di Barrett – dico lievemente, perché altri studiosi parlano di una cifra fra i 130.000 e i 170.000 – e immaginando 105.000 martiri all’anno, si arriva con una semplice divisione a un morto ogni cinque minuti.

Tutte cose molto semplici, e molto facili da capire. Senza volere assolutamente arrischiare un giudizio su Ambrosini, che non conosco, osservo che queste cifre danno talora fastidio non quanto alle vittime – le vittime sono sempre simpatiche – ma quando dalle vittime si passa a nominare i persecutori, i cui nomi magari fanno scattare antiche simpatie ideologiche (i regimi comunisti) o timori che qualcuno possa risentirsi e tagliarci il petrolio (il mondo islamico) o l’acquisto di buoni del tesoro di cui abbiamo tanto bisogno (la Cina). Tuttavia, questi 105.000 morti all’anno non sono vittime d’incidenti automobilistici né di terremoti. Qualcuno li ha uccisi. Dove c’è una vittima c’è un assassino. Chi non vuole nominare gli assassini non è veramente solidale con le vittime. E nel frattempo – se avete dedicato dieci minuti a leggere questo articolo – altri due cristiani sono stati uccisi da qualche parte del mondo. Perché la strage continua. Un morto ogni cinque minuti.

di Massimo Introvigne - labussolaquotidiana.it -

 
 
 

INDIA/ACQUA DALLA CROCE DI IRLA: INDIANO ATEO ACCUSA LA CHIESA DI "FABBRICARE" MIRACOLI PER SOLDI

Post n°6865 pubblicato il 13 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Dal 5 marzo gocce d’acqua sgorgano dai piedi del crocifisso, vicino a Nostra Signora di Velankanni (Mumbai). Una donna indù ha scoperto il presunto miracolo. Presidente dell’Indian Rationalist Association accusa la Chiesa di sfruttare le immagini sacre e il Papa di essere contro la scienza. Vescovo ausiliare di Mumbai: "Dichiarazioni frutto della sua stessa ignoranza. Chieda scusa".

"È giusto domandarsi se a Irla sia davvero accaduto un miracolo. È inammissibile accusare la Chiesa di creare eventi simili per ricavarci denaro". Così mons. Agnelo Gracias, vescovo ausiliare di Mumbai, commenta le dichiarazioni di Sanal Edamaruku, presidente dell'Indian Rationalist Association, sul presunto miracolo avvenuto vicino la chiesa di Nostra Signora di Velankanni, a Mumbai. La mattina del 5 marzo scorso, una donna indù si era recata alla croce di Irla per pregare, quando ha notato dell'acqua sgorgare ai piedi del crocifisso. Subito ha avvisato i vicini, e per giorni decine di persone di ogni religione sono andate a omaggiare l'evento sovrannaturale, pregando, facendo offerte e portando a casa un po' di quell'acqua.

A una televisione locale, il presidente dell'Indian Rationalist Association ha accusato la Chiesa di sfruttare il culto delle immagini; di aver "creato il miracolo" per guadagnarci dei soldi; infine, ha accusato il papa di essere contro la scienza. Edamaruku ha poi visitato di persona il sito, sostenendo che quell'acqua era un semplice "fenomeno di capillarità", spiegabile con elementari nozioni scientifiche. L'Association of Concerned Catholics (Aocc) ha denunciato l'uomo per le dichiarazioni infamanti contro la Chiesa e il Papa, chiedendo scuse ufficiali.

Ad AsiaNews p. Augustine Palett, sacerdote PIME (Pontificio istituto missioni estere) e parroco di Nostra Signora di Velankanni, ha commentato: "Qui è accaduto qualcosa che va oltre la nostra comprensione e che ha raccolto indù, musulmani e cristiani insieme, uniti nella preghiera. Le dichiarazioni di Sanal Edamaruku sono ingiustificate, infondate e false. La Chiesa non cerca guadagna soldi sulla devozione della gente. Le sue istituzioni servono senza sosta poveri ed emarginati, senza alcuna discriminazione di casta o credo, per costruire questa nazione".

In un comunicato ufficiale, il vescovo ausiliare di Mumbai ha sottolineato: "La Chiesa è sempre cauta nell'attribuire cause sovrannaturali a fenomeni fuori dall'ordinario. Per quanto possibile, essa cerca sempre di trovare delle spiegazioni 'scientifiche' a eventi simili. Non presta grande attenzione a fenomeni come questo, sebbene accetti la possibilità che Dio possa intervenire nella vita umana in modi 'straordinari': quelli che noi chiamiamo 'miracoli'".

Parlando delle accuse di Sanal Edamaruku, mons. Agnelo Gracias ha replicato punto per punto: "La Chiesa non sfrutta le immagini sacre, le onora. Rispettiamo e onoriamo le scritture di ogni religione non perché sono divine in sé per sé, ma per lo speciale significato che hanno per i fedeli di quella religione. Allo stesso modo, onoriamo la croce perché ci ricorda l'amore di Cristo, morto per noi. Il crocifisso di Irla non appartiene alla Chiesa, ed è stata una donna indù, non cattolica, a notare le gocce d'acqua". Infine, ha aggiunto, "il papa non ha nulla contro la scienza. Esistono eminenti scienziati e istituti cattolici, come la Pontificia accademia delle scienze. Credo che le dichiarazioni del nostro interlocutore siano semplice frutto della sua ignoranza".

- di Nirmala Carvalho - asianews.it .

 
 
 

IL MISTERO DEL FALEGNAME CHE HA CREDUTO TOTALMENTE

Post n°6864 pubblicato il 13 Marzo 2012 da diglilaverita
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San Giuseppe, il Padre che ha protetto Maria e accompagnato Gesù

La vocazione di San Giuseppe fu del tutto singolare e la sua vicenda terrena richiede forse qualche riflessione in più. Se ci atteniamo ai soli dati evangelici, se proviamo a rileggere le scarne notizie su di lui, trasmesseci dal Nuovo Testamento, ci accorgiamo, con vivo stupore, che stiamo inoltrandoci in un terreno aspro, ma fecondo e beato, dove amore, sofferenza, prove e illimitata fiducia in Dio si mescolano insieme e ci restituiscono una figura straordinaria, che ben merita la particolare considerazione tributatagli dai fedeli, fin dalle origini.

San Giuseppe, ormai accreditato come esemplare capofamiglia –tanto che il giorno della sua festa (19 marzo) è dedicato, appunto, a tutti i papà- in realtà dovette confrontarsi continuamente con il vero "Padre" per eccellenza, che ne ha segnato l’ esistenza, che si è intromesso continuamente nel suo cammino, sconvolgendo spesso i criteri comuni, i legittimi sogni e le abituali vie, proprie della nostra umanità.

Quale inaspettata vocazione attendeva quell’uomo, mite e buono; "giusto", come sobriamente annota il Vangelo di Matteo!

Lui, padre "putativo", ha dovuto fare i conti con la Volontà di un Padre infinitamente più grande, che gli ha posto improvvisamente innanzi l’esigenza di incarnare un amore purissimo, verginale, per la più bella e la più santa delle creature: l’Immacolata. Come se ciò non bastasse, fu addirittura chiamato dal Cielo a custodire il tesoro più prezioso, accogliendo, sotto il suo tetto -nella sua casa!- il Signore, il Dio degli eserciti.

Colui che ha creato i cieli con la sua Parola visse con lui, nella famigliarità di Nazareth, imparando a crescere e a diventare uomo attraverso i gesti e le parole di Maria Santissima e del suo Sposo, con il quale Gesù ha lavorato, come apprendista, nella bottega di carpentiere; assimilando i segreti di quell’arte e condividendo la fatica di ogni giorno, come qualunque operaio, in un mirabile scambio di ruoli – tra Creatore e creatura- per il quale l’Onnipotente si è messo umilmente alla scuola dei suoi cari.

È difficile cercare di comprendere che cosa abbia attraversato il cuore di Giuseppe nell’ora della prova, quando scorse i segni inequivocabili di una gravidanza inattesa. Tutto è riassunto in pochi e rapidi tratti, perfetti nella loro sobrietà:

mentre pensava a queste cose…

Mentre, nell’ora dell’angoscia, elevava la sua sofferta preghiera all’Altissimo, la luce di una sorprendente rivelazione consolava inaspettatamente il cuore. I disegni di Dio sono sempre imperscrutabili, inaccessibili le sue vie. Ci sono voluti Angeli e visioni notturne per provare a capirne qualcosa in più, per accedere, pur timidamente, al cuore del Mistero, che andava realizzandosi nel purissimo seno di Maria.

Senza arrendersi mai, quell’uomo buono si è rimesso sempre in marcia. Ha camminato verso Betlemme; con lo stupore di un bimbo ha inteso i Serafini esultare e i Pastori adorare suo figlio, in quella povera stalla. Ha percorso le vie dell’esilio, ha proseguito, per lunghi anni, a servire la sua Sposa e Gesù nella dimora di Nazareth, tra il lavoro, il sudore, la preghiera e i ritmi della vita quotidiana.

Con un amore che non ha eguali, a cui nessun anima potrà mai pervenire, ha protetto e venerato Maria Santissima, con una confidenza e intimità e, al tempo stesso, con una discrezione incomparabili.

Le vie di Dio Padre si sono intrecciate con la sua vita. Ha accettato tutto: di essere padre, senza aver generato suo figlio; di vedere Gesù preso dalle cose del Padre suo, in un rapporto esclusivo, che sovrastava qualunque altro legame.

Tutto ha accettato, senza gelosie, in silenzio, in un silenzio che impressiona, che quasi "scandalizza" per la sua fede illimitata, che ci fa piangere di tenerezza pensando alla sua totale e irrevocabile fiducia nel Signore.

Tutto ha offerto senza ripensamenti o rimorsi o cedimenti, perché quello era il volere di Jahvé, quella era la Volontà del Padre, di suo Padre, di cui lui ha avuto la impareggiabile grazia di rappresentare in terra l’immagine più credibile e amabile.

Con lui ripercorriamo i passi nella fede di chi ha posto la sua totale fiducia nell’Altissimo, non come passivo esecutore di comandi, ma con la piena coscienza e responsabilità di cooperare, da protagonista, a un progetto universale di salvezza, con lo stile sobrio e riservato di chi ama, lavora e opera in silenzio, sotto il solo sguardo di Dio.

Tutti abbiamo bisogno di un Padre così, in Cielo, ma anche sulla terra, e non soltanto per avere un riferimento rassicurante -che aiuti a superare i momenti di smarrimento e il vuoto della vita- quanto piuttosto per ritrovare continuamente il senso e la fragranza del nostro cammino, riscoprendo la bellezza delle nostre origini e lo splendore di un orizzonte di luce, che si apre dinanzi agli occhi.

Abbiamo bisogno dell’amore forte e senza riserve di chi ci ha generati alla esistenza, ma che sappia anche accompagnare i nostri passi, ridare vigore nella stanchezza, sdrammatizzare nei momenti della prova, indicare la strada. Abbiamo bisogno di padri che sappiano dialogare con i propri figli, anche se spesso è difficile guardarsi negli occhi, per quell’innato pudore che crea riservatezza e imbarazzo, ma che l’affetto aiuta a sciogliere e a far fiorire in un sorriso confidente.

Abbiamo bisogno di chi sappia sognare la vita con noi, magari complice delle nostre ingenue birichinate infantili o delle nostre fantasie adolescenziali, ma capace anche di ricondurci alla realtà e di aiutarci ad affrontare, con maturità e responsabilità, la fatica quotidiana. Non si è padri solo perché biologicamente genitori, ma in quanto si dona la vita ai propri figli momento per momento, attraverso il sacrificio quotidiano, il proprio esempio, il dialogo e la preghiera.

L’assenza dei genitori è una delle rovine più gravi della nostra epoca, che provoca profonde ferite nel cuore dei ragazzi. Presi dalle proprie occupazioni o vittime delle frequenti sciagure che investono le famiglie –incomprensioni, separazioni, divisioni- spesso non si ha il tempo da dedicare ai figli.

Abbiamo bisogno, oggi più che mai, della intercessione e della benedizione di quell’umile falegname, prescelto da Dio a custodire la Sacra Famiglia e tutte le nostre case. Per la sua preghiera e per i meriti della sua eroica Fede ritorni la luce e la pace nel nostro spirito. Come lui, impariamo a dedicarci instancabilmente alle cose di Dio e a essere i premurosi custodi della sua Grazia, nel cuore dei nostri cari.

(Tratto da "Maria di Fatima", mensile della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria) -

di P. Mario Piatti icms - ZENIT -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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