ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 20/03/2012

"SCOMUNICATE PADRE LIVIO": CHE FONTI USA IL CORRIERE DELLA SERA SU RADIO MARIA?

Post n°6906 pubblicato il 20 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un paginone del Corriere, addirittura. Titolo: «Pontifex contro Radio Maria: “Scomunicate padre Livio”». L'articolo prende spunto dalle accuse di un sito noto per lanciare anatemi senza fondamenti, che tenta di screditare un'emittente con più di trent'anni di vita, presente in sessanta paesi e con due milioni di ascoltatori. «Che un giornale come il Corriere usi una fonte, senza prima verificarne l'attendibilità, per mettere in dubbio l'ortodossia di padre Livio Fanzaga, direttore di una radio così importante, mi pare una scivolata non da poco». A parlare a tempi.it è Marco Invernizzi, giornalista che collabora con la radio da 23 anni, dispiaciuto «anche per le insinuazioni sul pubblico dell'emittente, che nell'articolo appare come una setta di creduloni. Quando è ancora più ortodosso della radio».

«Sanno tutti che Radio Maria è famosa per la ferrea fedeltà di padre Livio al magistero e al Papa». L'emittente alla sua nascita decise di costituirsi in associazione e di non avere spazi pubblicitari, «vivendo di sole donazioni dei suoi ascoltatori, proprio per preservare integri i pilastri su cui padre Livio ha scommesso tutto: la fedeltà al magistero, la sequela al Papa, l'Eucarestia e la Madonna». Inoltre Radio Maria non ha mai ricevuto alcun richiamo da parte del Vaticano: «Anzi, ho visto collaboratori andare via perché tentennanti rispetto ai pilastri dell'emittente».

La radio, però, è legata ai fenomeni di Medjugorje, paese della Bosnia dove 30 anni fa apparve la Madonna: l'emittente annuncia i messaggi della Vergine che ancora oggi appare ai sei veggenti per comunicare con il mondo. E in effetti le apparizioni non sono ancora riconosciute dalla Chiesa: «La Chiesa non può riconoscerle perché sono ancora in corso, ma c'è una commissione vaticana che sta analizzando i fatti». Non solo, la Chiesa permette la devozione personale alla Vergine di Medjugorje, poiché in 30 anni non c'è stato alcun fatto legato a quel luogo che si sia verificato contrario alla fede cattolica. «Usiamo le parole del rinomato mariologo Angelo Maria Tentori: “Se anche il fenomeno fosse del tutto falso, bisognerebbe ammettere che Dio se n'è appropriato perché se non fosse opera della Madonna questa sarebbe una beffa del diavolo e il diavolo non può volere i frutti prodotti da Medjugorje: non può volere che oltre 20 milioni di persone preghino e digiuno, non può volere tante conversioni e miracoli».

Così Padre Livio fa catechesi con i messaggi della Madonna: «Non solo. La radio ha un palinsesto che prevede otto ore di preghiera, otto di catechesi cattolica e otto di ricreazione. Conosco molte persone che si sono convertite ascoltandola e altre che hanno approfondito la loro fede: la catechesi, infatti, è incentrata sull'educazione alla fede attraverso la riscoperta delle sue ragioni contro una religione ridotta a sentimento o a morale».

 - Di Benedetta Frigerio - www.tempi.it -

 
 
 

PADRE JOZO ZOVKO: DIGIUNO E' ABBRACCIARE LA CROCE

Post n°6905 pubblicato il 20 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Madonna vi ha chiamato, ti ha chiamato a Medjugorje e desidera che tu pensi nel tuo intimo: io non sono qui per caso, la mia presenza qui ha un grande scopo.

Allora è importante che vi chiediate: cosa vuole la Madonna da me? Dovete sapere che lei vi chiama, lei vi parla.

Ecco, io vi dico che la Madonna a Medjugorje parla, lei è presente e abita a Medjugorje e qui, ora, tu puoi credere da prete, da uomo, da donna, da giovane.

Credere significa seguire e vivere la chiamata senza paure, come hanno fatto i 72 frati che il 7 febbraio 1945 presso un santuario qui vicino in un'ora sono stati uccisi e hanno testimoniato la loro scelta e la loro fede.

La Madonna a Medjugorje ha avvicinato il mondo: coloro che vengono qui si sentono una sola famiglia. Ognuno dice: la mia mamma è qui, dinanzi a me sono i frutti della sua presenza.

Lei, in questo posto povero e umile, è riuscita a riunire il mondo intero e tutti ci sentiamo bene, ci sentiamo a casa.

Bene, non è possibile scrivere in un solo libro e neanche in tanti tanti libri ciò che la Madonna ha fatto e ha detto a Meljugorje in sette anni, così come diceva san Giovanni di Gesù.

Lei parla ad ognuno che giunge qui, e ognuno può diventare messaggio, veggente, testimone. Chi ama veramente può tornare a casa veggente.

Ma cosa vuole la Madonna da te? Lei vuole distruggere la tua maschera, liberarti dalla tua vita superficiale per darti un cuore nuovo che ama, che è cristiano. 

Per questo ci invita a fare il digiuno. 

Digiunare non ci porta via qualcosa, ma libera la tua persona, libera il tuo amore, libera in te la pace, ti libera dalla paura.

Ricordo ancora la sorpresa dei primi giorni quando la Madonna diceva: «Digiunate perché satana è in voi e nelle vostre famiglie» ". Lo scopo della Madonna è quello di distruggere il nostro egoismo.

Il Vangelo non è una cosa privata, ma un dono per te e per tutta la chiesa. Un santo non vive per sé, non è santo per se stesso soltanto. Anche una mela è un frutto e il suo fine è di essere mangiata, consumata.

La chiesa c'è per la resurrezione e la Madonna desidera realizzare ciò; per questo ha detto: «Digiuna e satana sarà allontanato da Medjugorje». Molti dicono con varie scuse: «Non me la sento di fare il digiuno».

In. realtà la pubblicità invita al consumismo anche le famiglie cristiane e così il digiuno passa in second'ordine.

Il primo mercoledì di luglio, dopo le apparizioni, tutta la gente di Medjgorje convocata in chiesa ha detto di sì con la gioia alla richiesta della Madonna di digiunare per quattro giorni a pane e acqua. Il digiuno non distrugge ma edifica la gioia, edifica ciò che è divino in noi.

Una famiglia veramente cristiana non si lascia condizionare dalla pubblicità e dal consumismo: sa quale macchina serve, qual è il vestito giusto, il pranzo giusto. La Madonna ha detto: «Leggi la Bibbia e tu sai tutto».

Allora ecco che si fa digiuno con i pensieri, si fa il digiuno della propria volontà e dei propri progetti, perché si è attenti a scoprire la volontà e il progetto di Dio, giungendo a negare la mia volontà per affermare la volontà di Dio. 

Fare digiuno significa dire di no alla propria torre di Babele.

Dio e la Madonna non possono aiutarti a costruire la tua torre di Babele, quella dei tuoi progetti. Ti aiutano se chiedi di fare la volontà del Padre. Pietro che consiglia Gesù di non andare a morire non ama Gesù. Digiuno significa rinnegare se stessi ogni giorno, vedere nel volto degli altri il volto di Gesù, guardare il mondo col cuore, da veri cristiani.

Si digiuna cambiando le lenti dei propri occhi; si digiuna con le parole tenute a freno, non con la critica, perché noi cristiani siamo chiamati ad edificare; si digiuna con il vestito; a tavola con il cibo; con il comportamento; in tutti i campi di attività della vita. Digiuno non è distruggere la mia vita, ma liberare la mia persona nella dimensione della pace e dell'amore, liberarmi dall'odio e dalla paura.

Sbaglia chi ritiene che digiunare significhi solo non mangiare; il vero digiuno è mettersi nella disposizione di servire gli altri.

La Madonna nei messaggi ci chiede di abbracciare e di portare la croce. 

Ognuno di noi ha la sua croce. L'evoluzione della società ci porta ad occultare e a dimenticare la croce, eppure non esiste vita cristiana senza la croce; non c'è, non esiste la storia della salvezza senza la croce. Essa è il centro, la radice della fede e della chiesa.

Quando Gesù ha abbracciato la sua croce, questa non è più stata condanna, ma è diventata la salvezza, la pace, la luce, la forza che attira a sé l'uomo. Gesù dice nel vangelo di Giovanni: «Ed io, quando sarò innalzato da terra, trarrò a me tutti gli uomini». Così noi dobbiamo innalzare la nostra sofferenza: la tua debolezza, la tua sofferenza, il tuo dissidio familiare non vanno scartati, ma innalzati.

Anche la Madonna ci dice: abbraccia la croce.

Eppure sempre più spesso non sappiamo portare la croce. Ecco, noi tutti siamo venuti a Medjugorje per riabbracciare la croce, perché venire a Medjugorje significa mettere Gesù al primo posto nel nostro cuore, seguire e amare Gesù.

Non possiamo seguire due padroni ma uno solo, dice il Vangelo. Allora buttate tutto, le mentalità e le pratiche che non servono, che non sono giuste. Lasciate tutti i vostri idoli qui e seguite la strada di Gesù. Lasciate tutto e come la Madonna pronunciate il vostro "fiat".

Gesù non può agire in noi senza la chiesa che ci ha lasciato: lui ha sposato la chiesa e non desidera divorziare da lei. 

Noi siamo importanti per lui e ci ha detto cosa dobbiamo fare; ce lo ripete da sette anni attraverso la Madonna a Medjugorje: pregare con il cuore, digiunare, leggere la Bibbia, confessarsi ogni mese, vivere la Messa. 

Agire così vuol dire abbracciare la chiesa, in modo da portare i frutti della pace, della gioia, dell'amore, della santità e della vita cristiana. Noi siamo grandi se siamo obbedienti a Gesù, davanti al quale ora ci mettiamo in silenzio, per ascoltarlo con il cuore. 

Padre Jozo Zovko - Catechesi di padre Jozo Zovko - Edizioni Villadiseriane - [Info da Medju] -

 
 
 

PARROCCHIE E' TEMPO DI SVEGLIARSI

Post n°6904 pubblicato il 20 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«La Chiesa cattolica sembra dormire, forse perché è malata. Ecco, l’ho detto. Quest’affermazione così grave merita una spiegazione. Non lo è a causa delle colpe morali dei suoi preti, oppure per le sue ricchezze. Nemmeno è malata per un qualche deficit numerico. Non contano qui le statistiche sui seminari vuoti, né su quelli pieni di rito tradizionale. Non si tratta di numero di battezzati o di nazioni la cui legislazione è diventata improvvisamente nemica della fede e dei valori del cristianesimo occidentale. Non è questione di scandali e abusi. Ci sono periodi nella storia della Chiesa in cui il peccato penetrò persino negli appartamenti vaticani. Ma non sta qui il problema. La Chiesa è malata perché evangelizza poco e male. [… ] Il problema, oggi, sono le parrocchie. Sono loro il «gigante addormentato » che va svegliato, come voleva il cardinale Hume. Già, il gigante dorme, come un pesante pachiderma che pensa ormai solo ad autosopravvivere».

A parlare è don Andrea Brugnoli dalle pagine del suo libro “È tempo di svegliarsi – rinnovare le parrocchie con la nuova evangelizzazione”, casa editrice Paoline (pagine 240), prefazione di Vittorio Messori, in libreria a partire da oggi. Il volume analizza l’attuale condizione delle parrocchie e, soprattutto, propone un cambio radicale nell’impostazione, una virata che riporti l’attenzione sulla missione primaria di ogni battezzato, quella di evangelizzare. Sacerdote della diocesi Verona, don Andrea Brugnoli ha dato vita nel 1998 a Sentinelle del mattino, progetto di nuova evangelizzazione ed è responsabile del Centro per la Nuova Evangelizzazione con sede a Verona. Passando dall’iniziativa di primo annuncio “Una luce della notte”, che vedeva equipe formate di giovani andare ad annunciare il Kerygma fuori dai locali e dalle discoteche di Desenzano del Garda (BS), fino al Caffè Teologico, proposta di formazione culturale per giovani, oggi Sentinelle del Mattino è una realtà numericamente importante, radicata in diverse diocesi italiane e che ha fatto scuola anche all’estero. Ecco perché Don Andrea ha deciso di scrivere nero su bianco la propria esperienza e mettere la propria esperienza a disposizione di laici e consacrati che sentono urgente la necessità di evangelizzare.

Don Andrea, Lei scrive che la Chiesa cattolica sembra dormire, che le parrocchie si limitano ad “occupare” un territorio, che coloro che le animo hanno perso la fede in Gesù. Affermazioni pesanti, soprattutto se si considera la mole di attività che gravitano attorno alle nostre parrocchie.

«Credo che in fin dei conti sia un problema di spiritualità, e quindi di teologia. Ad un certo punto la Chiesa ha pensato di non dover più occuparsi delle salvezza delle anime, della vita eterna delle persone, ma di un aspetto puramente mondano, si è concentrata su tutta una serie di opere sociali molto belle che sono il frutto di un’azione evangelica, ma che per essere feconde richiedono un incontro con Cristo e quindi una vita modificata e modellata da questo incontro. In molte realtà questo incontro è completamente assente, ecco perché ci si limita a fare alcune attività di ordine caritativo, ma si è perso di vista lo scopo. La causa va rintracciata nella spiritualità. Fino al Concilio nei seminari ci insegnavano che le persone devono salvarsi l’anima, e questo era la nostra principale preoccupazione, oggi invece di queste cose non si parla più e di conseguenza i preti non si occupano più della salvezza delle anime. L’evangelizzazione passa dalla presa di coscienza che l’uomo che senza l’incontro con Cristo è perduto. Se viene meno questa certezza chi te lo fa fare di andare a disturbare gli altri e proporre un incontro con Gesù?».

Nel suo libro si legge che la parrocchia sembra coincidere con il cerchio degli ambienti parrocchiali e che l’illusione condivisa è che basti entrare dentro quei luoghi, per essere evangelizzati in automatico, senza passare dalla necessaria mediazione del rapporto personale tra l’evangelizzatore e colui che non conosce Gesù. Significa che occorre rivedere tutta la pastorale ordinaria?

«Cosa significa oggi pastorale ordinaria? La vita ordinaria delle persone non è certamente quella che si consuma tra le quattro mura della parrocchia, è più ordinario occuparsi dei giovani lì dove sono, come la Chiesa ha sempre fatto, o semplicemente chiamare ordinario solo quello che si sta facendo? Oggi sembra che tutto ciò che avviene fuori dal confine materiale della parrocchia non faccia parte della pastorale, ma i vecchi parroci degli anni Venti, o Quaranta uscivano e andavano nelle case e nelle famiglie a portare Gesù, e quella era la loro pastorale ordinaria. Allora significava portare il farmacista ateo all’incontro con Gesù, oggi che cosa significa? Come scrivo nel libro oggi assistiamo ad un nuovo clericalismo, si pensa di promuovere il laicato dandogli responsabilità pastorali nel Consiglio pastorale, mettendolo sull’altare a distribuire l’eucaristia, facendolo predicare in chiesa, ma è questo il modo giusto? Il suo ambito è, al contrario, quello del mondo, del lavoro professionale, dell’impegno politico e sociale. Eppure è più facile, oggigiorno, sentire un prelato parlare di politica, che un politico cristiano testimoniare la sua fede nel partito. Molti credenti considerano la parrocchia come un posto dove radunarsi con altri credenti ed evangelizzarsi a vicenda, nessuno pensa ad evangelizzare i lontani, siamo chiusi del “fare per il fare”, oppure ci limitiamo alla mera accoglienza dei giovani e proponiamo loro una forma di intrattenimento che è la brutta copia di quello che potrebbero trovare fuori, non ci occupiamo del loro incontro con Cristo. Quale è lo scopo di tanto affanno?».

Da dove ripartire, dunque, per risvegliare la Chiesa?

«Innanzitutto da noi preti. Paradossalmente siamo stati noi a insegnare ai battezzati che si può essere cristiani senza vivere il Battesimo, senza essere evangelizzatori, abbiamo lasciato che passasse l’idea che basti essere “praticante”, ossia accostarsi ai Sacramenti, o ancor peggio che si misurasse l’essere cristiano con l’essere onesto, è assurdo perché questo lo sanno fare benissimo anche i pagani. Cristiano è colui che è chiamato ad annunciare Gesù. A questo sono chiamati tutti, sacerdoti e laici. Come? Ripartendo dalla Parola».

La seconda parte del libro è una proposta molto pratica, una sorta di manuale che sviluppa l’idea della “parrocchia cellulare”, di che cosa si tratta?

«La mia proposta è quella di tornare ad una condizione simile a quella della Chiesa dei primi secoli per cui la vita cristiana si vive nelle case e all’interno del proprio ambiente ordinario. Non è una nuova organizzazione in cellule, un nuovo modo di incontrarsi o di organizzarsi, si tratta di far entrare in parrocchia un certo tipo di mentalità, cellulare appunto, che aiuta a evangelizzare. La cellula si deve moltiplicare, se non vuole morire, vive per dar vita ad altre cellule, per donare vita ad altre persone. Questo non significa che bisogna trasformare le strutture, o i gruppi, ma modificare la visione. La Chiesa esiste per edificare i credenti, una parrocchia cellulare deve avere tre finalità: culto, servizi e cellule. In sostanza si tratta semplicemente di riattivare il Battesimo, ecco perché la mia proposta è rivolta sia ai sacerdoti che ai laici. La mentalità cellulare può nascere dal basso, da quello che lo Spirito muove nei cuori».

Nel libro un capitolo è dedicato alle "domande dei parroci", pensa che qualcuno accoglierà la sfida?

«Io credo proprio di sì, perché molti sacerdoti soffrono della povertà delle parrocchie in cui vivono. La mia è una proposta radicale, ma ha il vantaggio di non toccare quello c’è, la struttura esistente. Nel mio libro propongo un metodo che valorizzi la formazione. Dobbiamo ripartire dal rapporto uno a uno, accompagnare le persone. Nessuno ha cominciato a fare perché era preparato, ma chiamato da Gesù, servendo lui e i fratelli, ha acquisito ciò cui aveva bisogno passando anche – come fu per Pietro e Paolo – attraverso i propri fallimenti e le proprie debolezze».

- Raffaella Frullone -  labussolaquotidiana.it

 
 
 

NOTIZIA SHOCK: IL "FATTO QUOTIDIANO" DIFENDE I CRISTIANI

Post n°6903 pubblicato il 20 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il 16 marzo 2012 è successa una cosa incredibile: il quotidiano italiano “Il Fatto Quotidiano”, diretto da due cristiani come Antonio Padellaro e Marco Travaglio (il secondo pure “cattolico”!) ha preso (velatamente) posizione in difesa di due lavoratrici inglesi licenziate perché hanno osato indossare una collanina con una croce durante l’orario di lavoro. Mentre in Oriente i cristiani vengono eliminati fisicamente, in Occidente la discriminazione assume la forma del licenziamento o della vessazione che passa sotto il termine di “cristianofobia”. La cosa non è nuova ed è comune in tutti gli Stati laicamente avanzati, più volte è stata denunciata su diversi quotidiani italiani, di destra e sinistra, (“Il Foglio” e “Europa” in particolare) e da esponenti credenti e non credenti, come Bernard-Henri Lévy. Ma che perfino il “Fatto Quotidiano” abbia riconosciuto -seppur con imbarazzo- l’assurdità di questo opprimente laicismo occidentale è un evento storico.

L’articolo è firmato da Daniele Guido Gessa, che probabilmente sarà ora massacrato di invettive dal vati-laicista de “Il Fatto” Marco Politi. Gessa spiega che i due casi di discriminazione sono finiti davanti alla Corte europea dei diritti umani dove, però, sono intervenuti anche i legali del ministero degli Esteri inglese secondo cui “vietare la croce non danneggia i diritti garantiti dall’articolo 9 dello Human Rights Act inglese”. Eppure lo stesso articolo riconosce la “libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato”. Il primo ministro David Cameron ha però affermato che il suo «personale punto di vista è che i lavoratori cristiani debbano potere indossare una croce», ma il ministro per le pari opportunità Lynne Featherstone ha comunque ordinato ai legali del governo di procedere alla Corte europea dei diritti umani con un parere negativo. Il caso andrà avanti nelle aule della corte nelle prossime settimane. Il giornalista de “Il Fatto” ha citato poi le parole lasciate dal noto personaggio televisivo Delia Smith sul suo sito web (seguito regolarmente da due milioni di utenti). L’articolo si è concluso ricordando che «nel Regno Unito, ogni volta che si fa una domanda di lavoro in un ente o in un’istituzione, ma anche in un’impresa privata, viene richiesto il credo religioso dell’aspirante lavoratore. Indicarlo non è un obbligo, ma recenti indagini dimostrano come sempre più persone tendano a nascondere la propria fede».

C’è da dire che i più maliziosi ritengono che questa leggerissima difesa dei cristiani da parte del quotidiano di Padellaro sia il male minore scelto pur di attaccare il fastidioso (è conservatore!) primo ministro Cameron. E’ anche interessante notare, nei commenti all’articolo di Gessa, quanto siano malleabili i lettori: il “Fatto” ieri attaccava i cristiani che osano criticare l’aborto? E allora tutti ad insultare i cristiani. Il “Fatto” oggi difende i cristiani? E allora tutti a difendere la libertà d’espressione dei cristiani…oltretutto anche con argomenti validi: «E’ il classico caso in cui il problema sta negli occhi di chi guarda», scrive correttamente un utente. E continua: «Anche la mela morsicata della Apple è collegata alla Bibbia (si riferisce alla mela di Adamo ed Eva) e vuole rappresentare la tentazione. Ma quanti lo sanno? Non tanti, quindi nessuna rivolta. La croce stessa per un non credente non dovrebbe significare nulla, o al massimo identificare la persona che la possiede come cristiana. C’è anche la possibilità che una persona si preoccupi per le implicazioni di quella croce (“voglio abortire e questa ha la croce e sarà sicuramente contraria….. voglio un altro medico”) [...]. La vicenda fa emergere un problema che dovremo affrontare anche noi: rispetto per l’altro significa annullare le differenze per legge, stendere un bel tappetone che faccia sembrare tutti uguali i cittadini…..oppure tollerare che ognuno esprima la propria diversità?».

www.uccronline.it

 
 
 

ABBIAMO CERTI VALORI NELLA NOSTRA SOCIETA' CHE VORREMMO TUTELARE NONOSTANTE GLI ATEI BENPENSANTI

Post n°6902 pubblicato il 20 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

A leggere certe affermazioni sui siti internet (soprattutto in quelli che si ritengono sempre dalla parte della ragione) viene da pensare che «battere sui tasti del pc» sia una occupazione interessante.
Una volta il Card. Ratzinger parlava di una chiesa «autooccupata», preoccupata di sfornare documenti, senza accorgersi che la drammaticità della situazione richiedeva ben altro. Leggendo alcuni dei siti di questi atei benpensanti, mi accorgo che questa «autooccupazione» è diventata uno sport nazionale.
È in gioco l’uomo, la sua sopravvivenza, la sua verità, la possibilità di luoghi di vita e di bellezza; ci si industria a fare affari a spese della povera gente; i giovani non hanno più punti di riferimento… e che cosa si pensa? Quali sono le priorità? Distruggiamo la Chiesa, facciamo salire in cattedra gli atei, decostruiamo la famiglia…
Due fatti emblematici: su Repubblica l’ineffabile Augias ricorda che un solo vescovo in Italia ha avuto il coraggio di affermare che la sentenza della Corte di Cassazione, a proposito dei diritti alle coppie gay, creava un vulnus nella Costituzione della Repubblica italiana. Se questo è vero, possibile che l’odio anticristiano obnubili così la mente anche dei cattolici, tanto da non sapere più reagire? Troppo nota è la poesia del pastore Martin Niemöller per commentarla ulteriormente:

Prima vennero per i comunisti.

    «Prima vennero per i comunisti, / e io non dissi nulla / perché non ero comunista. / / Poi vennero per i socialdemocratici / e io non dissi nulla / perché non ero socialdemocratico / / Poi vennero per i sindacalisti, / e io non dissi nulla / perché non ero sindacalista. / / Poi vennero per gli ebrei, / e io non dissi nulla / perché non ero ebreo. / / Poi vennero a prendere me. / E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa.»


La seconda cosa: il premio Nobel e presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, alla giornalista che con insistenza richiede il suo pensiero sulla questione dei gay, risponde con pacatezza: «Ci piacciamo come siamo» e «Abbiamo certi valori nella nostra società che vorremmo tutelare». E di fronte allo sconcerto della giornalista ribadisce con dignità la sua posizione.

Bene, abbiamo anche noi «certi valori nella nostra società che vorremmo tutelare» e non saranno le minacce degli atei, la crudeltà di un certo fanatismo islamico, le bordate di Repubblica & C., il comportamento cauto e politically correct di altri cattolici a zittirci.
Grazie, pastore Niemöller, perché ci hai ricordato il dovere di non tirarci indietro!

Mangiarotti Don Gabriele - CulturaCattolica.it -

 
 
 

LA DONNA MEDIATRICE DI PACE

Post n°6901 pubblicato il 20 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Le virtù femminili di accoglienza, disponibilità, amore e sensibilità esaltate dalla Vergine Maria

Papa Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2008 scrisse che "la famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace in quanto in una sana vita familiare si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell’autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l’aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l’altro e, se necessario, a perdonarlo".

Tutte queste, così come altre componenti della pace, sono anche alcune delle caratteristiche fondamentali della donna: l’accoglienza dell’altro, l’aiuto vicendevole e la disponibilità al sacrificio, l’amore disinteressato, la sensibilità, l’attenzione sono insite nella femminilità, per cui si può davvero dire che è la donna ad essere chiamata in causa per essere testimone, messaggera, educatrice e maestra di pace.

La donna ha una particolare vocazione per quanto riguarda la promozione della pace in famiglia e in ogni ambito della vita sociale, economica e politica a livello locale, nazionale ed internazionale. Essa è quindi mediatrice di pace prima di tutto nella sua famiglia per esserlo poi nell’intera società, della quale la famiglia stessa ne costituisce la prima cellula.

La Chiesa infatti rivolge in modo particolare un invito alla donna affinché si faccia educatrice di pace - con tutto il suo essere ed il suo operare - nei rapporti tra le persone e le generazioni, nella cultura, nella vita sociale e politica delle nazioni ed in modo particolare nelle situazioni di guerra e di conflitto. Tale invito poggia sulla considerazione che a lei Dio "affida in modo speciale l’uomo, l’essere umano" (cfr. Giovanni Paolo II, Mulieris Dignitatem).

Per svolgere al meglio tale missione, la donna deve però come prima cosa cercare di coltivare la pace interiore, che è frutto del sentirsi e sapersi amati da Dio e del voler corrispondere al suo amore. Nella storia troviamo molti esempi di donne che hanno saputo far fronte, grazie a questa consapevolezza e a questo amore per il Signore, a molte situazioni di difficoltà, di discriminazione, di sfruttamento, di violenza o guerra.

Un ambito in cui la pace può essere promossa dalla donna, è come già detto quello familiare: ogni mamma riveste un ruolo di primaria importanza nell’educazione dei figli, in quanto fa nascere in loro quella sicurezza e quella fiducia che sono necessarie per lo sviluppo corretto dell’identità personale.

Ciò permetterà successivamente loro di relazionarsi in modo positivo con gli altri. Se poi il rapporto con il marito è caratterizzato da affetto, da attenzione, da stima e rispetto reciproco, i bambini imparano "dal vivo" questi valori che per se stessi promuovono e caratterizzano la pace. Tale rapporto incide sulla psicologia dei figli e condiziona le relazioni che essi intrecceranno durante la loro esistenza. E di questo la donna deve essere ben consapevole: il suo essere educatrice alla pace, testimone di pace nel suo nucleo familiare ha dei risvolti non indifferenti sull’intera società.

Come diceva San Pio da Pietrelcina, la donna deve essere l’angelo di pace in famiglia, deve farsi davvero costruttrice di questo clima accogliente, poiché esso permette ai figli di percepire l’amore di Dio nelle relazioni familiari e li fa crescere in una spontanea apertura verso gli altri.

La pace è messa molto spesso nelle mani delle donne, anche nel loro decidere se accogliere o no quella nuova vita che è germogliata nel loro grembo. Esse sono invitate dalla Chiesa a schierarsi tutte e sempre dalla parte della vita, prendendo coscienza e cercando anche di trasmettere agli altri che l’attentato contro la vita umana al suo inizio è anche un’aggressione contro la società stessa. La donna, che è depositaria della vita fin dal suo concepimento, deve infatti rendersi conto che "nella violazione del diritto alla vita del singolo essere umano è contenuta in germe anche l’estrema violenza della guerra" (Giornata Mondiale per la Pace, 1995). Il Santo Padre Benedetto XVI ci ricorda che accanto alle vittime delle guerre, del terrorismo e di molte forme di violenza ci sono, non meno importanti, le morti silenziose provocate proprio dall’aborto e dalla sperimentazione sugli embrioni: "come non vedere in tutto questo un attentato alla pace?", si chiede il Pontefice. Se infatti una delle caratteristiche della pace è l’atteggiamento di accoglienza verso l’altro, allora è chiaro che l’aborto e così la sperimentazione sugli embrioni costituiscono un diretto attacco a tale principio, indispensabile per instaurare rapporti di pace duraturi.

Di questo parere era anche la Beata Madre Teresa di Calcutta, che già nell’ormai lontano 1979 diceva: "Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l’aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. [...] Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me. L’aborto è il principio che mette in pericolo la pace nel mondo".

La donna, per meglio mettere in pratica questo grande compito che Dio le affida, deve ricorrere all’intercessione di Maria SS.ma, la Mediatrice per eccellenza, la Regina della pace.

Nella grande famiglia che è la Chiesa, è proprio la Santa Vergine a svolgere il ruolo così fondamentale di mediatrice di pace tra l’uomo e Dio. La Madonna disse a Santa Brigida: "Come la calamita attira il ferro, così io attiro a me i cuori più induriti per riconciliarli con Dio".

Sono infatti il suo amore materno, la sua accoglienza, la sua dolcezza a conquistare anche il peccatore e a spingerlo a chiedere perdono per le proprie mancanze nei confronti di Dio. Invochiamo allora Maria SS.ma, Regina della pace. "Ella susciti donne intraprendenti e coraggiose [...] che si facciano, nella Chiesa e nella società, tessitrici di unità e di pace" (Giovanni Paolo II, Angelus, 12 febbraio 1995).

di suor M. Caterina Gatti icms - ZENIT -

Nella foto Rossella Urru la cooperante italiana rapita lo scorso 23 ottobre da Al Qaeda in Algeria ed ancora prigioniera.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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