ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 25/03/2012

MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE DI MEDJUGORJE DEL 25 MARZO 2012

Post n°6925 pubblicato il 25 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Cari figli! Anche oggi con  gioia desidero darvi la mia benedizione materna e invitarvi alla preghiera. Che la preghiera diventi per voi  bisogno affinché ogni giorno cresciate di più nella santità. Lavorate di più sulla vostra conversione perché siete lontani figlioli. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

 
 
 

IL RITORNO DI CRISTO: COME E QUANDO AVVERRA'?

Post n°6924 pubblicato il 25 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

In un volume di Piemme, la conversazione tra padre Livio Fanzaga e Diego Manetti su Radio Maria

Un nuovo volume va ad arricchire l’ormai cospicua collana dei “libri-intervista” con padre Livio Fanzaga. Il ritorno di Cristo (Piemme, 2012) è ormai la quarta pubblicazione realizzata dal fondatore di Radio Maria in collaborazione con il filosofo Diego Manetti e reca come sottotitolo: La seconda venuta di Gesù e le profezie di Medjugorie sulla fine dei tempi.

Significativamente il testo è stato pubblicato all’inizio dell’anno che, secondo una controversa leggenda maya, dovrebbe segnare la Fine dei Tempi, caratterizzata, nella tradizione cristiana, dal ritorno del Figlio di Dio sulla terra “per giudicare i vivi e i morti”. Una vulgata, quella maya, che, tuttavia, non è affatto l’oggetto del libro e a cui, giustamente, vengono dedicate solo poche righe.

Il tema affrontato da Manetti e da padre Livio nel loro lungo colloquio (trasmesso a puntate, le scorse settimane, su Radio Maria) è complesso, scomodo, inquietante e in genere assai poco dibattuto dagli stessi pastori della Chiesa. In compenso si è prestato, negli ultimi anni ad un’impressionante banalizzazione, complice soprattutto un certo cinema tra il fantascientifico e il catastrofico.

Padre Livio è tutt’altro che nuovo all’argomento (si vedano a tal proposito saggi precedenti come La donna e il drago. I giorni dell’apocalisse, edito da Sugarco) e lo affronta in modo rigoroso e sistematico, com’è nel suo stile, attraverso due chiavi di lettura differenti: le Sacre Scritture e le apparizioni mariane. Ne emerge innanzitutto che la “battaglia escatologica” è qualcosa che coinvolge non solo il tempo che viviamo ma l’intera storia della Chiesa, sin dalla caduta dell’Uomo nell’abisso del peccato originale. È proprio la Genesi a ricordarci che Dio ha posto inimicizia tra la Donna e il Serpente (cfr. Gn 3,15) e ciò durerà fino alla Fine dei Tempi, quando si scatenerà la resa dei conti definitiva tra bene e male e sarà la Vergine Maria, nuova Eva, a schiacciare la testa del Serpente malvagio. In mezzo ai due eventi c’è l’incarnazione di Dio in Gesù Cristo, culminata con il suo sacrificio redentivo, che salva l’uomo dal peccato, senza però cancellare l’azione del Maligno e le sue perniciose conseguenze sulla storia dell’umanità.

Quest’epoca, tuttavia, vede Satana sciolto dalle catene, in grado di farsi gioco degli uomini e mandarli in rovina come mai in passato. Lo confermano i messaggi della Madonna a Medjugorie, peraltro in perfetta continuità con le apparizioni mariane dei due secoli passati da Rue de Bac a Fatima e La Salette, fino ad arrivare ad Akita e a Kibeho. Lo si riscontra, tuttavia, anche nella storia recente e nell’attualità, sempre più caratterizzata per un’apostasia di massa tra i popoli un tempo cristiani e per le mistificazioni intellettuali che pretendono di relegare in soffitta il concetto stesso di peccato.

Quali sono, tuttavia, i “segni dei tempi” che lascerebbero prefigurare l’imminente ritorno di Cristo sulla terra per il Giudizio Finale? È Gesù stesso a ricordarci che sarà un’epoca terribile, marcata da guerre, carestie e sconvolgimenti naturali (Mt 25,4-8). In secondo luogo si assisterà al dilagare dei falsi profeti, che, con le loro ingannevoli dottrine, riusciranno raffreddare o distorcere la fede di tanta gente in tutto il mondo (Mt 25, 9-14), e a spaccature profonde all’interno della Chiesa. I cristiani degli ultimi tempi saranno poi vittime di una persecuzione bestiale - l’ultima e definitiva – e, al tempo stesso, il Vangelo avrà raggiunto ogni angolo della terra e l’intero popolo d’Israele si convertirà.

L’Apocalisse di San Giovanni, a sua volta, con maggior dettaglio rispetto ai Vangeli, descrive i momenti terrificanti della Fine, con lo scatenamento del Dragone infernale (Ap 20,1-3), contro le cui armate Maria capeggerà il suo pacifico esercito, spianando la strada alla vittoria di suo Figlio. C’è chi, come San Luigi Maria Grignion de Montfort, profetizza, concluso il tempo dell’offensiva satanica, un “tempo di pace” sotto il segno della Madonna. Un messaggio pieno di analogie con le apparizioni di Medjugorie, che trova un parallelo anche nelle vicende di molti mistici degli ultimi due secoli - da Anna Katharina Emmerick a Maria Valtorta, fino a Santa Faustina Kowalska - come pure nelle opere di narratori visionari del calibro di Vladimir Soloviev o Richard Benson. Ciononostante il giorno e l’ora della Fine non sono noti né all’uomo, né a Gesù che tornerà nella Gloria: solo il Padre lo sa (cfr. Mt 24,37). Dobbiamo quindi guardarci dalle tante profezie di sventura e di Apocalisse che si sono susseguite durante la storia (cfr. Il ritorno di Cristo, cap. 12).

Quale che sia il destino che ci attende, anche alla luce delle apparizioni di Medjugorie e dei dieci segreti ad esse collegati, l’umanità è chiamata insistentemente da Maria alla conversione. E la Madonna “è qui per dirci – afferma padre Livio - che se seguiremo i suoi richiami il Diavolo non vincerà, bensì avremo ancora un tempo di pace e di prosperità”.

N.B.Per acquistare il libro di Padre Livio e Diego Manetti, è possibile cliccare al seguente link:
http://www.amazon.it/ritorno-Cristo-seconda-profezie-Medjugorje/dp/8856618117/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1332365665&sr=8-1&tag=zenilmonvisda-21

- Luca Marcolivio - ZENIT -

 
 
 

DEVOZIONE A GESU’ NEL GETHSEMANI LE PROMESSE DI GESU'

Post n°6923 pubblicato il 25 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Dal mio Cuore sempre partono voci di amore che in­vadono le anime, le scaldano e, a volte, le bruciano. E' la voce del Cuore mio che si propaga e raggiunge anche quelli che non vogliono sentirmi e che, perciò, non si accorgono di me. Ma a tutti parlo interiormente, a tutti mando la mia voce, perché tutti amo. Chi conosce la legge dell'amore non si meraviglia se Io insisto a dire che non posso non pic­chiare alle porte di quelli che mi resistono e che il rifiuto che spesso ne ottengo mi costringe - per così dire - a ripete­re il richiamo, l'invito, l'offerta. Ora, queste mie voci tutte calde d'amore, che partono dal Cuore mio, che altro sono se non l'amorosa volontà di un Dio amante che vuole salvare? Ma so assai bene che i miei inviti disinteressati non giovano a tanti e che i pochi che li accettano devono anche essi fare notevoli sforzi per accogliermi. Ebbene voglio dimostrarmi generoso (quasi che finora non lo fossi stato) e lo fo dandovi una preziosa gemma dell'amore mio per testimonianza dell'affetto sin­cero che Io nutro per tutti. Così, ho deciso di aprire una di­ga per lasciar passare il fiume di grazia che il mio cuore non può contenere più. Ed ecco cosa offro a tutti in cambio di un pò d'amore:

Re­missione di tutte le colpe e certezza di salvezza in punto di morte a chi pensa, una volta al giorno, almeno, alle pene che provai nell'Orto del Gethsemani;

Contrizione perfetta e du­ratura a chi faccia celebrare una Messa in onore di quelle stesse pene;

Riuscita nelle faccende spirituali a coloro che inculcheranno agli altri l'amore alle pene dolorosissime del mio Gethsemani.

Infine, per dimostravi che voglio proprio rompere una diga del mio Cuore e darvi un fiume di grazia, Io prometto a chi si farà promotore della devozione al mio Gethsemani queste altre tre cose:


     1) Vittoria completa e defini­tiva nella maggiore tentazione cui è soggetto;

     2) Potere diretto di liberare anime dal Purgatorio;

     3) Grande luce per compiere la mia volontà.


Tutti questi doni miei Io farò con certezza a quelli che faranno le cose che ho dette, con amore e compassione per la mia spaventosa agonia del Gethsemani. (agosto del 1963)

Vuoi unirti  alle ANIME CONSOLATRICI di Gesù agoniz­zante nell'orto del Gethsemani?

Da la tua adesione a: "GLI AMICI DEL GETHSEMANI"

Rua della Canonica, 13-Tel. 0736/251214 - 63100 ASCOLI PICENO

Diffondi questa preghiera richiedendola "GRATIS"

 

PREGHIERA A GESU' AGONIZZANTE NEL GETHSEMANI

O Gesù, che nell'eccesso del tuo amore e per vincere la durezza dei nostri cuori, doni tante grazie a chi medita e propaga la devozione della tua SS. Passione del Gethsemani, ti prego di vo­ler disporre il cuore e l'anima mia a pensare spes­so alla tua amarissima Agonia nell'Orto, per compatirti e unirmi a te il più possibile. Gesù benedetto, che sopportasti in quella notte il peso di tutte le nostre colpe e che per esse hai pagato completamente, fammi il grandissimo dono di una perfetta contrizione per le mie nu­merose colpe che ti fecero sudare sangue. Gesù benedetto, per la tua fortissima lotta del Gethsemani, dammi di poter riportare com­pleta e definitiva vittoria nelle tentazioni e spe­cialmente in quella cui vado maggiormente sog­getto. O Gesù appassionato, per le ansie, i timori e le sconosciute ma intensissime pene che hai sof­ferto nella notte in cui fosti tradito, dammi una grande luce per compiere la tua volontà e fammi pensare e ripensare all'enorme sforzo e alla impressionante lotta che vittoriosamente sostenesti per fare non la tua ma la volontà del Padre. Sii benedetto, o Gesù, per l'agonia e le lacri­me che versasti in quella notte santissima. Sii be­nedetto, o Gesù, per il sudore di sangue che ave­sti e per le angoscie mortali che provasti nella più agghiacciante solitudine che mai uomo potrà concepire. Sii benedetto, o Gesù dolcissimo ma immensamente amareggiato, per la preghiera umanissima e divinissima che sgorgò dal tuo Cuore agonizzante nella notte dell'ingratitudine e del tradimento. Eterno Padre, ti offro tutte le Sante Messe passate, presenti e future unito a Gesù agoniz­zante nell'Orto degli ulivi. Santissima Trinità, fa che si diffonda nel mondo la conoscenza e l'amore per la SS. Passio­ne del Gethsemani. Fà, o Gesù, che tutti coloro che ti amano, vedendoti crocifisso, ricordino anche le inaudite pene tue nell'Orto e, seguendo il tuo esempio, imparino a ben pregare, combattere e vincere per poterti poi glorificare eternamente in cielo. Cosi sia. - 23.XI.1963

Con approvazione ecclesiastica + Macario, Vescovo di Fabriano

PAROLE DI GESU'

Nel Gethsemani conobbi i peccati di tutti gli uomi­ni. Fui fatto quindi: ladro, assassino, adultero, bugiardo, sacrilego, bestemmiatore, calunniatore e ribelle al Padre che invece ho sempre amato. Io, puro, ho risposto al Padre come se fossi macchiato di tutte le impurità. Ed in questo, appunto è consistito il Mio su­dare sangue: nel contrasto del Mio amore per il Padre e la Sua volontà che voleva addossarmi tutto il marciume dei Miei fratelli. Ma ho obbedito, sino alla fine ho obbedito e per amo­re di tutti mi sono ricoperto di ogni macchia, pur di fare il volere di Mio Padre e salvarvi dalla perdizione eterna. Nessuno crederà che molto più soffrii allora anziché sulla Croce, pur tanto e tanto dolorosa, perché chiaramente ed insistentemente Mi fu mostrato che i peccati di tutti erano fatti Miei ed Io dovevo risponderne per ciascuno. Sicché Io, innocente, ho risposto al Padre come se fos­si veramente colpevole di disonestà. Considera, perciò, quante agonie più che mortali ho avuto in quella notte e, credimi, nessuno poteva alleggerir­mi di tali spasimi, perché, anzi, vedevo che ognuno di voi si è adoperato per rendermi crudelissima la morte che ad ogni attimo Mi veniva data per le offese di cui ho pagato in­teramente il riscatto. Più di quanto l'uomo può capire ed oltre ogni immagi­nazione, provai in Me stesso abbandono, dolore e morte. Nessuna grandezza maggiore potete attribuirmi che questa: essere divenuto centro, bersaglio di tutte le colpe vo­stre. Immensamente conobbi il peso delle offese che al Pa­dre Mio furono e sarebbero state fatte. La Mia Divinità, avendo preso per suo proprio stru­mento la Mia Umanità, Mi partecipava la bruttezza che na­sconde la ribellione e la conseguente disubbidienza, tra­sformando il tutto in gemiti e martirii nell'Anima e nel Corpo. Ma un solo istante sarebbe bastato, un solo Mio sospi­ro avrebbe potuto operare la Redenzione per la quale ero stato inviato; eppure moltiplicai questi sospiri, prolungai il Mio vivere quaggiù, perché Sapienza e Amore così volevano. Giunto, però, alla fine volli come intensificare in Me stesso ogni genere di patimenti: vidi tutto ciò che dovevo redimere e che tutto Mi era addossato come cose Mie. Fù lì, nell'Orto, il culmine del dolore e Uomo quale Io volli essere, fui atterrato, sopraffatto, fisicamente distrutto. Venne l'Angelo Mio e mi ristorò mostrandomi le pene che altre Mie creature fedeli avrebbero sofferto per questo Mio soffrire; non gloria Mi fu mostrata ma amore, compas­sione, unione. Ecco come ripresi animo, ecco come diedi a Me stesso sollievo e forza. Pianto e lotta, sangue e vittoria, ho portato agli uomi­ni, ingrati ed immemori, per quella notte di grande scon­forto. Fu notte di redenzione, in cui Mi sostituii ad ogni pecca­tore e ne presi ogni colpa, ma, oltre a ciò volli racchiudere an­che le pene tutte degli uomini e soffrirne intensamente. Miei cari, il Gethsemani è un mare senza confini, un oceano in carità nel quale ogni persona, ogni colpa, ogni dolore venne sommerso ed Io sentii realmente: non in via immaginaria, tutta la gravezza che nel mondo sarebbe di­scesa. Amore per il Padre, amore per gli uomini, Mi fecero vit­tima volontaria. Se uno di voi avesse potuto vederMi, sarebbe morto di spavento per il solo aspetto fisico che avevo preso. Poiché non trattavasi di un solo tipo di pena, non si trat­tava di un solo anelito, ma di mille, milioni di aneliti tutti compressi in Me. Io fui capace di abbracciare ogni vostra colpa e tutte le vostre sofferenze. Io solo sono stato capace di sentire, dico sentire, tutte le vostre pene, perché Io ero voi e voi eravate Me. Notte di tragedia, notte oscura per la Mia Anima che inoltravasi titubante fra gli ulivi del Gethsemani. Il Padre Mi preparava l'Altare sul quale Io, Sua Vitti­ma, dovevo essere Immolato. Io dovevo prendere le colpe degli altri e Colui che Mi aveva mandato, attendeva quella notte per dare agli uomini la misura del Suo Amore, col sacrificio totale di Me, Suo Fi­glio e Sua Prima Creatura. Laggiù fra gli ulivi del Gethsemani, il peccato degli uo­mini ebbe sconfitta definitiva perché fu in quel luogo che Io Mi Immolai e vinsi. E' vero che sarebbe bastato un solo sospiro nel mondo per dar redenzione a tutti, ma è anche vero che un'opera è completa quando raggiunge il culmine voluto, come dire che, essendo stabilito che Io pagassi per tutti sottoponen­domi alle umiliazioni della Passione, soltanto con la Im­molazione potevasi raggiungere lo scopo voluto dal Padre. Difatti, il merito fu infinito in Me, qualsiasi cosa Io fa­cessi, tuttavia la volontà Divina voleva la Mia umiliazione sotto la Sua potente mano, a titolo di completamento della Sua e Mia opera: perciò col Gethsemani si adempì la prima parte di tale volontà e la parte principalissima.Lentamente, quasi privo di forze, ero giunto ai piedi di quell'altare sul quale il Mio Sacrificio stava per iniziarsi e consumarsi. Che notte fu quella! Quale angoscia, nel Mio cuore, al pensiero, alla visione terrificante dei peccati degli uomini! Ero la Luce e non vedevo che tenebre; ero il Fuoco e non sentivo che gelo; ero l'Amore e non sentivo che il disamore; ero il Bene e non sentivo che il male; ero la Gioia e non avevo che tristezza, ero Dio e Mi vedevo un verme, ero il Cristo, l'Unto del Padre e Mi vedevo lordo e ributtante, ero la Dol­cezza e non sentivo che amarezza; ero il Giudice e subivo la condanna, la vostra condanna; ero il Santo, ma venivo tratta­to come il massimo peccatore; ero Gesù, ma sentivo chiamar­Mi soltanto con nomi di vitupero da satana; ero la vittima vo­lontaria, però la Mia stessa natura umana Mi faceva sentire tremore e debolezza e chiedeva l'allontanamento di tutta la sofferenza in cui trovavasi; si, ero l'Uomo di tutti i dolori cui era sfuggita la gioia della donazione di Me stesso che avevo fatto con trasporto tutto Divino. E tutte queste cose, perché? Ve l'ho già detto: Io ero voi, perché voi dovete divenire Me. La Mia Passione…  Oh! che abisso di amarezze ha rac­chiuso! E come è lontano chi crede di conoscerla soltanto per­ché pensa alle sofferenze del Mio Corpo! Guardate al Gethsemani, guardatemi disfatto nell'Or­to e unitevi a Me! Torno oggi a voi per ricordarvi di guardare bene il Mio viso triste, di considerare meglio il Mio sudore di Sangue. Non vi interessa molto questa Passione sconosciuta? Non vi pare che merito più considerazione, migliore atten­zione? Anime Mie care! Tornate al Gethsemani, tornate con Me nel buio, nel dolore, nella compassione, nell'amore doloroso! E tu, come ti trovi ora? Intendi, dunque, che ti faccio simile a Me? Posa anche tu le tue ginocchia sulla terra del tuo sacri­ficio e dì con Me: Padre, se è possibile, allontana da me questo calice: pe­rò non si faccia la mia, ma la Tua volontà. E quando avrai detto con intima convinzione "fiat", allora cesserà tutto e sarai rinnovato nel Mio Amore. Guardate al  Gethsemani,  guardatemi disfatto, nell'Orto e unitevi a Me! Quanto a Me il soffrire che fu, ora Mi sarà dolcissimo se vi metterete nella considerazione delle Mie pene. Non teme­te di entrare con Me nel Gethsemani: Entrate e vedete. Se, poi, vi parteciperò sensibili ango­sce e solitudini, ritenetele Miei veri doni e non vi smarrite, ma con Me dite: Padre, non la mia volontà, ma la Tua si faccia! Pregatemi, perché voglio sia conosciuto come ho amato tutti voi in quell'ora di abbandono e di tristezza sen­za nome.

(dal libro: Anonimo del XX secolo - Parole di cielo - in 3 volumi - 7 ediz.) Per richieste di libri e di pagelline da diffondere: tel. 0721/860753 - Casella postale 28 - 61032 FANO (PS)

 
 
 

MESSICO IN FESTA PER LA VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Post n°6922 pubblicato il 25 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il viaggio del Papa in Messico e a Cuba è iniziato con un forte richiamo alla libertà religiosa, messa in difficoltà nella storia del Messico da un laicismo spesso aggressivo, e in quella di Cuba dal comunismo. La convivenza sociale, ha detto Benedetto XVI al suo arrivo all'aeroporto di Silao, in un luogo «considerato il centro geografico» del territorio messicano,  è «basata sulla incomparabile dignità di ogni persona umana, creata da Dio, e che nessun potere ha il diritto di dimenticare o disprezzare. Questa dignità si manifesta in modo eminente nel diritto fondamentale alla libertà religiosa, nel suo genuino significato e nella sua piena integrità».

La libertà religiosa, come il Pontefice l'ha presentata, non consiste nella sola libertà di culto. La Chiesa, ha ricordato all'aeroporto di Silao, dev'essere libera di testimoniare la fede, la speranza e la carità. Questo implica il diritto dei fedeli cattolici, che è anche politico, di «essere fermento nella società, contribuendo a una convivenza rispettosa e pacifica, basata sulla incomparabile dignità di ogni persona umana, creata da Dio, e che nessun potere ha il diritto di dimenticare o disprezzare». Infatti, animato dalla fede e dalla speranza, «il credente si sforza di trasformare anche le strutture e gli avvenimenti presenti poco piacevoli, che sembrano immutabili e insuperabili, aiutando chi nella vita non trova né senso, né avvenire». E la carità spinge la Chiesa a una presenza capillare nella vita sociale, «che non entra in competizione con altre iniziative private o pubbliche, anzi, essa collabora volentieri con coloro che perseguono questi stessi fini. Tantomeno pretende altra cosa che non sia fare del bene, in maniera disinteressata e rispettosa, al bisognoso, a chi, molte volte, manca più di tutto proprio di una prova di amore autentico.».

Le sfide alla libertà religiosa sono state al centro anche dell'ormai consueto dialogo fra il Pontefice e i giornalisti, nell'aereo che lo portava in Messico. Anticipando i temi del viaggio a Cuba, Benedetto XVI ha affermato con chiarezza che il marxismo è «un modello che non risponde più alla realtà», e che «occorre trovare nuovi modelli», procedendo «con pazienza ma anche decisione». La Chiesa è impegnata in un «dialogo costruttivo» con le autorità cubane, ma - in risposta a critiche che si sono chieste «da che parte sta» nel conflitto che oppone il regime castrista a dissidenti e critici - il Papa ha affermato che «è ovvio che la Chiesa sta sempre dalla parte della libertà, libertà di coscienza, libertà di religione».

Violano la libertà religiosa, attaccando spesso sacerdoti e anche vescovi, anche il narcotraffico e la criminalità organizzata che hanno fatto decine di migliaia di morti in Messico e che cercano d'imporsi come potere parallelo o superiore allo Stato. Contro questo «male distruttivo per la società» la Chiesa opera per «smascherare l’idolatria del denaro che schiavizza gli uomini, smascherare il male e le false promesse, la menzogna e la truffa che sono dietro la droga». Per questo, gli uomini di Chiesa sono attaccati e talora uccisi. La criminalità li attacca perché ripetono la verità secondo la quale la vera risposta all'ansia di trascendere la condizione umana non sta nella droga ma in Dio. L'uomo, ogni uomo, ha bisogno d'infinito, ma «se Dio non c’è, l’infinito si crea i suoi propri paradisi, un’apparenza di "infinititudini" che può essere solo una menzogna».

La piena libertà religiosa comprende il diritto per la Chiesa di esprimersi anche sulle questioni sociali e politiche. «La Chiesa non è un potere politico, non è un partito, ma è una realtà morale, un potere morale», ha spiegato Benedetto XVI, rispondendo a una delle domande in aereo.  Al tempo stesso, però, ha precisato, la politica «deve essere una realtà morale ed in questo la Chiesa ha una dimensione politica», che non può essere negata o limitata senza violare la libertà religiosa.

Ma la dimensione politica richiede laici capaci di testimoniare, a partire dalla ragionevolezza della fede, la dottrina sociale della Chiesa. « Si vede, in America Latina ma anche altrove, presso non pochi cattolici, una certa schizofrenia tra morale individuale e pubblica: personalmente, nella sfera individuale, sono cattolici, credenti, ma nella vita pubblica seguono altre strade che non corrispondono ai grandi valori del Vangelo, che sono necessari per la fondazione di una società giusta». È dunque una grande urgenza «educare a superare questa schizofrenia, educare non solo ad una morale individuale, ma ad una morale pubblica, e questo cerchiamo di farlo con la Dottrina Sociale della Chiesa, perché, naturalmente, questa morale pubblica dev’essere una morale ragionevole, condivisa e condivisibile anche da non credenti, una morale della ragione. Certo, noi nella luce della fede possiamo meglio vedere tante cose che anche la ragione può vedere, ma proprio la fede serve anche per liberare la ragione dagli interessi falsi e dagli oscuramenti degli interessi, e così creare nella dottrina sociale, i modelli sostanziali per una collaborazione politica, soprattutto per il superamento di questa divisione sociale, antisociale, che purtroppo esiste».
In un contesto di secolarizzazione che ormai coinvolge anche l'America Latina, ha spiegato il Papa, nuova evangelizzazione significa «annunciare un Dio che risponde alla nostra ragione, perché vediamo la razionalità del cosmo, vediamo che c’è qualcosa dietro, ma non vediamo come sia vicino questo Dio, come concerne me». In questo senso «il periodo della nuova evangelizzazione è cominciato con il Concilio».

In tutto il corso del viaggio Benedetto XVI ha sottolineato più volte anche la continuità del suo pellegrinaggio apostolico con quelli compiuti in Messico e a Cuba dal beato Giovanni Paolo II (1920-2005), e la speciale fedeltà del popolo cattolico latino-americano al Papa, elemento di speranza in una terra dove i poteri forti e i media spesso si mostrano ostili alla Chiesa.

- Massimo Introvigne - labussolaquotidiana.it -

 
 
 

LA DOMENICA NON SI TOCCA E' UN'INVENZIONE DI DIO

Post n°6921 pubblicato il 25 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

C’è una poesia che mi ha sempre fatto molto soffrire, quando la maestra ce la leggeva. Era Il sabato del villaggio di Giacomo Leopardi. Il senso di quei versi è che il sabato è bello, perché la vigilia ha un fremito d’attesa che riempe il cuore. Perché secondo Leopardi, l’attesa in realtà è un’illusione, non accadrà nulla la domenica: solo tristezza e noia. Nella mia esperienza non è così...

Ecco, il giorno festivo quando uno è bambino capiusce che capita, accade, è un avvenimento non controllato da noi. È un regalo divino, non l’esuito delle trattative tra le parti sociali.

Boris Godunov in Parlamento e dovunque si opporrà al sequestro del giorno festivo. La prima idea che Dio ha avuto dopo aver creato l’uomo e la donna è stata di fargli un regalo: la domenica.

È chiaro, non si chiamava così, allora. La Bibbia dice soltanto che dio «il settimo giorno si riposò». Il riposo domenicale non è un diritto umano, è qualcosa di più: è di diritto divino, chi lo lesiona commette il peccato che i greci chiamano hybris, l’empietà di ergersi sopra il destino.

Per questo, quando negli anni Settanta, nel tempo inclemente della crisi petrolifera, industriali e governo sembravano essersi messi d’accordo sul fatto che non dovesse più esserci la domenica – il settimo giorno – per non sprecare l’energia elettrica, mi parve una rivoluzione sacrilega. Si pensò allora di far marciare le fabbriche a ciclo continuo, il riposo sarebbe stato un giorno causale, fissato dalla direzione del personale con i sindacati. Oggi non si vuole incentivare la produzione ma il consumo: negozi e servizi anche la domenica, tutto fa Pil. Sarà anche comodo, ma si perderebbe il segreto del riposo. Quello di accadere in coincidenza con il tempo fissato prima che il tempo fosse: la domenica, questa invenzione di Dio che non è un’invenzione del governo con i sindacati, l’esito di una vertenza tra parti sociali, ma qualcosa, come un fiore, che viene su alla sua stagione, e non si può mettere in freezer per estrarla quando fa comodo, mettendola nel forno a microonde. Accade, la domenica. C’è. Non la inventò il governo.

Ogni ora della domenica è così. “Essenza” è da estendersi nel suo significato di profumo. Così come si dice l’essenza dei fiori. Ciascuno di noi lo sa. Io me ne resi conto una strana mattina di settembre a Strasburgo. Accompagnavo da cronista il Papa in uno dei suoi viaggi. Era pressappoco l’alba e stavo lavorando. E camminavo in fretta tra le strade tranquille della domenica mattina. Ed ecco, vidi un bambino di 9 anni uscire dal portoncino di casa, mezzo assonnato, baciato da sua mamma. Era un chierichetto che andava alla Messa. Ma non aveva la faccia dei giorni feriali, era domenica: aveva nello sguardo il presentimento di grandi cose, come se avesse aspettato questo appuntamento con la festa per tutta la vita. Sarebbe andato in chiesa, poi al ritorno avrebbe trovato sua madre e suo padre, senza fretta. In realtà, vedevo in quel bambino me stesso. Senza domenica, con i suoi ricordi di cibi straordinari, e il sapere he il proprio padre non si era alzato troppo presto, ma riposava, e ti avrebbe fatto un po’di compagnia. Ecco, la domenica quando uno è bambino e capisce che capita, accade, è un avvenimento che non è controllato da noi. È come la pioggia: bagna buoni e cattivi, sta a ciascuno di godere, con semplicità, senza farsi dominare dalla solita ansia feriale, di quando si corre, forse per distrarsi, forse per non sentire troppo dolore.

C’è una poesia che mi ha sempre fatto molto soffrire, quando la maestra ce la leggeva a scuola. Era Il sabato del villaggio di Giacomo Leopardi. Comincia così: «La donzelletta vien dalla campagna». Il senso di quei versi è che il sabato è bello, perché la vigilia ha un fremito d’attesa che riempe il cuore. Perché secondo Leopardi, l’attesa in realtà è un’illusione, non accadrà nulla la domenica: solo tristezza e noia. Invece, nella mia esperienza non è così. Perché la domenica è il giorno in cui il significato della fatica ci si rovescia addosso, come uno scroscio d’acqua profumata, come il bagno che la mamma ci faceva fare il mattino presto. Guai a chi tocca la domenica.

(Quaderni Cannibali) Marzo 2012 - autore: Renata Farina - donboscoland.it

 
 
 

L'ANNUNCIAZIONE NELLA ODIERNA CIVILTA' TECNOLOGICA

Post n°6920 pubblicato il 25 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il razionalista dirà: “Quando mai gli angeli appaiono alle giovani donne e tengono conversazioni con loro? I credenti davvero pensano che la gente del ventesimo secolo, che vive in una civiltà tecnologica, possa credere questo?”. Il credente ha sempre una sola risposta...

La gioia della Annunciazione è sulla Buona Notizia dell’angelo, che il popolo aveva trovato grazia presso Dio e che presto, attraverso questa donna Galilea totalmente sconosciuta, Dio avrebbe cominciato a compiere il mistero della redenzione del mondo.

L’Annunciazione! Un tempo, questo era uno dei giorni più luminosi e gioiosi dell’anno, la festa che consapevolmente, e anche inconsapevolmente, era collegata con una intuizione giubilante, raggiante di una visione del mondo e della vita. L’Evangelo di Luca ricorda il racconto dell’Annunciazione.

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo il cui nome era Giuseppe, della casa di Davide, e la vergine si chiamava Maria. E lui le si avvicinò e disse: “Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te! Benedetta tu fra le donne!”. Ma ella fu turbata a questo dire e considerava nella sua mente che cosa significasse un tale saluto. E l’angelo disse: “Non temere, Maria, perché concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e lo chiamerai Gesù...”. E Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, dal momento che non ho marito?”. E l’angelo disse: “Lo Spirito Santo scenderà su di Te, e la potenza dell’Altissimo stenderà su te la sua ombra perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio. Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese, per lei, che era chiamata sterile; poiché nessuna parola di Dio rimarrà impossibile». E Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola”. E l’angelo partì da lei. (Luca 1, 26-38)

Naturalmente, visto dalla prospettiva del cosiddetto ateismo “scientifico” questo racconto evangelico fornisce abbondanti motivi per parlare di “miti e leggende”. Il razionalista dirà: “Quando mai gli angeli appaiono alle giovani donne e tengono conversazioni con loro? I credenti davvero pensano che la gente del ventesimo secolo, che vive in una civiltà tecnologica, possa credere questo? I credenti non riescono a vedere come questo è sciocco, non scientifico e impossibile?”. Il credente ha sempre una sola risposta a questo tipo di contraddittorio, di disprezzo e di messa in ridicolo: sì, purtroppo, è impossibile provare questo nella vostra superficiale visione del mondo. Finché le vostre argomentazioni su Dio e la religione rimangono a livello superficiale di esperimenti chimici e formule matematiche vincerete sempre facilmente. Ma la chimica e la matematica non sono di nessun aiuto a provare o smentire alcunché nel regno di Dio e della religione. Nella lingua della vostra scienza, le parole angelo, buona novella, gioia e umiltà sono ovviamente completamente prive di senso. Ma perché limitare la discussione alla religione? Più della metà di tutte le parole sono incomprensibili per la vostra lingua razionalista, e quindi in aggiunta alla religione dovrete eliminare tutta la poesia, la letteratura, la filosofia e la quasi totalità della fantasia umana. Bramate il mondo intero per pensare come si fa, in termini di produzione e di forze economiche, di collettivi e di programmi.

Eppure il mondo non pensa naturalmente in questo modo e deve essere ammanettato e costretto a farlo, o meglio, sembra farlo. Dite che ogni immaginazione è falsa, perché “l’immaginario” non esiste, eppure la fantasia è ciò che le persone hanno sempre vissuto, vivono, e vivranno pure in futuro. Perché tutto quanto vi è di più profondo e più essenziale nella vita è sempre stato espresso nel linguaggio della fantasia. Io non pretendo di capire che cosa è un angelo, né, usando il linguaggio limitato del razionalismo, posso spiegare ciò che è accaduto quasi duemila anni fa in una piccola città della Galilea. Ma mi sembra che l’umanità non ha mai dimenticato questa storia, che questi pochi versi sono stati ripetutamente inseriti in innumerevoli dipinti, poesie e preghiere, e che hanno ispirato e continuano ad ispirare. Questo significa, naturalmente, che la gente ha sentito qualcosa di infinitamente importante per loro in queste parole, una certa verità, che a quanto pare non potrebbe essere espressa in nessun’altro modo che nel linguaggio infantile e gioioso dell’Evangelo di Luca. Qual è questa verità? Che cosa è successo quando la giovane donna, che ha appena passato l’infanzia, improvvisamente ha sentito – da quanto grande profondità, da quale altezza trascendente! – quel saluto meraviglioso: “Rallegrati!”. Perché questo è in verità il messaggio dell’angelo a Maria: Rallegrati!

Il mondo è pieno di numerosi libri sulla lotta e la concorrenza, ognuno che cerca di dimostrare che la strada per la felicità è l’odio, e in nessuno di loro potrete trovare la parola “gioia”. La gente non conosce nemmeno il significato della parola. Ma la gioia stessa annunciata dall’angelo, rimane una forza pulsante, che ha ancora il potere di stupire e scuotere i cuori umani. Entrate in una chiesa alla vigilia dell’Annunciazione. State, attendete durante la lunga ufficiatura come si sviluppa lentamente. Allora viene il momento in cui, dopo la lunga attesa, dolcemente, con tale divina squisita bellezza il coro inizia a cantare il consueto inno della festa, “Con la voce dell’Arcangelo Ti gridiamo, o Sola pura: Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con Te!”. Centinaia e centinaia di anni sono passati, e ancora, quando abbiamo sentito questo invito a rallegrarci, la gioia ci riempie il cuore in una ondata di calore.

Ma che cosa è pressappoco questa gioia? Soprattutto ci rallegriamo per la presenza stessa di questa stessa donna, il cui volto, la cui immagine, è conosciuta in tutto il mondo, che guarda fisso su di noi dalle icone, e che è diventata una delle figure più sublimi e più pure dell’arte e dell’immaginazione umana. Ci rallegriamo nella sua risposta all’Angelo, per la sua fedeltà, la purezza, l’integrità, per la sua oblazione totale e umiltà sconfinata, che per sempre risuonano nelle sue parole: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga a me secondo la tua parola”. Ditemi, c’è qualche cosa in questo mondo, in qualcosa della sua ricca e complessa storia, di più sublime e più bello di questo essere umano? Maria, la Tuttapura, La piena di grazia, è veramente Colei in cui, come canta la Chiesa, “gioisce tutta la Creazione”. La Chiesa risponde alla menzogna sull’uomo, alla menzogna che lo riduce a terra e ad appetito, a bassezza e brutalità, la menzogna che lo dice essere definitivamente asservito alle leggi immutabili e impersonali della natura, indicando l’immagine di Maria, la Tuttapura Madre di Dio, Colei a cui, secondo le parole di un poeta russo, “l’effusione di dolci lacrime umane da traboccanti cuori” è offerta in un flusso senza sosta. La menzogna continua a pervadere il mondo, ma ci rallegriamo perché qui, nell’immagine di Maria, la menzogna è mostrata per quello che è. Ci rallegriamo con gioia e meraviglia, perché questa immagine è sempre con noi, come conforto ed incoraggiamento, ispirazione ed aiuto. Ci rallegriamo perché guardando questa immagine, è così facile credere nella celestiale bellezza del mondo e nella celestiale bellezza dell’uomo, vocazione trascendente.

La gioia della Annunciazione è sulla Buona Notizia dell’angelo, che il popolo aveva trovato grazia presso Dio, e che presto, molto presto, attraverso di lei, attraverso questa donna Galilea totalmente sconosciuta, Dio avrebbe cominciato a compiere il mistero della redenzione del mondo. Non ci sarebbero stati fragori o paura in sua presenza, ma sarebbe venuto a lei nella gioia e nella pienezza dell’infanzia. Attraverso di lei un bambino ora sarà Re: un bambino, debole indifeso, ma per mezzo di lui tutte le potenze del male sono state per sempre spogliate del potere.

Questo è ciò che noi celebriamo nell’Annunciazione e perché la festa è sempre stata, e rimane, così gioiosa e raggiante. Ma, ripeto, nulla di tutto ciò può essere compreso o espresso nelle categorie limitate e nel linguaggio consueto dell’ateismo “scientifico”, che ci porta a concludere che questo approccio volutamente e arbitrariamente ha dichiarato un’intera dimensione dell’esperienza umana essere inesistente, inutile e pericolosa, insieme con tutte le parole ed i concetti utilizzati per esprimere tale esperienza. Per discutere questo metodo alle sue proprie condizioni si dovrebbe come prima cosa scendere in un pozzo nero della metropolitana, dove, poiché il cielo non può essere visto, la sua esistenza è negata. Il sole non può essere visto, e così non c’è il sole. Tutto è sporco, ripugnante, e scuro, e così la bellezza è sconosciuta e la sua esistenza negata. È un luogo dove la gioia è impossibile, e così tutti sono ostili e tristi. Ma se lasciate il pozzo e vi arrampicate fuori, improvvisamente vi ritroverete nel bel mezzo di una chiesa clamorosamente gioiosa dove ancora una volta si sente: “Con la voce dell’Arcangelo Ti gridiamo, o Sola Pura, Rallegrati!”.

Alexander Schmemann - dimensionesperanza.it - donboscoland.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2012 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963