ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 30/03/2012

CI VOGLIONO GENETICAMENTE MODIFICATI: PILLOLE PER I PASTI E CURE ORMONALI

Post n°6947 pubblicato il 30 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Davvero troppa cultura a volte fa male. Anzi, fa sicuramente male quando questa cultura è guasta. Una prova ci viene da un articolo dal titolo Human Engineering and Climate Change pubblicato di recente sulla rivista scientifica Ethics, Policy and Environment da tre professori universitari: Matthew Liao docente di bioetica alla New York University, il neuroscienziato Anders Sandberg e la filosofa Rebecca Roache docenti presso la Future of Humanity Inst. dell’Università di Oxford. Insomma tre cervelli non da poco, verrebbe da dire. Quali tesi hanno partorito cotali menti? L’articolo propone soluzioni a dir poco eccentriche al problema dell’inquinamento ambientale e dei consumi energetici.

Si parte dalla costatazione che l’inquinamento è prodotto anche dagli allevamenti animali perché mucche, maiali e pecore producono gas serra, mangiano vegetali e per aver pascolo si è costretti a deforestare. Ora è chiaro che fino a quando la gente vorrà consumare carne gli allevamenti continueranno a prosperare e di conserva ad inquinare. Dunque ecco la soluzione: occorre indurre le persone a non mangiare carne somministrando a queste ultime pillole che provochino avversione alle proteine animali oppure modificando il sistema immunitario in modo tale da aver nausea solo al pensiero di uno spiedino arrosto o di una salsiccia al vino rosso.

Il secondo intervento a beneficio dell’amato pianeta terra è ancora più drastico. Anche qui si parte da una premessa corretta per poi approdare ad una conclusione bizzarra. La premessa è questa: più una persona è grassa, anzi: grossa, più consuma. Il rimedio è talmente semplice che a scriverlo il lettore si darà del cretino per non averci pensato lui per primo: basta abbassare l’altezza delle persone. Più saremo bassi meno volume occuperemo, meno consumeremo. I tre cervelloni iper-laureati di cui sopra hanno infatti stimato che se le prossime generazioni doneranno alla causa ambientalista un 15 cm della loro altezza, la massa corporea diminuirà del 21% e di conseguenza i tassi metabolici – e dunque i consumi – di un bel 15-18%. Per ridurre l’altezza le soluzioni passano dalla Fivet, a cure ormonali, ad interventi sul genoma umano.

Poi l’articolo propone un’altra soluzione per ridurre gli sprechi, degna della Marvel, la casa editrice che pubblica Spiderman e Batman: occorre modificare la capacità visiva dell’uomo affinchè possa vedere anche al buio come i gatti. Se modifichiamo la struttura dell’occhio rendendolo capace di vedere anche nell’oscurità non dovremmo accendere così tante luci alla sera. Gli “scienziati” sono assolutamente espliciti sul punto: “Se ognuno avesse occhi di gatto, non sarebbe necessaria tanta illuminazione e si potrebbe ridurre l’uso di energia globale considerevolmente”. Il discorso non fa una piega.

E’ quanto mai evidente che le soluzioni proposte fanno a pugni con il buon senso, ma, sotto altra prospettiva, sono assolutamente coerenti con il dogma di carattere apodittico che precede queste soluzioni e che mai bisogna contestare: si deve preservare l’ambiente costi quel che costi. Se il prezzo da pagare è quello di non mangiare carne, di assomigliare a dei nani e di strabuzzare gli occhi allora l’umanità è obbligata a compiere questo sacrificio in onore della Dea Terra.

I rimedi inventati da questi tre accademici allora non sono stravaganze di chi vuol mettersi in luce (o in ridicolo), ma si inseriscono con ferrea logica in un piano ben strutturato della ideologia ambientalista: prima la foca e poi l’uomo. Perciò le trovate ecosostenibili dei tre proff. in questa prospettiva non sono panzane grandi come una casa, effetti patologici di menti bizzarre, bensì inevitabili e fisiologiche conseguenze di premesse errate.

E la premessa errata è questa: l’uomo è il cancro del pianeta da estirpare quanto prima. Il 18 Novembre 2009 l’Unfpa nel suo rapporto annuale sullo stato della popolazione mondiale suggeriva che l’unica strada è quella della diminuzione delle nascite perché sono gli uomini che producono la tanto temuta CO2. Il rapporto faceva eco ai risultati di una ricerca del professor Thomas Wire della London School of Economics, commissionata dall’Optimum Population Trust, pubblicata nell’agosto del 2009. Questa indagine affermava che per ogni 7 dollari spesi in contraccezione ci guadagniamo in ecologia: ben una tonnellata in meno di anidride carbonica emessa nell’atmosfera grazie al fatto che i contraccettivi impediscono la nascita di bebè produttori di CO2. Il rapporto del prof. Wire lo faceva capire chiaramente sin dal titolo: “Meno emettitori, emissioni più basse, costi minori”.

Sulla stessa falsa riga si è mosso Rajendra Pachauri, il segretario dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), che aprì nel dicembre del 2009 i lavori del Vertice di Copenhagen sui cambiamenti climatici. Pachauri suggerì di aumentare le tasse sugli aerei, dato che da soli emettono il 2-3% di CO2 di tutto il pianeta, e di eliminare le bottiglie di acqua da frigo dai ristoranti.

Ancor più fantasioso il progetto proposto dall’Ong peruviana Glaciares e vincitore sempre nel 2009 del concorso “100 idee per salvare il pianeta” indetto dalla Banca Mondiale: dipingere di vernice bianca le montagne del Perù. Il bianco riflette il calore e in tal modo i ghiacciai non si scioglieranno e così preserveremo una risorsa preziosa dell’ecosistema.

In terra nostrana come non ricordare poi l’uscita di Fulco Pratesi, presidente del WWF Italia, che nel 2007 suggerì di lavarsi poco per risparmiare acqua: "Un solo bagno il sabato mattina consente di risparmiare molta acqua, senza pregiudicare l’odorato dei vicini. Un rapido esame della biancheria consente di giudicare quale capo debba essere cambiato. Le camicie, meglio non bianche e non strette da cravatte, mi possono durare anche tre giorni. Le mutande durano anche qualcosa in più dei tre giorni. La canottiera resiste da un sabato all’altro. Quanto alle calze, d’inverno possono aspettare tre giorni”. E così scoprimmo che il sudiciume è a basso impatto ambientale.

Gli esempi a voler continuare - è proprio il caso di dirlo – si sprecherebbero e andrebbero come abbiamo visto dalla geo-ingegneria, che vuole modificare-preservare l’ambiente, all’ingegneria umana che vuole invece impedire che nuovi esseri umani vengano alla luce con la contraccezione o con l’aborto oppure addirittura vuole modificare il suo DNA perché sia ecosostenibile. L’uomo è dunque l’unico essere vivente da non preservare.

Ma il minimo comun denominatore di tutte queste proposte è sempre quello: l’inversione della gerarchia dei beni. Non è più il creato ad essere a servizio dell’uomo, ma è l’uomo ad essere schiavo del creato. Da qui il paradosso: a leggere i tentativi degli ideologi di verde vestiti con gli occhiali del pensiero illuminista – madre di tutte le ideologie e quindi anche di quelle ambientaliste – l’uomo ha sudato sette camicie perché la scienza e la tecnica portassero l’umanità ad affrancarsi dai pericoli della natura, perché l’uomo sfuggisse alla fame, alla povertà e alla fatica davvero bestiale dei lavori pesanti e approdasse sulle rosee spiagge del benessere, inventando vaccini, medicine, nuovi metodi di coltivazione e allevamento e macchinari ipersofisticati. Ed ora, dopo tutto questo, ci vengono a dire che ci dobbiamo lavare meno, che non possiamo più mangiare carne, che dobbiamo rinunciare ai piaceri della tavola per pesare meno e soprattutto alla felicità di avere dei figli. Più che un mondo verde ci pare un mondo molto grigio.

- Tommaso Scandroglio - labussolaquotidiana.it -

 
 
 

ANNA KATHARINA EMMERICK: PER ANNI AMMALATA E A LETTO CON LA FEDE E L'AMORE CONFORTO' TANTE PERSONE

Post n°6946 pubblicato il 30 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Anna Katharina Emmerick nacque l'8 settembre 1774 nella comunità di contadini di Flamschen presso Coesfeld. Lei crebbe insieme a nove fra fratelli e sorelle. Già da piccola lei dovette aiutare in casa e nei lavori dei campi. Frequentò per poco tempo la scuola, ma si notava il fatto che lei era ben istruita su cose religiose. Ben presto i genitori e tutti quelli che conoscevano Anna Katharina si accorsero che lei si sentiva attratta in maniera particolare dalla preghiera e dalla vita religiosa.

Per tre anni Anna Katharina Emmerick fu a servizio in una grande fattoria dei dintorni. In seguito lei imparò a cucire e andò a Coesfeld per una ulteriore formazione. Lei amava visitare la vecchia chiesa di Coesfeld e partecipare alla Messa. Spesso faceva da sola in preghiera la Via Crucis.

Anna Katharina aveva il desiderio di entrare in monastero. Poiché questo desiderio per il momento non si avverava, tornò a casa dai genitori. Lei lavorò come sarta andando di casa in casa.

Anna Katharina chiese di essere ammessa in diversi monasteri, ma fu respinta poiché non poteva portare alcuna dote particolare. Le Clarisse di Münster si dichiararono, infine, pronte ad accoglierla se lei avesse imparato a suonare l'organo. Lei ebbe il permesso dai suoi genitori di trasferirsi dall'organista Söntgen di Coesfeld per il tirocinio. Lei però non trovò mai il tempo per imparare a suonare l'organo. Il bisogno e la povertà di quella famiglia la indussero a contribuire con il lavoro nella casa e in famiglia. Lei sacrificò i propri miseri risparmi per aiutare la famiglia Söntgen.

Nel 1802, insieme alla sua amica Klara Söntgen, Anna Katharina poté finalmente entrare nel monastero di Agnetenberg presso Dülmen. L'anno seguente prese i voti. Lì prese parte alla vita mo‑nastica con fervore, era sempre pronta ad assumersi i lavori più pesanti e non amati. A causa della sua povera origine, lei fu in principio poco considerata. Alcune delle sue consorelle si scandalizzavano della sua esatta osservanza alla regola dell'Ordine e la consideravano un'ipocrita. Anna Katharina sopportava in silenzio questo dolore e in silenziosa rassegnazione.

Dal 1802 al 1811 Anna Kataharina si ammalò frequentemente e aveva gravi dolori da sopportare.

Nel 1811 il Monastero di Agnetenberg, a causa del movimento di secolarizzazione, venne soppresso. Anche Anna Katharina dovette abbandonare il monastero e trovò accoglienza come domestica presso l'Abbé Lambert, un prete fuggito dalla Francia, che viveva a Dülmen. Ma presto lei si ammalò e non poté più lasciare la casa e fu costretta a letto. D'accordo con il vicario Lambert, Anna Katharina fece venire la sua sorella più giovane, Gertrud, la quale sotto la sua direzione doveva curare il governo della casa.

In questo periodo Anna Katharina Emmerick ricevette le stigmate, i cui dolori aveva già sofferto da molto più tempo. Il fatto che lei portava le piaghe non poteva rimanere nascosto. Il Dr. Franz Wesener, un giovane medico, le fece visita e fu da lei così tanto impressionato che divenne per lei, negli 11 anni seguenti, un fedele, aiutante e disinteressato amico. Lui tenne un diario sui suoi incontri con Anna Katharina Emmerick, in cui ha fissato una montagna di particolari.

Un tratto particolare della vita di Anna Katharina fu il suo amore per le persone. Dove lei vedeva il bisogno, cercò sempre di aiutare. Anche dal suo letto di ammalata lei confezionò abiti per i bambini più poveri ed era felice se in questo modo li poteva aiutare. Sebbene qualche volta i molti visitatori sarebbero potuti diventare fastidiosi, lei li accoglieva tutti gentilmente, si interessava alle loro richieste con la preghiera e offriva loro incoraggiamento e conforto.

Molte personalità, che erano di rilievo nel movimento di rinnovamento della Chiesa agli inizi del secolo XIX, cercarono l'incontro con Anna Katharina Emmerick, fra gli altri: il barone Clemens August Droste zu Vischering, Friederich Leopold von Stolberg, Johann Michael Sailer, Christian e Clemens Brentano, Luise Hensel, Melchior e Apollonia Diepenbrock.

Di importante significato fu l'incontro con Clemens Brentano. Dal suo primo incontro nel 1818 derivò un soggiorno di cinque anni, in cui giornalmente lui visitò Anna Katharina per disegnare le sue visioni che più tardi pubblicò.

Nell'estate del 1823 Anna Katharina divenne sempre più debole. Come in tutti gli anni passati lei unì la sua sofferenza con la sofferenza di Gesù e la offrì per la redenzione degli uomini. Anna Katharina Emmerick morì il 9 febbraio 1824. Anna Katharina Emmerick fu sepolta nel cimitero di Dülmen. Numerose persone presero parte al funerale. Poiché sorse la diceria che il cadavere di Anna Katharina fosse stato trafugato, la tomba, nelle settimane successive al funerale, aperta due volte: la bara con il cadavere fu trovata intatta.

Clemens Brentano scrisse di Anna Katharina Emmerick: «Lei sta come una croce ai lati della strada» Anna Katharina Emmerick ci indica il centro della nostra fede cristiana, il segreto della Croce.

La vita di Anna Katharina Emmerick è contraddistinta da una profonda unione con Cristo. Lei amava pregare davanti alla famosa croce di Coesfeld, spesso lei andava alla Via Crucis. Lei partecipava così intimamente alla sofferenza del Signore che non è esagerato dire: lei visse, soffrì e morì con Cristo. Un segno esteriore di questo, ma che è nello stesso tempo più di un semplice segno, sono le stigmate che lei portava.

Anna Katharina Emmerick fu una grande devota di Maria. La festività della nascita di Maria era anche il suo compleanno. Una frase da una preghiera mariana ci indica un ulteriore aspetto della vita di Anna Katharina. In questa preghiera si recita: «O Dio, lasciaci servire l'opera della Redenzione secondo il modello della fede e dell'amore di Maria». Servire l'opera della Redenzione: questo voleva Anna Katharina Emmerick.

L'Apostolo Paolo parla nella lettera ai Colossesi di due modi di servizio al Vangelo, di servizio alla Redenzione. Un modo si realizza nell'attivo annuncio con parole e fatti. Ma cosa fare quando questo non è possibile? Paolo, che evidentemente si trovava in una tale situazione, scrive: «Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa». (Col 1, 24).

In entrambi i modi Anna Katharina Emmerick ha servito la Redenzione. La sua parola, che dalla sua modesta stanza di Dülmen ha raggiunto, attraverso gli scritti di Clemens Brentano, innumerevoli persone in molte lingue, è fin ai nostri giorni un'eccellente annuncio del Vangelo nel servizio alla Redenzione. Ma nello stesso tempo Anna Katharina Emmerick ha interpretato la sua sofferenza come un servizio alla Redenzione. Il Dr. Wesener, il suo medico, riportò nel suo diario la richiesta di Anna Katharina Emmerick: «Io ho sempre supplicato Dio che mi desse come particolare dono che io per loro soffra e possibilmente dia soddisfazione a coloro che a causa di errori o di debolezze si trovano sulla strada sbagliata». Si racconta che Anna Katharina Emmerick dispensò a molti dei suoi visitatori aiuto nella fede e consolazione. La sua parola aveva questa forza, poiché lei portava dentro la sua vita e la sua sofferenza il servizio della Redenzione.

- www.diocesidicapua.it - donboscoland.it -

 
 
 

FRANCIA: SE LA TELEVISIONE E' CATTOLICA NIENTE DIGITALE TERRESTRE

Post n°6945 pubblicato il 30 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

E’ la terza volta che lo stato francese stoppa la tivù cattolica Kto (in francese si legge «catò», abbreviazione di catholique). Lo apprendiamo da «Avvenire» (28 marzo). Si tratta di una emittente creata nel 1999 dal cardinale Jean-Marie Lustiger, a quel tempo arcivescovo di Parigi. La tivù in questione vorrebbe accedere al digitale terrestre – gratuito - in alta definizione. Ci ha provato nel 2002 e nel 2005 ma ogni volta, compreso il rifiuto del 2012, il Consiglio di Stato ne ha bocciato la candidatura con questa singolare motivazione: «Le scelte sono state guidate nell’interesse del telespettatore».

Ora, poiché i consiglieri di stato hanno deciso che una tivù di ispirazione cattolica non interessa al telespettatore francese, nisba. Tuttavia, «con lo scopo di arricchire l’attuale offerta», sono state ammesse sei nuove televisioni, che si aggiungono alle diciannove già presenti sul digitale terrestre. Così, il telespettatore francese avrà modo di scialare, spippolando a gogò sul telecomando. Potrà optare per una delle venticinque fortunate, e perfino cambiare idea in corso di programma. Potrà, volendo, guardarne una per sera e al ventiseiesimo giorno ricominciare da capo il periplo. Oppure potrà fissarsi su una sola, quella che lo appaga di più. Pensate, potrà addirittura spegnere il televisore, rinunciando a tutto quel bendiddìo. O passare la serata fuori casa, se preferisce. Tutto, insomma, purché si guardi dal guardare cose sconvenienti o di nessun interesse come un programma di ispirazione cattolica.

La pubblica amministrazione francese, fiera della sua la?cité di derivazione giacobina, si preoccupa del benessere mentale dei suoi sudditi, che non abbiano - l’Essere Supremo non voglia - a sconvolgersi vedendo, che so, una messa del papa o – oltraggio supremo - un documentario sulle cattedrali galliche. Non sia mai che i loro occhi siano – anche fugacemente, tra uno zapping e l’altro - toccati da qualche fotogramma di un film su santa Teresina di Lisieux o sui monaci trappisti del «Grande silenzio». Non li si distolga dalle gesta di Sarkò e Carlà, dalla grande rimonta di Hollande o dal Tour de France.

Al Conseil d’Etat non passa nemmeno per la mente che quando una cosa televisiva non interessa basta cambiare canale. No, il citoyen è un minus habens e va costantemente educato, perché solo i suoi amministratori-pastori sanno qual sia il suo vero bene. I cattolici? Si colleghino al satellite, dopo essersi procurati la prescritta parabola. Così imparano a non essere di alcun interesse per i padroni del vapore francese.

di Rino Cammilleri - labussolaquotidiana.it -

 
 
 

FEDE E FAMIGLIA RIDUCONO LE DIFFICOLTA' DI APPRENDIMENTO SCOLASTICO DEI FIGLI

Post n°6944 pubblicato il 30 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il sistema scolastico americano – modello di riferimento per molti pedagoghi nostrani che vorrebbero importarlo in Italia tale e quale –presenta in realtà una varietà di aspetti contraddittori e paradossali che molti studi specializzati fanno emergere rivelandone la complessità. Un primo esempio di ciò è dato da una ricerca del National Center for Education Statistics (parte del US Department of Education) che nel 2009 ha dedicato uno studio statistico al fenomeno del c.d. homeschooling (lett. scuola a casa “o scuola famigliare”), vale a dire quando uno dei due genitori si occupa dell’istruzione dei figli, in prima persona oppure assumendo un insegnante. La scelta dell’homeschooling, in rapido aumento nell’ultimo decennio, è decisamente trasversale poiché riguarda non solo chi non vuole accontentarsi della scuola pubblica ma allo stesso tempo non può permettersi la scuola privata, ma anche chi, pur potendo permettersi la scuola privata, preferisce offrire un’istruzione più libera e personalizzata.

Fra le ragioni alla base di questa opzione, l’88% delle famiglie intervistate cita la preoccupazione per l’ambiente scolastico: non solo droga, violenza, bullismo ma anche classi sempre più numerose, orari prolungati, compiti a casa sempre più impegnativi, forte pressione all’omologazione. Ciò potrebbe confermare il dato tradizionale che vede le scuole americane alle prese con lo scarso successo degli studenti afroamericani e latinos rispetto a quelli bianchi – i colpevoli per eccellenza di violenze e quant’altro, sulla base di un giudizio di valore ormai consolidato, non sono certamente i bianchi! – ma ecco che recentemente anche questo luogo comune viene messo in discussione.

Ci riferiamo essenzialmente ad uno studio condotto da William Jeynes, docente di pedagogia presso la California State University e senior fellow presso l’Istituto Witherspoon. Da questo studio è risultato che il successo scolastico di bianchi, latinos e afroamericani risulta notevolmente condizionato dalla effettiva maturazione religiosa dei soggetti presi in esame. In pratica questo significa che gli studenti appartenenti a contesti sociali storicamente con più difficoltà in ordine alla riuscita negli studi, se conducono una vita di fede effettivamente vissuta in un contesto familiare ed ecclesiale stabile, riescono a ridurre considerevolmente il divario che li penalizza in termini di successo scolastico rispetto agli studenti bianchi. Jeynes ha presentato le sue conclusioni in una recente conferenza alla Harvard University sulla razza e l’istruzione. Lo studio si basa su una meta-analisi di 30 diversi studi di misurazione dei risultati scolastici.

Tutti gli studenti osservati erano coinvolti in una istituzione religiosa, come un luogo di culto o gruppo giovanile, e hanno sottolineato l’importanza della fede nella loro vita. Per famiglia stabile si intende quella con due genitori biologici o aventi un alto tasso di coinvolgimento dei genitori nella formazione dello studente. Quando questi due fattori sono presenti, lo studente di colore o latinos riduce di gran lunga il divario con i pari età bianchi, mentre la presenza di uno solo di essi non contribuisce a ridurre le distanze. La conclusione a cui giunge Jones è di assoluta importanza e di stringente attualità: se un bambino ha già un alto livello di religiosità, gli insegnanti e gli educatori dovrebbero far leva su questo aspetto per incoraggiarli nel processo di apprendimento-maturazione integrale della persona, senza che questo debba essere considerato per forza come una mancanza di rispetto per le coscienze di coloro che invece non palesano questa dimensione di vita.

Questo studio darà sicuramente adito a molte discussioni, ma ha il merito di ricordarci la centralità del ruolo svolto dalle agenzie educative “storiche” quali la famiglia e la chiesa, le stesse che malgrado gli attacchi provenienti da più parti risultano pur sempre insostituibili nella crescita integrale degli uomini.

Salvatore Di Majo - uccronline.it -

 
 
 

PER VOLER BENE AGLI OMOSESSUALI BISOGNA DIRE LORO LA VERITA'

Post n°6943 pubblicato il 30 Marzo 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Intervista a Dale O’Leary, esperta americana del gender mainstreaming, che per prima ha denunciato i piani delle lobby Lgtb e abortiste «per arrivare a conquistare posti di potere». «Non facciamo gli ipocriti. Si vada a scavare oltre l’apparenza gaia per vedere cosa vivono davvero queste persone»
«Non c’è dubbio. La burocrazia delle Nazioni Unite, come anche la maggioranza dello sue Ong, è devota alla causa dei “diritti sessuali”. Lo si vede dai princìpi stilati dagli promotori dei diritti Lgbt nel 2006 a Yogyakarta, in Indonesia, che stabiliscono che in natura non esiste alcun sesso, dando a ciascuno il diritto di definirsi uomo/donna/gay/transessuale eccetera». A spiegarlo è Dale O’Leary, medico americano che ha partecipato alle conferenze dell’Onu del Cairo e di Pechino sui princìpi del “gender mainstreaming” e che da trent’anni pubblica libri e studi e tiene conferenze sui cosiddetti “nuovi diritti”.

Da sempre in prima linea nelle battaglie per la difesa della famiglia naturale e della vita, O’Leary fu la prima a parlare di come le lobby Lgbt e quelle abortiste si muovevano all’interno delle Nazioni Unite. «I princìpi di Yogyakarta furono finalmente presentati al Consiglio Onu per i Diritti umani del 26 marzo 2007. Ora sono stati presi in considerazione anche dal Consiglio d’Europa nel documento Diritti umani e Identità di Genere, del luglio del 2009. È un fatto dalle conseguenze gravi, perché, tra l’altro, il diritto ad avere rapporti sessuali con chiunque, senza limitazioni, ne implica altri, come quello alla contraccezione e all’aborto su richiesta. Inoltre, se accettiamo il riconoscimento legale delle relazioni sulla base del solo affetto, dovremo accettare anche la poligamia: non a caso chi la pratica sta incominciando a usare gli stessi argomenti dei promotori dei diritti Lgbt per ottenere una legittimazione».

Come questo programma influenza le politiche degli Stati?
Le Nazioni Unite stanno cercando di imporre questi diritti all’America Latina, all’Africa e al mondo islamico. Poiché quest’ultimo non riceve aiuti dall’Onu, è stato in grado di reagire. Sfortunatamente, però, gli Stati del Sud America e quelli dell’Africa subsahariana, che invece ricevono aiuti dall’Onu, sono ricattati dai governi che li finanziano, soprattutto dall’amministrazione Obama. Ora anche i paesi membri dell’Unione Europea subiscono pressioni. Pressioni alle quali sono più suscettibili in un momento di crisi come questo.

Perché il governo degli Stati Uniti ha deciso di farsi promotore di questi diritti?
I promotori di questi nuovi diritti lavorano da anni per diffondere la loro mentalità all’interno delle istituzioni. Mi accorsi delle armi che usano per raggiungere i posti di potere nel 1994, alla conferenza Onu del Cairo, alla quale si recarono anche molti movimenti contrari all’ideologia gender, avvertiti del pericolo da Giovanni Paolo II. Lì i governi furono invitati a «diffondere l’Agenda di Genere», in ogni programma politico. Da quel momento l’amministrazione Clinton, il governo canadese, l’Unione Europea e diverse agenzie Onu si sono impegnati a diffondere l’idea che l’identità sessuale «è stabilita dalla volontà della persona e non dalla sua natura». Mi tornò in mente una conferenza sulle donne e il potere in America: si spronarono le presenti a lavorare per occupare posti importanti, spiegando loro che il governo non aveva bisogno delle donne in generale, ma di quelle d’accordo con la visione libertina della sessualità e del genere. Si raccomandò di cercare di inserirsi in posizioni da cui poter assumere altre persone d’accordo con la propria idea. Il che significava l’assunzione di soli gay, lesbiche, femministe radicali e abortisti. Dopo pochi anni ecco realizzato il progetto: l’amministrazione Obama ha fatto l’en plein di persone provenienti da questo mondo. Così, per esempio, è passata la legge che obbliga a includere la contraccezione e l’aborto nelle assicurazioni mediche pagate ai dipendenti dai datori di lavoro, anche quelli che fanno obiezione di coscienza, come le istituzioni religiose.

I promotori di questi diritti si dicono amici delle donne.
Io credo che ogni donna abbia il diritto di scegliere di fare la madre a tempo pieno come sua vocazione primaria. Oppure di lavorare part time per stare con la famiglia. Per le femministe radicali e per i promotori dell’ideologia gender, invece, le donne non devono avere questa libertà: devono poter fare come gli uomini. Quel che conta è perciò poter fare sesso senza conseguenze e quindi avere il diritto all’aborto e alla contraccezione, non certo ad essere madri. Ma questa mentalità, inculcata anche dai media e dalle scuole, sta distruggendo le donne: si stanno diffondendo anche tra loro moltissime malattie sessualmente trasmissibili. Nel libro Unprotected, scritto da uno psichiatra di una delle università più importanti d’America, sono raccolti decine di esempi di ragazze che, per via di un orientamento sessuale deviato, tentano il suicidio, si drogano, diventano bulimiche o anoressiche.
La femminista americana Sylvia Ann Hewlett era convinta che le donne dovessero prima di tutto ottenere il diritto al lavoro, così ha deciso di intervistarne migliaia in carriera, ma, come ha riportato nei suoi libri, si è accorta che quasi tutte non avevano bambini. All’inizio pensava non ci fosse nulla di male: era una loro libera scelta. Ma proseguendo con le domande le intervistate incominciavano a parlare di drammi interiori nascosti. Piangendo, confessavano vite devastate. Avevano vissuto per il lavoro, molte avevano storie abortive alle spalle e ora erano sterili. Dall’altra parte ci sono gli studi e le interviste alle donne sposate con partner fissi: il grado di felicità e serenità di queste ultime è incomparabile.

Quali altre conseguenze ha l’educazione libertina?
Il Planned Parenthood, la più grande lobby abortista americana, ha un sito per teenager la cui homepage è intitolata così: «Sei pronta a fare sesso? Se vuoi, non c’è problema. Esistono i contraccettivi e l’aborto». Nessuno dice loro che si potranno ammalare e diventare sterili. Gli studi dimostrano che i teenager sessualmente attivi sono tre volte più esposti alla depressione e al suicidio (lo dimostrano i dati del National Longitudinal Surveys del dipartimento americano del Lavoro). Questi sono fatti. Non parliamo poi dell’educazione nelle scuole: bambini e ragazzi con lievi tendenze (che di solito si correggono con l’età) spinti verso l’omosessualità; studenti senza alcuna certezza riguardo a ciò che vedono, fragilissimi e insicuri perché le evidenze della realtà vengono messe in dubbio. Con tassi depressivi e di suicidi in continuo aumento, proprio là dove è impartita questa educazione.

Il libertinismo fa male anche agli omosessuali stessi?
Si dice che li si vuole aiutare, ma sono passati trent’anni da quando fu diagnosticato per la prima volta l’Aids a un omosessuale: da quel momento più di 300 mila gay sono stati uccisi dal virus. Quest’anno ne moriranno 6 mila. E in soli tre anni i malati sono cresciuti del 17 per cento. Secondo le statistiche dei Cdc (Centers for Disease Control) in America un omosessuale praticante su cinque è affetto da Hiv. Questo accade anche perché agli attivisti gay interessa preservare la loro libertà sessuale, anche a costo della vita. Come documentato da più medici, sebbene l’omosessualità li renda spesso nevrotici, depressi, e l’Hiv li faccia stare male, tanti sono così dipendenti dal sesso che in certi casi non importa loro né di morire né di contagiare gli altri.
Molti sostengono che gli omosessuali sono felici e che bisogna lasciare che lo siano. Questa è falsa e ipocrita tolleranza. In realtà chi parla così non li sa aiutare. Vadano a scavare oltre l’apparenza gaia per vedere cosa vivono davvero queste persone: anche nei paesi in cui la tolleranza è massima il livello patologico non scende, come dimostrato, ad esempio, dalle statistiche della Nuova Zelanda e dei Paesi Bassi, dove la legge è la più permissiva possibile.

Spesso queste persone imputano il loro malessere all’oppressione sociale e all’omofobia, per questo lottano così violentemente per ottenere certi diritti. Numerose ricerche scientifiche dimostrano che chi pratica l’omosessualità è molto più soggetto a malattie psicologiche, istinti suicidi, abuso di sostanze. In particolare a disturbi depressivi. E molti psichiatri vedono guarire le nevrosi e le depressioni con la correzione di questo orientamento. In queste vite c’è sofferenza e le ama molto di più chi le guarda e cerca di prendersene cura, dicendo come stanno le cose, rispetto a chi sostiene di tollerarle con indifferenza.

Perché concedere agli omosessuali il diritto ad avere una famiglia minaccerebbe il matrimonio naturale e il bene comune?
Gli attivisti Lgbt sono liberi di vivere come credono, ma quello che vogliono è ben altro: zittire chi difende il matrimonio naturale tra uomo e donna. Proprio perché imputano, erroneamente, la loro inquietudine agli eterosessuali. Uno dei documenti più importanti di papa Benedetto XVI parla di mancanza di complementarità nelle coppie omosessuali. Ho scoperto studi psichiatrici che attestano come queste coppie cerchino di compensarla. Ad esempio, sacrificano la propria identità naturale ricreando rapporti simili a quello tra marito e moglie. Oppure sacrificano la maturazione, ricreando un rapporto simile a quello tra genitore e figlio.
In ognuno di questi casi si rinuncia a qualcosa per creare una complementarietà artificiale, che però non è in grado di compiere a pieno i loro bisogni. Non penso che non si ritrovino mai soddisfazioni in questi rapporti, ma occorre che queste persone capiscano che la loro mancanza non sarà mai colmata, né dalla totale accettazione da parte degli altri né dalla ridefinizione del matrimonio naturale. Anzi, una ridefinizione sarebbe pericolosa: creerebbe una mentalità relativista dagli effetti distruttivi che ho appena descritto, minacciando la crescita naturale delle persone e la necessità sociale dell’unione eterosessuale, l’unica luogo in grado di crescere persone solide e di compiere, attraverso una complementarità piena, i coniugi. La minaccia è sotto i nostri occhi: negli Stati Uniti è diventato così pericoloso difendere il matrimonio naturale che si è dovuta fondare l’“Alleanza contro la diffamazione dei sostenitori del matrimonio”.

- Benedetta Frigerio su Tempi - corrispondenzaromana.it -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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