ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 04/04/2012

MA CHE COSA SIGNIFICA AVERE FEDE?

Post n°6974 pubblicato il 04 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nel linguaggio comune con la parola fede si intende, di per sé, la disponibilità ad accettare come vere le informazioni che riceviamo dagli altri, senza ancora averne direttamente le prove personali, facendo leva unicamente sull’autorità altrui. Così si crede al medico, al maestro, alla mamma, agli astronomi, agli scienziati ecc. Se poi, invece, si fa riferimento ad un “Essere superiore” (quello che noi chiamiamo Dio), allora si intende proprio un dono dello stesso Dio e soprattutto la prima delle cosiddette tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità. E, in senso più ristretto, come assenso della nostra mente a una verità rivelata da Dio e a noi proposta dalla Chiesa, non in forza della sua evidenza, ma in quanto derivante da Dio, il quale non inganna e certamente non può ingannare.

In questo senso la fede è un dono di Dio, ma, nello stesso tempo, è una risposta libera, ragionevole e totale, mediante cui confessiamo la verità circa la divina autorivelazione compiutasi definitivamente in Cristo. È ovvio, quindi, che, trattandosi di un dono di Dio, debba esserci un inscindibile rapporto tra l’uomo che afferma di avere la fede e Dio, il quale, nella tradizione monoteista, è riconosciuto come personale, eterno, immutabile, onnisciente e creatore onnipotente. L’uomo di fede, pertanto, non è colui che afferma di credere in qualcosa di astratto e di non ben definibile, senza alcuna effettiva conseguenza per la sua vita comportamentale, sia a livello di coscienza personale, sia nell’osservanza di quelle norme derivanti dalla rivelazione scritta o orale. No! L’uomo di fede crede in un Essere personale, cioè in una Persona. E infatti il vero motivo che porta alla fede, anzi il fattore decisivo, anche quando si è ricevuta un’educazione religiosa, va trovato nell’autorità di Dio che rivela.

Naturalmente l’atto di fede è sempre un atto umano razionale, nel senso che l’esperienza umana, specialmente nei suoi aspetti più profondi, può aiutare la voce di Dio che parla al cuore e alla mente e ad accogliere con fede la parola rivelata; la qualcosa presuppone lo sforzo dell’uomo di conoscere, in qualche modo, questo Dio che rivela, la sorte dell’uomo (il fine per cui egli esiste sulla terra) e la storia del Gesù terrestre il quale si è definito Figlio di Dio, del suo insegnamento e soprattutto del suo Vangelo. Ci si imbatterà così con il mistero, che non è qualcosa di semplicemente oscuro o inspiegabile, ma il piano misterioso di Dio per la salvezza dell’umanità, che è stato svelato per mezzo di Gesù Cristo, pur trascendendo la ragione e la comprensione umana. È chiaro che la mente umana non possa afferrare Dio, ma è Lui che afferra noi. Immettendosi, poi, nel messaggio di Cristo, inevitabilmente l’uomo di fede, incontra la Chiesa, nel senso che Egli ha affidato a quest’ultima il suo insegnamento come un tesoro da custodire, da interpretare, da far conoscere a tutte le genti e da proclamarlo fedelmente a tutti fino alla fine dei tempi. È Cristo stesso che ha affidato alla Chiesa l’ufficio di insegnare autorevolmente il suo Vangelo.

Spunta fuori così il cosiddetto Magistero della Chiesa. I Cattolici credono che questa autorità magisteriale appartenga all’intero Collegio dei vescovi (in quanto successori degli Apostoli) e ai vescovi singoli uniti con il vescovo di Roma (LG 20-25). Si tratta di un ufficio derivante da Cristo stesso; esso è guidato dallo Spirito Santo ed è esercitato all’interno dell’intera comunità dei fedeli. Da quanto finora è stato affermato, ne deriva che oggetto proprio della fede sono i misteri. Credere è essenzialmente un atto dell’intelletto, ma, in pari tempo, l’atto di fede investe tutta la persona e implica soprattutto l’impegno della volontà, mossa dalla grazia derivante da Dio (...).

I teologi dicono che la fede fondamentalmente è un dono di Dio, ma è anche una conquista, nel senso che essa deve crescere anche nell’intelligenza. In altri termini la fede non cade bella e fatta dal cielo. Raggiunge l'uomo nell'intimo della sua storia, e lo può prendere di sorpresa, come un amore, alla svolta di un incontro, di una relazione, di un'amicizia, di una lettura, di un evento lieto o triste. Ma nulla, neppure la testimonianza di una vita cristiana eroica, può costringere a credere. Tutt'al più, i mezzi o gli esempi possono togliere alcuni ostacoli contrari alla scelta della fede e destare, porre in ascolto, rendere disponibili. Alcuni parlano di uno scatto o di una scintilla. Il fatto di aver ricevuto il battesimo fin da bambino o di essere giunti molto tardi alla fede, non cambia fondamentalmente nulla nella questione: si tratta di impegnarsi personalmente. Ovviamente i teologi si interessano soprattutto sul progetto di Dio nella storia degli uomini, cioè in quanto è vissuto come evento nell’attualità della storia. In questo senso la fede non è soltanto fedeltà a un passato, difesa di una eredità o di un patrimonio, ma sforzo per rispondere alla chiamata di Dio nell’epoca in cui ci troviamo.

Credere significa aderire a una presenza di Dio nel cuore del mondo e della storia. La fede, cioè, è un fatto nella storia, nella società, nella vita di coloro che vi aderiscono. Per il cristiano la fede è dono. È riconoscimento dell’esistenza di Qualcuno, accoglienza di un messaggio, comunione a un mistero; è adesione alla volontà di Dio che mira alla vita e al compimento della vera umanità (...).

Guardando, però, alla fede così come si presenta nella storia dei popoli, da sempre essa si è imbattuta in incredibili contrasti, derivanti soprattutto dal fatto che quanti hanno la fede non possono vivere in una condizione di isolamento narcisistico, ma necessariamente impegnati anzitutto a costruire se stessi e successivamente a costruire il mondo secondo determinati orientamenti. A motivo di ciò, è più che normale che vi siano stati e vi siano tuttora quelli che non riescono ad accettare supinamente tutto questo. Sono nate così delle forti correnti di contrapposizione, come, ad esempio, il fideismo, l’ateismo, l’anticlericalismo, la massoneria e soprattutto il relativismo. Tutte correnti di pensiero, di cui sono impregnati libri, riviste, spettacoli televisivi, incidenze educative che facilmente attecchiscono nel periodo dell’adolescenza e di cui abbiamo già precedentemente parlato. Così nasce un netto rifiuto della fede e in parole povere il non credente (...)

Nonostante tutte queste difficoltà noi possiamo conservare la fede. Ecco perché alla domanda: «ma perché io ho la fede?» si può benissimo dare una risposta più che convincente: la fede non è soltanto un dono di Dio, ma è anche una conquista. Con questa affermazione si vuole sostenere che il cristiano, se vuole mantenere integra la sua fede, anzitutto deve crescere nell’intelligenza della sua fede; cosa che purtroppo non si nota in tutti i cosiddetti credenti e tanto meno nei cattolici del fai da te o nei cosiddetti cattolici adulti, la maggior parte dei quali probabilmente non ha dato al tema della fede lo spazio necessario alla riflessione, alla meditazione, alla ricerca teologica della verità rivelata, alla scuola di quanti, con la successione episcopale Apostolica, hanno ricevuto un carisma certo di verità (Dei Verbum, n. 8), alla preghiera, facendosi conquistare dalla tesi di qualche teologo. In questo senso, la fede è sempre una conquista derivante dall’impegno preso seriamente di fronte a Dio, non lasciandosi condizionare mai da falsi profeti sempre esistenti, anche se in maniera latente, e dagli anticristi che, purtroppo, fanno parte della visione cristiana della storia.

Né si dimentichi che soltanto il Magistero della Chiesa ha ricevuto il compito Apostolico di insegnare e di custodire il deposito della fede, con il dovere di proteggere i credenti da quanti presumono di spargere interpretazioni errate di quanto il Cristo Signore ha affidato agli Apostoli e ai loro successori. Ci si dirà che non sia facile mantenersi su questa linea. È vero: non è facile, ma non impossibile!

di Girolamo Grillo - labussolaquotidiana.it -

 
 
 

CRISTIANOFOBIA NEL REGNO UNITO: PEDIATRO LICENZIATO PER AVER INVIATO UNA PREGHIERA DI SANT'IGNAZIO DI LOYOLA

Post n°6973 pubblicato il 04 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sembra inarrestabile la deriva cristianofobica nel Regno Unito. E si stenta a tenere il conto nello stillicidio quasi quotidiano degli episodi. Questa volta alla ribalta delle cronache è finito il caso di un medico pediatra sessantaquattrenne, il dott. David Drew, costretto ad adire l’Employment Tribunal di Birmingham per essere stato licenziato dal Walsall Manor Hospital, il plesso ospedaliero dove prestava servizio.

Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, è l’involontaria causa del licenziamento. Il dott. Drew, infatti, ha avuto l’impudenza di inviare per posta elettronica ai colleghi una preghiera del Santo spagnolo, con l’intenzione di stimolare e motivare gli altri medici. La mail era preceduta da una riflessione dello stesso dott. Drew: «Io trovo in queste parole una personale ispirazione per i miei fragili e imperfetti sforzi di servire i pazienti, i loro familiari e il nostro dipartimento».

Questo è il testo della preghiera incriminata: «Insegnaci, Signore, ad essere generosi, a servirTi come meriti, a dare senza contare, a combattere senza pensiero delle ferite, a lavorare senza cercare riposo, a prodigarci senza aspettare altra ricompensa, con la coscienza di fare la Tua santa volontà». Non proprio un testo dell’integralismo cattolico, visto che, tra l’altro, è ufficialmente adottata come la preghiera delle Guide Scout. Non sembra neppure che i colleghi del dott. Drew abbiano preso male la sua iniziativa. Anzi, pare sia stata accolta da tutti con una certa benevolenza.

Del resto, David Drew era noto per essere un cristiano capace di testimoniare la propria fede con la vita più che con le parole. Laureatosi in medicina alla Bristol University nel 1972, si è specializzato in pediatria al Birmingham Children’s Hospital, prima di partire come medico volontario in Indocina, nei campi dei rifugiati nella Tailandia del Nord, e di fondare un dipartimento universitario pediatrico a Jos, in Nigeria.

Gli occhiuti responsabili del Walsall Manor Hospital non hanno gradito la mail del dott. Drew, e neppure gli auguri di Natale che lo stesso medico inviava ai colleghi. Per questo, dopo un’accurata indagine, gli è stato formalmente ordinato di «astenersi dall’utilizzare riferimenti religiosi nelle sue comunicazioni professionali verbali o scritte». Drew non pare essere tipo da farsi intimorire o da accettare compromessi al ribasso per quanto riguarda la propria fede, per cui di fronte alla sua opposizione ed al rifiuto di una generosa “buona uscita” per togliere in silenzio il disturbo, è stato licenziato in tronco per giusta causa.

Questo ennesimo odioso episodio di cristianofobia, mi ha fatto venire in mente la recente polemica che ha coinvolto la rivista “Popoli”, che si definisce «mensile internazionale e missionario dei gesuiti italiani». Lo scorso 9 marzo, infatti, su quel periodico è apparso uno strano articolo intitolato «Quando la cristianofobia fa comodo», in cui si invitava ad un certo understatement sul tema, lamentando come «negli ultimi mesi sul web sia aumentato in modo esponenziale il numero di siti dedicati alla “lotta alla cristianofobia”».

Pare che, secondo il mensile dei gesuiti, molto spesso quel triste fenomeno venga «mistificato per un mero interesse economico» o «strumentalizzata per fini politici». Da qui l’invito ad un basso profilo e a non esagerare, «perché difficilmente “gonfiare” le notizie potrà giovare alla causa dei cristiani nel mondo». Non so che cosa abbia indotto quei padri gesuiti ad un’insolita quanto inopportuna prudenza sull’esecrabile fenomeno della cristianofobia.

Una cosa appare, però, paradossale: mentre un cristiano viene licenziato per aver condiviso una preghiera di Sant’Ignazio di Loyola, i suoi seguaci sembrano aderire a quella linea di pensiero che invita ad essere cauti nel denunciare i pericoli della cristianofobia, a non enfatizzare le notizie, a non drammatizzare i casi, a non accentuare le situazioni limite.

Chissà cosa direbbe quell’Ignazio di Loyola che nello stesso sito web ufficiale dei gesuiti è definito come «cavaliere basco, uomo d’armi e di corte, valente condottiero, coraggioso in battaglia». Il fondatore della Compagnia di Gesù, in realtà, avrebbe combattuto con coraggio il diritto a far diffondere la sua preghiera. Ne siamo certi.

(Gianfranco Amato) - corrispondenzaromana.it -

 
 
 

PER NON "MORIRE CINESI"

Post n°6972 pubblicato il 04 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

A quanti nel passato ponevano al governo cinese la questione del rispetto dei diritti umani, soprattutto dopo il massacro di Piazza Tienanmen (4 giugno 1989), invariabilmente i leader di turno a Pechino rispondevano che il primo diritto umano è mangiare, e che comunque ogni cultura ha la propria gerarchia di diritti umani.

In altre parole, secondo la Cina è inutile parlare di libertà e democrazia se prima non hai da mangiare, e siccome la politica di riforme economiche era (ed è) tutta concentrata nell’assicurare la crescita economica del paese, questa resta la priorità e tutte le altre cose passano in second’ordine. Anzi, la stabilità politica (un eufemismo per dire il controllo ferreo del Partito comunista) è essenziale per garantire quella crescita economica che sola può soddisfare il primo dei diritti umani, cioè mangiare.
Dunque, nella concezione del governo cinese, la dittatura è addirittura essenziale per realizzare i diritti umani fondamentali i quali, inoltre, sono “locali”, cioè legati alle singole culture. Vale a dire che la libertà può essere un valore fondamentale in Occidente, ma non in Asia, dove invece prevale l’armonia.

A questo i leader occidentali hanno sempre cercato di contrapporre una visione universale dei diritti umani, così come è anche codificata nella Dichiarazione Universale del 1948. Vale a dire, certe libertà fondamentali, a cominciare dalla libertà di coscienza, valgono per ogni uomo, di ogni cultura e di ogni tempo. Così pur cercando di fare affari con la Cina, anzi privilegiando i rapporti economici, in tutti questi anni i leader europei e americani che andavano a Pechino o cercavano di mettere a tema i diritti umani o addirittura – ma questo accadeva più a ridosso dei fatti di Piazza Tienanmen – si presentavano con una lista di dissidenti o vescovi da liberare.

C’è da dire che in generale non è che i governanti occidentali abbiano mai brillato per entusiasmo sul tema, col passare degli anni è sembrato sempre di più un ripetersi stanco di un vecchio rito a cui non ci si poteva sottrarre, ma comunque c’era un’opinione pubblica o una parte di essa che spingeva per chiedere il rispetto dei diritti umani.

Oggi si deve amaramente riconoscere che la visita del nostro presidente del Consiglio Mario Monti a Pechino rappresenta il trionfo del modello cinese. Non solo il tema dei diritti umani non è stato minimamente toccato da Monti, ma nessuno nell’opinione pubblica neanche ha provato a ricordarglielo, né gliene ha chiesto ragione.

Perché? Perché la crisi economica incombe, fa paura, in Europa e in particolar modo in Italia abbiamo disperato bisogno di investimenti stranieri e oggi la Cina sembra essere l’unica “potenza” a comprare il nostro debito. Insomma, la priorità è mangiare, non è il caso di farla troppo lunga sui diritti umani. Ma questo è esattamente ciò che i leader cinesi hanno sempre sostenuto.

Del resto la lunga marcia di avvicinamento dell’Occidente al modello cinese parte da lontano: un certo liberismo ha visto fin dall’inizio con simpatia l'esperimento di Pechino che tentava di coniugare il massimo della libertà economica con il massimo del controllo politico, tanto da cominciare ad applicarlo anche da noi. Ci sono circoli elitari, vedi ad esempio il Club di Roma, che già da tempo hanno iniziato a parlare di superamento della democrazia, che sarebbe un fattore di debolezza quando ci sono da affrontare emergenze serie, soprattutto sovranazionali. E dal punto di vista culturale il relativismo dominante ha già portato a superare la concezione dei diritti universali dell’uomo introducendo i “nuovi diritti” legati allo spirito del tempo (vedi identità di genere e salute riproduttiva) con i tentativi attualmente in corso di negare – o almeno limitare – l’obiezione di coscienza.

In altre parole, i fondamenti della civiltà occidentale, che poggiano sulla cultura cristiana, sono stati già erosi a favore di una concezione ridotta e depotenziata dell’uomo. Le conseguenze, per chi vuole vedere, sono già sotto gli occhi di tutti, e la stessa crisi economica – come abbiamo scritto più volte – è l’esito di questa crisi morale e di fede.

Di fronte a tutto ciò sta la parola di Benedetto XVI che ancora nel recente viaggio in Messico e a Cuba ha rilanciato la sfida della libertà religiosa, che vale tanto per i regimi comunisti quanto per quelli laicisti. Ha detto il Papa che il diritto alla libertà religiosa "manifesta l'unità della persona umana che è, nel medesimo tempo, cittadino e credente. Legittima anche che i credenti offrano un contributo all'edificazione della società. Il suo rafforzamento consolida la convivenza, alimenta la speranza in un mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sviluppo armonioso e, contemporaneamente, stabilisce basi solide sulle quali assicurare i diritti delle generazioni future".

Questo è esattamente ciò che ha reso grande la civiltà occidentale, questa è l’unica strada che abbiamo per non “morire cinesi”.
         
-  Riccardo Cascioli - labussolaquotidiana.it -

 
 
 

PREGHIERA DI GUARIGIONE: O GESU', TOCCA LE MIE FERITE, TOCCALE COL TUO AMORE!

Post n°6971 pubblicato il 04 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Gesù, tu sei il medico dell’anima e del corpo e sei venuto per curare, guarire e salvare l’uomo. Hai detto: “Non sono venuto a condannare, ma a salvare l’uomo e ad aiutarlo”. O Gesù, portiamo a te le nostre inquietudini, i nostri dolori, le nostre ferite dell’anima e del corpo: noi crediamo, o Gesù, che tu ci puoi guarire! Risveglia Signore la nostra fede affinché sia forte, affinché – come Maria - crediamo che tutto è possibile a te e diciamo ora come Maria: “Eccomi, Signore! Sia fatto di me secondo la tua parola!”. Credo in te, o Signore!

Continua a pregare che il Signore rafforzi la tua fede e digli: “Credo in te, Gesù!”.
 
Ti portiamo, o Signore, le ferite della nostra anima, le ferite del passato. Qualcuno mi ha offeso. Non sono stato amato, non sono stato accolto, gli altri non mi amano abbastanza, non mi stimano e non mi ringraziano. Qualcuno forse continua a dirmi una parola che mi ferisce, mi offende. O Gesù, tocca le mie ferite, toccale col tuo amore! Tua Madre ci insegna, o Gesù, che l’amore guarisce dicendoci: “Prega per avere amore verso la persona che ti offende, finché in quella persona non vedrai delle buone qualità”. Prega per ricevere l’amore, perché l’amore guarisce. Gesù, infondi nei nostri cuori il tuo amore, libera in noi quell’amore che è legato perché diventi attivo! Il tuo amore, o Gesù, porti il calore nei nostri cuori e si sciolga il ghiaccio che c’è in noi! Che il cuore di pietra diventi di carne!

O Gesù, ora voglio vedere la persona che mi ha offeso come tu la vedi, voglio vederla coi tuoi occhi. E ora dico a quella persona: “Ti amo, ti voglio bene! Ti perdono perché Gesù ti perdona, perché Gesù ti ama!”.

Continua a pregare per avere amore verso la persona che ti ha offeso o, se tu hai offeso qualcuno, prega per avere amore verso la persona che hai offeso.

 Ti affido, Signore, le mie paure: temo per la mia vita, per il futuro, che capiti qualcosa ai membri della mia famiglia, temo di non avere abbastanza cose materiali. Ma tu, o Gesù, mi dici: “Non temere, credi!”. O Gesù, credo alla tua parola, credo in te! Tu mi dici: “Non preoccuparti angosciosamente! Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!”. Gesù, a volte mi sento schiavo delle cose, delle persone, dei sentimenti negativi. Schiavo dell’odio, dell’invidia e della gelosia, l’egoismo e la superbia mi rendono schiavo! Nel mio cuore c’è tirchieria, sono dipendente dalle cose! O Signore, liberami! Liberami dalla paura, dai sentimenti negativi! Rafforza, Signore, la mia libertà, la libertà del mio cuore affinché possa dire di no a tutto ciò che è negativo!

O Gesù, tocca anche le mie ferite e dolori fisici: guarisci le mie malattie fisiche, o Gesù! Se non ho malattie fisiche, ora penso alle persone che ne hanno e prego per loro. Toccali, o Gesù, toccali col tuo amore affinché guariscano fisicamente!
 

Vi benedica e vi doni la salute dell’anima e del corpo Dio Onnipotente: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen». 

(Preghiera di guarigione del 28.9.11 a Medjugorje -Fonte: Livestreaming Medjugorje – www.medjugorje.hr - [Info da Medju]

 
 
 

MARIA IN TELEVISIONE: UN SUCCESSO STRARDINARIO

Post n°6970 pubblicato il 04 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Straordinario successo per la fiction Maria di Nazaret, in onda su Rai1 in prima serata domenica 1 e lunedì 2 aprile. La produzione ha ottenuto un grande successo di pubblico, facendo registrare nella prima puntata il 22,25% di share con un ascolto pari a circa 7.163.000 spettatori e nella seconda un incremento fino al 29,5% di share e a un ascolto record di 8.369.000 spettatori. Considerando che sulle altre reti non mancava una concorrenza agguerrita, a partire da Scherzi a parte su Canale 5, il risultato è degno di nota.

Intanto, dal punto di vista della realizzazione, se è vero - come è vero - che la miniserie è stata co-prodotta da Rai Fiction Lux Vide, BetaFilm, Tellux, Bayerischer Rundfunk e Telecinco Cinema. E poi evidentemente, dal punto di vista del pubblico, che ha mostrato apprezzamento o, quanto meno, curiosità nei confronti di una sceneggiatura e di una regia (curata da Giacomo Campiotti) che hanno scelto una chiave tanto inedita quanto fantasiosa come filo rosso della narrazione: il legame fra Maria e Maddalena, nato da un’amicizia che è stata fatta risalire a quando erano ancora adolescenti, in realtà non documentata nei Vangeli.

Il risultato è una produzione più somigliante a un teleromanzo che a una docu-fiction, segnata da una “licenza poetica “ che in molti passaggi è arrivata perfino a modificare parole o frasi “celebri” pronunciate da Maria, da Gesù o da altri protagonisti del racconto evangelico e della nostra fede.  E probabilmente proprio questa “umanità” restituita ai protagonisti con connotazioni fin troppo nazionalpopolari ha finito per favorire una sorta di immedesimazione da parte del folto pubblico.

Sui contenuti e sulle forme che sceneggiatori e produttori di questa fiction hanno scelto si possono avanzare sia apprezzamenti che, rispetto alle scelte di maggiore o minore fedeltà ai racconti evangelici e alla caratterizzazione di personaggi e situazioni non sempre coerenti.

Ma non è la recensione che in questa sede interessa, quanto l’interesse al personaggio della protagonista, intorno a cui verte in buona parte anche il Viaggio a… (Rete 4, mercoledì ore 21.10) condotto da Paolo Brosio. Il programma ha preso le mosse proprio dall’incontro del giornalista con l’esperienza delle apparizioni a Medjugorje e dalla sua conseguente conversione alla Madonna. Al fenomeno di Medjugorje Brosio dedica uno spazio in ogni puntata, che poi si arricchisce di storie di persone che hanno vissuto esperienze straordinarie al confine tra fede e ragione.

Si va dai miracoli propriamente detti alle testimonianze di chi nella vita ha dovuto affrontare grandi prove e situazioni molto difficili, riuscendo a uscirne grazie a una straordinaria fiducia nel Signore e a una speranza mai persa. Anche in questo caso, l’umanità dei protagonisti è un punto di forza, pur lasciando molti spazi aperti al mistero della fede e al soprannaturale. E anche in questo caso il pubblico mostra di apprezzare tanto le biografie dei personaggi quanto le modalità del racconto.

Questi casi sono altrettanti esempi di spazi televisivi dedicati a una figura centrale nella fede cristiana e, in generale, a temi religiosi e spirituali. Dei quali, evidentemente, il popolo dei telespettatori italiani ha un grande bisogno. Al di là di quelli che possono essere i limiti della traduzione televisiva, le biografie di personaggi come Maria colpiscono l’emozione del pubblico a prescindere dalla forma del racconto, anche quando le regole del marketing finiscono per imporre pesanti riadattamenti o profonde revisioni dei dati storici.

Nel giudizio bisogna tener conto anche del tipo di pubblico che abitualmente guarda la tv, spesso affascinato più da un registro divulgativo che dalla scelta di forme espressive elaborate. Se la semplificazione non è eccessiva e la fiction o il programma di turno non tradiscono la vera identità dei personaggi rappresentati, si tratta di produzioni che in ogni caso al pubblico fanno più bene che male. Possono sortire effetti positivi anche dal punto di vista educativo: in fondo, trasmettono valori forti come la capacità di affidarsi completamente a Dio, il senso religioso della vita, la forza della preghiera, la perseveranza nei momenti di incertezza o di difficoltà.

L’efficacia di simili proposte dipende anche dalla sensibilità del pubblico, spesso costituito da persone che hanno una fede debole o lacunosa e, proprio per questo, sono ben disposte a confrontarsi direttamente con le figure dei Vangeli. In questo senso il mezzo televisivo ha grandi potenzialità, se utilizzato in modo adeguato.

- Marco Deriu - labussolaquotidiana.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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