ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 14/04/2012

SECONDA DOMENICA DI PASQUA: OVVERO LA “DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA”.

Post n°7014 pubblicato il 14 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Gesù ha affidato a questa religiosa semplice, senza istruzione, ma forte e infinitamente fiduciosa in Dio, una grande missione: il messaggio della Divina Misericordia rivolto al mondo intero.

 La scelta della Festa della Divina Misericordia la prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico. Indica lo stretto legame tra il mistero Pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche suor Faustina: "Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore" (Q. I, p. 46).

Gesù ha spiegato la ragione per cui ha chiesto l'istituzione della festa: "Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione (...). Se non adoreranno la Mia misericordia, periranno per sempre" (Q. II, p. 345).

Per quanto riguarda il modo di celebrare la festa Gesù ha espresso due desideri:

- che il quadro della Misericordia sia quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato;

- che i sacerdoti parlino alle anime di questa grande e insondabile Misericordia Divina (Q. II, p. 227) e in tal modo risveglino nei fedeli la fiducia.

"Sì, - ha detto Gesù - la prima domenica dopo Pasqua è la festa della Misericordia, ma deve esserci anche l'azione ed esigo il culto della Mia misericordia con la solenne celebrazione di questa festa e col culto all'immagine che è stata dipinta" (Q. II, p. 278).

La grandezza di questa festa è dimostrata dalle promesse:

- "In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene" (Q. I, p. 132) - ha detto Gesù. Una particolare grazia è legata alla Comunione ricevuta quel giorno in modo degno: "la remissione totale delle colpe e castighi". Questa grazia - spiega don I. Rozycki - "è qualcosa di decisamente più grande che la indulgenza plenaria. Quest'ultima consiste infatti solo nel rimettere le pene temporali, meritate per i peccati commessi (...). E' essenzialmente più grande anche delle grazie dei sei sacramenti, tranne il sacramento del battesimo, poiché‚ la remissione delle colpe e dei castighi è solo una grazia sacramentale del santo battesimo. Invece nelle promesse riportate Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l'ha innalzata al rango di "secondo battesimo".

E' chiaro che la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia deve essere non solo degna, ma anche adempiere alle fondamentali esigenze della devozione alla Divina Misericordia" (R., p. 25). La comunione deve essere ricevuta il giorno della festa della Misericordia, invece la confessione - come dice don I. Rozycki - può essere fatta prima (anche qualche giorno). L'importante è non avere alcun peccato.

Gesù non ha limitato la sua generosità solo a questa, anche se eccezionale, grazia. Infatti ha detto che "riverserà tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia misericordia", poiché‚ "in quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto" (Q. II, p. 267). 

INDULGENZA PLENARIA PER LA FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA CONCESSA DA GIOVANNI PAOLO II

(...) Il Sommo Pontefice pertanto, animato da ardente desiderio di favorire al massimo nel popolo cristiano questi sensi di pietà verso la Divina Misericordia, a motivo dei ricchissimi frutti spirituali che da ciò si possono sperare, nell'Udienza concessa il giorno 13 giugno 2002 ai sottoscritti Responsabili della Penitenzieria Apostolica, Si è degnato di largire Indulgenze nei termini che seguono:

Si concede l'Indulgenza plenaria alle consuete condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice) al fedele che nella Domenica seconda di Pasqua, ovvero della "Divina Misericordia", in qualunque chiesa o oratorio, con l'animo totalmente distaccato dall'affetto verso qualunque peccato, anche veniale, partecipi a pratiche di pietà svolte in onore della Divina Misericordia, o almeno reciti, alla presenza del SS.mo Sacramento dell'Eucaristia, pubblicamente esposto o custodito nel tabernacolo, il Padre Nostro e il Credo, con l'aggiunta di una pia invocazione al Signore Gesù Misericordioso (p.e. «Gesù Misericordioso, confido in Te»).

Si concede l'Indulgenza parziale al fedele che, almeno con cuore contrito, elevi al Signore Gesù Misericordioso una delle pie invocazioni legittimamente approvate.

Inoltre i naviganti, che compiono il loro dovere nell'immensa distesa del mare; gli innumerevoli fratelli, che i disastri della guerra, le vicende politiche, l'inclemenza dei luoghi ed altre cause del genere, hanno allontanato dal suolo patrio; gli infermi e coloro che li assistono e tutti coloro che per giusta causa non possono abbandonare la casa o svolgono un'attività non differibile a vantaggio della comunità, potranno conseguire l'Indulgenza plenaria nella Domenica della Divina Misericordia, se con totale detestazione di qualunque peccato, come è stato detto sopra, e con l'intenzione di osservare, non appena sarà possibile, le tre consuete condizioni, reciteranno, di fronte ad una pia immagine di Nostro Signore Gesù Misericordioso, il Padre Nostro e il Credo, aggiungendo una pia invocazione al Signore Gesù Misericordioso (p.e. «Gesù Misericordioso, confido in Te»).

Se neanche questo si potesse fare, in quel medesimo giorno potranno ottenere l'Indulgenza plenaria quanti si uniranno con l'intenzione dell'animo a coloro che praticano nel modo ordinario l'opera prescritta per l'Indulgenza e offriranno a Dio Misericordioso una preghiera e insieme le sofferenze delle loro infermità e gli incomodi della propria vita, avendo anch'essi il proposito di adempiere non appena possibile le tre condizioni prescritte per l'acquisto dell'Indulgenza plenaria.

I sacerdoti, che svolgono il ministero pastorale, soprattutto i parroci, informino nel modo più conveniente i loro fedeli di questa salutare disposizione della Chiesa, si prestino con animo pronto e generoso ad ascoltare le loro confessioni, e nella Domenica della Divina Misericordia, dopo la celebrazione della Santa Messa o dei Vespri, o durante un pio esercizio in onore della Divina Misericordia, guidino, con la dignità propria del rito, la recita delle preghiere qui sopra indicate; infine, essendo «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7), nell'impartire la catechesi spingano soavemente i fedeli a praticare con ogni possibile frequenza opere di carità o di misericordia, seguendo l'esempio e il mandato di Cristo Gesù, come è indicato nella seconda concessione generale dell'"Enchiridion Indulgentiarum".

Il presente Decreto ha vigore perpetuo. Nonostante qualunque contraria disposizione.

Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 29 giugno 2002, nella solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo 2002.

 
 
 

NEGATA COMUNIONE AL DISABILE? NO, SOLITA BUFALA ANTICLERICALE

Post n°7013 pubblicato il 14 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ultimamente le bufale anticlericali si stanno concentrando sulle ostie consacrate. A febbraio girò per il web la bufala delle particole allucinogene, allora fu davvero assurdo anche perché la fonte era un paginetta di Facebook ma i grandi quotidiani tralasciarono questo dettaglio e lo fecero diventare un caso internazionale (arrivò fino in Brasile).

Pochi mesi dopo, ecco un’altra bufala: un parroco di Ferrara avrebbe umiliato un bimbo disabile davanti a tutta la chiesa e ai suoi amici rifiutando sadicamente di accettarlo alla prima comunione perché «stupido e incapace di capire». Così l’hanno condita i media, sprecando citazioni evangeliche sull’amore di Gesù verso i bambini e colorando di nero l’orco cattivo.  Anche i peggiori anticlericali, hanno speso per l’occasione buone parole per il gesto dell’Eucarestia e il sacramento, gli stessi che appena vedono un feto affetto da Sindrome di Down consigliano subito di sopprimerlo tramite l’aborto (ovviamente è per il suo bene, dicono). Intanto l’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio (già diffamata dai radicali con un falso video sull’ICI) veniva tacciata di “oscurantismo”, via via fino ad arrivare al Papa. Ormai quando girano notizie del genere bisognerebbe già sapere che c’è dietro la puzza. Infatti, l’”Avvenire” in contatto con la diocesi pubblica la vera realtà dei fatti: era tutto concordato tra la Curia e la famiglia, grazie agli incontri nel palazzo vescovile. Non c’è stato nessuno rifiuto ma un cammino diverso, per permettere al ragazzo di accedere al sacramento nei tempi a lui più opportuni. Come avviene anche a scuola, ad esempio.

A fine febbraio infatti i genitori del disabile si sono presentati dal parroco di Porto Garibaldi per chiedere che il figlio potesse ricevere la Comunione, anche se il percorso con gli altri bimbi era iniziato da oltre un anno. Il sacerdote accetta volentieri e coinvolge i catechisti, contatta le insegnanti di sostegno del bambino e si informa per una preparazione apposita. Anche la Curia segue con attenzione il caso e ai genitori viene chiesto di portare il figlio negli ambienti parrocchiali, per farlo sentire parte della comunità. Il vescovo mons. Paolo Rabitti spiega che però i genitori lo hanno portato solo un paio di volte. All’inizio di aprile c’è l’incontro in Curia, il sacerdote offre al ragazzo un’ostia non consacrata che lui respinge bruscamente, sputandola. Si trova una soluzione assieme ai genitori: alla Messa della Prima Comunione il bambino sarà nelle panche insieme con i coetanei ma non riceverà la particola consacrata, ma una carezza del parroco e la benedizione. I tempi sono infatti non ancora maturi e si attende che il percorso possa proseguire e compiersi.

Come concordato, il giovedì Santo il bambino è in mezzo ai compagni, c’è la madre vicino. Arriva la carezza e la benedizione del parroco. Però dopo qualche giorno il tutto diventa un caso mediatico con tanto di presunto esposto alla Corte europea dei diritti dell’uomo «per violazione della libertà religiosa» (poi rivelatosi una sciocca burla). La madre nega anche di aver dato mandato a un legale. L’arcidiocesi non si occupa del furore laicista, e continua a tendere la mano: nel rispetto della natura del Sacramento, il bambino continuerà ad essere accompagnato.

- www.uccronline.it -

 
 
 

LE TRASGRESSIVE LETTERE DI GIANNA BERETTA MOLLA

Post n°7012 pubblicato il 14 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Siamo bombardati quotidianamente e in mille modi (dai film ai romanzi, dalle riviste agli articoli giornalistici) da messaggi che inneggiano all’edonismo sfrenato e ad un becero carpe diem. L’amore è, spesso, sostituito dalle parole «sesso», «piacere» e «tradimento». Piuttosto che del rapporto matrimoniale si preferisce parlare di convivenze, di rapporti momentanei e fuggevoli. Insomma, oggi è trasgressivo usare la parola «matrimonio».

Il 28 aprile 2012 ricorrono i quarant’anni dalla morte di santa Gianna Beretta Molla, colei che è stata definita la santa del matrimonio e della quotidianità. Perché ha ancora senso proporre questa figura ai giovani e agli adulti di oggi? Le lettere di Gianna ci aiutano a capirne meglio le ragioni. Fitto e intenso è l’epistolario che Gianna scrive sia durante il fidanzamento durato tre anni (dal 1952 al 1955) che nei pochi anni di matrimonio (dal 1955 al 1962). «Le Lettere al marito di santa Gianna sono […] come una luce concessa in tempi difficili per riaffermare che il matrimonio è dono di grazia, è via di un uomo e una donna che con il loro amore danno espressione e visibilità all’amore bello e straordinario di Dio» (Elio Guerriero).

Nei mesi del fidanzamento ufficiale, dal febbraio 1955 al settembre 1955, le epistole sono tutte animate dal desiderio di rendere felice il futuro marito. Il 21 febbraio 1955 Gianna scrive: «Vorrei proprio farti felice ed essere quella che tu desideri: buona, comprensiva e pronta ai sacrifici che la vita ci chiederà. […] Ora ci sei tu, a cui già voglio bene ed intendo donarmi per formare una famiglia veramente cristiana». La gioia e il senso di gratitudine per il dono imprevisto che è stato l’incontro con il futuro marito Pietro si uniscono alla consapevolezza che tutti i suoi sforzi non basteranno a realizzare ciò. Questa coscienza si traduce in domanda e preghiera che Colui che ha avviato l’opera la porti a termine. La lettera di tre settimane più tardi è tutta animata da questo sentimento: «Pietro, potessi dirti tutto ciò che sento per te! Ma non sono capace, supplisci tu. Il Signore proprio mi ha voluto bene. Tu sei l’uomo che desideravo incontrare, ma non ti nego che più volte mi chiedo: «Sarò io degna di lui?». Sì, di te, Pietro, perché mi sento così un nulla, così capace di niente che, pur desiderando grandemente di farti felice, temo di non riuscirvi. E allora prego così il Signore: «Signore, tu che vedi i miei sentimenti e la mia buona volontà, rimediaci tu e aiutami a diventare una sposa e una madre come Tu vuoi e penso che anche Pietro lo desideri». Va bene così, Pietro?».

Il 24 settembre 1955 Gianna e Pietro si sposano. Gianna è sempre più desiderosa di compiere la volontà di Dio nel matrimonio. Si rende conto delle proprie manchevolezze e chiede aiuto e correzioni al marito: «Pietro, se vedi che faccio qualcosa che non va bene, dimmelo, correggimi, hai capito? Te ne sarò sempre riconoscente». Umiltà e riconoscimento che l’altro ci è dato per camminare con e verso Cristo: sono questi due tratti fondamentali del matrimonio di Gianna, sostenuto sempre dalla preghiera e dalla offerta a Cristo. Scrive Don Luigi Giussani che la coscienza del matrimonio come sacramento «implica che l’unità delle loro persone [cioè degli sposi] sia intesa e vissuta in funzione del Regno di Dio e quindi della gloria a Cristo. Del resto la vita stessa ci è stata data per dar gloria a Cristo». La letizia dell’animo di Gianna non è scevra di quel sano realismo cristiano che permette di guardare la realtà nella sua complessità partendo dall’esperienza di quanto accade, non esaltando tutto acriticamente, ma nel contempo non ripudiando ciò che può essere foriero di sacrifici, sofferenze o dolore.

Non è un atteggiamento improntato a masochismo, ma semplice e spontaneo dono di sé all’altro, alla presenza di quel Tu, Cristo, che li ha chiamati alla strada vocazionale del matrimonio, che è lì nell’unione sacramentale e che porterà a termine le opere avviate dai due sposi. Gli sposi ricevono «il Sacramento dell’Amore» e diventano «collaboratori di Dio nella creazione» dando «a Lui dei figli che Lo amino e Lo servano». Così, con gioia la coppia si apre al dono della vita nascente. Vengono alla luce Pierluigi, Mariolina, Laura. La quarta gravidanza sarà, però, accompagnata dalla notizia della malattia di Gianna. La presenza di un fibroma nell’utero costituisce un pericolo per la vita della madre. Solo l’aborto, in base alle conoscenze e competenze mediche dell’epoca, potrebbe rappresentare una salvaguardia per la sua vita.

Gianna decide di portare avanti la gravidanza, si fa asportare il fibroma, cosciente del grave rischio che la sutura praticata nell’utero possa cedere. Durante la degenza in ospedale per l’intervento scrive ai figli: «Carissimi miei tesori, papà vi porterà tanti tanti bei bacioni grossi, vorrei tanto poter venire anch’io, ma devo stare a letto, perché ho un po’ bibi. Fate i bravi, ubbidite alla Mariuccia e alla Savina […]. Vi ho qui nel cuore e vi penso ogni momento. Dite un’Ave Maria per me, così la Madonnina mi farà guarire presto, e potrò tornare a Courmayeur a riabbracciarvi e stare con voi». Il 20 aprile 1962 Gianna entra in ospedale dove viene sottoposta a taglio cesareo. Nasce Gianna Emanuela. Subentra, però, una peritonite. In una lenta agonia si consumano gli ultimi giorni in ospedale.

Il 28 aprile all’alba, in seguito a sua richiesta, viene riportata a casa, dove morirà alle 8 del mattino, accanto al marito e ai figli. Il 16 maggio 2004, alla presenza del marito, dei figli e dei nipoti Gianna Beretta Molla viene canonizzata. «Prendeva finalmente forma e concretezza il desiderio di tanti di vedere sugli altari donne ed uomini del laicato cattolico, donne ed uomini sposati e divenuti santi vivendo il sacramento dell’amore cristiano nel Signore» (Elio Guerriero).

-  Giovanni Fighera - labussolaquotidiana.it -

 
 
 

ORGANIZZIAMO LA PROTESTA CONTRO I PARTITI CHE HANNO TRADITO LA FIDUCIA DEGLI ITALIANI

Post n°7011 pubblicato il 14 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

In questi giorni stiamo assistendo a una straordinaria dissoluzione e decadenza dei politici, fino a casi di vero e proprio nepotismo come pare emerga dall'inchiesta sulla Lega e in particolare sul suo segretario.

Mi limito a scrivere in merito alla squallida faccenda quello che ha detto l'onorevole Alfredo Mantovano su La7, «La vicenda della Lega dimostra di nuovo la verità del detto evangelico "Chi è senza peccato scagli la prima pietra". Chi inizia l'esperienza parlamentare agitando un cappio si ritrova con quel cappio intorno al collo. O per dirla con Nenni, chi gioca a fare il più puro, finisce epurato». Ricordate com'è finito Robespierre? Anche se concordo con Gianni Pardo che su legnostorto a proposito di Bossi, scrive: se non possiamo perdonarlo, per i presunti favori ai propri figli possiamo almeno capirlo, visto come vanno le cose in Italia. A volte, i padri "si fanno guidare dall'istinto e dalle cattive abitudini di un Paese che, in questo campo, è un immenso Meridione, altro che Padania".

L'indagine sulla Lega fa emergere prepotentemente la questione del finanziamento pubblico ai partiti, giusto finanziare la politica ma occorre trasparenza e controlli. Attualmente i rimborsi vengono dati senza nessuna presentazione di documenti giustificativi, a differenza della regola più elementare di un'azienda in cui i rimborsi spese vengono dati ai dipendenti solo a fronte di ricevute e scontrini. I rimborsi vengono liquidati per quinquennio, a prescindere dall'effettiva durata della legislatura. Invece bisogna intervenire con pochi strumenti mirati e certi. Occorre documentare tutti i rimborsi, e magari serve anche il controllo della Corte dei Conti sui bilanci dei partiti.

Qualcuno propone il finanziamento diretto al politico da parte dei cittadini, in tempo di crisi saranno in pochi a farlo. E poi una simile ipotesi è pericolosa a meno che si voglia ritornare a prima del 1974, quando c'era il partito comunista finanziato dall'Unione sovietica, e gli altri da aziende petrolifere e organismi differenti. Se abolissimo il finanziamento pubblico e ritornassimo a quella situazione, il problema non sarebbe comunque risolto.

Comunque sia concordo con Mantovano : "di sicuro non si può andare avanti così, non tanto per un sussulto etico, quanto per l'insostenibilità di un sistema che da una parte chiede ai cittadini sacrifici sul fronte pensionistico e del lavoro, ma poi presenta agli elettori un quadro come quello che sta emergendo in questi giorni". E se lo dicono anche i politici che cosa devono dire i cittadini? Intanto l'operazione Monti ha mostrato il suo vero volto. Si scarica tutto il peso della cattiva amministrazione dello Stato sui cittadini e si lasciano pressoché indenni i costi della politica e della burocrazia (quello che si taglia è solo un'inezia), pensate a quanto costa il Quirinale: Re Giorgio ci costa più del doppio della Regina Elisabetta).

Infatti nell'ultimo loro libro, che ho letto in questi giorni, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, a distanza di quattro anni dopo La Casta, smascherano punto per punto i tradimenti delle promesse di sobrietà, fatte dalla classe politica. Il titolo del libro è significativo, "Licenziare i Padreterni. L'Italia tradita dalla Casta". Anche se voglio precisare, l'ho sostenuto nei miei precedenti interventi, la casta non è solo quella dei politici, ci sono faraoni dappertutto. A questo proposito, Alfo Forbice e Giancarlo Mazzuca fanno riferimento a oltre mille caste del potere pubblico che stanno dissanguando l'Italia. Come non ricordare i baroni dell'università, i sindacati, i giornali, il cinema, il teatro, la Corte dei conti, il Tar, le varie lobby, gli ordini professionali, è un lungo elenco. Certo indagare sulla casta dei politici fa più effetto come stiamo vedendo in questi giorni.

Ritornando ai partiti, almeno a quelli della maggioranza, tra le tante misure negative di questi mesi, c'è l'operazione del ritorno al sistema proporzionale e quindi di una grande coalizione per il 2013 tra Pdl e Pd, il governo si farebbe dopo il voto. Un ritorno al peggior passato. I cittadini, in pratica, vengono espropriati del loro diritto di scegliere il governo che dovrà poi governarli. Comprendo che il bipolarismo spesso è stato rissoso per colpa soprattutto della sinistra, che l'ha utilizzato per fare una guerra personale a Berlusconi, però almeno si votava anche per il governo e il premier. Ora con questo accordo si fa marcia indietro, i partiti hanno di nuovo le mani libere nella scelta dei programmi, dei governi e dei premier.

Sulle condizioni politiche che stiamo vivendo mi sembra interessante l'analisi di Mario Sechi, direttore de Il Tempo del 6 aprile scorso, provo a fare una sintesi. Siamo di fronte a sistema istituzionale che non regge più per colpa della classe politica che è incapace di riformarsi. I colpi mortali sono stati dati quando Veltroni è costretto a dimettersi per aver per perso le lezioni del 2008, e poi la battaglia tra Berlusconi e Fini, che porta all'uscita dei finiani dal Pdl.

"Da allora la maggioranza di centrodestra entra nella fase del «tirare a campare». I due eventi segnano l'avvio dell'autoliquidazione dei partiti. Senza riforme istituzionali, senza una vita democratica al loro interno, con le casse piene di soldi, senza controllo sulle spese e con una gestione monarchica o da clan, i partiti si sono suicidati. Fino a fare - tutti, senza distinzioni - il passo indietro e lasciare a Mario Monti il volante della macchina" (Mario Sechi, Bossi è caduto dal Carroccio, 6. 4. 12 Il Tempo)

Così dal 1994 al 2008 le elezioni hanno dato ai partiti una dote di 2, 2 miliardi di euro di rimborsi. Soltanto 579 milioni sono stati spesi per le campagne elettorali, i restanti 1, 6 miliardi di euro e «spiccioli» sono rimasti «a disposizione» dei tesorieri e dei leader. "Avrebbero dovuto finanziare solo l'attività politica, hanno finito per essere il forziere personale di tesorieri spregiudicati (il caso di Lusi della Margherita) e leader che hanno interpretato il comando in senso familistico. La vicenda dei finanziamenti leghisti conferma questa degenerazione".

Sechi per le prossime amministrative prevede un'altra scossa; per quanto mi riguarda io mi asterrò, non trovo nessuno stimolo particolare ad affrontare un lungo viaggio per andare a votare nella mia Sicilia. Ci sono anche altri strumenti per manifestare, si possono organizzare proteste in piazza, ma si può fare, ancora di più e meglio, l'ha scritto un collaboratore del giornale online legnostorto. com: aggregare milioni di cittadini intorno ad una forma di dissenso ancora più forte ed incisiva. Visto che il 50% degli elettori sembra intenzionato a non recarsi alle urne. Bene "Ho una proposta. Perché non incollare sulla scheda (o vergare di proprio pugno) un biglietto in cui è scritto, ad esempio:

"Tornerò ad esprimere il mio voto quando avrete ridotto le tasse, i costi della politica, sarà ridotto il limite di età pensionabile, dismetterete parte del patrimonio pubblico per ridurre il debito sovrano, e infine, quando farete scegliere agli elettori premier programmi e maggioranza". (per correttezza ho aggiunto qualche richiesta)

Pensate un momento a ciò che significherebbe trovare nel corso dello scrutinio per esempio dieci milioni di schede, e anche di più, con una tale scritta. Credete davvero che i partiti e le Istituzioni potrebbero ignorare la protesta? Essa varrebbe molto di più di una o più manifestazioni in piazza. Il tempo non ci manca. Ci dividono dodici mesi dalle elezioni politiche del 2013, e se ce la metteremo tutta potremo ancora fare molto". (Bartolomeo Di Monaco, Vogliamo prepararci alla protesta? 2. 4. 12 Legnostorto.com ) - 

- Domenico Bonvegna - domenicobonvegna@alice.it - miradouro.it -

 
 
 

COR UNUM-CARITAS INTERNATIONALIS: MILIONI DI VOLONTARI CIRISTIANI AL SERVIZIO DEI PIU' DEBOLI

Post n°7010 pubblicato il 14 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sono 140milioni, in gran parte cristiani, le persone impegnate a vario titolo in Europa nel volontariato. E’ quanto sottolineato questa mattina dal cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, in occasione della presentazione del volume “Il Santo Padre e i volontari europei”. Il testo oltre all'intervento del Papa sul tema del volontariato, raccoglie gli interventi più significativi dell'incontro, tenutosi in Vaticano il 10 e 11 novembre 2011, che ha visto come protagonisti i vescovi e i responsabili delle organizzazioni cattoliche di tutta Europa, in occasione dell'Anno europeo del volontariato. Il cardinale Sarah ha ribadito la centralità della testimonianza cristiana nell’aiutare l’altro e le criticità rilevate nell’incontro di novembre.

"Dobbiamo agire esprimendo la nostra identità cattolica - ha puntalizzato il porporato - questo mi sembra davvero importante perché abbiamo notato, soprattutto nelle Caritas europee, alcune tendenze al secolarismo. E’ vero che non dobbiamo convertire nessuno forzatamente, però dobbiamo esprimere la nostra identità cattolica ed operare nel senso del Vangelo".

Secondo le statistiche presentate da “Cor Unum” oggi in Europa ci sono 351 volontari per ogni lavoratore attivo che operano a stretto contatto con le istituzioni costituendo un vero e proprio tessuto connettivo, come conferma il segretario del dicastero, mons. Giampietro Dal Toso: "C’è una forte collaborazione sul territorio - ha spiegato - sia con le istituzioni pubbliche sia con le istituzioni della Chiesa. Quindi parliamo di sussidiarietà vera. E mi sembra sia veramente importante sostenere tutti questi organismi che agiscono a beneficio di tutta la società, molto spesso in maniera silenziosa e sempre gratuita. Rileviamo che sono ambiti, dove spesso tutti questi organismi operano anticipando l’azione dello Stato o dell’istituzione pubblica, come il settore sanitario, assistenziale, ma anche educativo".

Punto di riflessione è quello della “non innovazione” ha spegato mons. Dal Toso: "La non innovazione mi ha colpito molto - ha proseguito - sembra che non siamo in grado di trasmettere degli elementi di novità a questi organismi di volontariato perché possano evolvere. Quindi - è stato detto durante il convegno - va rafforzato quell’elemento di formazione, senza il quale, ogni istituzione, quindi anche le istituzioni di volontariato, restano ferme dove sono, senza guardare avanti".

Guardando fuori dall’Europa, è stato citato il caso dell’Orissa, in India, dove – ha ribadito il cardinale Sarah – parlare di volontariato è un problema. “E’ difficile – ha precisato - perché c’è la paura che il cristianesimo invada la cultura induista. La società è strutturata in caste, alcuni sono ai livelli inferiori per tutta la vita, altri invece sono nobili e questo non deve cambiare assolutamente. Quindi credono che il volontariato sia un modo di evangelizzare e non pensano sia possibile il concetto di ‘gratuità’. Ed invece non è così: il volontariato è gratuito. La gratuità, però, deve servire a promuovere l’uomo e la sua dignità”.

Sono 500mila i volontari della rete mondiale di Caritas Internationalis impegnati nelle emergenze del pianeta: Sahel, Siria e Medio Oriente i fronti di preoccupazione principali del segretario dell'organismo caritativo, Michel Roy. "La regione del Sahel ci preoccupa perché - ha detto - le popolazioni della zona mangiano sempre meno; sappiamo che alcuni già soffrono la fame e a breve rischiano la carestia. Credo che sia necessario lanciare l’allarme per quanto riguarda la situazione nel Sahel: la comunità internazionale non ne ha ancora preso realmente coscienza, e purtroppo soltanto quando in televisione si vedranno immagini drammatiche, gli Stati si attiveranno per dare quel denaro che le Nazioni Unite hanno già chiesto. A seguire, preoccupa molto la situazione della Siria: infatti, a prescindere dal fatto che gli impegni presi - secondo il piano Annan – saranno mantenuti o meno, la comunità cristiana era e rimane molto preoccupata per il suo futuro. Poi, oltre la Siria, l’intero Medio Oriente: la sopravvivenza delle comunità cristiane come testimonianza, innanzitutto. Molti musulmani affermano che non vogliono rimanere chiusi in se stessi, ma hanno bisogno di comunità diverse, come della comunità cristiana. E’ una questione in gioco – lo sappiamo bene – e rappresenta una preoccupazione anche per la rete Caritas. Ad esempio, la preoccupazione dei giovani, dei giovani cristiani del Medio Oriente, è una preoccupazione condivisa dall’insieme delle Caritas della regione: come fare in modo che i giovani possano trovare un loro posto nella società di domani".

E' grande la sinergia tra il Pontificio Consiglio “Cor Unum e Caritas Internationalis come ha evidenziato il cardinale Robert Sarah, il quale ha spiegato che “insieme anche a tutte le Caritas delle diocesi delle varie nazioni” si deve lavorare per portare la testimonianza del Vangelo. “E’ questa la sfida della Chiesa per il mondo odierno - ha ribadito - : testimoniare il Vangelo”.

- www.radiovaticana.org -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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