ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 15/04/2012

LA CHIESA DI GESÙ MISERICORDIOSO A SURMANCI

Post n°7018 pubblicato il 15 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il villaggio di Surmanci nella valle della Neretva appartiene alla parrocchia di Medjugorje, ma è distante otto chilometri dalla Chiesa Parrocchiale. A causa di quella distanza, gli abitanti di Surmanci per la Santa Messa domenicale si riunivano negli spazi della scuola o nel cortile della scuola, a seconda delle condizioni del tempo. Nella speranza che la Provvidenza venisse loro in aiuto e che anch’essi avrebbero ricevuto la loro Chiesa filiale, essi pregavano con fede e perseveranza.

Il progetto della costruzione della Chiesa venne intrapreso nel 1998 dall’allora parroco di Medjugorje fra Ivan Landeka. I lavori proseguirono durante il servizio di parroco del Dott. fra Ivan Sesar e sono terminati durante il tempo in cui fu parroco fra Branko Rados. Una delle più grandi difficoltà fu fin dall’inizio il reperimento di un terreno adatto. Grazie all’impegno ed alla perseveranza del defunto fra Ivan Bradvica, esso venne trovato e acquistato nel 1999. In seguito, venne approntato un piano e si raccolse la documentazione necessaria alla costruzione. L’allora parroco, fra Ivan Landeka, affidò il piano architettonico all’italiano Michele Bergamasco. La preparazione del terreno alla costruzione iniziò il 28 Febbraio 2000. I lavori di costruzione vennero affidati all’impresa  «Bumat» di  Trebizat, con a capo l’Ingegnere Ante Bukmir. La supervisione ai lavori fu condotta dall’ingegner Vinko Kosir, mentre conduttore della costruzione è stato fra Petar Vlasic, che cura pastoralmente questa Chiesa filiale. La prima Santa Messa in questa Chiesa è stata celebrata nel Natale dell’Anno Giubilare 2000. Nel Luglio del 2001 è stata collocata la campana. La benedizione della Chiesa è avvenuta Domenica 7 Aprile 2002, Festa della Divina Misericordia. Don Luka Pavlovic, Vicario Generale della Diocesi e delegato di Mons. Ratko Peric, ha presieduto la benedizione. Alla concelebrazione hanno preso parte, tra gli altri, anche il Dott. fra Ivan Sesar, fra Branko Rados, fra Petar Vlasic, fra Ivan Landeka e fra Dobroslav Begic. Lo spazio dell’Altare è adornato da una icona di Gesù Misericordioso, mentre al di sopra della porta di entrata si trova una immagine artistica, opera dell’abitante Ljubo Jovanović.

Un gruppo di preghiera di Trento (Italia), ha aiutato con preghiere ed aiuti materiali la costruzione di questa Chiesa. Esso ha anche donato alla Parrocchia di Medjugorje una immagine monumentale di Gesù Misericordioso, che è carica di significato: una guarigione miracolosa verificatasi attraverso questa immagine è stata, infatti, una delle prove per la Beatificazione di Suor Faustina Kowalska, per il riconoscimento della devozione a Gesù Misericordioso e la proclamazione della Festa della Misericordia la Prima Domenica dopo Pasqua. Quell’immagine è stata collocata per alcuni anni nella cappella del cimitero di Surmanci, finché non ha trovato la sua sede definitiva nella Chiesetta di Surmanci, che per questo è dedicata a Gesù Misericordioso.

Quando i fedeli dei luoghi circostanti e dall’estero hanno saputo dell’esistenza della Chiesetta di Gesù Misericordioso a Surmanci, hanno iniziato a recarvisi in pellegrinaggio. Vi si recano a gruppi organizzati per pregare davanti all’icona di Gesù Misericordioso la coroncina in onore della Divina Misericordia e per raccomandarsi a Gesù Misericordioso.

Fonte: “Glasnik Mira”, a cura di fra Petar Vlasic - [Info da Medju]

 
 
 

DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA: DESIDERO CHE QUESTA FESTA SI CELEBRI SOLENNEMENTE IN TUTTA LA CHIESA

Post n°7017 pubblicato il 15 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la Festa della Mia Misericordia. Figlia Mia, parla a tutto il mondo della Mia incommensurabile Misericordia! L'Anima che in quel giorno si sarà confessata e comunicata, otterrà piena remissione di colpe e castighi. Desidero che questa Festa si celebri solennemente in tutta la Chiesa” (Gesù a Santa Faustina Kowalska)
 
È la più importante di tutte le forme di devozione alla Divina Misericordia. Gesù parlò per la prima volta del desiderio di istituire questa festa a Suor Faustina a Płock nel 1931, quando le trasmetteva la sua volontà per quanto riguardava il quadro: “Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l'immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia” (Q. I, p. 27).

Negli anni successivi -secondo gli studi di don I. Rozycki- Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le Grazie ad essa legate.

La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche suor Faustina: “Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore” (Q. I, p. 46).

Questo legame è sottolineato ulteriormente dalla novena che precede la festa e che inizia il Venerdì Santo.

Gesù ha spiegato la ragione per cui ha chiesto l'istituzione della festa: “Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione (...). Se non adoreranno la Mia misericordia, periranno per sempre” (Q. II, p. 345).

La preparazione alla festa deve essere una novena, che consiste nella recita, cominciando dal Venerdì Santo, della coroncina alla Divina Misericordia. Questa novena è stata desiderata da Gesù ed Egli ha detto a proposito di essa che “elargirà Grazie di ogni genere” (Q. II, p. 294).

Per quanto riguarda il modo di celebrare la festa Gesù ha espresso due desideri:

- che il quadro della Misericordia sia quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato;

- che i Sacerdoti parlino alle anime di questa grande e insondabile misericordia Divina (Q. II, p. 227) e in tal modo risveglino nei fedeli la fiducia.

“Sì, -ha detto Gesù- la prima domenica dopo Pasqua è la festa della Misericordia, ma deve esserci anche l'azione ed esigo il culto della Mia Misericordia con la solenne celebrazione di questa festa e col culto all'immagine che è stata dipinta” (Q. II, p. 278).

La grandezza di questa festa è dimostrata dalle promesse:

- “In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita (Confessione) questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene” (Q. I, p. 132) - ha detto Gesù.

Una particolare Grazia è legata alla Comunione ricevuta quel giorno in modo degno: “La remissione totale delle colpe e castighi”.

Questa Grazia -spiega don I. Rozycki- «è qualcosa di decisamente più grande che la indulgenza plenaria. Quest'ultima consiste infatti solo nel rimettere le pene temporali, meritate per i peccati commessi (...). È essenzialmente più grande anche delle Grazie dei sei Sacramenti, tranne il Sacramento del Battesimo, poiché‚ la remissione delle colpe e dei castighi è solo una Grazia sacramentale del Santo Battesimo. Invece nelle promesse riportate Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l'ha innalzata al rango di “secondo Battesimo”. È chiaro che la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia deve essere non solo degna, ma anche adempiere alle fondamentali esigenze della devozione alla Divina Misericordia» (R., p. 25).

La Comunione deve essere ricevuta il giorno della festa della Misericordia, invece la Confessione -come dice don I. Rozycki- può essere fatta prima (anche qualche giorno). Importante è non avere alcun peccato.

Gesù non ha limitato la sua generosità solo a questa, anche se eccezionale, Grazia. Infatti ha detto che “riverserà tutto un mare di Grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia”, poiché‚ “in quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le Grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto” (Q. II, p. 267).

Don I. Rozycki scrive che una incomparabile grandezza delle Grazie legate a questa festa si manifesta in tre modi:

- tutte le persone, anche quelle che prima non nutrivano devozione alla Divina Misericordia e persino i peccatori che solo quel giorno si convertissero, possono partecipare alle Grazie che Gesù ha preparato per la festa;

- Gesù vuole in quel giorno regalare agli uomini non solo le Grazie salvificanti, ma anche benefici terreni: sia alle singole persone sia ad intere comunità;

- tutte le Grazie e benefici sono in quel giorno accessibili per tutti, a patto che siano chieste con grande fiducia (R., p. 25-26).

Questa grande ricchezza di Grazie e benefici non è stata da Cristo legata ad alcuna altra forma di devozione alla Divina Misericordia.

Numerosi sono stati gli sforzi di don M. Sopocko affinché‚ questa festa fosse istituita nella Chiesa. Egli non ne ha vissuto però l'introduzione. Dieci anni dopo la sua morte, il Card. Franciszek Macharski con la Lettera Pastorale per la Quaresima (1985) ha introdotto la festa nella diocesi di Cracovia e seguendo il suo esempio, negli anni successivi, lo hanno fatto i Vescovi di altre diocesi in Polonia.

Il culto della Divina Misericordia nella prima domenica dopo Pasqua nel Santuario di Cracovia-Lagiewniki era già presente nel 1944. La partecipazione alle funzioni era così numerosa che la Congregazione ha ottenuto l'indulgenza plenaria, concessa nel 1951 per sette anni dal Card. Adam Sapieha.

Dalle pagine del Diario sappiamo che Suor Faustina fu la prima a celebrare individualmente questa festa, con il permesso del confessore.

 - newsletter@gesuemaria.it -

 
 
 

"TUTTE SINGLE, ORGOGLIOSE E FELICI....." (VI PRESENTO LA NUOVA MODA)

Post n°7016 pubblicato il 15 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Era una casa molto carina / Senza soffitto senza cucina / Non si poteva entrarci dentro / Perché non c’era il pavimento / Non si poteva andare a letto / Perché in quella casa non c’era il tetto (…) / Ma era bella, bella davvero / In via dei matti numero zero”.
(Sergio Endrigo, La casa)

Un mattone dopo l’altro e cominci a immaginare come sarà la casa. Moderna, modernissima, anzi, di più: postmoderna. E infatti nell’architettura trovi rappresentati, un po’ qui un po’ lì, tutti gli stili, nessuno escluso.
La guardi, quella casa che ogni giorno cresce in altezza, e avverti che nel suo tentativo di essere l’agglomerato dell’agglomerato dell’agglomerato sta diventando, però, disarmonica. Cacofonica, diresti, se quella casa non fossero mattoni, ma note musicali.
Può davvero piacere a chi la sta costruendo, a chi l’abiterà, una casa così, ti chiedi, mentre lei cresce e cresce e cresce? Sembra tanto quegli appartamenti già arredati, che si affittano nelle grandi città agli studenti universitari: mobili recuperati da vecchie soffitte, stoviglie scheggiate e spaiate, oggetti di scarto in un’accozzaglia che cerchi di farti piacere ma non si può dire – no, non si può – che sia “bella”, e cioè come la vorresti davvero. Questo prova il tuo cuore mentre la casa si mostra, mostruosa.

E però, siccome ti incuriosisce sapere come sarà davvero, una volta finita, chiedi.
“Non c’è un architetto, non c’è un progetto”, la risposta. Son passati quei tempi: vecchiume! Ognuno può metterci, ora, liberamente, un pezzetto di sé, perché le case del futuro sono così: niente disegni e niente regole. Via libera al gusto, alla fantasia, ai desideri del momento. Si improvvisa.
Guarda qui, ti dice Assia Baudi di Selve, porgendoti il suo ultimo articolo su Io Donna, il supplemento del Corsera. “Leggi e capirai”.
Capirò?
Comincio a leggere, partendo dal titolo. “Se la mamma sceglie l’autosufficienza”.
Scrive la giornalista: “Negli Stati Uniti più della metà delle madri sotto i trent’anni non è sposata. Per il New York Times è la ‘nuova normalità’. Se il ‘per sempre’ ormai non è più una certezza, il desiderio di maternità resiste, anzi vince. E va oltre il rapporto di coppia (e le sue complicazioni). Nella relazione esclusiva e autonoma con i figli, alcune donne trovano forza e serenità”. Andando avanti con la lettura capisci che Io Donna ne ha incontrate alcune. “Tutte single, orgogliose e felici. Tutte impegnate a costruire nuovi modelli affettivi”.

Madri single, orgogliose e felici, impegnate a costruire nuovi modelli affettivi

Assia Baudi di Selve te le presenta, queste madri single, orgogliose e felici. La prima: Benedetta Emmer, 46 anni. “Ha fatto una figlia da sola quattro anni fa con l’inseminazione artificiale a Londra”, scrive la giornalista. Che poi passa la parola alla protagonista. “Ho avuto a lungo sensi di colpa, perché sono omosessuale e stavo imponendo a mia figlia un unico genitore, impresentabile. Poi ho deciso di combattere: nessuno può permettersi di giudicare se sono una buona madre, né la legge, né Dio”. Alla domanda chi sono le figure di riferimento maschili, così risponde: “I padri degli altri bambini, i mariti delle mie sorelle, il compagno di mia madre”. “Il donatore scelto – aggiunge – è ateo, lavora nella City di Londra e ha donato il suo seme a un’associazione di gay e lesbiche di comune accordo con la moglie”.
La seconda è Maria Grazia Ciaccio, 45 anni, che ha deciso di chiamare la figlia Gea “perché è un nome corto e immenso. E’ la Dea di tutto”.
La terza: Guendalina Salini, 39 anni, artista. “L’unica cosa che non potrei dire di me è che sono single: al contrario mi sento legata da forte empatia a varie persone e realtà locali, a valori di condivisione e di sostegno reciproco che muovono reazioni di bellezza, sostenibilità, mediterraneità. Insieme con Oikos Sostenibile e con l’Accademia del Rinascimento Mediterraneo, lavoriamo per fondare una nuova famiglia umana”.
La quarta: Viola Naj Oleari, 36 anni, disegnatrice di gioielli. “Tutto è più facile quando ti relazioni solo con tuo figlio, senza dover pensare alla gestione della coppia. C’è più libertà”.
Un’altra: Barbara Pullera, 37 anni, racconta: “Se avessi continuato ad aspettare il grande amore, le possibilità biologiche di avere un bambino si sarebbero ridotte: avevo già 34 anni”. E così è volata in Danimarca per l’inseminazione assistita e ha scelto un donatore danese alto, perché è piccola di statura e soprattutto “aperto”. “Fare un figlio con un compagno sbagliato, o un amico, avrebbe reso tutto più complicato. Così non devo litigare con nessuno. E se mi innamorerò sarà una scelta libera non condizionata dai bisogni: io un figlio ce l’ho già”.

Lo sguardo junghiano: l’occhio della … Bellocchio

Presentate alcune tra le ideatrici & abitatrici di queste case postmoderne, siccome Io Donna è un supplemento colto di un quotidiano colto – mica un giornaletto di gossip! – non può mancare il marchio di autorevolezza che si addice ad un’inchiesta di tutto rispetto. Eccolo. L’occhio critico di Lella Ravasi Bellocchio (nomen omen), che psicanalizza non solo le protagoniste dell’articolo, ma, per deformazione professionale, le donne tutte, allargandosi all’intera società. E infatti: “Tutto è in rapida trasformazione oggi – commenta – anche le relazioni, e vale la pena essere aperti a scelte che propongono nuovi modelli affettivi”.
Vale davvero la pena, ti chiedi?

Lo sguardo semplice di una donna semplice. Semplicemente… cristiana

Ho letto il servizio fino in fondo, due volte.
Immagino questa casa in cui le donne “fanno” i figli come si fanno le torte, e li “fanno” da sole. Una casa in cui i maschi di riferimento per i bambini sono tutti e nessuno (i padri degli altri bambini, i mariti delle sorelle, i compagni delle madri…). In cui i donatori di seme sono scelti a catalogo e con cura: atei, benestanti, ideologizzati, politically correct; alti se si è basse, bassi se si è un po’ troppo alte… “Giusti”, insomma. Come immaginando, in barba alle circostanze della vita, in barba al libero arbitrio, che i figli saranno un mix tra queste madri “orgogliose, felici, impegnate” e quei padri che vedono poco o non vedranno mai: atei, benestanti, ideologizzati, politically correct, “aperti”, soprattutto… “Giusti” come li ha in mente la loro mamma, che – c’è da scommetterci – se però le parli del progetto T4 e dell’eugenetica nazista strabuzza gli occhi inorridita. Non capisce o non vuole capire?

Una casa al cui ingresso c’è il cartello divieto-d’entrata-per-i- maschi, un Don’t disturb bene in vista o, forse, l’orario per le visite, come in ospedale. In cui vige un unico comandamento: l’autodeterminazione. Dove “matrimonio” e “famiglia” sono parolacce impronunciabili e un uomo accanto è un impiccio, una complicazione. Una casa in cui l’innamoramento è sganciato dall’amore, che è sganciato dall’atto sessuale, che è sganciato dall’apertura alla vita. In cui vai a capire cosa significa che “la nuova famiglia umana” (?) sarà “sostenibile e mediterranea” (?).
Forse, come la figlia di Maria Grazia, la casa si chiamerà Gea, “la Dea (lettera maiuscola ndr) del tutto” (?).

Noi costruiremo con mattoni nuovi…
Un mattone dopo l’altro ed è ormai chiaro come sarà la casa che l’ideologia dominante, persuasiva e pervasiva, impone come la “nuova normalità”. Certo, un campione di così poche donne può essere, anzi è, un campione di scarso valore statistico. Ma il messaggio è chiarissimo e non deve passare inosservato. Non può. Occorrono dunque uomini e donne al lavoro: un popolo intero. Occorrono braccia, energie, mattoni nuovi. Occorre tornare al disegno, all’origine, al Progettista. Senza, non c’è casa che regga alle insidie del tempo, alle mode…

«In luoghi abbandonati / Noi costruiremo con mattoni nuovi / Vi sono mani e macchine / E argilla per nuovi mattoni / E calce per nuova calcina / Dove i mattoni sono caduti / Costruiremo con pietra nuova / Dove le travi sono marcite / Costruiremo con nuovo legname / Dove parole non sono pronunciate / Costruiremo con nuovo linguaggio / C’è un lavoro comune / Una Chiesa per tutti / E un impiego per ciascuno / Ognuno al suo lavoro» - [T. S. Eliot, Cori da «La Rocca»]

- Saro Luisella - Fonte: CulturaCattolica.it -

 
 
 

MARA SANTANGELO: A MEDJUGORJE HO TROVATO GESU'

Post n°7015 pubblicato il 15 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Stiamo parlando di Mara Santangelo, ritiratasi dal tennis professionistico nel maggio 2010. Attraverso una splendida chiacchierata si apre a cuore aperto raccontandomi la sua “nuova vita” insieme a Gesù. "È capitato per caso il viaggio a Medjugorje, poteva sicuramente essere qualsiasi altro luogo Mariano, ma dentro di me..."

Ex numero 27 al mondo in singolare,vincitrice nel 2006 della Fed Cup insieme alle sue compagne di squadra Francesca Schiavone, Flavia Pennetta e Roberta Vinci, prima italiana a vincere un torneo del Grande Slam in doppio nel 2007 in coppia con Alicia Molik. Stiamo parlando di Mara Santangelo, ritiratasi dal tennis professionistico nel maggio 2010.

Attraverso una splendida chiacchierata si apre a cuore aperto raccontandomi la sua “nuova vita” insieme a Gesù.

Quando hai scoperto in te questa tua profonda fede?

“Provengo da una famiglia cristiano cattolica e da quando ero piccola mia mamma mi ha sempre abituato alla preghiera, ma nel corso degi anni ho vissuto momenti molto difficili come la separazione dei miei genitori e successivamente la morte di mia madre in un incidente stradale quando avevo 16 anni, poi ho dovuto convivere durante tutta la mia carriera tennistica con un forte dolore al piede, questi avvenimenti mi hanno fatto distaccare molto dalla Fede. Pregavo e mi rivolgevo a Dio solo nel momento del bisogno, oppure nel momento del dolore lo maledivo,quindi un rapporto molto turbolento. Ma l’anno in cui ho annunciato il mio ritiro dal tennis ho sentito la necessità di fare un pellegrinaggio e il 2 novembre del 2010 mi sono diretta a Medjugorje.”

Perché hai scelto Medjugorje e cosa hai provato quel giorno?

“È capitato per caso il viaggio a Medjugorje, poteva sicuramente essere qualsiasi altro luogo Mariano, ma dentro di me ho sempre avuto questo forte desiderio perchè mia madre era molto devota alla Madonna e prima che morisse era stata a Fatima. In qualche modo questo viaggio è stato un ricollegarmi a lei,anche se io per tutta la vita ho parlato con mia mamma e continuo a farlo,ma avendo avuto un rapporto contrastante è stato come un modo per riappacificarsi. Quindi i primi di novembre,insieme ad un gruppo di amici, sono partita per Medjugorje  e il 2 novembre abbiamo fatto la veglia per tutta la notte in attesa dell’apparizione alla vegente ( ogni due novembre avviene l’apparizione). In quel momento c’è stato qualcosa di speciale dentro di me, difficile da spiegare e da quel giorno ho sentito il bisogno di trasmettere a mia madre e alla gente intorno a me questa immensa gioia nell’aver incotrato Gesú nella mia vita.”

Io ti conosco da un po’ di anni e noto il tuo netto cambiamento, come lo puoi spiegare?

“Si è vero, prima ero una ragazza molto chiusa, poco sorridente sicuramente per i vari problemi che ho avuto,ma anche a causa del  mio carattere,ma da quel fatidico 2 novembre posso dire che ci sia stato un vero “miracolo” perchè  adesso che ho intrapreso questo percorso religioso sono una persona diversa, più solare ma soprattutto piú serena. Quella notte posso confermare di aver percepito determinate sensazioni, ma non mi piace parlare tanto di quello che ho sentito perchè spesso le persone si danno troppe aspettative. Ognuno può vivere quel momento in modo differente senza che necessariamente si debba vedere qualcosa.”

Pensi che se avessi incontrato Dio prima, ad esempio durante la tua carriera tennistica, sarebbe cambiato qualcosa?

“Ci tengo a sottolineare che per quanto riguarda il mio percorso tennistico non ho alcuna recriminazione, perchè nonostante questo mio problema al piede sono riuscita a realizzare il mio sogno e cioè di diventare una tennista professionista di alto livello, ed era quello che avevo promesso a mia madre prima che morisse. Sicuramente se avessi incotrato Dio prima sarebbe stato diverso, ma sono comunque contenta che sia accaduto anche in età piú matura e mi reputo fortunata perchè c’è gente che ancora non ha avuto questo grande dono!”

Quando hai deciso di interrompere la tua attività e come hai reagito?

“All’inizio è stata davvero dura accettare la mia condizione fisica ed essere costretta a prendere una decisione del genere,perchè mi ponevo tante domande e mi sentivo quasi smarrita. Ma adesso il tennis non mi manca assolutamente, anzi mi sento bene. Continuo comunque a seguire il circuito, soprattutto le mie ex compagne di squadra e faccio un gran tifo per loro sperando che facciano bene. La cosa che riscontro maggiormente è che durante i tornei, essendo uno sport individuale, tra le atlete ci sono molte invidie, quindi poteva capitare di “gufare” ( come si usa dire in gergo tennistico) qualche giocatrice sperando che perdesse, come sicuramente succede a chiunque, mentre adesso sono veramente felice per loro se vincono e se ottengono grandi risultati.”

Oggi com’è la tua vita e di cosa ti occupi?

“Sono sempre molto legata al mondo del tennis perché comunque è stata la mia vita, infatti sono testimonial della Bosch per eventi di formazione dove vengono organizzate delle giornate in cui faccio giocare i manager e, nonostante abbia avuto molte proposte per allenare delle giocatrici, adesso ho capito che la mia missione è un’altra. Sento di dover intraprendere una nuova strada, in questo momento sto’ scrivendo un libro sul quale punto molto che racconta il mio percorso di vita, poi quello che succederà si vedrà.”

- ricercatoridisperanza.it - donboscoland.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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