ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 16/04/2012

IL "MIO" PADRE NOSTRO

Post n°7023 pubblicato il 16 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Sia santificato il tuo nome" perché tu sei Dio e io sono uomo. Mi affanno a costruire il mio piccolo mondo e ti prego "venga il tuo regno" per ricordarmi che sei tu ad edificare cieli nuovi e terra nuova. Faccio distinzioni tra amici e nemici e ti prego "sia fatta la tua volontà" perché tutti gli uomini si lascino abbracciare dal tuo amore.
 

Sono un figlio egoista e capriccioso
e ti prego

"Padre nostro"
per venire da te insieme a i miei fratelli.
Ho lo sguardo incollato alla terra
e ti prego

"che sei nei cieli"
per vedere la tua presenza in ogni situazione della vita.
Sono un gigante di presunzione
e ti prego

"sia santificato il tuo nome"
perché tu sei Dio e io sono uomo.
Mi affanno a costruire il mio piccolo mondo
e ti prego

"venga il tuo regno"
per ricordarmi che sei tu ad edificare cieli nuovi e terra nuova.
Faccio distinzioni tra amici e nemici
e ti prego

"sia fatta la tua volontà"
perché tutti gli uomini si lascino abbracciare dal tuo amore.
Perseguo una giustizia miope
e ti prego

"come in cielo così in terra"
per ribaltare le mie logiche atrofizzate.
Vorrei tutto solo per me
e ti prego

"dacci oggi il nostro pane quotidiano"
per condividere quello che ho con i più poveri.
Coltivo propositi di vendetta,
e ti prego

"rimetti a noi i nostri debiti"
perché possa perdonare come tu perdoni.
Mi sento forte
e ti prego

"non ci indurre in tentazione"
per vedere con verità tutta la mia debolezza.
Vorrei non dover chiedere niente a nessuno
e ti prego

"liberaci dal male"
perché solo tu puoi salvarmi.
Amen.


autore: Eric Pearlman - donboscoland.it -

 
 
 

FATIMA: IL "GRANDE SEGNO NEL CIELO" PRIMA DELLA GUERRA FU UNA VERA PROFEZIA?

Post n°7022 pubblicato il 16 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ad inizio 2012 ci siamo soffermati su alcune incredibili coincidenze temporali (o profezie) legate alle apparizioni di Fatima. Si fatica molto a parlare di “coincidenze” prendendole singolarmente, diventa quasi impossibile se vengono considerate tutte assieme. Ad aggiungersi agli eventi già descritti c’è anche una vicenda, forse meno evidente, legata ad un “grande segno”, una “grande luce”, come venne riportato dai veggenti durante le apparizioni del 13 maggio -13 ottobre 1917: «quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre». Come spiega Francesco Agnoli, per “castigo al mondo” si intende che Dio lascerà l’uomo in balia di se stesso e della sua cattiveria: non c’è peggior castigo di quello che noi uomini spesso siamo così bravi ad infliggerci, da soli.

Nelle apparizioni portoghesi la Madonna dichiarò anche che sotto il pontificato di Pio XI, se gli uomini non si fossero convertiti, sarebbe scoppiata un’altra guerra mondiale, più spaventosa della prima, annunciata da una “notte illuminata da una luce sconosciuta”.  Il 25 gennaio 1938, effettivamente, il cielo di tutta Europa fu illuminato in modo eccezionale: si verificò una grandiosa Aurora boreale, evento straordinario alle latitudini dell’Europa meridionale; in Italia fu visibile in Piemonte, in particolar modo, e si vide addirittura sino a Napoli. La stampa la descrisse per diversi giorni. Per Lucia, fù il segno preannunciato dalla Santa Madre; l’antefatto della II guerra mondiale. Tuttavia mise per iscritto questa profezia soltanto il 31 agosto 1941 in una lettera al vescovo di Leira-Fatima. Per questo molti hanno legittimamente parlato di una profezia post eventum.

Tuttavia vi sono nelle vicende di Fatima, due fatti che rendono attendibile credere a questa profezia (anche se venne messa per iscritto dopo l’evento).

Il primo: è un altro segno celeste, annunciato nel 1917, che si verificò proprio in quell’anno. In un Portogallo, allora in mano ad un governo anticlericale, la piccola Lucia sfidò il mondo: «la Madonna», disse, «darà un segno». Convocò tutti per il 13 ottobre 1917 alla Cova da Iria, pur capendo bene che se il segno non ci fosse stato, sarebbe stato un gran problema per l’attendibilità e la credibilità. Migliaia e migliaia di persone si radunarono nella Cova, i quotidiani di allora parlano di 40-50 mila persone. Diversi giornalisti, testimoni oculari, hanno scritto articoli su questo evento, compreso un tale Avelino de Almedia, redattore capo di “O Sèculo”, quotidiano socialista di Lisbona, di orientamento positivista e anticlericale, che in precedenza aveva ridicolizzato gli eventi di Fatima. Costui, sul numero del 15 ottobre 1917,  scrisse: «Cose fenomenali. Come il sole ballò a mezzogiorno a Fatima [...]. L’ora mattutina è la regola per questa moltitudine, che calcoli imparziali di persone colte e di tutto rispetto, punto rapite come per influenza mistica, contano in trenta o quaranta mila creature… E si assiste a uno spettacolo unico e incredibile per chi non fu testimone di esso. Dalla cima della strada, dove si ammassano i carri e sostano molte centinaia di persone, alle quali manca la voglia di mettersi nella terra fangosa, si vede tutta l’immensa moltitudine voltarsi verso il sole, che si mostra libero dalle nuvole, nello zenit. L’astro sembra un disco di argento scuro ed è possibile fissarlo senza il minimo sforzo. Non brucia, non acceca. Si direbbe realizzarsi un’eclissi. Ma ecco che un grido colossale si alza, e dagli spettatori che si trovano più vicini si ode gridare: “Miracolo, Miracolo! Meraviglia, meraviglia». Il sole tremò ed ebbe mai visti movimenti bruschi fuori da tutte le leggi cosmiche. Come poteva una pastorella riuscire a prevedere un fenomeno astrofisico di questa rarità e di tal portata? Ovviamente c’è la libertà, anche in questo caso, di parlare di ennesima incredibile coincidenza.

Il secondo: abbiamo detto che Lucia mise per iscritto soltanto il 31 agosto 1941 la profezia sulla “notte illuminata da una luce sconosciuta”, antefatto dei crimini commessi dalla Russia:  sarà la Russia, non la Germania, “a spargere i suoi errori nel mondo”, “promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa”. Nel 1941 sarebbe stato veramente più opportuno e intelligente, annunciare il pericolo nazionalsocialista, o comunque entrambi, quello comunista sovietico e quello nazista. Infatti la Germania sembrava trionfante: possedeva tutta l’Europa, esclusa la Gran Bretagna; gli Usa non erano ancora entrati in guerra e l’Urss  appariva destinato alla sconfitta, sotto il tallone tedesco, da un momento all’altro. Ed invece pochi anni dopo il “Reich millenario” crollò miseramente e la Russia non solo vinse la guerra, ma  si vide “regalare” dagli alleati mezza Europa. Il comunismo conobbe così una diffusione immensa, inimmaginabile, tanto più se ricordiamo che nel 1949 anche la Cina sarebbe divenuta comunista. Dovunque i comunisti arrivarono, dalla Polonia all’Albania, la Chiesa fu attaccata, perseguitata, distrutta. Occorre anche dire che in una  lettera a Pio XII, datata 24 ottobre 1940 (cioè prima dell’entrata nella seconda guerra mondiale della Russia), Lucia ri-domandava la Consacrazione della Russia stessa, considerata, anche in quella data per certi versi insignificante, il pericolo imminente, come infatti divenne. Queste non sono profezie post-eventum.

Essendoci dunque stati due fatti a dimostrazione della capacità profetica delle parole dei veggenti di Fatima, torniamo all’aurora boreale del 25-26 gennaio 1938. I quotidiani di allora, come “La Stampa” del 26 gennaio, intervistando noti astrofisici, parlarono di evento “eccezionale”, “rarissimo” e “visibile in tutta Europa”.  Lucia ritenne che si trattasse del segno premonitore indicato dalla Madonna. Proprio la sera del 25 gennaio Hitler ricevette il barone Werner Fritsch, generale e comandante in capo della Reichwehr, assai critico dei guerra hitleriani, e lo fece uscire dal ministero della guerra a causa di uno scandalo. Fu questo un evento preliminare alla guerra (Antonio Spinosa, “Hitler”, Mondadori, Milano, 1991, p. 240-241). Occorre anche ricordare che la sera del 23 agosto 1939 in alcune zone della Germania, fu segnalata un altro fenomeno di luce molto raro e proprio quella notte avvenne il patto von Ribbentrop-Molotov, cioè la spartizione della Polonia e di altre zone di influenza tra Hitler e Stalin. La II guerra mondiale nacque in questo momento.

Il gerarca nazista Albert Speer nelle sue “Memorie del Terzo Reich” scrive: «Quella notte ci intrattenemmo con Hitler sulla terrazza del Berghof ad ammirare un raro fenomeno celeste: per un’ora circa, un’intensa aurora boreale illuminò di luce rossa il leggendario Untersberg che ci stava di fronte, mentre la volta del cielo era una tavolozza di tutti i colori dell’arcobaleno [...]. Lo spettacolo produsse nelle nostre menti una profonda inquietudine. Di colpo, rivolto a uno dei suoi consiglieri militari, Hitler disse: ‘Fa pensare a molto sangue. Questa volta non potremmo fare a meno di usare la forza’”.  Un altro gerarca nazista presente alla scena, Nicolaus von Below, ricorderà di essere stato intimorito da quella luce, e di aver detto a Hitler che forse era il presagio di un’imminente guerra sanguinosa. «Se così dev’essere, allora che sia più veloce possibile» replicò Hitler” (cit. in Timothy W. Ryback, “La biblioteca di Hitler”, Mondadori, Milano, 2008, p. 148-149). Tutto questo suor Lucia, chiusa nel suo convento in Portogallo, non poteva certamente saperlo.

- Livia Carandente e Luca Pavani - uccronline.it -

 
 
 

ANTONIO SOCCI: IL NOSTRO FUTURO IN PERICOLO?

Post n°7021 pubblicato il 16 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Gli uomini non sopportano troppa realtà, diceva Thomas S. Eliot. In effetti siamo già così angosciati per lo spread, in ansia per la recessione, la disoccupazione, l’aumento delle tasse, il crollo del consumi, il debito pubblico, la crisi dell’euro, il fantasma del default dell’Italia, che non ci siamo accorti – e non ci vogliamo accorgere – di un pericolo ancora più mostruoso che incombe sulle nostre teste: un conflitto nucleare in Medio Oriente fra Iran e Israele. Con tutto quel che ne seguirebbe.

Proprio in questo fine settimana riprendono a Istanbul le trattative fra Iran e i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (con l’aggiunta della Germania) sul “potenziale nucleare” del regime degli ayatollah.

La crisi siriana – paradossalmente – ha rafforzato la posizione iraniana, quindi ha accresciuto i pericoli.

Tanto che – come scriveva ieri Arrigo Levi sul Corriere della sera – “il mondo intero si sta ponendo con grande senso di urgenza questi interrogativi”, cioè “quanto è probabile un attacco nucleare iraniano a Israele per ‘eliminare dalla faccia della terra’ lo Stato ebraico” oppure se “dobbiamo aspettarci un attacco preventivo di Israele all’Iran”.

Non che in Italia non se ne parli. Del resto i media internazionali da mesi avvertono dell’avvicinarsi del botto e in Israele da tempo fanno continue esercitazioni – nei luoghi pubblici e nelle case – simulando l’eventualità di un attacco atomico.

Ma noi – comprensibilmente – siamo così distratti dai nostri guai, così sopraffatti dalle nostre ansie presenti, che navighiamo a vista senza guardare cosa succede fuori dai confini.

Un po’ per la nostra tradizionale lontananza dalle vicende internazionali, un po’ perché negli ultimi sessant’anni il mondo è stato diverse volte sospeso sul baratro nucleare e poi tutto si è sistemato all’ultimo momento.

Eppure, a causa della crisi economica in Italia e nel mondo, in un modo o nell’altro la paura di trovarci di fronte a un crollo, alla fine di un mondo (se non proprio alla fine del mondo), è dilagante, rappresenta veramente lo spirito dei tempi. La stessa “moda” delle (fasulle) profezie Maya ne è un sintomo.

Fa pensare anche, in questi giorni fa, l’insistente (esagerata) rievocazione, su giornali e tivù, della tragedia del Titanic. Credo che in altri momenti della nostra storia recente quell’evento così lontano nel tempo non avrebbe riscosso tanto interesse.

Se oggi rievocare l’enorme transatlantico che si va a schiantare e sprofonda nell’oceano esercita sul nostro immaginario un tale potere ipnotico è proprio perché, dentro qualche zona oscura della nostra coscienza, noi temiamo che quei poveretti siamo noi, che proprio quella sia la raffigurazione del presente: una società opulenta che di colpo – dalla festa e dai piaceri del lusso – sprofonda nella tragedia più orribile.

E’ questa la cupa prospettiva che ci aspetta, appena superato il Duemila? Non lo so.

Ma di certo questa sensazione della fine imminente, che curiosamente ci fu anche mille anni fa (la psicosi della fine del mondo infatti non dilagò alla vigilia dell’anno Mille, ma subito dopo), non è basata su fobie irrazionali, ma affonda le sue radici sull’analisi razionale della situazione.

Per quanto tendiamo a dimenticarlo il mondo – oltre ad essere investito da una crisi economica senza precedenti – è seduto su un’autentica polveriera, capace di distruggere l’umanità una decina di volte.

E sappiamo che ci sono anche regimi e forze capaci di accendere micce o di scatenare scontri incontrollabili… Uno dei rischi d’altronde è pure l’uso di ordigni nucleari da parte del terrorismo internazionale.

La situazione è così grave che anche dal pulpito più nobile, qual è la Cattedra di Pietro, da anni lanciano l’allarme. Sia il papa attuale che il predecessore hanno avvertito l’umanità.

Benedetto XVI, da attentissimo interprete dei segni dei tempi, ha anche esplicitamente espresso il suo timore di una “fine”. Lo ha fatto parlando al corpo diplomatico alcuni mesi fa con una frasetta che è passata inosservata, ma che pesa come un macigno, soprattutto considerata l’autorevolezza e l’abituale pacatezza di chi l’ha pronunciata.

Il Papa ha detto: “Il nostro futuro e il destino del nostro pianeta sono in pericolo”. Parole testuali pronunciate pochi mesi fa. E il successivo 13 maggio, a Fatima, durante l’omelia ha esplicitato questo drammatico scenario: “L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce a interromperlo…”.

Quando poi gli sono stati riproposti questi pensieri dal giornalista Peter Seewald, nel recente libro intervista “Luce del mondo”, il Santo Padre ha aggiunto: “senza dubbio ci sono dei segni che ci spaventano e che inquietano”.

Ha inquadrato infatti le minacce belliche nella generale crisi morale ed esistenziale del mondo.

Di fronte a una voce così autorevole che paventa esiti apocalittici della storia mondiale bisogna riflettere seriamente. Bisogna pensare a un cambiamento personale e collettivo.

Il Papa accenna infatti anche a “segni che danno speranza”. Ma oggi la stessa percezione della catastrofe rischia di essere paralizzante e di moltiplicare gli effetti negativi.

Lo vediamo nell’avvitamento su se stessa delle crisi economica, anche italiana, dove le misure anticrisi producono esse stesse nuova crisi e non si vede chi riesca a invertire la rotta e innescare un circolo virtuoso di crescita.

Le rovine hanno un potere ipnotico, come documenta la poesia di Rutilio Namaziano di fronte al crollo e la devastazione del millenario impero romano.

Allora furono i monaci che sulle rovine ricominciarono a costruire, salvando la grande civiltà che si stava perdendo. Avendo gli occhi e il cuore alla Città di Dio, seppero ricostruire la città degli uomini.

Ci vuole un nuovo san Benedetto. Ci vogliono nuovi monaci. Tanto più necessari se dovesse scoppiare il grande botto e se le rovine fossero anche materiali, oltreché economiche, morali e spirituali.

Antonio Socci -  “Libero” - lo Straniero - Il blog di Antonio Socci -

 
 
 

PIERMARIO MOROSINI: VENTICINQUE ANNI VISSUTI INTENSAMENTE

Post n°7020 pubblicato il 16 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Uno che conosceva bene i dolori e le fatiche della vita, e forse proprio per questo sapeva dare il giusto valore alle gioie e agli affetti.
Piermario Morosini, abbiamo conosciuto la sua vita, ora che lui l’ha perduta.

Nato nel 1986, non aveva ancora compiuto ventisei anni, giocava in serie B nel Livorno, ieri durante la partita Pescara-Livorno, al 31′ del primo tempo, il giocatore della squadra toscana ha avuto un arresto cardiaco, il suo cuore si è fermato e non ha più ripreso a battere.

Il campionato è stato sospeso, qualcuno s’è messo a discutere sul web se fosse giusto o sbagliato non giocare. Altri si sono messi a cercare “il colpevole”, l’ebete che ha parcheggiato l’auto davanti all’entrata ambulanze rallentando i soccorsi, quello che non ha pensato di dotare gli stadi di un defibrillatore, il sistema che obbliga gli atleti a sottoporsi a ritmi di gioco che per alcuni potrebbero essere fatali.
Forse, l’autopsia ci dirà cos’è accaduto, o forse no, perché gli uomini non hanno la risposta a tutte le domande.
L’importante è che le polemiche, la ricerca di un colpevole, non siano una scusa per distrarre il pensiero, cercare un altro argomento che ci tenga occupata la mente.

E’ morto un ragazzo.

Uno che conosceva bene i dolori e le fatiche della vita, e forse proprio per questo sapeva dare il giusto valore alle gioie e agli affetti. uno che amava tornare sui campi dell'oratorio di Monterosso dove era cresciuto.
Non era il solito calciatore viziato, ricco e capriccioso, la vita lo aveva messo alla prova e lui cresciuto in fretta, la vita aveva cercato di prenderla a calci, di conquistarsi un posto facendo al meglio, il lavoro che più gli piaceva.

La mamma Camilla era morta quando lui aveva quattordici anni, un paio d’anni dopo, il padre era morto d’infarto, poi era toccato al fratello maggiore disabile, morto suicida, rimanevano soli lui e una sorella maggiore anch’essa malata e ricoverata in un istituto.

Ce n’era abbastanza da affossare la voglia di reagire di chiunque, ma lui no, chi lo conosceva racconta un ragazzo di poche parole, con l’animo generoso, determinato a raggiungere quel successo professionale che avrebbe reso orgogliosi i suoi genitori.
Amava la sua Anna, le cose belle che la vita regala a chi le sa cogliere.

In TV, FB, Twitter rimbalzano messaggi, una marea di dolore e anche, diciamolo, di banalità, davanti a un microfono, o a una tastiera tutti ci sentiamo protagonisti per venti secondi e diciamo qualsiasi cosa in quel momento transiti nella mente.
Frasi che spesso svelano che non sappiamo dare un senso al vivere e quindi diventa difficile anche dare un senso al morire.
Perché la morte di una persona giovane, sembra portare con sé un’ingiustizia, per noi che viviamo come se avessimo la certezza che ci sarà sempre un altro domani.

Nel 2005 in un’intervista al “Guerin Sportivo” Morosini parlando dei lutti che avevano colpito la sua famiglia aveva dichiarato: “Spesso mi sono chiesto perché sia capitato tutto a me, ma non riesco mai a trovare una risposta e questo mi fa ancora più male. Però la vita va avanti.”
Lui aveva avuto l’onestà di riconoscere che ci sono domande a cui magari non troviamo risposta ma è inevitabile porsi.

Molti invece alzano il volume della vita per non sentire quelle domande, che prima o poi, quando meno te lo aspetti si ripropongono prepotenti.

Perché vivere se dobbiamo morire? Perché vivere se la morte è la fine di ogni cosa? Quale roulette russa decide il destino di chi muore per primo? Oppure abbiamo un compito, una strada segnata su questa terra, prima di nascere ad una vita nuova?

O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, tu non sei più l’ultima parola per gli uomini, “Il solo e vero peccato è rimanere insensibili alla resurrezione” diceva Isacco il Siro, padre della chiesa antica. Proprio per questo nel giorno di Pasqua abbiamo detto a tutti che c’è per gli uomini una speranza, una certezza di resurrezione, altrimenti la vita sarebbe vana.

La certezza della resurrezione non toglie il dolore, non elimina il vuoto, la mancanza di carezze e di sorrisi, ma rende certi che la morte è un arrivederci.

- Buggio Nerella - CulturaCattolica.it -

 
 
 

CARO PAPA BENEDETTO XVI, BUON COMPLEANNO!

Post n°7019 pubblicato il 16 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Padre Santo, le faccio volentieri gli auguri per i suoi 85 anni, unendoli alla mia preghiera quotidiana per lei. Le auguro di continuare a lungo nel guidare il nostro gregge di noi, pecorelle del Buon Pastore. La sua guida ferma, chiara e sicura, ci è di conforto, lei con la sua parola e gli scritti si fa capire da tutti e oggi questo è fondamentale. Grazie per le sue iniziative del 2012, l’Anno della Fede e il Sinodo episcopale sulla “Nuova evangelizzazione”: possano, con l’aiuto di Dio, riportare i popoli cristiani a Cristo.

Santità, la mia piccola esperienza di 59 anni di sacerdozio mi ha convinto che nel popolo italiano la fede c’è ed è un buon punto di partenza. Però la società secolarizzata in cui viviamo riduce la fede ad un affare privato, intimo, di cui è bene non parlare. La fede c’è ma spesso conta poco o nulla nella vita: non si prega più assieme in famiglia, non si parla più della fede, della preghiera, si tende a togliere dalla vista ogni segno religioso.

Nel 1973, durante la “Rivoluzione culturale” di Mao, sono andato la prima volta in Cina. In ogni città chiedevamo alle guide di poter visitare e pregare in una chiesa aperta. Il ritornello di risposta era sempre lo stesso: “La Cina ha imparato a fare a meno di Dio”. Lo Spirito Santo continuava, anche in quei tempi di persecuzione, a lavorare di nascosto nelle anime (e lo si è visto dopo il 9 settembre 1976 quando Mao è morto), ma esternamente la Cina appariva come un immenso regno umano, irreggimentato come un carcere e senza nessun segno religioso. Santità, auguro a lei ed a noi tutti che siamo la Chiesa, che la nostra Europa cristiana non finisca in questa deriva estrema, diseducativa per tutti.

Santità, lei che ha un rapporto diretto con la Trinità e soprattutto con Cristo di cui è Vicario in terra (cioè fino agli estremi confini della terra), mi lasci esprimere ancora un augurio. Come missionario, da più di mezzo secolo viaggio molto in continenti e paesi non cristiani. Quanti miliardi di uomini non conoscono ancora il nome di Cristo! Per noi missionari questa è una sofferenza e credo dovrebbe essere di stimolo a tutti i credenti per ricuperare la fede in Cristo nella propria vita e prendere coscienza che ogni battezzato è missionario. Il dono della fede Dio ce lo dà perché lo conserviamo in noi e per quanto possiamo lo testimoniamo e trasmettiamo agli altri. Invece, la crisi di fede del nostro popolo restringe gli orizzonti dei fedeli.

Perchè portare Cristo ai non cristiani quando lo stiamo perdendo qui da noi? Se gli Apostoli avessero ragionato in questo modo, i loro discendenti sarebbero ancora là in Palestina a discutere e bisticciare con scribi e farisei. La Chiesa è universale perché missionaria. Auguro a lei di riuscire, con l’aiuto di Dio e la collaborazione di tutti noi, a ridare slancio missionario al Popolo di Dio, perché tutti i popoli hanno bisogno di Cristo, in quanto senza di lui non c’è vero umanesimo.

di Piero Gheddo - labussolaquotidiana.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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