ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 23/04/2012

ORRORE: ECCO LA CLINICA CHE AIUTA I BAMBINI DI POCHI ANNI A CAMBIARE SESSO

Post n°7048 pubblicato il 23 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Mio figlio vuole un armadio pieno di vestiti femminili». Zach ha iniziato a sentirsi nel corpo sbagliato a tre anni: è affetto dal disturbo dell'identità di genere. I suoi genitori sono volati a Boston, dove il dottor Spack ha aperto una controversa clinica per aiutare i bambini a cambiare sesso.

Bambini che avvertono di vivere nel corpo sbagliato. Il Telegraph racconta la storia di Zach, che ha rifiutato di vivere come un ragazzo quando ha compiuto tre anni. La foto lo ritrae nella sua cameretta, che ride sul letto con tanto di treccine bionde e una tutina viola: a tutti gli effetti, sembra una bambina. Tecnicamente si tratta di Gid (disturbo dell’identità di genere). Una sigla che indica l'incongruenza tra il sesso ufficialmente assegnato alla nascita sulla base dei genitali esterni (sesso anatomico), avvertito come disturbante ed errato, e l’identità di genere (cioè il sesso al quale il soggetto sente psichicamente di appartenere). Zach si sente così: una femmina intrappolata nel corpo di un maschio. «Quando mi ha detto di sentirsi una bambina, a tre anni, pensavo fosse una fase passeggera» racconta Teresa, 41 anni. «Ma la situazione si è fatta sempre più strana. Se qualcuno si riferiva a lui come a un ragazzo si imbestialiva, si disperava, e tentava di auto-evirarsi». I genitori inizialmente sospettano una forma di autismo. Poi decidono di portarlo da uno specialista. Dopo parecchi mesi, viene diagnosticato un disturbo dell’identità di genere: «Ci hanno detto che, sebbene avesse un corpo maschile, il suo cervello gli diceva che era una ragazza». A quel punto la scuola di Zach si è adattata alla situazione: hanno cambiato i servizi igienici in unisex, invece che maschio e femmina, e tutti si rivolgono a lui come una ragazza. «Vorrei avere mio figlio indietro, ma voglio che lui sia felice» ha commentato la madre. «Lui vuole questo: lunghi capelli biondi, camera da letto rosa, e un armadio pieno di vestiti femminili. Ne abbiamo messo anche alcuni da maschietto, se mai decidesse di indossarli».

C’è anche chi ritiene che sia giusto curare i bambini fin da subito, per prepararli al cambio di sesso. Il quotidiano svizzero 20 Minuten racconta una storia analoga: una bambina, questa volta, che si sente un maschio. L’ha annunciato ai genitori quando aveva 18 mesi. I genitori pensavano si trattasse di semplici sbalzi di umore, ma verso i sei anni hanno iniziato a trattarla come un maschio. Nella scuola che frequenta nessuno sa che si tratta, in realtà, di una femmina. I genitori l’hanno portata in una clinica specializzata, a Boston, dove è stato loro proposta una cura ormonale che impedisce, tra le altre cose, lo sviluppo del seno. Norman Spack, pediatra dell’ospedale di Boston, è uno dei precursori in questo campo della medicina: «Quando si presentano simili casi, bisogna accettare il fatto che sia necessario uno specifico trattamento per il bambino. Quando le porte si aprono, i piccoli arrivano». Secondo Spack, il trattamento medico è «necessario» per abituare i piccoli a raggiungere una «maturità emotiva» necessaria a capire se davvero si vuole arrivare alla trasformazione di sesso.

Le idee del dottor Spack hanno suscitato le proteste di molto colleghi, che invocano un po' di necessaria prudenza. La clinica per la gestione del genere sessuale aperta nel 2007 a Boston conta circa 19 pazienti all'anno, in aumento rispetto ai quattro curati per problemi di genere nella struttura a fine anni 90. Tra il 1998 e il 2010 sono stati registrati 97 casi di minori sottoposti a queste cure, il più giovane aveva quattro anni. I bambini di questa età e le loro famiglie ricevono aiuto psicologico e sono monitorati fino all'arrivo della pubertà, intorno agli 11-12 anni. Se a quel punto la convinzione di voler cambiare sesso rimane, il giovane paziente riceve medicinali per bloccare la pubertà, i quali consistono in iniezioni mensili. Dal costo di circa mille dollari l’una.

Di Chiara Sirianni - www.tempi.it -

 
 
 

IN RICORDO DI PADRE STEFANO DE FIORES: COME CONOSCERE IL FIGLIO ATTRAVERSO SUA MADRE

Post n°7047 pubblicato il 23 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L'umanità ha un debito universale verso Maria" a motivo del suo Cristo; Maria, essendo totalmente relazionale a Dio Trinità, alla Chiesa e all'umanità, è "un bene, un valore prezioso della comunità non solo cristiana"

All'alba della domenica della Divina Misericordia, lo scorso 15 aprile, il Signore ha chiamato a sé Stefano De Fiores (1933-2012). Padre Stefano, uomo di ingegno e studioso di grande caratura intellettuale e spirituale, ha dato molto allo sviluppo e all'aggiornamento della riflessione mariologica dopo il Vaticano II; i suoi numerosi studi, conosciuti e tradotti in più lingue, attestano il rigore e la passione per la persona, il ruolo e il significato della Madre di Gesù per la storia teologica, spirituale e culturale non solo del cristianesimo. È un fatto che non si possa affrontare alcun argomento mariologico senza imbattersi in lui e nelle sue puntuali osservazioni, riflessioni, scoperte d'archivio e interessanti rassegne sui temi più scottanti.

Per la grande qualità dei suoi scritti, per la non meno feconda e stimata attività didattica che De Fiores svolgeva presso la Pontificia Università Gregoriana e la Pontificia Facoltà teologica Marianum, nel 1990, gli venne consegnato il premio "Laurentin Pro Ancilla Domini". René Laurentin espresse le felicitazioni per una produzione mariologica universalmente riconosciuta e apprezzata.
A padre Stefano si devono due opere che hanno visto il loro sorgere e svilupparsi proprio al Marianum, avendo egli condiretto prima con Salvatore Meo (morto nel 1990) il Nuovo dizionario di Mariologia (Paoline, 1985) e poi con Valeria Ferrari Schiefer e con chi scrive, il corposo volume Mariologia. I dizionari (San Paolo, 2009).

Come non menzionare poi il suo personale apporto come socio fondatore e più volte presidente dell'Associazione Mariologica interdisciplinare italiana (Ami), che ha come finalità statutaria "la promozione della ricerca scientifica concernente la Vergine Maria Madre di Gesù, nel contesto della fede ecclesiale, con apertura alla dimensione ecumenica, in dialogo con le scienze teologiche e umane e in collaborazione con analoghe associazioni a livello internazionale, specialmente europee", nonché l'elaborazione di adeguati criteri teologici volti a illuminare e performare secondo lo spirito e le indicazioni del concilio Vaticano II e dell'esortazione apostolica di Paolo VI Marialis cultus (1974), la pietà mariana del popolo cristiano. A padre De Fiores e all'Ami si deve a tal riguardo la pubblicazione, dal 1990 a oggi, della rivista "Theotokos", apprezzata in tutto il mondo.

Prendendo spunto dall'introduzione ai suoi tre recenti volumi Maria. Nuovissimo dizionario (cfr. ivi, pp. V-XIV), si può ben dire che il grande servizio di padre Stefano alla Madre del Signore, affinato dall'essere membro di una congregazione religiosa mariana sgorgata dal cuore innamorato di san Luigi Grignion de Montfort, era motivato da una profonda convinzione: "l'umanità ha un debito universale verso Maria" a motivo del suo Cristo; Maria, essendo totalmente relazionale a Dio Trinità, alla Chiesa e all'umanità, è "un bene, un valore prezioso della comunità non solo cristiana". La Madre di Gesù, inoltre, e questo la gente comune lo avverte, si è sempre sintonizzata verso le necessità dell'uomo e della donna di ogni tempo, ceto e cultura, ponendosi con efficace discrezione e incisività nella vicenda umana e spirituale di tutti e ciascuno, come sorella e conforto nelle afflizioni, "speranza nelle avversità, un Tu vivente cui rivolgersi nelle preghiere, un modello di vita con cui identificarsi, una madre amorosa nella quale raggiungere la maturità in Cristo e nello Spirito a gloria del Padre" (ivi, p. IX).

In queste parole c'è tutto il ricco humus teologico, teologale e monfortano di De Fiores. Il suo ultimo volume, dall'emblematico titolo Educare alla vita buona del Vangelo con Maria (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2012, pagine 88, euro 8), uscito proprio in questi giorni, è una sorta di suo testamento mariano che accogliamo con gratitudine, nel senso che è alla "scuola di questa Maestra, che ci accompagna in tutte le fasi della vita spirituale dal battesimo alla gloria, [che] saremo formati secondo l'immagine di Cristo". In questo tempo pasquale che illumina con la luce del Risorto la storia, la vita e la destinazione dei redenti, tali parole hanno un'attualità e un significato che declinano la grande fede e l'affidabile speranza di un credente e di un teologo di grande spessore.

Salvatore M. Perrella - vatican.va - donboscoland.it
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SOLDI AL CINEMA GAY: ECCO UNA IMPORTANTE!?! RISPOSTA ALLE URGENZE DEL NOSTRO PAESE!!!

Post n°7046 pubblicato il 23 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

In effetti, il Paese ne aveva proprio bisogno: 500mila euro di finanziamento alla rassegna cinematografica torinese «Da Sodoma a Hollywood», in corso dal 19 al 25 aprile. Il titolo non è felicissimo, perché, com’è noto, da Sodoma non uscì nulla di vivo (a parte Lot e i suoi, che erano etero). Stando all’inserto piemontese del «Giornale», il consigliere comunale Maurizio Marrone (naturalmente Pdl) pensa «alle famiglie in mezzo alla strada a cui viene rifiutata una casa popolare per mancanza di risorse» e punta il dito contro «titoli e trame che non troverebbero mai un mercato» senza il contributo pubblico (…e io pago! diceva Totò).

Per esempio, a proposito di trame, sta scritto sul programma ufficiale che il documentario La Coccinelle-sceneggiata transessuale tratta di «quattro transessuali e artisti della canzone neomelodica in drag» (cioè, vestiti da cocottes, tacchi a spillo, piume e lustrini) che «si dividono tra i vicoli di Napoli, dove si prostituiscono» e il palcoscenico sui generis di «battesimi, comunioni e matrimoni» (documentario o pio desiderio? boh). Il cortometraggio messicano A Rapel parla di un uomo che «prova una forte attrazione per il nipote» e cerca in ogni modo di «sedurlo». Di particolare interesse il corto What Do You Know? Comizi d’amore col grembiulino. Nessun riferimento massonico, bensì «venticinque bambini tra i sei e i dodici anni» che rispondono «con candore e franchezza» a domande sui gay e sulle lesbiche e su come l’omosessualità «viene vissuta da loro e da chi sta loro intorno».

Il consigliere Marrone in tutto questo non vede altro che «un inno al trash e alla decadenza». E ricorda altre benemerenze sponsorizzate dalle istituzioni, come «Paratissima» (dove si può ammirare il Papa crocifisso ad una svastica) e la «Gay Map», che «illustra le mete torinesi del sesso occasionale omosex all’aperto». Nello stesso momento, il sindaco di Londra ha dovuto inchinarsi all’indignazione gblt, perché un’associazione anglicana aveva osato tappezzare i bus pubblici con la pubblicità alle terapie riparative dei disturbi della personalità (tra cui la tendenza omosessuale). Le associazioni gay (use a moltiplicare le loro sigle per far mostra di essere in tanti: come diceva il Duce, «Il numero è potenza») non vogliono sentir parlare di "disordine oggettivo". L’ansia, l’insonnia, gli attacchi di panico, la depressione, lo stress, le fobie vanno bene, perfino l’autismo e l’anoressia-bulimia. Ma non ci si azzardi a "curare" i gay, non sia mai che il loro numero-potenza abbia a diminuire.

Al contrario, l’attivo proselitismo (anche nelle scuole, col denaro di tutti e perfino la forza della legge penale) lo farà aumentare, il numero, fino al giorno fatale in cui diverrà obbligatorio. Mala tempora currunt.

di Rino Cammilleri - labussolaquotidiana.it -

 
 
 

UNIONE EUROPEA: UN SONDAGGIO OMOSEX DALL'ESITO PRESTABILITO

Post n°7045 pubblicato il 23 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

370mila euro. Questa è la somma che ha speso l’Agenzia dei diritti fondamentali dell'Unione europea per sovvenzionare un’indagine on line dal titolo “Discriminazione contro le persone LGBT in Europa”, i cui risultati verranno resi noti nel primo semestre del 2013. A beneficio di chi non si intende molto di lobby gay traduciamo l’oscuro acronimo LGBT: lesbiche (il bon ton vuole che anche tra omosessuali vengano citate prima le donne: l’etichetta è ancora etero), gay, bisessuali e transessuali.

Il sondaggio è stato commissionato all’istituto Gallup in collaborazione con il controverso gruppo di pressione LGBT ILGA-Europe. Quest’ultimo non è certo un’organizzazione super partes dato che la sigla ILGA sta per  International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association. Meglio sarebbe stato chiedere ad un ente indipendente di condurre una ricerca simile e non ad un’associazione dichiaratamente di ispirazione omosessuale.

Inoltre l’ILGA pretende essere un’associazione autonoma non legata a nessun governo e priva di pressioni esterne. Invece le cose non stanno così: riceve circa il 70% del suo finanziamento da parte della Commissione europea e finanziamenti supplementari da parte del governo olandese, dal finanziere George Soros e dalla Fondazione Sigrid Rausing per i diritti umani.

Ma veniamo al sondaggio di opinione, costato appunto ben 370mila euro pur essendo on line (niente spese per comprare carta e per la stampa) e pur non necessitando di intervistatori da pagare. Da qui il sospetto che il sondaggio sia un paravento per foraggiare con soldi di noi europei l’ILGA.

Dato che il questionario verte sul problema della discriminazione dei diversamente etero, l’istituto Gallup e l’ILGA hanno pensato bene scremare il possibile bacino di utenza del sondaggio: alle domande possono rispondere solo i LGBT. Gli etero dopo poche domande vengono cortesemente messi alla porta (la scrivente ha dovuto fingersi lesbica per poter andare a leggere tutte le domande).

Il questionario è costruito in modo tale che il risultato delle risposte sarà quasi scontato: in Europa i LGBT sono gravemente discriminati. Ecco perché arriviamo a tale conclusione.

In primo luogo le domande sono ben 50: ci vuole circa mezz’ora per compilarlo tutto. C’è da sospettare che solo quei LGBT che pensano di essere vittime di discriminazione siano così motivati da arrivare sino in fondo. E dunque molto probabilmente risulterà che il 99% di chi ha risposto al questionario denunci di essere vittima di discriminazione.

Altro elemento che depone contro la scientificità e quindi l’affidabilità di questo sondaggio: si può rispondere al questionario più di una volta. Ciò dimostra che lo stesso ha scarsa attendibilità scientifica dato che un piccolo gruppo di attivisti omosessuali potrebbe rispondere più volte al questionario gonfiando le percentuali finali.

Veniamo alle domande. Dopo la prima domanda sull’età si prosegue con: “Quale sesso Le è stato attribuito alla nascita?”. Il sesso quindi, per gli estensori del sondaggio, è un’attribuzione burocratica e arbitraria dello Stato che impone a forza un suo standard genetico, magari rifacendosi ad un supposto dato di natura. Il sesso invece è un orientamento che uno sceglie per sé dopo la nascita, così ci vogliono far credere i membri dell’ILGA. Il sesso dunque non si riconosce, né si attribuisce, ma lo si inventa.

Come accennato, l’eterosessuale ha la possibilità, prima di venire ostracizzato a forza dal sondaggio, di rispondere a qualche domanda. Però la cosa curiosa sta nel fatto che anche se uno si dichiara maschio etero deve rispondere a domande che riguardano le donne, e viceversa. Esempio: “Ha mai subito reazioni negative dovute al Suo comportarsi o essersi comportato in modo troppo femminile?”. Ma se uno è felicemente maschio eterosessuale come fa a comportarsi “in modo troppo femminile”? Forse la risposta sta nella seguente domanda retorica: vuoi vedere che in ognuno di noi convivono necessariamente sia il lato maschile che quello femminile?

Al di là di tutto questo però il dato più preoccupante è l’insistenza asfissiante con cui moltissime domande, la stragrande maggioranza, insistono sino alla noia nel verificare se l’intervistato non abbia mai avuto la percezione di essere stato sottoposto ad atti discriminatori. Esempio tra i numerosi: “Negli ultimi 12 mesi, nel paese in cui Lei vive, si è sentito/a personalmente discriminato/a o molestato/a in quanto percepito/a come lgbt?”. Le risposte da scegliere vanno da “mai” a “spesso”. Poi vi sono infinte variazioni sul tema assai ripetitive: “Si è mai sentito discriminato in una banca, in un bar, in una palestra, dal medico etc.” e per ogni luogo occorre dare una risposta altrimenti non si può passare alle altre domande. E’ quanto mai evidente che l’intento è quello di portare l’intervistato ad ammettere che almeno qualche volta si è sentito discriminato. Più che un sondaggio sembra un interrogatorio di polizia in cui anche l’innocente, sfinito di fronte all’insistenza del poliziotto, si inventa qualche colpa pur di far finire simile tortura. Come appunta l’European Dignity Watch (EDW) “si tratta di domande suggestive, che sono suscettibili di indirizzare l'intervistato a dare risposte che non avrebbe dato spontaneamente”.

Ovviamente non poteva mancare la domanda sulla religione: l’intervistato desidera “Maggiore tolleranza delle diverse identità di genere da parte dei leader religiosi”? Optando per la maggiore tolleranza – quale LGBT non potrebbe desiderarlo? - si arriverà alla conclusione indebita che la religione discrimina i LGBT.

Il rischio è poi che il percepito degli intervistati, raccolto tramite questo sondaggio, nelle mani dell’Agenzia dei diritti fondamentali diventi un inoppugnabile fatto acclarato e non opinioni personali quali in realtà sono. Insomma il trucchetto è palese: dal “credo di essere stato discriminato” al “ho subito davvero un atto oggettivamente discriminatorio” il passo è breve.

La ricerca quindi potrà fornire dati facilmente strumentalizzabili da parte dell’Unione Europea. Infatti sempre l’EDW ci informa che già nel 2008 l’Agenzia dei diritti fondamentali dell'Unione europea ha prodotto una lunga relazione nella quale ha deplorato l'alta incidenza della discriminazione contro gli omosessuali. Ma i dati raccolti da fonti ufficiali (ad esempio polizia o magistratura) piuttosto sembravano dimostrare il contrario: i crimini o le molestie che hanno avuto un chiaro background “omofobico” erano piuttosto infrequenti e molte delle segnalazioni risultavano poi infondate. Ergo le discriminazioni erano sovrastimate.

- Giovanna Arcuri - labussolaquotidiana.it -

 
 
 

IL TITANIC, CHE SFIDO' L'IRA DEL CIELO: IL RACCONTO DI TANTI SEGNI PREMONITORI

Post n°7044 pubblicato il 23 Aprile 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

In occasione del primo centenario dell'affondamento del famoso vascello da crociera, riproponiamo alla lettura l'articolo La maledizione del Titanic, comparso sul fascicolo del mensile Studi Cattolici, diretto a Milano da Cesare Cavalleri, del gennaio 2000.
 
Nella mitologia greca i Titani cercarono di sfidare gli dèi e ne furono precipitati negli abissi. E’ solo una delle tante singolari coincidenze che segnano la vicenda della nave più famosa della storia. Non fu la prima né l’ultima nave che affondò con gravi perdite di vite umane, ma questa è rimasta nell’immaginario collettivo in modo speciale.

Agatha Christie diceva che due coincidenze fanno un indizio e due indizi una prova; qualcuno è più esplicito: un incontro è un caso, due una coincidenza, tre un complotto. Dietro l’affondamento del Titanic e la morte di 1522 persone, tuttavia, non c’è alcun complotto; solo un’impressionante serie di coincidenze che ne hanno fatto davvero una nave maledetta dagli dèi. Una nave che, va detto, fece di tutto per attirare su di sé la collera divina. Ed è forse per questo suo simbolismo prometeico, in un’epoca in cui gli uomini erano così orgogliosi della loro scienza da ritenere di poter sfidare Dio e fare a meno di Lui, che la tragedia del Titanic si è impressa per sempre nelle menti di tutti.

Costituiva, quella nave, il punto più alto di una Belle Epoque che aveva celebrato i suoi fasti nell’Expo Universale di Parigi del 1900, tutta all’insegna dell’elettricità, la potenza del fulmine carpita dall’uomo agli dèi. Subito dopo il perdersi del Titanic nell’abisso, scoppiò la più immane guerra che il mondo avesse mai visto, detta appunto Grande Guerra, in cui la scienza mostrò per la prima volta il suo aspetto demoniaco; e il secolo ventesimo, quello del progresso (diceva Victor Hugo: «Il diciannovesimo secolo è grande, ma il ventesimo sarà felice»), divenne il più sanguinoso e terrificante dell’intera storia umana. Il Titanic, che incarnava la fede assoluta nel progresso tecnologico, non terminò nemmeno il suo primo viaggio.

Fiore all’occhiello dell’impero britannico, il più esteso della storia, era la nave più lussuosa di tutti i tempi. Aveva due sorelle, la Olympic e la Gigantic, ma era la più grande. Alta come un palazzo di ventisei piani, con un motore di quindici metri d’altezza, fumaioli lunghi venti metri e così ampi da poter farci passare due locomotive. Quella nave smisurata fu denominata l’inaffondabile e varata il 31 maggio 1911. L’arredamento era in stile Luigi XIV. Luigi XV, Luigi XVI e Impero. Porcellane, argenteria, menu faraonici. Inoltre, un’intera armata di serventi per ogni situazione, dai ragazzi d’ascensore ai musicisti. L’inaffondabile poteva continuare a navigare anche con quattro di quei suoi famosi compartimenti stagni, di cui andava fiera, allagati. Peccato che l’iceberg ne abbia sventrati cinque. La tecnologia dell’epoca, poi, non teneva nel giusto conto il fatto che il freddo rende l’acciaio più friabile e che l’eccessiva lunghezza del Titanic, oltre a impedire una virata veloce, lo rendeva fragile al centro (infatti, si spezzò in due). Si aggiunsero i noti errori umani, come l’insufficiente numero di scialuppe. Ma a che servivano, in una nave per definizione inaffondabile?

Poi, gli accadimenti premonitori. Il giorno del varo un supporto della chiglia si staccò e uccise un operaio. Pochi giorni dopo, un altro operaio cadde in mare e annegò. Il giorno della partenza per il viaggio inaugurale, il 10 aprile 1912, i giganteschi ormeggi che trattenevano la nave al molo rischiarono di trascinare una nave americana, che si salvò a stento. Qualche ora dopo, un furioso incendio scoppiò nella riserva di carbone. Ci vollero tre giorni a domarlo. Il fuoco indebolì la struttura in quel punto, cosa che permise all’iceberg di sventrare anche il quinto compartimento stagno. Il 15 aprile, a mezzanotte e venticinque, il disastro. L’Inghilterra era stata paralizzata da un grande sciopero di minatori nel gennaio e la White Star Line (la compagnia proprietaria del Titanic) voleva assolutamente che la prima nave a partire fosse una delle sue. Per questo reclutò gran parte dell’equipaggio appena qualche ora prima della partenza. Pochissimi marinai avevano messo piede sul Titanic, e la nave non aveva effettuato alcuna prova in mare. Gli  ufficiali sapevano perfettamente che la zona da attraversare era infestata da iceberg. Alle 23.40 la vedetta scorge l’iceberg fatale. La nave vira ma è troppo tardi: in dieci secondi, cento metri di chiglia sono sventrati. La responsabilità è del presidente della White Star Line: ha costretto il capitano a procedere ad alta velocità nella zona pericolosa, ha intasato la radio di bordo con i suoi messaggi augurali, ha deciso di non prendere in considerazione gli avvertimenti delle altre navi. Voleva per il Titanic il Nastro Azzurro, il record di velocità, e l’aveva spinto a nord, sulla rotta più breve: le azioni della compagnia sarebbero andate alle stelle.

Fu arrestato, allo sbarco, per ordine del Presidente americano in persona, ma nel processo riuscì a cavarsela. Diversi miliardari annegarono: J.J. Astor, proprietario della catena di hotel Waldorf Astoria: il re del cuoio B. Guggenheim, la cui famiglia aveva messo in ginocchio il Messico; C. Hays, re delle ferrovie canadesi, e J. Tayer, re di quelle statunitensi; I. Strauss, padrone della catena di grande distribuzione Macy’s; G. Widener, re delle tramvie americane: W. T. Stead, proprietario del Pall Mall Gazette; W. H. Parr, boss della rete elettrica americana. Tutto il loro denaro non servì a niente, mentre oscuri poveracci si salvarono. Qualcuno di loro cercò vanamente di comprarsi un posto in scialuppa. Qualcun altro morì con grande dignità. Come Stead, spiritista fervente, che i medium avevano avvisato: sarebbe morto in un naufragio. Si cimentava anche nei racconti, e ne aveva scritto uno sulla Rewiew of Rewiews: la storia di una nave della White Star Line, il Majestic, comandata da un capitano di nome Edward John Smith e affondata per l’urto con un iceberg. Attese la fine in poltrona leggendo il giornale: aveva capito che era arrivata la sua ora. Qualche settimana prima un altro racconto, scritto da Mayn Glew Garnett, era apparso sul Popular Magazine: una nave lunga 250 metri colava a picco urtata da un iceberg e metà dei passeggeri moriva per l’insufficienza delle scialuppe. L’autore disse poi di averne avuto l’idea dopo essere salito sull’Olympic. Prima di lui la poetessa Celia Thaxter aveva composto una lirica su un iceberg che, spostandosi a sud, affondava una nave.

Ma la premonizione più impressionante risale al 1898, anno in cui era uscito il romanzo Futilità dello scrittore Morgan Robertson: una nave di lusso, il Titan, affondava durante il viaggio inaugurale, una notte d’aprile, per aver urtato un iceberg. La catastrofe del Titanic segnò l’inizio della fine della supremazia europea nel mondo: i contraccolpi economici della scomparsa subitanea di una mezza dozzina di grandi finanzieri non tardarono a manifestarsi e si aprì una campagna che portò alle legislazioni antitrust. Il marinaio John Priest («prete») era scampato a un rischio affondamento sull’Olympic, si salvò dal Titanic, dal Britannic (ex Gigantic), dall’Alcantara e dal Donegal, tutte navi naufragate. Dopo di che, nessuno lo volle più a bordo. Il capitano del Titanic morì cercando di salvare un bambino. I trentasei ingegneri meccanici e i cinque addetti si sacrificarono per continuare a fornire elettricità alla nave. Lo stesso fecero i membri dell’orchestra, che suonarono fino alla fine per rincuorare chi restava a bordo. Rimase anche il prete cattolico Byles, che diede l’assoluzione a tutti quelli senza scampo. Diverse scene di eroismo si videro, e altrettante di ignobile vigliaccheria. La compagnia tolse i marinai del Titanic dal libro-paga esattamente alle ore 2.30, appena affondata la nave. Il vicepresidente della White Star Line, approfittando del lasso di tempo intercorrente tra la notizia del disastro e il suo recepimento a Londra, sottoscrisse altre polizze assicurative con i Lloyds, che ricevettero una bella batosta. Ma non salvò dalla rovina la compagnia. La vedetta del Titanic fu licenziata per non aver voluto mentire in tribunale e finì suicida. Tutte le navi che avevano avuto a che fare con Titanic, in qualsiasi modo, fecero una brutta fine.

- Rino Cammilleri - labussolaquotidiana.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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