ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 05/05/2012

PREPARIAMO LA FESTA ALLA MAMMA: MADRE E' SINONIMO DI AMORE

Post n°7098 pubblicato il 05 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il sole risplende sulle montagne del Signore, la bellezza di una donna virtuosa adorna la sua casa (Siracide 26,16).

Il termine Madre, ieri come oggi, è sinonimo di amore, di affezione al bene, di premurosa custodia nei confronti della propria famiglia e dei figli. Indica il quotidiano sacrificio di un cuore che vive per i suoi cari e che trova la sua gioia nel servire, senza cedimenti né ripensamenti.

Penso alle nostre mamme. Penso a quelle che ci hanno lasciato e già si trovano al cospetto di Dio; penso a quelle che ancora ci accompagnano qui, sulla terra, magari cariche di anni e di malanni, ma pronte, come una volta, a rimproverare benevolmente il nostro disordine e a richiamarci, un po’ imbronciate, per le nostre mancanze, piccole o grandi, quasi fossimo i loro bimbi di un tempo.

“Per le mamme –scriveva Guareschi- i figli restano sempre dei bambini e –se stesse soltanto in loro- continuerebbero a farli dormire eternamente nella culla. E, vedendo un metro e mezzo di gambe fuor dal lettuccio, non direbbero: Mio figlio è cresciuto. Direbbero: La culla del mio bambino è ristretta… ” (da “La favola di Natale”).

Si parlava della donna, una volta, come dell’ “Angelo del focolare”: che bella espressione, a ben pensarci! L’Angelo è colui che custodisce e difende chi gli è affidato; vigila sul cammino dei più deboli, li sorregge e li incoraggia, senza mortificarli; si preoccupa del loro sostentamento e li afferra con la destra, quando sono in pericolo. Immagini del genere rischiano, forse, di far sorridere qualcuno, insofferente di fronte ai retaggi di un passato ormai morto e sepolto: eppure il fascino e la freschezza che effondono arrivano fino ai nostri giorni! Così, dice il Signore, “ … una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore… In lei confida il cuore del marito… Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare” (cfr. Proverbi 31,10-31).

Noi, figli, siamo spesso disabituati a riconoscere il bene ricevuto e a dire semplicemente: grazie! Vorrei farlo qui, ora, a nome di tutti, ringraziando Dio per il dono della maternità, riflesso “al femminile” dell’eterno amore di Dio per l’uomo.

Vorrei ringraziare il Signore per le nostre mamme, per il loro coraggio e per la loro fedeltà, per la loro dedizione assoluta alle proprie famiglie, in tempi spesso non facili. Vorrei ringraziarle per la loro preghiera silenziosa e per le loro lacrime nascoste, per la loro pazienza e per la loro Fede incrollabile. Il loro esempio cristiano è il dono più bello che abbiamo ricevuto, patrimonio di un passato che non è nostalgia né vuoto tradizionalismo, ma è passione per la Vita e santa audacia, nell’affrontare gli ostacoli e le prove quotidiane.

Vorrei ringraziarle perché hanno sopportato i nostri capricci infantili, le nostre crisi adolescenziali, la giovanile presunzione di essere noi i padroni del mondo. Sono restate là, al loro posto: hanno saputo guardare oltre, sperando contro ogni speranza e trovando in Dio la forza di andare avanti e di sostenere le fragilità nostre e dei nostri padri.

E’ vero, i tempi sono cambiati, l’evoluzione della società ci ha fatto progredire, ha aperto anche alla donna prospettive e possibilità nuove. Ma bisogna peraltro riconoscere quali danni incalcolabili abbia provocato la cultura oggi dominante. Stiamo aiutando le giovani generazioni a emanciparsi sempre di più, con il risultato di produrre spesso cuori insoddisfatti, insofferenti a tutto, incapaci di progettare e costruire insieme il presente e l’avvenire. In particolare, abbiamo riempito di illusioni il mondo e l’immaginario delle nostre ragazze, preoccupate solo di apparire, di somigliare a qualche “top-model” di successo, ingannate da una bellezza soltanto esteriore e non di rado devastate –come i loro coetanei- dal “sesso facile e dallo spinello libero”.

Non voglio essere catastrofista: il bene c’è ancora, e come! Preoccupa, però, la facilità con la quale si offusca e si offende la vera dignità personale, si calpestano i fiori più belli che vivono nel giardino del cuore. Tutto si cura, a tutto si educa tranne che al rispetto di sé, alla scoperta del proprio “io” interiore e della gioia che nasce dalla vera libertà, che è frutto dello Spirito e dominio di se stessi; che esige prudenza, capacità di sacrificio e apertura sincera al mistero della Grazia.

Vorrei poter dire alle ragazze di oggi: il mondo ha bisogno di voi, future mamme del Nuovo Millennio! Ha bisogno ancora della vostra premura e della vostra abnegazione, della vostra vocazione a ricondurre le famiglie –che il buon Dio vi affiderà- e la famiglia umana all’Amore e alla verità. Abbiamo e avremo sempre bisogno di voi, della vostra dolcezza e della vostra riservatezza, della vostra bontà e della vostra pazienza e comprensione. Beate voi, se lo spirito del Vangelo vivrà nelle vostre anime e fluirà un giorno nelle vostre case, illuminandole, ancora una volta, delle vostre virtù e della vostra santità!

E vorrei ringraziare Dio per il dono di Sua Madre. È il Cuore che riassume tutti gli accenti e i toni più belli della maternità. Madre di Gesù e Madre nostra: di noi, accolti come figli nel dolore infinito del Venerdì Santo, come ultima eredità di amore del Crocifisso.

A Lei affido il cuore di tutte le nostre mamme.

[Tratto da “Maria di Fatima”, rivista del movimento Famiglia del Cuore Immacolato di Maria (rivistamariadifatima@yahoo.it)]

- di P. Mario Piatti icms - ZENIT -

 
 
 

MA SIETE VERAMENTE SVIZZERI? LE GUARDIE DEL PAPA GIURANO FEDELTA' DAL 1506

Post n°7097 pubblicato il 05 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il turista o pellegrino che visita la Città Eterna, non può non sfuggire ad una visita in Vaticano. Risalendo Via della Conciliazione, la prima immagine è la cupola di San Pietro che sorge maestosa tra gli altri edifici con la sua architettura impeccabilmente proporzionata. Raggiunto il confine dello Stato Vaticano, cioè, all'ingresso di Piazza San Pietro, egli scoprirà il colonnato del Bernini e la facciata della basilica nella sua interezza. Uno spettacolo imponente e bellissimo, tanto che le parole non possono esprimere la bellezza di questo edificio. Dopo essersi ripreso dalle sue emozioni, attraverserà la piazza e lì, ai piedi di San Pietro all'ingresso chiamato Arco delle Campane, farà il suo primo incontro con personaggi che indossano uniformi appartenenti ad un altra epoca. La curiosità lo spingerà ad iniziare la conversazione: "Sei una guardia svizzera? "Dopo il saluto militare della mano, la guardia risponde:" Sì, io sono una guardia svizzera ". Poi volendo saperne di più : "Ma siete davvero svizzeri? " Durante il suo servizio quante volte al giorno, una guardia dovrà rispondere a questa domanda: "Ma sei davvero svizzero? " Si potrebbe trarre la conclusione: la nostra uniforme, nota ai visitatori del Papa, è parte integrante dell'immagine del Vaticano, questi colori non passano inosservati, ma pochi conoscono la storia, la tradizione e la vita di quegli svizzeri che offrono una parte della loro giovinezza al Vicario di Cristo. E ora, per vedere come tutto è cominciato, andiamo indietro nel tempo, fino al 16 ° secolo.

Il 22 gennaio 2006 si è celebrato il cinquecentesimo anno della creazione del Corpo delle Guardie Svizzere. Il piccolo esercito delle guardie svizzere, la famosa Cohors pedestris Helvetiorum a sacra custodia Pontificis, è stato in questi cinquecento anni un simbolo distintivo della figura del Pontefice. Esso fa parte di quei corpi mitici, come ad esempio la Horse Guard a Buckingham Palace. Perché gli svizzeri a garanzia dell’incolumità del Papa? Perché appartengono ad uno stato neutro, che fornisce allo Stato più piccolo del mondo un piccolissimo esercito: poco più di un centinaio di giovani svizzeri arruolati, naturalmente cattolici romani. Eppure questi giovani militari, con la loro divisa al di fuori del tempo, che si distingue per i colori variopinti dal giallo vivace al rosso rubino, sono una delle principali curiosità dei turisti e dei pellegrini durante le cerimonie a S. Pietro, o davanti alle molteplici entrate che conducono in Vaticano. È raro raccontare Roma senza evocare gli Svizzeri pontifici. Ma nonostante ciò, la Guardia Svizzera universalmente conosciuta, è paradossalmente poco conosciuta nella sua identità costitutiva. Sempre evocata nelle guide turistiche, nei romanzi che prendono Roma come scrigno, non ha mai avuto, sino ad oggi, un’attenta e concreta analisi sia storica, sia riguardante la vita propria delle guardie. Questo intervento ci dà l’opportunità di comprendere l’identità di questa istituzione così originale, e di entrare nel suo spessore storico ed umano.

La nascita del Corpo delle Guardie del Papa avvenne in seguito alla decisione di Papa Giulio II che nel 1505 volle creare un esercito pontificio. La sua concretizzazione effettiva risale al 22 gennaio del 1506, giorno dell’entrata nella città di Roma di un contingente di 150 uomini reclutati nei cantoni svizzeri di Zurigo e di Lucerna. Da allora la presenza della Guardia a Roma, presso il papato, ha avuto un ruolo significativo nel contesto diplomatico e militare europeo, a partire dai primi reclutamenti e dal terribile massacro del 6 maggio del 1527, dai soldati del maresciallo de Bourbon, a servizio di Carlo V, che distrusse la quasi totalità della guardia, in seguito con il congedo del 1798, momento dell’occupazione francese a Roma, la fine degli Stati Pontifici nel 1870, la creazione nel 1929 dello Stato della Città del Vaticano dei Patti lateranensi e l’occupazione nazista a Roma nel 1943-44. Quindi la storia della Guardia Svizzera va al di là del semplice folklore turistico. Essa riscuote interesse anche dal punto di vista delle relazioni internazionali, e della Santa Sede, ed anche della Svizzera, nel sistema complesso della diplomazia europea ai tempi della modernità, fino all’Unità d’Italia e all’apertura della Questione romana che fu uno dei problemi diplomatici di fondo dal 1870 al 1929.

Ma l’identità di questo piccolo esercito è costituita anche dal vissuto nel quotidiano, dalle sue stagioni e dai suoi giorni, dai reclutamenti, dalle cerimonie, dagli statuti giuridici, dagli esercizi, ed anche dai drammi, e dalla vita religiosa a cui ogni guardia deve far riferimento. Non bisogna dimenticare che la Guardia Svizzera è l’unico esercito cattolico al mondo, al servizio di Pietro, nella capitale della cattolicità, specificamente attaccato alla persona del Santo Padre, e nei periodi di Sede vacante, agli ordini del cardinale camerlengo, e protettore del conclave. È così che ogni anno il 6 maggio, con una cerimonia che caratterizza la specificità ed il simbolismo di questo corpo militare al servizio del Papa, che le giovani reclute giurando fedeltà al Pontefice stringendo nella mano sinistra l’asta della bandiera del Corpo delle guardie, e con la mano destra indicano con il pollice, l’indice ed il medio rivolti in alto la S.S. Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

La storia della Guardia Svizzera, al di là dei suoi aspetti folcloristici, si inserisce a pieno titolo nella storia del cattolicesimo romano a partire dal martirio di Pietro e di Paolo a Roma. Quindi le Guardie Svizzere non compongono un esercito a servizio di uno Stato straniero, ma sono esclusivamente al servizio del vescovo di Roma, successore di Pietro, che raccoglie la successione apostolica.

Scritto da Christian Richard - ex sergente della Guardia Svizzera Pontificia e storico - korazym.org -

 
 
 

DA GIOVANE COMUNISTA A SACERDOTE

Post n°7096 pubblicato il 05 Maggio 2012 da diglilaverita
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Come l'esperienza del Rinnovamento nello Spirito ha cambiato la vita a don Fulvio Bresciani. Aveva nove anni quando ha perso il padre. Il dolore lo ha allontanato dalla Chiesa. E’ diventato un dirigente dei giovani comunisti. Ha iniziato a interessarsi del Rinnovamento nello Spirito (Rns) per capire come facevano ad attrarre i giovani. L’incontro con la preghiera, con i canti...

Aveva nove anni quando ha perso il padre. Il dolore lo ha allontanato dalla Chiesa. E’ diventato un dirigente dei giovani comunisti. Ha iniziato a interessarsi del Rinnovamento nello Spirito (Rns) per capire come facevano ad attrarre i giovani. L’incontro con la preghiera, con i canti, con l’amicizia con lo Spirito, gli ha aperto il cuore, così quanto aveva poco più che ventiquattro anni ha chiesto di entrare in seminario. Da laico ha accompagnato monsignor Dino Foglio, da sacerdote è stato segretario del cardinale Tonini, ora è il delegato nazionale per i giovani del RnS.

Questa è la storia di Don Fulvio Bresciani, che ha incontrato a Rimini il 30 aprile, alla convocazione Nazionale dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo.

La perdita del padre lo aveva allontanato da Dio e dalla Chiesa. Fulvio divenne un giovane comunista "ci credevo davvero" – ha sottolineato- "ero convinto che il comunismo avrebbe cambiato il mondo".

Lavorava sodo, nei volantinaggi e nel tesseramento. Divenne segretario bresciano della Federazione dei Giovani Comunisti Italiani. Venne preso nella segreteria nazionale del partito. Studiava come reclutare i giovani. Era preoccupato dei movimenti cattolici che toglievano tesserati ai comunisti. Bisognava capire come facevano i cattolici ad attrarre i giovani. A Fulvio toccò di studiare e spiare il Rinnovamento nello Spirito. C’era il professore di religione, un salesiano, che lo invitava ad andare ai loro incontri. Fulvio andò con lo scopo di carpirne i segreti, invece ne rimase sconvolto.

Venne accolto con affetto, nessuno gli chiese da che parte stava, gli parlarono di Gesù e della rivoluzione cristiana, gli testimoniarono che si poteva vivere con fraterna amicizia liberati da paure e ideologie.

Quelle che sembravano certezze politiche inossidabili cominciarono a vacillare. Fulvio andava sempre meno al partito e sempre più da quelli del Rinnovamento nello Spirito. Il partito era preoccupato cominciò a spiarlo, ma Fulvio non aveva nessun secondo fine, era stato affascinato da Cristo.

Divenne aiutante, autista e amico di monsignor Dino Foglio, che stava fondando comunità del Rns ovunque in Italia. Nel corso di un incontro chiese a Fulvio di raccontare la sua storia, dopodiché lanciò un appello perché i giovani potessero donare la vita al Signore. Più di trecento giovani si alzarono e cominciarono il cammino per diventare sacerdoti e religiosi. Di questi 190 hanno raggiunto la meta. Tra cui una ragazza che è entrata nelle Piccole Sorelle di Gesù di Charles de Foucauld ed ora è la superiora generale.

Il messaggio del RnS affascina alcuni giovani. Si tratta di un carisma che non nasce da un essere umano ma che prepara la strada affinché lo Spirito Santo possa operare. Il carisma del movimento si basa su tre attrazioni: la parola di Dio la preghiera, la gioia e l’entusiasmo. Fin dalle origini nel RnS ha praticato fiducia nella Chiesa, nei Vescovi, passione per la parola pratica dei sacramenti, preghiera incessante e gioiosa, senza bisogno di imporre nulla.

“Il RnS – ha sostenuto don Fulvio - nasce da un azione dello Spirito, lo Spirito è nella Chiesa e quindi obbedienza alla Chiesa”.

Fulvio partì per il militare ed al ritorno avrebbe dovuto sposarsi, erano già state fissate le date.

Ma in quell’anno di leva, il tanto bene che aveva ricevuto lo ricambiò con i commilitoni. Parlava di Gesù, dava consigli e cercava Dio.

Molti tra quelli che lo conobbero si sono convertiti, hanno messo su famiglia, hanno battezzato i figli. Fulvio parlò con la sua fidanzata e gli spiegò che Dio voleva qualcosa d’altro per lui. E così di ritorno dal militare entrò in seminario.

Secondo don Fulvio, il compito delle comunità del RnS non è quello di creare seminari secondo la propria spiritualità, al contrario il RnS deve continuare a creare comunità che alimentano vocazioni. Il centro della cultura della Pentecoste di cui parla il RnS è incentrato sulla Cresima, perché – ha concluso don Fulvio – “se lo Spirito è in noi, possiamo essere soldati di Cristo a servizio della Chiesa”.

- Antonio Gaspari - Zenit - donboscoland.it -

 
 
 

"GRAZIE CANCRO PERCHE' MI HAI INSEGNATO A VIVERE"

Post n°7095 pubblicato il 05 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un giovane di 22 anni, di grande talento e con un futuro radioso davanti. Improvvisamente malato di cancro. Crudele, molto crudele come destino. Eppure, come testimonia l’esperienza di vita di Fabio Salvatore, nella disgrazia di una malattia grave, non solo la morte non ha necessariamente il sopravvento, ma si possono scorgere i sintomi di una rinascita.

Le 223 pagine del volume autobiografico A braccia aperte tra le nuvole (Piemme, 2012) si sfogliano ad una velocità impressionante, tanta è la verve che Salvatore imprime nella narrazione della sua storia.

Da attore quale è, Salvatore racconta il suo dramma con un linguaggio teatrale. Non si perde in lunghe e tediose autoanalisi, prediligendo il tocco del monologhista: frasi scarne e scenari più che mai carichi di espressività.

L’irruzione improvvisa della malattia viene descritta di volta in volta attraverso brevi flash, ricchi di metafore, a partire da quella dello scarafaggio, di kafkiana memoria, che devasta corpo e anima con le sue “luride zampette”.

L’Autore personalizza il suo nemico nascosto con queste parole: “Se mi uccidi morirai con me. Se sopravvivo sarai cenere. Sei già condannato ma questo non ti ferma. Sei morte e rispondi a quella sola chiamata”.

Tra il 1998 e il 1999, Fabio si ammala di cancro, viene operato e guarisce. Lo aiutano i medici, l’affetto della mamma, del papà, del fratello Alessandro, della fidanzata Rossana. Ma ancora di più lo aiuta la fede, in particolare la preghiera a Maria Santissima.

Il 25 è il numero chiave nella sua storia. È infatti il 25 giugno 1998, anniversario della prima apparizione della Madonna a Medjugorie, il giorno in cui Fabio, in un momento di sconforto (ma non ancora malato), scorge abbandonata per strada una Medaglia Miracolosa, popolarissimo simbolo di devozione mariana.

Fabio interpreta ciò come un segno della Provvidenza. È ancora un giorno 25, per l’esattezza il 25 settembre dello stesso anno, che al giovane artista viene diagnosticato il cancro.
Fede e malattia sono le due medicine che hanno permesso a Fabio Salvatore di guarire da un cancro più grande: quello dell’anima. La malattia lo mette di fronte all’ineluttabilità della morte del corpo ma gli fa comprendere anche “la forza dello spirito che non può morire”.

L’Autore descrive la sua vita precedente come superficiale, edonistica, simile a quella di tanti ragazzi della sua età: “Godere. L’unico principio da emulare e rispettare. Senza una ragione manifesta a motivare quell’inutilità e miseria. Schiavo inconsapevole di una vita senza regole e principi. […] Provavo vergogna. E rabbia. Nell’essere posseduto da qualcosa di lontano da me, ma che viveva in me”.

Fabio Salvatore entra poi nel gruppo di preghiera di Nuovi Orizzonti: la fondatrice Chiara Amirante diventa per lui una sorella maggiore, accompagnandone ogni passo del nuovo cammino. Pellegrino a Medjugorie, Fabio si sente rinato a vita nuova. In Gesù scopre “la porta dell’Amore degli Amori” che dà pieno senso all’esistenza.

“Mi ha salvato l’incontro con Nuovi Orizzonti – scrive -. Da questa famiglia ho ricevuto tutto l’amore a cui anelava il mio cuore, offerto con una gratuità inimmaginabile. Mi sono reso conto che nella continua e affannosa ricerca di qualcosa che non riuscivo a individuare, l’unico vero bisogno era amare e sentirmi amato”.

Eppure le prove per lui non sono finite. Verso la fine dello scorso decennio, alla rottura del fidanzamento con Rossana, segue la sinistra rivincita dello scarafaggio, “bestia feroce, pronta ad azzannare nel buio, dopo una lunga caccia silenziosa”.

Proprio alla vigilia di un nuovo ciclo di radioterapia, nella vita di Fabio si abbatte l’ennesimo terribile fendente: l’improvvisa morte del padre, investito da un pirata della strada, all’uscita di una discoteca, alle prime ore della mattina del 20 gennaio 2008.

Seguono mesi durissimi ma ormai Fabio è un uomo temprato dalle vicissitudini della vita. È pronto a tutto. Il cancro gli ha rubato il tempo, la salute, i sogni di gloria ma gli ha restituito la fede in Dio, la fiducia negli uomini ed un’esistenza più autentica.

Toccanti sono le pagine in cui l’Autore descrive i suoi colloqui con i compagni di sventura, gli altri malati oncologici conosciuti durante i numerosi ricoveri. Nella disgrazia, Fabio riscopre il vero senso dell’amicizia disinteressata.

Prosegue ed approfondisce il suo cammino di fede in Nuovi Orizzonti, che culmina in un nuovo emozionante pellegrinaggio a Medjugorie, dove, sfidando i postumi della malattia, si lancia in un epica scalata del monte Krizevac.

L’Autore esprime poi parole di gratitudine per i tanti amici conosciuti nel movimento di Chiara Amirante, che, con la loro presenza, lo hanno umanamente arricchito: i sacerdoti don Giacomo Pavanello e don Davide Banzato, la giornalista Silvia Piasentini, il cantautore Nek.

A braccia aperte tra le nuvole si chiude con un’insolita postfazione, affidata alla sedicenne Martina Imarisio Neviani, conosciuta da Salvatore durante un nuovo pellegrinaggio a Medjugorie. “Fabio ha avuto la fortuna di conoscere l’amore di Dio e di testimoniarlo nonostante la sofferenza, questo è il vero miracolo attuale”, scrive Martina.

Ed è proprio Dio e la Madonna, assieme ai familiari e agli amici più cari, che l’Autore ringrazia al termine del libro. Senza trascurare un omaggio al suo “antagonista”, dapprima odiato, poi, sorprendentemente rivalutato: “Grazie scarafaggio, perché mi hai insegnato la vita, ad amarla come il bene più prezioso”.
                                                    
Per acquistare il libro di Fabio Salvatore: - www.amazon.it/braccia-nuvole-sofferenza-miracolo-Incontri/dp/8856622998/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1336208248&sr=8-1&tag=zenilmonvisda-21 - di Luca Marcolivio - ZENIT -

 
 
 

PADRE MARIA GIULIO SCOZZARO: PRECISAZIONI SULLA OBBEDIENZA AI VESCOVI ISCRITTI O CHE LAVORANO PER LA MASSONERIA

Post n°7094 pubblicato il 05 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Chi ha visto me, ha visto il Padre: + Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. Parola del Signore
 
Commento al vangelo di Padre Giulio Maria Scozzaro

Due giorni fa per la festa degli Apostoli Filippo e Giacomo abbiamo meditato lo stesso Vangelo. È un discorso insistente di Gesù, spiega che Lui è una cosa sola con il Padre ma si trova davanti persone confuse. Cerca di convincere gli Apostoli della sua Divinità, essi sono quasi intontiti, come se avessero dimenticato improvvisamente i suoi miracoli e i suoi insegnamenti. Vedete come è facile perdere il contatto con Gesù?

Le parole che dobbiamo meditare oggi sono centrali per conoscere i veri cristiani: “Se non altro, credetelo per le opere stesse”. Sono le opere a manifestare l’autentico seguace di Gesù, è la sua vita a lasciare impronte di santità per la pratica assidua delle virtù. I veri seguaci del Signore si riconoscono dalla vita che conducono e non dalle parole che pronunciano e molto spesso anche dall’esaltazione piena di superbia.

Molti cristiani ancora deboli spiritualmente e poco esperti del cammino da intraprendere, abbagliati come sono dalla debolezza che è ancora forte in essi, sono convinti di avere fatto tutto e che si considerano in uno stato di felicità. Ma è solo un’illusione, un potente inganno che blocca l’anima e non permette di avanzare nella conversione.

Ho scritto varie volte che la conversione dura tutta la vita, come si lotterà sempre in questa vita contro i diavoli e i peccati.

Non deve sorprendervi allora se persone che si recano in un luogo di apparizioni autentiche della Madonna, ritornando si considerano così importanti e come piccole divinità. Toccano il cielo con la fantasia e l’ostentazione. Devo ammettere che non succedeva a Lourdes e a Fatima, a Medjugorje invece avviene molto spesso. Il motivo è dato dallo scadimento negli ultimi decenni della spiritualità nei cattolici, c’è un appassimento di Fede enorme, domina le coscienze una nuova cultura relativista che giustifica ogni peccato e nega ogni verità.

Molti cattolici non hanno discernimento, addirittura non ne conoscono neanche il significato.

Satana ha cercato con ogni mezzo e in tutti i modi di offuscare la più importante apparizione della Madonna e che è il fenomeno di Medjugorje, anche attraverso il Vescovo locale, di Mostar, divenuto forte oppositore delle apparizioni e ostile con alcuni Padri francescani che hanno avuto un ruolo all’inizio e negli anni seguenti. Pochi sanno probabilmente che il famoso e molto spirituale Padre Slasko è rimasto a Medjugorje contravvenendo all’obbedienza data dal Vescovo, di allontanarsi da quel luogo. Non era una obbedienza data per motivi disciplinari o per gravi mancanze di Padre Slasko, si cercava di allontanare lui per demolire il fenomeno Medjugorje.

E Padre Slasko dinanzi all’obbedienza del Vescovo e alla volontà della Madonna che lo voleva lì a Medjugorje per catechizzare ed aiutare i pellegrini, trovandosi a decidere cosa fece? Rimase a Medjugorje. Lo chiamavano disobbediente al Vescovo, ma lui sapeva attraverso i veggenti che la Madonna lo voleva a Medjugorje e che l’obbedienza del Vescovo era ingiustificata e si opponeva alla volontà di Dio.

Ritorno ai cristiani poco spirituali e deboli nella Fede, quelli che vanno a Medjugorje e si convincono di avere capito tutto, mentre sono guidati dall’istinto. Leggendo questo episodio accaduto a Padre Slasko addirittura si ribellano a Medjugorje e cominciano a dubitare sull’autenticità delle apparizioni. Persone che hanno sentito da qualcuno che i Sacerdoti devono obbedire sempre e se Padre Slasko non ha obbedito anche Medjugorje è falsa.

Ci troviamo a discutere su un aspetto delicato, preciso che il Sacerdote e il Religioso devono obbedire a qualsiasi obbedienza che non sia contro la Fede e la verità, e proprio San Francesco d’Assisi afferma nella sua Regola: «I frati, che sono ministri e servi degli altri frati, visitino e ammoniscano i loro frati e li correggano con umiltà e carità, non ordinando ad essi niente che sia contro alla loro anima e alla nostra Regola. I frati poi, che sono sudditi, si ricordino che per Dio hanno rinnegato la propria volontà. “Per cui fermamente ordino loro di obbedire ai ministri in tutte quelle cose che promisero al Signore di osservare e non sono contrarie all'anima e alla nostra Regola”».

Per capire meglio il discorso dell’obbedienza, leggiamo una parte di un articolo di Don Fichera pubblicato sulla sua rivista Fede e Cultura:
 
“Uno dei motivi (ma non il solo) per cui non fanno più studiare i documenti del Magistero anteriori al Concilio Vaticano II, non è soltanto per imporre l'eresia che la Chie­sa sarebbe iniziata solo col Vaticano II (e che tutto ciò che è stato insegnato prima -compreso i Concili dogmatici- non in li­nea col Vaticano II, sarebbe errato o ereti­co) ma per la loro forte e chiara condanna della setta della massoneria (in 254 anni ben 586 volte!), setta che oggi ha invaso la Chiesa e vuole cambiarla in modo apo­stata dall'interno.

Precisiamo che i Vesco­vi e Cardinali che hanno operato oppure operano nella Chiesa, ma sono iscritti alla massoneria o lavorano per essa, a norma del Diritto Canonico -sono scomunicati (scomunica "latae sententiae")- e quindi, NON SOLO NON VANNO OB­BEDITI E SEGUITI, MA DEVO­NO ANCHE ESSERE DENUN­CIATI.

Ciò che la massoneria voleva manipo­lare, distruggere o falsificare della Chiesa Cattolica è stato realizzato ed è bene in evidenza in alcune realtà che non avreb­bero mai dovute essere introdotte nella Chiesa come: a) il Catechismo olandese (prima delle correzioni); b) le varie devastazioni operate da falsi teolo­gi (cfr. G. Fichera, Apocalisse, Ed. Fede e Cultura, 2006, pp. 121-128)”.

Questo scritto di Don Fichera potrebbe illuminare quanti non conoscono la Teologia e si affidano alle parole di Consacrati che condannano gli altri per fatti inesistenti mentre essi vivono nella piena immoralità e perversione. I Prelati appartenenti alla massoneria ecclesiastica sono apostati e traditori di Gesù, tutto quello che fanno e dicono è diretto all’eliminazione della sana dottrina della Chiesa e della vera Fede in Gesù.

Padre Slasko e Padre Jozo a Medjugorje hanno subito diffamazioni e persecuzioni violente, c’era chi pensava che abbattendo loro due il fenomeno avrebbe perduto consistenza e poi dimenticato. Le notizie sui due frati sono state discordanti, ma è vero che tutti e due rifiutarono per quasi diciotto anni di obbedire al Vescovo di Mostar per compiere la volontà di Dio che conoscevano attraverso i veggenti.

Voglio ancora precisare che con i loro spostamenti si voleva distruggere il fenomeno delle apparizioni, per questa ragione la Madonna li invitò a restare. Non erano obbedienze ordinarie e oneste a cui i due frati avrebbero dovuto solo prestare osservanza, si trattava di un piano per distruggere la presenza della Madonna a Medjugorje. Ma la Madre di Dio sa distinguere bene la santa obbedienza di un Prelato e il piano per distruggere la Chiesa, così disse di non seguire quel piano malizioso.

Addirittura il 3 febbraio 1985 Ivan ricevette questo messaggio dalla Madonna a favore di Padre Slavko: “Io desidero che Padre Slavko rimanga qui e si occupi di tutti i dettagli e gli appunti perché alla fine della mia visita abbiamo un'immagine sinottica di tutto”.

Ed è per questo che Padre Slasko non obbedì al Vescovo della diocesi di Medjugorje. Lui non era disobbediente, sapeva che il Vescovo voleva demolire Medjugorje e voleva compiere la volontà di Dio. La Madonna fece conoscere ai veggenti cosa voleva Dio e comunicarono allo stesso Padre Slasko di rimanere a Medjugorje. Quanti lo condannano per mancanza di conoscenza, non agiscono nella verità.

Il Vescovo lo chiamava disobbediente ma Padre Slasko obbediva pienamente e docilmente a Dio. L’aspetto eccezionale è che il 25 novembre 2000, giorno dopo la morte di Padre Slasko mentre faceva la Via Crucis, la Madonna nel messaggio mensile per il mondo intero disse queste sorprendenti parole: “Gioisco con voi e desidero dirvi che vostro fratello Slavko è nato al Cielo e che intercede per voi”.

Dopo che per circa 18 anni era stato considerato un disobbediente, da Dio fu trovato perfetto e premiato direttamente con l’ingresso in Paradiso. Per quale ragione fu premiato? Ritorno all’inizio di questo commento: per le sue opere. Non sono le diffamazioni e le persecuzioni a dire chi era veramente Padre Slasko, furono le sue opere a renderlo santo davanti a Dio. Anche se per i maliziosi poteva sembrare disobbediente perché non obbediva alla massoneria ecclesiastica, davanti a Gesù e alla Madonna era perfetto e nella vita obbedì sempre e solo alla volontà di Dio.

Gesù lo diceva di Lui, Egli fu ritenuto dagli ipocriti un disobbediente: “Se non altro, credetelo per le opere stesse”.

Se Padre Slasko non fosse stato vero obbediente a Gesù e alla Madonna non avrebbe ricevuto maliziose diffamazioni e obbedienze contrarie alla sua anima, il Vescovo lo avrebbe lasciato a Medjugorje e anzi sarebbe stato contento. Se Padre Slasko avesse accettato di fare parte della massoneria ecclesiastica o avesse accettato il modernismo eretico, sarebbe stato premiato e promosso ad incarichi rappresentativi.

Qual è la strategia dei Prelati massoni? Distruggere le vere apparizioni mariane e favorire il relativismo, la confusione teologica per demolire la sana dottrina cattolica.

Il piano dei Prelati appartenenti alla massoneria ecclesiastica è troppo evidente, è un piano che vuole distruggere la sana dottrina cattolica e tutto ciò che difende questa dottrina: apparizioni autentiche, Sacerdoti e credenti coraggiosi. L’ho scritto nel mio libro “La corruzione nella Chiesa”, altri libri e riviste che difendono la vera Chiesa continuano a condannare le eresie che si insegnano nei seminari e in molte parrocchie, per demolire l’unica Chiesa fondata da Gesù.

Il relativismo seguito all’interno della Chiesa Cattolica è di una pericolosità unica, ed è presente in molte omelie e nella mentalità di quanti non seguono più Gesù e la Chiesa. Sono quelli che cercano in tutti i modi di eliminare quei Sacerdoti che invece mettono anche a rischio la loro vita e si sforzano coraggiosamente nella difesa di Gesù e del Vangelo storico.

Il relativismo è una posizione che nega l'esistenza di verità assolute, o mette criticamente in discussione la possibilità di giungere a una loro definizione assoluta e definitiva. All’interno della Chiesa produce danni incalcolabili.

Come me altri Sacerdoti si sono opposti al piano dei Prelati corrotti, siamo consapevoli che  abbiamo promesso assoluta fedeltà a Gesù Cristo, e ovviamente in cambio riceviamo da chi tradisce Dio, diffamazioni e attacchi maliziosi, non predilezioni ma ostacoli in ogni dove. Forse non deve essere questa la condizione di chi segue con assoluta fedeltà la vera Chiesa? Gesù stesso ricevette continue diffamazioni e persecuzioni. Leggete cosa subì San Paolo. Approfondite la vita dei Santi e in tutti troverete diffamazioni e persecuzioni, violenze morali ed emarginazioni, repressioni e sopraffazioni.

Ma dove sono finiti quanti li hanno perseguitati e resi obbrobrio per il disonore arrecato?

E allora quei fedeli che mancano di discernimento e affermano cose avventate, devono prima conoscere interamente la storia di Medjugorje, come si sono svolte le vicende per evitare di diventare come invasati. Può essere pesante il danno che compiono nelle persone deboli e che invece hanno bisogno di aiuti spirituali. Parlare a vanvera è sempre un danno, sia per chi parla sia per chi ascolta. Ma diventare motivo di scandalo è gravissimo davanti a Dio.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.

Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.

Proposito: Raccontare a Dio Padre tutte le povertà e miserie che più mi rendono inquieto, presentargli le sofferenze di persone che conosco e chiedere con speranza la sua Grazia.

Pensiero: Le passioni sono nate dall’animo e ti portano al bene o al male. Devi dominarle, non esserne dominato.

Per superare le prove dolorose, non soccombere dinanzi gli attacchi dei nemici e ricevere Grazie particolari, anche miracoli impossibili, vi consiglio di recitare ogni giorno la preghiera efficace, già utilizzata da decine di migliaia di fedeli. Sono migliaia le testimonianze di guarigioni e di liberazioni da attacchi malefici, moltissimi hanno superato prove difficili e ottenuto Grazie. Recitatela ogni giorno, è un potentissimo atto di Consacrazione alla Madonna. Potete stamparla dal mio sito: www.gesuemaria.it/efficace-preghiera.html
 
“Continuiamo a recitare ogni giorno il Santo Rosario alle ore 16 e alle ore 21 in comunione di preghiera, già siamo moltissimi a partecipare a questa cordata spirituale. Possiamo pregare in comunione di amore nelle stesse ore, recitando il Santo Rosario ogni giorno secondo le intenzioni della Madonna. Ognuno decide se partecipare alle due Corone oppure a una delle due. L’importante è recitare almeno una Corona al giorno in comunione con Gesù, la Madonna e tra noi. Vi assicuro che le benedizioni saranno abbondanti e chi cerca Grazie le potrà ottenere con maggiore facilità, perché pregando insieme, la preghiera diventa potente”.

Padre Giulio Maria Scozzaro - newsletter@gesuemaria.it -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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