ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 06/05/2012

LETTERA DEL CARDINALE PIACENZA: IL MONDO HA BISOGNO DI SACERDOTI SANTI

Post n°7102 pubblicato il 06 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“I sacerdoti, per servire la Chiesa e il mondo, hanno bisogno di essere santi”: così si legge nella Lettera che la Congregazione per il Clero ha indirizzato ai sacerdoti, a firma del cardinale prefetto Mauro Piacenza, e pubblicata in questi giorni. Forte il richiamo al mondo che vive “lacerazioni sempre più dolorose e preoccupanti” e che ha bisogno di “una Chiesa indissolubilmente abbracciata a Cristo”.

“Le colpe di alcuni, a volte, hanno umiliato il sacerdozio agli occhi del mondo”. Lo scrive il cardinale Piacenza che ricorda le parole pronunciate da Giovanni Paolo II nel 2002 di fronte ad alcuni scandali di pedofilia: “noi sacerdoti – diceva – siamo scossi nel profondo dai peccati di alcuni fratelli che hanno tradito la grazia ricevuta con l’ordinazione” e che “hanno gettato un’ombra di sospetto su tutti gli altri benemeriti”. Il cardinale Piacenza raccomanda di considerare “gli ulteriori aggravamenti delle notizie diffuse” e dunque di “far risuonare ancora nel cuore con più forza e urgenza le parole di Giovanni Paolo II”. Il prefetto della Congregazione per il Clero parla di “pentimento e perdono” dai quali “si può sempre ricominciare”. Parla di un mondo che vive quello che definisce “il dramma più grave dei nostri tempi”: “quel particolare ateismo – spiega - che viene dall’aver dimenticato la bellezza e il calore della Rivelazione Trinitaria”. E afferma: “sono soprattutto i sacerdoti, nella loro quotidiana adorazione e nel loro quotidiano ministero che devono ricondurre tutto alla Comunione Trinitaria: solo a partire da essa e immergendosi in essa, i fedeli possono scoprire davvero il volto del Figlio di Dio e la sua contemporaneità, e possono davvero raggiungere il cuore di ogni uomo e la patria a cui tutti sono chiamati”. E il cardinale Piacenza aggiunge in prima persona: “Solo così noi sacerdoti possiamo offrire di nuovo agli uomini di oggi la dignità dell’essere persona, il senso delle umane relazioni e della vita sociale, e lo scopo dell’intera creazione.” Per poi affermare che “nessuna nuova evangelizzazione sarà davvero possibile se noi cristiani non saremo in grado di stupire e commuovere nuovamente il mondo con l’annuncio della Natura d’Amore del Nostro Dio.” Un annuncio che riassume così: “Credere in un solo Dio che è Amore”. “La Chiesa, per poter adempiere questo compito, - afferma - deve restare indissolubilmente abbracciata a Cristo e non lasciarsene mai separare: ha bisogno di Santi che abitino ‘nel cuore di Gesù’ e siano testimoni felici dell’Amore Trinitario di Dio. E i Sacerdoti, - aggiunge - per servire la Chiesa e il Mondo, hanno bisogno di essere Santi!”. “Noi sacerdoti non possiamo santificarci senza lavorare alla santità dei nostri fratelli, - sottolinea il cardinale Piacenza - e non possiamo lavorare alla santità dei nostri fratelli senza che abbiamo prima lavorato e lavoriamo alla nostra santità.”

Cosa dunque il mondo di oggi, con le sue “lacerazioni sempre più preoccupanti”, deve vedere nel sacerdote? Roberto Piermarini lo ha chiesto allo stesso cardinale Mauro Piacenza:RealAudioMP3

R. – Subito le direi: non un punto interrogativo, ma un punto esclamativo. Evidentemente, si capisce in che senso. Cioè, un uomo di Dio che abita nel cuore di Gesù Buon Pastore e che sia un testimone felice, direi – che lo si veda, che lo si colga – dell’amore trinitario di Dio. Un uomo che crede in un solo Dio che è amore, ma per quale motivo fondamentale? Nessuna nuova evangelizzazione – e siamo nel contesto della nuova evangelizzazione – potrebbe mai essere possibile se noi sacerdoti non fossimo in grado anche di “stupire”, nel senso profetico della parola, e di commuovere il mondo con l’annuncio della natura d’amore del nostro Dio, del fatto che Dio è Carità, è Amore, nelle tre Persone divine che si esprimono e ci coinvolgono nella loro stessa vita.

D. – Pensando a quei casi dolorosi “che hanno umiliato il sacerdozio agli occhi del mondo”, come si legge nella sua Lettera, da dove deve ricominciare la ricerca della santità sacerdotale?

R. – Anzitutto, direi dal pentimento e dal perdono e naturalmente, non penso soltanto a determinati crimini orribili, quanto anche – oltre a quello che è scontato: il pentimento e il perdono, naturalmente, da richiedersi a Dio, prima di tutto, e poi anche a tutte le persone che sono danneggiate e alla stessa immagine di Chiesa che viene deturpata – a tutte quelle omissioni, a tutti quegli intiepidimenti rispetto a quella che invece dovrebbe essere la vivacità del ministero apostolico, e del cogliere l’invito ad oltrepassare la porta fidei – uso la parola della Lettera apostolica con la quale il Santo Padre ha indetto l’Anno della fede – accompagnando i nostri fedeli. Ecco, noi dobbiamo riscoprire la fede del mistero che è dentro di noi: cioè, saperci meravigliare di quello che noi siamo e quindi riscoprire, alla luce della fede, il rito della nostra stessa ordinazione e tutto ciò che contiene anche nella sua gestualità; riscoprire quindi con occhio di fede la nostra ontologia, la nostra identità, e ricordare che noi non possiamo santificarci senza lavorare alla santificazione dei nostri fratelli, e non possiamo lavorare alla santificazione dei nostri fratelli senza lavorare alla nostra santificazione.

D. – Per potere attuare la nuova evangelizzazione, quale impegno si richiede ai sacerdoti?

R. – E’ l’amore di Cristo che riempie i nostri cuori e ci spinge ad evangelizzare. Quindi, prima di tutto è essere “cisterne” di questo amore; stare con il Signore, ricevere i raggi del suo amore: come si ricevono i raggi del sole astronomico sulla spiaggia, che fanno abbronzare; qui si tratta di stare con il Signore e ricevere i raggi del suo amore e della sua verità. Dobbiamo essere quindi sempre più motivati in modo, direi, “comunionale”, quindi essere sempre più Chiesa, essere sempre più presbiterio unito con il proprio vescovo; presbiterio unito con il proprio vescovo a sua volta unito con il Sommo Pontefice … Cioè, riscoprire veramente il mistero della comunione. Dobbiamo rivolgere un appello alla grande obbedienza della fede per ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede.

D. – Perché nella Lettera lei invita i sacerdoti a lavorare in profondità sul Concilio Vaticano II e a rileggere e riflettere sul Catechismo della Chiesa Cattolica?

R. – Anzitutto, sul Vaticano II perché è stato un evento grandioso – il più grandioso, ecclesialmente parlando, del secolo scorso – e che ovviamente non è finito, perché i Concilii vanno sull’onda dei secoli, non sull’onda degli anni: è chiaro. Sono eventi ecclesiali di portata immensa, dove è coinvolta l’azione in prima persona dello Spirito Santo. Ma direi anche perché questo Concilio ha avuto molte persone che se ne sono riempite la bocca ma poche persone che lo hanno studiato per come è e non lo hanno tirato per i capelli per fargli dire quello che loro volevano che dicesse; quindi, bisogna riscoprire i testi del Concilio, bisogna riscoprire le parole stesse del Concilio, perché quelle sono da leggersi in ginocchio!.... perché è un evento di Spirito Santo. Quindi dico: il Vaticano II sia nuovamente accolto come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel XX secolo e di cui deve ancora beneficiare. Poi, deve diventare per noi una bussola sicura per orientarci nel cammino, per rispondere alle domande della nostra gente e per organizzarci sulla nuova evangelizzazione. Ed è una forza per il sempre necessario rinnovamento, perché non dobbiamo dimenticare che la Chiesa, fatta di uomini peccatori, deve continuamente rinnovarsi nello Spirito Santo, continuamente tendere l’orecchio per ascoltare cosa lo Spirito le dice, e cercare di tenere abbassata la radio dello spirito di questo mondo, delle trasmissioni dello spirito mondano e alzare il volume della radio che ci viene, invece, dal silenzio, e cioè quella che ci viene dallo Spirito Santo. Io credo che si dovrebbe dire basta ai tradimenti del Concilio Vaticano II e spalancare la porta alla obbedienza ai testi del Concilio Vaticano II e a tutto quello che i Papi e il Magistero autentico della Chiesa hanno detto nell’interpretare, nel leggere, nel porgere il Concilio Vaticano II.

D. – Per quanto riguarda invece il Catechismo della Chiesa Cattolica?

R. – Penso che il bisogno attuale sia quello di avere una norma sicura per l’insegnamento della fede nel contesto contemporaneo. Non dimentichiamo che il Catechismo della Chiesa Cattolica, che compie 20 anni, è il Catechismo del Concilio Vaticano II: come c’è stato il Catechismo di Trento che ha fatto un bene immenso, noi ci aspettiamo che possa fare altrettanto un bene immenso il Catechismo della Chiesa Cattolica che è proprio il precipitato – potremmo dire – di tutto l’insegnamento del Vaticano II. Quindi, direi che è strettamente connessa la valorizzazione del Concilio Vaticano II con la valorizzazione del Catechismo della Chiesa cattolica.

-  Fausta Speranza - www.radiovaticana.org -

 
 
 

DON FORTUNATO DI NOTO:GIORNATA DI PREGHIERA CONTRO LA VIOLENZA SUI BAMBINI

Post n°7101 pubblicato il 06 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Don Fortunato Di Noto, fondatore dell' associazione Meter, pioniere in Italia della lotta alla pedofilia, commenta alla Radio Vaticana il significato della giornata di preghiera e lotta contro la violenza sui minori

L'opera di sensibilizzazione in difesa dei bambini, per il prete anti-pedofilia don Fortunato Di Noto deve diventare soprattutto un impegno per «tutta la Chiesa, dalle parrocchie ai vertici: non possiamo tacere - ripete - dobbiamo operare con una carità creativa per opporci all'indifferenza e allo sfruttamento dei bambini. Perchè chi accoglie loro accoglie il Signore». Per il fondatore di Meter «il simposio internazionale organizzato nel febbraio scorso dalla Pontificia Università Gregoriana per combattere gli abusi da parte dei sacerdoti resta una pietra miliare nell'operatività pastorale per la protezione dei minori e dei vulnerabili. La Chiesa è sempre stata dalla parte dei bambini e non può non cogliere i segni dei tempi e impegnarsi in prima fila in questa battaglia. Le conferenze episcopali di tutto il mondo hanno elaborato ormai le loro linee guida per combattere la pedofilia e attendiamo a breve anche quelle della Cei che daranno ai vescovi italiani strumenti ulteriori per poter agire in maniera paterna per la protezione delle vittime e il cammino di risanamento dei colpevoli». «Il Papa è amico dei bambini, dei piccoli e dei sofferenti. Per questo è per noi molto significativo chiudere le celebrazioni della XVI Giornata contro la pedofilia in piazza San Pietro, al Regina Caeli di Benedetto XVI». Così, don Fortunato Di Noto, fondatore dell'Associazione Meter, pioniere in Italia della lotta alla pedofilia, commenta alla Radio Vaticana il significato di questa giornata di preghiera e lotta contro la violenza sui minori. «In tutta la Chiesa, dalle parrocchie ai vertici, non possiamo tacere - dice -, dobbiamo operare con una carità creativa per opporci all'indifferenza e allo sfruttamento dei bambini. Perchè chi accoglie loro accoglie il Signore». Don Di Noto commenta anche l'impegno particolare del Pontefice in questo settore: «Con paternità fermezza e lucidità questo Papa affronta il problema degli abusi sessuali sui minori commessi da alcuni rappresentanti del clero anche con l'intenzione di ribadire che - in ogni caso - la Chiesa di Gesù Cristo crede nel cammino di redenzione e liberazione fondato sulla Verità». «È vero che alcuni sacerdoti hanno svergognato ciò che la Chiesa è nella sua essenza - spiega Don Di Noto - ma non possiamo dire che tutta la Chiesa si è voltata indietro. Oggi l'abuso anche di un solo bambino nella comunità cristiana coinvolge tutti e va evitato con un lavoro di prevenzione comune». Per il presidente di Meter, «il simposio internazionale organizzato nel febbraio scorso dalla Pontificia Università Gregoriana per combattere gli abusi da parte dei sacerdoti resta una pietra miliare nell'operatività pastorale per la protezione dei minori e dei vulnerabili». La Chiesa, conclude don Fortunato, «è sempre stata dalla parte dei bambini e non può non cogliere i segni dei tempi e impegnarsi in prima fila in questa battaglia. Le conferenze episcopali di tutto il mondo hanno elaborato ormai le loro linee guida per combattere la pedofilia e attendiamo a breve anche quelle della CEI che daranno ai vescovi italiani strumenti ulteriori per poter agire in maniera paterna per la protezione delle vittime e il cammino di risanamento dei colpevoli».

- Giacomo Galeazzi -lastampa.it -

 
 
 

MAOMETTO E' DAVVERO ESISTITO?

Post n°7100 pubblicato il 06 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

È la domanda che si pone Robert Spencer, un esperto statunitense, nel suo nuovo libro. Una provocazione che suscita già molte polemiche e reazioni

E se Maometto non fosse mai esistito – come persona fisica, ovviamente? Se lo chiede Robert Spencer. Oltre a essere direttore di Jihad Watch, un sito che ha un interesse particolare per i risvolti politici e militari dell’islam, Spencer è autore di un libro che è stato “bestseller” nella lista del New York Times, “The Politically Incorrect Guide to Islam (and the Crusades)”. Adesso è in uscita un’altra opera, “Did Muhammad Exist?”, che di sicuro farà discutere come i precedenti.

Spencer elenca tutta una serie di quelle che giudica “punti deboli” nel resoconto tradizionale della vita di Maometto, e degli albori dell’islam. Li presentiamo qui di seguito. Il primo punto riguarda la morte del Profeta; “Nessun elemento della morte di Maometto nel 632 appare prima di più di un secolo da quella data”. Inoltre i primi dati scritti dai popoli conquistati dagli arabi non menzionano l’islam, Maometto o il Corano. Chiamano i conquistatori Ismaeliti, Saraceni, Hagariani, Muhajirun, ma mai musulmani.

Spencer sottolinea poi che i conquistatori arabi, nelle loro monete e iscrizioni, non fanno menzione dell’islam o del Corano per i primi sessant’anni dalla loro conquista. Le citazioni di “Muhammad” sono “non specifiche, e almeno in due occasioni sono accompagnate da una croce”. Spencer ne deduce che la parola potrebbe essere usata non solo come un nome proprio, ma anche come un termine onorifico.

C’è poi il problema del Corano. Che non è stato distribuito, anche secondo quanto affermano le fonti canoniche, nella sua forma attuale prima del 650 dopo Cristo. E secondo Spencer il fatto che né gli arabi, né i cristiani né gli ebrei della regione interessata menzionino la sua esistenza fino all’VIII secolo pone certamente un problema non piccolo.

Secondo lo studioso, in realtà “non cominciamo a sentire parlare di Maometto, il profeta dell’islam, e dell’islam stesso fino al 690 d.C. durante il regno del califfo Abd al-Malik. Monete e iscrizioni che riflettono le credenze islamiche cominciano ad apparire anche in questo periodo”. A metà dell’VIII secolo la dinastia Abbaside prende il posto degli Omayadi di Abd al-Malik. E’ nel periodo Abbaside, afferma Spencer, che il materiale biografico su Maometto comincia a proliferare. La prima biografia completa sul profeta dell’islam è apparsa durante questa era, e cioè almeno 125 anni dopo la data tradizionale della sua morte.

Sono tutti elementi che portano Robert Spencer ad avanzare la sua ipotesi più esplosiva: “La mancanza di dettagli di conferma nei record storici, il tardo sviluppo del materiale biografico sul profeta dell’islam, l’atmosfera di settarismo religioso e politico in cui quel materiale si è sviluppato, e anche altro, suggeriscono che il Maometto della tradizione islamica non è esistito, o se è esistito, era sostanzialmente diverso da come la tradizione lo dipinge”.

Ma se Maometto non è esistito – almeno nella forma in cui la tradizione lo ha fatto giungere sino a noi – come ha fatto a imporsi il carattere islamico dell’impero che si è rapidamente andato formando nei decenni della seconda metà del VII secolo? La risposta è di carattere politico. Ogni impero dell’epoca aveva una “religione di stato”. Bisanzio era cristiana, la Persia, sua rivale, era zoroastriana. “L’impero arabo rapidamente è giunto a controllare, e ha avuto bisogno di unificare, enormi spazi territoriali dove erano maggioritarie religioni diverse”. La crescita politica e militare non aveva, secondo lo studioso “una teologia politica obbligante che potesse competere con quelle che soppiantava, per consolidare la conquista. C’era bisogno di una religione comune, una teologia politica che avrebbe dato fondamento all’unità dell’impero e assicurato fedeltà allo Stato”.

Un teologo-guerriero avrebbe giustificato l’espansionismo aggressivo del nuovo impero. Dare una giustificazione teologica alle conquista, come poteva fare l’esempio e l’insegnamento di Maometto avrebbe posto al di là della critica le conquiste stesse. Spencer vede in questo processo la ragione di base per cui l’islam è una religione profondamente politica. “Il regno divino è molto di questo mondo, con l’ira e il giudizio di Dio che sono da attendersi non solo nell’altro mondo, ma anche in questo, e con i credenti che li amministrano”. Spencer ritiene che questo genere di ricerca e di indagine non possa essere limitato alla speculazione accademica, ma deve essere uno strumento per capire che cosa è l’islam oggi, nell’epoca in cui i radicali proclamano nuove “jihad” non in senso spirituale, ma politico e militare.

Marco Tosatti - vaticaninsider.lastampa.it -

 
 
 

SCOUT E OMOSESSUALITA' : QUANDO TUTTI SI SENTONO GRANDI PROFESSORI!!!

Post n°7099 pubblicato il 06 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Non passa giorno in cui non si senta da qualunque pulpito un predicatore che dica alla Chiesa, ai cattolici e alle istituzioni nate dalla fede come si debba fare per essere cristiani autentici, tolleranti e rispettosi.
Beh, basterebbe un solo consiglio: «Smettete di essere cristiani». Semplice, no? Solo accettando questa ricetta sarà possibile rientrare nella società a detto ai di costoro “civile”.
L’ultimo tassello di questa monotona fila di consigli, la reazione al documento dell’AGESCI, in cui, a proposito della omosessualità, così si dichiarava: «Le persone omosessuali adulte nel ruolo di educatore (quindi per noi i capi che hanno una tendenza omosessuale profondamente radicata o forse predominante) costituiscono per i ragazzi loro affidati un problema educativo. Il capo è il modello per i suoi ragazzi e sappiamo che gran parte dell’effetto educativo, dipende dalla esemplarità anche inconscia che proviene dall’adulto».
A lanciare la notizia, in prima fila come sempre, Repubblica, che, con una sfilza di articoli, ci spiega come questa posizione sia controversa all’interno del mondo cattolico, perché le posizioni più aperte e moderne oramai sanno che «omosessuale è bello»! e che è ora di finirla con le discriminazioni, perché l’omofobia ha fatto il suo tempo, e la libertà della persona implica la sua scelta di genere su cui nessuno può né deve sindacare.
Nessuno tra i giornalisti di Repubblica ha ovviamente letto con pazienza tutto il documento. Il metodo – ormai lo conosciamo – è estrapolare le frasi che “scottano” e usarle immancabilmente “contro”.
Liberissimi, quelli di Repubblica di pensare e di scrivere ciò che vogliono (ma anche il Fatto Quotidiano e giù a ruota altri quotidiani, ieri, non si sono lasciati scappare il ghiotto “boccone” con il refrain dei cattolici omofobi…), ma è evidente che ormai per costoro l’obiettivo chiarissimo: insegnare agli altri come vivere e come pensare. Si dicono infastiditi dalla invadenza della Chiesa; viene da pensare che sia perché ne vogliono prendere il posto.
Che fare? Ci vuole un sussulto di dignità e di orgoglio: quella fierezza di conoscere il segreto della vita che sa valorizzare ogni cosa, senza però mai perdere il senso della dignità e del bene.
Non ci va il motto della Fattoria degli animali: «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri», dove quegli «alcuni» sono coloro che la pensano come Repubblica e i media politicamente corretti messi lì apposta ad “indirizzare” il pensiero; come Mancuso, Enzo Bianchi e compagnia... A noi è cara la libertà di pensiero, che non può affatto essere a senso unico. E ci piace argomentare, dare ragioni e ascoltare. Ma non possiamo dire che è giusto e buono e bello quello che per noi e per la Chiesa non lo è.
Non abbiamo perso né il senso critico né il gusto della ragione. E quindi continueremo a dire, argomentandolo, che l’omosessualità è un disordine, umano prima che morale. E che ciò che va contro la natura dell’uomo non è bene. E continueremo a dirlo anche se sappiamo, per esperienza, che non è conveniente dirlo, pubblicarlo, diffonderlo.
Come per la vicenda di Eluana non abbiamo paura delle conseguenze delle nostre azioni. Già ne abbiamo dovuto rispondere. E come i primi cristiani, «se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù». Abbiamo visto che questa posizione è capace di parlare al cuore dell’uomo.

- Mangiarotti Don Gabriele - culturacattolica.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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