ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 07/05/2012

8 MAGGIO: SUPPLICA ALLA REGINA DEL SS. ROSARIO DI POMPEI

Post n°7107 pubblicato il 07 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Domani 8 Maggio è il giorno della solenne supplica alla Madonna del Santo Rosario di Pompei. Alle ore 12, in comunione con tutti i fedeli, si eleva la preghiera della Chiesa, mettiamoci in comunione recitando questa preghiera con tutto il cuore:

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
 
O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, (in questo giorno solenne), effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.

Dal Trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso, su di noi, su le nostre famiglie, su l'Italia, su l'Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.

O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino, e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.

Ave Maria
 
E' vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.

Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che, sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori.

Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!

O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, epppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliuolo. Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore.

Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!

Ave Maria

Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie.

Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l'onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.

Ave Maria
 
Chiediamo la benedizione a Maria.

Un'ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci (in questo giorno solennissimo). Concedi a tutti noi l'amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione.

Non ci staccheremo da te finche' non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla umana Società. Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario.

O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza, negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più.

Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia, a te l'ultimo bacio della vita che si spegne.
E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen.

Salve Regina

 
 
 

GIOVANNI PAOLO II SARA' SANTO

Post n°7106 pubblicato il 07 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Monsignor Sławomir Oder racconta dell'attesa per la canonizzazione del Papa polacco

In occasione del VII anniversario della morte di Giovanni Paolo II e del I anniversario della sua beatificazione, Włodzimierz Rędzioch ha intervistato mons. Sławomir Oder, postulatore nel processo di beatificazione del Papa polacco.

Monsigno Sławomir Oder è nato a Chełmża in Polonia nel 1960 ed è stato ordinato sacerdote 28 anni dopo a Pelplin, ma la maggior parte della sua vita sacerdotale l’ha vissuta fuori dalla sua Patria, a Roma. Nella capitale della cattolicità, ha studiato alla Pontificia Università Lateranense dove ha conseguito il dottorato in utroque iure; ha lavorato come educatore nel Seminario Maggiore e nel Tribunale di Appello del Vicariato di Roma di cui è diventato Vicario Generale.

Non ha mai dimenticato la Polonia, così presso la Congregazione delle Cause dei Santi ha seguito i processi di beatificazione dei Polacchi: rev. Stefan Frelichowski, rev. Władysław Korniłowicz e madre Elżbieta Czacka.

La vita di questo giovane sacerdote polacco è cambiata radicalmente quando il card. Camillo Ruini, vicario del Papa per la Diocesi di Roma, gli assegnò il compito di postulatore nel processo di beatificazione di Giovanni Paolo II.

Per mons. Oder è stata “l’avventura della vita” che l’ha arricchito come sacerdote e come uomo.

In occasione del settimo anniversario della morte di Giovanni Paolo II e del primo anniversario della sua beatificazione ho incontrato mons. Oder per ricordare gli anni intensi del processo, ma anche per parlare del culto del nuovo Beato e della eventuale prossima, canonizzazione.

Come ha vissuto il 2011, anno della beatificazione di Giovanni Paolo II?

Mons. Sławomir Oder: L’anno 2011è stato per me un anno molto particolare: il 1° maggio si è svolta la cerimonia della beatificazione di Giovanni Paolo II e il 22 ottobre si è celebrata la prima festa liturgica del nuovo Beato. Così l’anno scorso, dopo sei anni d’intenso lavoro, ho raggiunto un traguardo importante: finalmente la Chiesa ha potuto offrire al popolo di Dio e al mondo questa splendida figura del nuovo Beato. Ma l’anno 2011 ha segnato soltanto la prima tappa perché il processo non si è fermato. Dal punto di vista teologico, “santo” o “beato” cambia poco. Cambia, invece, l’estensione del culto: per il beato il culto proposto è locale, nel caso del santo il culto è universale. Cambia anche il coinvolgimento dell’autorità pontificia: il pronunciamento sulla santità, cioè la canonizzazione, coinvolge l’infallibilità del Pontefice.

Questo vuol dire che il processo non viene rifatto per canonizzare un beato?

Mons. Sławomir Oder: Per quanto riguarda la canonizzazione, non viene rifatto il processo per accertare l’eroicità delle virtù perché tale eroicità è stata già accertata. Per poter raggiungere il traguardo di canonizzazione la prassi della Chiesa richiede un secondo miracolo che deve avvenire già dopo il giorno della beatificazione.

Torniamo agli anni del processo: Quali momenti salienti del processo di beatificazione Le sono rimasti impressi nella mente?

Mons. Sławomir Oder: Sicuramente il momento in cui il Cardinale Vicario per la Diocesi di Roma mi ha affidato questo incarico. E’ stato il giorno della visita di Benedetto XVI nella basilica di San Giovanni, il suo primo incontro con il clero di Roma. Nello stesso giorno il Pontefice ha reso nota la sua decisione di dispensare l’attesa per l’apertura del processo. E’ stato un grande segno di fiducia del Cardinale nei miei confronti. Io sono vicario giudiziario e già allora lavoravo come presidente del Tribunale di Appello del Vicariato di Roma. Questa nuova realtà si è aggiunta al mio lavoro quotidiano. Era una grande sfida professionale ma anche personale perché dovevo completamente riorganizzare la mia vita.

Il secondo momento importante è stata l’apertura del processo, il giorno della solennità dei santi Pietro e Paolo con la presenza dei rappresentanti delle Chiese locali, tra cui la Chiesa di Roma e la Chiesa polacca, ma anche i rappresentanti delle Chiese sorelle come il Patriarcato di Costantinopoli. Il carattere ecumenico dell’apertura del processo corrispondeva con uno dei tratti più significativi del pontificato di Giovanni Paolo II, cioè la dimensione ecumenica.

Poi è venuto il lavoro processuale: la raccolta di documenti e gli incontri con i testimoni. Tra i testimoni c’erano le persone che, insieme con il Papa, hanno contribuito al cambiamento della storia contemporanea. Dal punto di vista umano ho vissuto la bella esperienza di poter incontrare questi grandi protagonisti della storia.

Un momento molto emozionante è stato quando, poco dopo l’apertura del processo, sono stato chiamato in Francia per conoscere l’evento, che poi la Chiesa ha riconosciuto come miracoloso: la guarigione della suora Simon Pierre. Ho vissuto quel momento con grande commozione.

Non nascondo le emozioni con cui ho vissuto le varie tappe processuali: la consegna della Positio, il riconoscimento del miracolo e la promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù.

Ma il momento più gratificante per me è stato il momento dello scambio della pace con il Santo Padre durante la Messa di beatificazione. Da un lato vedevo la grande gioia di Papa Benedetto XVI che sin dall’inizio voleva accompagnare questo processo con la sua benevolenza, con la discreta preghiera e con varie omelie ed interventi che erano il suo indiretto contributo a questo processo.

Dall’altro lato, subito dopo la Messa, quando ho lasciato piazza San Pietro ho visto l’entusiasmo della gente da tutto il mondo, la Chiesa in festa, allora ho sentito una grande gratitudine nei confronti di Dio e una grande soddisfazione personale.

Che cosa Le ha dato “indagare” sulla santità di Giovanni Paolo II?

Mons. Sławomir Oder: Il processo di beatificazione è diventato per me l’avventura di guardare da vicino una storia sacerdotale, perché Giovanni Paolo II è stato Pontefice, cardinale e vescovo, ma è rimasto sempre un sacerdote, ha vissuto tutta la sua vita con lo spirito sacerdotale. “Indagare” su Giovanni Paolo II mi ha permesso di accostarsi ad un esempio splendido di sacerdozio, che mi ha entusiasmato, ha rafforzato la mia vocazione e mi ha dato molti stimoli per una crescita personale.

Secondo la prassi stabilita, il culto del Beato Giovanni Paolo II doveva essere limitato all’Italia e alla Polonia. Ma abbiamo notizie di richieste provenienti da altre parti del mondo per autorizzare il culto del Beato. Cosa può dire a proposito?

Mons. Sławomir Oder: E’ vero che la beatificazione ha questa sua caratteristica: riguarda la Chiesa locale, ma fin dall’inizio la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha dato la possibilità agli Episcopati locali di chiedere alla Congregazione stessa di poter celebrare la festa del nuovo Beato, tenendo conto della dimensione mondiale del culto di un personaggio come Giovanni Paolo II. Tanti Episcopati hanno approfittato di questa possibilità e hanno iscritto nel calendario delle Chiese locali la festa del Beato Giovanni Paolo.

Si sta verificando anche il grande fenomeno del culto delle reliquie del Beato Giovanni Paolo II. Ogni giorno migliaia di fedeli pregano sulla Sua tomba a San Pietro. Ma abbiamo anche il fenomeno dei pellegrinaggi nei luoghi dove si trovano le Sue reliquie…

Mons. Sławomir Oder: E’ un fenomeno che è nato spontaneamente. Inizialmente con le richieste da parte delle singole persone che chiedevano un santino con la reliquia ex indumentis del Beato. Da quando è stato permesso il culto è possibile dedicare le chiese al Beato Giovanni Paolo. Diversi vescovi hanno chiesto delle reliquie per averle nella diocesi, in qualche chiesa o seminario. Poi, per continuare in qualche modo idealmente lo stile del pontificato – lo stile itinerante del pellegrino dell’amore e della pace – le sue reliquie hanno cominciato a pellegrinare. La prima “uscita” delle reliquie è stata per la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid dove sono rimaste come segno. In seguito la reliquie sono partite per il Messico.

Come si è svolto questo pellegrinaggio in cui Lei ha partecipato personalmente?

Mons. Sławomir Oder: Il pellegrinaggio in Messico si è svolto da ottobre fino al mese di dicembre scorso in tutte le diocesi del Paese. Ho partecipato personalmente ad una parte di esso. E’ stata un’esperienza commovente, perché il popolo messicano lo viveva come se si trattasse di una nuova visita di Giovanni Paolo II. Dopo il Messico anche alcuni vescovi della Colombia hanno chiesto la presenza delle reliquie. Attualmente le reliquie si trovano in Nigeria.

Non c’è il rischio di interpretare male il culto delle reliquie?

Mons. Sławomir Oder: Il rischio esiste ma bisogna ricordare sempre che non si tratta di un aspetto magico: le reliquie sono un segno della presenza del santo in mezzo a noi, il segno storico e concreto. Non è una realtà magica ma un richiamo ai valori della persona, al suo insegnamento. Devo dire che tutte queste esperienze dei pellegrinaggi mi hanno lasciato molto edificato, perché la gente è stata preparata con lo spirito degno, con la catechesi, con la proposta dell’insegnamento del Papa.

Vorrei tornare un attimo alla sua visita in Messico. Quale Chiesa e quale religiosità ha visto in quel Paese?

Mons. Sławomir Oder: Ho trovato una Chiesa viva, gioiosa, piena di speranza. Una Chiesa con tanta religiosità popolare, ma non per questo meno autentica e profonda. La visita delle reliquie è stata un’occasione per rinnovare un ardore per l’Eucaristia, per l’ascolto della Parola di Dio e soprattutto un invito alla conversione. Mi hanno informato che il passaggio delle reliquie è stato segnato da tantissime conversioni e confessioni. Questo è segno che l’interesse per le reliquie del Beato non è basato solo sulla curiosità umana, ma sull’ascolto dello Spirito che parla alla Chiesa e ai fedeli.

Qual è il ruolo della Postulazione dopo la beatificazione di Giovanni Paolo II?

Mons. Sławomir Oder: La canonizzazione non richiede la riapertura del processo sulla eroicità delle virtù, tutto questo aspetto che era molto impegnativo ormai appartiene alla storia. Il mio lavoro consiste ora nella “vigilanza” per poter identificare un miracolo e procedere alla canonizzazione. Nel frattempo la figura del postulatore è diventata punto di riferimento per tutto questo movimento spirituale legato al desiderio di conoscere di più il messaggio della vita e della santità di Giovanni Paolo II.

Il beato Giovanni Paolo II diceva che ogni dono è un impegno. Perciò adesso ben volentieri partecipo a varie iniziative per poter dare un contributo alla conoscenza della figura del Beato e dei suoi insegnamenti. Per me è un dovere quello di condividere con gli altri tutto quello che ho ricevuto in questi anni vissuti come postulatore, gli anni che per me sono stati una vera grazia.

Potrebbe dirci qualcosa circa i miracoli attribuiti a Giovanni Paolo II segnalati alla Postulazione?

Mons. Sławomir Oder: Posso dire che il fenomeno che si è verificato prima della beatificazione non si è fermato. Al mio ufficio continuano ad arrivare molte lettere e testimonianze delle grazie ricevute. Alcune sono molto interessanti e significative. La mia attenzione si concentra su alcuni casi. Ho chiesto la documentazione per poter approfondire un caso e se l’esito dovesse essere positivo allora si potrà partire subito con il processo sul miracolo. Per il momento sono ancora in attesa e non voglio entrare nei dettagli.

Cosa può rispondere alla gente che chiede quanto tempo ci vorrà per la canonizzazione del Beato Giovanni Paolo II?

Mons. Sławomir Oder: In questo caso non ci sono i limiti stabiliti dal Codice di Diritto Canonico. Qui si vede chiaramente che il vero protagonista del processo è il Signore. Quando il Signore riterrà opportuno per dare alla Chiesa questo segno, questo segno arriverà in modo inequivocabile e sapremo con certezza che è arrivato il momento di proclamare Giovanni Paolo II santo della Chiesa.

Come viene accertato un miracoloa attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo II?

Mons. Sławomir Oder: La prima verifica viene fatta da me nella Postulazione, ovviamente in collaborazione con gli esperti. Una volta accertata la bontà del caso, viene istituito un processo canonico durante il quale viene raccolta tutta la documentazione, poi si prepara la cosiddetta positio e tutto passa alla Congregazione dei Santi. All’interno della Congregazione la consulta medica stabilisce se, dal punto di vista delle scienze umane, l’evento è spiegabile o non. Invece la commissione teologica deve accertare il nesso di causalità tra l’invocazione dell’intercessione del Beato e l’effetto ottenuto con una manifestazione della Grazia Divina.

Quando tutto passa al Santo Padre?

Mons. Sławomir Oder: Il Santo Padre, su richiesta del Prefetto della Congregazione dei Santi, autorizza la pubblicazione del decreto che riconosce il miracolo e che apre la strada alla canonizzazione.

Speriamo di poter leggere questo decreto sulle pagine de L’Osservatore Romano al più presto possibile.

di Włodzimierz Rędzioch - ZENIT -

 
 
 

RIFIUTA DI CURARSI E FA NASCERE LA FIGLIA

Post n°7105 pubblicato il 07 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La donna, da poco in Italia, ha scoperto di avere il tumore proprio durante la gravidanza, dal riscontro delle metastasi che avevano già infestato le ovaie. La donna, d’accordo con i medici, ha deciso in modo consapevole di portare a termine la gravidanza. La nascita della bambina è stata una lotta contro il tempo...

La piccola Lina sta bene e pesa due chili e 100 grammi. È nata a Torino all’ospedale Sant’Anna il 28 marzo, da una mamma coraggiosa, che ha scelto di portare avanti la gravidanza nonostante le metastasi avanzate di una grave forma di tumore.

Alla donna, marocchina, di 32 anni, sono state sospese le cure più invasive fino al parto, proprio al fine di consentire la nascita di Lina. «Un compromesso – racconta il pediatra neonatologo Enrico Bertino, direttore della Terapia Intensiva neonatale – raggiunto grazie a un lavoro d’equipe interdisciplinare tra pediatri e oncologi. La chemioterapia pesante avrebbe danneggiato il feto, mentre per la madre la malattia era già a uno stadio così avanzato che le cure non l’avrebbero guarita».

La donna, da poco in Italia, ha scoperto di avere il tumore proprio durante la gravidanza, dal riscontro delle metastasi che avevano già infestato le ovaie. La donna, d’accordo con i medici, ha deciso in modo consapevole di portare a termine la gravidanza.

La nascita della bambina, che è stata dimessa venerdì 4 maggio, insieme alla madre, «è stata una lotta contro il tempo – continua Bertino – allo scopo di mantenere la gravidanza il più a lungo possibile». Il feto era vitale, nonostante stesse crescendo in un corpo compromesso, intossicato dal tumore avanzato. La bambina è nata con il parto cesareo dopo 31 settimane e sei giorni. Subito dopo la nascita ha avuto bisogno, ma solo per la prima settimana, di un lieve aiuto nella respirazione. Pesava un chilo e mezzo. Tutti i controlli successivi hanno avuto esito positivo. La madre era impossibilitata ad allattare, ma Lina ha potuto in parte contare sul latte della zia, giunta in Italia per assistere la sorella e alle prese a sua volta con il figlio di appena 4 mesi.

Il padre, militare in Marocco, non ha invece avuto finora il permesso di raggiungere moglie e figlia in Italia. Dal reparto Alta complessità del dipartimento di ostetricia e ginecologia del Sant’Anna diretto da Tullia Todros, dopo il parto la donna è stata trasferita in oncologia all’ospedale Molinette, nel reparto diretto da Libero Ciuffreda. Qui ha ricevuto le visite della piccola Lina. Una sorta di parziale e innovativo "rooming in", all’insegna della collaborazione tra i due ospedali, alla vigilia dell’unificazione in un’unica azienda per effetto della riforma della sanità piemontese.  «Ogni volta che la madre riusciva ad incontrare la bambina - confida Bertino - ho visto questa donna rifiorire negli occhi e nello spirito». Forse non sarà abbastanza per assicurare la guarigione completa a questa madre coraggio, perché le sue condizioni di salute – già compromesse dalla malattia – sono state gravemente intaccate dalla sospensione delle cure. Ma quel soffio di serenità che arriva da una vita che inizia, con tutto il suo carico di speranza e  di gioiosità, può rafforzare la consapevolezza di un gesto difficile ma sereno, in una prospettiva che già profuma d’infinito.

- avvenire.it - donboscoland.it -

 
 
 

LA STRANA TESI DI LISA CANTIANO PRESIDENTE "VITA DI DONNA": L'ABORTO UCCIDE UNA VITA? NO, DIRLO E' IDEOLOGIA

Post n°7104 pubblicato il 07 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L’associazione “Vita di Donna” dice di essere “in difesa della salute femminile”, offre servizi e indicazioni sicuramente utili volti a risolvere vari problemi di salute femminile. Peccato però che abbia una chiara impostazione abortista, come se l’interruzione di gravidanza fosse una cura per far tornare la donna in salute. Le stesse responsabili della Onlus sono legate all’associazione Luca Coscioni del partito radicale, in strenua difesa della RU486 e della “pillola del giorno dopo”. La presidente, Elisabetta Cantiano, è anche particolarmente contraria al diritto di obiezione di coscienza da parte di medici e farmacisti, per loro (e solo per loro), non dovrebbe valere il diritto di autodeterminazione.

La Cantiano esprime anche posizioni molto forti contro il mondo pro-life in generale. Lo ha fatto nel febbraio, quando la regione Piemonte, ha concesso ai “Centri di aiuto alla vita” di essere interlocutori accreditati delle ASL locali, in modo da partecipare a quella prevenzione dell’aborto volontario  che la  stessa Legge 194 prevede, offrendo ad esempio un sostegno economico alle donne che intendono abortire per problemi finanziari.  La Cantiano ha espresso così la sua opposizione: «Nel mite, laico, austero Piemonte le donne si troveranno ad incontrare persone che al grido di “difendiamo la vita” gli spiegheranno che l’embrione è una persona umana». Ovvero non nasconderanno loro la realtà. Sentite poi con quale confusione contrasta chi intende aiutare le donne a superare i problemi che le portano ad abortire: «Per quello che riguarda il sostegno economico che viene promesso per chi rinuncia ad abortire si vedrà, ma perché, quelle che il figlio lo vogliono che male hanno fatto per non prenderlo? E chi vieta a quelle che il figlio lo vogliono di fare finta di voler abortire e poi di fingersi redente per prendere il sostegno? e magari ne hanno davvero bisogno…».

Nel gennaio 2010 Lisa Cantiano ha tenuto una serata presso l’UAAR di Roma, “l’associazione” di atei reazio-razionalisti italiani (nella stessa sede che nel 2011 ha contattato i neofascisti di Casapound per proporre loro lo “sbattezzo”), mentre pochi giorni fa ha preso posizione contro l’esistenza della “Sindrome Post Aborto”, rifacendosi ad un articolo apparso su “Libération”. Nel mondo scientifico c’è certamente un dibattito interno, ma non c’è nessuna strumentalizzazione -al contrario di quanto lei afferma- dato che numerosi ricercatori “pro-choice” hanno dimostrato la gravità di questa sindrome che colpisce anche le donne che hanno abortito volontariamente. Parliamo ad esempio del dott. David Ferguson il quale ha pubblicato nel 2006 su “Journal of Child Psychology and Psychiatry” il più grande studio del suo genere a livello internazionale, con cui dimostrava che le donne che hanno avuto un aborto indotto presentano un alto rischio di problemi di salute mentale tra cui depressione, ansia, comportamenti suicidi e disturbi da abuso di alcool e sostanze illecite, rispetto a coloro che non erano mai state in gravidanza e che avevano proseguito la gravidanza. Dopo le polemiche dal mondo abortista, Ferguson ha dovuto difendere i risultati dei suoi ricercatori, ribadendo di essere favorevole all’aborto ma «sarebbe stato “scientificamente irresponsabile” non pubblicare i risultati solo perché sono così critici» e confermando che «i risultati fanno pendere la bilancia delle prove scientifiche verso la conclusione che l’aborto crea maggiore disagio psicologico piuttosto che alleviarlo». In questa pagina comunque è possibile visionare un lungo elenco di studi scientifici che concludono allo stesso modo, l’ultimo pubblicato proprio il mese scorso sul “Bulletin of Clinical Psychopharmacology”.

La cosa più controversa affermata da Elisabetta Cantiano, comunque, non sta tanto nell’aver definito “chiacchiere strumentali” decine e decine di studi scientifici, ma il sostenere che è «difficile anche fare dell’IVG un problema morale, con la motivazione che quando una donna fa un aborto sopprime una vita: certi atteggiamenti chiaramente ideologici sarebbero inaccettabili da parte di esperti nominati dal governo». L’embrione e il feto dunque, per la presidente di “Vita di donna”, non sarebbero vita umana, affermarlo è ideologia. Finalmente ora sappiamo quale atteggiamento ha uno dei più prestigiosi volumi di embriologia presenti nelle Facoltà di medicina americane, cioè  ”The Developing Human: Clinically Oriented Embryology” (2003), di K.L. Moore, dove si trova scritto: «Lo sviluppo umano inizia al momento della fecondazione, cioè il processo durante il quale il gamete maschile o spermatozoo si unisce ad un gamete femminile (ovulo) per formare una singola cellula chiamata zigote. Questa cellula totipotente altamente specializzata segna il nostro inizio come individuo unico [...]. Un zigote è l’inizio di un nuovo essere umano (cioè, l’embrione)». “In the Womb“, testo redatto dal National Geographic nel 2005 viene esplicitato: «Le due cellule gradualmente e con garbo diventano un tutt’uno. Questo è il momento del concepimento, quando un unico set di DNA di un individuo viene creato, una firma umana che non è mai esistita prima e non sarà mai ripetuta».

Inutile continuare, è già sbagliato prendere in considerazione chi nel 2012 afferma che l’embrione non è vita. Consigliamo alle donne bisognose di persone preparate a cui rivolgersi, l’associazione Scienza & Vita, o l’associazione Medicina e Persona.

 - uccronline.it -

 
 
 

CINISMO ANTICLERECALE

Post n°7103 pubblicato il 07 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

E’ davvero irritante il cinismo con cui, sull’onda emotiva dei sacrifici imposti dall’attuale situazione economica nazionale, vengono brandite contro la Chiesa Cattolica le armi spuntate del radicalismo anticlericale, agitando la (inesistente) questione dell’ICI e dell’otto per mille. Operazione di sciacallaggio mediatico quella che vuole strumentalizzare l’oggettiva difficoltà in cui si trovano gli italiani, per lanciare una campagna tanto demagogica quanto calunniosa. E disonesti intellettualmente appaiono tutti coloro che a tale campagna si aggregano o che ad essa plaudono con la stessa cecità ideologica delle tricoteuses giacobine sotto i patiboli.
Per quanto riguarda il primo tema, quello relativo alla richiesta di abolizione dell’asserita esenzione I.C.I., Avvenire ha documentalmente dimostrato per tabulas, attraverso la sua meritoria campagna, che trattasi di pura menzogna. Per cui la questione si può anche chiudere qui.
Per ciò che concerne, invece, il secondo tema, ovvero il trasferimento dei fondi dallo Stato italiano alla Chiesa cattolica attraverso il meccanismo dell’otto per mille del gettito fiscale, il discorso merita una considerazione. Approfittando, in perfetta mala fede, del rigore generale imposto dalla nuova politica di austerity, i soliti anticlericali hanno trovato spazio per amplificare il logoro refrain sull’«odiato privilegio» concesso alla Chiesa, che vanno ormai ripetendo, come un disco rotto, dal 1985. Sapendo di non poter vincere la guerra dell’abolizione, ora tentano almeno di vincere la battaglia della riduzione. «Se il popolo deve fare sacrifici, li facciano anche i ricchi cardinali», sentivo giorni fa alla radio. E lo stesso Gustavo Raffi, Gran Maestro della potente obbedienza massonica del Grande Oriente d’Italia, dalla sontuosa villa romana Il Vascello, lo scorso dicembre così tuonava contro gli asseriti benefici fiscali in favore del clero cattolico: «Bisogna cancellare i privilegi, senza se e senza ma: anche la Chiesa paghi le tasse, perché nel momento in cui si chiedono lacrime e sangue ai pensionati e alle fasce sociali più deboli, non si possono mantenere feudali esenzioni per gli immobili commerciali di proprietà del clero».
Tutto ciò apparirebbe risibile se la drammaticità del momento non lo facesse apparire una farsa macabra.
Di fronte ad una simile operazione mistificatoria, bisognerebbe trovare il coraggio di fare una proposta davvero radicale. Un coup de théâtre: accettare l’abolizione totale dell’otto per mille. Ad una sola condizione, però. Che lo Stato italiano restituisca tutto l’immenso patrimonio, costituito da chiese, conventi, monasteri, palazzi, biblioteche, terreni, opere d’arte, suppellettili sacre, ecc., illegittimamente sottratto alla Chiesa Cattolica, in violazione di ogni diritto, ivi compreso il diritto internazionale. Sì, perché qualcuno ancora si ostina a dimenticare che l’otto per mille, dal punto di vista morale e giuridico, non rappresenta una generosa liberalità, ma l’indennizzo dello Stato a quell’illecito incameramento del patrimonio ecclesiastico, perpetrato a partire dal 1855, quando l’ex ministro Clemente Solaro della Margherita (autentico conservatore), prendendo la parola nel parlamento piemontese, definì le Leggi Siccardi un «sacrilego latrocinio».
Lo Stato italiano, ovviamente, non sarebbe in grado di restituire tutti i beni illecitamente sottratti alla Chiesa dal 1855 al 1875, e la proposta ha evidentemente il sapore di una provocazione. Si tratta però di una provocazione che dovrebbe far riflettere soprattutto i trisnipotini di Siccardi, Rattazzi, Ferraris. Oggi allo Stato italiano, proprio in concomitanza del 150° anniversario dell’unità, non conviene davvero riaprire quella dolorosa ferita, maldestramente coperta dalla mitologia risorgimentale anticattolica. Intelligenti pauca.

Amato Avv. Gianfranco  - Fonte: CulturaCattolica.it -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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