ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 08/05/2012

QUANDO IL SIGNORE CREO' LA MAMMA

Post n°7111 pubblicato il 08 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La storia raccontata da un anonimo sul WEB

Domenica 13 maggio si festeggia la Festa della Mamma. Tra le tante storie c’è ne è una, scritta da un anonimo e diffusa in rete, che ci è sembrata abbastanza verosimile.

La riproponiamo ai lettori di ZENIT.

“Quando il Signore fece la donna era il suo sesto giorno di lavoro, facendo straordinari. Apparve un angelo e disse: "Perché usi tanto tempo nel fare questo?" ed il Signore rispose "Hai visto il formulario delle specifiche che possiede? Deve essere completamente lavabile ma non di plastica, ha 200 parti mobili tutte sostituibili, funziona a caffè e resti di pranzo, ha un grembo nel quale stanno due bambini allo stesso tempo, possiede un bacio che può curare qualsiasi cosa, da un ginocchio sbucciato ad un cuore rotto, ed ha 6 paia di mani". L'angelo era sorpreso da tutti i  requisiti che la donna possedeva."Sei paia di mani! Non è possibile!" "Il problema non sono le mani, sono i 3 paia di occhi che le madri devono avere” rispose il Signore.

"Tutto questo nel modello standard?" chiese l'Angelo. Il Signore assentì con il capo. "Sì, un paio di occhi servono affinché possa vedere attraverso una porta chiusa chiedendo ai figli cosa stanno facendo, nonostante lo sappia. Un altro paio sono nella parte posteriore della testa per vedere cose che ha bisogno di conoscere nonostante nessuno pensi che sia necessario. Il terzo paio sono nella parte anteriore della testa. Questi cercano I figli smarriti e dice loro che li capisce e li ama comunque senza bisogno di dire una parola." L'Angelo cercò di fermare il Signore "Questo è un carico di lavoro troppo grande per la donna!" "Ascolta il resto delle specifiche!", protestò il Signore. "Si cura da sola quando è ammalata, può alimentare una famiglia con qualsiasi cosa e può far sì che un bambino di 9 anni resti sotto la doccia". L'Angelo si avvicinò e toccò la donna "Però l'hai fatta tanto morbida,Signore". "Lei è morbida e dolce, disse il Signore, però allo stesso tempo l'ho fatta forte. Non hai alcuna idea di quanto possa essere resistente e di quanto possa sopportare". "Potrà pensare?" chiese l'Angelo.

Il Signore rispose "non solo sarà capace di pensare ma anche di ragionare e di negoziare". L'Angelo notò qualcosa, si stirò e toccò la guancia della donna. "Oh, sembra che questo modello abbia una perdita. Glielo ho detto che stava cercando di metterci troppe cose!" "Questa non è una perdita, obiettò il Signore, questa è una lacrima!" "E a cosa servono le lacrime?" chiese l'Angelo. Il Signore disse: "Le lacrime sono la forma nella quale esprime la sua allegria, il suo dolore, il disincanto, la solarità, il suo orgoglio". L'angelo era impressionato. "Sei un genio Signore. Hai davvero pensato a tutto, visto che le donne sono veramente meravigliose!"

Ed aggiunse: "Le mamme hanno una forza che meraviglia gli uomini. Crescono i figli, sopportano le difficoltà, portano carichi pesanti, tacciono quando vorrebbero gridare. Cantano quando vorrebbero piangere. Piangono quando sono felici e ridono quando sono nervose. Litigano per ciò in cui credono. Si sollevano contro le ingiustizie. Non accettano un NO come risposta quando credono che esista una soluzione migliore. Se sono in ristrettezze comprano le scarpe nuove per i figli e non per se stesse. Accompagnano dal medico un amico spaventato. Sanno che un abbraccio ed un bacio possono aggiustare un cuore rotto. Le donne sono fatte di tutte le misure, le forme ed i colori. Amministrano, volano, camminano o ti mandano e-mail per dirti quanto ti amano. Le donne fanno più che trasmettere luce, portano allegria e speranza, compassione ed ideali. Si, il cuore delle mamme è meraviglioso".
- ZENIT -

 
 
 

IRENE VILAR: L'ABORTO DI SE'

Post n°7110 pubblicato il 08 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Vita che non osai chiedere e fu, / mite, incredula d’essere sgorgata / dal sasso impenetrabile del tempo, / sorpresa, poi sicura della terra, / tu vita ininterrotta nelle fibre / vibranti, tese al vento della notte…». (M. Luzi, Monologo)

Saranno parole aspre e dolcissime, queste. Come la vita. Che non ha mai promesso a nessuno che la strada sarebbe stata in discesa, ma che, nei modi che conosce lei sola, sempre ci dona più di quanto sappiamo sperare.
Sarà, questo, il mio contributo di donna alla Marcia per la vita, che si svolgerà il 13 maggio a Roma. Di donna, prima ancora che di madre: perché li ho visti e non li dimentico gli occhi spenti di giovani amiche uscite dall’ospedale dopo aver abortito. Dentro, nel cuore, una ferita che non si rimargina più. Ho visto e non lo dimentico lo sguardo smarrito di alunne adolescenti lasciate sole; in mano l’Ru486. Sole. Senza il ragazzo a cui credevano di essersi donate. Sole. Senza genitori con cui potersi confidare, o medici con il tempo di ascoltare. Sole. Compresse di mifepristone nel palmo della mano, un foglio di istruzioni e poi a casa. Sole ad “espellere il materiale gravidico”: il loro bambino.
E perché non si dica «ecco la solita predica pro-life dei soliti sfegatati di cattolici, integralisti fino al midollo», le parole saranno di altri, non mie. Non c’è scritto da nessuna parte che la vita è un valore sacro, e intangibile, e non negoziabile solo per i cattolici. E non c’è scritto da nessuna parte (o forse c’è scritto, ma è una balla colossale) che, di fronte alla maternità e alla paternità, c’è differenza tra il cuore di un uomo e il cuore di una donna…

L’aborto di sé
«Irene Vilar ha rivendicato la propria vita nel momento in cui ha, finalmente, portato a termine la sua gravidanza e dato alla luce la donna che è oggi, dopo una tragedia durata anni e infinitamente peggiore di tutti gli aborti: l’aborto di sé. (…) Dobbiamo avere il coraggio di non dimenticare che il diritto di ogni donna a poter disporre del proprio corpo include non solo il diritto a disporre del proprio utero ma anche della propria voce. Irene Vilar ha coraggiosamente lasciato esprimere quella voce. Ascoltiamola». (R. Morgan, postfazione a I. Vilar, Scritto col mio sangue, Corbaccio, 2009).
« “Come posso raccontare l’orrore in cui ho fatto precipitare una ragazza per quindici volte? Sì, ero aborto-dipendente e non cerco scusanti. Tutto può essere spiegato, giustificato, questo almeno ci ha spiegato la storia dell’ultimo secolo. Ogni cosa, eccetto il peso di una vita interrotta che morirà con me”. Appena fissai sulla carta quelle parole, mi sentii affrancata da una vita che sembrava maledetta e riuscii a immaginare, finalmente, il volto di mia figlia (…). E’ stato a metà della mia sedicesima gravidanza che mi sono riappacificata con il mio desiderio di maternità e mi sono innamorata della mia condizione e del futuro che si sviluppava dentro di me. Mia figlia Loretta è la coerenza emersa da trentacinque anni pieni di vergogna. Su un lato dello specchio del mio bagno ci sono diverse foto di mia figlia Loretta Mae. In una, è dentro l’incubatrice, ha pochi minuti di vita, ha il viso rivolto verso la macchina fotografica, gli occhi aperti, la mano sinistra distesa, poggiata sulla guancia. In un’altra, è seduta tra le mie mani su un tavolo da picnic, lo sguardo puntato verso il mare. In un’altra ancora, io e lei dormiamo insieme, la sua testolina di tre anni è accoccolata nell’incavo del mio braccio. Attraverso tutti i cambiamenti che queste foto fermano nel tempo, mia figlia rimane la stessa bambina. Sull’altro lato dello specchio ho una foto di Loretta scattata il 22 dicembre 2003, diciotto settimane prima che nascesse. L’ecografia restituiva un’immagine nitida di lei: la sua testa minuta, reclinata indietro, il braccio alzato e il palmo della mano rivolto verso il viso. A quel punto, sarebbe stato possibile, e del tutto legale, porre termine alla sua vita».
(I. Vilar, Scritto col mio sangue, Corbaccio, 2009).

E’ il 1975 e Oriana Fallaci pubblica “Lettera a un bambino mai nato”
«La mia mamma, vedi, non mi voleva. Ero incominciata per sbaglio, in un attimo di altrui distrazione. E perché non nascessi ogni sera scioglieva nell’acqua una medicina, poi la beveva, piangendo. La bevve fino alla sera in cui mi mossi, dentro il suo ventre, e le tirai un calcio per dirle di non buttarmi via. (…) Penso che mi dispiacerebbe non essere nata perché nulla è peggiore del nulla. Io (…) non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi, ad esso ci si abitua come al fatto d’avere due braccia e due gambe. Io, in fondo, non temo neanche di morire: perché se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente. Io temo il niente, il non esserci, il dover dire di non esserci stato, sia pure per caso, sia pure per sbaglio, sia pure per l’altrui distrazione. Molte donne si chiedono: mettere al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito e offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentare di cancellare le malattie e la guerra. (…)
Trasformiamoci in un pianeta di vecchi. Milioni e milioni di vecchi incapaci di generare, mentre la razza umana si estingue, come nei racconti di fantascienza ambientati su Marte, sullo sfondo di meravigliose città che si sgretolano: abitate solo da fantasmi. I fantasmi di tutti coloro che avrebbero potuto essere e non sono stati. I fantasmi dei bambini mai nati. Oppure diventiamo tutti omosessuali, tanto il risultato sarebbe lo stesso: un pianeta di persone incapaci di generare. (…) Ho letto da qualche parte che è possibile effettuare il trapianto di embrioni. Una conquista della biologia tecnologica. Si toglie l’uovo fertilizzato dal ventre della madre e lo si trasferisce nel ventre di una donna disposta a ospitarlo. Lo si fa crescere lì. (…) Perdonami. Sto vaneggiando. (…)
Non spetta a noi stabilire a priori chi sarà sbagliato e chi no, se sarà sbagliato oppure no. Omero era cieco e Leopardi era gobbo. Se gli Spartani li avessero gettati dalla rupe Tarpea l’umanità sarebbe più povera: escludo che un campione olimpionico valga più di un poeta cieco o storpio».
(O. Fallaci, Lettera a un bambino mai nato, Rizzoli, 1975)

Oltre la siepe e oltre la vita, aspettando qualcosa
«30 agosto 1944. Giovannino seduto per terra sulla sabbia deserta. E’ solo, ma non è solo. La vita gli diede tre figli, ma il secondo non ebbe niente dalla vita (né una briciola di luce, né un filo d’aria, né un nome), perché quando nacque già la morte l’aveva agghiacciato. Ma egli ravvivò la bocca muta con un soffio del suo respiro; accese gli occhi spenti con un po’ di luce dei suoi occhi, e gli fece un nome con un pezzettino del suo cuore: Ci. E Ci – non nato – visse. E fu sempre con suo padre, e anche ora è qui con lui (nel Lager di Sandbostel ndr), e nessuno lo sa. (…) Gli uomini l’hanno diviso dagli altri suoi figli, ma Ci è sempre con lui; e nessuno può staccarlo da lui, neppure la Morte. Perché il giorno in cui egli getterà il suo fardelletto d’ossa, Ci ancora sarà al suo fianco, e lo prenderà per la mano, e assieme cammineranno sulle nuvole cupe e sui mari tempestosi dell’Eternità. Un uccellino ha fato il nido nel suo cuore: Ci. (…) Non sa parlare, Ci, ma comprende suo padre perché è una parte del cuore di lui, e vive dei battiti del cuore di lui. Giovannino, seduto sulla sabbia deserta, al limite del campo, sembra solo. E invece Ci è qui con lui, seduto sulla sua spalla destra, col faccino appoggiato alla sua gota scarna. E insieme guardano oltre la siepe e oltre la vita, aspettando qualcosa».
(G. Guareschi, Diario clandestino, BUR)

Ho trovato alcune immagini su questo sito (http://fromthetreetop.com/blog), la cui autrice così parla del suo lavoro: «They say some women have “a glow” when they are expecting and I certainly think that would apply to this gorgeous mom to be. When I first began shooting maternity I never knew how much I would come to love it. It’s such an amazing expression of complete femininity and the female body in it’s most breathtaking state. I hope you enjoy this “glowing” session.»

Saro Luisella - CulturaCattolica.it -

 
 
 

CONVIVERE PRIMA DEL MATRIMONIO AUMENTA IL RISCHIO DI DIVORZIO

Post n°7109 pubblicato il 08 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un articolo apparso di recente sul New York Times ha portato alla ribalta un tema piuttosto delicato e diffuso: la convivenza!  “Ho trascorso più tempo ad organizzare il mio matrimonio che non ad essere felicemente sposata”: comincia così il racconto di Jennifer (il nome è inventato), una donna di 32 anni alla sua psicologa clinica Meg Jay dell’Università della Virginia, autrice dell’articolo sul quotidiano americano. La donna (che aveva già alle spalle il fallimento del matrimonio dei suoi genitori) confida alla psicologa di aver convissuto per più di 4 anni, prima di sposare quello che sarebbe diventato il futuro marito e di aver iniziato dopo la terapia anche la ricerca di un avvocato divorzista. Incredula si chiede: “Com’è potuto accadere?”

Nel 1960 negli Stati Uniti le coppie conviventi erano 450.000, mentre oggi il loro numero è aumentato vertiginosamente, fino ad arrivare a più di 7,5 milioni. Si calcola, inoltre, che più della metà dei matrimoni siano preceduti da convivenza. Oltre ai motivi più disparati che vengono enumerati, quali: la rivoluzione sessuale, la pianificazione delle nascite, i vantaggi di ordine economico, riguardanti  la suddivisione di spese e bollette, un’ulteriore motivazione additata dai 2/3 dei giovani americani punta sulla convivenza come una forma di “prevenzione” del divorzio. Ciò emerge dai dati di un sondaggio nazionale del 2001, a cura del National Marriage Project.

Attualmente, però, gli studi dei ricercatori vanno nel senso propriamente opposto e l’esperienza degli sposi va a falsificare le convinzioni dei ragazzi americani. Dalle pagine dell’autorevole quotidiano statunitense si evince che “le coppie che convivono prima del matrimonio (e soprattutto prima di un fidanzamento o di un impegno chiaro), tendono ad essere meno soddisfatte del loro matrimonio e hanno più probabilità di divorziare rispetto alle coppie che non lo fanno”. I ricercatori precisano che non sono le caratteristiche individuali come l’istruzione, la religione o le idee politiche a compromettere la convivenza (“effetto negativo”), ma alcuni dei rischi sono insiti nella convivenza stessa.

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia, nel suo Documento “Famiglia, matrimonio e ‘unioni di fatto’”, mette a confronto matrimonio e convivenza, chiarendo che: «la comunità familiare nasce dal patto d’alleanza dei coniugi. Il matrimonio che sorge da questo patto d’amore coniugale non è una creazione del potere pubblico, bensì un’istituzione naturale e originaria che lo precede. Nelle unioni di fatto, al contrario, si mette in comune l’affetto reciproco, ma allo stesso tempo manca quel vincolo coniugale di natura pubblica e originaria che fonda la famiglia. Famiglia e vita formano un’unità che deve essere protetta dalla società, in quanto si tratta del nucleo vivente della successione (procreazione ed educazione) delle generazioni umane» (n. 9).

Quando la psicologa domanda a Jennifer: ”Come siete arrivati alla convivenza?” lei risponde: “Ci siamo scivolati dentro, è successo. Stavamo un po’ da lui un po’ da me, ci piaceva stare insieme ed era più conveniente dividere le spese”. I ricercatori definiscono questo modus operandi come uno “scorrere, uno scivolare dentro”, anziché “decidere”. Nel Documento si legge ancora: «Le unioni di fatto non comportano diritti e doveri matrimoniali, né pretendono una stabilità basata sul vincolo matrimoniale. Si distinguono per la ferma rivendicazione di non implicare alcun vincolo. L’instabilità costante, dovuta alla possibilità di interrompere la vita in comune è, di conseguenza, caratteristica delle unioni di fatto» (n.4). Invece, «con il matrimonio si assumono pubblicamente, mediante il patto d’amore coniugale, tutte le responsabilità che derivano dal vincolo così stabilito. Da questa assunzione pubblica di responsabilità risulta un bene non solo per i coniugi e i figli nella loro crescita affettiva e formativa, bensì anche per gli altri membri della famiglia. La famiglia fondata sul matrimonio è così un bene fondamentale e prezioso per l’intera società, le cui fondamenta riposano solidamente sui valori che si concretizzano nei rapporti familiari e che trova la propria garanzia nel matrimonio stabile». (Pontificio Consiglio per la Famiglia, “Famiglia, matrimonio e ‘unioni di fatto’“, 2).

Pertanto la convivenza diventa, talvolta, la via di fuga dinanzi a scelte più convenienti (la suddivisione delle spese) oppure include il rimando o la mancata assunzione di vincoli e responsabilità. In un’epoca in cui dilagano edonismo e relativismo, il “per sempre” come categoria temporale incute sempre più timore e viene demonizzato, sostituito dal più semplice “forse” o dallo “stare insieme, finchè dura”. Decidere di scommettere tutta la propria vita sull’altro, di impegnarsi seriamente nel presente e nel futuro dell’eternità dell’amore mira a costruire orizzonti stabili al comune progetto di vita a due, a ricoprirlo di valenza giuridico-sociale e ad arricchire l’amore di significato e pienezza di senso.

di Anna Paola Borrelli -  teologa moralista e perfezionata in bioetica - uccronline.it -

 
 
 

MIGLIAIA DI PILLOLE CINESI CON CARNE DI FETI UMANI BLOCCATI ALLA DOGANA COREANA

Post n°7108 pubblicato il 08 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

In 10 mesi vi sono stati 35 spedizioni di contrabbando per oltre 17mila pillole. Tutte contengono carne umana al 99,7%. Ospedali cinesi rivendono feti abortiti e neonati morti per questa medicina alternativa che dovrebbe essere energetica e aiutare le prestazioni sessuali. In realtà le pillole contengono molti potenti batteri. Il silenzio del ministero cinese della sanità.

I doganieri sudcoreani hanno fermato un traffico di pillole che contengono carne disidratata di feti o di bambini, considerate curative di ogni male. Il servizio alla dogana aveva scoperto il traffico già lo scorso agosto: da allora fino ad oggi sono state smerciate almeno 17451 pillole.

Le pillole, di provenienza dal nord della Cina, sono composte di carne di bambini morti o di feti che sono stati tagliati a pezzi, seccati in speciali forni e poi ridotti in polvere e mescolati con erbe per nascondere il loro contenuto. Il San Francisco Times afferma che un test compiuto sulla polvere delle pillole ha stabilito che esse sono composte al 99,7 % di carne umana. Il test ha potuto risalire anche al Dna e al sesso dei bambini da cui proviene la sostanza organica.

Secondo giornalisti coreani, che hanno investigato su tale traffico, gli ospedali cinesi rivendono bambini morti e feti abortiti alle compagnie farmaceutiche cinesi per preparare le pillole, considerate energetiche anche per prestazioni sessuali.

In realtà, secondo gli analisti, le pillole contengono un lungo elenco di batteri e sono pericolose, anche se finora non si conosce nessuno che sia stato colpito da malattie dopo averle ingerite.

Secondo le autorità coreane, i clienti del disgustoso traffico sono coreani-cinesi, che dalla Cina si sono trasferiti in Corea del Sud. Dall'agosto scorso fino ad oggi vi sono stati almeno 35 tentativi di importazione dentro il bagaglio o per corriere internazionale.

Alcuni dei contrabbandieri di queste pillole di carne umana sono stati fermati due giorni fa dalla polizia sudcoreana di frontiera. Essi hanno detto di non sapere il contenuto delle medicine, né la loro origine. Il ministero cinese della Sanità non si è ancora pronunciato sul ritrovamento.

In Cina, il problema dell'uso di feti morti o di neonati è ricorrente. Alcuni anni fa sono stati scoperti in una discarica pezzi di corpi di neonati trattati con sostanze aromatiche (v.: 05/04/2006 Resti di bambini bolliti scoperti dalla polizia del Gansu e 07/04/2006 Nuove scoperte sui resti dei "bambini bolliti". Si indaga intanto su 123 teschi).

Nel 2003, l'ufficio di Pubblica sicurezza del Guangdong ha cercato di bloccare notizie secondo cui in alcuni ristoranti della provincia meridionale si cuocevano bambini morti in zuppe per servirle a uomini d'affari di Taiwan e Hong Kong. Secondo la polizia, la storia era stata inventata per rovinare l'immagine del Guangdong e della Cina intera. Negli anni '90 sempre nel Guangdong è stato scoperto un traffico di feti da bollire per fare zuppe da vendere come cure di bellezza e ringiovanimento

Seoul (AsiaNews)

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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