ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 12/05/2012

JENNI ESSERE MADRE E MORIRE A 17 ANNI PER SALVARE IL SUO BAMBINO

Post n°7123 pubblicato il 12 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Jenni ha due piercing sotto il labbro inferiore e uno al naso. È truccata e porta lo smalto rosso scuro. Va a scuola e fa l’apprendista in un negozio di tatuaggi. È paffuta e graziosa, come tante sue coetanee di 17 anni. La si può vedere su YouTube, se si cerca Jenni’s journey, il viaggio di Jenni: sono i video messi in rete dai familiari per raccon­tare la storia della sua vita, breve e in­tensa. Jenni non c’è più, se n’è andata il 21 novembre dell’anno appena con­cluso, consumata da un cancro al cer­vello. Il suo ultimo desiderio è stato di avere accanto a sé, fino alla fine, suo fi­glio Chad Michael, su Facebook si pos­sono vedere insieme: due volti vicini, i piercing sono spariti, madre e figlio con gli occhi chiusi, lei, dolcissima e sma­grita, lo culla. Si sono fatti compagnia solo per 12 giorni, tanti ne aveva Chad quando Jenni si è spenta. Lui crescerà nell’Idaho con suo padre, che di anni ne ha venti. Chad sta bene. È sano, per­ché sua madre non si è voluta curare con la chemioterapia quando ha sco­perto di essere incinta, una settimana dopo che le era stato diagnosticato il tumore.

Un atto eroico, indubbiamente, non certo dovuto, ma neppure così raro: le mamme, si sa, diventano tigri quando si tratta di difendere i propri figli. Si sco­prono disposte a tutto. Come Jenni, che sapeva di avere un bambino in pancia. Per questo l’ha protetto, a scapito del­la sua stessa vita: perché quel bambi­no c’era già, era lì, non era un 'proget­to di vita' ma, semplicemente, suo fi­glio. Non si mette in gioco la propria vita per il 'prodotto del concepimen­to', un 'embrione' o un 'feto', ma per il proprio bambino sì.

Ed è per una analoga consapevolezza che a Roma c’è ora il Giardino degli An­geli, un angolo di verde dove invece al­tri bambini saranno sepolti: quelli mai nati, abortiti naturalmente o, purtrop­po molto più spesso, volontariamente. Sempre esseri umani, però, e per que­sto degni almeno di sepoltura, anziché gettati tra i rifiuti ospedalieri: un pie­toso gesto di civiltà, specie per quei tanti a cui la vita è stata violentemen­te strappata via, negata. Perché la dura verità, che dobbiamo a­vere il coraggio di riconoscere, tutti quanti, è che una volta che si diventa madri lo si rimane per sempre, accet­tato o rifiutato che sia quel figlio che si sa di avere in grembo. Una volta chia­mato alla vita, più o meno consape­volmente, il figlio c’è, esiste, vive, indi­pendentemente da tutto il resto, dalle circostanze felici o drammatiche che lo accompagnano. E una madre lo sa. Tornare indietro non è più possibile: non esiste il tasto rewind, non c’è mo­do di dissolvere quella vita umana, di farla tornare indietro nel nulla. Per ri­fiutarla si può solo usarle violenza, e sopprimerla.

Aspettare un bambino è un’esperien­za meravigliosa e indescrivibile, che purtroppo talora si può trasformare in un incubo, in un ostacolo apparente­mente insuperabile. E la più grande menzogna da dirsi a una donna in­cinta che si trova in difficoltà è che a­bortire può essere una via d’uscita. Qualunque siano i problemi di una gravidanza, compresi il panico per senso di inadeguatezza, la paura di non farcela a farsi carico di una per­sona che cresce dentro di te, dobbia­mo con onestà riconoscere e ricorda­re sempre a tutti che sopprimere il pro­prio figlio non potrà mai essere una soluzione: semmai, è un macigno ag­giunto ai pesi che già ci sono.

La scelta feconda di Jenni, pur nel dramma della sua morte, ha comun­que il sapore della speranza: c’è una nuova vita che continua, e che porterà il testimone della vitalità e dell’amore della giovane americana. Una testimo­nianza che, nel tempo, potrà aiutare a rendere meno necessari e meno do­lenti i Giardini degli Angeli.

- Assuntina Morresi - avvenire.it - donboscoland.it -

 
 
 

LA FORZA DELLE MAMME: ANCHE IN CARCERE SI CELEBRA LA LORO FESTA

Post n°7122 pubblicato il 12 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Anche in carcere si celebra la festa della mamma, di quelle splendide eroine che campeggiano statuarie fuori dalle sbarre per stringere una mano, carezzare la barba, baciare quel figlio del quale si prova evidente nostalgia...

Le contempli sotto la pensilina attonite e mute, coi loro fagotti di bucato profumato e qualche pacchetto di biscotti da recare oltre le sbarre. Senza trucchi o abiti ricercati, sotto il sole cocente d’agosto come sotto la nebbia padana d’inizio inverno. Quei figli che oggi stanno dietro le sbarre di un carcere sono usciti dal loro grembo: per il mondo sono delinquenti e briganti, per loro rimangono pur sempre figli da amare e custodire. Dietro le sbarre abitano i figli, davanti alle sbarre stazionano le loro madri, splendide donne capaci di rimettere in scena ogni primo mattino all’esterno delle carceri la riedizione di quella prima Madre sotto la croce. Stabat mater dolorosa: ieri, oggi e sempre. Le chiamano povere donne, di loro qualcuno s’intenerisce, qualche altro forse le prende sottilmente in giro: eppure non cambia nulla dentro quel cuore capace solo di amare a oltranza. Perché una cosa è il delitto, altra cosa è l’uomo che lo compie. Il primo va condannato, il secondo va amato senza giustificarlo.

Anche in carcere si celebra la festa della mamma, di quelle splendide eroine che campeggiano statuarie fuori dalle sbarre per stringere una mano, carezzare la barba, baciare quel figlio del quale si prova evidente nostalgia. Le loro occhiaie stanche parlano di fatiche e lunghi viaggi, le loro rughe raccontano di notti insonni e pensieri vagabondi, nelle loro scarpe ci sono andate e ritorni senza più certezze. Sono donne speciali, le mamme dei carcerati, perché donne capaci di rimetterli al mondo due volte: la prima volta quando li fecero entrare in questo splendido palcoscenico dell’esistenza, la seconda volta quando, il giorno dopo un misfatto, si sono rimboccate le maniche e han trovato il coraggio di scendere pure loro negli inferi delle galere; per amare quei figli quando forse meno se lo meritavano. Loro hanno capito che è proprio quello il momento in cui hanno più bisogno.

La geografia del Vangelo ambienta la vita di Maria tra Nazaret e Gerusalemme, tra la ferialità nascosta dei primi anni e la nostalgia di Risurrezione degli ultimi tre anni. Da quel giorno in ogni mamma abita l’inimitabile capacità di unire la quotidianità con l’eternità, il profumo della farina con le lacrime di nostalgia, la ricetta del minestrone con l’alfabeto della misericordia, lo sgranare la corona del rosario con il rimboccarsi le maniche in fronte a una cella. Gli uomini hanno paura delle donne: basta un loro sguardo per piegare delinquenti di vecchia data. Non è una questione di forza fisica, ma di forza del cuore perché la donna, a maggior ragione se madre, spinge il mondo un passo oltre le capacità dell’uomo. E gli uomini lo sanno perché Dio nel loro grembo ha deposto la custodia della vita fino al suo ritorno. Ecco perché le mamme tremano ma non disperano, hanno paura ma non si rassegnano, piangono ma non soccombono. E se qualche volta danno l’impressione di scomparire dalla vita di un figlio è solo per farsi trovare più forti un attimo dopo, come i torrenti carsici che s’inabissano e improvvisi ritornano più lontano.

Per vent’anni Emanuele, ergastolano costretto al regime del 41bis, ha fatto i colloqui con la madre da dietro un vetro: nemmeno l’emozione di stringerla quella donna. Dopo 8.000 giorni di galera gli hanno tolto il 41bis e ha fatto il primo colloquio attorno ad un tavolino. Sono tre giorni che Emanuele non si lava il volto: non vuole perdere il profumo lasciato dalla madre sul suo collo mentre lo baciava. Dentro il ventre della galera è il profumo della mamma a tenere accesa la vita.

autore: Marco Pozza - donboscoland.it -

 
 
 

GRAZIE MAMMA!!! AUGURI A TUTTE LE MAMME PER LA FESTA DI DOMENICA

Post n°7121 pubblicato il 12 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La maternità avvicina a Dio, ama e perdona sempre

Domenica 13 maggio si festeggia in Italia la festa della mamma.

Misterioso il disegno divino che dà alla donna la prerogativa di trasmettere la vita. Una prerogativa che insieme alla grande capacità di amare e di perdonare avvicina in maniera particolare le madri a Dio.

Diceva il filosofo greco Sofocle che è “La madre ha inventato l’amore sulla terra” e “per la madre i figli sono àncore della vita”.

In effetti ha sostenuto il francesse Honoré de Balzac “Il cuore di una madre è un abisso in fondo al quale si trova sempre un perdono”.

E il filosofo, scrittore, drammaturgo, critico e letterario franceseJean Paul Sartre ha riconosciuto che “Più un figlio è costato lacrime agli occhi della madre, più caro è al suo cuore”.

In effetti la madre si comporta come Dio cioè “ti ama sempre”.

Racconta Marcel Proust: Il bambino chiama la mamma e domanda: "Da dove sono venuto? Dove mi hai raccolto?” La mamma ascolta, piange e sorride mentre stringe al petto il suo bambino. “Eri un desiderio dentro al cuore.”

Anche il nichilista Friedrich Nietzsche riconosce che “La mia sola consolazione, quando salivo per coricarmi, era che la mamma venisse a darmi un bacio non appena fossi stato a letto”.

A questo proposito La poetessa e scrittrice Silvana Stremiz ha scritto “L’amore di una madre non ha confini, non ha limiti, ne condizioni.Tu ci ami senza nulla chiedere. Nessuno amore è alla pari. Nessuno ci amerà come te. Di questo amore mamma ti dico grazie”.

Edmondo De Amicis, autore del libro “Cuore” ha osservato “Se di tutti gli affetti gentili e di tutte le azioni oneste e generose di cui andiamo superbi si potesse scoprire il primo e vero germe, noi lo scopriremmo quasi sempre nel cuore di nostra madre”.

Il  medico, insegnante e scrittore statunitense, considerato dai suoi contemporanei come uno dei migliori autori del XIX secolo, Oliver Wendell Holmes (senior),  ha aggiunto “La vera religione del mondo proviene assai più dalla donne che dagli uomini, − e soprattutto dalle madri, che portano la chiave delle nostre anime nei loro cuori”.

Anche lo scrittore e giornalista austriaco Joseph Roth ammette “Non scorderò mai mia madre, perché fù lei a piantare e nutrire i primi semi del bene dentro di me”.

Per questo motivo il poeta americano William Ross Wallace ha affermato “La mano che fa dondolare la culla è la mano che regge il mondo”.

E lo scrittore ebreo Leopold Kompert ha concluso “Dio non può essere ovunque: è per questo che ha creato le madri”.

- ZENIT -

 
 
 

LA MADONNA DI FATIMA A DUE PASSI DAL VATICANO

Post n°7120 pubblicato il 12 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Santa Maria delle Grazie alle Fornaci attende l’arrivo della Madonna di Fatima Era domenica, quel 13 maggio del 1917, quando la Madonna apparve per la prima volta ai tre pastorelli di Fatima, Francisco e Giacinta Marto e Lucia dos Santos, mentre a Cova da Iria badavano al gregge. E sarà domenica anche quest’anno il 13 maggio, giorno in cui l’immagine della Vergine, proveniente dal Santuario Fatima – dopo esser giunta dal Santuario del Divino Amore di Roma alla Basilica di San Giovanni in Laterano per la celebrazione della Giornata nazionale del Pellegrino promossa dall’Opera Romana Pellegrinaggi – sarà accolta intorno alle 20 presso la parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci, a un passo dal Vaticano, ove resterà fino alla domenica successiva, il 20 maggio. La comunità parrocchiale si sta di già preparando all’evento. Nei giorni scorsi padre Luigi Moro, sacerdote dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, ha tenuto a Santa Maria delle Grazie una densa catechesi ripercorrendo una per una le apparizioni di Fatima (le tre visite “propedeutiche” dell’Angelo nel 1916, le sei apparizioni della Madonna nel 1917, poi quelle a suor Lucia del 1925 e del 1929) e illustrandone il significato, notando come “l’immagine della Madonna di Fatima veicola un messaggio che tocca i misteri più grandi della vita ecclesiale”.

“Quando l’Angelo si presenta ai bambini – osserva padre Moro – , dice loro ‘Non abbiate paura’, frase che Giovanni Paolo II farà sua”, e insegna “l’atteggiamento della riverenza profonda”, ricordando che “deriviamo da un altro”, perché “il mondo è creato, non è frutto del caso”. Cosa rivela il segreto di Fatima? “Un destino avverso per coloro che si ergono contro la bontà di Dio, per coloro che lo odiano – nota il sacerdote –; che il Cuore Immacolato di Maria respinge le nostre negligenze; la persecuzione della Chiesa, uccisioni, un Papa colpito a morte”. Le apparizioni della Vergine costituiscono “un profondo richiamo alla conversione del cuore”, spiega padre Moro, un invito a pregare molto, soprattutto il Rosario, “preghiera biblica”, poiché il Padre Nostro lo insegna Gesù, l’Ave Maria è il saluto dell’Angelo, e il Gloria richiama il tre volte Santo dell’Antico Testamento. Esse riaffermano poi il valore salvifico del sacrificio, quale “accettazione profonda dalle mani di Dio di tutto quello che avviene”, in quanto “molti si salvano perché sono buoni, molti, invece, perché altri si interpongono per essi, anche se pochi vogliono sacrificarsi”.

Francisco muore nel ’19, Giacinta si spegne l’anno dopo tra immani dolori, offrendo le sue sofferenze per la salvezza dei peccatori. Lucia, divenuta monaca, riceverà altre due apparizioni della Vergine: nel 1925, quando la Madonna le chiede la preghiera dei cinque primi sabato del mese (per riaffermare la sua maternità divina, l’Immacolata Concezione, la sua verginità e in riparazione delle bestemmie contro di lei e dello scandalo ai piccoli) e nel 1929, quando domanda la consacrazione al suo Cuore Immacolato. E nell’arco della speciale settimana che si apre domani, a Roma, la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria sarà rinnovata ogni giorno, dopo la Messa serale.

Molto ricco il calendario degli incontri e degli appuntamenti, che prevede la presenza a Santa Maria delle Grazie alle Fornaci, tra gli altri, dei cardinali Cristoph Schönborn, Prosperus Grech e Giuseppe Bertello, dell’arcivescovo Rino Fisichella, dei vescovi Benedetto Tuzia e Lorenzo Leuzzi, di don Fabio Rosini e di Chiara Amirante. Ogni giorno sarà dedicato ad una speciale categoria di fedeli: aggregazioni, movimenti e gruppi parrocchiali (14 maggio), giovani (15 maggio), malati (16 maggio), famiglie (17 maggio), consacrati e consacrate (19 maggio). La chiesa rimarrà aperta dalle 7 alle 22.30. Sante Messe saranno celebrate in vari orari (7.30, 9, 11, 18.30). Due volte al giorno sarà recitato il Rosario (10, 17.30) e si svolgeranno anche momenti di catechesi (dalle 19.30 alle 20.15) e di adorazione eucaristica (dalle 21 alle 22.30). Martedì e venerdì ci sarà una Via Crucis pomeridiana, mentre la sera di sabato 19 avrà luogo una processione aux flambeaux.

“La devozione alla Madonna porta a Dio – ricorda padre Moro.La Madonna è un dono: la sua grazia materna e corredentrice è un sostegno alla nostra vita spirituale, un aiuto indispensabile per unire il nostro cuore a Cristo”. Con questo spirito Santa Maria delle Grazie attende adesso Maria di Fatima.

- Luca Caruso - korazym.org -

 
 
 

150MILA EURO AL FILM SU ELUANA. LE FAMIGLIE FRIULIANE LASCIATE SOLE NELL'ASSISTENZA AI FAMILIARI GRIDANO VERGOGNA

Post n°7119 pubblicato il 12 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Siamo indignati», protesta Giancarlo Pivetta, di Pordenone, papà di Alex, in stato vegetativo persistente. «I politici dovranno rendere conto dei soldi buttati in questo modo», incalza Nadia Scotti, di Gorizia, presidente dell’associazione “Oltre per rivivere”. A suscitare la loro collera è la decisione della “Film commission” del Friuli Venezia Giulia di concedere il massimo dei finanziamenti disponibili, 150 mila euro, al film di Marco Bellocchio La bella addormentata, ispirato alla storia di Eluana Englaro, portata a morire a “La Quiete” di Udine, ormai più di tre anni fa.

Il provvedimento è definitivo, non passerà al vaglio della Giunta regionale. In questo la Commissione di fatto bypassa l’ordine del giorno bipartisan del Consiglio regionale, votato il 20 dicembre scorso, che impegnava espressamente la Giunta a non concedere alcun finanziamento al film «al fine esclusivo di non strumentalizzare una drammatica vicenda umana, il cui epilogo ha profondamente scosso e diviso l’opinione pubblica nazionale e regionale», come spiega Edoardo Sasco, capogruppo Udc in Consiglio. Trattandosi di una direttiva, la Giunta e per essa l’Assessore competente, quello delle Attività produttive, la leghista Federica Seganti, avrebbe dovuto sospendere momentaneamente i finanziamenti alla Film commission, per dar luogo alle modifiche di legge e di regolamento. Questo non è avvenuto e, di conseguenza, in via amministrativa si è ritenuto di concedere il contributo.

Amarezza, anzi, diciamolo pure, rabbia da parte delle 120 famiglie che in Friuli Venezia Giulia condividono la quotidianità con un congiunto in stato vegetativo. «Ci sono persone in stato vegetativo (e non) che non riescono nemmeno ad avere dalle istituzioni gli ausili che servono per vivere dignitosamente la propria condizione – rileva Pivetta – ma i soldi per finanziare un film sulla morte si trovano». La scelta della Film commission è avvenuta su parametri che hanno preso in considerazione il valore artistico dell’opera e la promozione dell’immagine del Friuli Venezia Giulia a fini turistici.

La signora Scotti ironizza. «Pensavo, da rappresentante di 120 famiglie e da madre di un figlio in stato vegetativo persistente, che sarebbe stata data priorità alla sanità, in un momento di crisi come questo, e di conseguenti tagli al welfare». Pietro Fontanini, segretario regionale della Lega Nord, partito che fa parte della maggioranza, assicura che raccoglierà la loro voce e la rilancerà come ipoteca sulle prossime decisioni della giunta regionale. Altrettanto farà l’Udc, che pure fa parte dell’alleanza di governo. Il segretario regionale Leonardo Zappalà ricorda che la decisione della Film commission disattende anzitutto il desiderio delle associazioni dei familiari che «avevano chiesto di destinare la somma alla realizzazione di iniziative di assistenza a favore dei pazienti in stato vegetativo e che si vedono mortificate nella loro quotidiana lotta per il riconoscimento di elementari diritti».

L’eventuale finanziamento costituirebbe inoltre «un ulteriore negativo esempio di disinvolto uso del pubblico denaro a fini ideologici», in un momento in cui il Paese e la regione stessa sono chiamati a fare enormi sacrifici. Non solo la scelta «offende» il consiglio regionale che, a larga maggioranza, si era opposto al progetto di finanziamento, «dimostrando il prevalere della burocrazia sulla rappresentanza democratica». La natura ideologica della scelta traspare anche nella decisione di concedere il massimo finanziamento possibile e di utilizzare una sorta di corsia preferenziale per il progetto, scavalcando di fatto altri richiedenti.

Francesco Dal Mas - Tratto da Avvenire - miradouro.it -

 
 
 

LA FAMIGLIA CHE CAMBIA E SOFFRE: L'IMPEGNO PER TROVARE UNA VALIDA TERAPIA

Post n°7118 pubblicato il 12 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“L’Occidente è una nave che affonda, dove tutti ignorano la falla e lavorano assiduamente per rendere sempre più comoda la navigazione e dove non si vuol discutere che di problemi immediati… Ma la vera salute non sopraggiunge forse perché si è capaci di scoprire la vera malattia?” (Emanuele Severino, Sul significato della ‘morte di Dio’)

Alcune domande sulla famiglia

O una strada o l’altra. Non c’è una “terza via” di compromesso, come vorrebbe farci credere bugiardamente il mondo, mentre sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze devastanti del relativismo e del pensiero debole tanto sbandierati dall’intellighentia postmoderna. Pontificano, loro: gli intellettuali, gli analisti, i sociologi… e intanto – basta guardarsi intorno – gli uomini vagano disarmati, impantanati, impotenti, arresi. Disperati, spesso. Letteralmente. Senza più speranza.
La famiglia “cambia”. Soffre, la famiglia? Ci si sposa sempre meno? Aumentano i divorzi? I rapporti di coppia sono instabili, fragili, determinati dalla precarietà? E’ incredibile anche solo pensare, oggi, di poter dire e poi vivere la promessa “per sempre”?
E ancora: soffrono i figli di genitori separati? i figli nelle famiglie “allargate”? i figli divisi? i figli contesi? Come vive un bambino, un adolescente in una coppia costituita da due donne o da due uomini? Come si vive quando certe parole spariscono dal vocabolario e “mamma” e “papà”, siccome vogliono dire una donna e un uomo, sono considerate discriminanti e il politicamente corretto le cassa e le sostituisce con “genitore uno e genitore due”? Come si vive nell’epoca del congiuntivo e del condizionale, in cui, poiché le certezze scricchiolano, l’indicativo appare inadeguato e tutto fluttua, lingua italiana compresa?
Se questa è la foto della realtà d’oggi, della famiglia d’oggi, vale la pena ritornare sugli interventi degli ospiti alla trasmissione Indaco, condotta martedì scorso da Sergio Barducci su San Marino RTV, di cui già abbiamo avuto modo di parlare.

La famiglia è cambiata e cambierà. Bisogna farsene una ragione. Punto.

A telecamere spente, volendo fare sintesi, le posizioni emerse sono due. La prima: prendiamo atto della diagnosi (qualcuno, per la verità, ha addirittura messo in dubbio che lo stato di sofferenza vissuto dalle famiglie e dai figli possa essere annoverato tra le “malattie”…) e tanto basta. Questo, ad esempio, il punto di vista di Francesca Michelotti (Sinistra Unita), che afferma: “vengono avanti delle nuove istanze che è difficile non riconoscere in tempi nei quali vige la supremazia del diritto… Ciascun uomo e ciascuna donna hanno diritto di perseguire la propria felicità e se la propria felicità è in una famiglia ‘diversa’ non credo che possiamo ergerci a giudici di modelli prefissati, precostituiti che spesso non sono più adeguati ai tempi”. Sempre lei, ad un certo momento della trasmissione, dice che “non è più il momento delle scelte irrevocabili” e che “la stabilità è un valore fino ad un certo punto”. Come poi pesi drammaticamente sui figli l’inquieto “guardarsi intorno” dei genitori, sempre più incapaci di assumersi responsabilità adulte, forse, rispetto al “benessere” di mamma e papà, è oggi da molti ritenuto problema di serie zeta. E invece, cambiano i tempi, cambia la famiglia, ma la sofferenza del cuore è uguale sempre. Sarebbe buona cosa ricordarlo.
Sulla stessa onda (fluttuante) della Michelotti, l’intervento di Michele Pazzini, segretario LGBT (Associazione lesbiche gay bisessuali transessuali) di S. Marino, che, fatto un excursus storico dalla famiglia patriarcale al modello nucleare costituito dalla coppia sposata con figli biologici, siccome guardando in giro vede coppie sposate con e senza figli, coppie non sposate, etero e omosessuali, facendo spallucce afferma che la famiglia è destinata a cambiare in continuazione, ad intraprendere percorsi nuovi e ritiene che il problema sia in realtà il fatto che manchi una “cultura della differenza”. Relativamente alle figure genitoriali, chi l’ha detto che come riferimenti servono una mamma (donna) e un papà (uomo)? Sono – a suo dire – ruoli che vanno continuamente rinegoziati e, a proposito dei bambini: “quelli che si ha paura di traumatizzare”, immaginandoli allevati da una coppia di due maschi o di due femmine, Pazzini così conclude: “I bambini sono quelli più predisposti perché hanno meno stereotipi e pregiudizi. Sono più pronti”. Se lo dice lui…
L’assessore alla cultura e all’istruzione di Cattolica, la preside Anna Sanchi, si limita a prendere atto che nella sua scuola vede e incontra… di tutto un po’: “famiglie tradizionali, sposate con uno o due figli, famiglie senza figli (? ndr), famiglie divise, divise in accordo, con una presenza costante del ruolo di padre e di madre, famiglie che usano i figli come un pacchetto, famiglie miste culturalmente, famiglie completamente di origine non italiana, con tante problematiche e tante specificità”. “Non posso dire se è meglio o peggio” (un tipo di famiglia anziché un’altra), afferma in seguito, ma dal grande e variegato osservatorio che è l’Istituto comprensivo che dirige, il suo intervento appare un po’ meno “iperuranico” di quello di Michele Pazzini (che saprà tutto su LGBT ma evidentemente conosce poco il grave disagio vissuto da tanti bambini e adolescenti di oggi…), e dice che “se i genitori non sono capaci di gestire il loro tipo di famiglia i problemi ci sono”. E allora, forse…

… se la famiglia soffre, bisogna impegnarsi per trovare una terapia.

Decisamente diversa l’altra posizione emersa nel corso del dibattito televisivo: analizzata la realtà variegata della “famiglia” d’oggi e le problematiche ad essa legate, fatta la diagnosi, riconosciamo di essere di fronte ad una situazione di sofferenza (e dunque – inutile negarlo – di “malattia”) ed affrettiamoci a cercare delle cure.
Chiarissimo, a questo proposito, l’intervento dello psicologo Alessandro Meluzzi, che sostiene con forza che “non dobbiamo guardare (all’attuale situazione ndr) con una rassegnazione passiva, ma come ad un fenomeno critico da fronteggiare”. Della stessa idea l’onorevole Carlo Giovanardi: “Di fronte ai problemi collegati alla disaggregazione della famiglia, se c’è una patologia perché ho la febbre a 38, se la famiglia è malata o, come ha detto Cameron, siamo di fronte allo sfacelo della famiglia, il problema è che bisogna vedere se si lavora per far tornare la temperatura a 36,7 o se invece si va nella direzione di un’ulteriore disaggregazione”.
Se – come hanno indistintamente sottolineato tutti gli ospiti – la famiglia è una risorsa, un mattone fondamentale per l’intera società, è allora necessario chiedersi quanto teniamo alla sua “salute”. Solo in questo modo ciascuno, per i ruoli che svolge, si sentirà personalmente coinvolto a prestare aiuto laddove serve o a tentare di prevenire situazioni di disagio. Meluzzi ha concluso il suo intervento sottolineando come la Chiesa faccia bene a testimoniare con forza il valore della famiglia “tradizionale”, anche se è messa in discussione dai numeri, dalle statistiche; numeri e statistiche che comunque non sono mai stati e non sono in grado di dire ciò che è bene e ciò che è male.
Siamo d’accordo con lui. Con il sito CulturaCattolica.it continueremo a dare risalto alle tante piccole storie di positività, che sono segno di speranza; segno che, in famiglia, con l’impegno di tutti è ancora possibile “stare bene”. Non taceremo sulle sofferenze dei più deboli: dei bambini e dei giovani che troppo spesso non hanno voce. Ci impegneremo perché le famiglie vengano tutelate ed aiutate. Non smetteremo di denunciare gli attacchi che quotidianamente vengono sferrati alla “famiglia”, così com’è concepita dalla Costituzione, in nome di desideri che si vorrebbe diventassero legge.

E siccome “cattolico” significa “universale”…

…desideriamo precisare che ci sta a cuore la salute della famiglia di qualsiasi continente, di qualsiasi latitudine. E’ questa la ragione per cui anche da questo sito chiediamo con forza ai politici dei nostri Comuni, delle Province, delle Regioni, dello Stato… ma anche dell’intera Europa, ma anche del mondo, che si prendano a cuore e difendano sul serio la famiglia, intesa come istituzione naturale ed incontro amorevole e fecondo tra un uomo e una donna. Non possiamo dunque accettare che il concetto di “famiglia” venga usato – sarebbe meglio dire distorto – allo scopo, bieco, di ottenere o aumentare i consensi.
Non abbiamo padroni, non dobbiamo compiacere nessuno e, da sempre, ci piace parlare chiaro. Non si fosse capito, il riferimento è ai recenti discorsi del presidente Obama o del neo presidente francese Hollande. Saranno anche in perfetta linea con l’attuale politically correct, ma a sentire ciò che han detto è chiaro che né l’uno né l’altro vogliono bene alla famiglia. Né l’uno né l’altro desiderano il suo bene.

- Saro Luisella - CulturaCattolica.it -

 
 
 

INDICAZIONI PER LE PERSONE CHE PARTECIPERANNO ALLA MARCIA PER LA VITA DI DOMENICA 13 MAGGIO A ROMA

Post n°7117 pubblicato il 12 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Vi inviamo alcune indicazioni utili ad agevolare il buono svolgimento della Marcia per la Vita del 13 maggio.
Il concentramento dei partecipanti è previsto dalle otto alle nove in piazza del Colosseo.
Chi arriva con il pullman scenderà a piazza Capena (circa 250 metri dal Colosseo). Una volta scesi occorrerà recarsi verso il Colosseo passando sul lato sinistro della strada.
Ricordiamo anche che in piazza del Colosseo c’è una stazione della metropolitana che collega direttamente con la stazione Termini.
All’inizio di Via dei Fori Imperiali sarà installato un palco e si posizionerà la testa del corteo, che sarà aperto da uno striscione con la scritta “Marcia per la Vita”, e sarà diviso, grosso modo, in tre scaglioni.
Il primo gruppo sarà composto dalle famiglie e dai bambini (ci sarà anche un trenino dove i bambini potranno avvicendarsi). I partecipanti a questo primo gruppo prenderanno posizione dietro lo striscione, all’inizio di via dei Fori Imperiali. Dopo le famiglie, seguiranno i gruppi dell’Unitalsi e dell’Ordine di Malta e tutti i medici, farmacisti e infermieri che indossano il camice bianco.
Il secondo scaglione sarà composto dalle associazioni e dai gruppi organizzati, con i loro simboli e cartelli. Essi prenderanno posizione accanto al Colosseo, dalla parte dell’entrata della Metropolitana. In questo secondo gruppo sembra opportuno dare la precedenza a coloro che vengono da più lontano, e cioè le delegazioni straniere.
Il terzo scaglione sarà composto da istituti religiosi, sacerdoti, suore e tutti coloro che desiderano chiudere il corteo con la preghiera. Quest’ultimo gruppo, l’ultimo a partire, prenderà posizione tra l’Arco di Costantino e il Colosseo. Le parrocchie potranno inserirsi, a loro piacere, nel secondo o nel terzo scaglione.
Naturalmente queste indicazioni sono di massima e si lascia la massima libertà di movimento a ogni partecipante. E’ importante però che il corteo sia ordinato e compatto. Per questo ci sarà un servizio d’ordine a disposizione dei manifestanti, che sarà riconoscibile per il giubbetto azzurro con la scritta bianca “Marcia per la Vita”.
La manifestazione inizierà alle ore 8.45 con i saluti delle delegazioni estere e alcune brevi testimonianze, poi proseguirà con la formazione del corteo, momento in cui è necessaria la massima collaborazione di tutti nel seguire le indicazioni fornite dal palco e dal servizio d’ordine.
E’ necessario partire in orario perché occorre arrivare a Castel S. Angelo entro le ore 11.30. Qui, dopo un breve intervento conclusivo dal palco, il corteo si scioglierà, ma chi vorrà potrà partecipare alla S. Messa celebrata alle ore 12.15 in S. Pietro per i partecipanti alla Marcia da S. Em.za il cardinale Angelo Comastri. Il servizio d’ordine del Vaticano raccomanda di non portare all’interno di S. Pietro né bandiere né striscioni. Per i gruppi che volessero lasciare il loro materiale per andare alla Messa, ci sarà un servizio di raccolta, ai piedi del palco a Castel S. Angelo, che custodirà striscioni e bandiere fino alle 13.30.
Si ricorda che un’altra Messa in Rito Romano Antico sarà celebrata dal padre Alessandro Apollonio F.I. alle ore 7.45 di domenica 13 presso la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo (5 minuti dal Colosseo).
Inoltre la sera di sabato dalle 21.00 alle 22.30, S. Em.za il cardinale Raymond Leo Burke presiederà una cerimonia di adorazione eucaristica presso la Basilica di S. Maria Maggiore.
Lo stesso pomeriggio di sabato 12, a partire dalle ore 14.30 si svolgerà un convegno per la Vita presso la Università Europea di Roma (Via degli Aldobrandeschi 190). Per conoscere il programma http://www.marciaperlavita.it/2012/01/15/programma-convegno-del-12-maggio-2012/
Per tutta la durata della Marcia è previsto un servizio medico dotato anche di ambulanze per eventuali necessità (Dottor Doriano Froldi, cell.: 335-5899063). Saranno installati anche bagni chimici, alla partenza e all’arrivo.
Come da accordi con il Comune di Roma si raccomanda di non abbandonare in strada rifiuti di alcun genere. Facciamo vedere, anche sotto questo aspetto, come la nostra manifestazione sia diversa da quelle che generalmente occupano la Capitale.
Un cordiale saluto e a Domenica!
        
Il Comitato Marcia per la Vita
        
P.S. Per qualsiasi informazione potete sempre scriverci o chiamarci ai nr. 06-3233370 / 06-3220291 (cell. in caso di urgenze: 338-1318184).

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2012 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963