ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 19/05/2012

MAFIOSI CONVERTITEVI: VERRA' IL GIUDIZIO DI DIO!

Post n°7153 pubblicato il 19 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sgomento e orrore! Di fronte alla tragedia di Brindisi, e alla morte di Melissa e al ferimento anche grave di tante studentesse, risuonano le parole di Giovanni Paolo II ad Agrigento, pesanti come la croce di Cristo.
Non si può uccidere! E soprattutto non si possono uccidere giovani vite, cancellare la speranza dal cuore dell’uomo.

Quante volte dalle nostre pagine è risuonata la voce commovente e affascinante di tanti giovani, con la loro speranza, col desiderio di vivere, con la capacità di perdono. E col grido accorato di avere adulti vicino.
Non possiamo accettare che il loro grido, la loro giovinezza, la loro fragile bellezza siano deturpati e cancellati dall’odio cieco e vile di chi sa solo distruggere e disprezzare. In queste ore tanti sono stati gli appelli e le richieste di una più forte giustizia. La giustizia che noi chiediamo, che è quella di Dio, chiede a ciascuno di noi di diventare protagonisti del cammino del vero e del bene che Gesù ci ha insegnato, riscoprendo capacità educativa e autentica compassione.
Risuoni tra noi la Preghiera semplice attribuita a San Francesco d’Assisi, seme di quella unica novità che può fare risorgere il cuore dell’uomo, ridare speranza ai giovani e spingere al rimorso e al pentimento gli assassini:

«Signore, fa’ di me
uno strumento della Tua Pace:
Dove è odio, fa’ ch’io porti l’Amore,
Dove è offesa, ch’io porti il Perdono,
Dove è discordia, ch’io porti l’Unione,
Dove è dubbio, ch’io porti la Fede,
Dove è errore, ch’io porti la Verità,
Dove è disperazione, ch’io porti la Speranza,
Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia,
Dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce.
Maestro, fa che io non cerchi tanto
Ad esser consolato, quanto a consolare;
Ad essere compreso, quanto a comprendere;
Ad essere amato, quanto ad amare.
Poiché, così è:
Dando, che si riceve;
Perdonando, che si è perdonati;
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna.
Amen»


La morte innocente di Melissa si unisca al grido per le tante morti innocenti, dei bambini non voluti, di Eluana e delle tante persone che attendono compassione e che sono lasciate sole, terribilmente sole.

Mangiarotti Don Gabriele - CulturaCattolica.it -

 
 
 

LA VERGINE MARIA, LA CROCE

Post n°7152 pubblicato il 19 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Maria, non ha mai smesso di seguire suo Figlio, di ascoltare le sue parole. Contemporaneamente ha ascoltato le folle che seguivano il Messia, ha ascoltato chi lo osannava, chi lo disprezzava e accusava.
 
Vedeva salire il livore contro la carne della sua carne, sentiva la spada che penetrava nel suo cuore. Mai nessun mortale ha attraversato una simile prova.
Quale madre, vedendo il proprio figlio, prima osannato e poi buttato giù nella polvere e nel fango, non darebbe di matto?

Chi vedendo il proprio figlio deriso e disprezzato non chiederebbe giustizia?

Maria in silenzio assiste a tutto questo, non proferisce parola alcuna.
Segue il Calvario del Figlio, sente nella sua carne ogni più piccola spina che colpisce la carne della sua carne. E’ pronta anche questa volta a ripetere il suo “SI” al Padre insieme a suo Figlio. Vedere la sconfitta di Gesù, assistere al suo fallimento getterebbe chiunque nello sconforto, Lei resta lì certa che il Padre non abbandonerà né il Figlio né la Madre. Sa che tutto ha uno scopo, che il piano di Dio non è il piano degli uomini.

E’ cosciente che la missione del Figlio è un mistero che presto avrà la sua rivelazione.

Segue il Calvario, ogni colpo di frusta colpisce il suo cuore … Ogni spina penetra nel suo cuore…
Ogni sputo colpisce anche il suo volto … La croce pesa anche sulle sue spalle…cade insieme al Figlio e con il Figlio si rialza … Ogni chiodo penetra anche le sue mani e i suoi piedi, è la sua stessa carne che viene crocifissa … Ai piedi della croce ascolta per l’ultima volta la voce del Figlio che le dice, indicando Giovanni: “Donna, ecco tuo figlio!” e poi, rivolgendosi all’Apostolo: “Ecco la tua madre!”. (Gv 19,25-27)

E Maria accoglie la nuova maternità: accoglie in se tutta l’umanità.
Diviene nuovamente madre, madre di quegli uomini che hanno ucciso suo Figlio: eppure lei li ama! Maria, riceve un altro incarico questa volta da suo Figlio … adesso è la madre dell’umanità e in qualità di madre deve prendersi cura di tutti.
        
Ecco la nuova missione, tenere uniti i figli… infatti troviamo Maria con i discepoli annientati da tutto quello che era successo, scoraggiati e tristi, come se la morte di Gesù fosse la fine di tutte le loro speranze e le loro aspirazioni. Scoraggiati a tal punto, che alcuni – quelli di Emmaus – abbandonarono i compagni… Forse tutti loro ricordavano gli ultimi tre anni, la magnifica avventura che avevo intrapreso e che aveva impegnato la loro esistenza, lasciando casa, famiglia, mestiere per seguire Gesù confidando nella sua parola…per trovarsi alla fine abbandonati e delusi, con il timore, per di più, di essere oggetto di persecuzione per averlo seguito. Ecco che dopo la morte e fino alla risurrezione del Signore, la fede di Maria diventa il ponte che unisce, nel mondo che Gesù aveva abbandonato, la Passione con la Risurrezione. Intorno a Lei si raccolsero i discepoli, e Lei comincia ad essere Madre che insegna a sperare e a confidare nella promessa.

Il compito di una madre infatti, non consiste soltanto nel concepire e dare alla luce un figlio, ma è nel proteggere e vegliare, nutrire ed educare, finché il nuovo essere sia in condizione di vivere da sé, con autonomia.
Ignoriamo quanto tempo Maria sia rimasta sulla terra dopo l’Ascensione di Gesù. La Chiesa appena nata ricevette le sue cure, ma ancora una volta la Vergine seppe nascondersi, con la stessa discrezione di sempre, per restare in secondo piano. Si trovava con i discepoli quando discese su di loro, trasformandoli, lo Spirito Santo, ed è probabile che dopo la venuta del Consolatore, non sia passato molto tempo fino al momento in cui gli angeli la condussero accanto a suo Figlio.

Maria ha assolto pienamente la sua vocazione, ha realizzato pienamente il progetto che Dio aveva su di Lei.

 

PREGHIAMO:

“O Gesù, mi fermo pensoso ai piedi della croce:
anch’io l’ho costruita con i miei peccati!

La tua bontà, che non si difende e si lascia crocifiggere,
è un mistero che mi supera e mi commuove profondamente.

Signore, tu sei venuto nel mondo per me, per cercarmi,
per portarmi l’abbraccio del Padre.
Tu sei il Volto della bontà e della misericordia: per questo vuoi salvarmi!
Dentro di me ci sono le tenebre: vieni con la tua limpida luce.

Dentro di me c’è tanto egoismo: vieni con la tua sconfinata carità.
Dentro di me c’è rancore e malignità: vieni con la tua mitezza e la tua umiltà.
Signore, il peccatore da salvare sono io: il figlio prodigo che deve ritornare, sono io!

Signore, concedimi il dono delle lacrime per ritrovare la libertà e la vita,
la pace con te e la gioia in Te. Amen”

(Angelo Comastri)

- pastoralespiritualita.it - donboscoland.it -

 
 
 

LA FAMIGLIA CHE PREGA UNITA RIMANE UNITA

Post n°7151 pubblicato il 19 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il Rosario che educa all'amore e all'unità: una riflessione di padre Piero Gheddo, del PIME

L’11 maggio scorso, Benedetto XVI, parlando alle Pontificie opere missionarie ha detto: “La missione ha oggi bisogno di rinnovare la fiducia nell’azione di Dio, ha bisogno di una preghiera più intensa”. E ha incoraggiato il progetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e delle Pontificie Opere Missionarie, per sostenere l’Anno della Fede: “Tale progetto prevede una campagna mondiale che, attraverso la preghiera del Santo Rosario, accompagni l’opera di evangelizzazione nel mondo e per tanti battezzati la riscoperta e l’approfondimento della fede”.

Perché recitare il Rosario?  Perché la Mamma di Gesù porta le anime a Cristo. L’ho visto tante volte nelle missioni, fra i popoli non cristiani Maria è venerata e onorata da tutti e attraverso lei lo Spirito porta l’amore e la pace di Cristo.

Nel febbraio 1964 ero a Vijayawada, una delle diocesi fondate dal Pime in India, che oggi ha circa 5 milioni di abitanti e 270.000 cattolici. Il missionario padre Paolo Arlati, nel 1924 portò dall’Italia una grande statua della Madonna di Lourdes e i Fratelli del Pime la posero sul punto più alto della collina di Gunadala, che domina la città di Vijayawada, costruendo le strade e le scalinata che portano fin sotto ai piedi di Maria, posta in una grotta aperta per cui si vede anche da lontano. A poco a poco, prima i cristiani e poi indù e musulmani sono andati sulla collina di Gunadala a pregare Maria, che è venerata come la protettrice della città perché, nell’anno 1947, poco prima dell’indipendenza dell’India (15 agosto), le lotte sanguinose fra indù e musulmani insanguinavano l’India (circa cinque milioni di morti) e portarono alla divisione fra India e Pakistan. Vijayawada, città con molti musulmani, venne salvata da quelle stragi fratricide dalla Madonna di Gunadala, alla quale tutti accorrevano in preghiera. I pellegrinaggi avevano creato un clima di fraternità.

L’11 febbraio 1964 si celebrava, come ogni anno, la festa della Madonna di Lourdes. Per tutta la giornata precedente e nel giorno della festa, nelle strade che portavano sulla collina un continuo sali e scendi di devoti che vogliono toccare i piedi della Madonna, pregano, offrono incenso, qualcuno si fa tagliare i capelli in quel giorno, adempiendo il voto che aveva fatto. Un mare di gente che invade Gunadala,  con lebbrosi, handicappati, ammalati portati su barelle fino ai piedi di Maria. In due giorni, circa 150.000 devoti di Maria, non pochi dei quali col Rosario al collo, anche i non cristiani, perché il Rosario è il segno sacro della “Bella Signora di Gunadala” che protegge la città e le famiglie. Ancor oggi, più di mezzo secolo dopo, la statua di Maria è sulla collina e si ripetono anche durante l’anno i pellegrinaggi anche da lontano verso la Madonna di Lourdes. Le voci popolari parlano di guarigioni miracolose e il primario dell’ospedale di Viajayawada mi diceva, nel 1964, di poter testimoniare la guarigione di almeno due lebbrosi e di altri malati. Ma il miracolo più grande è di aver portato indù e musulmani a vivere insieme in pace.

Il Rosario è la preghiera più semplice, più facile e più, diciamo, contemplativa, perché propone, uno ad uno, i misteri della vita di Cristo. E’ la preghiera che unisce grandi e piccoli, colti e incolti, ricchi e poveri, sani e ammalati. E’ la preghiera che unisce e tiene unite le famiglie. Una volta si diceva: “La famiglia che prega unita, rimane unita”. Il più bel ricordo che ho dei miei genitori e della mia famiglia sono i Rosari che recitavamo alla sera, dopo cena, seduti attorno al tavolo di cucina; oppure, nelle sere d’inverno (con le case non riscaldate), si andava nella stalla più vicina a dire il Rosario con altre famiglie, cantare il Salve Regina e le litanie, riscaldati dalla presenza di mucche e buoi, cavalli e capre, vitelli, conigli, anitre, galline, seduti sulla paglia. Allora non c’era né radio, né televisione né tanto meno discoteche e vita notturna. Si pregava assieme e si creava, nelle famiglie, nei vicini, nel paese, una comunità di vita e di fede.

Oggi prevale l’individualismo, tutti ci lamentiamo che ci sono troppe famiglie divise, troppe liti e violenze familiari. Quando si sfascia la famiglia, la società va in crisi e si sfascia anche lei. Contro questa deriva che porta all’auto-distruzione della nostra Italia, si invocano aiuti economici dallo stato, leggi, provvedimenti di assistenza sociale, si consultano psicologi e avvocati matrimonialisti. Tutto giusto. Ma bisogna anzitutto fare qualcosa per unire gli spiriti, i cuori, le volontà, altrimenti tutto diventa inutile. L’egoismo individuale non si vince con le leggi e gli aiuti economici, ma con l’amore, con la preghiera, perché solo l’aiuto di Dio in molti casi è efficace: Lui sa cosa c’è nel cuore dell’uomo e della donna. Ecco il Rosario che educa all’amore e all’unità, da recitare assieme, specialmente in questo mese di maggio e per il prossimo “Incontro Mondiale delle Famiglie” (Milano, 30 maggio – 1° giugno prossimi).

Ai tre pastorelli di Fatima, Lucia, Giacinta e Francesco, la Madre di Gesù, presentandosi come ‘la Madonna del Rosario’, raccomandò con insistenza di recitare il Rosario tutti i giorni, per ottenere la pace e la fine della guerra”. Accogliamo anche noi questa materna richiesta della Vergine, impegnandoci a recitare con fede la corona del Rosario per la pace nelle famiglie, nelle nazioni e nel mondo intero.

di Piero Gheddo - ZENIT -

 
 
 

L'AMORE IN TEMPI DI INTERNET

Post n°7150 pubblicato il 19 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Dott. Michela Pensavalli invita a partecipare al CLIKK@MORE

In un'epoca "liquida" in cui i rapporti sono veloci, frenetici e virtuali difficilmente ci soffermiamo a capire le nostre emozioni e i nostri sentimenti, si svolgerà a Roma un Convegno sul tema dell’amore.

Si chiama “CLIKK@MORE” e si svolgerà il 26 maggio dalle ore 9.30 alle ore 12.30 – presso il Vicariato di Roma in Piazza San Giovanni in Laterano 6. La partecipazione è gratuita previa prenotazione. Per info e prenotazioni è possibile contattare il numero 328/3757791 o inviare una mail all’indirizzo: studiopensavalli@tiscali.it

L’incontro è finalizzato ad analizzare il tema delle relazioni amorose, cercando di offrire soluzioni alle tante e troppe divergenze che portano alla rottura delle coppie.

Offrirà anche spunti di riflessione per capire come sono cambiate le relazioni di amore in seguito all’introduzione di Internet.

Per cercare di comprendere meglio il tema e le finalità ZENIT ha intervistato una delle relatrici, la Dott. Michela Pensavalli, Psicologa- Psicoterapeuta, Docente e coordinatore didattico SCInt (Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo - Interpersonale), Membro del CeDic (Centro per la ricerca e la terapia della Dip. Comportamentali), Ricercatrice presso l'ITCI (Istituto di Terapia Cognitivo - Interpersonale) e membro del Comitato editoriale della rivista Modelli per la Mente e Idee in Psicoterapia.

Pubblichiamo in seguito l’intervista.

Perché un convegno sul tema dell’amore e dell'affettività?

Dott. Michela Pensavalli: In un'epoca liquida in cui i rapporti sono veloci, frenetici e virtuali difficilmente ci soffermiamo a capire le nostre emozioni e i nostri sentimenti. Il convegno affronta la tematica dell’amore in tempi di liquidità mediatica, spiegando come funzionano i meccanismi di questa nuova realtà, offrendo spunti di riflessione per capire come è cambiato l’Amore in seguito all’introduzione di Internet, dal punto di vista comunicativo, comportamentale e sociale.

L’amore è al centro dell’attenzione di molti. O Ci sono persone che lo cercano e persone che soffrono per amore. Dove è possibile trovare aiuto?, giacché nel campo psicologico ci sono tante scuole diverse, e magari alcune che non aiutanob veramente a trovare la giusta soluzione?

Dott. Michela Pensavalli: Ad oggi la psicoterapie più accreditate sembrano essere quelle cognitiviste. La Psicoterapia Cognitivo Interpersonale, in particolare, rappresenta un approccio integrato in quanto affronta l’esigenza clinica di trattare i pazienti con problemi relazionali. Lo svolgimento dell’iter di psicoterapia, prevede la costruzione di un clima collaborativo col paziente, laddove egli è visto come il principale esperto di se stesso e dei suoi disturbi, mentre il terapeuta è il principale esperto delle strategie e delle tecniche per risolverli. Terapeuta e paziente costruiscono il setting di esplorazione e conoscenza delle dinamiche profonde che si vanno esprimendo anche nel contesto della relazione terapeutica.

Secondo lei, quando è che una persona deve chiedere aiuto psicologico nel campo affettivo?

Dott. Michela Pensavalli:Quando si è alla continua e incessante ricerca della felicità, di una realizzazione di sé, di una pace interiore attraverso un rapporto con un oggetto o un evento o una persona e questa ricerca prevarica la quotidianità in ambito sentimentale, lavorativo e relazionale, allora può essere utile affidarsi ad un intervento psicoterapeutico. Attraverso questo aiuto, la persona sperimenta nuovi atteggiamenti e riprende, passo dopo passo, la padronanza della propria vita e la direzione scelta da perseguire nei vari ambiti della quotidianità.

Cos'è la dipendenza affettiva? è una infermità? O e parte della normalità nel mondo moderno?

Dott. Michela Pensavalli: Si definisce “malattia delle emozioni”. L’oggetto della dipendenza è una relazione. Designa un bisogno generale ed eccessivo di essere accuditi, bisogno che porta a un comportamento sottomesso e a un’angoscia di separazione. E’ l’antitesi dell’amore verso sé stessi. Il dipendente affettivo non riesce a sviluppare l’amor proprio né l’autostima.

Nella società attuale, in cui viene data una grande importanza all’estetica e alla bellezza esteriore, il dipendente affettivo vive costantemente nella paura di non piacere e accetta di fare qualunque cosa per mostrarsi compiacente verso l’altro anche se questo va contro i suoi valori e il suo codice morale.

Le persone provano paura soprattutto quando soffrono di solitudine, e nello stesso tempo non hanno il coraggio di prendere sul serio una relazione perché è troppo difficile. E’ veramente così? Perché?

Dott. Michela Pensavalli: Solitudine significa venire in contatto con sé stessi e con la propria anima, significa, a volte, terrore di vivere nel dolore dell’abbandono. Le persone temono la solitudine, perché in quel momento si trovano davanti a loro stessi. Allo stesso tempo però hanno paura di stringere forti legami perché non si sentono capaci di mantenerli e gestirli nel tempo. La psicoterapia post-moderna va nella direzione di sostenere la persona mentre ricerca l’equilibrio tra gli eccessi di solitudine estrema e ricerca compiacente e continua dell’altro.

Lei, insieme al prof. Tonino Cantelmi ha scritto un libro su questo tema: “Scusa se non ti chiamo più amore” (Edizioni San Paolo). Qual'é il messaggio che darebbe ai giovani che si trovano di fronte a scegliere se sposarsi o non sposarsi, che si trovano di fronte alle difficoltà psicologiche nella relazione con il partner?

Dott. Michela Pensavalli: Una giusta premessa da sottolineare è sapere che l’amore può trasformarsi in una dipendenza affettiva ma la dipendenza non si trasforma mai in amore. Ciò spiega perché in molti casi una relazione amorosa mutata in una storia di dipendenza reciproca può essere risanata attraverso l’impegno attivo dei partner mente un rapporto che si è connotato come dipendenza sin dall’inizio è destinato a finire in un modo o nell’altro quando non sfinisce e distrugge le persone coinvolte.

Tuttavia, investire sull’amore è sempre e comunque la giusta direzione e soluzione. Questo quando l’amore è sano e non vincolante, quando viene vissuto in autonomia e reciprocità senza precludere l’amore verso sé stessi. L’unione nel matrimonio non significa dipendenza affettiva, ma anzi l’opposto. Una sana relazione si basa sulla libertà e l’autonomia, nel puro bisogno di essere amati. In un matrimonio ognuno manifesta il suo amore a modo suo, e ciascuno ama l’altro come crede meglio: questo è l’amore umano. Amare significa accettare la sfida di sopportare ed accogliere soprattutto i difetti dell’altro.

di Thacio Siqueira - ZENIT -

 
 
 

PAKISTAN: APPELLO PER LA GIOVANE CRISTIANA RAPITA E COSTRETTA A CONVERTIRSI ALL'ISLAM

Post n°7149 pubblicato il 19 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Chiede giustizia la famiglia di Mary Salik (nome di fantasia per ragioni di sicurezza) giovane cristiana di 14 anni, rapita lo scorso 4 maggio ad Ali (Faisalabad, Punjab) e costretta a convertirsi all'islam. L'autore del rapimento è  lo zio della ragazza, che ha abbracciato l'islam circa un anno fa e da all'ora ha chiuso qualsiasi contatto con la famiglia di origine. Egli ha sequestrato la giovane per farla sposare con il figlio Kashif. Il matrimonio si è celebrato lo scorso 7 maggio.

Il padre della ragazza, dice ad AsiaNews, che "mia figlia ha solo 14 anni e  dalla nascita soffre di problemi di cuore e non può fare lavori pesanti. Dopo la conversione mio fratello sta complottando contro la nostra famiglia e ha rapito Mary con l'inganno".

Subito dopo il sequestro, il padre della giovane cristiana si è rivolto alla polizia locale e chiesto l'immediato rilascio della figlia, ma gli agenti si sono rifiutati di riconsegnare Mary alla sua famiglia. Secondo la polizia, la ragazza si è convertita di sua volontà e hanno presentato come prova una dichiarazione scritta in cui la giovane afferma di "essere matura e di aver abbracciato l'islam senza costrizioni o minacce".

Per riavere indietro la figlia, il genitore ha deciso di trovare una mediazione con l'aiuto di alcuni personalità influenti della zona e ha depositato una petizione contro gli agenti di polizia.

P. Bonnie Mendes, sacerdote e attivista pakistano ex segretario della Commissione nazionale di giustizia e pace, sottolinea i soprusi subiti dalla comunità cristiana. "Anche se siamo liberi di pregare - afferma - e di praticare il nostro culto, veniamo minacciati quando tentiamo di difendere i nostri diritti". Il sacerdote denuncia il problema dei casi di conversione forzate all'islam di giovani cristiane, che insieme alla legge sulla blasfemia sono una delle più gravi violazioni delle libertà religiosa a danno delle minoranze. Per p. Mendes il caso di Mary è contro gli insegnamenti dell'islam. Infatti, chi desidera convertirsi ha bisogno dell'iddat, periodo discernimento che deve durare almeno tre mesi. Tuttavia, a causa dell'ignoranza, dell'analfabetismo e dell'ingiustizia sociale, la maggiora parte dei musulmani non tiene conto di questa regola.

Ogni mese tra le 25 e le 30 giovani subiscono simili soprusi, per un totale annuale di circa 300 conversioni e matrimoni forzati. Ragazze indù - ma anche cristiane - che vengono strappate alla famiglia anche ragazzine e consegnate nelle mani dei mariti/aguzzini. Di recente ha fatto scalpore la decisione della Corte suprema pakistana che ha costretto tre giovani donne indù a tornare con i propri mariti musulmani, nonostante il desiderio delle giovani di ritornare con la propria famiglia. Le giovani erano state rapite in febbraio, costrette a convertirsi all'islam e a sposarsi con uomini islamici. Lo scorso 26 marzo Rinkle Kumari, una delle ragazze, aveva espresso ai giudici della Corte il desiderio di ritornare dalla sua famiglia. Davanti al tribunale essa ha affermato che "in questo Paese c'è giustizia solo per i musulmani, agli indù la giustizia è negata. Uccidetemi qui, ora, in tribunale. Ma non rimandatemi alla Darul-Aman [una scuola coranica]... ci ammazzeranno". Anche le altre due giovani, Lata e Asha, avevano espresso, invano, il desiderio di ricongiungersi con i propri familiari.

- Shafique Khokhar - asianews.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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