ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 27/05/2012

UN IMPORTANTE DOCUMENTO SULLE APPARIZIONI DALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA PER LA FEDE

Post n°7177 pubblicato il 27 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Visioni, rivelazioni e messaggi divini. La storia della Chiesa è piena di eventi mistici. Dalle apparizioni di Fatima e Lourdes, cioè delle manifestazioni terrene della Madonna riconosciute dall’autorità del Papa, vescovi e teologi di tutto il mondo hanno dovuto affrontare molteplici fenomeni soprannaturali. E la domanda è sempre la stessa: come giudicare se sono veri? La risposta ce l’ha il Vaticano e si prepara a metterla a disposizione di tutti.

Il documento che contiene le chiavi per l’analisi di questi casi s’intitola “Norme sopra il modo di procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni”. Approvato nel 1978 da Papa Paolo VI, il suo contenuto è rimasto riservato solo per prelati e specialisti. Tra l’altro perché l’unica versione ufficiale disponibile era in latino.

Tra pochi giorni, invece, la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicherà le traduzioni dei testi in italiano, spagnolo, tedesco, inglese e francese. Saranno le versioni ufficiali e definitive. La Libreria Editrice Vaticana ha già stampato diverse copie e la notizia sarà riportata nel giornale pontificio “L’Osservatore Romano”.

Si tratta di un vademecum sui passi da seguire quando si è in presenza di una possibile apparizione. Diversamente dalla credenza popolare, è sempre il vescovo di ogni luogo che deve studiare, in prima persona, il presunto fenomeno soprannaturale e non il Vaticano. La Sede Apostolica non ha dei periti specializzati o dei ricercatori scientifici, anche se può intervenire in certi casi particolari ed estremi.

Questo nonostante la Curia Romana riceva, ogni anno, diversi faldoni di presunte rivelazioni. Episodi della natura più composita sono inviati alle diocesi. Nei tempi di internet, le notizie di queste visioni si diffondono con velocità tra i fedeli e la facilità di viaggiare favorisce pellegrinaggi spontanei. Questo rappresenta una sfida per le autorità ecclesiastiche.

Una preoccupazione che condivide anche Benedetto XVI, il quale nella sua esortazione apostolica post-sinodale “Verbum Domini” ha riconosciuto la necessità di «aiutare i fedeli nel distinguere bene la parola di Dio delle rivelazioni private», la cui funzione non è quella di completare la rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in un certo periodo storico.

Per identificare la credibilità di un fenomeno straordinario, le norme offrono criteri «positivi» e «negativi». Lo scopo principale è difendere la fede del popolo ed evitare la proliferazione di avocazioni che smentiscono l’insegnamento della Chiesa o che, direttamente, a esso si oppongano.

Una ricerca rigorosa sul presunto fatto è indispensabile per garantire la certezza morale della sua manifestazione. L’equilibrio psichico del «veggente» è una condizione necessaria, così come le sue onestà, rettitudine di vita, sincerità, mansuetudine all’autorità ecclesiastica e capacità per ritornare a una normale vita di fede. Inoltre gli episodi di psicosi o isteria collettiva devono essere esclusi.

Le conversioni da sole non bastano per riconoscere una manifestazione divina, anche se «i frutti spirituali abbondanti e costanti» hanno un loro peso. I messaggi ricevuti dai veggenti devono corrispondere con una dottrina senza errori. Gli elementi di sfiducia costituiscono, ad esempio, un evidente affanno di lucro vincolato con il fatto in questione o degli atti immorali commessi dal soggetto o i suoi seguaci durante o in occasione dello stesso.

Ogni vescovo deve vigilare, informarsi e agire per correggere o prevenire abusi nell’esercizio del culto, per condannare dottrine sbagliate e per evitare il pericolo del falso misticismo. Se si arriva alla certezza di trovarsi di fronte a un episodio divino, il vescovo ha le facoltà di permettere manifestazioni pubbliche di devozione.

La decisione dì pubblicare le norme è stata presa indipendentemente dagli episodi particolari e le sue direttive si applicano in tutti i casi. Ma è anche importante il fatto che saranno pubblicate proprio quando una commissione internazionale creata dal Vaticano studia le presunte apparizioni mariane nel piccolo paesino bosniaco di Medjugorje; un fenomeno di fama mondiale con migliaia di seguaci e accaniti detrattori, sul quale la Santa Sede è disposta a pronunciarsi, secondo dei criteri obiettivi che ora saranno disponibili per tutti i casi di apparizioni.

Andrés Beltramo Alvarez - Città del Vaticano -  Vatican Insider -

 
 
 

ANTONIO SOCCI: L'INSPIEGABILE PACE DI UNA FRAGILE ROCCIA

Post n°7176 pubblicato il 27 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Aveva iniziato il suo pontificato con un appello insolito e drammatico. Ricordo bene quella sua messa di insediamento, il 24 aprile 2005: ero lì, in piazza San Pietro, quando pronunciò, con la sua voce timida, queste terribili parole: “Pregate perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli uni per gli altri, perché il Signore ci porti e noi impariamo a portarci gli uni gli altri

Tornano in mente specialmente oggi, quelle espressioni, di fronte alla tempesta che ha investito il Vaticano. Ero ovvio che Benedetto XVI sapesse bene di cosa parlava. E non avrebbe mai pronunciato una frase del genere se non fosse servita anche al popolo cristiano a capire cosa sarebbe accaduto.

Nel linguaggio tradizionale cristiano peraltro “i lupi” rappresentano non il nemico esterno, non la persecuzione del mondo, ma “il fumo di Satana” – come ebbe a dire Paolo VI – che si insinua nel Tempio di Dio, cioè il male che è dentro la comunità, in noi cristiani, e, quindi, anche (qualche maligno dice: soprattutto) dentro le mura leonine.

Ritengo che sarebbe profondamente ingiusto squalificare in toto la città vaticana come un covo di serpenti, corvi e lupi. Confesso di essermi sorpreso tante volte nel conoscere persone, importanti o no, che all’ombra di san Pietro vivono una fede luminosa, una carità fervente, una vita ascetica inimmaginabile.

Egualmente mi rifiuto di identificare la causa di tutta questa tempesta con il cameriere personale di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, che è stato “fermato” ieri dalla gendarmeria vaticana. Sia perché la presunzione d’innocenza vale anche per lui, sia perché tutti coloro che lo conoscono lo giudicano un uomo buono e devoto al papa, che non può aver commesso un simile tradimento.

Sia perché i documenti pubblicati da Gianluigi Nuzzi provengono non solo dalla corrispondenza del Papa, ma anche da altri uffici vaticani che non sono certo accessibili al signor Gabriele.

Sia perché, infine, la fuoruscita di documenti è stata gestita con una strategia molto scaltra ed elaborata, da addetti ai lavori (o ai livori).

E lascia trasparire dietro – come scrive lo stesso Nuzzi – un certo numero di persone e un’evidente lotta per bande. Scatenatasi sulle macerie della macchina di governo vaticana che sembra francamente da rinnovare radicalmente.

D’altra parte non è un mistero per nessuno che all’interno del mondo ecclesiastico si scatenino talvolta logiche di potere che nulla hanno da invidiare a quelle del mondo.

Tanto è vero che è stato lo stesso Benedetto XVI a mettere in guardia i cardinali dell’ultimo concistoro dalla smania del potere ed è stato sempre lui – in più occasioni – a denunciare il clericalismo, il carrierismo e l’abuso del potere.

In un documento solenne come la sua “Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica” del 10 marzo 2009, con candore evangelico, ma anche con profondo coraggio e trasparenza, ha scritto questo terribile passo:

“Cari Confratelli, nei giorni in cui mi è venuto in mente di scrivere questa lettera, è capitato per caso che nel Seminario Romano ho dovuto interpretare e commentare il brano di Gal 5, 13 – 15. Ho notato con sorpresa l’immediatezza con cui queste frasi ci parlano del momento attuale: ‘Che la libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!’ ”.

Dopo questa scioccante citazione ha aggiunto:

“Sono stato sempre incline a considerare questa frase come una delle esagerazioni retoriche che a volte si trovano in san Paolo. Sotto certi aspetti può essere anche così. Ma purtroppo questo ‘mordere e divorare’ esiste anche oggi nella Chiesa come espressione di una libertà mal interpretata.

È forse motivo di sorpresa che anche noi non siamo migliori dei Galati? Che almeno siamo minacciati dalle stesse tentazioni? Che dobbiamo imparare sempre di nuovo l’uso giusto della libertà? E che sempre di nuovo dobbiamo imparare la priorità suprema: l’amore?”.

Pur con questa chiara e desolante coscienza della realtà, ieri, dalle mura vaticane, è emerso lo stato d’animo del Papa: “addolorato e colpito”. Sono parole tipiche della personalità di Joseph Ratzinger i cui rapporti umani sono improntati sempre a leale sincerità e disarmante candore.

Ho avuto il privilegio di poter trascorrere, in diverse occasioni, del tempo con lui, quando non era ancora papa e fuori da circostanze ufficiali. Nell’ultima, era l’ottobre 2004, sei mesi prima della sua elezione, siamo stati due giorni sulle montagne bellunesi.

Eravamo ospiti di un centro culturale cattolico che, insieme al cardinale, mi aveva invitato a presentare il suo libro “Fede, verità, tolleranza” (Cantagalli).

Ho potuto vederlo nella vita quotidiana, in un contesto familiare, ne ho studiato i gesti, le espressioni e ho toccato con mano la sua sorprendente affabilità, un’umanità plasmata dallo spirito evangelico.

Pur essendo un grande teologo, una delle menti più lucide della sua epoca e pur avendo un ruolo così alto nella Chiesa universale, sorprendeva tutti con la sua semplicità e la sua timida gentilezza.

L’ho visto ogni volta, dopo la colazione del mattino o la cena, bussare alla porta della cucina per ringraziare personalmente, una ad una, le donne che, là dietro, avevano preparato i pasti.

Ricordo la sua gioia – di artista o di fanciullo – nel camminare su un sentiero panoramico in montagna, davanti a tutta la magnificenza delle Dolomiti, e il suo immediato moto di tenerezza per un gattino comparso nel cortile.

Un uomo così, mi dissi, è come indifeso di fronte alla naturale malizia degli uomini. Perché immediatamente aperto alla fiducia. E’ dunque comprensibile il suo dolore per quello che sta accadendo.

Tuttavia papa Ratzinger è anche un vero sapiente, da tutti i suoi gesti e le sue parole traspare la sapienza che viene dall’alto.

In anni lontani, durante una conversazione in cui erano emersi tutti i veleni e le minacce che stavano facendo oscillare paurosamente la barca di Pietro, concluse con disarmante certezza che – in ogni caso – è il Signore stesso che guida la storia e porterà lui in salvo la sua Chiesa.

Ieri lo ha ribadito davanti a 50 mila aderenti del Rinnovamento nello Spirito: “il vento scuote la casa di Dio, ma la casa costruita sulla roccia non cade”. La “roccia” è Cristo. E ciò che il Papa ha chiesto è di testimoniare “la gioia” della sua “attrazione” e della sua amicizia.

Per papa Ratzinger la “vittoria” della Chiesa non è una vittoria mondana, non è un successo legato ai criteri terreni o alle istituzioni vaticane. Ma l’evidenza che la compagnia di Gesù vince il male, il dolore e la morte.

Una volta lo ha spiegato con un’immagine sorprendente e meravigliosa:

“Le vie di Dio sono diverse: il suo successo è la croce…non è la Chiesa di chi ha avuto successo ad impressionarci, la Chiesa dei papi o dei signori del mondo, ma è la Chiesa dei sofferenti che ci porta e credere, è rimasta durevole, ci dà speranza. Essa è ancora oggi segno del fatto che Dio esiste e che l’uomo non è solo un fallimento, ma può essere salvato”.

In questo senso non ha torto lo storico cattolico Franco Cardini che ha affermato: “Lo Stato Città del Vaticano non è la Chiesa. Non bisogna gridare al Cristianesimo offeso e tradito”.

Infatti lo stato Città del Vaticano e pure la Curia sono istituzioni umane, storiche, che potrebbero anche non esserci più, come non c’erano nei primi secoli.

Ma la Chiesa, dietro a Pietro, non crolla, è “la casa costruita sulla roccia”, che rimane fino alla fine dei tempi. E scaturisce dal dono dello Spirito Santo, dai sacramenti e fiorisce nella vita e nei cuori, nella mistica unità dei cristiani. La Chiesa è il luogo della misericordia e della salvezza. Per tutti. Il luogo dei miracoli.

Antonio Socci - da “Libero” -

Per discuterne: http://www.facebook.com/?react=AQDl4nGpvRImQB97#!/pages/Antonio-Socci-pagina-ufficiale/197268327060719

 
 
 

PINGUINI GAY: IL CORRIERE DELLA SERA E LE "MARCHETTE" ALLA LOBBY OMOSESSUALE

Post n°7175 pubblicato il 27 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Non passa giorno che il “Corriere della Sera” non offra ai lettori del suo sito web una storiella, spesso sciocca e frivola, a sfondo omosessuale: Gigi ha detto di amare Lucio, Gina ha dato un bacio saffico a Nunzia, il portaborse dell’ex consigliere dell’assessore alle pari opportunità del comune di Pizzo Calabro ha detto di essere favorevole alle nozze gay, e così via. Titoli sparati e contenuti miseri,  offensivi a nostro avviso, innanzitutto per gli stessi omosessuali che si vedono citati solo per banalità da giornaletto di gossip. Ma si sa, l’opera di “gayzzazione dell’Occidente”, come dice l’omosessuale Walter Siti, e dell’Italia, passa  principalmente dal martellamento ossessivo sul popolo bue. Il 23 maggio si legge sul quotidiano di Ferruccio De Bortoli: “Un «figlio» per la coppia di pinguini gay”. Interessante osservare quelle virgolette attorno alla parola “figlio”…nessuna protesta e macchina del fango contro il “Corriere” (anche se si tratta di animali), da parte della lobby omosessuale, che però scatta quando Francesco D’Agostino fa notare, con grande realismo, che «il matrimonio gay è naturalmente sterile». L’articolo, a dir poco comico se si pensa che siamo sul “primo” quotidiano italiano, è firmato da un certo Elmar Burchia, abbastanza preso in giro dalla rete per scrivere «dei più svariati argomenti senza avere la benché minima competenza in niente» e per, fatto un po’ più grave, per avere il vizietto -così si legge- di copiare le notizie che poi spara sul “Corsera”.
Il testo incomincia subito equiparando palesemente l’adozione omosessuale umana e quella animale, per poi specificare che si vuole parlare di «due esemplari maschi di pinguini “innamorati”» nello zoo di Madrid, che «fanno discutere». Burchia ha quindi citato il custode dello zoo: «Si amano e si corteggiano l’un l’altro come fossero maschio e femmina perciò volevamo dare loro un qualcosa per il quale potessero stare insieme e per questo un mese fa gli abbiamo dato un uovo, per evitare che si deprimessero». Una frase strana quest’ultima, quasi offensiva, che però è completamente inventata dal giornalista del “Corriere”, dato che il custode non l’ha mai pronunciata.  Burchia cita anche la responsabile dei due pinguini, Yolanda Martin, la quale ha il merito di confutare completamente la notizia: «La donna, però, sottolinea che la coppia, in verità, non è gay: “Si tratta solo di due grandi amici“», scrive il giornalista. Si scopre, dunque, che non sono pinguini gay, che il titolo è sbagliato e lo è anche tutta l’introduzione dello stesso giornalista. Nonostante la rivelazione della donna, Burchia comunque continua come se nulla fosse e conclude: «Non è la prima volta che “pinguini gay” salgono agli onori delle cronache». L’importante, appare evidente, è buttare in pasto ai distratti lettori la notizia che anche negli animali è presente l’omosessualità, sperando che non leggano tutto l’articolo. C’è negli animali? Dunque è qualcosa di naturale, da approvare e incentivare, da prendere a modello. Grazie a questa ennesima marchetta del “Corriere della Sera” alla lobby gay, il sito web di “Tempi” ha pubblicato un articolo interessante svelando le evidenti pressioni ideologiche che si celano dietro ad articoli del genere: «se lo fanno gli animali, perché dovrebbero farsi dei problemi i bipedi umani, che sono animali pure loro?». Peccato che, continua l’autore dell’articolo, a questo punto «gli umani pedofili potrebbero ben rivendicare la naturalità delle loro pratiche: hanno l’abitudine di accoppiarsi con esemplari non ancora sessualmente maturi sia le talpe che gli ermellini. E lo stesso potrebbero fare gli stupratori, dato che il sesso forzato è molto diffuso in natura. È praticato sia fra gli insetti (da alcune varietà di ragni) che fra i mammiferi (da erbivori che presentano una forte differenza di stazza fra il maschio e la femmina). Per non parlare degli uccelli: soprattutto oche e anatre arrivano al rapporto sessuale vero e proprio con una serie di violenti assalti alla femmina». Per gli scarabei d’acqua lo stupro è sistematico, anche i delfini dal naso a collo di bottiglia sottomettono la femmina in gruppo. «Il cannibalismo sessuale è un’altra pratica piuttosto diffusa nel mondo animale. In particolare fra i ragni e le mantidi l’uccisione e la divorazione del partner a rapporto avvenuto è molto comune», continua. In una coppia di germani reali è stata osservata perfino la necrofilia (in versione omosessuale) e lo stesso nel rospo delle canne (anche con oggetti inanimati).

La conclusione è ottima: «Volete davvero prendere a modello la sessualità del mondo animale per giustificare la pretesa di “normalizzare” le coppie omosessuali umane e altro ancora? Andate avanti prima voi, noi restiamo dove siamo».

- www.uccronline.it -

 
 
 

SANTO PADRE: DOVE GLI UOMINI VOGLIONO FARSI DIO SI METTONO L'UNO CONTRO L'ALTRO

Post n°7174 pubblicato il 27 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Pentecoste è il battesimo della Chiesa, ed la festa dell’ unione. Oggi siamo siamo tutti più vicini grazie alla tecnologia, ma la comprensione e la comunione tra le persone è “spesso superficiale e difficoltosa.” Il Papa questa mattina ha celebrato le messa nella Solennità di Pentecoste nella Basilica vaticana. Migliaia di fedeli hanno ascoltato la riflessione di Benedetto XVI che ha commentato le letture del giorno partendo da questa considerazione: “ Permangono squilibri che non di rado portano a conflitti; il dialogo tra le generazioni si fa faticoso e a volte prevale la contrapposizione; assistiamo a fatti quotidiani in cui ci sembra che gli uomini stiano diventando più aggressivi e più scontrosi; comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi. In questa situazione, possiamo trovare veramente e vivere quell’unità di cui abbiamo bisogno?”

Che cosa è Babele oggi, chiede il Papa: “Con il progresso della scienza e della tecnica siamo arrivati al potere di dominare forze della natura, di manipolare gli elementi, di fabbricare esseri viventi, giungendo quasi fino allo stesso essere umano. In questa situazione, pregare Dio sembra qualcosa di sorpassato, di inutile, perché noi stessi possiamo costruire e realizzare tutto ciò che vogliamo. Ma non ci accorgiamo che stiamo rivivendo la stessa esperienza di Babele. E’ vero, abbiamo moltiplicato le possibilità di comunicare, di avere informazioni, di trasmettere notizie, ma possiamo dire che è cresciuta la capacità di capirci o forse, paradossalmente, ci capiamo sempre meno? Tra gli uomini non sembra forse serpeggiare un senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco, fino a diventare perfino pericolosi l’uno per l’altro?” Che unità può esserci allora? Gesù ci spiega che cosa è la Chiesa: “ci dice che agire da cristiani significa non essere chiusi nel proprio «io», ma orientarsi verso il tutto; significa accogliere in se stessi la Chiesa tutta intera o, ancora meglio, lasciare interiormente che essa ci accolga. Allora, quando io parlo, penso, agisco come cristiano, non lo faccio chiudendomi nel mio io, ma lo faccio sempre nel tutto e a partire dal tutto: così lo Spirito Santo, Spirito di unità e di verità, può continuare a risuonare nei nostri cuori e nelle menti degli uomini e spingerli ad incontrarsi e ad accogliersi a vicenda.”

L’insegnamento per l’oggi è chiaro: “ Dove gli uomini vogliono farsi Dio, possono solo mettersi l’uno contro l’altro. Dove invece si pongono nella verità del Signore, si aprono all’azione del suo Spirito che li sostiene e li unisce.” E dalla seconda lettura il Papa trae un altro insegnamento: “ Non possiamo, infatti, essere contemporaneamente egoisti e generosi, seguire la tendenza a dominare sugli altri e provare la gioia del servizio disinteressato. Dobbiamo sempre scegliere quale impulso seguire e lo possiamo fare in modo autentico solo con l’aiuto dello Spirito di Cristo.” La conclusione del Papa è un invito a vivere secondo lo Spirito di unità e di verità “e per questo dobbiamo pregare perché lo Spirito ci illumini e ci guidi a vincere il fascino di seguire nostre verità, e ad accogliere la verità di Cristo trasmessa nella Chiesa.”

Prima della preghiera mariana di mezzogiorno il Papa ha annunciato che il prossimo 7 ottobre, all’inizio dell’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, proclamerà san Giovanni d’Avila e santa Ildegarda di Bingen Dottori della Chiesa universale. “Questi due grandi testimoni della fede- ha spiegato- vissero in periodi storici e ambienti culturali assai diversi. Ildegarda fu monaca benedettina nel cuore del Medioevo tedesco, autentica maestra di teologia e profonda studiosa delle scienze naturali e della musica. Giovanni, sacerdote diocesano negli anni del rinascimento spagnolo, partecipò al travaglio del rinnovamento culturale e religioso della Chiesa e della compagine sociale agli albori della modernità. Ma la santità della vita e la profondità della dottrina li rendono perennemente attuali: la grazia dello Spirito Santo, infatti, li proiettò in quell’esperienza di penetrante comprensione della rivelazione divina e di intelligente dialogo con il mondo che costituiscono l’orizzonte permanente della vita e dell’azione della Chiesa.”

 - www.korazym.org -

 
 
 

PENTECOSTE DEL SIGNORE: LA LOTTA TRA IL BENE E IL MALE

Post n°7173 pubblicato il 27 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Carissimi, quante volte nelle riflessioni abbiamo parlato di tempi difficili ma mai come ora il furioso vento del male si abbatte sulla Chiesa e sul Papa. Ha usato armi vecchie e nuove per entrare nelle case, nelle famiglie e in ogni cuore, ha corrotto e indotto a credere che tra il male e il bene  non ci fosse distinzione alcuna e in nome di una illusoria felicità ci ha spinto ad accettare di rinunciare a noi stessi, ai valori fondamentali che da 2000 anni hanno segnato la storia buona dei mondo.
Il Papa ha indetto da novembre l’anno della Fede, perche’ ogni cristiano deve ripartire da lì, confrontarsi nel  suo rapporto con Dio e con le sue azioni, riscoprire il senso della Verità e rifare il percorso per recuperare le radici stesse del suo essere.
Attraverso i media, a scuola, sulle cattedre in ogni luogo purtroppo a volte anche in chiesa si esercita il malefico messaggio macchiavellico in base al quale pur di raggiungere il proprio fine ci si serve di ogni singolo espediente, anche il più subdolo o spietato, indipendentemente da ogni considerazione di carattere morale. Anzi spesso viene invocata una motivazione che risponda ad una parvenza di carattere morale, facendo passare il concetto soggettivo che allora tutto è lecito.   Ed è questo il punto principale: non si capisce più la differenza tra il Bene e il Male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tutto oramai si soggettivizza. Il grande attacco sta proprio nel simulare il Bene usando gli stessi concetti cristiani dell’amore, disorientando anche i fedeli e portando nei  cuori il dubbio e la confusione così facendo si rimettono  tutti i valori in discussione, ormai dichiarati obsoleti.. Il senso del peccato nelle coscienze si affievolisce e prende il suo posto quel “è normale fan tutti così”  ci si convincie che i peccatori sono altri, quelli che i media ci sbattono sulle prime pagine e nei telegiornali ogni giorno.
La famiglia ne viene compromessa, messa in discussione, minata nelle sue radici più profonde e con essa il futuro, che sono i nostri piccoli e i nostri giovani che si ritrovano sempre più soli e vuoti. La verità è manipolata, distorta, alterata, tanto da non riconoscerne più il tratto e comunque sia, fatta passare per  anacronistica.

Il Santo Padre ai cardinali qualche giorno fa ha detto: ” io con voi mi sento protetto e siete i miei amici, c’è una lotta che il Male ha dichiarato alla Chiesa anche travestendosi da Bene». Per chiesa s’intende tutto il popolo di Dio a partire dal Suo Vicario in terra.  Eppure la brezza del Bene soffia instancabile e tanti l’accolgono e accettano di essere minoranza invisibile, mai raccontati, perseguitati, derisi e umiliati ma non cedono perché non seguono la logica del mondo ma solo quella del Vangelo.
Vogliamo dire al Papa che non ha solo i Cardinali per amici, c’è una moltitudine nascosta di cui non si parla, formata negli ultimi 30 anni da Maria Madre del cenacolo, coraggiosa, tenace che non si lascia sedurre e non teme di portare croci e sofferenze per Colui che ha salvato il mondo.   Una moltitudine consapevole di essere continuamente peccatrice ma non lascia spazio alla tristezza e alla depressione perché conosce l’Immensa Misericordia che proprio ora abbondante si china sul mondo intero, pronta a sorreggere chi si apre a Lei.
Un popolo che si lascia guidare e illuminare dallo Spirito Santo e dalla Madre che instancabile ci rincorre e ci educa “ figlioli, siete ancora lontano, attaccati alla terra e alle cose della terra. Perciò vi invito di nuovo: aprite il vostro cuore e il vostro sguardo verso Dio e le cose di Dio”. Quello stesso Spirito che da 2000 anni come ha detto il Papa “irrompendo nella storia, ne sconfigge l’aridità e apre i cuori alla speranza.. lo Spirito del Signore risorto che continua a far risuonare la sua voce e ad illuminare il cammino che conduce a quella Verità che sola può renderci liberi e dare senso pieno alla nostra vita.”

Vogliamo che sappia inoltre che aspiriamo essere quei piccoli e umili servi della Fede come lui stesso ci ha invitato all’incontro con il Rinnovamento: "Adulto, cioè maturo e responsabile - ha spiegato - può essere solo colui che si fa piccolo, umile e servo davanti a Dio".
E come servire al meglio la Chiesa e il Signore affrontando la difficile lotta e il giusto discernimento che dimora in ognuno di noi tra il bene e il male?
L’arma più potente che la Regina della Pace ci implora continuamente è la preghiera del cuore. L’unica arma che il Male teme veramente insieme al digiuno perché attraverso essa possiamo aprire gli occhi della nostra anima riconoscendone la debolezza nella grandezza della sua miseria e desiderare la necessità di fare ricorso a Dio. La preghiera ci fa capire la differenza che c’è nel fare opere buone  per solidarietà o farle per amore di Cristo, come diceva il curato D’Ars: “La preghiera è per la nostra anima ciò che la pioggia è per la terra. Concimate una terra quanto volete, se manca la pioggia, tutto ciò che farete non servirà a nulla. Così, fate opere buone quanto volete, se non pregate spesso e come si deve, non sarete mai salvati”
Buona Pentecoste a tutti

Elisabetta - cenacolo@apostolidellareginadellapace.com -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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