ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 24/06/2012

MERCOLEDI' 24 GIUGNO 1981: IL PRIMO GIORNO DI 31 ANNI FA, MARIA APPARIVA A MEDJUGORJE

Post n°7258 pubblicato il 24 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Per gli abitanti di Medjugorje era un giorno festivo e tutta la gente si è recata in Chiesa per partecipare alla S. Messa. Essa fu celebrata da P. Zrinko ÄŒuvalo, cappellano della parrocchia, perché il parroco P. Jozo Zovko non era in paese in quei giorni: le religiose di Klostar Ivanić lo avevano pregato di predicare gli Esercizi Spirituali per i Voti Perpetui di 24 novizie.Probabilmente una sola persona del villaggio non ha partecipato alla Messa quel giorno: la diciassettenne Vicka Ivankovic, che si era recata a Mostar per sostenere l'esame di riparazione in Matematica. Si era a Giugno e, per le vacanze, erano tornate in paese diverse famiglie che avevano dovuto trasferirsi nelle grandi città come Mostar, Dubrovnik o anche in Germania per trovare lavoro. Il paese di Medjugorje, infatti, offriva solo la possibilità di lavorare i campi o il tabacco e le bocche da sfamare erano molte! Quello è stato un giorno di grande caldo, quel caldo che anche molti di noi avrebbero potuto sperimentare negli anni seguenti recandosi a Medjugorje nei mesi estivi. Non possiamo perciò biasimare Vicka se, come racconta lei stessa a P. Bubalo, dopo essere tornata dall'esame stremata dalla fatica e dal caldo, si è fatta un bel riposino. 

Ma i modi per trovar refrigerio dal caldo sono molti, altre due ragazze, Ivanka Ivankovic e Mirjana Dragicevc giunte a Medjugorje per trascorrervi le vacanze estive, verso le 18, pensano di fare una passeggiata un po' fuori dal paese sotto il monte Crnica, in una zona chiamata Podbrdo, cioè sotto il monte. Passeggiando, si raccontano a vicenda ciò che era successo a entrambe nei lunghi mesi in cui non si erano potute incontrare (Ivanka, infatti, vive a Mostar e Mirjana a Sarajevo). Ad un tratto, volgendo lo sguardo verso la collina, Ivanka esclama: la Madonna sulla collina. Mirjana, senza neanche guardare, risponde: Si, la Madonna non ha niente altro da fare che venire a vedere cosa facciamo noi! e se ne va, stupita che l'amica abbia potuto scherzare in quel modo con il Nome di Dio e della Madonna. Tuttavia, sente nel suo cuore che deve tornare a Podbrdo e capire cosa sta accadendo alla sua amica e quindi ritorna sui suoi passi e vede anche lei quella Signora con un vestito grigio, che teneva un piccolo Bambino in braccio e sente profondamente nel cuore che è la Gospa (Madonna). Ella faceva loro cenno con la mano di avvicinarsi, ma esse ebbero paura e scapparono. Mentre si dirigevano verso le case, incontrarono Milka Pavlovic, sorella di Marija, che chiede loro di aiutarla a far rientrare le pecore nel recinto, che era proprio vicino al luogo dove Ivanka e Mirjana avevano visto la Gospa. Infatti, la videro di nuovo nello stesso luogo e anche Milka ebbe, solo per quel giorno, il dono di vedere Maria. Dirà in seguito: La Madonna era già là, non apparve all'improvviso. Non sapevamo cosa fare!. Vicka intanto, ignara di tutto ciò che stava succedendo alle amiche, si godeva il suo riposino finché sua sorella Zdenka, per farle uno scherzo, la svegliò di soprassalto dicendole: Svegliati! Se no farai tardi a scuola!. Solo allora Vicka si ricordò che anche lei era stata invitata da Mirjana e Ivanka ad unirsi alla loro passeggiata ed esce in gran fretta per raggiungerle ma dove? Ha l'idea di passare dalla zia di Mirjana e madre di Jakov e lei le dice che le avrebbe trovate a Podbrdo dove avevano detto che sarebbero andate e infatti eccole là insieme a Milka, ma, cosa strana, fissavano intensamente qualcosa e sembravano impaurite.

Milka fa segno con la mano a Vicka di avvicinarsi e, quando anche lei giunge vicino a loro, tutte insieme le tre ragazze le dicono: Vicka, ecco lì la Madonna!, ma lei, senza guardare, pensando che le amiche volessero prenderla in giro o che fossero state morse da qualche serpente, si tolse le ciabatte e fuggì. A un certo punto della strada verso il villaggio, Vicka si mise a sedere per terra e cominciò a piangere. Mentre era là giunsero Ivan Ivancovic e Ivan Dragicevc, che aveva in mano un sacchetto di mele. Vicka disse loro: Venite a vedere la Madonna!. Ivan Ivankovic disse al suo amico: Lascia stare, è pazza!. Alla fine l'insistenza di Vicka ha la meglio e i due Ivan insieme a Vicka tornano a Podbrdo dove vedono anch'essi la Gospa. Vicka racconta così quegli attimi: Rimasi là, non potevo muovermi ma non guardavo su. Dopo un po' ho alzato la testa, ma non di mia volontà. Descriverà la Gospa come una giovane meravigliosa, con il Bambino in braccio, che continuamente copriva e scopriva. Ci faceva segno con le mani di avvicinarci a lei. E disse ancora che aveva un vestito grigio, capelli neri mossi sotto il velo bianco e che intorno al capo aveva una corona di dodici stelle che non era sostenuta né legata da nulla.

Ivan Dragicevc appena vide la Gospa per lo spavento fuggì via, Ivan Ivankovic, invece, riferì in seguito di aver visto una figura tutta bianca in movimento.

Anche Vicka però è un po' impaurita e, dopo essere rimasta a contemplare la Signora per cinque o sei minuti, scappa via. A questo punto Mirjana dice a Ivanka: Forse è meglio che ce ne andiamo anche noi e non avevo finito la frase, che già eravamo dirette verso le case.

Ho tentato fin qui di tracciare, citando puntualmente le testimonianze dei veggenti stessi, un quadro il più possibile preciso degli avvenimenti accaduti tra le 17:00 e le 18:00 di quel fatidico 24 Giugno 1981. Ora cercheremo di capire cosa è successo quando essi sono tornati nelle loro case. Sappiamo, per sommi capi, come andò in casa di Mirjana, di Ivan, di Milka e di Vicka. Su ciò che accadde in casa di Ivanka non ho alcuna fonte e, perciò, tralascerò di parlarne.

Il primo a scappare e quindi a giungere a casa, come abbiamo visto sopra, fu Ivan Dragicevic. Lui stesso ci racconta ciò che fece: A casa non dissi niente a nessuno. Avevo mille domande: Possibile? Avevo paura che venisse nella mia stanza!.

La paura provata da Ivan e dagli altri ragazzi non ci deve stupire: i ragazzi, vivendo in un paese comunista, non avevano mai sentito parlare di altre apparizioni, né della possibilità di tali eventi.

Vicka invece ci riferisce quanto segue: Ero molto felice, ma anche impaurita. Avevo paura e al tempo stesso mi sentivo felice. Mi sono buttata sul divano e continuavo a piangere. Avevo solo voglia di piangere. Così poi ci racconta le reazioni di coloro che ascoltavano il suo racconto: Avvenne di tutto. Qualcuno forse ci ha creduto, qualcuno si è meravigliato; chi interpretava il fatto in un modo e chi in un altro. Addirittura che si è trattato di un disco volante. E così si è detto di tutto. Ma, nonostante lo straordinario avvenimento che era avvenuto, Vicka è rimasta con i piedi ben piantati sulla terra. Infatti subito dopo aggiunge che tutti sono andati a dormire perché All'indomani presto bisognava raccogliere il tabacco, portare le bestie al pascolo e fare tante altre cose. Questa frase di Vicka vale più di mille trattati in difesa della normalità e semplicità dei ragazzi. Nessuno di loro si è montato la testa. (....)

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STORIA DELLA MISTICA CATERINA EMMERICK

Post n°7257 pubblicato il 24 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Don Marcello Stanzione è l’autore del libro Anna Caterina Emmerich. Tra visioni di santi, angeli e anime del Purgatorio, edito dall’editrice Gribaudi di Milano.

L’otto settembre del 1774 a Plamsche viene alla luce Anna Caterina Emmerick, l’evento fu annunciato da un volo di bellissime colombe bianche che nessun contadino della zona possedeva. E’ interessante sottolineare che in questo giorno la Chiesa cattolica celebra la nascita della Madonna.

Ella fu battezzata nella chiesa parrocchiale di San Giacomo a Cohesfeld, durante la cerimonia, come ella stessa racconta ella vide Maria con il Bambino Gesù che le donò un anello simbolo del suo fidanzamento spirituale con il Figlio di Dio. Inoltre la piccola vide presenti al rito del battesimo il suo angelo custode e le sue due sante patrone protettrici: Santa Anna e santa Caterina.

A 7 anni, la bambina sperimentò profondamente la presenza di Dio e dopo questa effusione di luce soprannaturale iniziò a dedicarsi alla preghiera notturna: ogni notte si destava dal letto e pregava alcune ore con il suo angelo custode, talvolta rimaneva in meditazione fino all’alba.

Per svegliarsi durante la notte e pregare insieme al suo celeste protettore o alle Anime del Purgatorio, usava una pietra come cuscino, una tavola di legno come materasso e inoltre portava una corda piena di nodi intorno alla vita. Tutto ciò serviva a rendere il suo corpo indifferente alle sofferenze e pronto ad espiare per le Anime dei trapassati.

Annetta fin da bambina si allenò in una dura penitenza rifiutando tutto ciò che poteva piacere a una fanciulla della sua età, ad esempio spesso deponeva sull’altarino della sua stanza le mele e altra frutta che avrebbe dovuto mangiare dicendo: “Io lo dono a te, mio Dio, affinché tu lo possa donare ai più poveri e agli affamati”.

Fin da piccola prese volentieri le pene ed i bisogni degli altri su di sé espiandone le colpe con preghiere continue e dure penitenze. Quando sarà adulta spesso nell’assistere i moribondi chiedeva al Signore che mitigasse le loro sofferenze inviando a lei i loro patimenti.

Annetta aveva un particolarissimo affetto per le Anime del Purgatorio. Ancora fanciulla, con gli occhi dell’anima si vide trasportata dal suo angelo custode nel Purgatorio, l’angelo le mostrò quali grandi sofferenze pativano le Anime purganti. Dopo una fortissima preghiera interiore per quelle anime, la fanciulla sentì spesso le loro parole riconoscenti: “Io ti ringrazio!”.

Quando fu grande, alla gente incuriosita che le domandava perché offrisse tante preghiere e tante espiazioni, Anna Caterina così rispondeva: “Non posso dire chi mi ha insegnato ciò, ma il motivo è legato alla sofferenza del mondo.

Ho sempre percepito che tutti siamo un solo corpo con Gesù Cristo, perciò sono cosciente di dover partecipare con le mie sofferenze al dolore altrui. Fin dall’infanzia ho supplicato il buon Dio di darmi le sofferenze dei peccatori affinché potessi pagare le loro colpe e le loro afflizioni. Pregai intensamente il Bambino Gesù di esaudirmi in questa supplica e, presto, dopo tali preghiere, sentii sul mio corpo e nella mia anima i dolori dei sofferenti”.

La sua intensa vita di preghiera non le impediva anche un’intensa operosità: aiutava per tutto il giorno la madre nei servizi domestici, a mungere le pecore e nel duro lavoro dei campi, spesso le sue sorelle maggiori erano ammalate e Annetta doveva svolgere anche il loro lavoro. Approfittava del tempo del lavoro anche come tempo di orazione mentale in modo particolare quando portava le pecore al pascolo era felice perché contemplava intensamente il mondo soprannaturale.

Con la contemplazione delle parole del “Credo”: “Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra”… vedeva l’immagine della creazione invisibile: le miriadi di spiriti celesti, la loro natura e la loro caduta. La bambina raccontava le sue esperienze mistiche agli amici e alla famiglia, lasciandoli meravigliati; gli stessi ritenevano che Annetta avesse appreso quelle cose così superiori alla sua età da qualcuno o da un libro. Una volta, a scuola, rispose ad una domanda del Catechismo rifacendosi alle sue visioni, ovviamente divenne subito oggetto di scherno da parte della classe ed il maestro l’ammonì a non dire mai più simili “stravaganze”.

Da allora la piccola, per prudenza, imparò a tacere e comprese che le sue contemplazioni, dono della grazia divina, dovevano rimanere riservate nell’intimità della sua anima. Quando pascolava il gregge, riceveva frequentemente le apparizioni di Gesù, della Madonna, del suo angelo custode, di san Giovanni e di altri santi, ed era convinta che anche gli altri cattolici possedessero normalmente questa facoltà spirituale. Ella considerava Gesù come suo fratello, Maria come sua Madre, l’angelo custode ed i santi come suoi amici intimi.

Fin dall’infanzia, Anna Caterina si sentì fortemente attratta dal convento dell’Annunziata di Cohesfeld dove il suo papà a causa di un voto fatto offriva ogni anno un vitello grasso. Quando il padre portava l’offerta al convento le suore lo esortavano a far entrare in clausura la sua Annetta e la bambina diceva che con piacere sarebbe rimasta in convento invece di ritornarsene a casa.

Ogni giorno il rintocco delle campane la riportavano al convento dell’Annunziata. Anna Caterina non aveva ancora sei anni quando iniziò a vedere il diavolo. Ovviamente Satana era urtato per tanta santità e cercava di ostacolarla. La veggente fu infatti esposta ai duri assalti del maligno e se il suo angelo custode era la sua particolare guida così satana divenne il suo più accanito avversario. Questi cercò di terrorizzare la fanciulla manifestandosi sotto molteplici aspetti terrificanti perché in tal modo voleva impedire le orazioni notturne e le offerte espiatorie della stessa. Dio in queste difficili situazioni le inviò il suo angelo custode: frequentemente Anna intravedeva una luce magnifica dalla quale si stagliava la radiosa bellezza dell’angelo.

Era trasparente ed indossava un abito luminoso; l’angelo allora le si avvicinava e le insegnava la dottrina spirituale. L’angelo custode aveva una duplice missione nei suoi riguardi: innanzitutto guidare la sua anima nell’aldilà e in seguito vegliare sulla sua innocenza battesimale affinché non si macchiasse di alcuna colpa. Anna rimase sempre attenta agli insegnamenti del suo angelo e grazie a lui si inoltrò sempre più in una via di santità.

La ragazza, grazie alla mediazione angelica, possedeva la conoscenza interiore dei segreti della natura e sapeva riconoscere le erbe curative da quelle dannose. In tal modo Dio aveva elevato l’anima di Anna alla conoscenza dei misteri che solo gli angeli possono penetrare. Infatti, a livello culturale umano, essa frequentò la scuola solo per un brevissimo tempo perché allora non esisteva l’obbligo di frequenza ed inoltre la campagna comportava un grande lavoro sia per gli adulti sia per i bambini. Secondo le testimonianze Anna non sapeva scrivere perché aveva frequentato solamente per quattro mesi la scuola di Plamsche eppure ella grazie all’angelo sapeva leggere.

A sette anni Anna Caterina fu ammessa al sacramento della Confessione e il sacerdote dopo averla ascoltata le disse: “Bambina mia tu non hai mai commesso nessun peccato mortale!”.

Ritornando a casa non comprò il pane bianco come si usava fare in Germania per festeggiare la prima confessione, ma regalò i soldi ad un povero affinché Dio potesse perdonarle i peccati. Infatti il timore di cadere nel più piccolo dei peccati la indirizzò a grandi vette spirituali. Dopo la prima confessione iniziò a parlare delle sue particolari rivelazioni al sacerdote, ma sua madre la rimproverava dicendo che erano delle illusioni.

A dodici anni, nel 1786, ricevette la prima Comunione ed ella vide amministrare il Santissimo Sacramento dal suo angelo custode. Durante la Messa di prima Comunione Anna Caterina vide santa cecilia che le parlò del martirio e la scorse mentre visitava papa Urbano nelle Catacombe, quel papa che veniva alimentato dagli angeli con la manna celeste.

All’indomani della sua prima Comunione trovò nel baule dei vestiti dei panini delicatissimi come simbolo di benedizione dall’Alto. In seguito la fanciulla iniziò a portare il cilicio e indossava una sottoveste di tessuto molto grossolano che le irritava la pelle. Quando più tardi entrerà in convento ella fu costretta a diminuire queste mortificazioni perché il suo confessore non glielo consentiva. Il testo di don Marcello Stanzione che si legge tutto di un fiato per la sua interessante gradevolezza presenta i numerosi contatti mistici e le visioni che la beata ebbe con i santi, gli angeli e le anime del purgatorio.

- Alfonso Maraffa - ZENIT -

 
 
 

STUDI IMPORTANTI MOSTRANO GRAVI PROBLEMI PER I BIMBI CRESCIUTI DA GENITORI OMOSESSUALI

Post n°7256 pubblicato il 24 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La rivista scientifica “Social Science Research” ha pubblicato due studi molto interessanti sulle problematiche dei bambini cresciuti all’interno di una relazione omosessuale.

Sono studi importanti in quanto riequilibrano le posizioni in campo: finora, infatti, le prime ricerche su questo tema hanno sostenuto la non-differenza, negando le diversità tra i bambini di coppie eterosessuali e omosessuali, successivamente ricerche promosse dalla lobby gay hanno tentato addirittura di sostenere una crescita migliore da parte dei figli di omosessuali. Ma, come ha spiegato Francesco Paravati, presidente della Società Italiana di Pediatria Ospedaliera (SIPO), «le problematiche delle “nuove famiglie” sono fenomeni recenti, tutti i risultati di qualunque organismo scientifico sono perciò preliminari e non definitivi». Anche Rosa Rosnati, docente di Psicologia sociale alla Cattolica di Milano, ha spiegato che attualmente le ricerche sul tema «sono su gruppi molto piccoli e condotte a breve termine. È ovvio che un bambino possa vi­vere con due genitori dello stesso sesso. Dal punto di vista biologico e psicologico, però, un figlio ha bisogno di un uomo e di una don­na per crescere. Poi, certo, ci possono essere figure sostitutive, che assicurano buone rela­zioni. Ma un conto è ciò che è preferibile e un altro è la capacità di adattamento dell’essere umano».

Uno di questi due nuovi studi è quello del sociologo dell’Università del Texas, Mark Regnerus, il quale vanta di un impianto metodologico inedito quantitativamente e qualitativamente, sia perché si basa sul più grande campione rappresentativo casuale a livello nazionale, sia perché per la prima volta fa parlare direttamente i “figli” (ormai cresciuti) di genitori omosessuali, dimostrando che il 12% pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie etero), sono più propensi al tradimento (40% contro il 13%), sono più spesso disoccupati (28% contro l’8%), ricorrono più facilmente alla psicoterapia (19% contro l’8%), sono più spes­so seguiti dall’assistenza sociale rispetto ai coetanei cresciuti da coppie etero­sessuali sposate. Nel 40% dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l’8%), sono genericamente meno sani, più poveri, più inclini al fumo e alla criminalità.

L’autore dello studio ha spiegato che non si vuole esprimere un giudizio sulle capacità genitoriali delle coppie dello stesso sesso, ma prendere semplicemente atto di una diversità di questi figli, che si traduce spesso in un problema. Tuttavia si domanda se valga la pena «spendere un significativo capi­tale politico ed economico per supportare queste nuove ma rare famiglie, quando gli a­mericani continuano a fuggire dal modello di genitori biologici eterosessuali sposati, di gran lunga più comune ed efficace e ancora, alme­no a giudicare dai dati, il posto più sicuro per un bambino». Anche lui riconosce che i pochi studi finora pubblicati, che sostengono la teoria della “nessuna differenza” tra bambini cresciuti in famiglie etero e gay, «si basano su dati non casuali e non rappresentativi, utilizzano campioni di piccole dimensioni che non consentono la generalizzazione alla popolazione più ampia di famiglie gay e lesbiche».

Il secondo studio è stato realizzato da Loren Marks della Louisiana State University, nel quale si critica fortemente la posizione dell’American Psychological Association (APA), secondo la quale i figli di genitori gay o lesbiche non sono svantaggiati rispetto a quelli di coppie eteorsessuali. La studiosa ha analizzati i 59 studi citati dall’APA per sostenere la propria tesi, dimostrando che essi mancano di campionamento omogeneo (1), gruppi di confronto (2), caratteristiche del gruppo di confronto (3), presenza di dati contraddittori (4), portata limitata degli esiti dei bambini studiati (5), scarsità di dati sul lungo termine (6) e mancanza di potenza statistica (7). La conclusione è che le forti affermazioni, comprese quelle compiute dall’APA, non sono empiricamente giustificate. La ricercatrice si è dunque allineata al giudizio del prestigioso psicologo Nicholas Cummings, ex presidente dell’American Psychological Association, secondo cui «l’APA ha permesso che la correttezza politica trionfasse sulla scienza, sulla conoscenza clinica e sull’integrità professionale. Il pubblico non può più fidarsi della psicologia organizzata per parlare di prove, piuttosto si deve basare per quel che riguarda l’essere politicamente corretti. Al momento la governance dell’APA è investita da un gruppo elitario di 200 psicologi che si scambiano le varie sedi, commissioni, comitati, e il Consiglio dei Rappresentanti. La stragrande maggioranza dei 100.000 membri sono essenzialmente privati ​​dei diritti civili». Secondo David J. Eggebeen, del Department of Human Development and Family Studies della Pennsylvania State University, lo studio della Marks «offre argomenti ragionevoli per una maggiore cautela nel trarre forti conclusioni basate sulla ricerca disponibile».

E’ inutile dire che la prevedibile reazione (a dir poco animalesca) della lobby gay a questi risultati è stata davvero violenta. I commenti sono stati questi: “odiosi bigotti”, “gregari dell’Opus Dei”, “dovrebbero vergognarsi”, presentano dati “”intenzionalmente fuorvianti” e “cercano di screditare i genitori gay e lesbiche”, “scienza spazzatura” e “disinformazione pseudo-scientifica”. Addirittura qualcuno ha auspicato «l’inizio della fine della credibilità di Mark Regnerus per le agenzie di stampa rispettabili». Altri parlano anche di minacce personali alla sua famiglia. Tuttavia, come ha fatto notare il “New York Times”, al di là dell’isterismo omosessualista, «gli esperti esterni, in generale, hanno detto che la ricerca è stata rigorosa, fornendo alcuni dei migliori dati sul tema». Ma che però non sarebbero «rilevanti nel dibattito sul matrimonio e adozione gay». Non la pensa così W. Bradford Wilcox, docente di Sociologia presso l’Università della Virginia, secondo cui invece «lo studio di Regnerus ci sta portando ad un nuovo capitolo. Il primo capitolo ha suggerito che non vi è alcuna differenza, il secondo ha detto che ce ne sono e il terzo capitolo sta cercando di capire le differenze».

Sono arrivate anche critiche serie, come è normale per ogni studi scientifico, le quali si sono concentrate quasi esclusivamente sullo studio di Regnerus. Tuttavia, anche tra i polemici come il demografo Cynthia Osborne, si riconosce che «lo studio Regnerus è il più scientificamente rigoroso della maggior parte degli altri studi in questo settore». Allo stesso modo, il sociologo della Pennsylvania State University Paul Amato, scrive che «è probabilmente il meglio che possiamo sperare, almeno nel prossimo futuro». Walter Schumm, docente di “Family Studies and Human Services” presso la Kansas State University ha commentato: «Una cosa è certa: questo studio rappresenta un serio tentativo di ottenere informazioni obiettive che raramente sono state disponibili prima, e non deve essere liquidato semplicemente a causa del disagio che può provocare». Anche per uno dei più noti network scientifici, PhysOrg, lo studio «fornisce nuove e convincenti prove che numerose differenze di benessere, sociali ed emotive, esistono tra i giovani adulti cresciuti da donne lesbiche e coloro che sono cresciuti in una famiglia tradizionale».

Da - //www.uccronline.it/2012/06/20/studi-mostrano-gravi-problemi-per-i-bimbi-cresciuti-da-genitori-omosessuali/ - libertaepersona.org -

 
 
 

ARRIVEDERCI ENRICHETTA! DECEDUTA SABATO SCORSO, L'ULTIMA FIGLIA DEI BEATI LUIGI E MARIA QUATTROCCHI

Post n°7255 pubblicato il 24 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sabato 16 giugno, alle ore 16,20, è volata in cielo Enrichetta Beltrame Quattrocchi, figlia dei Beati Luigi e Maria, sorella di Suor Cecilia, don Tarcisio e Padre Paolino.

Enrichetta è venuta alla luce il 6 aprile 1914, dopo una gravidanza, la quarta, che si è svolta senza problemi fino al quarto mese, ma poi si è rivelata a grave rischio di morte per quei tempi, con emorragie continue per placenta previa.

Un ginecologo di fama decretò in quella occasione una duplice sentenza di morte e consigliò senza mezzi termini l'interruzione della gravidanza, per salvare almeno la madre. A fronte dei tali fondati timori, Luigi e Maria, diafana e anemizzata, incrociarono i loro sguardi impietriti, li puntarono sul Crocifisso che dominava la parete e, in totale sintonia di fede, opposero il loro inequivocabile "no". Era un sì alla vita di Enrichetta.

Don Tarcisio racconta: "Il ginecologo, interdetto e disorientato, in piedi al capezzale di Maria, si rivolge a nostro padre con una replica ancora più esplicita e impietosa: 'Ma non si rende conto, avvocato, che in questo modo lei si dispone a restar vedovo con tre bambini a cui provvedere?' (...) Ancora un incrocio di sguardi velati dalle lacrime trattenute a fatica, e senza esitazioni il no rimane no!".

Enrichetta aggiunge: «La risposta negativa data al ginecologo coinvolgeva quasi più nostro padre che la mamma: le conseguenze, infatti, previste dal medico avrebbero pesato moltissimo sì sulla mamma, che avrebbe sacrificato la sua ancor giovane vita, ma mi pare ancor più su nostro padre, che privato della sposa che amava quasi più di se stesso, avrebbe dovuto pensare a tirare su i tre piccoli virgulti di 8, 6 e 4 anni».

Redi Maghenzani, il regista dello spettacolo "Un'aureola per due" descrive la scena: "Una cappa di piombo incombe su tutta la famiglia. Unica fonte di luce la illimitata fiducia in Dio e nella santissima Vergine. La piena, totale comunione dei due cuori si fa più salda che mai". Infatti quel periodo fu considerato a distanza da tutta la famiglia come una riserva di grazie, tant'è che quando Enrichetta ricordava alla mamma le sofferenze patite per la sua nascita, Maria la correggeva lodando piuttosto la prodigalità di Dio.

Enrichetta, la figlia che non doveva nascere, è stata molto longeva (98 anni compiuti) e soprattutto è rimasta al fianco dei genitori, assistendoli fino alla morte, nella sua consacrazione laica a Dio. E' stata anche un richiamo luminoso per i fratelli, don Tarcisio e Padre Paolino, quando i genitori non c'erano più e la casa di via Depretis continuava ad essere meta di amici, ammiratori, sposi desiderosi di vivere una più profonda spiritualità coniugale e familiare.

Non pochi a Roma ricordano Enrichetta come professoressa di storia dell'arte negli istituti superiori, come volontaria della Croce Rossa, dell'ACISJF (l'Associazione Cattolica Internazionale al Servizio della Giovane - Protezione della Giovane) e della San Vincenzo.

Dal giugno 2010 Enrichetta ha voluto fortemente e sostenuto l'associazione ispirata ai suoi genitori, a servizio delle famiglie, denominata AMARLUI, con un'impronta di spiritualità laicale e sponsale. Ci ha chiamato a presiederla investendo fiducia soprattutto nel buon Dio e nell'assistenza dei suoi genitori.

Con lei l'associazione ha organizzato una riuscita manifestazione nel decimo anniversario della Beatificazione, 25 novembre 2011, in Campidoglio, presenti, tra gli altri, Mons. Luciano Suriani, Maria Voce presidente del Movimento dei focolari, Salvatore Martinez, presidente del Movimento dei carismatici.

Enrichetta ha testimoniato in innumerevoli occasioni la sua gioia per aver sperimentato gli infiniti doni scaturiti dall'unità d'amore e di fede tra i genitori, nel loro forte attaccamento al Cristo e alla Chiesa. Lo ha fatto in modo speciale tutte le volte che si commuoveva ascoltando gli attori che leggevano brani delle lettere di Maria e Luigi, accompagnati dalle musiche di Giacomo Maria Danese. Faceva di tutto per raggiungere, salvo impedimenti, le diverse città in cui veniva rappresentato lo spettacolo (oltre 65 volte).

Al termine dell'ultima rappresentazione, in occasione del Decimo anniversario della Beatificazione il 25 novembre 2011 alla Domus Pacis, (organizzato in sintonia con l'Ufficio Famiglia della CEI), Enrichetta concludeva: «La loro vita di coppia è stata caratterizzata da una gara di rispetto, di dedizione, di reciproca amorevole dipendenza e ubbidienza, in una comune ricerca del "meglio" dell'altro, a livello eminentemente spirituale, in una sintonia di anime nella quale lo stesso concetto di ubbidienza veniva superato da una trascendente esigenza di carità, proiettata, da una parte e dall'altra alla realizzazione di quanto potesse essere di maggior gradimento e di maggior bene per l'altro, anche nell'amorevole esercizio della correzione fraterna, o di sinceramente umile consultazione».

Ora che Enrichetta ha raggiunto i suoi in Paradiso, molti desiderano onorare tutta la famiglia, in quanto tale, per aver vissuto e testimoniato una sorta di santità collettiva, ciascuno a suo modo e nella specifica vocazione. L'associazione Maria e Luigi, da lei tanto desiderata, continuerà a fare la sua parte per rafforzare la rete già esistente con gruppi in 20 diocesi e con contatti con una quindicina di Paesi all'estero.

- ZENIT -

 
 
 

24 GIUGNO NATIVITA' DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Post n°7254 pubblicato il 24 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Giovanni Battista è l'ultimo profeta dell'Antico Testamento e il primo Apostolo di Gesù, perché gli rese testimonianza ancora in vita. È tale la considerazione che la Chiesa gli riserva, che è l'unico santo dopo Maria ad essere ricordato nella liturgia, oltre che nel giorno della sua morte (29 agosto), anche nel giorno della sua nascita terrena (24 giugno); ma quest'ultima data è la più usata per la sua venerazione, dalle innumerevoli chiese, diocesi, città e paesi di tutto il mondo, che lo tengono come loro santo patrono.
E il santo più raffigurato nell'arte di tutti i secoli; non c'è pala d'altare o quadro di gruppo di santi, da soli o intorno al trono della Vergine Maria, dove non sia presente questo santo, rivestito di solito con una pelle d'animale e con in mano un bastone terminante a forma di croce.
Senza contare le tante opere pittoriche dei più grandi artisti come Raffaello, Leonardo, ecc. che lo raffigurano bambino, che gioca con il piccolo Gesù, sempre rivestito con la pelle ovina e chiamato affettuosamente "San Giovannino".
Ciò testimonia il grande interesse, che in tutte le epoche ha suscitato questo austero profeta, così in alto nella stessa considerazione di Cristo, da essere da lui definito "Il più grande tra i nati da donna".
Nel Vangelo di San Luca (1, 5) si dice che era nato in una famiglia sacerdotale, suo padre Zaccaria era della classe di Abia e la madre Elisabetta, discendeva da Aronne. Essi erano osservanti di tutte le leggi del Signore, ma non avevano avuto figli, perché Elisabetta era sterile e ormai anziana.
Un giorno, mentre Zaccaria offriva l'incenso nel Tempio, gli comparve l'arcangelo Gabriele che gli disse: "Non temere Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché sarà grande davanti al Signore" e proseguendo nel descrivere le sue virtù, cioè pieno di Spirito Santo, operatore di conversioni in Israele, precursore del Signore con lo spirito e la forza di Elia.

Dopo quella visione, Elisabetta concepì un figlio fra la meraviglia dei parenti e conoscenti; al sesto mese della sua gravidanza, l'arcangelo Gabriele, il messaggero celeste, fu mandato da Dio a Nazareth ad annunciare a Maria la maternità del Cristo e la  venuta del precursore:  anche Elisabetta, tua parente, nella vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio.

Maria allora si recò dalla cugina Elisabetta per farle visita e al suo saluto, declamò il bellissimo canto del Magnificat,  per le meraviglie che Dio stava operando per la salvezza dell'umanità e mentre Elisabetta esultante la benediceva, anche il figlio che portava in grembo sussultò di gioia.
Della sua infanzia e giovinezza non si sa niente, ma quando ebbe un'età conveniente, Giovanni conscio della sua missione, si ritirò a condurre la dura vita dell'asceta nel deserto, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico.
Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio (28-29 d.C.), iniziò la sua missione lungo il fiume Giordano, con l'annuncio dell'avvento del regno messianico ormai vicino, esortava alla conversione e predicava la penitenza.
Molti cominciarono a pensare che egli fosse il Messia tanto atteso, ma Giovanni assicurava loro di essere solo il Precursore: Io vi battezzo con acqua per la conversione, ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di sciogliere il legaccio dei sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Alla delegazione ufficiale, inviatagli dai sommi sacerdoti disse, che egli non lo era affatto il Messia, ma che anzi Egli era già in mezzo a loro, ma essi non lo conoscevano; aggiungendo Io sono la voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia.
Anche Gesù si presentò al Giordano per essere battezzato e Giovanni quando se lo vide davanti disse: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! e a Gesù: "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?" e Gesù: "Lascia fare per ora, poiché conviene che adempiamo ogni giustizia".
Allora Giovanni acconsentì e lo battezzò e vide scendere lo Spirito Santo su di Lui come una colomba, mentre una voce diceva: "Questo è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto". Da quel momento Giovanni confidava ai suoi discepoli:"Ora la mia gioia è completa. Egli deve crescere e io invece diminuire" (Gv 3, 29-30).
 
Autore: Antonio Borrelli

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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