ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 21/09/2012

I SANTI DI GIOVANNI PAOLO II

Post n°7455 pubblicato il 21 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Più di milletrecento beati (per l’esattezza 1345) e 483 santi. Sono le persone beatificate e canonizzate da Giovanni Paolo II. Perché così tante? Per rispondere bisogna pensare a come è cambiata l’idea di santità dopo il Concilio Vaticano II. Se prima i beati e i santi erano visti per lo più come figure eroiche, quasi poste sopra un piedistallo o fra le nuvole, irraggiungibili per i comuni mortali, dal Concilio in poi la santità è stata proposta di vita rivolta a tutti i battezzati, compresi i credenti laici. É da allora che i santi hanno incominciato, per così dire, a scendere dagli altari per diventare esempi di vita quotidiana. In questo modo la santità non è stata banalizzata, ma proposta in modo più efficace.

La santità è ovunque, in ogni ambito della vita

 Alcune figure sono particolarmente significative. Penso a un giovane dinamico e sportivo come Pier Giorgio Frassati, nato nel 1901, morto a soli ventiquattro anni e beatificato nel 1990, considerato un esempio di giovane laico cattolico impegnato nel sociale. Penso a Gianna Beretta Molla, medico e madre di famiglia, canonizzata nel 2004, morta a quarant’anni nel 1962 per aver scelto, nonostante un tumore, di consentire la nascita della sua quarta figlia. Penso ai coniugi Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Luisa Corsini, vissuti a Roma tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, proclamati beati nel 2001 proprio in quanto marito e moglie, come esempio di santità maturata nella vita di coppia. Ma penso anche a un missionario come Daniele Comboni (1831-1881), proclamato santo nel 2003 per aver speso la sua vita al servizio del riscatto dei popoli africani, contro ogni discriminazione razziale.

Tutto questo per dimostrare che la santità può e deve essere cercata e trovata ovunque, in ogni ambito della vita, non solo nel chiuso delle sacrestie o dei conventi.

Non dimentichiamo poi che nel corso dei suoi viaggi Giovanni Paolo II ha beatificato e canonizzato anche persone lontane dalla cultura europea, dimostrando così che la santità può germogliare in ogni terreno se questo è debitamente nutrito con la parola di Gesù.

I santi hanno particolare valore per la vita della Chiesa lì dove i cristiani soffrono o hanno sofferto persecuzioni. Ecco perché il Papa, specialmente durante i viaggi, ha proclamato beati e santi tanti martiri della fede, rilanciando l’immagine del martirio come massima espressione di fedeltà e suprema offerta di sé al Signore.

Una riflessione merita Madre Teresa di Calcutta, che conosciamo come la santa dei moribondi, missionaria determinata e intraprendente, ma fu anche una donna fragile, sottoposta per lungo tempo a una tremenda prova spirituale: la sensazione cioè di essere abbandonata da Dio, di non sentire più la sua voce, una “notte dell’anima” che non è rara nei mistici e che Madre Teresa paragonò al castigo dei dannati dell’inferno.

Due su tutti

Prima di terminare vorrei ricordare la domanda che mi pose anni fa un giovane: quali i santi più importanti del ventesimo secolo? Messo alle strette, e consapevole che la scelta è opinabile, ho fatto due nomi: Edith Stein e Massimiliano Kolbe, perché mi sembra che entrambi siano i simboli del rapporto drammatico fra un cristianesimo vissuto nel segno della fedeltà totale e un mondo segnato dalla barbarie di chi vuole annientare la dignità umana. Ebrea di nascita, filosofa, carmelitana, martire, Edith Stein (1891-1942) porta iscritta nella sua stessa vita, come ha detto papa Wojtyla, “una sintesi drammatica” del Novecento. Nel 1933 entra in convento e nel 1942 è uccisa in un lager nazista. Dichiarata beata nel 1987, undici anni dopo è stata canonizzata in piazza San Pietro.

Quanto a Padre Kolbe (polacco, nato nel 1894, morto nel 1941 ad Auschwitz, beatificato da Paolo VI nel 1971 e canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1982), non bisogna dimenticare un aspetto della sua vita: nel 1917, in piena rivoluzione bolscevica, subito dopo le apparizioni di Fatima, fonda la Milizia dell’Immacolata, un movimento che vuole rispondere con il messaggio dell’amore mariano a quello della violenza e dell’odio che imperversava in quei tempi. Un ideale al quale resterà fedele fino all’ultimo, quando, rinchiuso nel lager, offrirà la sua vita per salvare quella di un padre di famiglia.

- www.vocazioni.net - Aldo Maria Valli - donboscoland.it -

 
 
 

I CENTO ANNI DEL CATECHISMO DI SAN PIO X

Post n°7454 pubblicato il 21 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Fin dai primordi del nostro Pontificato rivolgemmo la massima cura all’istruzione religiosa del popolo cristiano e in particolare dei fanciulli, persuasi che gran parte dei mali che affliggono la Chiesa provengono dall’ignoranza della sua dottrina e delle sue leggi». Così scriveva il 18 ottobre 1912 san Pio X (1835-1914), quando approvò la nuova edizione del Catechismo della dottrina cattolica, prescritta a tutta la provincia ecclesiastica di Roma.

Sono trascorsi cento anni dalla stesura di quella formidabile impresa e quel catechismo resta valido proprio perché è uno straordinario sussidio contro l’ignoranza religiosa, che oggi spadroneggia in ogni dove, lasciando mano libera al “fai da te”. Lo stesso allora cardinale Ratzinger, oggi Benedetto XVI, in un’intervista al settimanale “30 Giorni” nel 2003 dichiarò: «La fede come tale è sempre identica. Quindi anche il Catechismo di san Pio X conserva sempre il suo valore. (…) questo non esclude che ci possano essere persone o gruppi di persone che si sentano più a loro agio col Catechismo di san Pio X. (…) Il Catechismo di san Pio X potrà avere anche in futuro degli amici».

Il Catechismo di san Pio X è una perfetta sintesi della dottrina cattolica che Papa Sarto fece realizzare elaborando un testo che egli, aveva scritto, in qualità di Vescovo di Mantova. Fu parroco e catechista e per tale ragione comprese tutta l’importanza dell’insegnamento della dottrina: la prima pietra per edificare la dimora cristiana di ciascuna anima. Se la dimora non ha fondamenta la Fede diventa puro sentimento religioso e le scelte di vita sono spesso slegate dai principi della Chiesa, viaggiando in balia dei condizionamenti, spesso ingannatori, della volontà propria e del mondo.

L’imponente lavoro venne realizzato con l’ausilio di una Commissione per assicurare, con espressioni linguistiche appropriate, la facilità di comprensione, nonostante la profonda consistenza dei concetti espressi. Il metodo adottato fu quello della formulazione di singole domande brevi con relative risposte. L’edizione ridotta, che risale al 1930, venne indirizzata ai bambini e ai ragazzi e conteneva un numero inferiore di quesiti.

Domande e risposte venivano fatte imparare proprio a memoria con l’obiettivo che rimanesse impressa la dottrina, senza dubbi o confusioni di sorta. È dato per certo che questa architettura sintetica, chiara ed immediata, ha prodotto eccellenti risultati nelle generazioni di italiani che a questa scuola si sono formati. Dopo il Concilio Vaticano II, il Catechismo di san Pio X cadde generalmente in disuso e a partire dagli anni Settanta fu progressivamente abbandonato.

Scriveva il beato Giacomo Alberione (1884-1971) nella prefazione al volume del confratello C.T. Dragone S.S.P., Spiegazione del Catechismo di San Pio X per catechisti, che venne pubblicato (ebbe quattro edizioni, fino al 1963) dalla Casa Editrice da lui fondata e diretta, la Pia Società San Paolo: «Oggi occorre (…) tener presente che si acuisce sempre più la lotta pro e contro Cristo: e che la vittoria dipende dall’istruzione religiosa; (…) Il catechista pio, istruito, esemplare; il catechista che conosce bene ciò che deve insegnare ed il modo d’insegnare; il catechista che sa organizzare la sua classe e le classi; il catechista che soprattutto ama le anime e nulla risparmia per esse (…) opererà un grande bene tra la gioventù e gli adulti, nonostante tutte le accresciute difficoltà di oggi, che sono realmente tante e gravi».

Il valore del Catechismo di san Pio X, proprio per i suoi effetti benefici sui bambini e su tutti i cattolici, non è quantificabile. Come tutti i capolavori che la Chiesa dona ai suoi figli, esso non conosce né crepe, né stagioni.

Fonte: www.corrispondenzaromana.it -

 
 
 

ANTONIO SOCCI: PER LA MENTALITA’ DOMINANTE TUTTO E’ SACRO ECCETTO GESU’

Post n°7453 pubblicato il 21 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Libertà di satira, di foto e di critica da una parte. Dall’altra rispetto della fede, della privacy e della dignità personale. Il conflitto sembra riproporsi ogni giorno: le foto della principessa inglese, le vignette di Vauro sul ministro Fornero, le (nuove) vignette su Maometto del settimanale “Charlie Hebdo”, il filmaccio sull’Islam che ha scatenato violente reazioni. E altri film anticristiani che non hanno suscitato neanche proteste.

Si ripropone pure il caso Rushdie con l’ultimo suo libro appena uscito e anticipato l’altroieri da “Repubblica” col titolo “Quando arrivò la fatwa e pensai: sono morto”.

Rushdie, che vive protetto in Occidente da quando lo stesso Khomeini sancì la sua condanna a morte per il romanzo “I versi satanici”, ritenuto blasfemo, è considerato un Eroe nei salotti intellettuali. Che poi, magari, predicano il multiculturalismo e l’apertura acritica al mondo islamico.

Salotti che soprattutto se ne infischiano della sorte dei cristiani che vivono perseguitati e sotto costante minaccia in regimi musulmani come il Pakistan.

Eppure sono cristiani che mostrano ben più eroismo di qualunque scrittore che vive in Occidente come Rushdie.

Sono le contraddizioni dei laici nostrani. Ma tutti ne hanno. Infatti il conflitto fra libertà di espressione e rispetto degli altri (che non è risolto né da leggi né da regole condivise) è influenzato dai rapporti di forza e spesso pone tutti in contraddizione con se stessi.

Prendiamo i francesi. In poche ore hanno preso decisioni opposte. Il tribunale di Nanterre ha sostanzialmente condannato il settimanale  “Closer” per le foto in topless della principessa inglese Kate. Anche se – riferisce il Corriere – “la stampa inglese nota come una sentenza così severa difficilmente sarebbe stata pronunciata in Gran Bretagna”.

Dunque grande rigore oltralpe in difesa della privacy della coppia reale inglese (questione in fin dei conti leggera) e invece assoluta libertà per il settimanale satirico parigino “Charlie Hebdo” il quale propone delle “spericolate” vignette su Maometto che vorrebbero essere una “provocazione” in difesa della libertà di espressione, viste le violente manifestazioni dei paesi islamici contro il film “Innocence of Muslims”.

E visto che, il 2 novembre scorso, la redazione dello stesso settimanale fu bruciata con una molotov mentre il numero in edicola ironizzava sull’Islam (per la vittoria del partito musulmano in Tunisia).

Il Comitato che raggruppa i musulmani francesi condanna questa iniziativa del settimanale come un “nuovo atto di islamofobia che vuole offendere deliberatamente i sentimenti dei musulmani”.

Il premier socialista francese Ayrault ha disapprovato l’iniziativa del giornale satirico, ma non ha preso provvedimenti che limitano la libertà di satira. Invece lo stesso Ayrault ha annunciato il divieto di manifestare a Parigi contro il film “Innocence of Muslims” ritenuto anti-islamico dai musulmani.

Il primo ministro ha usato parole forti: “siamo in una repubblica che non ha intenzione di farsi intimidire… un paese in cui è garantita la libertà d’espressione, compresa la libertà di satira”.

Parole coraggiose. Tuttavia non si capisce perché un paese così libero deve respingere delle richieste di manifestazioni che sono anch’esse espressione libera del pensiero.

Il premier ha detto che “se veramente delle persone si sentono offese nelle loro convinzioni e pensano che sono stati calpestati dei diritti, possono rivolgersi ai tribunali”.

Bene. Ma perché non si può esprimere pacificamente indignazione in piazza per un film o delle vignette che i musulmani ritengono offensive? Il topless della principessa inglese (che è stata paparazzata al pari di una quantità di personaggi famosi al mare), è davvero più sacro inviolabile della fede di milioni di persone?

Se si proibiscono delle manifestazioni legali non si finisce per spingere a manifestare illegalmente (quindi, poi, facilmente, con la violenza)?

C’è chi si chiede pure se abbia senso che – in nome della libertà di satira – si mettano a repentaglio la sicurezza o anche le vite delle persone.

Le risposte non sono facili.

Intanto i fondamentalisti sono in subbuglio e sembra che si annunci una tempesta. Mentre la Lega Araba tuona: “Prima il film che ha provocato reazioni violente, ora le vignette su Maometto. Queste cose devono finire”.

E’ un’intimazione? Bel problema planetario. Veniamo a casa nostra, alla polemica fra il ministro del lavoro e il disegnatore satirico del “Manifesto”, Vauro che ha fatto una vignetta davvero pesante.

Dove la signora Fornero è raffigurata in calze a rete davanti al telefono con questa scritta: “Fiat-Marchionne – Fornero: ‘Aspetto che il telefono squilli’ ”. Titolo della vignetta: “La ministra squillo”.

Vauro (forse) intendeva essere sarcastico sull’ “attendismo” della Fornero sulla Fiat, ma con disegni e parole che – a mio avviso – giustificano la dura risposta del ministro: “Trovo vergognosa la vignetta di Vauro che denota il persistente maschilismo, volgare e inaccettabile, da parte di alcuni uomini”.

Vauro ovviamente se la ride, è uno di coloro che osannano la libertà di satira come se fosse l’unica cosa sacra e intoccabile del mondo.

Però con un’eccezione. Condannò come “cattivo gusto” le famose vignette su Maometto del febbraio 2006 e disse: “non le avrei mai messe in pagina”.

In effetti quante volte il disegnatore del “Manifesto”, che pure è così graffiante sulla Chiesa Cattolica e i suoi simboli sacri, si è permesso di toccare l’Islam?

Come e quando ha fatto satira in quella direzione? E’ sempre “di cattivo gusto” o è semplicemente pericoloso?

Invece sul cristianesimo, la Chiesa e il papa è sempre permesso tutto. Non si rischia nulla. Le “provocazioni” ormai sono così abusate che non fanno più notizia.

Lo si è visto al recente festival del cinema di Venezia. E’ stato annunciato come uno “scandalo” esplosivo il film “Paradise Faith”, in cui la protagonista pratica l’autoerotismo utilizzando un crocifisso.

Sebbene la trovata sia effettivamente inqualificabile non ha suscitato la minima reazione in nessuno (come pure altri episodi di fondamentalismo anticristiano dei mesi scorsi).

Perché è scontato che su Cristo e la Chiesa tutto sia permesso e nessuno protesti o li difenda.

Qualche cattolico si è detto sconcertato perché il 12 settembre una severa dichiarazione di padre Federico Lombardi, portavoce della sala stampa vaticana, ha tuonato in difesa di Maometto e non di Gesù contro “le ingiustificate offese e provocazioni”. Infatti non si riferiva al film di Venezia, ma a quello prodotto in America e giudicato offensivo dagli islamici.

Tuttavia padre Lombardi ha anche pronunciato parole che valgono per tutti i casi: “il rispetto profondo per le credenze, i testi, i grandi personaggi e i simboli delle diverse religioni è una premessa essenziale della convivenza pacifica dei popoli”.

Inoltre la Chiesa in genere evita proteste pubbliche contro quelle “provocazioni” anticristiane perché i loro autori spesso cercano proprio questa pubblicità, per atteggiarsi a martiri della libertà di espressione e far passare la Chiesa come un’istituzione intollerante e oscurantista.

Infine è giusto che padre Lombardi abbia fatto tempestivamente quella dichiarazione contro il film antislamico per scongiurare il rischio che nei paesi musulmani le folle urlanti se la prendano – come accade spesso – con le minoranze cristiane, identificate arbitrariamente con coloro che, stando in Occidente, bersagliano il loro Profeta.

Ma la situazione è assurda.

In queste ore abbiamo scoperto che sacre e intoccabili sono: l’immagine dei seni della principessa inglese, la satira, la libertà di espressione, lo stato francese, l’Islam, Rushdie, i ministri italiani e i disegnatori satirici.

L’unico, per la mentalità dominante, a non essere ritenuto sacro e intoccabile è Gesù Cristo. Inerme, il Figlio di Dio è alla mercé di chiunque.
 
Antonio Socci - Da “Libero” - Per discuterne vai su Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”

 
 
 

L'IPOCRISIA DEI MEDIA ( E IN PARTICOLARE DI AUGIAS) NELLA CENSURA DEL FILM ANTI-ISLAM

Post n°7452 pubblicato il 21 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Quando si immerge un crocifisso nel piscio dell’artista è espressione artistica. Quando dei bambini tirano delle bombe (o escrementi?) contro il volto di Gesù Cristo è espressione artistica. Quando si appende una rana in croce è espressione artistica. Quando si mostra una donna fare autoerotismo con un crocifisso è espressione artistica. Quando una Pussy Riot spezza con una moto sega una croce di legno in memoria dell’Olocausto e insulta il Patriarca di Mosca è legittima protesta politica. Quando invece un film offende Maometto e l’Islam allora si tratta di «contenuti che offendono la fede».

L’ipocrisia dei media occidentali è sotto gli occhi di tutti in questi giorni in cui la società è unita nel condannare, giustamente, un film offensivo verso l’Islam comparso su Youtube, «Innocence of Muslims», che Google ha già prontamente censurato in alcuni Paesi. Il film, della durata di 14 minuti, è stato prodotto e diretto da tale “Sam Bacile” di origine egiziana e di religione copta (regista di filmini pornografici) e finanziato da più di cento investitori ebrei, con lo scopo di richiamare l’attenzione sulle “ipocrisie” dell’Islam anche in seguito all’11 settembre del 2001 (cioè quello che hanno fatto i leader ateisti Christopher Hitchens e Sam Harris negli ultimi 10 anni). La diffusione del lungometraggio ha innescato come prevedibile diverse proteste in alcuni paesi a maggioranza musulmana, culminati con l’attentato al consolato statunitense a Bengasi nel quale hanno perso la vita 4 funzionari americani, tra cui l’ambasciatore Christopher Stevens.

“Il Corriere della Sera”, “Repubblica” e “Il Fatto Quotidiano” -sempre in prima linea ad invocare il rispetto verso la libertà artistica, di satira e d’espressione quando si tratta di contenuti che prendono di mira il cristianesimo e la Chiesa cattolica- si sono scatenati nella condanna alla pellicola, invocando la censura della forma di espressione del regista egiziano. Si è svegliata perfino Dacia Maraini con il suo pistolotto sulla «libertà che si trasforma in insulto». Ma con quale libello contro la Chiesa era impegnata la laicissima scrittrice settantasettenne quando il fotografo statunitense Andres Serrano immergeva nel suo piscio una croce con appeso Gesù Cristo? In quel caso la Maraini si è ben guardata dal pontificare che «la difesa della libertà è una bella cosa, ma la libertà propria va sempre messa in rapporto alla libertà altrui». Anzi, probabilmente se si fa una piccola ricerca, si trova perfino il suo nome tra gli intellettuali europei che hanno promosso questa “grande opera d’arte” (sic!).

Mai visto un articolo de “Il Corriere della Sera” invocare il rispetto dei credenti contro l’offensiva “rana-crocifissa” del tedesco Martin Kippenberger che ha suscitato l’indignazione del popolo altoatesino (nessun ferito, nessuna vetrina rotta, solo indignazione). Anzi nei suoi articoli si elogiava la direttrice del Museion di Bolzano per aver ignorato beatamente le proteste mantenendo esposta l’opera e ripetendo la sua frase: «l’arte è anche un po’ provocazione». Anche il  direttore de “La Stampa” Mario Calabresi ha usato uno spazio sul suo quotidiano per invocare un «mondo più rispettoso delle idee e delle credenze altrui». Sul suo quotidiano anche Gian Enrico Rusconi ha voluto dire la sua: «E’ necessario creare un nuovo equilibrio tra i principi della libertà di espressione e del diritto al rispetto dell’integrità del credo religioso». Ma qualcuno ha mai letto un articolo del cattolico Calabresi o del laico Rusconi sul «serve maggior rispetto al credo religioso» di fronte all’esposizione di Madonna and Child II, un’icona della Madonna con in braccio Gesù, immersa -ancora una volta-, in un bicchiere di urina del fotografo Serrano?

Incredibilmente anche l’ateologo di “Repubblica”, Corrado Augias ha pensato bene di dire la sua, da un lato riprovando a sfruttare la circostanza per mostrare la superiorità dei “laici” che non farebbero guerre religiose (ancora una volta ignorando però, da amante della storia, gli orrori dell’ateismo di stato), e dall’altro lato difendendo l’attaccamento degli islamici al profeta Maometto, e scagliandosi addirittura contro la libertà d’espressione: «quando la libertà diventa provocazione» è infatti il titolo del suo intervento critico verso il film. L’ipocrisia del dileggiatore del cristianesimo Augias in questo caso ha superato ogni confine, per non parlare del quotidiano in cui scrive che si è addirittura dilettato in una critica alla satira e in difesa delle vittime (due articoli, perfino). Non dimentichiamo il pavido “Fatto Quotidiano” che quotidianamente pubblica contenuti offensivi verso i cattolici (qualche giorno fa anche una bestemmia in pagina divertendosi con una “traduzione automatica” di un discorso del cardinale Ruini), perché -come sottolinea “Avvenire”- «tanto i cattolici, al massimo, reagiscono con una protesta verbale o scritta». E se osano lamentarsi vanno ancora di più offesi e ridicolizzati perché stanno violando la libertà d’espressione.

Siamo comunque contenti che tutti questi bizzarri personaggi abbiano cominciato oggi (meglio tardi che mai) a difendere la libertà di religione, vediamo se rimarranno coerenti anche domani quando le vittime torneranno ad essere, come sempre, cristiani e cattolici. «Il rispetto profondo per le credenze, i testi, i grandi personaggi e i simboli delle diverse religioni è una premessa essenziale della convivenza pacifica dei popoli», ha detto padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa Vaticana (ricevendo il ringraziamento del prestigioso ateneo sunnita al-Azhar del Cairo). Ecco l’unica voce coerente, cioè quella della Chiesa, perennemente in difesa da ogni forma di discriminazione, indipendentemente dal tipo di religione professata dalle vittime.

-.uccronline.it -

 
 
 

L'EPOCA DEL "MARTIRIO BIANCO"

Post n°7451 pubblicato il 21 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Lo spettacolo blasfemo di Romeo Castellucci e il bestemmiante film del regista Ulrich Seidl, proiettato nell’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia, non sono altro che il prodotto di una società completamente laicizzata, che divora e rigetta continuamente, in un’infernale macchina del peccato, persone, idee, merci. Questa macchina ha un solo grande nemico, del quale ha terrore: la Verità portata da Gesù Cristo; ecco perché il Cristianesimo, con i suoi simboli, viene oltraggiato e sfigurato costantemente e pubblicamente: questa è la civiltà che con orgoglio presenta con una mano la democrazia e con l’altra ripudia e pugnala le sue radici cristiane.

Ma dove sono i battezzati, i comunicati, i cresimati pronti ancora a difendere il loro Credo? Ci sono cristiani che si scandalizzano per ciò che viene reso pubblico sul fondatore dell’Islam, ma non si scompongono per ciò che riguarda la loro religione… Sono davvero pochi coloro che hanno il coraggio di proteggere le verità cristiane, essi sono i “martiri bianchi”. Siamo nell’età della cristianofobia e delle persecuzioni, sia cruente che incruente. Le vittime di queste ultime sono disposte a rimanere isolate e defraudate, subendo continui colpi morali e psicologici pur di stare al fianco della Fede professata.

Ci fu un cardinale nel XIX secolo, uno dei più grandi missionari di tutta la storia della Chiesa, che subì questo tipo di martirio, il servo di Dio Guglielmo Massaja O.F.M. Cap. (1809-1889), che denunciò a gran voce il liberalismo dell’Europa. Egli scriveva il 18 novembre 1855 ad un suo confratello: «forse mi credono morto? Non faccio che scrivere lettere e gridare e gridare che sono ancor vivo, eppure credo che già mi abbiano fatto i funerali, perché più nessuno pensa a me…». In migliaia si presentano sulle piazze, quando si tratta di proclamare i “diritti” del vizio e del disfacimento (divorzio, aborto, eutanasia…) e ciò è considerato legittimo. Quando, invece, qualcuno si permette di denunciare le blasfemie contro la Cristianità, allora viene considerato un integralista. Non si parla più di peccato di omissione, eppure la Chiesa non lo ha depennato e viene recitato nel Confiteor della Santa Messa. Il fedele non può rimanere insensibile e non può indossare l’impermeabile della durezza di cuore: il silenzio è omissione.

Scriveva san Massimiliano Kolbe (1894-1941): «bisogna inondare la terra con un diluvio di stampa cristiana e mariana, in ogni lingua, in ogni luogo, per affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore che ha trovato nella stampa la più potente alleata; fasciare il mondo di carta scritta con parole di vita per ridare al mondo la gioia di vivere».

Di questa opinione era anche san Giovanni Bosco (1815-188), significativo apostolo contro la bestemmia, che con le sue Letture Cattoliche arrivò a migliaia e migliaia di persone al fine di individuare e denunciare l’errore: le sue parole non erano certo tenere e neppure politicamente corrette; egli, infatti, usava il salutare bastone del pastore e le sue pecorelle ne erano felici. Benedetto XVI ricorda: «anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti. Proprio l’uso del bastone può essere un servizio di amore. (…) non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede. Come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via. Al tempo stesso, però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore, vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore» (Omelia, 11 giugno 2010).

Seguire il Signore significa partecipare della Sua Croce, quella che il mondo laicista disprezza. Sotto la Croce si trovavano e si trovano i fedeli, rimasti davvero fedeli, per lenire e consolare i Cuori di Gesù e dell’Immacolata.

(Cristina Siccardi) - corrispondenzaromana.it

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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