ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 24/09/2012

FRANCIA: 50.000 ROSARI PER LA FAMIGLIA E PER LA VITA

Post n°7465 pubblicato il 24 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L'iniziativa francese del movimento "Famille Missionnaire l'Évangile de la Vie"

“50.000 rosari alle intenzioni della Famiglia e della Vita” è il titolo dell'iniziativa lanciata, in Francia, dl movimento Famille Missionnaire l’Évangile de la Vie. Per saperne di più, ZENIT ha intervistato padre Hubert Lelièvre che ha spiegato il progetto.

Perché proprio adesso un'iniziativa per la famiglia e per la vita?

Padre Hubert Lelièvre: Perché è urgente più che mai far fronte a tutti coloro che cercano di “minare”  la famiglia - come ha detto Benedetto XVI in Libano lo scorso 15 settembre - e a quella “cospirazione contro la vita” denunciata da Giovanni Paolo II nella sua enciclica Evangelium Vitae.

È urgente prendere e riprendere il rosario in mano e pregare, implorare la misericordia attraverso Colei che ne è la Madre. Al mattino del mondo Dio ha creato l'uomo e la donna, grammatica comune a tutti gli esseri umani. Oggi, in nome della perversione dell'intelligenza, dell’orgoglio di ergersi a maestro della vita e dell’ideologia, vorrebbero imporci un altro sistema operativo, un altro codice genetico di quello che ci è stato donato dal Creatore.

Gli effetti sono e saranno devastanti. La società stessa ci rimette la sua armonia. La legge naturale è iscritta nel cuore di ogni persona umana, niente e nessuno può cancellare questa dolce presenza amorosa registrata nel più profondo dell'uomo che è la sua coscienza, il suo santuario interiore ... Io posso negarla, posso rifiutarmi che agisca in me e mi trasformi. Fa parte dell’utilizzo della mia libertà, della mia responsabilità. Ma il tocco di Dio è inciso in ogni uomo e in ogni donna. Ogni famiglia è composta da un padre e da una madre, poiché il primo sguardo d'amore di Dio alla creazione è stato a un uomo e ad una donna, alla famiglia quindi. Dio stesso ha scelto di venire a salvarci nascendo in una famiglia, da Giuseppe e Maria.

Non posso dimenticare, poi, che, nella cascata di eventi e di anniversari di questo autunno, ricorre anche il decennale dei Misteri Luminosi. Nel 2002, Giovanni Paolo II scrisse la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariæ, con cui aprì uno spiraglio di luce nelle tenebre del Male che colpì il mondo con gli attentati dell'11 settembre 2001. Il Beato, infatti, aggiunse al Rosario i 5 Misteri Luminosi: il Battesimo di Gesù, le nozze di Cana, l’annuncio del Regno, la Trasfigurazione di Gesù, il dono dell'Eucaristia.

Perché questa "arma" della recita del Rosario?

Padre Hubert Lelièvre: Quando i figli si affrancano dalla paternità, preferendo spendere e sperperare la loro eredità (cfr Lc 15), "pronti a sacrificare i propri legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo" (Benedetto XVI, Fatima, 13 maggio 2010), arriva un giorno in cui sperimentano un vuoto interiore. Devono sapere invece che c'è sempre il cuore di una Madre che continua a battere per loro.

Una madre ci ama, qualsiasi cosa diventiamo nella vita. Vi è un’alleanza molto forte tra il cuore di una madre e del suo bambino. Il cuore della Beata Vergine raggiunge quindi il culmine del ricordo d'amore del cuore del bambino che noi siamo. Per risvegliare una memoria che spesso dorme, ovvero che siamo creati a immagine e somiglianza di Dio. Siamo appassionatamente amati dal Padre nostro, che ci aspetta in Cielo, se ci lasciamo salvare da suo Figlio Gesù.

Allora, che uso fare della propria libertà? C’è un vero e proprio appello alla conversione del cuore. La preghiera del Rosario placa il nostro cuore e lo apre alla Presenza di Dio nostro Padre. Inoltre, non c'è niente di più concreto che il rosario: tutti noi nella nostra vita, abbiamo infatti momenti di gioia, di luce, di dolore e di gloria. Allora Maria avvolge tutti questi momenti della nostra vita.

Quale migliore regalo per i bambini di sorprendere i loro genitori recitando, in ginocchio, il rosario ai piedi del loro letto! Una famiglia che prega il rosario rimane unita, attraversa tempeste, terremoti, tsunami di vita.

La recita del rosario è l'arma più efficace dopo la Messa e la confessione, nonchè l'arma più temuta dal demonio, che sventa i suoi piani. Basta andare a Pontmain, Lourdes, Pellevoisin, a La Salette, a Laus per vedere la fecondità del Rosario!

Il rosario è anche un elemento importante dell'Anno della Fede?

Padre Hubert Lelièvre: Entrare dalla Porta della Fede attraverso i Misteri del Rosario mi sembra un cammino spirituale e umano particolarmente concreto e fecondo. La preghiera del Rosario è una sintesi di tutto il Vangelo. Di conseguenza, ripetendo umilmente questi Ave Maria, l’anima si apre alla grazia che agisce dentro di me, nella mia famiglia, nella mia parrocchia, ecc. Ci viene offerta una catechesi favolosa per crescere nella fede, partendo dai Misteri del Rosario.

Cosa la ha ispirata di Giovanni Paolo II?

Padre Hubert Lelièvre: Vederlo pregare mi ha sconvolto, profondamente segnato come quando si incide qualcosa nel marmo. Sono stato alla sua scuola eucaristica e mariana, e anche alla scuola della misericordia e della compassione. Ricordo questa bambina di 8 anni, Marzia, affetta da AIDS che mi aveva chiesto di condurla "nella casa del Papa" prima di morire. Non posso dimenticare i loro sguardi, l’abbraccio delle loro anime!

Mi ricordo che, da giovane sacerdote, andavamo spesso recitare il rosario con il Papa, il primo sabato del mese. Toccavamo col dito il suo affetto per la Madonna. Avevamo l’impressione che si vedessero e si parlassero dal vivo. Lui non ha fatto nulla nella sua vita, senza averne parlato prima con la Madonna. Vi era una fiducia, un abbandono, una gioiosa e profonda complicità. Giovanni Paolo II aveva uno sguardo mariano! Appena aveva un attimo, tirava fuori il rosario dalla tasca, in modo che restassero sempre connessi! Spero che un giorno sapremo un po’ meglio come la Vergine Maria sia stata presente con lui durante il suo pontificato.

A chi è rivolta l’iniziativa?

Padre Hubert Lelièvre: La proposta di distribuire 50.000 rosari con un dépliant esplicativo è nata soprattutto per raggiungere ogni famiglia, primo luogo di apprendimento della fede. La preghiera del Rosario da una mano a trasmettere la fede, si saldano le generazioni quando la famiglia prega insieme. Poi ad ogni parrocchia e ad ogni città. Ogni prete donerà un rosario durante i battesimi, i matrimoni, i funerali nel corso di quest’anno… Chissà quanti milioni di rosari saranno donati in Francia durante l'Anno della Fede! Quanti cuori saranno toccati dalla Vergine, quante famiglie pacificate, quante persone usciranno dalla solitudine, dall'isolamento grazie a questa moltitudine di piccoli gruppi di preghiera! E chissà quanti mali si saranno risparmiati solo perché diamo alla Vergine Maria la possibilità di esercitare la sua Maternità divina! La Francia, terra mariana, ritroverà il suo splendore.

Cosa risponde a coloro che dicono "non conosco nessuno a cui dare un rosario”?

Padre Hubert Lelièvre: Se davvero non conoscete nessuno, pregate la Madonna di farvi incontrare qualcuno durante la spesa, per strada, in metropolitana, al mercato, a lavoro. Anche se non conoscete questa persona, sappiate che la Beata Vergine la conosce. Da parte nostra, semplicemente avviciniamoci alle persone con semplicità dicendo: “Non so se questo Le dice niente, non so come è la sua fede ... ma qualcosa mi spinge a darle questo rosario. Lo usi per pregare”.  E finiamo con un sorriso: "Pregherò per voi. Per favore, pregate anche per me”. È questa la comunione dei santi; bisogna quindi seminare, seminare e seminare!

Dove si possono ricevere questi rosari?

Padre Hubert Lelièvre: Ad esempio, presso la Famille Missionnaire l’Évangile de la Vie. Abbiamo preparato un piccolo volantino per aiutare a pregare il rosario. La vostra generosità permetterà di realizzare questo progetto di evangelizzazione, di riscaldare i cuori!

di Anita Bourdin - ZENIT - Per informazioni: L’Évangile de la Vie - www.evangelium-vitae.org - [Traduzione dal francese di Paul De Maeyer]

 
 
 

IL MISTERO DELLA SESTA STIMMATE DI PADRE PIO

Post n°7464 pubblicato il 24 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

C’è un segreto che lega Padre Pio a Karol Wojtyla. Segreto gelosamente custodito da entrambi, ma che documenta il profondo legame mistico che legava il santo stimmatizzato del Gargano e il prete polacco poi diventato Papa; e questo nonostante i due si siano incontrati solo una volta nella vita. Segreto che Padre Pio da Pietrelcina rivelò al giovane sacerdote nel 1948, quando si recò a San Giovanni Rotondo per conoscerlo.

“QUELLA CHE FA PIÙ MALE”


A rivelare il contenuto del dialogo tra il cappuccino e il futuro Giovanni Paolo II è un intimo amico di quest’ultimo, il cardinale Andrej Deskur. Wojtyla gli confidò: «Con Padre Pio abbiamo parlato solo delle stimmate. L’unica richiesta che ho fatto: quale stigmata gli faceva più male. Ero convinto fosse quella del cuore. Padre Pio mi ha sorpreso dicendo: “No, più male mi fa quella della spalla, di cui nessuno sa e che non è neppure curata”. È quella che faceva più male». Di quella «sesta piaga» sulla spalla di Padre Pio (le altre conque erano le stimmate alle mani e ai piedi, la ferita al costato), nessuno aveva mai saputo nulla fino alla morte del santo. Stefano Campanella, studioso e portavoce dei frati di San Giovanni Rotondo, conferma: «Non risulta che il santo frate ne abbia parlato a qualcuno, ad eccezione del futuro Papa, o che abbia lasciato qualche testimonianza o accenno scritto. Solo una volta confidò a fra’ Modestino Fucci, frate laico suo compaesano, “che uno dei suoi più grandi dolori era quello che provava quando si cambiava la maglia“». Ma Modestino non colse la portata di quella rivelazione, credendo che il dolore fosse causato dalla piaga sul costato. Solo tre anni dopo la morte del santo, il 4 febbraio 1971, cominciò a capire. Il padre guardiano del convento lo aveva infatti incaricato di sigillare in apposite buste di nylon gli indumenti di Padre Pio. E lui si era ritrovato tra le mani una maglia di lana usata dal frate con le stimmate, nella quale si notava «un segno evidente di un’ecchimosi circolare di circa dieci centimetri di diametro, all’inizio della spalla destra, vicino alla clavicola». Il dolore tremendo che Pio lamentava quando doveva togliersi la maglia, doveva essere causato perciò da quella misteriosa piaga, di cui nessuno era a conoscenza. Una piaga sempre rimasta invisibile. Fra’ Modestino ricorda in quel momento di aver letto in passato «una preghiera in onore della spalla di nostro Signore, apertagli dal legno durissimo della croce che, scoprendogli tre sacratissime ossa, gli aveva procurato acerbissimo dolore».

LÌ PORTAVA IL PATIBULUM

[...] [La] Sindone [...] Sul telo di lino nel quale, per la tradizione, sarebbe stato avvolto il corpo di Gesù, e che porta misteriosamente impressa l’impronta del cadavere di un uomo crocifisso in maniera identica al racconto evangelico, si possono scorgere chiaramente «ecchimosi ed escoriazioni di forma quadrangolare, dovute a uno strumento ruvido e pesante». Sono le ferite ed escoriazioni provocate sulle spalle dal trasporto del patibulum, l’asse orizzontale della croce. Il segno di questo trasporto s’è dolorosamente impresso anche sulla spalla di Padre Pio. Solo Wojtyla ebbe il privilegio di conoscere quella ferita nascosta. Solo a lui il santo frate aveva voluto rivelare il segreto, quella ferita nascosta, la stigmata che lo faceva soffrire di più. E che nessuno aveva mai visto, né avrebbe potuto potuto vedere in seguito.

di Andrea Tornielli - Settimanale OGGI - atempodiblog.unblog.fr

 
 
 

MEDJUGORJE. E DOPO? LETTERA ALL'AUTORE DEL VESCOVO MONS. LUIGI NEGRI

Post n°7463 pubblicato il 24 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Pubblichiamo questa lettera di Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino - Montefeltro, come invito alla lettura del libro.

Caro Gianni, ho letto e riletto con molta attenzione questo tuo splendido volume Medjugorje. E dopo?

La prima cosa che mi è venuta in mente sono stati i primi incontri con te e tua moglie più di quaranta anni fa in casa di tuoi parenti che abitavano nell’ambito della parrocchia in cui prestavo servizio il venerdì, il sabato e la domenica.

Di questa compagnia che mi coinvolgeva in cene luculliane e nelle quali si viveva una bella amicizia, tu mi sei sembrato un po’ eccentrico rispetto al resto del contesto.

Come si legge anche nel tuo libro, eri un uomo che era arrivato, o stava arrivando, in una invidiabile posizione professionale che ti metteva in grado di avere una vita molto comoda. Peraltro la tua vita familiare mi sembrava assolutamente felice. Ma la cosa non mi convinceva fino in fondo; ho sentito spesso, nelle discussioni sulle varie questioni che la nostra convivenza proponeva, come una sorta di disagio ultimo, come una non tranquilla felicità che sembrava testimoniata dal tuo modo di vivere.

Ecco la prima cosa che colpisce in questo racconto dei tuoi rapporti con Medjugorje. Medjugorje ti ha cambiato la vita, radicalmente, facendoti scoprire il livello più profondo della tua personalità ed offrendo a questa personalità una possibilità di cammino e di realizzazione fino allora insperata.

Tu parli della tua prima andata e delle successive andate a Medjugorje come io parlo del primo incontro con il movimento come uno dei momenti più significativi di questa mia storia cinquantennale. La cosa più importante di questo testo è che è la testimonianza di un convertito, di un uomo che, finalmente, si è sentito chiamare per nome, è stato aiutato ad uscire da tutta quella enorme banalità in cui si perde la vita degli uomini normali, anche dei più riusciti. A te è stata proposta la via della vita: infatti, nel tuo libro, l’incontro con Medjugorje è stata la riscoperta dell’incontro con Cristo, che stava a fondamento della tua esistenza dal momento del tuo battesimo e che ha avuto la sua struttura fondamentale nella appartenenza alla Chiesa e nella grande testimonianza di vita della tua famiglia.

Medjugorje ti ha aiutato a riannodare i fili della tua esistenza e ha aperto una nuova e definitiva possibilità di cammino verso la verità di Cristo e la sua carità.

Io non posso dare un giudizio su quello che avviene realmente a Medjugorje, ma poiché ritengo che il grande miracolo nella vita dell’uomo sia l’incontro con Cristo e la possibilità di seguirlo, nella buona come nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, io rilevo che Medjugorje ha determinato in te questo miracolo. E di questo sono lieto profondamente, con te e per te.

Un dato evidente di questa tua storia che ci racconti è la tua partecipazione profonda alla vita e al cammino della Chiesa.

Medjugorje non ti ha chiuso in una aristocrazia spirituale; ti ha fatto sentire come casa tua la vita della Chiesa, ti fa partecipare alla sua grandezza e la sua povertà, ti fa sentire con dolore acutissimo il disagio di questa oggettiva mancanza di fede che dilaga nella vita della Chiesa, mancanza di coraggio nell’essere testimoni di Cristo di fronte al mondo.

Tu ami la Chiesa, lavori per essa, metti generosamente al servizio della Chiesa quella novità di intelligenza e di cuore - perfettamente cristiane - che Medjugorje ha fatto risorgere in te.

Ho avuto chiara la percezione di tutto questo quando ho partecipato qualche anno fa ad una serata del gruppo di preghiera di Medjugorje, a Savona, in una serata delle vacanze estive.

Mi ha edificato il modo con cui ti sentivi responsabile di tutto quello che accadeva, dalla sistemazione logistica di quelli che partecipavano ai canti e alle preghiere che si facevano.

Dove era finito il pubblicitario di successo che viveva giornate stressanti di lavoro in funzione della propria ambizione di potere, a cui seguivano serate di cene e di dialoghi così insulsi su tutto e su tutti, oltre che a innumerevoli partite di tennis?

Medjugorje ti ha radicato nella sequela di Cristo, nell’appartenenza alla sua Chiesa, in una affezione fanciullesca per la Madre del Signore. Il pensiero di lei ritorna costantemente in queste pagine come il luogo di un grande conforto, di una permanente edificazione, di un grande incoraggiamento alla missione.

L’altra caratteristica di questa tua vita e di questo tuo impegno è la chiarezza di giudizio che hai sulla situazione ecclesiale e su quella sociale.

Ho condiviso totalmente le tue prese di posizione sulle vicende ecclesiali ed ecclesiastiche e sulle tremende vicende di costume che dissacrano la nostra vita sociale: la violenza che dilaga in modo irresistibile, la manipolazione della vita nelle varie fasi del suo essere, la mancanza di rispetto verso i bambini e verso i più deboli, la dissennatezza di una giustizia che è contro ogni giustizia.

Hai parlato sempre chiaro e ti esorto a farlo, perché, come diceva il beato Giovanni Paolo II, la prima carità verso l’uomo ed il mondo è dire coraggiosamente la verità.

Ti ringrazio dunque per questo prezioso libro che testimonia la verità di una conversione e la dedizione quotidiana a Cristo e alla Chiesa, perché la missione cristiana continui a rinnovarsi nel mondo e a rinnovare il mondo.

Qualche tempo dopo la mia elezione all’episcopato, un’altissima personalità ecclesiastica mi chiese: “Eccellenza, che cosa pensa lei di Medjugorje?”. Risposi: “Alcuni dicono che c’è il demonio, ma, se è il demonio, lavora per Cristo, per la Chiesa e per noi”.

Grazie Gianni per questo tuo splendido libretto, auguro che faccia a tutti quelli che lo leggeranno, e spero che siano molti, il bene che ha fatto a me.

Gianni Romolotti - Medjugorje. E dopo? - Sugarco Edizioni - miradouro.it -

 
 
 

C'E' UN ALTRO MASSIMILIANO KOLBE CHE MOLTI NON CONOSCONO

Post n°7462 pubblicato il 24 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Tutti conosciamo il san Massimiliano Maria Kolbe martire ad Auschwitz, che diede la propria vita per salvare un altro prigioniero, Franciszek Gajowniczek, “scelto” insieme ad altri per essere condannato a morire di fame nel bunker della morte. Invece, pochi oggi ricordano la grande opera missionaria e culturale che padre Kolbe aveva realizzato negli anni precedenti, scaturita dal suo amore incondizionato per Cristo e l’Immacolata e dall’intuizione che la testimonianza a Cristo e alla Chiesa non possa essere disgiunta da una presenza senza timori in tutti gli ambiti della vita, innanzitutto in campo culturale, perché considerava la cultura il campo privilegiato per l’annuncio del Vangelo.

San Massimiliano merita decisamente che si veda in lui qualcosa di più di un mite ed umile frate con la tonaca rattoppata prima, e poi con la divisa del lager intrisa di sangue. Non è solo il suo eroismo sul piazzale dell’appello di Auschwitz a testimoniarci la sua grandezza, ma anche le sue opere che continuano a vivere fino ad oggi.

Nato nel 1894, Rajmund Kolbe entrò nel 1907 nel Seminario Minore dei Padri Francescani di Lwów, dove tre anni dopo iniziò il noviziato con il nome di Massimiliano. Nel 1912 venne mandato a studiare al Collegio Seraficum di Roma e qui pronunciò i voti perpetui il 1° dicembre 1914. Nel 1914 terminò il dottorato in filosofia presso l’Università Gregoriana e nel 1919 quello in teologia, pur mantenendo vivi i suoi interessi per la matematica e la fisica (nel 1915 depositò presso l’ufficio brevetti il progetto di un veicolo interplanetario sospinto da tre razzi vettori!).

A Roma due eventi furono per lui particolarmente significativi e gli fecero comprendere la necessità di consacrare tutta la propria vita al Vangelo. Nel 1917 si celebrarono due importanti anniversari: il quarto centenario della pubblicazione delle tesi di Martin Lutero e i 200 anni della fondazione della massoneria, che furono l’occasione per imponenti manifestazioni anticristiane: il sindaco di Roma, gran maestro della massoneria, organizzò un corteo con in testa lo stendardo nero dei giordano brunisti, su cui campeggiavano simboli satanici, accompagnato da furiosi slogan contro la Chiesa, il Papa e il Vaticano. Massimiliano fu turbato in particolare dalla folla silenziosa e dall’indifferenza generale di chi assistette al corteo. Ma il 1917 era anche il settantacinquesimo anniversario dell’apparizione dell’Immacolata ad Alfonso di Ratisbona. Questa coincidenza indusse Massimiliano a dar vita ad una confraternita di uomini appassionati alla presenza del Regno di Dio sulla terra ad imitazione di Maria che aveva portato Cristo a tutti gli uomini. Fu così che nel 1917 nacque a Roma la pia unione della Milizia dell’Immacolata.

Il 28 aprile 1918 fu ordinato sacerdote e nel 1919 rientrò in Polonia, che aveva finalmente riconquistato l’indipendenza, e si stabilì nel convento di Cracovia, dove nel gennaio 1922 cominciò a pubblicare il mensile “Il Cavaliere dell’Immacolata”, strumento che egli reputava indispensabile per realizzare i compiti della Milizia e mantenere un rapporto con tutti i suoi membri già molto numerosi. I superiori, temendo che il convento si indebitasse, lo trasferirono a Grodno, insieme ad un piccolo gruppo di frati, e qui san Massimiliano si dedicò totalmente alla sua opera, che ben presto cominciò a dare importanti frutti e ad attirare sempre nuovi candidati alla vita in convento.

Nel 1927, poiché il convento di Grodno era ormai diventato troppo piccolo, fondò non lontano da Varsavia, su un terreno ricevuto in dono, il convento di Niepokalanów (La città dell’Immacolata).

La sera prima del trasferimento definitivo e Niepokalanów, padre Kolbe rivolse queste parole ai suoi confratelli: “Niepokalanów, dove tra poche ore ci recheremo, è il luogo che l’Immacolata ha scelto e destinato unicamente alla diffusione del Suo culto. Tutto ciò che c’è e ci sarà a Niepokalanów è Suo. Anche noi siamo stati scelti dall’Immacolata e per questo siamo divenuti Suoi. Domani è la festa della Presentazione della Santissima Vergine Maria al Tempio. Lei, l’Immacolata, è stata offerta a Dio, e anche noi, alla vigilia della Sua festa, offriamo noi stessi e ci consacriamo come strumenti inutili nelle Sue mani, consacriamoci interamente, senza riserve e per sempre. Nel nuovo convento la nostra dedizione dovrà essere totale. La vita religiosa vi dovrà fiorire in pieno, vi praticheremo soprattutto l’obbedienza. Saremo molto poveri, secondo lo spirito di san Francesco. Ci saranno molto lavoro, molte sofferenze e ogni tipo di scomodità. Osserveremo rigorosamente la nostra Regola, le sante Costituzioni e tutte le norme della vita religiosa, perché Niepokalanów dovrà essere un modello di vita religiosa” (Konferencje (Conferenze), Niepokalanów 1990, pp. 11-12).

Padre Kolbe così descrisse in una lettera ai superiori la missione che egli intuiva per Niepokalanów: “Non solo difendere la fede, contribuire alla salvezza della anime, ma con un ardito attacco, non badando affatto a se stessi, conquistare all’Immacolata un’anima dopo l’altra, un avamposto dopo l’altro, inalberare il suo vessillo sulle case editoriali dei quotidiani, della stampa periodica e non periodica, delle agenzie di stampa, sulle antenne radiofoniche, sugli istituti artistici, sui teatri, sulle sale cinematografiche, sui parlamenti, sui senati, [in una] parola, dappertutto su tutta la terra; inoltre vigilare affinché nessuno mai riesca a rimuovere quei vessilli” (Lettera al Provinciale padre Kornel Czupryk del 21 dicembre 1928; Pisma, 167; Scritti: 199). Qui il Santo afferma con grande chiarezza che l’attività di Niepokalanów ha un carattere missionario e chiede ad ogni monaco lo stesso impegno di chi va in missione. Egli non desiderava altro che la conversione e la santificazione di tutti e per questo i membri della comunità di Niepokalanów, che vi erano entrati con un permesso speciale dei superiori, dovevano essere disposti a sottomettere tutta la propria vita agli scopi e alle opere missionarie per conquistare tutti gli ambiti della vita sociale alla fede e alla vita dentro la Chiesa, esattamente come è per i missionari.

Nella stessa lettera aggiunse: “Immagino Niepokalanów in questo modo, forse è un’esagerazione, ma mi sembra che senza questo eccezionale ideale missionario Niepokalanów non avrebbe ragione di esistere e si ridurrebbe ad un normale luogo monastico-editoriale […] le cui rivistine non hanno aspirazioni elevate, che nel migliore dei casi devono servire come fonte di reddito, pur essendo del resto destinate a finalità nobilissime”.

La tiratura del “Cavaliere” arrivò in pochi anni a quasi un milione di copie e ad esso si accompagnarono “Il Piccolo Cavaliere dell’Immacolata”, per i bambini, con una tiratura di 221mila copie e il “Piccolo Quotidiano” che arrivò a 225mila copie, mentre i membri della Milizia già nel 1927 erano quasi 150mila. Le riviste non si occupavano solo di tematiche strettamente religiose, ma prendevano posizione anche sui problemi sociali, politici e culturali, cosa che provocò la reazione della stampa liberale e laicista, che non perdeva occasione ridicolizzare l’opera di Massimiliano.

Niepokalanów non era soltanto un convento, ma una vera e propria cittadella, totalmente autonoma ed autosufficiente e perfettamente organizzata, così da svolgere con la maggior efficacia possibile il compito affidatole da Dio e al tempo stesso da valorizzare le capacità e i talenti di ognuno in uno spirito di grande fraternità e comunione: aveva pozzi, fognature, vialetti asfaltati, una ferrovia a scarto ridotto, un garage, una centrale elettrica, un allevamento di bestiame, un allevamento di api, una stazione radio, un ospedale e il cimitero, laboratori di falegnameria, un laminatoio, officine meccaniche, generatori elettrici, e, ovviamente, tutto ciò che era indispensabile al lavoro editoriale: tipografia, impaginazione, distribuzione. In tutto questo c’era ordine, armonia ed efficienza così da non sprecare nessun uomo, nessun talento, nessun paio di mani, ma anche nessun mattone, asse, chiodo o pezzo di carta. Un’infrastruttura così sviluppata serviva ad un unico fine: guadagnare a Dio il maggior numero possibile di anime attraverso l’Immacolata (Padre Jacek Pędziwiatr: Il san Massimiliano che non conosciamo: manager dell’Immacolata).

Nel 1930 padre Kolbe insieme a quattro confratelli lasciò Niepokalanów e si recò in missione in Giappone, a Nagasaki, dove fondò una seconda Niepokalanów con un noviziato e un seminario minore, inoltre fondò dei centri di spiritualità sul modello di Niepokalanów anche in Cina e in India. Nel 1936 l’edizione giapponese del “Cavaliere” aveva già una tiratura di 65mila copie.

Tornò in Polonia nel 1936 per guidare Niepokalanów, che nel frattempo era diventato il più grande monastero cattolico del mondo: nel settembre del 1939 i frati erano quasi 800, e i candidati continuavano ad arrivare in gran numero, basti pensare che il padre guardiano di Niepokalanów disse nel 1935 a un giornalista che tutti gli anni arrivavano circa 1800 domande di candidati, di cui, dopo uno scambio epistolare, ne venivano accettati circa 100, e, dopo il postulandato di sei mesi e il noviziato di un anno, circa la metà prendeva i voti.

In Giappone, Massimiliano aveva scoperto la radio e una volta tornato in patria decise di dar vita ad una stazione radiofonica a Niepokalanów, ma poiché la legge polacca vigente all’epoca non prevedeva una tale possibilità, egli si iscrisse all’associazione polacca dei radioamatori e così la stazione radio iniziò le sue trasmissioni a livello nazionale nel 1937. La radio continuò a trasmettere fino all’occupazione tedesca della Polonia nel 1939 e alla deportazione dei frati in campo di concentramento. Il resto, è noto.

 Annalia Guglielmi - www.ilsussidiario.net -


 
 
 

CAMBIARE L'ORA DI RELIGIONE? NO, MA SAREBBE UTILE CAMBIARE IL MINISTRO

Post n°7461 pubblicato il 24 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi non abbia più molto senso”. A dirlo è il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che basa il suo ragionamento su un dato preciso: “Nelle nostre classi il numero degli studenti stranieri e, spesso, non di religione cattolica tocca il 30%”. A questo punto, aggiunge il ministro, “sarebbe meglio adattare l’ora di religione trasformandola in un corso di storia delle religioni o di etica”.
Secondo l’ultimo dossier sull’immigrazione della Caritas, tra i 700mila alunni figli di genitori stranieri, solo il 20% degli studenti stranieri è di religione cattolica. Il risultato è che, per la prima volta dal 1993, data della prima rilevazione, il numero degli alunni che non partecipano all’ora di religione ha superato il 10%. [tgcom.24]

Parafrasiamo l’affermazione del Ministro Profumo: “Credo che un ministro incompetente sugli argomenti che tratta non abbia più molto senso”. Chissà perché è così difficile che chi parla, prima cerchi di informarsi e di comprendere l’argomento che tratta?
Si è mai chiesto il nostro Ministro quali sono le ragioni che giustificano la presenza dell’IRC nella scuola dello Stato? Ha mai letto, il nostro, gli articoli del Concordato che lo istituiscono?
O ha mai provato a riflettere su quello che il Card. Martini (che tutti vogliono tirare dalla loro parte) ha detto in uno straordinario convegno organizzato da CulturaCattolica.it e da altre realtà che si occupano di questi argomenti? E quello che ha detto nella stessa occasione Paolo Mieli, ebreo di origine e laico di formazione? Per rinfrescargli la memoria cito alcuni passaggi.

Diceva il Card. Martini: «Perché e come entra l’insegnamento della religione “nel quadro delle finalità della scuola”? Entra per svolgere un servizio alla scuola e alle sue finalità. Abbiamo visto che una finalità della scuola è quella di porre il problema del rapporto dei dati scientifici e storici con il significato che essi hanno per la coscienza e la libertà. Orbene la coscienza e la libertà chiamano in causa i beni ultimi, universali, fondamentali dell’esistenza. Quello che, poi, la coscienza e la libertà decideranno circa questi beni, è un compito delle singole persone. Ma è compito della scuola porre correttamente il problema. L’insegnamento della religione, che riguarda appunto le questioni decisive, i fini ultimi della vita, aiuta la scuola a svolgere questo compito. L’aiuta entrando in dialogo con le altre materie di insegnamento, ma conservando una propria specificità, che non può essere confusa con gli scopi delle altre materie. […] Presentando il cattolicesimo nella scuola, la Chiesa aiuta gli alunni italiani a capire la cultura in cui vivono, perché, come dice anche il Concordato “i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano” (art. 9, par. 2)».

Così Mieli: «Io non sono cattolico, la mia famiglia è di origine ebraica e quando ero a scuola, trentacinque anni fa, ero esonerato dall’ora di religione. […] Da quel momento [l’incontro con un insegnante di religione cattolica capace], per i successivi cinque anni (i due anni del ginnasio e i tre anni del liceo), io rimasi, per scelta, a tutte le lezioni di religione e questo dialogo, a volte puntuto a volte condotto in spirito di franchezza e onestà, non un dialogo compiacente, è stato un momento fondamentale della mia vita. Io ero, appunto, un non credente che invitato a partecipare a quell’ora la sceglieva volontariamente, a differenza di tutte le altre ore di scuola. Le altre ore di scuola le facevo perché ero tenuto a farle, perché la famiglia mi obbligava a farle, perché dovevo crescere, dovevo diplomarmi, dovevo prendere la maturità e poi laurearmi. Quell’ora, invece, me la sceglievo, per cui nella storia della mia giovinezza l’ora di religione è l’ora della scelta, l’ora della libertà, l’ora del confronto, l’ora della crescita.»

Ministro Profumo, credo che queste semplici ragioni possano essere correzione alle sue asserzioni. È – l’ora di religione CATTOLICA – un servizio che vale per gli alunni che vogliano essere consapevoli della propria storia ed identità. E, nel caso di stranieri, anche se (o proprio se) di altra religione, l’occasione per integrarsi nell’ambiente e nella cultura in cui sono chiamati a vivere, anche da protagonisti!

Autore: Mangiarotti, Don Gabriele - Fonte: CulturaCattolica.it

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2012 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963