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LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 29/09/2012

GLI INTERVENTI DI SAN MICHELE ARCANGELO NELLA STORIA UMANA

Post n°7479 pubblicato il 29 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

San Michele è sicuramente la creatura del Paradiso che più frequentemente ha fatto visita agli uomini sulla terra durante i secoli della storia; ed è facilmente comprensibile, vista la sua specifica natura di combattere contro le forze dell'inferno in difesa della fede e dei figli della Luce. Gli interventi dell'Arcangelo nella storia umana sono talmente numerosi da renderne possibile solo una breve elencazione, per poi approfondire esclusivamente quelle che certamente furono le più importanti e sacre di tutte le apparizioni, quelle avvenute al Monte Gargano.

Gli interventi in difesa della Cristianità

A partire dal combattimento contro Lucifero, san Michele è spesso intervenuto personalmente in aiuto di Sovrani, uomini o eserciti che combattevano contro i nemici di Dio e della Chiesa. Alcuni di questi interventi sono celeberrimi, come l'apparizione a santa Giovanna d'Arco, altri meno: vediamo i più importanti tramandatici da antiche tradizioni.

Si dice apparve tre volte all'Imperatore Costantino: la prima fu in occasione della famosa visione della Croce prima della battaglia definitiva con Massenzio (dopo il suo trionfo per riconoscenza Costantino concesse libertà di culto al Cristianesimo); le altre due volte sempre per aiutarlo nelle battaglie contro i suoi nemici. Fatto sta che Costantino fece edificare un gran numero di chiese al suo celeste protettore.

Varie furono poi le sue apparizioni in Spagna e Navarra durante i primi secolo dell'invasione musulmana, ancor prima che gli spagnoli si consacrarono a San Giacomo, come testimoniano varie chiese a lui dedicate. Specie nel Regno di Valenza la sua protezione fu grande; si narra che un giorno alcuni fanciulli cristiani presero un effige dell'Arcangelo e la portarono in una moschea: gli infedeli lì presenti anziché reagire male si convertirono al Cristianesimo sul momento.

Apparve poi al Re Alfonso prima della battaglia per liberare Saragozza dopo quattro secoli di tirannia saracena, promettendogli la vittoria. II Re gli fece dedicare una grande chiesa, San Michele dei Navarrini.

Speciale è la protezione che l'Arcangelo aveva per la Monarchia francese. Clodoveo, primo Re dei Franchi a convertirsi al Cristianesimo, lo vide combattere al suo fianco, e per conoscenza gli consacrò la Francia insieme a san Remigio vescovo di Reims: tutti i re di Francia, quando salivano al Trono, ripetevano l'atto di consacrazione in suo onore (il primo a rompere la sacra tradizione fu Luigi XV). In particolare fu proprio Carlo Magno il sovrano che più fu devoto all'Arcangelo (e infatti, si videro gli straordinari risultati...).

Celeberrima è poi l'apparizione alla Pulzella d'Orlèans, che condurrà alla salvezza del Regno di Francia. La Francia nel 1415 era sull'orlo dell'abisso, la maggior parte del suo territorio era sotto occupazione inglese, e il Re Carlo V era un inetto. San Michele le apparve la prima volta all'età di tredici anni, profetizzandole il suo futuro ruolo nella salvezza del suo Regno. Tutti conosciamo la storia meravigliosa e miracolosa di santa Giovanna d'Arco, come ella, sotto la guida dell'Arcangelo, all'età dì 18 anni e senza cultura alcuna, guidò gli eserciti demoralizzati e soccombenti, di vittoria in vittoria, la più importante delle quali fu quella di Orlèans, avvenuta proprio l'8 maggio, giorno dell'apparizione di San Michele al Gargano.

San Michele aiutò apertamente anche il Re del Portogallo Don Alfonso Enriquez, che lo aveva invocato nella battaglia decisiva contro i mori, tanto che nessun portoghese morì e nessun saraceno restò in Portogallo. Dopo questo miracoloso intervento il suddetto Re e il Re di Francia Luigi XI istituirono due Ordini Militari dedicati a san Michele.

Altri prodigiosi interventi che si ricordano furono quello nei confronti del Duca di Cracovia nella sua guerra contro i lituani (san Michele fu poi proclamato protettore del Regno di Polonia), e quello in difesa del Re ungherese Belisario contro Maometto II.

Da ricordare infine la visione del vescovo di Pechino mons. Favier ebbe della Vergine e di san Michele il 15 agosto 1900, durante l'assedio che gli europei dovettero sostenere contro gli assalti furiosi dei boxer cinesi.

Le apparizioni al Monte Gargano

Si tratta certamente delle più importanti apparizioni dell'Arcangelo finora mai avvenute, ricostruite sulla traccia del Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano, datato tra l'VIII e l’XI secolo. La prima apparizione avvenne nel 490 d.C. al vescovo di Siponto, san Lorenzo Maiorano.

Un ricco signore aveva perso un toro, che aveva poi avvistato sulla cima del Monte delle future apparizioni; non potendo arrivarvi a piedi, pensò di lanciargli contro una freccia, ma questa si rivoltò su se stessa e gli ferì il piede. Impaurito, il signore corse a raccontare l'inspiegabile evento al vescovo di Siponto, che ordinò tre giorni di pubbliche preghiere e penitenze: il terzo giorno, l'8 maggio, san Michele apparve al vescovo, e gli disse: "Io sono l'Arcangelo Michele, e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra, è una mia scelta; io stesso ne sono il vigile custode (...) Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini (...) Quel che sarà qui chiesto con la preghiera sarà esaudito. Và, perciò, sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano".

Il vescovo non lo fece per paura dei pagani, essendo quello da tempo immemorabile un luogo per loro sacro.

Due anni dopo, Siponto era assediata dai barbari ancora pagani di Odoacre; di fronte alla sicura sconfitta, il vescovo ordinò nuovamente tre giorni di penitenza e preghiere pubbliche, finché non apparve nuovamente l'Arcangelo, promettendo la vittoria se i sipontini avessero subito contrattaccato. La popolazione entusiasmata subito ubbidì, e fu trionfo: era il 29 settembre. L’8 maggio successivo il vescovo con tutta la popolazione si recò sul monte, dove udirono meravigliosi canti angelici provenienti dalla grotta che si prestavano a consacrare. Spaventati e disorientati, decisero di chiedere al Papa, san Gelasio, cosa fare. Il santo Papa rispose che a sua opinione il giorno più adatto per la consacrazione era il 29 settembre, ma stabilì che si celebrasse un tributo alla Ss. Trinità affinché san Michele ispirasse i loro cuori.

II vescovo Lorenzo invitò per il 21 settembre altri sei vescovi della zona (oggi tutti santi) per celebrare il tributo: l'Arcangelo apparve a Lorenzo e gli disse: "Deponi il pensiero di consacrare la mia grotta, io l'ho eletta come mia reggia, e con gli angeli miei già l'ho consacrata. Tu ne vedrai i segni impressi, e la mia effige, l'altare il pallio e la croce. Voi soltanto entrate nella grotta, e sotto la mia assistenza innalzate preghiere.

Celebrate domani il Santo Sacrificio per comunicare il popolo, e vedrete come io sacrifico quel tempio".

Tutto ciò accadde puntualmente il giorno 29 settembre 493, insieme ad altri prodigiosi miracoli di ogni tipo. Da quel giorno la grotta di Monte S. Angelo sul Gargano è l'unico luogo di culto al mondo non consacrato da mano umana, e da quel giorno non si contano i miracoli di ogni tipo e le strepitose guarigioni che sono avvenute per intercessione di san Michele.

In particolare dalla grotta scaturisce un'acqua miracolosa che gocciola lentamente dal masso circostante, i cui benefici effetti sono da secoli e qui secoli sotto gli occhi di tutti. L’ultima apparizione avvenne il 25 settembre 1656 all'arcivescovo Pucciarelli durante una gravissima epidemia di peste. San Michele disse: "Sono l'Arcangelo Michele. Chiunque adopererà i sassi di questa grotta sarà liberato dalla peste. Benedici i sassi, scolpendo su di essi il segno della Croce e il mio nome".

Così fu. Da allora da ogni luogo del mondo si richiedono frammenti dei sassi della grotta santa. Ancora oggi il Santuario, anche per la sua splendida e suggestiva posizione, è uno dei luoghi di culto più celebri al mondo.

Altre apparizioni.

Non è naturalmente possibile riportare in questo articolo tutte le numerosissime apparizioni, pubbliche e private, dell'Arcangelo avvenute in questi secoli. Ci limitiamo a ricordare solo alcune più significative e conosciute che la tradizione ci ha tramandato.

A Giovanni Evangelista apparve Dio in persona a chiedergli di consacrare una chiesa per San Michele, quella di Conas in Frigia, nella quale avvennero strepitosi miracoli e conversioni.

San Michele apparve all'imperatore Marciano per guarirlo dalla lebbra; nel 709 a S. Uberto in Francia, dalla cui apparizione nacque il culto e la meravigliosa cattedrale di Mont Saint-Michel, strettamente legato a quello garganico; quindi apparve in Irlanda, in Messico ad un indio, in varie località del Regno di Napoli (a Procida salvò gli abitanti dal pirata Barbarossa) e in tanti altri posti. Apparve anche a molti Santi, fra i quali a sant'Agnello a Napoli per incitarlo ad andare anch'egli sul luogo di una battaglia con i mori (che poi appunto fu vinta), a santa Brigida di Svezia ed alla figlia santa Caterina. In particolare da ricordare sono le due apparizioni a San Francesco d'Assisi, la prima sul Monte Verna, nella quale confermò al Santo la veridicità della tradizione che voleva che la fenditura del Monte si fosse prodotta nel momento della morte del Salvatore, o la seconda in occasione delle stimmate, come conferma san Bonaventura.

Quindi la famosissima apparizione a Roma nel 690 d.C. sulla Molo Adriana, oggi Castel S. Angelo, sul quale ancora troneggia l’imponente statua a lui dedicata che lo raffigura nell'atto di riporre la sua spada, a simbolo della fine della grande peste che aveva colpito Roma. Il tutto avveniva mentre Papa san Gregorio Magno portava in processione l'effige della Vergine per chiedere appunto la grazia della fine della pestilenza: san Michele e gli angeli intonavano il celebre inno Regina Coeli, ancora oggi cantato in tante chiese nel mondo nel periodo pasquale.

Queste solo per citare le più eclatanti apparizioni con le quali il santo Arcangelo ha sempre voluto testimoniare la sua vicinanza a chi lotta e soffre por amore di Dio.

di Massimo Viglione - Radici Cristiane -

 

 
 
 

29 SETTEMBRE: SANTI ARCANGELI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE

Post n°7478 pubblicato il 29 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Michele, nome ebraico che vuol dire « Chi è come Dio? » viene ricordato nel libro di Daniele del popolo eletto (Dan 10,13 e 12,1). La lettera di san Giuda (v. 9) lo presenta in lotta contro Satana per il corpo di Mosè. Anche l’Apocalisse (12,7) ricorda il combattimento di Michele e dei suoi angeli contro il drago. La liturgia dei defunti lo vuole accompagnatore delle anime. Molto venerato dagli Ebrei divenne presto assai popolare nel culto cristiano. Il 29-IX cade l’anniversario della dedicazione di una chiesa in suo onore sulla via Salaria (sec. V).

Gabriele «forza di Dio», si presentò a Zaccaria come «colui che sta al cospetto di Dio» (Lc 1,19). Portare l’annuncio di Dio è il compito che gli riconosce Daniele (8,16; 9,21): annunziò infatti la nascita del Battista e di Gesù Cristo (Lc 1,5-22.26-38).

Raffaele, «Dio ha curato», compare nel libro di Tobia come accompagnatore nel viaggio del giovane Tobia e come portatore di salvezza al vecchio padre cieco.

San Luca mostra sovente l’intervento degli angeli nelle origini della Chiesa perché con la venuta di Cristo l’umanità è entrata nell’èra definitiva in cui Dio è vicino all’uomo e il cielo è unito alla terra. Essi vengono da Dio «inviati in servizio, a vantaggio di coloro che devono essere salvati» (Ebr 1,14). La nostra «azione di grazie», l’ Eucaristia, è una «concelebrazione» (cf LG 50) in cui ci uniamo agli Angeli nel triplice canto: «Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo».

L'appellativo «angelo» designa l'ufficio, non la natura

Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)

È da sapere che il termine «angelo» denota l'ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli.

Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l'arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi.

A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando vengono a noi per qualche missione, prendono anche il nome dall'ufficio che esercitano.
Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina di Dio.

Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall'azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L'antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo: Salirò in cielo (cfr. Is 14, 13-14), sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all'Altissimo, alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all'estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di combattere con l'arcangelo Michele, come è detto da Giovanni: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago» (Ap 12, 7).

A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare colui che si degnò di apparire nell'umiltà per debellare le potenze maligne dell'aria. Doveva dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero.

Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato «Medicina di Dio» colui che venne inviato a operare guarigioni.

Pubblicato da BLOG di www.Maranatha.it -

 
 
 

ECCO IL VERO IL FUTURO CHE ATTENDE L'ITALIA E NON QUELLO CHE CI VOGLIONO FAR CREDERE

Post n°7477 pubblicato il 29 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La settimana scorsa Mario Sechi in un fondo sul quotidiano Il Tempo descriveva egregiamente l’attuale momento storico che sta vivendo il nostro Paese.

“C’è un Paese disteso sul Mediterraneo che ha qualche problema a capire la realtà”, naturalmente riferendosi all’Italia che“è un luogo ricco che si sta impoverendo, pieno di uomini e donne intelligenti che si stanno disperdendo. Fu meta del Grand Tour, cantata dai poeti, colorata dai pittori, immortalata dai narratori. È un pezzo di memoria dell’Occidente, ma dimentica i suoi tesori”. Inoltre, l’Italia è un Paese guidato da una classe dirigente ignorante, con dei partiti politici veri rimasugli del secolo scorso che hanno e ancora divorano risorse: “Hanno incassato in vent’anni oltre due miliardi di soldi pubblici, ne hanno speso un terzo, il resto è servito a finanziare «la politica», parola nobile dietro cui si sono nascosti miseri traffici privati”. Continuando nell’analisi Sechi sostiene che ogni vent’anni l’Italia gattopardescamente, cambia tutto per non cambiare nulla. Ora ivent’anni sono arrivati, puntuali, e l’Italia strepita, mormora, promette la svolta, la rivoluzione. Ma è probabile che anche questa volta non se ne fa nulla, del resto Mario Giordano nel suo ultimo libro Spudorati, non fa altro che ripetere quello che aveva scritto qualche anno prima in Sanguisughe.

Le riflessioni di Sechi le accosterei a quelle fatte da un’economista che non conoscevo, Eugenio Benetazzo, in un pamphlet pubblicato l’anno scorso per le edizioni Baldini &Castoldi, Era il mio Paese. Il futuro che attende l’Italia. Il testo scritto con straordinaria chiarezza e semplicità, un centinaio di pagine, dove l’autore riesce a fare una sintetica fotografia dei numerosi problemi che affliggono l’Italia. E’ una vera e propria inchiesta economica fuori dal coro che dà un contributo decisivo all’informazione indipendente.

L’Italia per lui, non è più quel Paese che ti hanno sempre fatto credere, sia sul piano economico che sociale. Nell’introduzione presenta il suo lavoro, sostenendo una tesi inquietante: “L’Italia non è più il ‘Bel Paese’ di un tempo, anche per gli italiani inizia a manifestarsi un tipo di rischio che mai nessuno aveva preso seriamente in considerazione negli anni passati: il default”.

Rischiamo il collasso perché c’è “un sistema di welfare sociale eccessivamente protezionistico, investimenti infrastrutturali inesistenti, una popolazione di anziani in costante ascesa, una classe politica incompetente e impreparata (tanto a destra quanto a sinistra), una perdita di competitività sul piano internazionale senza precedenti, il lento declino dell’attività manifatturiera, l’imposizione dall’alto di una moneta troppo forte per la nostra economia, un debito pubblico tra i più alti al mondo e sempre in aumento, il peso rilevante sull’economia nazionale della criminalità organizzata, intere generazioni di ragazzi con un futuro occupazionale precario- e conclude, quanto prima bisogna dare una risposta trovando soluzioni efficaci ed efficienti, con l’obiettivo di scongiurare il rischio di uno scenario argentino, purtroppo sempre più vicino”.

Pertanto un Paese con 19 milioni di pensionati e 4 milioni di dipendenti pubblici è obbligato necessariamente a intraprendere una strada mai percorsa e mai proposta prima, quella del ridimensionamento coatto della spesa pubblica, della previdenza e dell’assistenza sociale”.

Benetazzo prevede per l’Italia quanto abbiamo visto per la Grecia e così nei decenni futuri il Bel Paese rimarrà una dicitura riportata sui libri di storia.

Il miracolo economico degli anni sessanta con circa 14 milioni di italiani assunti a tempo indeterminato dal settore pubblico e privato, ben retribuiti, col posto sicuro, è solo un ricordo. Ora con l’inizio del nuovo millennio anche il nostro Paese, a causa della cosiddetta globalizzazione, ha subito una serie di trasformazioni di natura sociale, demografica, economica e industriale. Benetazzo nel libro non parla mai di crisi economica, ma di trasformazione, lo racconta affrontando tutti i temi, con impareggiabile taglio inquisitorio e con un ritmo divulgativo incalzante, cominciando a lanciare il neologismo di “Cindonesia”: Cina, India e Indonesia sono infatti i tre Paesi destinati a occupare il ruolo primario precedentemente occupato da Stati Uniti, Europa e Giappone, destinati ormai a un lento e inesorabile declino di natura postindustriale a seguito dei famigerati processi di delocalizzazione.

Pertanto, la Cina diventa la più grande fabbrica del mondo e di conseguenza il centro geoeconomicodel pianetasi sposta da “Londra/New York a Shanghai/Mumbai: una trasformazione di interessi, di equilibri, di risorse che avrebbe dovuto verificarsi in cinquant’anni è avvenuta in appena cinque anni con ripercussioni devastanti per le economie occidentali”. Benetazzo a questo proposito, ci invita a immaginare due grandi silos affiancati, uno completamente colmo, rappresenta l’Occidente, l’altro, per ora, vuoto e rappresenta le economie emergenti dell’Oriente. Secondo Benetazzo, nei prossimi anni assisteremo, in seguito a processi di trasformazione economica e produttiva, allo svuotamento del primo per il riempimento del secondo. L’invecchiamento della popolazione occidentale è il principale driver economico per capire questa trasformazione.

L’economista ci mette in guardia: “Chi ancora oggi continua a parlare di crisi economica non ha davvero compreso che cosa sta effettivamente succedendo. Non si può parlare di crisi, ma piuttosto di una fase di emergenza senza precedenti, in quanto vengono minate le fondamenta su cui il Paese era cresciuto, si è rafforzato ed era credibile…”

Benetazzo fa qualche esempio sui frutti della globalizzazione in Italia: i processi di delocalizzazione industriale hanno distrutto lentamente i grandi distretti industriali per cui l’Italia da sempre era ammirata, invidiata e copiata. L’Italia ha perso milioni di posti di lavoro per “regalarli direttamente ad altre aree geografiche, vedi Oriente, che hanno beneficiato di un arricchimento industriale, culturale ed economico in seguito a queste migrazioni economiche”. Tutto questo è evidente nell’attività manifatturiera, solamente in Italia, “i distretti calzaturieri, tessili, dell’arredamento, delle ceramiche o quelli della concia delle pelli, sono andati completamente persi in quanto la nostra classe politica non è stata in grado di leggere in profondità i rischi che la globalizzazione imponeva, e non è in grado ancora oggi di difendere le realtà imprenditoriali che davano prestigio e slancio produttivo all’intero Paese”. Si pensi al distretto tessile di Prato, migliaia di laboratori artigiani, rilevati da imprenditori cinesi, hanno licenziato le maestranze italiane e ora utilizzano esclusivamente operai clandestini cinesi, alla luce del sole.

Domenico Bonvegna - domenicobonvegna[chiocciola]alice.it - miradouro.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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