ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 27/03/2014

OBAMA VA DA PAPA FRANCESCO: "LOTTA ALLA POVERTA'".....MA LA SUA VERA LOTTA E' CONTRO LA CHIESA

Post n°8927 pubblicato il 27 Marzo 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Papa Francesco ha incontrato questa mattina il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. «È meraviglioso incontrarla», ha esordito Obama. Francesco ha risposto con un «grazie» e una vigorosa stratta di mano. Dalla Sala del Tronetto, il Pontefice ha condotto Obama nel suo studio privato, dove i due leader hanno intrattenuto un colloquio durato quasi un’ora. Al di fuori dello studio, insieme alla delegazione americana e ai giornalisti, hanno aspettato anche il segretario di Stato americano John Kerry e il prefetto della Casa Pontificia, Georg Gaenswein. Le porte dello studio pontificio si sono rimaste chiuse dalle 10.28 alle 11.20.

«LOTTA ALLA POVERTÀ». Il presidente americano era già stato ricevuto, insieme alla moglie Michelle, da Benedetto XVI in Vaticano nel luglio del 2009. È la prima volta però che incontra Bergoglio. In attesa di conoscere notizie più precise su quello che i due si sono detti nell’udienza privata, i media sottolineano le parole a effetto («meraviglioso incontrarla») e rilanciano l’impegno annunciato da Obama di collaborare con il Santo Padre per sconfiggere la povertà nel mondo. Il presidente Usa infatti tiene molto a far sapere di sentirsi in profonda sintonia con papa Francesco sulla «lotta alla sperequazione», la sua nuova parola d’ordine.

A CACCIA DI VOTI. Agli osservatori tuttavia non sfugge che la visita di Obama in Vaticano ha anche l’obiettivo di abbellire l’immagine dell’inquilino della Casa Bianca agli occhi degli elettori cattolici, molti dei quali in questi anni della sua amministrazione si sono allontanati da lui. Come già qualche mese fa ha spiegato il Foglio, Obama – non unico tra i leader mondiali – intende insomma sfruttare la popolarità di papa Francesco per recuperare consenso in un anno elettorale (a novembre le elezioni di metà mandato).

IL TRUCCO. È quello che ha spiegato tre giorni fa il celebre vaticanista statunitense John Allen in una intervista a Radio Vaticana. E conferma George Weigel, senior fellow all’Ethics and Public Policy Center di Washington, intervistato oggi da Paolo Rodari per Repubblica. Obama, secondo Weigel, sa benissimo che «la maggior parte dei cattolici americani è entusiasta di Francesco, come lo sono io», è per questo che «vorrebbe far diventare il Papa un alleato». Di qui, spiega Weigel, il tentativo (spesso assecondato da giornali e tv) di fare apparire Francesco un “liberal”. Peccato che «i termini “liberale” e “conservatore” sono inutili quando si parla di Chiesa. Nella Chiesa si parla di “vero” e di “falso”, non di destra e sinistra».

UNO SCONTRO DIETRO L’ALTRO. Il tentativo di Obama dunque «fallirà» secondo Weigel. Al di là delle strette di mano con il Pontefice, sono diversi in effetti i fronti di “guerra” aperti da Obama nei confronti della Chiesa cattolica, dalla riforma ultra omologatrice della scuola fino all’Obamacare, la riforma della sanità che minaccia gravemente la libertà religiosa imponendo a tutti i datori di lavoro, cattolici compresi, di offrire ai dipendenti coperture assicurative che comprendano aborto e contraccezione. Senza contare le iniziative del presidente (o da lui sostenute) fortemente sentite come sbagliate dalla Chiesa, dall’apertura al matrimonio gay fino all’intervento militare in Siria, annunciato e poi annullato anche grazie alle posizioni assunte da papa Francesco.

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NOI PREGHIAMO GESU' NELLE NOTTI PREFERITE DAL DEMONIO

Post n°8926 pubblicato il 27 Marzo 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il contropiede metafisico ai danni delle schiere del Maligno celebrato nelle sue notti preferite, parte da Acqui Terme (Alessandria), nel Piemonte dell’Alto Monferrato, terra di vini e colline selvagge che degradano verso l’Appennino. Mettiamola così: alcuni gruppi e gruppuscoli di satanisti utilizzano il cosiddetto «calendario satanico» per propiziarsi nelle date “giuste” i favori del gran Cornuto?  Bene, i cattolici del Gris (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa), sezione di Acqui, proprio in quelle stesse date zeppe di sabba e di messe nere, organizzano momenti di preghiera. Un bello sgarbo, no?  Il vescovo Piergiorgio Micchiardi ha dato la sua benedizione: «Sì – dice - è un’iniziativa importante: attraverso quelle adorazioni eucaristiche possiamo riparare ai sacrilegi perpetrati nei culti satanici». Un’iniziativa, finora, unica in Italia. L’avvocato Giovanna Balestrino, presidente del Gris di Acqui, è entusiasta: «Come associazione culturale – spiega – cerchiamo di far conoscere meglio il fenomeno delle nuove religiosità, sosteniamo le persone che finiscono preda delle sette, collaboriamo con le forze dell’ordine. Negli ultimi tempi – racconta – la cronaca riporta sempre più spesso notizie riguardanti furti di ostie consacrate che purtroppo vengono utilizzate in rituali blasfemi soprattutto in alcune date. Con la nostra preghiera proprio in quelle notti contiamo di strappare un bel po’ di anime dalle grinfie di Satana…».

Già, ma come funzionano questi calendari satanici? In linea di massima si tratta di un elenco di date, da otto a venti, in cui i satanisti, ciascun gruppo a modo suo, compiono dei riti per adorare il Diavolo e ottenere in cambio – dicono - potere, fortuna e denaro. Alcune date sono legate alla tradizione pagana, altre ai culti della terra, ai movimenti del sole, altre ancora al calendario cristiano (Natale, Venerdì Santo, Pasqua), per eseguire contro-celebrazioni. Il 31 ottobre (Halloween), per esempio, è considerato il capodanno di Satana. Il 2 febbraio è la notte della Candelora durante la quale vengono consacrate le candele per i riti dei mesi successivi. Il 21 dicembre, solstizio d’inverno, è la prima notte di Tregenda (notte terribile). Il 31 luglio, poi, è uno dei momenti più importanti perché in quel giorno Satana è stato precipitato dal cielo. Massimo Introvigne, uno dei maggiori esperti sull’argomento, invita alla prudenza: «I calendari non sono utilizzati dalle grosse organizzazioni dei satanisti, ma dai gruppuscoli di dimensioni ridotte che si trovano soprattutto sul web».

Lo scorso 21 marzo, equinozio di primavera e seconda notte di Tregenda (ma per qualche satanista è anche una sorta di san Valentino Luciferino), abbiamo partecipato al momento organizzato dal Gris di Acqui, nella chiesa settecentesca di Sant’Antonio abate. Una quarantina di fedeli presenti, niente scenate o esuberanze liturgiche, molti canti, preghiere e litanie. Il vice-parroco di Acqui, don Lorenzo Mozzone, la mette subito giù dura: «Le possessioni che si verificano in seguito alla partecipazioni a questi riti sono triplicate negli ultimi anni. Preghiamo per questi nostri fratelli».
 
Tra i banchi c’è Alberto Capra, un informatico di 27 anni: «Sono qui perché credo che queste preghiere possano rafforzarmi nella lotta contro il Nemico che oggi usa molto anche il web. Se mi deridono? Capita, ma per testimoniare Gesù bisogna andare controcorrente…». In prima fila c’è A. F., 18 anni, che frequenta il liceo classico e sogna di diventare stilista. «Ho fede – dice -  e sono qui per pregare affinché non accadano più cose così brutte…». Don Lorenzo aggiunge: «Per la dottrina cattolica il Demonio è un essere spirituale che si è ribellato a Dio. Qualcuno ha detto che il capolavoro di Satana è aver convinto i mortali della sua inesistenza. Noi non ci caschiamo…».
 
La chiesa è satura di incenso. Quando è tutto finito, si esce e sul piazzale si viene assaliti da un forte odore di zolfo. Inevitabile pensarlo: vuoi vedere che laggiù l’hanno presa davvero male? «Sono le nostre acque termali che zampillano dalle fontane», spiegano i fedeli. Povero diavolo.

Mauro Pianta - vaticaninsider.lastampa.it -

 
 
 

PERCHE' BENEDETTO XVI NON POTE' PARLARE ALLA SAPIENZA. UN LIBRO RICOSTRUISCE IL CASO

Post n°8925 pubblicato il 27 Marzo 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Grazie alle testimonianze del rettore, del cappellano e di professori e studenti si ripercorre il caso del 2008. Storia di un’occasione persa (soprattutto per i professori)

Ricordate quando Benedetto XVI non poté parlare alla Sapienza di Roma? Domani, nella stessa università della Capitale, sarà presentato un libro che promette di ripercorrere quell’incresciosa vicenda. Si tratta di Sapienza e libertà. Come e perché papa Ratzinger non parlò all’Università di Roma (Donzelli editore). E’ stato scritto dal giornalista Pier Luigi De Lauro e contiene una prefazione di Walter Veltroni.
Il volume, stando almeno alle prime informazioni, sembra interessante. Esso, infatti, contiene – oltre al testo dell’intervento del Papa – anche interviste all’allora rettore Renato Guarini, a padre Vincenzo D’Adamo, cappellano dell’università, a Carlo Cosmelli, uno dei docenti di Fisica che ne contestarono la presenza, e a Gianluca Senatore, allora responsabile dell’organizzazione più rappresentativa degli studenti. Ed è proprio grazie a queste interviste che i fatti vengono ricostruiti con precisione e, in più, ne vengono svelati di nuovi, successivi a quel “non incontro”.

I FATTI. Guarini aveva invitato il Papa all’inaugurazione dell’anno accademico e la visita era prevista per il 17 gennaio 2008. Nei mesi precedenti, il rettore aveva comunicato la sua decisione al Senato accademico, ben felice che un Pontefice (così come avevano fatto Paolo VI nel 1964 sempre alla Sapienza e Giovanni Paolo II a Roma Tre nel 2002) varcasse le soglie di una università. Ratzinger avrebbe dovuto svolgere un saluto al termine della cerimonia e non una lectio magistralis, come erroneamente fu al principio comunicato. Ma tanto bastò a sollevare le polemiche. Prima con un intervento sul Manifesto di Marcello Cini, poi con una lettera firmata da 67 docenti della facoltà di Fisica e apparsa il 23 novembre.
Secondo il libro, a far davvero esplodere il caso fu Repubblica che, il 10 gennaio, rilanciò la lettera che portò alla triste rinuncia di Benedetto XVI. Non parlò alla Sapienza, limitandosi a mandare il testo del suo intervento.

OCCASIONE SPRECATA. Come nota giustamente Alessandro Zaccuri sulle pagine di Avvenire, l’aspetto che pare più interessante del libro sono le parole dello studente Senatore. Il quale racconta che, fino ad allora, non aveva mai letto nulla degli scritti di Ratzinger. Fu proprio quell’episodio ad avvicinarlo alla sua produzione intellettuale. E la conclusione del ragazzo è che se i professori, soprattutto Cini, avessero fatto lo sforzo di non fermarsi ai loro pregiudizi, ma avessero letto il testo di Ratzinger, vi avrebbero trovato molti spunti di approfondimento critico sulla deriva delle tecnoscienze. Ma quello sforzo, i professori della Sapienza non vollero farlo. E persero un’occasione non per parlare di fede, ma di scienza.

- Redazione tempi.it on Facebook -

 
 
 

FACCE IRRICONOSCIBILI: ECCO GLI EFFETTI DELLE DROGHE

Post n°8924 pubblicato il 27 Marzo 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Con diabolica coerenza i distruttori sistematici della civiltà hanno iniziato a introdurre, con garbo, naturalmente, ma con tutta la spocchia degli “intellettuali” che si propongono come depositari della verità, il discorso della “liberalizzazione” delle droghe cosiddette leggere. Non è del resto cosa nuova, ma per lungo tempo furono soltanto i radicali,  del tutto privi di base elettorale (ma non di mezzi economici a carico del contribuente) ma violenti e chiassosi, a promuovere l’uso delle droghe. Ora, nella naturale involuzione di quella che una volta si chiamava “sinistra” verso un radicalismo di massa, ecco che il senatore Luigi Manconi, del PD, presenta un disegno di legge per la depenalizzazione.  A completare il quadro arriva il neo-segretario del PD, Renzi : “Iniziamo a rimettere la distinzione tra droghe legge e pesanti”. D’accordo che Renzi rappresenta al meglio il vuoto pneumatico a cui è ridotta ormai la nostra politica, però prima di parlare, soprattutto se si parla di faccende che mettono a rischio la vita di migliaia e migliaia di giovani, bisognerebbe conoscere ciò di cui si parla. In questo bel quadretto poteva mancare l’intellettuale pensoso per eccellenza, quel Roberto Saviano, premio Nobel del “copia-incolla”? Naturalmente non poteva mancare e il suo articolo a favore della liberalizzazione compare nientemeno che sulle pagine del più seguito  “Repubblica”. Non mi soffermo più di tanto su quel che dice Saviano , anche perché non fa che tornare su luoghi comuni triti e ritriti.

MA ECCO COSA DICE L'ASSOCIAZIONE REHABS:

Rehabs.com è un’associazione americana privata che si occupa di promuovere programmi di riabilitazione dalle dipendenze e pubblicizza una rete di centri americani. Dal suo sito, raccogliendo i dati provenienti dalle carceri della Florida e dagli enti governativi impegnati nella lotta alla droga, ha lanciato la sua ultima campagna: infografica, video e gallery di facce, «Faces of drug arrests», i visi di chi è stato arrestato per droga (e la consuma). C’è Amy, 35 anni, arrestata per rissa e possesso di metanfetamine: dal 2003 al 2013 il suo viso è così stravolto, invecchiato, ammalato da essere divenuto irriconoscibile, ricco di solchi, ecchimosi, scavato, disidratato, ingiallito (qui il video della campagna). E come Amy, ci sono altre decine di giovani, uomini e donne, che sono finiti ripetutamente in prigione per il consumo di droghe di ogni tipo.

Gli effetti delle droghe

La carrellata di visi distrutti dagli stupefacenti è accompagnata da dettagli tecnici sulle conseguenze del loro uso prolungato, che seppur allarmanti non funzionano bene tanto quanto la vista dei corpi che cambiano drasticamente. Uso di cocaina? Si incorre in perdita ragguardevole di peso e infiammazione senza ritorno delle vie nasali. Uso di metanfetamine di vario genere? Perdita di peso, dei denti, solchi e piaghe sul viso, invecchiamento accelerato. Uso di eroina? Perdita di peso, ascessi, cellulite, croste sulla pelle. Uso di ossicodone (oppioide)? Occhi rossi, viso arrossato, variazioni considerevoli di peso (dimagrimenti o ingrassamenti eccessivi) e rimpicciolimento delle pupille. Senza contare i cambiamenti, che le foto non raccontano ma lasciano solo intuire, a livello mentale e psicologico che l’uso prolungato di stupefacenti provoca al consumatore.

 Fonti - corriere.it e riscossa Cristiana

 
 
 

OBAMA-FRANCESCO: UN VANTAGGIO D'IMMAGINE PER IL PRESIDENTE AMERICANO SEMPRE MENO POPOLARE

Post n°8923 pubblicato il 27 Marzo 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il prof. Giovagnoli della Cattolica di Milano commenta il primo incontro tra il Papa e il Capo di Stato e spiega perché ad Obama non convegna affrontare certi "temi caldi"

“Il Presidente è impaziente di incontrare Papa Francesco”. La dichiarazione della portavoce del National Security Council (NSC) della Casa Bianca, Caitlin Hayden, ha alimentato la già viva curiosità per l’incontro di domani tra il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e Papa Francesco. Un'udienza che aveva attirato l’attenzione di politologi e vaticanisti, soprattutto per i temi che verranno discussi a porte chiuse che sembrano mostrare più discrepanze che visioni di accordo. Anche se non mancano alcuni punti in comune. Di tutto questo, ZENIT ne ha parlato con il prof. Agostino Giovagnoli, professore di storia contemporanea della Università Cattolica di Milano.

Che significato si può dare alla visita di domani? Si può interpretare come una mossa strategica in vista delle prossime elezioni negli Usa, magari per accaparrarsi il voto degli elettori cattolici?

Giovagnoli: Credo che sia riduttivo interpretare la visita del presidente Obama solo da un punto di vista di strategia politica. Obama ha sempre dichiarato simpatia e ammirazione verso il Pontefice, e più volte in vari discorsi ha citato le sue parole. Piuttosto, penso che da parte del presidente ci sia l’esigenza di interagire con un attore della scena internazionale imprescindibile. Ed è sicuramente un vantaggio di immagine stare vicino a colui che è definito l’uomo dell’anno….

Infatti, nei giorni scorsi, la rivista Fortune ha decretato il Papa uno dei leader più influenti del mondo. E nella stessa lista manca il nome di Obama…

Giovagnoli: Questa classifica mi pare eccessiva… Certo, c’è una verità, cioè che la popolarità di Obama è molto bassa in questa fase, mentre quella di Francesco è molto apprezzata, soprattutto dai cattolici sia conservatori che progressisti. Tuttavia, se posso usare le parole del Pontefice, bisogna fare attenzione a non trasfigurare l’immagine del Papa, a farne una sorta di “Superpapa”. Perché oltre a contrastare i desideri del Santo Padre, questo tradisce la scelta stessa di testimonianza basata sulla semplicità, di essere un uomo che segue il Vangelo e non un “artefice dotato di super poteri”. Mi sembra, inoltre, che queste classifiche riflettano soprattutto lo smarrimento di un mondo alla ricerca di leader credibili, in un momento in cui molti leader internazionali, compreso lo stesso Obama, riflettono un deficit di credibilità.

Nonostante la sua enorme popolarità, non sono mancate delle critiche al Pontefice negli Stati Uniti in seguito alla Evangelii Gaudium, specie sulla sua visione economica, definita “marxista”.

Giovagnoli: A queste critiche ha risposto lo stesso Francesco con grande spirito dicendo che non si è affatto offeso ad essere definito marxista, perché ha conosciuto tanti marxisti di buona fede, brave persone. Al di là della battuta, questi attacchi al Pontefice rappresentano qualcosa di vecchio, cioè il tentativo di portare il cristianesimo, il cattolicesimo, su correnti ideologiche, di destra o di sinistra… Questo è radicalmente, totalmente, negato da un pontificato che, seppur schierato da subito dalla parte dei poveri, dei deboli, non è mai stato succube a posizioni politiche o ideologie. Mi sembrano quindi più che altro armi “spuntate” che rivelano il dispetto o la preoccupazione di quanti hanno ritenuto il cristianesimo uno strumento a servizio dei propri interessi.

A chi si riferisce?

Giovagnoli: Ci sono nomi e cognomi di grossi donatori della Chiesa cattolica americana che hanno espresso pubblicamente queste perplessità. Uomini di affari cattolici che hanno 'storto il naso' pensando anche a delle somme promesse per i restauri della Cattedrale di New York. Ma questo è solo un aspetto della questione. Direi che è più profonda, invece, la realtà di un mondo che ha strumentalizzato il cattolicesimo facendone una sorta di ideologia dell’Occidente e dei suoi valori. Ma questo, come dicevo, appartiene a una stagione che Francesco ha ampiamente superato. Riportando la centralità sul Vangelo, il Papa ha ipso facto annullato certi tipi di operazioni ideologiche.

Come ha affermato lei stesso, Obama ha più volte espresso la propria simpatia e ammirazione verso il Pontefice. Che rapporto c’è tra i due?

Giovagnoli: Non so se esiste un rapporto. Credo che Obama abbia intuito nel magistero di questo Papa che da tempo ha posizioni molto critiche verso gli eccessi del liberismo, della logica dei mercati, della globalizzazione, un terreno su cui anch’egli ha necessità di muoversi. Un Papa così dichiaratamente dalla parte dei più deboli, rappresenta un interlocutore che presenta spunti importanti per un presidente che in qualche modo sta cercando di valorizzare alcune scelte del suo ministero finora non molto apprezzate dal suo stesso elettorato.

Da diversi anni, i vescovi statunitensi conducono una dura battaglia contro le posizioni di Obama su alcuni principi che sembrino contrastare la dottrina della chiesa e la stessa libertà religiosa. Tra questi: aborto, unioni gay, contraccezione ecc. È plausibile che temi così delicati saranno affrontati domani durante l’udienza?

Giovagnoli: È possibile, naturalmente, ma lo riterrei una mossa ingenua e controproducente. Credo che ad Obama non convenga sollevare questi problemi. L’episcopato americano è diviso, tra i vescovi ci sono anche posizioni disarticolate, ma la maggioranza ha sollevato forti rilievi critici. Immagino, quindi, che non sia interesse del Presidente incentrare il colloquio su tali temi, anche perché certamente non può aspettarsi dal Pontefice risposte in contrasto con i principi già affermati dai vescovi americani che, ovviamente, sono i principi della Chiesa cattolica. Pertanto, sono sicuro che la discussione verterà su altri argomenti di comune interesse.

Quali ad esempio?

Giovagnoli: La pace, innanzitutto. Poi questioni internazionali e i temi che riguardano i poveri, uno sviluppo internazionale più equilibrato e via dicendo.

Al di là delle divergenze, secondo lei, ci sono punti di comunanza tra Obama e Bergoglio?

Giovagnoli: La politica di Obama è un po’ difficile da identificare. Specie ultimamente ha dimostrato alcune oscillazioni che la rendono di difficile decifrazione. Certo, ci sono alcuni elementi da considerare, soprattutto nel progetto iniziale del Presidente: ovvero andare incontro alle esigenze di un nuovo dialogo internazionale; un rapporto più maturo con il mondo arabo e islamico; l’assillo per la pace – coronato dal Nobel per la Pace nel 2009 - e anche l’attenzione per le classi più disagiate, superando quella logica del Capitalismo compassionevole del suo predecessore. Ecco direi che questi elementi del “programma” più che della politica obamiana possano trovare una sponda negli insegnamenti di Papa Francesco che, però, ovviamente, si collocano su un piano più alto e mostrano una maggiore robustezza.

 (Zenit.org) Salvatore Cernuzio  -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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