ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 28/03/2014

ECCO COME VOGLIONO "RIEDUCARE" I NOSTRI FIGLI

Post n°8929 pubblicato il 28 Marzo 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Quarantasei fiabe "gay" distribuite negli asili nido e nelle scuole materne. Ha fatto rumore nei giorni scorsi l'iniziativa della Giunta comunale di Venezia, ma è bene sapere che non si tratta di una iniziativa spontanea, la bella pensata di qualche amministratore locale. Essa non è altro che l'attuazione di direttive nazionali che partono dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), di cui abbiamo già avuto modo di parlare, in attuazione della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”. La scuola è uno dei principali obiettivi di questa strategia e quello a cui stiamo assistendo è soltanto l'inizio, come l'articolo che segue dimostra.

Torniamo a parlare della strategia gender sui banchi di scuola. L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Pari Opportunità, ha pubblicato una trilogia di manuali dal titolo “Educare alla diversità a scuola”. I testi sono stati redatti dall’Istituto A. T. Beck, istituzione schieratissima a favore dell’omosessualità e quindi ultra-sospetta di partigianeria.  Un po’ come chiedere un giudizio obiettivo sull’Inter ad un Club di interisti.

Riportiamo qui di seguito il contenuto e alcuni stralci di questi tre volumi, destinati agli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori. Il tema dovrebbe essere quello del bullismo, nelle sue varie forme, ma in realtà i tre manuali sono dedicati quasi esclusivamente neppure al bullismo omofobico, bensì all’omosessualità in quanto tale. Dietro al pretesto di asserite discriminazioni si coglie l’opportunità di indottrinare le giovani menti al credo gay.

In tutti e tre i volumi ci sono sezioni identiche: un glossario, un esempio di manifesto antibullismo da appendere a scuola, una lettera prestampata per i genitori dove li si invita ad un incontro, lezioni ad hoc tenute dai docenti con tanto di domande e risposte già confezionate (l’insegnante deve solo ripetere pedissequamente), il suggerimento di istituire un referente anti-bullismo a cui rivolgersi e un capo ronda cibernetico che controlli se in rete qualche studente prende in giro un suo compagno omosessuale, un questionario per gli studenti e una lista di film pro-omosessualità utili per un cineforum.

In merito al glossario si tratta di un sunto dell’ideologia di genere espresso in concetti adamantini per chiarezza. In primo luogo si afferma che “secondo la comunità scientifica, essere omosessuali è […] una normale espressione della sessualità umana, di conseguenza non c’è motivo di voler cambiare tale caratteristica. Inoltre tali terapie [riparative], lungi dall’essere efficaci nel modificare qualcosa di immodificabile, sono estremamente pericolose nel rinforzare nell’individuo omosessuale (e nel resto della società disposta a crederci) l’idea che l’omosessualità sia una condizione indesiderabile, una malattia da debellare. […] Partono dalla premessa sbagliata secondo cui l’orientamento omosessuale debba essere cambiato”. E se uno non si trova bene nei panni dell’omosessuale? “Le indicazioni terapeutiche per un professionista che tratti un individuo disturbato dal proprio orientamento omosessuale o bisessuale – continua il manuale -  includono ‘aiutare la persona a fronteggiare attivamente i pregiudizi sociali’ ”. Insomma se stai male la colpa è degli altri. E dunque dato che per assioma l’omosessualità è cosa buona, il ragazzo che la percepisce in modo negativo sta sbagliando e sbaglia perché gli altri sono omofobi: sia chiama “omofobia interiorizzata”.

Ovviamente l’omosessualità non è mai una scelta: si nasce sempre così e tale aspetto è costitutivo della persona, perché “rappresenta […] una sfera intrinseca dell’identità dell’individuo” e dunque chi tenta di prendere le distanze da questo orientamento non ci riuscirà. “Questi tentativi sono destinati a fallire, perché applicati a una componente estremamente intima dell’identità, che non dipende dalla volontà dell’individuo, ma da qualcosa di più profondo e strutturato che non può essere modificato”. Ergo: “l’unica scelta che l’omosessuale può fare è quella di imparare ad accettare questi sentimenti per convivere serenamente con essi, accettando di seguire il proprio orientamento e mostrandosi agli altri per ciò che è”.

Si prendono ad esame poi alcune tematiche specifiche: “Diversi studi condotti negli ultimi 30 anni hanno mostrato che i bambini cresciuti da genitori gay e lesbiche sono felici esattamente come i bambini cresciuti da famiglie eterosessuali”. In realtà come abbiamo anche spiegato su queste colonne più volte è proprio vero il contrario.  L’unico danno che possono ricevere i bambini secondo questi tre manuali deriva dal fatto che i “genitori” non possano “sposarsi”: “L’impossibilità di sposarsi, può avere un impatto sul benessere dei genitori, e conseguentemente di tutti i membri della famiglia”.

Poi si dà per scontato che l’omofobia sia una realtà assai estesa: “L’ostilità nei confronti dell’omosessualità è così diffusa nella nostra società”. Si accenna anche ad un “odio profondamente radicato” verso le persone omosessuali. Infine si aggiunge: “La scuola italiana non sembra essere un posto sicuro per i giovani gay e lesbiche”. Ma la Bussola aveva già dato prova che è immotivata tale emergenza omofobica.

La mania di persecuzione è spinta all’estremo quando si afferma: “Gli insegnanti, anche i più bravi e preparati, possono non essere perfettamente consapevoli della propria omofobia”. Anche se tu non lo sai, sei omofobo e l’unico modo per non esserlo è diventare omosessuale.

Chi fomenta l’omofobia? Dio, la patria e la famiglia che essendo i capisaldi della tradizione culturale occidentale devono essere messi sul banco degli accusati. Così nel testo: “Che tipo di educazione abbiamo ricevuto sull’omosessualità dalla famiglia, dalla Chiesa, dallo Stato, dai mass-media, dalla scuola? Non c’è mai stato un approccio neutrale all’omosessualità, che, al contrario, veniva considerata un ‘male’ ”.

In particolar modo la religione è un’alcova che dà protezione agli omofobi più convinti: “il grado di religiosità” è uno degli elementi che delinea “il ritratto di un individuo omofobo. […] Come appare evidente, maggiore risulta il grado di ignoranza, di conservatorismo politico e sociale, di cieca credenza nei precetti religiosi maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia un’attitudine omofoba”. Così, tanto per non discriminare i credenti. Gli estensori ripetono il concetto anche a beneficio dei cattolici adulti: “Per essere più chiari, vi è un modello omofobo di tipo religioso, che considera l’omosessualità un peccato”.

Successivamente si elencano possibili condotte omofobe tra cui registriamo le seguenti: “prendere in giro, dare nomignoli, fare pettegolezzi su qualcuno e imbarazzare qualcuno, escludere qualcuno dal gruppo”, come se ci fosse l’obbligo di essere amici con tutti. Tutte cose che, in certi limiti, hanno fatto le spalle larghe a generazioni di studenti dalla notte dei tempi.

Segue l’attacco alla naturalità dell’orientamento sessuale con domande provocatorie quali: “Come si diventa eterosessuali? L’eterosessualità è una scelta? I rapporti sessuali eterosessuali sono naturali? Ci sono tanti eterosessuali perché è di moda?”. Si chiama decostruzione dell’ordine naturale delle cose.

Passiamo alle indicazioni specifiche e iniziamo dalle scuole elementari. Si legge nel testo: “Molti bambini trascorrono gli anni della scuola elementare senza accenni positivi alle persone LGBT. Gli anni delle elementari offrono, invece, una meravigliosa e importante opportunità di instillare [sic] e/o nutrire atteggiamenti positivi e rispettosi delle differenze individuali, familiari e culturali, comprese quelle relative all’orientamento sessuale, all’identità e all’espressione di genere. Nella società occidentale si dà per scontato che l’orientamento sessuale sia eterosessuale. La famiglia, la scuola, le principali istituzioni della società, gli amici si aspettano, incoraggiano e facilitano in mille modi, diretti e indiretti, un orientamento eterosessuale. A un bambino è chiaro da subito che, se è maschio, dovrà innamorarsi di una principessa e, se è femmina, di un principe. Non gli sono permesse fiabe con identificazioni diverse”. Si fa dunque passare un atteggiamento naturale del bambino come effetto di un plagio culturale della società.

Da qui uno dei moniti rivolti ai maestri: “Non usare analogie che facciano riferimento a una prospettiva eteronormativa (cioè che assuma che l’eterosessualità sia l’orientamento ‘normale’, invece che uno dei possibili orientamenti sessuali). Tale punto di vista, ad esempio, può tradursi nell’assunzione che un bambino da grande si innamorerà di una donna e la sposerà”. Bisogna poi rifuggire dalle seguenti condotte che vengono definite “stereotipi basati sul genere”: per i “maschi ad esempio, guardare la Formula 1 o giocare ai videogiochi”, per le “femmine ad esempio, essere interessate alla cucina o allo shopping”.

La teoria del gender ovviamente deve essere pervasiva e interessare anche i compiti a casa. Ecco una traccia per un problema di matematica: “Rosa e i suoi papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar. Se ogni lattina costa 2 euro, quanto hanno speso?”. Per la soluzione al problema rivolgetevi al bar dell’Arcigay.

Poi si illustra il contenuto di varie lezioni per promuovere l’omosessualità. Una riguarda la famiglia e viene spiegato che per capire cosa è una famiglia non bisogna far riferimento a “come appare [es. formata da due uomini], ma piuttosto a come i membri si supportano tra loro, si amano e si accudiscono a vicenda”. Alla fine ai bambini per verificare se hanno capito bene la lezione verrà domandato: “Cosa succede quando ci sono due padri o due madri?”.

In merito ai ruoli sessuali si parte da un’altra domanda: “È giusto dire a qualcuno o sentirsi dire che non si può fare qualcosa perché si è un maschio o una femmina?” Per illustrare il concetto si propone questo giochino assai furbo. La classe viene divisa in quattro gruppi. Ogni gruppo sceglierà un proprio colore, un proprio nome, un proprio gioco e un’altra squadra con cui competere. Fatto questo si prende un membro in ogni squadra che dovrà rimproverare ad esempio la squadra n. 1 di aver scelto il colore giallo, di chiamarsi “Il Castello” e infine le vieterà di giocare a palla con i maschietti di un’altra squadra. Alla fine la maestra chiederà alla squadra 1: “come vi siete sentiti?” Il trucco è facile: si fa passare l’omosessualità come una “pratica” uguale a quella di giocare con la palla tra maschi e l’appellativo “omosessuale” uguale al termine “Castello”, termine scevro di implicazioni morali. Ed infatti ecco cosa la maestra dovrà dire loro al termine del gioco: “Ricordate come vi siete sentiti quando la vostra squadra non poteva fare qualcosa? Mi chiedo come qualcuno potrebbe sentirsi se gli venisse detto che non può fare qualcosa perché è un ragazzo o una ragazza”.

Per rafforzare il concetto poi la maestra racconterà la storia di Alex, una bambina che ama il calcio ma che viene presa in giro per questa sua passione. Al fine di consolarla una volta la mamma le dice: “Alex, tu non sarai mai una ragazza simile a tutte le altre e non devi esserlo. Ognuno deve fare le cose che gli piacciono e per cui si sente portato. E tu puoi scegliere di fare tutto quello che vuoi, senza preoccuparti se sia una cosa ‘da donna’ o ‘da maschio’. Che te ne pare? Alex adesso non piange più”.

Passiamo alle scuole medie. In una lezione l’insegnante dovrà spiegare che non tutte le famiglie sono uguali: ci sono famiglie con più figli di un’altra, dove i genitori non sono italiani, oppure sono separati e quindi manca – come nelle coppie omosessuali – il padre o la madre, famiglie diverse tra loro per il lavoro che svolgono i genitori, per abitudini etc. Quindi anche la “famiglia” composta da due papà è sì diversa, ma sempre famiglia è. Segue ricerca per rintracciare nei telefilm e film quante volte sono state rappresentate “famiglie” omo. Poche? Ecco un caso di discriminazione cari studenti.

Altra lezione: si invitano i ragazzi a separare i fatti dalle opinioni. “Esempio: uno studente può dire la frase ‘Due uomini che fanno l’amore sono disgustosi’. A quel punto l’insegnante può far notare che questa è un’opinione, è un giudizio personale, che deriva dal fatto che siamo poco abituati, dal cinema e dalla televisione, a vedere due uomini che si baciano o che fanno l’amore, è un fenomeno che per noi non è stato reso normale”. E in tal modo l’opinione dell’insegnante ideologizzato deve essere presa come fatto inconfutabile.

Infine ai ragazzi viene  raccontata “la storia di un’eterosessuale che vive in un mondo dove la maggioranza della gente è omosessuale”, un mondo dove ci sono solo film per gay, riviste per gay, le uniche relazioni accettate sono quelle omosessuali e tutti deridono la protagonista perché è eterosessuale. In tal modo e a parti invertite si addebita il possibile disagio della persona omosessuale non alla propria omosessualità, ma al fatto che la maggior parte delle persone siano eterosessuali.

Per gli adolescenti delle scuole superiori segnaliamo questa esercitazione dal titolo “Completare le frasi”.  Una di queste recita: “I bambini cresciuti da coppie dello stesso sesso saranno…”. Il gioco mira a distinguere i fatti dalle opinioni. Se lo studente completa la frase dicendo che i bambini di una coppia gay “saranno infelici” l’insegnante “evidenzia come in alcune [frasi] ci sia un pregiudizio alla base”. Insomma sta al manuale dell’UNAR, a cui si deve attenere l’insegnante, stabilire cosa è un fatto e cosa è un pregiudizio. Benvenuti nella scuola del pensiero unico ed omosessuale.


Tommaso Scandroglio - La Nuova Bussola Quotidiana -

 
 
 

OMOFOBIA: IL DIRETTORE DELL'UNAR DE GIORGI PASSA ALLE MINACCE

Post n°8928 pubblicato il 28 Marzo 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Prove tecniche di arroganza burocratica tipica dei regimi totalitari. Questa volta è toccato all’ineffabile Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale (UNAR). Il suo solerte direttore, Marco De Giorgi, non ha evidentemente gradito – e lo si può umanamente comprendere – l’appello lanciato dalla Manif pour Tous Italia e pubblicato da CitizenGo, per chiedere le sue dimissioni, a seguito della pasticciata e ben nota vicenda dei libretti “Educare alla Diversità” commissionati all’Istituto A.T. Beck dallo stesso UNAR (vicenda fatta conoscere proprio da La Nuova BQ).

De Giorgi, personalmente risentito per l’iniziativa a suo danno, ha pensato bene di impegnare il proprio Ufficio inoltrando a CitizenGo una missiva avente per oggetto «Comunicazione urgente ai sensi della direttiva 31/2000». Questo il testo (gli errori e i refusi sono nell'originale):

«Gentili Responsabile, Ho letto il testo della petizione su 'direttore U.N.A.R.' che contiene molte notizie erronee e infondate che riguardano il lavoro del mio Ufficio la cui missione consiste nel contrasto alla violenza e alle discriminazioni. Le affermaziono sono ai limiti della diffamazione e rigaurdano fatti che sono stati già oggetto di esame e di archiviazione da parte dei competenti uffici amministrativi. Essendo aberranti le notizie riportate, ne chiedo la immediata cancellazione ai sensi della normativa comunitaria e di recepimento della direttiva 31/2000 sulla responsabilita dei provider e di chi ospita le sezioni sul web Tale normativa prevede infatti che una responsabilità di codesta società scatti una volta pervenuta la presente segnalazione. Tanto si rappresenta ai conseguenti effetti di legge, con ogni riserva di azione legale».

Lo stile tradisce il coinvolgimento emotivo personale del direttore, ma non attenua la gravità dei toni. Stupisce, infatti, la genericità e l’indeterminatezza dei rilievi sollevati, anche perché lanciare imprecisati avvertimenti e vaghe allusioni minatorie non meglio specificate, appartiene ad un modus operandi di altro livello, che nulla ha a che vedere con il profilo istituzionale cui dovrebbe essere tenuto un ente governativo.

Visto che non ha voluto essere chiaro, proviamo noi a porre sette domande a Marco De Giorgi.

1. Forse il direttore dell’UNAR considera falsa, diffamante ed aberrante la notizia riportata – e non smentita – da diversi quotidiani il 15 febbraio 2014, secondo cui  il Sottosegretario per le Pari Opportunità Maria Cecilia Guerra, sconfessando l’operato dello stesso UNAR, ha affermato: «Di questa ricerca ignoravo addirittura l’esistenza»?

2. Forse il direttore dell’UNAR considera falsa, diffamante ed aberrante la notizia riportata dagli stessi quotidiani, secondo cui il Dipartimento delle Pari opportunità ha emanato «una nota formale di demerito allo stesso direttore dell’UNAR per la diffusione nelle scuole di materiale mai approvato, e addirittura mai conosciuto dagli organi competenti a disporne la relativa autorizzazione»?

3. Forse il direttore dell’UNAR considera falsa, diffamante ed aberrante la notizia riportata sempre dagli stessi quotidiani secondo cui il  Viceministro Guerra ha lamentato «l’abusivo utilizzo del logo della Presidenza del Consiglio - Pari Opportunità», e l’assoluta mancanza di una specifica informazione al riguardo?

4. Forse il direttore dell’UNAR considera false, diffamanti ed aberranti le parole pubblicamente espresse dal Sottosegretario Cecilia Guerra, secondo cui «una materia così sensibile richiede particolare attenzione ai contenuti e al linguaggio, poiché questa attenzione, quando si parla a nome delle istituzioni, ricade nella responsabilità delle autorità politiche, che devono però essere messe nella condizione di esercitarla!», non essendo «accettabile che materiale didattico su questi argomenti sia diffuso tra gli insegnanti da un ufficio del Dipartimento Pari opportunità senza alcun confronto con il Ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università»?

5. Forse il direttore dell’UNAR considera falso, diffamante ed aberrante il giudizio pubblico espresso da un altro Sottosegretario, quello all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, il quale ha dichiarato grave «Il fatto che gli opuscoli sulla diversità siano stati redatti dall’UNAR e diffusi nelle scuole senza l’approvazione del Dipartimento Pari Opportunità da cui dipende, e senza che il Ministero dell’Istruzione ne sapesse niente», invitando «chi dirige UNAR a trarne le conseguenze»? Se così fosse, De Giorgi avrebbe dovuto rivolgersi direttamente agli onorevoli Cecilia Guerra e Gabriele Toccafondi, e non a CitizenGo e La Manif pour tous, anche se comprendiamo come nei confronti di questi ultimi sia più facile lanciare minacce.

6. Forse il direttore dell’UNAR considera falso, diffamante ed aberrante il contenuto della interpellanza parlamentare inoltrata dai senatori Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Luigi Compagna, Federica Chiavaroli e Laura Bianconi sulla vicenda degli opuscoli “Educare alla diversità”, in cui è stato censurato il fatto che l’UNAR si fosse «avvalso della collaborazione dell’Istituto Beck, il cui sito, nella parte che riguarda l'omofobia, contiene pesanti giudizi sulla religione cattolica e sul ruolo educativo della Chiesa nella società», e il fatto che «tali giudizi o meglio pregiudizi» fossero stati «inseriti nei tre opuscoli con l’ennesima inaccettabile critica al ruolo educativo della famiglia, e della morale cristiana, confondendo la lotta all’omofobia con inaccettabili ed offensivi apprezzamenti negativi sul ruolo di istituti fondamentali nella storia e nella cultura del nostro Paese»?

7. Forse il direttore dell’UNAR considera falso, diffamante ed aberrante il fatto che nella citata interpellanza sia stato richiesto «per quali motivi l’UNAR avesse scelto come consulente proprio l’Istituto Beck la cui scuola di pensiero è clamorosamente di parte», e «quali iniziative intendesse intraprendere per bloccare la distribuzione di questo materiale nelle scuole»? Beh, ma se così fosse, perché De Giorgi non se la prende con i senatori Giovanardi, Sacconi, Formigoni, Compagna, Chiavaroli e Bianconi, anziché minacciare CitizenGo e La Manif pour tous? Domanda ovviamente retorica, la cui risposta non necessita spiegazioni ad una mente di media intelligenza.

Il punto, invece, seriamente inquietante è capire quale idea abbia Marco De Giorgi della libertà, ed in particolare della libertà religiosa. Giacché siamo convinti che egli abbia almeno letto gli opuscoli “Educare alla diversità”, il cui contenuto rivendica con orgoglio, passione e zelo, spieghi a noi profani della discriminazione alcuni passaggi che ci risultano alquanto preoccupanti. Mi riferisco, in particolare, al passo in cui testualmente si afferma che «i tratti caratteriali, sociali e culturali, come il grado di religiosità, costituiscono fattori importanti da tenere in considerazione nel delineare il ritratto di un individuo omofobo», e che «appare evidente come maggiore risulta il grado di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia un’attitudine omofoba».

Ci spieghi, poi, cosa significa che «l’omofobia continua a essere rinforzata nell’interazione quotidiana con altri individui omofobi, nella ricezione costante di messaggi omofobi, subliminali o espliciti, da parte di istituzioni o e organizzazioni religiose». Ci spieghi, ancora, il significato di questa precisazione contenuta nei libretti: «Per essere più chiari, vi è un modello omofobo di tipo religioso, che considera l’omosessualità un peccato».

E ci dica se lui è davvero personalmente convinto di dover condannare il catechismo della Chiesa cattolica sostenendo quanto scritto negli opuscoli, ovvero che «un pregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente religiosa secondo cui il sesso vada fatto solo per avere bambini», può determinare la considerazione omofoba per cui «tutte le altre forme di sesso, non finalizzate alla procreazione, sono da ritenersi sbagliate».

Se questa è l’idea di omofobia che ha il direttore dell’UNAR c’è davvero di che essere allarmati. Soprattutto nella malaugurata ipotesi in cui, attraverso l’approvazione del disegno di legge Scalfarotto attualmente in discussione al Senato, si dovesse estendere agli omofobi l’applicazione della Legge Reale Mancino.

Siamo anche molto preoccupati per sua eminenza il cardinale Angelo Bagnasco, reo di aver contestato il lavoro di cui De Giorgi va tanto fiero. Nella sua recentissima e magistrale prolusione, infatti, il porporato ha trovato il coraggio di affermare al punto 6: «In questa logica distorta e ideologica, si innesta la recente iniziativa – variamente attribuita – di tre volumetti dal titolo “Educare alla diversità a scuola”, che sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado. In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta –, in realtà mirano a “istillare” (è questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre… parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte. È la lettura ideologica del “genere” – una vera dittatura – che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti. I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga». Neppure quella dell’UNAR, con buona pace di De Giorgi.

P.S. Un consiglio sincero, anche se non richiesto, al Direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale: sia più prudente, riflessivo e pacato nelle esternazioni ufficiali, soprattutto quando parla a nome dell’ente che rappresenta, altrimenti rischia di confermare lo spietato giudizio che un grande giornalista come Piero Ostellino gli ha affibbiato dalle colonne del Corriere della Sera il 4 gennaio 2014 con il noto editoriale intitolato: “Il burocrate ignora il senso del ridicolo”.


di Gianfranco Amato - La Nuova Bussola Quotidiana -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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