ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 09/04/2014

10 TIPI DI UOMINI CON CUI LE DONNE NON DOVREBBERO SPOSARSI

Post n°8958 pubblicato il 09 Aprile 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Dove si nascondono i bravi ragazzi cristiani, maturi, capaci di sposarsi? Le donne dicono che è difficile trovarli

J. Lee Grady è l'ex direttore della rivista protestante Charisma Magazine, la più letta negli Stati Uniti dai lettori pentecostali e protestanti carismatici. Qualche settimana fa, in vista della festa di San Valentino, ha pubblicato un articolo intitolato 10 Men Christian Women Should Never Marry (Dieci uomini con cui le donne cristiane non dovrebbero mai sposarsi). Il risultato ha stupito i responsabili della rivista perché l'articolo è diventato virale su Internet: lo hanno letto più di 2 milioni di persone e 1,5 milioni lo hanno reinviato o condiviso in rete. J. Lee Grady inizia il suo articolo segnalando che in casa sua sono state cresciute quattro figlie, tre delle quali si sono sposate, e che vuole bene ai suoi generi, “che ovviamente Dio ha scelto perché si 'incastrassero perfettamente' nel temperamento e nella personalità di ciascuna di loro”.
L'esperienza di Lee lo porta però a dire che molte ragazze cristiane che vogliono sposarsi non trovano l'uomo adatto e diventano impazienti, anche se cercano solo in ambienti cristiani. “Si chiedono se resti qualche ragazzo cristiano decente in qualche angolo sperduto. Cominciano anche a domandarsi se non sia il caso di essere meno esigenti per riuscire a trovare un partner”.

Lee offre il suo consiglio: “Non accettare nulla al di sotto di ciò che ti chiede Dio! È meglio stare da sola che con l'uomo sbagliato”.

E di seguito offre una lista di 10 tipi sbagliati “che dovresti evitare se cerchi un marito”.

1. Il non credente

"Scrivi il passo 2 Corinzi 6,14 su un post-it accanto al tuo computer sul posto di lavoro. Dice: 'Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l'iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre?'. Questa non è una norma religiosa decaduta, è la Parola di Dio per te oggi. Lee è molto esigente: a suo avviso, non basta che il candidato si offra di accompagnare la ragazza in chiesa. E gli “appuntamenti missionari”, dice, “non sono mai una buona strategia”.
“Se l'uomo non è un cristiano rinato, eliminalo dalla tua lista – aggiunge –. Non va bene per te. Devo ancora trovare una donna cristiana che non si sia pentita di aver sposato un non credente”.

2. Il bugiardo

"Se scopri che l'uomo con cui stai uscendo ti ha mentito relativamente al suo passato, o che cancella sempre le tracce per nasconderti dei segreti, corri verso l'uscita più vicina. Il matrimonio deve essere costruito sul cemento della fiducia".

3. Il playboy

"Vorrei poterti dire che se incontri un ragazzo in chiesa puoi pensare che viva la purezza sessuale, ma oggi non è così. Ho sentito storie tremende di ragazzi che sostengono il gruppo di adorazione la domenica ma il resto della settimana sono dei Casanova. Se ti sposi con un tizio che prima del matrimonio saltava di letto in letto, stai certa che lo farà anche dopo le nozze".

4. Quello che non si cura della sua famiglia precedente

J. Lee afferma che “ci sono molti cristiani saldi che hanno vissuto in passato un fallimento matrimoniale. Dal loro divorzio hanno sperimentato come lo Spirito Santo li 'restaurasse' e ora vogliono risposarsi. I secondi matrimoni possono essere molto felici”.
[Dal punto di vista cattolico, questo potrebbe applicarsi ai vedovi, agli uomini con unioni civili non sacramentali e a quanti hanno avuto un'unione matrimoniale nulla; i cattolici – contrariamente ai protestanti – non ammettono che si possa risposare un uomo che davanti a Dio si è unito a un'altra donna in un'unione che Cristo decreta come indissolubile].
Qui la precauzione deriva da come quest'uomo ha trattato la sua famiglia precedente, i figli che ha avuto con altre donne. “Se scopri che l'uomo con cui esci non si è preso cura dei figli che ha avuto da relazioni precedenti, hai scoperto un difetto fondamentale. Un uomo che non paga i propri errori e non sostiene i figli avuti in passato non ti tratterà in modo responsabile”, dice l'autore dell'articolo.

5. Il dipendente

"Gli uomini che vanno in chiesa e sono dipendenti dall'alcool o dalle droghe hanno imparato a nascondere i propri problemi, ma non dovresti attendere la luna di miele per scoprire che ha una dipendenza. Non sposarti mai con un uomo che si rifiuta di ricevere aiuto contro la sua dipendenza. Insisti sulla necessità di cercare un aiuto professionale e allontanati da lui. E non cadere in una relazione co-dipendente, in cui ti dice che ha bisogno di te per rimanere sobrio. Tu non puoi cambiarlo”

6. Il fannullone

Un'amica di Lee ha scoperto dopo essersi sposata che il neomarito non aveva alcuna voglia di trovare un lavoro serio, e che il suo piano consisteva nello stare a casa a giocare ai videogiochi mentre la moglie lavorava e pagava le bollette. Un uomo che non è disposto a lavorare non merita una sposa cristiana. Lee ricorda 2 Tessalonicesi 3,10: "Chi non vuol lavorare neppure mangi".

7. Il narcisista

"Ti auguro sinceramente di trovare un ragazzo che sia bello. Ma attenzione: se il tuo fidanzato passa 6 ore al giorno in palestra e pubblica regolarmente foto dei suoi bicipiti su Facebook hai un problema". “Può essere che sia 'carino', ma un uomo così concentrato sulla sua apparenza e sulle proprie necessità non potrà mai amarti con sacrificio, come Cristo ama la Chiesa [Efesini 5,25]. L'uomo che cerca sempre se stesso nello specchio non si concentrerà su di te".

8. L'abusatore


"Gli uomini con tendenza all'abuso non possono controllare l'ira che gli ribolle dentro. Se l'uomo con cui esci ha la tendenza ad alzare le mani su di te o su altri, non sentirti tentata di razionalizzare il suo comportamento. Ha un problema, e se ti sposi con lui aspettati di vagare in quel campo minato evitando di provocare ulteriori esplosioni. Gli uomini irosi danneggiano le donne, a volte verbalmente, altre volte fisicamente. Trova un uomo gentile".

9. L'infantile


Lee mette in guardia contro “un tipo che a 35 anni vive ancora con i genitori. Se la madre ancora gli fa da mangiare e lava e stira i suoi vestiti, puoi star certa che è impantanato in un loop temporale emozionale. Cerchi problemi se credi di poter essere la moglie di un ragazzo che non è cresciuto. Fai marcia indietro, e, come amica, esortalo a trovare un mentore che lo aiuti a maturare”.
Non sappiamo se Lee direbbe lo stesso se vivesse in Spagna, dove il 56% degli adulti tra i 30 e i 34 anni è disoccupato, per cui molti sono tornati a vivere con i genitori. Con la crisi economica e quella degli alloggi in Spagna, l'età in cui i giovani diventano indipendenti si aggira sui 30 anni. Molti di coloro che vivono con i genitori per motivi economici possono essere perfettamente maturi.

10. Il maniaco del controllo


"Ci sono alcuni uomini cristiani che credono nella superiorità maschile, che citano le Scritture e sembrano molto spirituali, ma dietro la facciata di autorità maritale nascondono un'insicurezza profonda e un orgoglio che può trasformarsi in abuso spirituale. In 1 Pietro 3,7 si chiede ai mariti di trattare le mogli come persone uguali” [“Voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita: così non saranno impedite le vostre preghiere”].
Se l'uomo con cui esci ti parla con disprezzo, fa commenti offensivi contro le donne e sminuisce i tuoi doni spirituali, allontanati subito, cerca solo potere. Le donne che si sposano con i maniaci del controllo religiosi finiscono spesso per ritrovarsi in un incubo di depressione".

Conclusione finale

L'articolo termina con un consiglio: “Se sei una donna di Dio, non offrire i tuoi diritti di nascita spirituali sposandoti con un tipo che non ti merita. La decisione più intelligente che puoi prendere nella vita è aspettare un uomo che si dedichi davvero a Gesù”.
Un tema di dibattito potrebbe essere fino a che punto questa classifica e questi consigli possono applicarsi anche in ambiti cattolici e in altri Paesi. Esortare le donne ad “aspettare” suona diversamente negli Stati Uniti, dove l'età media del matrimonio per le donne è di 27 anni, e in Spagna, dove le donne si sposano in media a 33, mentre gli uomini spagnoli a 36.


[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti] - aleteia.org -

 
 
 

IL PENSIERO CATTOLICO E' INERME DAVANTI AL MONDO A CAUSA DI TANTI CHE RINNEGANO LA PROPRIA FEDE

Post n°8957 pubblicato il 09 Aprile 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Alla vigilia dell’inizio della discussione al Senato del disegno di legge sull’omofobia, e mentre parallelamente si intensificano i tentativi di riconoscere le unioni civili, vogliamo proporre una riflessione sui criteri fondamentali con cui giudicare queste vicende politiche e legislative. Il testo di monsignor Antonio Livi, autore del rcente volume  è la sintesi di un intervento svolto nei giorni scorsi a una conferenza organizzata dall’Associazione Internazionale Tomas Tyn.

Si parla giustamente del “dono della fede”, riconoscendo che la comprensione e l’accettazione della verità rivelata da Dio è possibile solo se Dio stesso, con la sua grazia, dispone i nostri cuori a “voler credere” i misteri soprannaturali, che evidentemente sono credibili ma anche oltremodo impegnativi. Ma non si tiene in sufficiente considerazione che, prima del “dono della fede”, e come condizione di esso, c’è il “dono della ragione”.
Senza la ragione – che Dio dona a ogni uomo, rendendo la creatura umana «immagine e somiglianza» del Creatore -, non sarebbe possibile la comprensione e l’accettazione della verità rivelata da Dio, perché nessun uomo potrebbe entrare in possesso dei praeambula fidei (ossia della premesse razionali della fede, che sono di natura metafisica) e venire a conoscenza dei “motivi di credibilità” (ossia di quei fatti di natura empirica e storica che portano all’evidenza che il Vangelo è credibile e chi lo annuncia è affidabile). Insomma, la verità naturale, raggiunta con la ragione, è il fondamento necessario della verità soprannaturale che ci è proposta con la Rivelazione. Ciò significa che nessuna delle verità che noi cristiani professiamo per un motivo di fede e che costituiscono il dogma e la morale sono indipendenti dalle verità fondamentali – sia metafisiche che morali – che stanno da sempre nella coscienza di tutti gli uomini.

Come ha ricordato Giovanni Paolo II, prima con l’enciclica Veritatis splendor e poi con l’enciclica Fides et ratio, queste verità fondamentali costituiscono il grande patrimonio di sapienza naturale dell’umanità e sono alla base della religione naturale e delle tradizioni giuridiche di ogni civiltà. Di conseguenza, quando noi cristiani entriamo nel dibattito pubblico sulla questione morale, non possiamo partire dal falso presupposto che non ci sia alcuna verità assoluta e che ogni persona, ogni gruppo sociale si debba regolare in base alle proprie arbitrarie opinioni. Quando si tratta di questioni riguardanti il bene e il male morale, e quindi i diritti e i doveri dei singoli e delle società,  la distinzione tra verità assolute e mere opinioni va sempre tenuta presente.

Quelle che ogni uomo è in grado di riconoscere in coscienza come  verità assolute non sono materia di compromesso politico, e per questo Benedetto XVI le ha denominate «principi non negoziabili», ossia giudizi morali di valore universale dai quali partire come il necessario presupposto di ogni dialogo di etica pubblica.

Certamente, in politica occorre trovare l’accordo tra le diverse forze contrapposte e i diversi interessi in gioco, e ciò comporta tutta una serie di compromessi, ossia la disponibilità di tutti a confrontare le proprie iniziative con quelle degli altri e a discuterne la convenienza, pronti tutti all’occorrenza a fare un passo indietro. Insomma, nel pubblico dibattito e specificamente nel dibattito politico sui diritti della persona e sulle istituzioni della convivenza sociale, a partire dalla famiglia, tutto può essere discusso o rimesso in discussione: ma solo quando si tratta, non dei principi della morale naturale, bensì delle diverse ipotesi di possibile o migliore applicazione di questi principi alla realtà sociale del momento.

Quando i cristiani dimenticano questo criterio fondamentale della logica aletica – quando cioè fingono di ignorare i dettami della ragione umana universale, che sa riconoscere i luoghi e i tempi della verità, distinguendo in ogni caso tra doverose certezze (di per sé indiscutibili) e legittime opinioni (sempre discutibili) – essi si uniformano ingiustamente all’irrazionalismo dell’etica pubblica oggi dominante nella società secolarizzata. Così facendo, però, essi rinnegano i presupposti razionali della loro stessa fede e inoltre si rendono incapaci di contribuire al bene comune della società civile. Invece di aiutare i propri concittadini a trovare le vie possibili di applicazione dei principi del diritto naturale, contribuiscono alla sua sostituzione con l’arbitrio del diritto positivo, arbitrariamente manipolato da chi manovra l’opinione pubblica con la retorica della democrazia e del progresso civile, e sulla base del consenso elettorale gestisce il potere.  Giustamente Benedetto XVI contrapponeva la necessaria difesa dei «principi non negoziabili» al cedimento alla «dittatura del relativismo» da parte degli uomini di buona volontà, e in particolare da parte dei credenti.

La colpa di questa debolezza di pensiero (dico “debolezza” perché si tratta proprio dell’adozione delle categorie scettiche del “pensiero debole” di Vattimo) nell’azione pubblica dei cristiani è da attribuire soprattutto alla cattiva teologia dei nostri giorni. Dimenticando colpevolmente gli insegnamenti del Magistero (da Pio XII al Vaticano II, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI), molti teologi hanno re-interpretato la fede cristiana in chiave fideistica (soggettivistica, emozionale, volontaristica, sentimentale) e indotto così i laici cattolici, affetti da un assurdo complesso di inferiorità,  a presentare i principi della dottrina sociale della Chiesa, non per quello che effettivamente sono – principi evidenti e indiscutibili del diritto naturale, espressione della più coerente razionalità e quindi validi per tutti gli uomini di ogni tempo e di  luogo – ma come se si trattasse di “opinioni” particolari dei credenti,  di posizioni confessionali incapaci di giustificarsi in sede di discussione politica in un quadro istituzionale “laico”.

Presentando  così, in modo fideistico, quelle che sono le istanze più genuine della ragione naturale (che la Rivelazione, custodita e interpretata dalla Chiesa, non contraddice bensì  convalida e rafforza), i cattolici non sono più capaci di offrire valide alternative alle ideologie del materialismo edonistico, dell’individualismo libertino, del nihilismo che pretende di imporre come leggi dello Stato le pratiche ispirate a una irresponsabile cultura di morte (dall’aborto all’eutanasia) che, non avendo a proprio favore alcun serio argomento di diritto privato o di diritto pubblico, si possono imporre solo attraverso la  propaganda, con la manipolazione delle coscienze.

In un momento storico nel quale le ideologie contrarie al diritto naturale pretendono di imporsi solo perché sociologicamente appaiono come opinione della maggioranza, o almeno dell’ala più moderna e progredita della società civile, quei cristiani che per la loro debolezza di pensiero non sono più consapevoli della verità assoluta dei valori etici naturali che la Chiesa riconosce come parte essenziale delle premesse razionali della fede nella rivelazione soprannaturale, non sono capaci di contribuire in alcun modo a promuovere leggi giuste e a combattere leggi inique.

Essi sono inevitabilmente già sconfitti in partenza quando presentano i principi indiscutibili della dottrina sociale della Chiesa come mere opinioni religiose, avanzate dall’ala più tradizionalistica e retrograda della cultura cattolica. La necessaria critica culturale alle ideologie di morte e l’altrettanto necessaria resistenza civile alle leggi inique (che in quanto illegittime non meritano né rispetto né tanto meno obbedienza) non debbono essere presentate come mere istanze fideistiche, come eccentriche “sensibilità” religiose, e tanto meno come ingerenza della Chiesa negli affari dello Stato, perché così è inevitabile che accada – come di fatto sta accadendo in tutti i Paesi di antica tradizione cattolica – che questa critica e questa resistenza non siano condivise per principio dai non credenti, i quali mai accetteranno che certi “pregiudizi” religiosi possano mettere in discussione le leggi dello Stato.

La critica culturale alle ideologie di morte e la resistenza civile alle leggi inique dovrebbero essere sistematicamente e coerentemente praticate, avvalendosi di tutti i mezzi leciti che i sistemi democratici consentono, come responsabile e coraggioso servizio al bene comune, che solo la ragione “forte” sa riconoscere nella dottrina e sa promuovere attraverso l’azione sociale, comprese le leggi nazionali e internazionali. Invece, a causa della pessima formazione teologica (inficiata di fideismo), i cattolici sono entrati nel dibattito pubblico senza alcuna convinzione di principio,  pronti a seguire la corrente (la deriva secolaristica) e a tentare di “limitare i danni”, con iniziative culturali e politiche che manifestano la loro sudditanza psicologica nei confronti delle ideologie di morte. Invece di proclamare e difendere i principi veri, non negoziabili, hanno deciso di negoziare i modi e i tempi per attuare uno dopo l’altro tutti i principi falsi, come sono quelli che vorrebbero dare una giustificazione etica e giuridica alle leggi che consentono l’aborto, l’eutanasia di anziani e di bambini, il matrimonio omosessuale, persino l’animalismo e la pedofilia.

- Antonio Livi su La Bussola Quotidiana -

 
 
 

LAVORARE IN ITALIA, VIVERE ALLE CANARIE. L'ARCIPELAGO PRESO D'ASSALTO DAGLI ITALIANI

Post n°8956 pubblicato il 09 Aprile 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

E' Europa, ma è un po' Africa. Fa sempre caldo (o comunque non fa mai freddo), ed è l'unico posto d'Europa dove fa sempre caldo (o comunque mai freddo). Chi abita lì (quasi un milione di anime) in teoria è spagnolo. Ma a questa gente non piace troppo definirsi spagnola. Si chiamano canari, da Canarie, l'arcipelogo delle sette isole, il mezzo paradiso fiscale, turistico, climatico e aggiungeteci quello che volete. E' l'arcipelago che negli ultimi dieci anni è stato preso d'assalto dagli italiani.
Sono stato a Gran Canaria dieci giorni, spinto dalla curiosità e anche dai racconti entusiastici di amici che ci sono andati, riandati e che ora hanno addirittura deciso di rimanerci a vivere. Per sempre, un po' canari un po' italiani. Uno di questi amici continuerà a lavorarare in Italia, però pc, skipe e tecnologia fanno miracoli e dalla sua finestra sull'Atlatico potrà continuare la sua attività a Bologna. Quasi a dire: lavorare a Bologna, dormire a Gran Canaria. Una chiccheria.
I dati ufficiali parlano chiaro: nel 2009 erano 11.174 gli italiani che avevano la residenza lì a due passi dalla costa africana. Ora sono 17mila. Più di mille italiani all'anno stanno diventando canari. E se ci aggiungiamo quelli che stanno pensando di farlo o che comunque già ci passano diversi mesi all'anno nell'arcipelago che fiancheggia il Marocco, beh, il numero va moltiplicato almeno per dieci.
A Gran Canaria (che non sono tutte le Canarie, ma è solo una delle sette isole) ci vanno a svernare i pensionati, anche perchè da queste parti i pensionati hanno la possibilità di intascare il loro 'stipendio' al lordo delle folli ritenute italiane. Ma non ci sono solo i vecchietti da queste parti. L'incoerente bellezza di quest'isola _ dove si confondono maxi-centri commerciali anche a quattro piani, se volete anche un po' squallidi, tipo anni Settanta italiani, stile Pinarella -  a meravigliose villette bungalow, quando attraversi Maspalomas o arrivi a Puerto de Mogan- é che trovi tutto e il contrario di tutto.  Luoghi e persone. Pinarelle e resort di lusso. Vecchietti e ragazzi. ventenni squattrinati che arrivano qua in cerca di un futuro, cercano un lavoro (e finiscono per trovarlo, anche se il tasso di disoccupazione è superiore al 30%), si prendono una casetta in affitto con piscina in comune, spendono 500 euro al mese, condominio compreso, non c'è bisogno di riscaldamento, cappotti o maglioni pesanti, perchè qua il freddo non si sa proprio che cosa sia.
I vecchietti, i ragazzi, ma anche i 40enni, cioè i nuovi veri conquistatori di Gran Canaria. Quelli che si sono stancati del tiri-tera italiano e in attesa che un Renzi o un altro cambino finalmente questo tiri-tera, hanno detto basta. E sono qua.
Qua la vita costa poco, o comunque il giusto. L'Iva è al 7%, per un litro di benzina e diesel spendi 1 euro, se costruisci un' attività e dai puliti al tuo dipendente mille euro, questo dipendente ti costa 1200 euro, non 2mila come in Italia. E allora riesco a capire perchè nel minuscolo ma vivo e frizzante 'L'italiano cafè' del mega centro commerciale Yumbo, 10 metri quadrati, 10 tavoli fuori, lavorano 9 (nove!) persone e i conti tornano, dalle 9 del mattino all'1,30 di notte. L'ha inventato nel 2010 un catanese che ha vissuto per più di dieci anni a Bologna questo bar. In Italia faceva l'agente immobiliare. Era un signor agente immobiliare, Ma aveva capito tutto. E cioè che il mercato sarebbe crollato. E non si è voluto far travolgere dalle macerie. Ed è andato lì, al sole di Gran Canaria, dove non si muore mai. Nè di caldo nè di freddo.

Si sta sempre bene, tutto l'anno.

- Massimo Pandolfi - Tratto da Vite spericolate, il blog di Massimo Pandolfi -

 
 
 

LE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE

Post n°8955 pubblicato il 09 Aprile 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Istruire gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti
Vorrei confidare qualche mio sparso pensiero sull'elenco delle così dette "opere di misericordia spirituale", che mi pare oggi il più sbiadito nella coscienza comune. Come giacciono nei vecchi catechismi, scritti quando ancora si chiamavano ingenuamente le cose con il loro nome, ci appaiono un po' ruvide e spigolose. Forse perché la nostra anima, per così dire, si è fatta più delicata e irritabile. Rileggiamole (ci permettiamo di invertire l'ordine tradizionale delle prime due opere, sulla scorta del Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2447, per facilitare la logica del discorso):

1. Istruire gli ignoranti
2. Consigliare i dubbiosi
3. Ammonire i peccatori
4. Consolare gli afflitti
5. Perdonare le offese
6. Sopportare pazientemente le persone moleste
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti

TUTTI DESTINATARI

A differenza delle opere di misericordia corporale, dove (di solito, se non sempre) chi dà da mangiare non è affamato e chi patisce la fame non è in condizioni di dar da mangiare, qui il benefattore e il beneficiario non sono adeguatamente distinti. Anzi è buona regola non distinguerli affatto: di queste "opere" siamo tutti destinatari. E' bene quindi che ciascuno di noi si consideri al tempo stesso "istruttore" e "ignorante", saggio consigliere e dubbioso, paladino della giustizia e peccatore, capace di consolare e desideroso di consolazione, chiamato a perdonare le offese e offensore, deciso ad aver pazienza e sempre sul punto di farla perdere agli altri, intercessore a favore di tutti presso Dio e bisognoso della preghiera fraterna di tutti. Solo mantenendoci in quest'ottica possiamo sperare di intraprendere un esame fruttuoso delle "opere" che ci vengono raccomandate.

I NOSTRI COMPITI PROPRI

Il discorso sulle "opere di misericordia spirituale" assume poi una rilevanza e un'attualità eccezionale, se è volto a chiarire quale sia l'indole propria della solidarietà che la Chiesa come tale deve esercitare nei confronti dell'umanità. Nessun dubbio che l'amore cristiano, suscitato e sorretto dall'Eucaristia, debba esprimersi anche nell'offrire ai più sfortunati, per quel che è possibile, un apporto valido perché risolvano positivamente i loro problemi esistenziali primari e possono godere di uno stato conforme alla loro dignità di persone. Guai se la Chiesa lo dimenticasse. Ma guai se riducesse a questo la sua azione nel mondo. Guai a noi se a poco a poco finissimo col pensare alla Sposa di Cristo come a una sorta di ente assistenziale o come a un surrogato e a un coadiuvante della Croce Rossa Internazionale. Il pericolo di questo inconscio travisamento non è oggi irreale, favorito com'è dagli interessi delle potenze mondane e anche dalla nostra preoccupazione di essere un poco accettati dalla cultura dominante. Certamente la comunità cristiana va continuamente spronata alla generosità anche in questi settori: è la parola stessa di Gesù ad ammonirci in tal senso (cfr. Mt 25,31-46). Ma di fronte alla sempre soverchiante miseria umana, non deve nutrire complessi di colpa non pertinenti. Va detto con molta chiarezza che direttamente e per sé non tocca a noi risolvere alla radice i problemi sociali: sarebbe integralismo pensarlo, sarebbe addirittura il tentativo illegittimo di affiancarsi alla società civile, pretendendone gli stessi compiti statutari e le stesse responsabilità. Alla comunità cristiana tocca - ed è dovere amplissimo ed esigentissimo - l'impegno di tradurre ogni giorno la sua fede, secondo quanto in concreto le è dato, in un'azione di carità che raggiunge i fratelli in ogni loro situazione e in ogni loro effettiva necessità. Sotto questo profilo, l'indugiare un poco sulle così dette "opere di misericordia spirituale" sarà forse di qualche utilità a mantenere nel giusto equilibrio la nostra visione della presenza operativa dei cristiani e anzi ricordare ciò che è in maniera più immediata, inerente alla missione della Chiesa nel mondo.

1) ISTRUIRE GLI IGNORANTI

Ignorante non vuol dire senza cultura e senza erudizione. Ignorante è chi non conosce proprio le cose che più dovrebbe conoscere, e può essere anche un professore universitario o un famoso scrittore. Si evoca qui la strana condizione dell'uomo, e specialmente dell'uomo di oggi, che sa tutto tranne le cose che contano, che conduce a termine le indagini più complicate ed è muto davanti alle domande fondamentali e più semplici, che è in grado di andare a raccogliere i sassi della luna e non può dirsi che cosa è venuto a fare sulla terra. Ignorare quale sia il significato del nostro stesso vivere; ignorare quale sia il destino che alla fine ci aspetta; ignorare se la nostra venuta all'esistenza abbia come premessa e come ragione un disegno d'amore oppure una casualità cieca: questa è la notte assurda che implora oggettivamente di essere rischiarata. Il primo e più grande atto di carità che possa essere compiuto verso l'uomo è quello di dirgli le cose come stanno. Che vuol dire anche svelargli la sua autentica identità. Questa è la prima misericordia che la Chiesa esercita - deve esercitare - nei confronti della famiglia umana: l'annuncio instancabile della verità. La salvezza dei nostri fratelli direttamente e per sè non sarà tanto il frutto della nostra affabile capacità di ascolto e di dialogo (cosa importante però e da non trascurare), ma della verità divina proclamata senza scolorimenti e senza mutilazioni. Gesù ha connesso il dono della sua carne e del suo sangue con l'accoglienza della sua parola, anche di quella più difficile da accettare. Il discorso eucaristico di Cafarnao provoca, più di ogni altro nel Vangelo, il rifiuto di molti: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?" (Gv 6,60). Ma il Signore non ritiene che in questo campo si possano dare sconti agevolanti: "Forse anche voi volete andarvene? Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna, e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv 6, 67-69).

2) CONSIGLIARE I DUBBIOSI

Le esitazioni, le perplessità, le titubanze sono dell'uomo normale; il quale, quanto più è perspicace nelle valutazioni e nell'analisi, tanto più si sperimenta insicuro nelle decisioni. Gli irriflessivi e gli ottusi invece sanno di solito subito che cosa fare. D'altra parte vivere significa agire, e agire significa superare le incertezze. Sicché talvolta un parere sensato dato a un amico, che lo aiuti a risolversi per il meglio, rappresenta spesso un regalo davvero prezioso. I pareri però è meglio darli quando vengono richiesti, se no, servono solo a guastare delle amicizie. E anche quando si è interpellati, è opportuno (se lo si può fare senza andare contro coscienza) offrire i consigli che il richiedente si aspetta di ricevere, diversamente egli si convincerà di non essere stato capito o avrà qualche dubbio sulla saggezza del consigliere. Ma quando si tratta delle questioni fondamentali dell'esistenza, il superamento del dubbio è un'esigenza intrinseca alla funzione salvifica della verità. E' grande carità ricordare questo principio alla cultura contemporanea. Noi viviamo in una società che sembra privilegiare il dubbio: secondo qualcuno esso sarebbe il segno di una mente libera e aperta a tutti i valori, mentre le certezze (e in particolare le certezze di fede) esprimerebbero angustia, dogmatismo, intolleranza, chiusura al dialogo. Se però si fa un po' di attenzione, non è difficile rendersi conto che quanti colpevolizzano l'indubitabilità dei credenti, hanno sempre essi stessi delle convinzioni che ritengono indiscutibili. Sicché ci si avvede che non si tratta tanto di critica ragionata delle certezze come tali, quanto di insofferenza verso le certezze altrui. Le certezze cristiane poi hanno migliori probabilità di essere dei valori oggettivi e non delle pure ostinazioni, se chi le ospita nel suo animo le percepisce e si sforza di possederle non tanto come idee sue proprie, ma come piena e personale comunione con la luce indefettibile che alla Chiesa è stata donata dallo Spirito di verità e resta patrimonio inalienabile della Sposa di Cristo lungo tutti i secoli della sua storia. Abbiamo una sola vita da vivere: è indispensabile, per non rischiare di sciuparla, rinvenire dei punti fermi in mezzo alla varietà e alla volubilità delle opinioni. Abbiamo una sola vita da vivere: non possiamo aggrapparla a dei punti interrogativi. Il saper offrire all'uomo disorientato la base di certezze indubitabili è la seconda misericordia della Chiesa.

3) AMMONIRE I PECCATORI

Il peccato agli occhi della fede, è la peggior disgrazia che possa capitarci. Dare una mano al fratello perché se ne liberi, significa volergli bene davvero. "Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore - scrive l'apostolo Giacomo - salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati" (Gc 5,20). E la Lettera ai Galati: "Quando uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso per non cadere anche tu in tentazione" (Gal 6,1). La correzione fraterna è però iniziativa delicata e non priva di rischi. Non bisogna mai perdere di vista la pungente parola del Signore: "Come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?" (Mt 7,4). Così pregava a questo proposito sant'Ambrogio: "Ogni volta che si tratta del peccato di uno che è caduto, concedimi di provarne compassione e di non rimproverarlo altezzosamente, ma di gemere e piangere, così che mentre piango su un altro, io pianga su me stesso". E sarà bene in ogni caso restar persuasi che "la miglior correzione fraterna è l'esempio di una condotta irreprensibile". Nella valenza più universale e  più sostanziosa, questa terza proposta di bene ci insegna che appartiene alla missione propria della Chiesa adoperarsi perché non si perda nella coscienza comune il senso di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Secondo la suggestiva pagina che apre la sacra Scrittura, l'azione creatrice di Dio comincia con una distinzione tra la luce e le tenebre (cfr. Gen  1,4), così come l'inizio della catastrofe dell'uomo è dato dal miraggio di diventare come Dio padroni del bene e del male (cfr. Gen 3,5). Perché tutto non ricada nel caos primitivo e perché il suggerimento satanico non prosegua il suo avvelenamento dei cuori, bisogna senza scoraggiarsi chiarire agli uomini che solo la legge di Dio è la misura della moralità dei nostri atti e che distinguere il bene dal male è la premessa indispensabile per una vita che sia davvero umana. E questa è la terza misericordia della Chiesa.

4) CONSOLARE GLI AFFLITTI

Chi si propone di consolare gli afflitti non resterà mai disoccupato in questo mondo. "La malinconia ha rovinato molti, da essa non si ricava nulla di buono" (Sir 30,23), ci dice il Libro di Dio. E tuttavia non abbiamo troppe ragioni di stare allegri, o almeno non abbiamo ragioni che non siano presto travolte dalle vicissitudini dell'esistenza. Già Omero diceva che l'uomo è il più infelice degli esseri che respirano sulla terra; ed è un'amarezza che percorre tutta la letteratura del paganesimo, contrariamente a quanto talvolta si cerca di far credere. La questione della gioia è una questione seria. E si pone in questi termini: noi siamo fatti per la felicità, e tuttavia essa ci appare troppo spesso una condizione inarrivabile. Il modo moderno di vivere - pieno di agi e insaziabile nell'escogitare forme inedite di gratificazione e di piacere - sembra addirittura aver accresciuto, contro ogni intenzione, i motivi di tristezza e di desolazione. I dati in espansione dei suicidi ne sono una prova evidente: "La tristezza del mondo produce la morte" (2 Cor 7,10), osservava già san Paolo. Al modello sociale che oggi si afferma noi non rimproveriamo affatto di mirare a raggiungere il godimento e il benessere: rimproveriamo piuttosto di non riuscirci. Perché se non si gode con significato e con serena speranza, non si gode affatto. Il cristianesimo è realista: sa che l'uomo è collocato in una valle di lacrime, e che, lasciato alle sole sue forze, non è in grado di evaderne se non negli spazi più angusti dei divertimenti effimeri e delle illusioni. Ma il cristianesimo non può e non deve dimenticare di essere essenzialmente un "evangelo", cioè un annuncio di gioia. E' la gioia di una salvezza avverata, già in atto, che aspetta soltanto che l'uomo le si apra. E' una salvezza già adesso alla nostra portata: l'Eucaristia è qui a dirci che l'evento salvifico e la persona del Salvatore sono qui e oggi tra noi. Ed è la quarta misericordia, preannunciata da Gesù la sera prima di essere crocifisso: "La vostra afflizione si cambierà in gioia" (Gv 16,20).

5) PERDONARE LE OFFESE

Tra le inaudite indicazioni evangeliche questa è forse la più sorprendente "Se tuo fratello pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte al giorno ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai" (Lc 17,4). E' già un'impresa difficile; ma almeno qui si tratta di un offensore che si scusa. In realtà, l'insegnamento complessivo di Cristo è più ampio e incondizionato: "Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati" (Mc 11,25). A questa scuola gli apostoli insegnano: "Non rendete a nessuno male per male (Rm 12,17); anzi, "benedite coloro che vi perseguitano" (Rm 12,14). E' un linguaggio che abbiamo in orecchio e non ci impressiona più. Ma la sua attuazione pratica è lontanissima dalle consuetudini umane, nelle quali dominano i risentimenti e i rancori coltivati. Una delle cause più forti del malessere sociale è data proprio dall'imperversare dell'odio e delle vendette, che innescano una catena interminabile di rappresaglie e quindi di sofferenze. Di qui l'importanza della quinta misericordia che la Chiesa reca al mondo: l'incitamento a far prevalere in tutti la "cultura del perdono". Ogni volta che viene celebrata l'Eucaristia si immette nella nostra storia di uomini un'energia di bene atta a fronteggiare nei cuori gli assalti sempre ricorrenti dello spirito di animosità e di rivalsa, perché ogni volta si riattualizza nel mistero il trionfo della redenzione e della clemenza divina sulla ripullulante malvagità umana.

6) SOPPORTARE PAZIENTEMENTE LE PERSONE MOLESTE

Ci dobbiamo mettere tutti nel numero delle "persone moleste", chi più chi meno naturalmente. Il suggerimento va dunque a vantaggio di tutti. E tutti dobbiamo imparare la virtù della sopportazione. Solo un'ingenuità illuministica - destinata ben presto alla delusione - potrebbe farci pensare che gli uomini siano nativamente simpatici e che su questo principio possa fondarsi e reggersi la nostra filantropia. Come al solito, il cristianesimo è più attento alla verità delle cose. Non perché siamo buoni e amabili, dobbiamo voler bene agli altri, ma perché è buono Dio che per amore ci ha creati tutti, noi e loro. Sarebbe interessante, anche se un po' rischioso, fare un elenco almeno per categoria delle "persone moleste". Diciamo solo che vi si ritrova spesso anche la gente più stimabile e meglio intenzionata. Per esempio, coloro che hanno uno zelo eccessivo e non si rendono conto che se il male non va fatto mai, il bene non va fatto sempre tutto e da tutti. Per esempio, gli amici giornalisti che devono pur guadagnarsi il pane, ma qualche volta se lo guadagnano cercando di farti dire non ciò che a te preme di dire, bensì ciò che a loro pare più adatto a costituire una notizia interessante. Per esempio, i cardinali che, magari credendo di far bene, tengono discorsi troppo lunghi e noiosi. Ciò che importa di più è che ci convinciamo di essere tutti, per il verso o per l'altro fastidiosi e irritanti per il nostro prossimo. D'altronde, finché non entreremo nel Regno dei cieli nessuno di noi è dispensato dalla necessità di aver pazienza. E appunto l'abitudine alla pazienza è la sesta misericordia che la comunità cristiana può offrire ad un'umanità che si fa ogni giorno più intollerante e più esosa. Secondo una celebre definizione di Newman, il gentiluomo è colui che non dà mai pena agli altri. E' un ideale perfettamente evangelico che dobbiamo proporre a tutti e prima ancora dobbiamo tentare di avverare nelle nostre parole e nei nostri comportamenti.

7) PREGARE DIO PER I VIVI E PER I MORTI

Dare agli altri il soccorso della nostra preghiera è un significativo atto di amore, e ci aiuta a oltrepassare quell'egoismo spirituale che, anche nel rapporto religioso, ci impedisce di evadere dalle angustie dei nostri personali interessi. Ciascuno di noi deve temere di stare solo al cospetto di Dio: sentirsi avvalorati dalla voce implorante per noi dei nostri fratelli ci rincuora. Così come la nostra orazione è impreziosita se si fa davvero "cattolica", consapevole che i figli di Dio sono una sola famiglia affettuosamente compaginata; una famiglia che nemmeno la morte riesce veramente a dividere. La forma più alta di questa preghiera universale è la celebrazione eucaristica, perché il sacrificio della messa - ci ricorda l'insegnamento sempre attuale del Concilio di Trento - "viene offerto non solo per i peccati, le pene, le soddisfazioni e le altre necessità dei fedeli viventi, ma anche per coloro che sono morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati". L'intercessione per tutta l'umanità è l'ultima misericordia che, secondo questo elenco, la Chiesa fa piovere su tutte le genti. E anzi qui sta, propriamente parlando, la funzione del sacerdozio battesimale: il popolo di Dio radunato da ogni regione, da ogni stirpe, da ogni cultura, eleva unitamente a Cristo suo capo e suo principio di vita una supplica ininterrotta, e offre la Vittima unica e pienamente efficace, resa presente sull'altare, a favore dell'intera creazione, implorando così su tutti gli uomini la grazia salvifica del padre di tutti.

CONCLUSIONE
Mi rimane da esprimere ancora un pensiero, che valga come conclusione di quanto si è detto. Colui che è il vero e perenne protagonista delle opere di misericordia è il Signore Gesù. Egli si fa presente nelle nostre chiese sotto i segni eucaristici per dirci che: non c'è atto veramente cristiano ed ecclesiale di attenzione agli altri che non tragga da lui il suo slancio, la sua potenza, la sua giustificazione; per dirci che non possiamo mai separare neppure mentalmente le nostre iniziative di solidarietà da quell'innamoramento personale di lui, che tutte le ispira e le qualifica; per dirci che il grande pericolo del cristianesimo dei nostri giorni è quello di venire a poco a poco ridotto, magari per la generosa preoccupazione di accordarsi con tutti, a un insieme di impegni umanitari e all'esaltazione di valori che siano "smerciabili" anche sui mercati mondani. Egli resta veramente, realmente, corporalmente in mezzo a noi e ci aspetta, come il grande e vero dispensatore di ogni misericordia; la misericordia della verità contro le insidie delle ideologie bugiarde; la misericordia della certezza contro la cultura del dubbio; la misericordia di indicarci dove stia il bene e dove stia il male contro le molte confusioni in cui siamo immersi; la misericordia della gioia che vince ogni tristezza; la misericordia del perdono per tutti i nostri sbagli piccoli o grandi; la misericordia di aver pazienza con noi, nonostante le nostre piccinerie e le nostre inconcludenze; la sua misericordia di pontefice fedele (cfr. Eb 2,12) che intercede per tutti. All'altare e nel tabernacolo "non abbiamo un sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati nel momento opportuno" (Eb 4,15-16). Così sia in tutta la nostra vita.
 
di Giacomo Biffi - Eucaristia e opere di misericordia - Congresso Eucaristico di Siena - Pubblicato su BastaBugie n. 344

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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