ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 15/07/2014

COME E' NATA E COME SI E' DIFFUSA LA PORNOGRAFIA

Post n°9121 pubblicato il 15 Luglio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Da una parte il rapporto Kinsey abolisce le categorie normalità-anormalità, dall'altra Playboy, Penthhouse e l'industria del porno lo rendono un fenomeno di massa con il risultato di una diffusione inimmaginabile della violenza e delle perversioni sessuali

Ai nostri tempi è in atto un attacco di tipo sessualista. Un attacco che possiamo anche definire di riduzione pansessualista dell'esistenza umana.
La distruzione dell'uomo ha implicato e implica anche l'applicazione totale e di massa della cosiddetta "rivoluzione sessuale". Infatti nel e per l'abbassamento dell'uomo a bestia può essere funzionale non solo il riduzionismo biologico ma anche la riduzione dell'esistere dell'uomo a pulsione orgonica.

LA DIFFUSIONE DELLA PORNOGRAFIA NEGLI ANNI '60
Procediamo con ordine e vediamo adesso come si è arrivati a questo. Si tratta della questione del pansessualismo.
Prima di tutto va detto che il pansessualismo si è servito della pornografia e questa è penetrata ovunque avvalendosi dei mezzi che sono a disposizione di tutti. La pornografia negli ultimi tempi è diventata un fenomeno di massa, fatto unico nella storia... e, proprio perché unico, significativo.
Storicamente la pornografia (dal greco pòrné "meretrice" e graphia "descrizione") è nata con la fotografia, ma è rimasta in una sorta di semi-clandestinità fino agli anni '60 che sappiamo essere stati gli anni cruciali di radicale cambiamento dei costumi.
La sua legalizzazione e la sua rapida diffusione si devono ad un italiano, Alberto Ferro (nato ad Algeri nel 1936 perché figlio di un diplomatico); si fece poi chiamare Lasse Braun e con questo nome è conosciuto. E' un regista-scrittore definito il "padre della pornografia moderna" e il "re del porno". Nel 1961, Braun iniziò ad interessarsi della cosiddetta "rivoluzione sessuale" fino a divenirne uno dei più convinti sostenitori. In Italia studiò Giurisprudenza e produsse una tesi di laurea sui danni sociali che provocherebbe la condanna della pornografia. La tesi aveva come titolo: La censura giudiziaria nel mondo occidentale. La tesi ovviamente venne censurata. A quei tempi la pornografia era severamente proibita non solo in Italia ma anche in molti altri Stati occidentali: perfino in Svezia, Danimarca, Olanda, Germania (Paesi che poi si apriranno ben presto ad essa), Canada, Stati Uniti, ecc... Torniamo a Braun. Egli, figlio di un diplomatico, era abbastanza ricco e possedeva una mercedes intestata al consolato dove lavorava il padre. Pertanto poteva viaggiare molto godendo anche di appoggi importanti. Nessun doganiere dell'epoca avrebbe controllato i suoi bagagli. E così divenne una sorta di "missionario del porno". Dal 1962 al 1967 girò più volte l'Europa e l'America con valigie piene di film in super 8, di romanzi e fumetti porno. Per capire quanto influente sia stato il personaggio, raccontiamo questo fatto: nel 1965 un suo avvocato di Copenhagen, al quale aveva confidato propositi rivoluzionari, lo mise in contatto con un giovane deputato socialdemocratico. Costui fece tradurre in danese la tesi di laurea censurata in Italia. La Danimarca fu il primo Paese al mondo a legalizzare la pornografia. Anche se la legalizzazione riguardò dapprima gli scritti pornografici e non le immagini. Ma un passo importante era stato fatto. Successivamente Braun fondò a Stoccolma una società cinematografica produttrice (l'AB Beta) di film porno e si diede anche alla vendita per corrispondenza.

IL RAPPORTO KINSEY ABOLISCE LE CATEGORIE NORMALITÀ-ANORMALITÀ
Un altro elemento importante per l'avanzata del pansessualismo è stato il cosiddetto Rapporto Kinsey, pubblicato nel 1948 e nel 1953. Ricerca finanziata dalla Fondazione Rockefeller. Il biologo Alfred Kinsey (1894-1956) applicò a 1200 esseri umani le tecniche che aveva usato nello studio di più di due milioni di insetti. Dai dati collezionati, egli rilevò con soddisfazione che nel comportamento sessuale non esisterebbero categorie come "normalità" e "anormalità" o come "giusto" e "sbagliato". Egli scrisse nel suo Il comportamento sessuale del maschio umano: "Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. E' fondamentale nella tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo ad una profonda comprensione della realtà del sesso." La validità delle prove di Kinsey fu contestata appena apparve il primo volume. Gli interpellati non erano un campione casuale della popolazione, ma dei volontari. Dunque, era fin troppo evidente che i risultati fossero influenzati dalle convinzioni delle persone che si erano rese disponibili per stilare il rapporto. Ma fu fatta un'opera di disinformazione. Malgrado l'inadeguatezza dei metodi impiegati da Kinsey, le rivelazioni del suo rapporto vennero prontamente trattate come fatti e furono usate dai media, dalle minoranze sessuali e dalla cultura libertaria.

HOLLYWOOD
Fin dagli anni '60 Hollywood è rimasta relativamente fedele al codice deontologico che aveva presieduto alla sua fondazione nel 1930, il famoso Codice Hays, secondo cui "non verrà prodotta nessuna scena che abbassi lo standard morale dello spettatore." Nel 1947, il regista Frank Capra (1897-1991) dichiarò: "Il cinema deve essere un'espressione positiva in cui soffia la speranza, la giustizia, l'amore e il perdono. E' un dovere dei produttori e dei registi esaltare le qualità umane e il trionfo dell'individuo nelle avversità." Ma poi seguì un radicale cambiamento. Nel 1972, il film Arancia Meccanica, del regista Stanley Kubrick (1928-1999), venne ritirato dalle sale cinematografiche a causa di un'ondata di violenza per l'emulazione che suscitava in alcuni. Poi, a poco a poco, sono cadute tutte le barriere della censura: l'adulterio, l'immoralità e la violenza sono sempre più presenti nei film. 
Negli anni Settanta, negli Stati Uniti, un rapporto della Commission on Photography and Obscenity ("Commissione sulla Pornografia e sull'Oscenità") aveva concluso non solo che la pornografia non sarebbe pericolosa, ma che avrebbe anche un ruolo positivo, come sfogo alle fantasticherie dell'aggressività sessuale. "Essa può decolpevolizzare la sessualità - diceva il Rapporto - e svolgere un ruolo educativo."
Bisogna notare che negli anni '70 la pornografia si limitava al cosiddetto softcore, che rappresentava soprattutto dei nudi di donna, e non dei veri e propri atti sessuali. Sul mercato l'hardcore era ancora difficilmente reperibile. Tuttavia, grazie a questo compiacente Rapporto, a partire dagli anni '70 negli Stati Uniti ci fu una vera esplosione dell'oscenità. Alcune cifre per capire: nel 1983 si contavano già un'ottantina di riviste del genere di Playboy o di Penthhouse; i punti di vendita per le pubblicazioni oscene erano circa 18.000; i teatri per adulti erano all'incirca 800 e dodici erano le catene televisive pornografiche. Quale fu l'esito, negli Stati Uniti, di questa massificazione della pornografia? Il primo risultato fu una rapidissimo aumento delle perversioni sessuali.

LA PORNOGRAFIA È UNA VERA E PROPRIA DROGA

Il pansessualismo si serve della pornografia perché questa è una vera e propria droga. Lo dimostrano numerosi studi. Il dottor René Salinger, neuropsichiatra, così ha spiegato l'influenza della pornografia: "Su alcune personalità fragili, la violenza e la pornografia possono servire da modelli di comportamento (...), poiché il potere dell'immagine viene a sostituirsi al pensiero (...). In tutto ciò che è strettamente visivo, non si devono immaginare le cose: esse scivolano in noi per funzionare come modello."
Il pansessualismo si serve della pornografia perché questa destabilizza il rapporto naturale dell'uomo con la sua sessualità. Quest'ultima finisce per diventare fine a se stessa, come la droga. La pornografia fagocita lentamente il consumatore nella spirale della dipendenza. La pornografia crea nuovi bisogni, nuove curiosità e ciò facendo incita i suoi adepti ad abbandonare una sessualità normale.

LA PORNOGRAFIA FACILITA LA CRIMINALITÀ SESSUALE E LE PIÙ FEROCI DEPRAVAZIONI

Il pansessualismo si serve della pornografia perché questa facilita lo sviluppo della criminalità sessuale e delle più feroci depravazioni. Ted Bundy (1946-1989) fu giustiziato sulla sedia elettrica a Starks, in Florida, il 24 gennaio 1989. Stuprò e assassinò ben 28 giovani donne. Prima di morire volle rilasciare questa dichiarazione in un'intervista filmata: "Ciò è avvenuto a tappe, gradatamente. Dapprima sono divenuto un ardente appassionato della pornografia e l'ho considerata come un tipo di inclinazione; volevo vedere materiale di tipo sempre più violento, più esplicito e più descrittivo. Come per la droga, si conserva un'eccitazione insaziabile finché si raggiunge un punto in cui si supera l'ostacolo quando si chiede se il fatto di passare all'atto in quel momento vi darà qualcosa di più che leggere a guardarlo solamente compiere. (...). Tutti i criminali sessuali che ho incontrato in prigione erano stati profondamente influenzati e condizionati dall'assuefazione alla pornografia."

Nota di BastaBugie: per ulteriori articoli sul tema della pornografia, clicca qui!
Vi invitiamo inoltre a vedere un video che abbiamo già pubblicato nel 2010 che ci svela cosa sta dietro la scintillante industria del porno: droga, disperazione, umiliazioni, persone usate come oggetti, e ovviamente tanti suicidi...
Per vedere il video, clicca qui!

 di Corrado Gnerre - Fonte: Il Giudizio Cattolico - Titolo originale: Il pansessualismo e la pornografia - Pubblicato su BastaBugie n. 357

 
 
 

ASSALITI SE PREGHIAMO PER IL NO ALL'ABORTO

Post n°9120 pubblicato il 15 Luglio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Non chiedono nulla. Non protestano. Non fanno baccano, anzi, bisbigliano in un angolo. Eppure in qualche modo fanno “rumore”, come la famosa foresta che cresce: in silenzio, ma eccome se cresce... Da venti anni i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII ogni settimana una mattina si ritrovano a recitare il Rosario davanti agli ospedali d’Italia in cui si praticano gli aborti.

Un quarto d’ora di preghiera e via, in punta di piedi, come iniziò a fare il fondatore dell’associazione, don Oreste Benzi. In un’Italia in cui si è "liberi" di tutto e ogni cosa è un "diritto", pare però che la preghiera sia vista da qualcuno come un atto da censurare: da qualche settimana un gruppetto di contestatori/trici si dà appuntamento davanti all’ospedale Sant’Orsola di Bologna e aggredisce il gruppo di 50/60 persone in preghiera, insultando e cercando di impedire il Rosario.

Un’aggressione da cui la Papa Giovanni XXIII non si lascia però provocare: «Abbiamo deciso che non avremo più un giorno fisso ma settimana per settimana cambieremo – racconta Giovanni Paolo Ramonda, il successore di don Benzi –, perché non vogliamo assolutamente andare a uno scontro su un’iniziativa che a Bologna portiamo avanti da 15 anni senza mai aver avuto problemi, nel rispetto delle norme, con la questura sempre al corrente della nostra preghiera. Sia chiaro che noi continueremo: pregheremo in pubblico davanti agli ospedali come facciamo da anni tutte le settimane alle 7 del mattino, estate e inverno, col caldo e con la neve, perché noi siamo dalla parte delle donne, che abortiscono in quanto lasciate sole».

Lo dimostrano le molte centinaia di bambini che grazie a quella discreta presenza non sono stati abortiti, migliaia di ragazzini le cui madri, contattate attraverso la preghiera davanti alle cliniche, hanno potuto cambiare idea e scegliere di tenere il proprio figlio. «La nostra preghiera si fa incontro – spiega infatti Ramonda – noi non ci limitiamo a dire il Rosario ma offriamo un supporto concreto, uniamo le nostre forze alle loro e, se queste madri vogliono far nascere il bambino, non le abbandoniamo. La lunga esperienza ci ha dimostrato che oltre i due terzi delle donne che erano orientate all’aborto, quando viene loro afferto un valido aiuto, vogliono far nascere il figlio e questo dimostra che l’aborto non era una scelta libera ma di disperazione».

Dalla parte delle donne, dunque, contro chi, nell’indifferenza generale, le spinge verso un’azione che certo rappresenta un dramma per tutti (e un business per pochi): «Circa un quinto delle 573 mamme che solo nel 2013 sono state prese in carico dal nostro Servizio maternità difficile ha denunciato di aver ricevuto pressioni ad abortire»: da parte degli operatori sociosanitari, che dimenticano facilmente ciò che prevede la legge 194 affinché l’aborto resti l’ultima spiaggia dopo aver tentato tutto per salvare quella vita nascente, ma anche da parte del partner, dei genitori, persino del datore di lavoro...

Eppure il manipolo anacronistico di femministe bolognesi da qualche settimana interviene con slogan che sviliscono proprio la figura femminile (e che qui non riportiamo per rispetto della donna), e del suo bambino fanno niente più che un oggetto. «Noi vogliamo ribadire la scelta di don Benzi, stiamo sempre dalla parte del più debole», ricorda Ramonda. E tra tutti il più debole «è il bambino che non può nascere né dire la sua, con il concorso dello Stato, che attraverso la legge 194 ne permette la soppressione.

Come dice papa Francesco nella Evangelii Gaudium, la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. E per questo non facciamo guerre, preghiamo: non possiamo? E perché?». Articolo 19 della Costituzione: "Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume". Tutto oggi pare essere lecito, dalle nudità pubbliche di un Gay Pride, alle manifestazioni di piazza più scatenate, ai "rave party"... Un Rosario bisbigliato nel nome dell’uomo più piccolo al mondo e senza voce fa davvero tanto rumore? Forse allora è un buon segno.

Fonte: avvenire.it

 
 
 

IL CRISTIANO DEVE ESSERE "ESAGERATO"!!!

Post n°9119 pubblicato il 15 Luglio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Intervento di mons. Giuseppe Tonello  alla conferenza “Maschio e Femmina Dio li creò (Gn. 1-27) – Omofobia o Eterofobia? – Gli attacchi alla famiglia naturale” tenuta dall’Avv. Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita, presso il salone parrocchiale di S. Francesca Romana all’Ardeatino.

Il processo culturale ed antropologico di cui viviamo oggi un passaggio cruciale ha radici remote: senza andare troppo indietro, basti pensare al differente “assalto” lanciato negli anni ’70 in Italia, quando è stata dapprima attaccata l’unità della famiglia, per portare poi un’offensiva a cerchi concentrici sempre più stretti, fino ai “mattoncini” costitutivi della creazione (la differenza dei due sessi).
Come sacerdote cattolico davanti ad un’assemblea di fedeli cattolici faccio innanzitutto un mea culpa: mi rendo conto che il vero problema è la mancanza di formazione (antropologica innanzitutto, ma anche semplicemente formazione in senso lato) dei cattolici; il che ritengo sia un problema gravissimo, a tutti i livelli. Perché, guardate: noi esseri umani difendiamo quello che ci sta a cuore, non è pensabile mandare in battaglia qualcuno per una causa che non sente! E così rischiamo di fare appelli che cadono nel vuoto. Oggi il nostro santo Popolo di Dio, per lo più, non è in grado di capire per quale motivo queste battaglie culturali siano così cruciali, perché non ha gli strumenti!
Come sacerdote faccio parte della categoria che dovrebbe formare, quindi lo dico con dolore, però questa è per me una constatazione tra le più amare che devo fare, dopo tanti anni di ministero. Si tratta di recuperare il tempo perduto. Senza angoscia però: Dio è più forte, e nel Suo Figlio risorto ha già vinto.
Preciso innanzitutto, ritornando sugli interventi che ho ascoltato, che di Magistero autorevole ce n’è tanto, e assolutamente chiaro: sarebbe opportuno prendere più sul serio il Magistero della Chiesa, non tanto le singole affermazioni del singolo sacerdote, del singolo prelato. Il fatto è che solo queste ultime trovano di solito spazio sui mass-media. Capisco che a livello mediatico, se parla uno vestito col clergyman, allora si dice «la Chiesa dice». Ma non è così, quella persona ha un nome e un cognome.
I Papi su questo hanno parlato tantissimo! Posso citare il discorso che il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato, facendo gli auguri natalizi alla Curia Romana il 21 dicembre 2012 (e probabilmente già aveva chiaro che di là a poco, l’11 febbraio 2014, avrebbe lasciato il soglio pontificio). Ebbene gli auguri natalizi in buona parte li ha dedicati, come in un commiato profetico, al gender (non devozionalmente a Gesù Bambino!) e ha detto, citando un’affermazione famosa di Simone de Beauvoir («Donna non si nasce, lo si diventa»): «In queste parole di fatto è dato il fondamento di ciò che oggi sotto il lemma gender viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso secondo tale filosofia non è più un dato originario della natura che un uomo deve accettare e riempire di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi».
Questi sono i due passaggi fondamentali del suo argomentare: accolgo quello che sono e poi, certo, lo devo riempire di significato e di senso, a partire da questo atto di fiducia, di accoglienza di un dato che non è soggettivo o puramente culturale. Quindi, un atto di libertà, certo, ma che parte dall’accoglienza di un dato.
Noi, anche geneticamente, siamo xx e xy; il mio essere maschio o femmina è un dato che è fecondo e vitale accogliere. Attenzione, perché il fenomeno culturale in atto è anche un fenomeno di perdita di contatto con la realtà: potremmo dire, di perdita di contatto col dato genetico, col dato morfologico, biologico, organico/strutturale. Perché questo soggettivismo – cioè il fatto che l’unica “verità” o meglio l’unica certezza è affermarmi in relazione agli altri e a me stesso come io mi (ri)leggo, mi interpreto – è (anche) in definitiva una perdita di contatto con la realtà.
Benedetto XVI continua: «La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata».
Noi sappiamo che dal punto di vista spirituale questo significa “peccare”, nel senso di mettere al centro l’uomo che decide da solo (cf. Gn 3), l’uomo che dice con arroganza a Dio: «Io non voglio sottostare a limiti nel conoscere me stesso e la realtà, nemmeno se venissero da Te». E’ una rivendicazione di carattere assoluto ed idolatrico (ego-latrico), che fa dell’uomo un individuo che taglia il rapporto con Dio e così rimane solo dentro la creazione, solo e fragile, appeso solo alla propria volontà di auto-affermazione, a cercare di dare un significato ad un mondo che però non capisce più perché ne ha contestato e rifiutato l’Autore.
È interessante cercare di capire perché Dio fa la creazione così come l’ha fatta: perché ha creato maschio e femmina? Perché l’umano è maschio e femmina, inscindibilmente? La Rivelazione ci dice che questa relazione rispecchia la natura di Dio stesso, che è comunione di persone. La differenza dei due sessi è un dato costituivo della creazione, la creazione Dio l’ha fatta così. Ma soltanto in una relazione con il Padre Celeste che ha fatto così la creazione e accogliendo questo dono della differenza dei sessi, che è un’iniziativa di Dio, noi possiamo poi avere le coordinate per decifrare noi stessi, altrimenti restiamo soli, soli con le nostre pulsioni, con le nostre paure, i nostri disordini: è quello che sta succedendo alla nostra cultura, alla nostra società.
Quindi il problema è remoto, viene da lontano, è questo tagliare la relazione con Dio, farsi “dio” di se stessi: questo atto sta all’origine del male e oggi assume anche questa forma culturale, come un fenomeno tipico del nostro tempo.
Benedetto XVI stigmatizza la profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente. Beh, purtroppo questo dato apparentemente immediato e tutto sommato chiarissimo, non è più evidente per noi, perlomeno per molte delle persone che frequentano le nostre parrocchie: perché?
Per esempio, ecco una convinzione che è passata alla grande nella mentalità corrente (e qui vado davvero a pennellate, necessariamente grossolane): l’unica cosa che conta nel nostro mondo soggettivista è il dato emozionale, il massimo potenziamento e la massima espressione dell’ego (spesso delirante), che vuole essere appagato ad ogni costo. La mia formazione giuridica mi ha fatto riflettere sul fatto che nessuna società civile in passato ha mai legiferato principalmente sulla base delle emozioni/pulsioni o del sentire soggettivo delle persone: noi oggi stiamo inghiottendo anche questo a livello giuridico, cioè che il sentire soggettivo della persona (e magari fosse della persona in quanto tale e non di alcuni individui!), la sua sfera emozionale, il suo benessere psicologico, diventano il criterio regolante addirittura di una parte significativa dell’attività legislativa. E neppure ce ne rendiamo conto!
Nella società che ha espresso il diritto romano – non parlo del diritto dell’Occidente cristiano – questo era già evidente: il diritto romano, pagano, disciplinava il contratto matrimoniale in un certo modo in quanto fondamento della civitas, la civitas (e la civiltà) si è strutturata così, per cui la stabilità del rapporto tra un uomo e una donna che mettono al mondo dei figli e li educano è un dato fondamentale. Questo l’aveva capito una grande civiltà antica prima della venuta di Cristo, proprio perché è un dato antropologico chiaro e fondante.
Purtroppo, come dice Gianfranco [Amato], tutto questo non è un processo casuale, è un processo indotto, che viene da lontano. In particolare, viene da un fermento culturale sparso a piene mani dall’antica gnosi, dove l’essere umano “perfetto” è l’indistinto, l’indifferenziato. La gnosi è il grande nemico della fede giudeo-cristiana: la rivelazione gnostica dice che l’indistinto, o meglio l’androgino, è l’uomo vero (come nel Simposio di Platone o nel Vangelo apocrifo di Tommaso).
Queste cose vengono riproposte culturalmente in salse diverse, ma è sempre la stessa robaccia; un cattolico dovrebbe essere formato a riconoscere in questo l’anti-creazione. Per questo il fenomeno non è casuale, è voluto da chi attacca la creazione di Dio: c’è sempre stato questo attacco contro la creazione fatta ad immagine e somiglianza di Dio, i cristiani dovrebbero saperlo.
Ritorno quindi al tema iniziale, per cui non si può combattere per difendere qualcosa di cui non si capisce la preziosità; il vero problema è dare strumenti, ma soprattutto lavorare per formarci di più, per crescere nella consapevolezza del tesoro che abbiamo ricevuto attraverso la Rivelazione giudeo-cristiana.
Si profila un tempo in cui bisognerà probabilmente pagare un prezzo più elevato; già lo stiamo vivendo, questo tempo difficile, specie dentro certi ambienti, e presto penso che lo pagheremo tutti, sempre di più. Però un conto è pagare questo prezzo, come hanno fatto sempre i cristiani, con la fierezza di chi sa che sta testimoniando la verità di Dio e la verità dell’uomo, a vantaggio della libertà e della pienezza della persona umana: noi non testimoniamo un’ideologia, non ce ne importa niente di un’ideologia cristiana, ci interessa testimoniare la fedeltà a Dio, all’opera di Dio, alla bellezza di questa creazione.
Noi non vorremmo che tutta questa creazione si frantumasse nel fragoroso silenzio dei cristiani: la frantumazione della creazione è il caos, è l’anti-creazione; e questo - ci dice la Rivelazione - è quello che il Maligno da sempre vuole, lui che è omicida e menzognero fin dal principio (Gv 8,44).
Attenzione! Non è che c’è qualche “Grande Vecchio” nascosto in qualche posto segreto del mondo che sta manipolando, tramando, escogitando strategie. No! Nessun complottismo becero. L’Apocalisse ci dice chi è il grande interprete di questo male: ha un nome preciso, si chiama Diavolo e Satana, e l’ha ricordato anche l’attuale Pontefice più volte, senza paura di dichiarare nome e cognome del grande menzognero.
Dice San Paolo: «la nostra battaglia non è contro le creature di carne e di sangue» (Ef 6,12), noi mai lottiamo contro gli uomini, piuttosto «contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti»: parla del Maligno, dello spirito di male, di quel “Signore del nulla” che se però trova spazio nel nostro cuore acquista un grande potere!
Per me la battaglia fondamentale è quella della formazione nostra, che si traduce in amore vissuto per questa creazione, per i nostri fratelli, per le nostre sorelle. Siamo consapevoli che a volte non verrà decodificato dagli interlocutori come amore, verrà magari inteso come una forma di pretesa, del tipo: «Chi ti credi tu per essere depositario di questa “verità”, ma chi te lo chiede di mettermi addosso le tue regole?». E cose simili. Va bene, lo accetteremo, i cristiani non si sono mai spaventati di questo, di essere considerati degli integralisti, degli esagerati. E chi li accusa è in definitiva uno Stato che ancora una volta pretende di essere divinizzato.
Anche nell’antica Roma la persecuzione c’è stata (pure) per questo. Molti dicevano: «Voi cristiani siete gli unici che non vogliono sacrificare pubblicamente all’imperatore; ma sacrificano tutti all’imperatore! Poi vanno a casa e lo mandano a quel paese, magari lo stramaledicono pure, ma in pubblico fingono, si adeguano! Fate come gli altri! Buttate pure voi ’sti tre granellini d’incenso per l’imperatore, poi andate a casa vostra e lo stramaledite come tutti». E i cristiani rispondevano: «Eh no, perché il grande Cesare dice una cosetta che noi non possiamo accettare: dice che lui è Dio». E si sentivano replicare dagli altri: «Sì, dice che è Dio, ma non ci crede mica nessuno. Neppure lui!». E i cristiani rispondevano ancora: «Sarà pure, ma noi non ce li mettiamo i tre granellini d’incenso, perché noi il nostro Dio, quello vero, noi lo conosciamo, e lo amiamo fino a rischiare la vita per Lui!».
La verità per noi non è un concetto, un’idea astratta, ma quella della relazione con Dio che ha fatto grande e bella la nostra fede: i martiri sono persone che hanno voluto e saputo dare la vita per una relazione, non per un’ideologia. Siamo (o dovremmo essere) quelli che amano, che amano Dio e amano il prossimo: ci capiranno o non ci capiranno, questo siamo chiamati a fare. I cristiani il sangue lo hanno dato anche per chi li perseguitava, per la salvezza dei persecutori.
Un altro tempo di persecuzione forse si profila, è un tempo in cui siamo fortemente interpellati a crescere nella nostra adesione a Cristo nello Spirito Santo, a crescere in questa capacità di amare: il tempo presente chiede un salto di qualità nella fede. Certo, lo possiamo fare solo come comunità, non come una battaglia di individui eroici, di singoli “geniacci”, di anime belle; è la buona battaglia (cf. 2 Tm 4,7) di un popolo che vuole rendere testimonianza a Dio e alla verità sull’uomo, perché la Verità esiste, la riceviamo come un dono da riconoscere, è bella, è santa, è la felicità di ogni persona umana, è la meta verso cui camminiamo.
Mi preoccupa anche che alcuni cristiani hanno perso questo senso della meta: noi non camminiamo solo in funzione di questa creazione, ma camminiamo in funzione di una nuova creazione. Ma se questo non c’è dentro la nostra vita, allora mi spiegate come facciamo a fare queste battaglie dove si rischia tanto? Se non c’è questo orizzonte ultimo, questa strada difficile non la intraprenderai mai! I cristiani quando hanno dato la vita l’hanno data per questo.
Oggi è la festa del Corpus Domini e nel vangelo di Giovanni abbiamo visto che Gesù fatica per far capire ai Giudei e ai suoi discepoli che Dio vorrebbe regalare all’uomo la Sua vita. Dice: non sono venuto a mettervi un peso o a darvi una risposta “di consumo” come la manna, cioè la sopravvivenza! Gesù dice: quel tipo di risposta più materiale ad un bisogno spicciolo, che pure Dio a suo tempo ha dato, non ha donato la vita vera ai vostri padri, tanto che sono morti; Dio adesso sta dando di più, sta dando la Sua vita!
Ecco, è chiaro che tutto quanto abbiamo cercato di comunicare ha un significato se abbiamo ricevuto la vita di Dio e quindi, ad esempio, se il nostro essere maschi e femmine dentro questa creazione prende la forma della vita di Dio. Allora non andrai all’altro come una specie di crociato con la spada, ma ci andrai come uno che ama, uno che ama Dio e la creazione che Dio ha fatto e quindi ama i fratelli.
Auguro a tutti di poter camminare in questa direzione, lo dobbiamo fare insieme come un popolo, perché siamo un popolo di salvati! Buon cammino, nel Signore.

Autore: Mons. Giuseppe Tonello - Fonte: CulturaCattolica.it

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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