ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Marzo 2010

CAMPAGNA LAICA INTERNAZIONALE DI SOSTEGNO AL PAPA E AI SACERDOTI DELL'ASSOCIAZIONE E- CRISTIANS

Post n°3349 pubblicato il 31 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Barcellona,"Sacerdoti, coraggio! Abbiamo bisogno di voi. Confidiamo in voi. Vi affidiamo i nostri figli", indica un messaggio che laici di vari Paesi stanno inviando ai sacerdoti e diffondendo attraverso le reti sociali. L'iniziativa è nata questo martedì ad opera dell'associazione E-Cristians per combattere la "campagna reale e molto evidente che presenta il Papa e i sacerdoti per quello che non sono", ha spiegato a ZENIT il presidente, Josep Miró i Ardèvol. I promotori dell'iniziativa credono che "se ogni laico si mostrasse un po' attivo l'azione potrebbe avere un effetto moltiplicatore", e sperano che "un'ondata di fiducia nei nostri sacerdoti e nel Papa riempia il mondo".
"Esiste una campagna che vuole presentare come normali quelli che sono fatti eccezionali accumulati nel corso del tempo, manipolando dati e avvenimenti", indica uno dei messaggi di sostegno che hanno cominciato a circolare su Internet. "Pensiamo che sia il momento che noi laici manifestiamo la nostra opinione, ciò che pensiamo, la fiducia che abbiamo nei loro confronti e il fatto che abbiamo bisogno di loro, e gliela facciamo arrivare direttamente", ha spiegato Miró. "Crediamo che questa campagna possa incidere su alcuni sacerdoti perché all'improvviso si trovano di fronte a una specie di dito accusatore che viene a dire loro che sono un focolaio di delinquenza, e di un crimine molto grave". Il presidente di E-Cristians ha spiegato che "negli Stati Uniti, dove ci sono stati più sacerdoti denunciati - e una trasgressione della presunzione di innocenza -, c'è stata una media di meno di otto casi all'anno, che decresce negli ultimi dieci anni".
Ciò avviene in un Paese di 300 milioni di abitanti, in cui solo nelle scuole cattoliche - senza contare parrocchie e altri centri - ci sono due milioni e mezzo di bambini. "In Germania, il 99,96% dei crimini di pederastia denunciati è opera di laici - ha continuato Miró - Non ho visto alcun quotidiano interrogarsi su questa percentuale".
"La pederastia è una tentazione, un male degli uomini di questa società - ha denunciato -. La presenza di questo male tra i sacerdoti è infinitamente minore che nel resto della società, e non parliamo delle persone che si dedicano all'insegnamento".
"Nessuno, però, ha mai detto che i professori hanno connotazioni pedofile", ha osservato. In questo senso, Miró si è riferito a uno studio del 1994 realizzato in Spagna, secondo il quale il 25% delle bambine e il 10% dei bambini ha subito abusi da parte dei docenti. "E' una percentuale molto più alta di quella dei sacerdoti, ma nessuno vi ha prestato attenzione; è quindi in atto una campagna, con manipolazione di dati e loro uso malintenzionato". Il presidente de E-Cristians, membro del Pontificio Consiglio per i Laici, ritiene che questa campagna di discredito nasca soprattutto in area anglosassone. A questo proposito, ha sottolineato "due mezzi di comunicazione particolarmente importanti: in Inghilterra la BBC, negli Stati Uniti il New York Times". "Sono i due riflettori che schiacciano da anni la Chiesa su questo tema, pur non essendo gli unici", ha dichiarato. Nel caso dell'Europa, gli attacchi sono più dispersi, ha ricordato Miró, denunciando anche "lo sforzo, da parte di alcuni mezzi di comunicazione e di certe persone, tra cui Hans Küng, di mettere a fuoco casi in Germania con l'obiettivo di danneggiare prima Ratzinger e ora il Papa". - mercoledì, 31 marzo 2010 (ZENIT.org)-

 
 
 

LA SETTIMANA SANTA E IL TRIDUO PASQUALE

Post n°3348 pubblicato il 31 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Settimana Santa non può ridursi a una mera commemorazione: è la meditazione del mistero di Gesù Cristo che continua nelle nostre anime. Scriveva il santo José Escrivà de Balaguer: “il cristiano è chiamato ad essere alter Christus, ipse Christus. Noi tutti, con il Battesimo, siamo stati costituiti sacerdoti della nostra stessa esistenza per offrire vittime spirituali, ben accette a Dio per mezzo di Gesù Cristo per compiere ciascuna delle nostre azioni in spirito di obbedienza alla volontà di Dio, perpetuando così la Missione dell'Uomo-Dio”. La Settimana Santa si caratterizza per il Triduo Pasquale, centro del Mistero di Cristo e della Chiesa. Il Centro dell'Anno liturgico. Vivremo in tre giorni il Mistero, della nostra salvezza: la Passione, la Morte/Sepoltura e della gloriosa Risurrezione del Signore. Dal punto di vista pastorale dispiace che, per non pochi battezzati, Pasqua  significhi semplicemente una festa dalla data “alta o bassa…”. Per i più anziani ‘fare Pasqua’ significa fare la confessione e la comunione una volta all’anno secondo l’antico insegnamento del catechismo. Per la maggioranza Pasqua è sinonimo di vacanze ed eventuali viaggi...
Non possiamo dimenticare mai che la Pasqua è il fondamento e il comune denominatore di tutte le celebrazioni. Si pensi che su 365 giorni, i cinquanta giorni che seguono la domenica della Risurrezione sono consacrati alla celebrazione della Pasqua come un’unica «grande domenica». Se poi consideriamo i 40 giorni di Quaresima, che è strutturata in funzione della Pasqua, si capisce l’importanza che la Chiesa dà a questo periodo che è essenzialmente passaggio verso una maggiore comunione con Cristo e con la sua Chiesa; verso una maggiore coerenza di vita con il Vangelo. Al centro della settimana santa e dei 50 giorni di Pasqua c’è un triduo le cui celebrazioni costituiscono la sintesi di tutto il mistero cristiano.
 
Il Giovedì santo
 
Il giorno del Giovedì, nella storia, non è mai appartenuto al Triduo.
La riforma liturgica del Concilio Vaticano II lo considera una introduzione. Il giovedì santo è l'ultimo giorno della Quaresima, e con la Messa In Coena Domini, da l’avvio in qualche modo al Triduo pasquale dei tre giorni «Passionis et Resurrectionis Domini». Diciamo che la memoria dell’ultima Cena è l’annuncio globale degli eventi pasquali e della loro finalità come appare chiaramente nel discorso di Gesù riportato da Giovanni. Ricorda l’amato papa Benedetto: “Oltre all’istituzione del Sacerdozio, in questo giorno santo si commemora l’offerta totale che Cristo ha fatto di Sé all’umanità nel sacramento dell’Eucaristia. In quella stessa notte in cui fu tradito, Egli ci ha lasciato, come ricorda la Sacra Scrittura, il "comandamento nuovo" - "mandatum novum" - dell'amore fraterno compiendo il gesto toccante della lavanda dei piedi, che richiama l’umile servizio degli schiavi. Questa singolare giornata, evocatrice di grandi misteri, si chiude con l’Adorazione eucaristica, nel ricordo dell’agonia del Signore nell’orto del Getsemani. Preso da grande angoscia, narra il Vangelo, Gesù chiese ai suoi di vegliare con Lui rimanendo in preghiera: "Restate qui e vegliate con me" (Mt 26,38), ma i discepoli si addormentarono. Ancora oggi il Signore dice a noi: "Restate e vegliate con me". [13.4.2006].  così possiamo meglio comprendere il mistero del Giovedì Santo, che ingloba il triplice sommo dono del Sacerdozio ministeriale, dell’Eucaristia e del Comandamento nuovo dell’amore (agape). [4.4.2007]

IL TRIDUO PASQUALE
 
Il Venerdì santo
 
Dall'antichità questo giorno è stato aliturgico, cioè privo della celebrazione eucaristica. Il nucleo della celebrazione, come apprendiamo dall'Apologia di Giustino, è la celebrazione della Parola di Dio e, in modo particolare, la Passione secondo Giovanni. Il Venerdì santo non celebra il funerale di Gesù!
Il colore rosso delle vesti liturgiche è segno della regalità e della vittoria. La chiesa fino al XII secolo amava rappresentare Gesù in croce vivo, con gli occhi aperti, con la tunica bianca del risorto o rossa del re, e sovente anche con una corona regale sul capo. L’adorazione della croce è senza dubbio l’aspetto più popolare all’interno dell’austero rito odierno. Essa fa il suo entra ingresso solenne sul modello della processione d’ingresso del cero pasquale nella Veglia (cfr. MR p. 152, n. 17). E’ l’adorazione del  ‘glorioso albero della croce’ come canta l’inno liturgico che accompagna questo rito: «Pange lingua gloriosi proelium certaminis».
E’ ancora Benedetto XVI che ci guida nella comprensione del primo giorno del Triduo pasquale. Egli dice: “Il Venerdì Santo, che commemora gli eventi che vanno dalla condanna a morte alla crocifissione di Cristo, è una giornata di penitenza, di digiuno e di preghiera, di partecipazione alla Passione del Signore. L’Assemblea cristiana ripercorre, con l’aiuto della Parola di Dio e dei gesti liturgici, la storia dell’umana infedeltà al disegno divino, che tuttavia proprio così si realizza, e riascolta il racconto commovente della Passione dolorosa del Signore. Rivolge poi al Padre celeste una lunga "preghiera dei fedeli", che abbraccia tutte le necessità della Chiesa e del mondo.
La Comunità adora quindi la Croce e si accosta all’Eucaristia, consumando le sacre specie conservate dalla Messa in Cena Domini del giorno precedente. Commentando il Venerdì Santo, san Giovanni Crisostomo osserva: "Prima la croce significava disprezzo, ma oggi essa è cosa venerabile, prima era simbolo di condanna, oggi è speranza di salvezza. E’ diventata davvero sorgente d’infiniti beni; ci ha liberati dall’errore, ha diradato le nostre tenebre, ci ha riconciliati con Dio, da nemici di Dio ci ha fatti suoi familiari, da stranieri ci ha fatto suoi vicini: questa croce è la distruzione dell’inimicizia, la sorgente della pace, lo scrigno del nostro tesoro" (De cruce et latrone I,1,4). [4.4.207]
 
Sabato Santo
 
E’ il giorno del grande silenzio – perché – come dice un'antica omelia, «il Re dorme. La terra tace perché il Dio fatto carne si è addormentato ed ha svegliato coloro che da secoli dormono». La chiesa romana non ha mai istituito alcuna celebrazione del Cristo nel sepolcro. E' la celebrazione silenziosa del tempo sospeso, del riposo, ma non del nulla-fare. Spiega papa Benedetto: “Il Sabato Santo è giorno in cui la liturgia tace, il giorno del grande silenzio, ed i cristiani sono invitati a custodire un interiore raccoglimento, spesso difficile da coltivare in questo nostro tempo, per meglio prepararsi alla Veglia pasquale. In molte comunità vengono organizzati ritiri spirituali e incontri di preghiera mariana, quasi per unirsi alla Madre del Redentore, che attende con trepidante fiducia la risurrezione del Figlio crocifisso”. [4.4.2007]
 
La Domenica di Pasqua nella Risurrezione del Signore
 
Inizia con la Veglia della Notte santa, che S. Agostino definisce la Madre di tutte le veglie. Essa si colloca al cuore dell'Anno liturgico, al centro di ogni celebrazione. Essa rappresenta il  Totum pasquale sacramentum. Infatti in essa si celebrano non solo i fatti della risurrezione, ma anche quelli della passione di Cristo. Infatti la Veglia pasquale è il vertice di una sequenza celebrativa unitaria che si articola su tre giorni senza soluzione di continuità. Dalla messa in Cena Domini fino alla conclusione della Veglia pasquale non c’è l’abituale congedo dell’assemblea. La veglia non una celebrazione come tante altre; è la più importante celebrazione della comunità cristiana. Il solenne ingresso del cero nell’assemblea avvolta nel buio è il rito che caratterizza la Veglia. L'assemblea partecipa con la triplice acclamazione del «Cristo – luce del mondo». L’annuncio pasquale (Exultet) costituisce un momento di grande emozione. La Liturgia della Parola è stata arricchita con le orazioni «a scelta», che rendono più facile la comprensione delle letture. Alla Liturgia della Parola segue la Liturgia Battesimale con la rinnovazione delle promesse battesimali e l'aspersione dell'assemblea con l'acqua benedetta. Se vi sono i candidati al battesimo qui ha il luogo la celebrazione del sacramento. La celebrazione prosegue con l'Eucaristia. Tutto il mondo cosmico è rinnovato dal Mistero Pasquale. Papa Benedetto ci aiuta a comprendere il significato della Veglia Pasquale nella Risurrezione del Signore con queste parole: “Nella Veglia pasquale il velo di mestizia, che avvolge la Chiesa per la morte e la sepoltura del Signore, verrà infranto dal grido della vittoria: Cristo è risorto ed ha sconfitto per sempre la morte! Potremo allora veramente comprendere il mistero della Croce, "come Dio crei prodigi anche nell’impossibile - scrive un autore antico - affinché si sappia che egli solo può fare ciò che vuole. Dalla sua morte la nostra vita, dalle sue piaghe la nostra guarigione, dalla sua caduta la nostra risurrezione, dalla sua discesa la nostra risalita" (Anonimo Quartodecimano). Animati da fede più salda, nel cuore della Veglia pasquale accoglieremo i neo-battezzati e rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo. Sperimenteremo così che la Chiesa è sempre viva, si ringiovanisce sempre, è sempre bella e santa, perché poggia su Cristo che, risorto, non muore più”. [4.4.2006]-  E’ ancor a l’amato papa Benedetto che conclude la nostra riflessione: “Il Mistero pasquale, che il Triduo Santo ci farà rivivere, non è solo ricordo di una realtà passata, è realtà attuale: Cristo anche oggi vince con il suo amore il peccato e la morte. Il Male, in tutte le sue forme, non ha l'ultima parola. Il trionfo finale è di Cristo, della verità e dell’amore! Se con Lui siamo disposti a soffrire ed a morire, ci ricorderà san Paolo nella Veglia pasquale, la sua vita diventa la nostra vita (cfr Rm 6,9)”. [4.4.2006] - mons. Tommaso Stenico - Pontifex -

 
 
 

STATI UNITI: UN UOMO "MORTO" CINQUE VOLTE DIVENTA CATTOLICO

Post n°3347 pubblicato il 31 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Questa Pasqua, migliaia di persone si accingono a convertirsi al cattolicesimo, incluso un uomo che ha quasi perso la vita in cinque occasioni. La Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha reso nota la storia di Jeremy Feldbusch, 30enne di Blairsville, Pennsylvania, che è tra le migliaia di persone che entreranno nella Chiesa durante la Veglia pasquale. Feldbusch era nelle forze armate in Iraq, e il 3 aprile 2003 è stato ferito, rimanendo cieco a entrambi gli occhi e riportando traumi cerebrali. Si pensava che morisse poco dopo o, se fosse rimasto in vita, riportasse un grave danno cerebrale. I medici gli hanno indotto il coma e hanno applicato un respiratore per sei settimane per ridurre l'infiammazione al cervello. Hanno provato a togliere il respiratore cinque volte, ma ogni volta Feldbusch "moriva" e doveva essere rianimato. Al sesto tentativo, ha finalmente ripreso i sensi. Il paziente, che era stato battezzato come metodista, ha chiesto al padre: "Perché Dio mi ha tolto la vista?". Il padre gli ha risposto con un'altra domanda: "Perché Dio ti ha salvato la vita?". La Conferenza Episcopale ha reso noto che attraverso il processo di riabilitazione Feldbusch "ha iniziato a pensare che le cose accadono per un motivo e ha deciso di spendere la sua vita per aiutare altri soldati feriti". Ha deciso di aderire alla Chiesa cattolica e verrà ricevuto in essa sabato, nel settimo anniversario della lesione che gli ha cambiato la vita in Iraq. Il rapporto della conferenza stampa indica che migliaia di persone si uniranno a Feldbusch, con numeri particolarmente alti di nuovi cattolici soprattutto nelle regioni del sud e del sud-est degli Stati Uniti. La Diocesi di Dallas, in Texas, si prepara a ricevere 3.000 nuovi cattolici. Di questi, 700 sono catecumeni (mai battezzati in precedenza), 2.300 sono candidati (già validamente battezzati nella fede cristiana, ma che cercano la piena comunione con la Chiesa). Sempre in Texas, l'Arcidiocesi di San Antonio informa che 1.112 persone entreranno nella Chiesa. Un buon numero è costituito da giovani, e ci sono 214 bambini catecumeni e 124 bambini candidati. La Diocesi di Forth Worth, nello stesso Stato, accoglierà più o meno lo stesso numero di nuovi cattolici. L'Arcidiocesi di Atlanta (Georgia) si prepara ad accogliere 1.800 nuovi membri della Chiesa, il numero più alto che si ricordi nella regione, informa il dossier. Sulla Costa occidentale, l'Arcidiocesi di Los Angeles (California), la più grande di tutto il Paese, riceverà 2.400 nuovi membri. A Seattle (Stato di Washington), 682 persone verranno battezzate e 479 ricevute nella piena comunione. L'Arcidiocesi di Portland (Oregon) accoglierà 842 nuovi cattolici. Altre Diocesi che attendono circa mille nuovi membri sono Detroit (Michigan, 1.225), Cincinnati (Ohio, 1.049), Denver (Colorado, 1.102), Arlington (Virginia, 1.100), Washington, D.C. (1.150). Nell'Arcidiocesi di Washington, 18 di coloro che si accingono a entrare nella Chiesa sono studenti della St. Augustine School, la più antica scuola afroamericana della capitale. Il comunicato stampa segnala che la Chiesa cattolica, che è la denominazione più numerosa negli Stati Uniti, con circa 68 milioni di fedeli, lo scorso anno ha sperimentato un aumento del 1,5% dei membri. - zenit -

 
 
 

LA CHIESA CHE SALE LA VIA CRUCIS NON PUO' LASCIARE INDIFFERENTI

Post n°3346 pubblicato il 31 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un tripudio di Palme, ma poi c’è subito il Golgota. Per la Chiesa la strada è questa, da qualcosa come due millenni. E visto che l’ha tracciata il Signore in persona non è il caso di cercare affannosamente scorciatoie, se si spera ancora di affacciarsi sul mattino di Pasqua. Niente sconti: è una vocazione incisa a fuoco sul Vangelo, e confermata nel labirinto dell’avventura umana. E poi, diciamocelo: c’è da stupirsi se la Chiesa è presa d’assalto da chi periodicamente la vorrebbe schiantata sotto accuse infamanti?
Se qualcuno arriva a pretendere le dimissioni del Papa immaginandolo poco più che l’amministratore delegato di una multinazionale in crisi d’immagine? La settimana che stiamo iniziando è Santa solo a condizione di includervi un tratto inevitabile che si chiama Via Crucis, e occorre attrezzarsi ad attraversarla senza omettere nemmeno un’ora di Passione: su quella strada, dietro il Signore, ci siamo noi. E dove c’è Cristo – sulla stessa croce – c’è anche la Chiesa, c’è il Papa, il «dolce Cristo in terra».
Lasciarlo solo ora che benpensanti e mercenari lo scherniscono con sicumera da sinedrio, è come rinnovare l’angosciante fuggi fuggi del Getsemani: ti difenderemo a costo della vita, anzi no, meglio salvare la faccia, dicci poi se ti serve una mano.
Papa Benedetto non cerca mai di ammorbidire gli inevitabili spigoli dell’annuncio per passare dentro il suk relativista di ideologie e narcisismi: squadernando le conseguenze della fede mette in conto l’incomprensione e la affronta con dolce fermezza.
Lo fa perché conta solo su Dio, e perché – come Cristo sul Calvario – nel momento della prova ci troverà non più confusi, non più sbandati, non più inquieti, ma fedeli. Ci vuol poco ad agitare palme all’ingresso di Gerusalemme. Il problema è quando essere cristiani comporta sapersi e riconoscersi parte di una Chiesa che è una trama di uomini imperfetti, un impasto di santità e fango, un commovente paesaggio di contrasti tra la piena luce e l’ombra, foss’anche la più profonda. Anche noi cattolici, uno per uno, siamo di questa pasta, ci meraviglia così tanto? E noi, noi chi siamo, se non «Chiesa», alla festa delle Palme come nel buio del Cenacolo? Per ricordarci quanto tutto questo sia profondamente vero, ecco arrivare di quando in quando un esame, come a voler saggiare se le nostre di credenti sono soltanto chiacchiere o c’è dell’altro. Chi resterà sotto la croce? La prova decisiva piomba mentre meno te l’aspetti, quando l’entusiasmo di massa e il consenso mediatico cedono il passo – di colpo, talvolta – allo scandalo, alla tentazione di fuggire, di sottrarsi all’accusa feroce e preconcetta, di lasciare che la Chiesa e il Papa se la sbrighino da soli: «Vi sbagliate, non conosco quell’uomo...». Ma è nella solitudine del Venerdì che il male è sbaragliato sul suo stesso campo, perché ha preso l’innocente spacciandolo per mostro, nella delirante pretesa di cancellare Dio dalla storia, e – oggi, una volta ancora – di screditare la Chiesa trascinandola nel girone dei colpevoli per definizione. Inevitabile che dopo giorni di martellante campagna qualcuno vacilli. La domenica appena trascorsa la gente cristiana si è certamente portata appresso interrogativi e incertezze, forse un oscuro turbamento.
«Don, cosa ne pensa?». «Che non mi fa certo piacere quel che raccontano – è la risposta ascoltata dal saggio parroco che ne ha viste tante – ma so che la Chiesa sono io, siete voi: o forse siamo qui solo per tenerci compagnia?». Si faccia avanti chi sa di poter scagliare la prima pietra e assecondare il vociare vigliacco contro un Papa che spende ogni energia per rialzare l’uomo, la sua anima, la sua ragione. È chiaro che più d’uno desideri di sporcare la veste bianca di questo testimone limpido e forte, e allestisca con ogni cura progetti di rovina. Sarebbe più sorprendente, invece, se al coro degli accusatori si aggiungesse il silenzio dei credenti, la loro condiscendenza all’urlo del «crucifige!» che in realtà non s’è mai spento. La scelta è sempre quella: unirsi agli instancabili giudici di mille processi sommari, consumati a mezzo stampa, oppure stare con Cristo e la sua Chiesa, col Papa, fino in fondo? Ora che la Pasqua si approssima, sappiamo almeno di non poterci confinare tra i folti ranghi del pubblico indifferente, che sta lì a vedere «come va a finire». Si prende campo. L’Uomo della Croce, ancora una volta, ci guarda per vedere se lo accompagniamo almeno per qualche passo. - Francesco Ognibene -  Avvenire -  Isegnideitempi -

 
 
 

MERCOLEDI' SANTO: GIUDA TRADISCE IL SIGNORE

Post n°3345 pubblicato il 31 Marzo 2010 da diglilaverita
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Il Mercoledì Santo ricordiamo la triste storia di uno che è stato Apostolo di Cristo: Giuda. Così ne parla S. Matteo nel suo Vangelo: Uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?”. E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. Perché la Chiesa ricorda questa vicenda? Perché possiamo renderci conto che tutti noi potremmo comportarci come Giuda. Perché possiamo chiedere al Signore che da parte nostra non lo tradiremo, non ci allontaneremo da lui, non lo abbandoneremo. E non soltanto per le conseguenze negative che questo potrebbe comportare per le nostre vite personali, che sarebbe già molto; ma perché potremmo trascinare altri, che hanno bisogno di essere aiutati dal nostro buon esempio, dal nostro incoraggiamento e dalla nostra amicizia. In alcuni luoghi dell’America le immagini di Cristo crocifisso mostrano una piaga profonda sulla guancia sinistra del Signore. Si dice che rappresenta il bacio di Giuda. Tanto grande è il dolore che i nostri peccati provocano in Gesù! Diciamogli che vogliamo essergli fedeli: che non vogliamo venderlo – come Giuda – per trenta monete, per delle meschinità, quali sono i nostri peccati: la superbia, l’invidia, l’impurità, l’odio, il risentimento... Quando una tentazione minaccia di farci cadere, pensiamo che non vale la pena cambiare la felicità dei figli di Dio – tali noi siamo – con un piacere che finisce subito e lascia in bocca il gusto amaro della sconfitta e dell’infedeltà. Dobbiamo sentire il peso della Chiesa e di tutta l’umanità. Non è stupendo sapere che ognuno di noi può influire sul mondo intero? Nel posto dove ci troviamo, facendo bene il nostro lavoro, avendo cura della famiglia, servendo gli amici, possiamo aiutare tanta gente a essere felice. San Josemaría Escrivá scrive che nel compiere i nostri doveri di cristiani, dobbiamo essere come la pietra caduta nel lago. – Produci, con il tuo esempio e con la tua parola, un primo cerchio... e questo un altro... e un altro, e un altro... Fino ad arrivare nei luoghi più remoti. Chiediamo al Signore di non tradirlo più e di saper respingere, con la sua grazia, le tentazioni che il demonio, ingannandoci, ci dovesse presentare. Dobbiamo dire di no, decisamente, a tutto ciò che ci allontana da Dio. Così nella nostra vita non si ripeterà l’infelice storia di Giuda. Se ci sentiamo deboli, ricorriamo al Santo Sacramento della Penitenza! Lì ci aspetta il Signore, come il padre della parabola del figliol prodigo, per abbracciarci e offrirci la sua amicizia. Viene continuamente incontro a noi, anche quando siamo caduti in basso, molto in basso. È sempre il momento di ritornare a Dio! Non reagiamo con lo scoraggiamento, né col pessimismo. Non pensiamo: che cosa mai potrò fare io, che sono un mucchio di miserie? La misericordia di Dio è più grande! Che cosa mai potrò fare io, se ogni volta cado per la mia debolezza? Il potere di Dio, che ci fa rialzare dalle nostre cadute, è ancora più grande! Grandi furono i peccati di Giuda e di Pietro. Entrambi tradirono il Maestro: l’uno consegnandolo nelle mani dei persecutori, l’altro rinnegandolo per tre volte. Eppure, quale diversa reazione ebbero! Per entrambi il Signore aveva in serbo torrenti di misericordia. Pietro si pentì, pianse per il suo peccato, chiese perdono e fu confermato da Cristo nella fede e nell’amore; col tempo, saprà dare la vita per il Signore. Giuda, invece, non si affidò alla misericordia di Cristo. Fino all’ultimo momento gli furono lasciate aperte le porte del perdono di Dio, ma non volle oltrepassarle con la penitenza. Nella sua prima enciclica Giovanni Paolo II parla del diritto di Cristo a incontrarsi con ciascuno di noi in quel momento-chiave della vita dell’anima, che è quello della conversione e del perdono (Redemptor hominis, 20). Non priviamo Gesù di questo diritto! Non togliamo a Dio Padre la gioia di darci l’abbraccio di benvenuto! Non rattristiamo lo Spirito Santo, che desidera restituire alle anime la vita soprannaturale! Chiediamo a Santa Maria, Speranza dei cristiani, di non permettere che ci scoraggiamo per i nostri errori e per i nostri peccati, anche se ripetuti. Ella ci ottenga da suo Figlio la grazia della conversione, il desiderio efficace di ricorrere umili e contriti alla Confessione, il sacramento della misericordia divina, cominciando e ricominciando ogni volta che è necessario. [Innamorati di Maria]

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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