ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 21/05/2012

GIUSEPPE, LO SPOSO DI MARIA

Post n°7158 pubblicato il 21 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L’«uomo giusto» dei Vangeli, modello e grande intercessore, per S. Teresa d’Avila, è il santo capace di aiutare chi lo invoca in tutte le necessità della vita. Non si può parlare di san Giuseppe senza fare riferimento a Maria, di cui egli era lo sposo; quindi parlando di Giuseppe si deve parlare dello sposo di Maria...

Non si può parlare di san Giuseppe senza fare riferimento a Maria, di cui egli era lo sposo; quindi parlando di Giuseppe si deve parlare dello sposo di Maria. È proprio questo, infatti, il posto che Egli occupa nei Vangeli, ed è bene che i cristiani di oggi che desiderano conoscere bene la figura di Giuseppe si accostino ai Vangeli in questa prospettiva.

Nei Vangeli di Matteo e di Luca troviamo elementi di coincidenza. All'epoca del re Erode, Maria è la fidanzata di Giuseppe. A Maria, durante il fidanzamento, viene annunciato da un angelo che, senza avere avuto rapporti sessuali con Giuseppe o con altri, sarebbe diventata la Madre di Gesù. Il ruolo di Giuseppe, però, non scompare affatto in tutto questo evento, poiché anche a lui, durante il sonno, viene rivelato il mistero che gli sta davanti sempre da un angelo, il quale gli affida un compito veramente coinvolgente: «gli imporrai nome Gesù».

I Vangeli ci dicono, quindi, che la definizione del ruolo di Giuseppe, in questo evento, non è mutuabile dal suo rapporto con Maria, anche se ciò conserva un notevole valore, ma è tutta incentrata e derivante dal suo rapporto con Cristo; quindi di natura cristologica.

Giuseppe, però, legalmente rimarrà lo sposo di Maria sia per rendere possibile la sua paternità legale nei confronti di Gesù, sia soprattutto in ordine all'inserimento di Cristo nel popolo dell' Alleanza, in quanto «figlio di Davide» (cfr. Mt 1,1; Lc 1,32). In che cosa consiste, allora, la paternità di Giuseppe?

Pur essendo convinti della paternità di Giuseppe, per i teologi non è stato facile determinare il tipo di paternità. Putativa? Adottiva? Legale? Nutrizia? Verginale? Bisogna tenere presente, infatti, che la cultura dell'epoca e dell'ambiente in cui si svolgono gli avvenimenti descritti dai Vangeli è molto dissimile dalla nostra. La tradizione semita, in cui Giuseppe è inserito, relativizzava la generazione biologica a favore di una generazione "collocata" su un altro piano, che valorizzava di più la responsabilità di Giuseppe soprattutto dal punto di vista psicologico.

Giuseppe sposo di Maria?

Dai Vangeli sappiamo che Giuseppe, di per sé, compie tutti gli atti prescritti dalla legge, sia gli "sponsali", che rendono Maria «promessa sposa» di Giuseppe (Lc 1,27, Mt 1,18), sia le "nozze", per poter accogliere Maria nella sua casa (Mt 1,24) come sposa, pur convivendo in maniera verginale con lei (Mt 1 ,18-25).

È risaputo che l'iconografia tradizionale ha raffigurato Giuseppe come un vecchio stempiato, quasi premurosa di mettere accanto alla Vergine una specie di "eunuco", freddo protettore di una sposa non sua, ma dai Vangeli non siamo affatto autorizzati a pensare che accanto a Maria ci sia stato come sposo un vecchio e non un giovane. Se mai, anzi, gli eventi che accadono e si susseguono (viaggio a Betlemme, fuga in Egitto e altro) suppongono che, accanto alla giovane Maria (appena sedicenne), ci sia una persona matura, ma piuttosto giovane.

È ovvio che, specialmente con la mentalità di oggi più che proclive all'erotismo, sia difficilmente comprensibile come i due, pur convivendo, siano riusciti a mantenersi talmente casti da mettere in luce, con il loro comportamento, sia gli aspetti escatologici della coniugalità ("saremo tutti come angeli di Dio"), sia l'esigenza più essenziale della comunione coniugale: quella dei cuori e degli spiriti. Anche il matrimonio di Giuseppe e Maria assume, quindi, un significato storico-salvifico che si inserisce nel mistero dell'incarnazione.

Né si dimentichi che Giuseppe è definito dai Vangeli «uomo giusto», cioè l'uomo che cerca sempre di sintonizzarsi con Dio, in quanto profondamente religioso e con quella rettitudine morale, derivante dalla pratica della legge e dal suo cammino rivolto verso Dio e che si lascia guidare da Dio, come i suoi antenati biblici.

Precarie, pertanto, sembrano le posizioni di alcuni Padri, a tale riguardo, quasi si trattasse di giustizia, di "discrezione", cioè di bontà di animo, di riflessione e di giudizio e non di conoscenza della maternità divina. In tal caso, infatti, si uscirebbe da quell'orientamento cristologico, di cui è stato detto precedentemente.

Quale tipo di culto riservare a san Giuseppe?

La domanda è più che legittima, se si tiene conto del fatto che, nel corso dei secoli, nei confronti di san Giuseppe sono state accumulate molte pratiche devozionali: preghiere, novene, litanie ecc. AI fine di evitare che vi possa essere un certo rigetto di quello che potrebbe sembrare mero devozionalismo, nel culto da riservare a san Giuseppe ci si deve attenere anzitutto a quanto il Concilio Vaticano Il propone circa il vero culto dei santi: «non molteplicità di fatti esteriori, quanto piuttosto intensità del nostro amore fattivo» (Lumen Gentium, 51); quindi venerazione orante e, nello stesso tempo, accogliente nella propria vita, con perfetto equilibrio tra i due aspetti.

In secondo luogo, è necessario che le varie formule di preghiera siano ispirate al mistero cristologico e trinitario, con quella dimensione biblica ed ecclesiale, di cui è stato detto precedentemente.

Occorre, inoltre, tener conto della liturgia, la quale è culmine e fonte della vita della Chiesa, in maniera che pietà popolare e culto liturgico non procedano su vie parallele.

Suggerimenti pratici per il culto di san Giuseppe

Quanto affermato finora non deve affatto, peraltro, intimorire dal proporre ai fedeli il ricorso frequente all'intercessione di san Giuseppe. Occorre raccomandare a tutti i fedeli la bontà di san Giuseppe e soprattutto la sua umiltà, ciò che, in qualche modo, esprime la linea cristiana delle virtù teologali e cardinali.

In questo spirito, è più che consigliabile fare ricorso al multiforme patrocinio di san Giuseppe: Patrono della Buona Morte, Protettore della Chiesa, Protettore della famiglia e del mondo del lavoro; Patrono degli artigiani ecc. Se il beato Pio IX volle proclamare san Giuseppe Patrono della Chiesa universale, aveva certamente tutti i motivi teologici per farlo; altrettanto dicasi del beato Giovanni XXIII, il quale incluse il nome di san Giuseppe nel Canone della messa, e del servo di Dio Paolo VI che lo proclamò Patrono del Concilio Vaticano II.

I Vangeli, infatti, come abbiamo accennato, non tessono un particolare elogio di Giuseppe. Appare, però, evidente la sua piena disponibilità ai disegni di Dio, non alienandosi mai dal compito che gli viene affidato da Lui, e ai disegni della sua grazia.

Tutto questo è sintetizzato magnificamente nel Prefazio della Messa di san Giuseppe, con le seguenti parole: «Giuseppe, uomo giusto, da Te fu prescelto come sposo di Maria, Vergine e Madre di Dio; servo saggio e fedele fu posto a capo della santa famiglia, per custodire, come padre, il tuo unico Figlio, concepito per opera dello Spirito Santo, Gesù Cristo nostro Signore».

In questo quadro di natura cristologica ed ecclesiologica va immessa, pertanto, la grande devozione a san Giuseppe che si può riscontrare nella vita di quasi tutti i santi. Non si può non pensare, infatti, che un santo come san Bernardo abbia potuto affermare con estremo candore: «Quando non so come pregare, mi rivolgo a San Giuseppe», mentre la grande mistica santa Teresa d'Avila è convinta che non vi sia miglior maestro, nella preghiera, di san Giuseppe. Se non si riesce a pregare, ella afferma, si cerchi di prendere come maestro san Giuseppe e non si potrà sbagliare. Per santa Teresa d'Avila, anzi, la protezione di san Giuseppe si estende addirittura ad ogni aspetto dell'esistenza: «Ad altri santi nostro Signore ha dato il potere di essere di aiuto in determinate circostanze; ma questo glorioso santo, come ho sperimentato, aiuta in qualsiasi necessità. Non ricordo di avergli mai chiesto qualcosa senza averi a ottenuta».
 
BIBLIOGRAFIA

Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Redemptoris custos,15 agosto 1989.
Padre Stefano De Fiores, Giuseppe: III. Cammino storico della dottrina e del culto di s. Giuseppe in rapporto alla mariologia. IV. Prospettive per un rinnovamento, in Nuovo Dizionario di Mariologia, a cura di Stefano De Fiores e Salvatore Meo, San Paolo, 1986, pp. 646-653.
Padre Tarcisio Stramare, Giuseppe: I. La testimonianza della chiesa apostolica. Il. Gli apporti teologici della tradizione ecclesiale, in Nuovo Dizionario di Mariologia a cura di Stefano De Fiores e Salvatore Meo, San Paolo, 1986, pp. 633-646.

- iltimone.org - autore: Mons. Girolamo Grillo - donboscoland.it -

 
 
 

LE QUINDICI PROMESSE DELLA MADONNA RIGUARDO ALLA RECITA DEL SANTO ROSARIO

Post n°7157 pubblicato il 21 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La tradizione cattolica riporta 15 promesse che la Vergine in persona ha fatto sia a san Domenico sia al beato Alano della Rupe riguardo al santo Rosario. Esse sono le seguenti:

1. «A tutti quelli che devotamente reciteranno il mio Rosario, io prometto la mia protezione speciale e grandissime grazie»

2. «Chi persevererà nella recitazione del mio Rosario riceverà grazie preziosissime»

3. «Il Rosario sarà un'arma potentissima contro l'inferno; esso distruggerà i vizi, libererà dal peccato, dissiperà le eresie»

4. «Il Rosario farà fiorire le virtù e le buone opere e otterrà alle anime le più abbondanti misericordie divine; sostituirà nei cuori l'amore di Dio all'amore del mondo, elevandoli al desiderio dei beni celesti ed eterni. Quante anime si santificheranno con questo mezzo!»

5. «Colui che si affida a me con il Rosario, non perirà» [1]

6. «Colui che reciterà devotamente il mio Rosario, meditando i suoi misteri, non sarà oppresso dalla disgrazia. Se è peccatore, si convertirà; se è giusto, crescerà in grazia e diverrà degno della vita eterna»

7. «I veri devoti del mio Rosario non moriranno senza i Sacramenti della Chiesa»

8. «Coloro che recitano il mio Rosario troveranno durante la loro vita e alla loro morte la luce di Dio, la pienezza delle Sue grazie e parteciperanno dei meriti dei beati»

9. «Libererò molto prontamente dal purgatorio le anime devote del mio Rosario»

10. «I veri figli del mio Rosario godranno di una grande gloria in Cielo»

11. «Quello che chiederete con il mio Rosario, lo otterrete»

12. «Coloro che diffonderanno il mio Rosario saranno soccorsi da me in tutte le loro necessità»

13. «Io ho ottenuto da mio Figlio che tutti i membri della "Confraternita del Rosario" abbiano per fratelli durante la vita e nell'ora della morte i santi del Cielo»

14. «Coloro che recitano fedelmente il mio Rosario sono tutti miei figli amatissimi, fratelli e sorelle di Gesù Cristo»

15. «La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione»

Nota [1]: predestinazione non significa assenza di libero arbitrio, cioè una persona, dopo aver pregato col "rosario", può sempre scegliere liberamente se raggiungere la "salvezza" o meno. Quindi, la "predestinazione" è qui intesa come l'alto grado di probabilità che una persona possa salvarsi, perché, di sicuro, col "rosario" una persona sarà particolarmente protetta e aiutata da Dio e da Maria.

(Teologo Borèl)  - donboscoland.it -

 
 
 

SOLENNITA' DELL'ASCENSIONE DEL SIGNORE: SOLO L'AMORE E' INVINCIBILE

Post n°7156 pubblicato il 21 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Essi stavano fissando il cielo mentre Egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo””. Mc 16,15-20

“Gesù apparve agli Undici e disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio”. Ef 4,1-13

“Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace (…)..fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo”.

Riuniti per l’ultima volta attorno al Signore risorto, i discepoli ricevono la consegna fondamentale del Vangelo: “Andate il tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,15-16).


Le ultime parole di Gesù dovettero risuonare gravi e inesorabili nel cuore dei discepoli: chi non vorrà credere al Vangelo “sarà condannato”!

Gli inviati ad evangelizzare il mondo hanno dunque un’enorme responsabilità: dipenderà anche da loro la vita o la morte eterna delle persone che li ascolteranno.

Ora, noi sappiamo che il cuore del Vangelo è l’annuncio che: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).

Sì, Dio, che è Amore, si è incarnato per amore, ha patito ed è morto per amore, e per la potenza dell’amore è risorto, colmando per sempre e per tutti il grande abisso della separazione eterna dall’Amore (Lc 16,26), scavato dal peccato originale.

Perciò, grazie a Gesù Cristo, l’uomo non è più prigioniero, ma libero, libero di incontrarsi con l’Amore per vivere ed annunciare responsabilmente la verità dell’amore.

Saremo dunque giudicati sull’amore (Mt 25,31-46) non solo in termini morali di accoglienza reciproca, ma anche di annuncio del Vangelo mediante l’amore: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).

“Solo l’amore è credibile”, riassumeva trent’anni fa un noto libro di H. U. Von Balthasar; a tale titolo significativo possiamo aggiungere con san Paolo “solo l’amore è invincibile”. Infatti: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati!” (Rm 8,35.37).

E’ a questa vittoria che Gesù si riferisce oggi nella seconda parte del Vangelo:“Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno” (Mc 16,17-18).

Questi (e molti altri) segni, indicano e dimostrano l’invincibilità della Grazia di Dio sulle forze del Male. Ora, la Grazia di Dio è Amore.

Il significato dei cinque segni particolari descritti da Marco è questo:

“Si elencano cinque tipi di miracoli che indicano il coinvolgimento di tutto l’essere nella storia della salvezza: il male è sconfitto (“scacciare i demoni”); lo Spirito Santo è effuso in una continua Pentecoste su tutti i popoli e tutte le culture (“parlare le lingue”); i serpenti, simbolo della tentazione, saranno neutralizzati; il veleno, segno di tutto ciò che insidia la vita, sarà debellato; i malati saranno confortati e guariti” (G. Ravasi, Secondo le Scritture, Anno B).

I discepoli inviati da Gesù, da duemila anni vanno proclamando “in tutto il mondo” e “ad ogni creatura” (Mc 16,15), la vittoria definitiva dell’Amore sull’odio, della Vita sulla morte, del Bene sul male, poiché il Signore “è veramente risorto”.

Ora, se questo è vero, è anche vero che l’evidenza dei fatti quotidiani sembra puntualmente smentire l’invincibilità dell’Amore, tanto da far apparire il credente come un illuso che si accontenta di guardare in alto per vivere..tra le nuvole (“Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?” – At 1,11).

Non solo, infatti, il male dilaga con prepotenza sconvolgente, ma non di rado sono gli stessi discepoli di Cristo ad esserne responsabili.

Ad essi per primi è indirizzata l’esortazione accorata e decisa di Paolo: “Fratelli, vi esorto..a comportarvi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4,1s).

L’Apostolo sa bene che l’unica cosa che può separare i destinatari del Vangelo dall’amore vittorioso del Signore è la divisione degli annunciatori, peccato che falsifica la loro testimonianza rendendola scandalosa e ben lontana dalla“misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,13).

Quale può essere allora la conclusione per ogni cristiano, chiamato ad annunciare oggi il Vangelo in forme nuove, in forza del suo stesso Battesimo?

Ecco: impegnati nel mandato della Nuova Evangelizzazione, anche noi oggi non dobbiamo dimenticare la consegna di Gesù nell’ultima Cena: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,12-13).

Questa è la“misura della pienezza di Cristo” da accogliere nel nostro cuore,se vogliamo che si diffonda nel mondo la vittoria del Suo Amore, ed arrivare “tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio” (Ef 4,13).

Perciò ogni missionario del Vangelo deve decidere nel suo cuore di “dare la sua vita” per i fratelli, facendosi prossimo di tutti con ogni mansuetudine, umiltà e amore, ben sapendo che “amare vuol dire cercare di spogliarsi e privarsi per Dio di tutto ciò che non è Lui” (San Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, 2S 5,7).

Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. - ZENIT -

 
 
 

IL FUMO DI SATANA E' ENTRATO NELLA CHIESA

Post n°7155 pubblicato il 21 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«“Vedete, Pietro dorme, Giuda è sveglio”. Questa è una cosa che ci fa pensare: la sonnolenza dei buoni. Papa Pio XI [1857–1939] ha detto: “il problema grande del nostro tempo non sono le forze negative, è la sonnolenza dei buoni”. “Vegliate”: meditiamo questa cosa, e pensiamo che il Signore nell’Orto degli Ulivi per due volte ha detto ai suoi apostoli: “Vegliate!”, ed essi dormono. “Vegliate”, dice a noi; cerchiamo di non dormire in questo tempo, ma di essere realmente pronti per la volontà di Dio e per la presenza della sua Parola, del suo Regno.» (Papa Benedetto XVI – 10 marzo 2011)

La squallida vicenda dell’illecita divulgazione della corrispondenza privata del Santo Padre getta un’ombra inquietante al di là e al di qua del Tevere. Che l’Italia non possa definirsi un Paese civile, sotto il profilo della civiltà del diritto, è cosa, purtroppo, ormai arcinota. Non vale neppure la pena snocciolare il triste rosario delle endemiche disfunzioni di quello che qualcuno ancora si ostina a chiamare ordinamento giuridico italiano. Del resto, può considerarsi civile un Paese pluricondannato dalla giustizia europea perché incapace di garantire ai cittadini un giusto processo? Può considerarsi civile un Paese il cui sistema carcerario versa nelle deprecabili condizioni di una qualunque galera del Terzo Mondo? Può considerarsi civile un Paese il cui sistema giudiziario è stato classificato dal rapporto «Doing Business 2012» della Banca Mondiale al 158° posto su 183 nazioni, dopo Vietnam, Gambia e Mongolia? Può considerarsi civile un Paese nei cui tribunali manca il materiale di cancelleria, la carta per le fotocopie e persino quella per i servizi igienici? Può considerarsi civile un Paese in cui la violazione del segreto istruttorio resta sistematicamente impunita, e si fa strame della privacy di cittadini innocenti? Può considerarsi civile un Paese in cui non si riescono a garantire neppure i più fondamentali diritti dell’uomo? Ecco, in un Paese così, qual è l’Italia, appare ormai del tutto normale il fatto possano venire pacificamente pubblicate lettere personali (tra l’altro di un Capo di Stato straniero), in violazione dell’art.15 della Costituzione («la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili»), dell’art.12 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948 («nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione» e «ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni»), dell’art.17 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, adottato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 16 dicembre 1966, ed entrato in vigore il 23 marzo 1976 («nessuno può essere sottoposto ad interferenze arbitrarie o illegittime nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa o nella sua corrispondenza, né a illegittime offese al suo onore e alla sua reputazione» e «ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze od offese»), dell’art.8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali («ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza»), dell’art. 7 della Carta fondamentale dei diritti dell’Unione Europea («ogni individuo ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle sue comunicazioni»).
Un Paese che è incapace di tutelare i diritti fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla propria costituzione, e dalle convenzioni europee ed internazionali, si qualifica da sé.
Al di là del Tevere resta, invece, la profonda amarezza di dover constatare come nell’area più intima e delicata degli interna corporis vaticani, vi sia qualcuno capace di compiere sacrileghi atti criminosi per screditare a livello mondiale la figura e l’immagine dello stesso Sommo Pontefice. La gravità di quanto accaduto si percepisce distintamente, peraltro, leggendo la durissima nota emanata sulla questione dalla Santa Sede:
«La nuova pubblicazione di documenti della Santa Sede e di documenti privati del Santo Padre non si presenta più come una discutibile – e obiettivamente diffamatoria – iniziativa giornalistica, ma assume chiaramente i caratteri di un atto criminoso. Il Santo Padre, ma anche diversi dei suoi Collaboratori e dei mittenti di messaggi a Lui diretti, hanno visto violati i loro diritti personali di riservatezza e di libertà di corrispondenza. La Santa Sede continuerà ad approfondire i diversi risvolti di questi atti di violazione della privacy e della dignità del Santo Padre – come persona e come suprema Autorità della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano – e compirà i passi opportuni, affinché gli attori del furto, della ricettazione e della divulgazione di notizie segrete, nonché dell’uso anche commerciale di documenti privati, illegittimamente appresi e detenuti, rispondano dei loro atti davanti alla giustizia. Se necessario chiederà a tal fine la collaborazione internazionale».
Molti, purtroppo, sono i nemici di questo mirabile pontificato, e troppi lupi si celano tra il gregge del Popolo di Dio. Tanti nella stessa Chiesa Cattolica si prestano al gioco di chi intende mettere in difficoltà Benedetto XVI, e numerose sono le vipere di Fedro riscaldate dall’amorevole grembo del Santo Padre, che «malum pro bono reddunt». Tutti questi nemici, in realtà, altro non sono che figli o servi dell’Inimicus per antonomasia.
Non v’è dubbio, infatti, che anche quest’ultima ignobile vicenda della corrispondenza pontificia violata rappresenti una delle – ahimè – molteplici «fessure» attraverso le quali «il fumo di Satana è entrato nella Chiesa», come mirabilmente e profeticamente ebbe a denunciare Sua Santità Paolo VI il 29 giugno 1972, in occasione della Festa dei Santi Pietro e Paolo, durante l’omelia Resistite fortes in fide. E oggi più che mai occorre resistere.

Amato Avv. Gianfranco - CulturaCattolica.it -

 
 
 

UN GRANDE PAPA TRADITO

Post n°7154 pubblicato il 21 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un prete infedele che trafuga documenti esplosivi dal Vaticano per consegnarli ad estranei, oltre le mura leonine. Essendo questo l’incipit del mio romanzo “I giorni della tempesta” mi sono sentito chiedere in questi giorni se ho preso spunto dalla cronaca. In realtà ho scritto la storia l’estate scorsa, quindi ben prima che – in autunno – iniziasse la valanga dei cosiddetti Vatileaks.

Non sono un indovino. L’idea mi era venuta semplicemente percependo certi scricchiolii nei sacri palazzi e un grave sfilacciamento generale della macchina di governo vaticana che faceva presagire esplosioni di guerre intestine.

Non potevo però immaginare che il crollo e l’inondazione sarebbero state di queste dimensioni. Infatti i documenti pubblicati nel libro di Gianluigi Nuzzi, “Sua Santità” sono un fatto inedito.

Se perfino le carte private di papa Benedetto XVI hanno potuto essere prelevate, fotocopiate, portate fuori dai sacri palazzi e passate per la pubblicazione a un giornalista, significa che nemmeno più la riservatezza del Santo Padre è protetta, che il Vaticano ormai sembra una macchina fuori controllo e che è scoppiata una guerra aperta senza precedenti, la quale finisce colpisce la Chiesa stessa. 

Ieri il Vaticano ha reagito con estrema durezza alla pubblicazione del libro di Nuzzi. Il comunicato della Sala Stampa parla addirittura di “atto criminoso”, afferma che stavolta sono stati “violati” i “diritti personali di riservatezza e di libertà di corrispondenza” del Papa e di altre persone. Infine preannuncia denunce.

Mentre in qualche precedente “fuga” di carte il Vaticano ostentò noncuranza, subito rilanciata da qualche vaticanista ingenuo (o rosicone per gli scoop altrui), in questo caso l’allarme scoppiato oltretevere emerge esplicitamente, in tutta la sua drammaticità.

Il comunicato ufficiale infatti parla di “atti di violazione della privacy e della dignità del Santo Padre – come persona e come suprema Autorità della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano” e minaccia durissime azioni legali.

Voglio dire subito che lo stato d’animo delle autorità vaticane è del tutto comprensibile. Hanno il diritto e il dovere di individuare e punire i dipendenti infedeli che – per qualche oscuro motivo – sottraggono documenti riservati e perpetrano questo gioco al massacro, sleale e devastante.

Invece temo che sia controproducente lo scagliarsi contro il giornalista che sinceramente, nelle sue pagine, non manifesta alcuna acrimonia laicista, personale o ideologica, e che si limita a fare uno scoop giornalistico.

Ritengo che per quella via la Chiesa rischi di attirare contro di sé una battaglia anticlericale sulla libertà di stampa e il diritto di cronaca che sarebbe disastrosa, perché farebbero passare la vittima – la Chiesa stessa – come un potere intollerante, oscurantista e liberticida.

Resto anche sorpreso dall’inedita durezza del comunicato della Sala Stampa vaticana perché non mi pare che vengano usati toni simili, denunciando gli “atti criminosi” e minacciando durissime azioni legali, “se necessario” con “la collaborazione internazionale”, quando vengono arrestati, detenuti e torturati dei cristiani, a causa della loro fede, in tanti paesi del mondo. Cosa purtroppo frequente e tragica.

Eppure la vita e la dignità di una madre cristiana come Asia Bibi (ma ce ne sono molti altri, sottoposti a mille vessazioni e violenze) sono importanti almeno quanto i documenti che imbarazzano la Curia. 

Ma nei casi di persecuzione dei cristiani sembra che la Segreteria di stato vaticana faccia di tutto per non irritare quei regimi tirannici.

Ribadito comunque che anche il Vaticano, come tutti, ha il diritto di avvalersi delle vie legali per tutelare i suoi interessi (specie nei casi di vilipendio o oltraggio nei confronti del Papa o quando si infanga la fede dei semplici), io che da cattolico cerco di impegnare tutta la mia vita di giornalista e intellettuale in difesa della Chiesa, ritengo che sarebbe desolante se essa demandasse alla magistratura la tutela della propria dignità.

Forse si dovrebbero rileggere le “apologie” scritte dai cristiani come san Giustino o Tertulliano, quando – nei primi secoli – si doveva difendere la comunità cristiana da calunnie infamanti e da persecutori feroci.

La Chiesa in fin dei conti ha sempre affidato a Dio la difesa della sua dignità. Anzitutto rimettendola nelle mani di Colui che si fece accusare, infamare, condannare e massacrare senza profferire parola, come un agnello portato al macello.

In secondo luogo con la santità della vita e la testimonianza di una bellezza e di un amore offerti a tutti. In questa direzione va tutto l’insegnamento di Benedetto XVI.

In caso contrario, se il Vaticano cioè si scatenasse in una risposta tutta e solo giudiziaria, peraltro senza smentire l’autenticità dei documenti, rischierebbe di fare un grosso autogol.

Perché parrebbe a tutti un modo per eludere il vero, enorme problema che la Santa Sede si trova a dover guardare in faccia: il fatto cioè che – nei meccanismi di governo della Chiesa – qualcosa di fondamentale si è completamente inceppato.

Niente è più al sicuro. Con conseguenze gravi anche a livello di rapporti con gli stati.

Se si considera che fino a pochi anni fa la diplomazia vaticana aveva fama di essere la migliore del mondo e la macchina di governo della Chiesa la più seria e affidabile, si può facilmente misurare la dimensione della crisi e del crollo di credibilità. Perché è accaduto?

Com’è possibile che in uffici così delicati e dov’è richiesta una fedeltà più che giuridica, un’adesione al fine soprannaturale della Chiesa, finiscano persone così pronte a tradire come mai era prima si era verificato?

E cosa scatena in loro un comportamento così grave? Infine quante persone hanno accesso a documenti così riservati? E’ così difficile controllare tali accessi? Perché fino ad ora nulla si è scoperto?

I fatti sembrano denotare una débacle della Segreteria di Stato vaticana che è il centro di governo della Santa Sede e della Chiesa.

Del resto i contenuti stessi del libro – al di là della legittimità della pubblicazione dei documenti – fanno riflettere proprio sul funzionamento della macchina vaticana.

Che talora, invece di aiutare il Santo Padre, rischia di costituire una zavorra pesantissima. Penalizzando per esempio un papato che sarebbe meraviglioso come quello di Benedetto XVI.

Del resto c’è qualcuno che sul ceto ecclesiastico nel suo insieme ha tuonato con parole ben più pesanti di quelle di Nuzzi (che, per la verità, fa il giornalista ed evita di dare giudizi).

E’ proprio Joseph Ratzinger che da papa, più volte, duramente ha deplorato “carrierismo” e smania clericale per il potere. Ma non solo: ha richiamato tutta la Chiesa alla conversione.

Alla vigilia della sua elezione al pontificato, nella via crucis del 25 marzo 2005, davanti a Giovanni Paolo II, in mondovisione, il cardinale Ratzinger pronunciò parole pesantissime, invitando a riflettere su “quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa”.

Invitò a meditare su:

“quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote!

Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!

Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute!


Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore”.

Del resto Nuzzi nel suo libro cita una frase del cardinale Ratzinger addirittura del 1977, nella quale si metteva in guardia il mondo ecclesiastico. Poco propenso, già allora, a fare i mea culpa.

 Antonio Socci - Da “Libero”, 20 maggio 2012 - Per discuterne  http://www.facebook.com/#!/pages/Antonio-Socci-pagina-ufficiale/197268327060719

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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