ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 06/02/2010

LOURDES COME NON L'AVETE MAI LETTA

Post n°3057 pubblicato il 06 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ecco i testi (semisconosciuti in Italia) che i giganti della letteratura hanno dedicato al santuario mariano più famoso del mondo

«Malgrado tutto, come siete strana, Madre Nostra! Qui, da principio non vi riconoscevo in questa immagine di giovinetta, di prima di Betlemme e di prima del Golgota… Voi che, mentre eravate viva in terra non avete fatto mai miracoli, ne fate ora… Luce di bontà che non conosce sera, rifugio degli afflitti, Maria, sorgente di ogni compassione, Madre di ogni pietà». È suggestiva l’immagine della Madonna – quasi sempre silenziosa nel Vangelo, anche dinnanzi alla Croce, e che a Lourdes appare e compie miracoli – di Karl-Louis Huysmans, che troviamo in La folla di Lourdes, libro che risale al 1907, poco prima della sua morte. Pur non essendo tra i più noti lavori dell’autore di A ritroso, Laggiù e En Route (la descrizione del percorso che lo porterà alla conversione al cattolicesimo), La folla di Lourdes contiene pagine intense e di profonda verità, anche sugli aspetti degenerativi della cittadina. L’autore francese, con la sua scrittura nervosa e irregolare che ne rifletteva il carattere difficile, non poteva non rilevare i contrasti fra l’aspetto spirituale e la contrastante realtà di quanto vedeva a Lourdes, divenuta regno dei bottegai e affollata di pellegrini «che sostano davanti ai negozi di oggetti religiosi, sulle cui insegne si legge il nome di Soubirous… così la famiglia agita come una bandiera commerciale il nome della veggente…» ma senza che ciò sminuisse l’autenticità della sua fede. «Bisogna confessare che a Lourdes si vive in uno straordinario clima spirituale», scrive. «Ci si muove nella camera di combustione della pietà. Le ininterrotte urla di Ave, il continuo ondeggiare di folle che si ha sotto gli occhi, l’incessante spettacolo di gente che soffre e di gente che si diverte, mangia e beve seduta sull’erba, come in una gita domenicale, alla fine sbalordisce. Si vive in una dimensione senza proporzioni; il massimo del dolore, il massimo della gioia: ecco Lourdes». Di Lourdes si sono occupati molti grandi scrittori ma se ne è parlato poco nei centocinquant’anni dalla prima apparizione della Vergine Maria a Bernadette Soubirous, l’11 febbraio del 1858, anche perché si tratta di libri introvabili in Italia, se non in poche biblioteche, o addirittura mai tradotti. Per citarne alcuni oltre a Huysmans, troviamo i nomi di Maurice Barrès, Leon Bloy, Francis Jammes, François Mauriac, Franz Werfel, Emile Zola e Alexis Carrel, il medico francese convertitosi nel 1903 dopo aver assistito a un miracolo, futuro premio Nobel per la Medicina e autore del celeberrimo L’uomo questo sconosciuto. Nessuna altra località legata al culto mariano è stata oggetto di tanta letteratura e anche da questo punto di vista la città dei Pirenei raggiunge un primato, oltre a quello di essere il luogo di pellegrinaggio più famoso nel mondo, visitato ogni anno da oltre cinque milioni di persone, un numero superiore a quello di coloro che si recano alla Mecca o a Benares.

L’interrogativo di un demolitore
Il romanzo di maggior successo e clamore per le polemiche suscitate è Lourdes di Emile Zola, il maestro del naturalismo letterario, a cui si era ispirato l’amico Huysmans nelle prime opere e che non ha mai fatto mistero del suo radicale ateismo, pubblicato nel 1894 nella trilogia sulle Tre città: Parigi, Lourdes, Roma. Zola si era recato una prima volta nella cittadina dei Pirenei nel 1891, per ritornarvi l’estate dell’anno successivo, durante un pellegrinaggio nazionale. Unitosi alla folla con il taccuino in mano per annotare scrupolosamente quanto vedeva, non riuscì a passare inosservato per la popolarità di cui godeva e la stampa avanzò persino l’ipotesi di una sua conversione, smentita dallo scrittore durante una visita al bureau medico delle constatazioni quando, pur avendo assistito ad una guarigione giudicata miracolosa, ribadì di «non credere ai miracoli, ma piuttosto al bisogno degli uomini di credervi». Zola riteneva che la scomparsa di una malattia fosse da attribuire a fattori nervosi, di autosuggestione, sulla base delle teorie sostenute da Jean-Martin Charcot sull’isterismo. La struttura narrativa di Lourdes – non dobbiamo dimenticare che ci troviamo di fronte a uno scrittore d’indiscutibile bravura – fu studiata per far colpo sul lettore, costruita com’è su un suggestivo percorso psicologico in chiave antireligiosa. Basti pensare al protagonista, un giovane sacerdote che proprio durante un viaggio a Lourdes perde la fede. Il romanzo suscitò un enorme scandalo. La Chiesa lo mise all’indice e Léon Bloy definì l’autore «il cretino dei Pirenei». Eppure alcuni hanno giudicato l’opera di Zola, nonostante le idee contenute, un lavoro avvincente se pensiamo alla coinvolgente capacità narrativa di Zola, superbo narratore delle folle di Parigi, degli scenari di massa, dei mercati, dello squallore delle periferie popolate da un’umanità umiliata da lavori massacranti, distrutta dall’alcool, da debolezze e vizi di ogni tipo, oltre alle miserie morali dei ricchi. A Lourdes lo scrittore francese è riuscito magistralmente a cogliere lo scenario corale del luogo: la moltitudine degli ammalati, dei moribondi, dei corpi dilaniati dalla sofferenza, dei loro accompagnatori, dei barellieri, dei medici, dei sacerdoti. Tutto il mondo del dolore, del disperato desiderio di guarire. Il suo è un affresco potente, una vera e propria sinfonia sull’infinita sofferenza e sulla misera umana, sulla forza della superstizione religiosa nell’illusione di ricevere l’aiuto dalla Vergine, in un’ironica e tragica cornice di preghiere e invocazioni senza fine. Ciò spiega la popolarità raggiunta dal libro, ma forse non ci si è soffermati, pur nel radicale pessimismo, su alcuni suoi sorprendenti aspetti. Il rispetto per Bernadette, ad esempio, che suona strano in un testo tanto sprezzante. Lo dimostra l’episodio in cui il sacerdote protagonista, che avverte già nel suo cuore lo spegnersi della fede, incontra dopo molto tempo un amico medico conosciuto anni prima a Parigi, allora convinto ateo e poi convertitosi, dopo la morte della moglie e della figlia, e andato a vivere a Lourdes abbandonando la professione. L’uomo è vecchio, schiacciato dalla solitudine e dal dolore, ma conserva la speranza di rivedere un giorno i suoi cari. Non sostiene, come in passato, che Bernadette fosse un’ammalata, un’allucinata. Racconta d’averla incontrata, nel convento in cui si era ritirata, e di aver trovato «una creatura pura ed adorabile», dagli «occhi stupendi, di una limpidezza infantile, che non parlava mai delle sue visioni e svolgeva lavori umili». Bernadette non ha goduto, dice all’amico, del suo trionfo a Lourdes. «Se avesse avuto uno spirito intrigante e imperioso, la grotta sarebbe stata sua, sua la basilica, la vedremmo in un trono durante le cerimonie, sotto un baldacchino… Sarebbe lei a dispensare i miracoli, lei a guidare la folla al cielo con un gesto di comando, avrebbe preso parte al suo successo e invece se ne è spogliata, non ha partecipato al trionfo di cui è stata l’artefice». Descrizione bellissima in cui si avverte, nell’autore, pur nella sua impietosa e ironica visione di Lourdes e dello sconvolgente panorama «di tutte le malattie del mondo», quasi un momento di pausa, una nota dissonante, un’interrogazione silenziosa nell’ininterrotta invettiva contro la speranza e la superstizione. Si tratta di momenti, è vero, ma sono momenti che accrescono la tensione narrativa e che alla fine lasciano aperto il mistero di Lourdes, nonostante Zola si sforzi di demolirlo.

Tra fede e scetticismo
Neppure il racconto del 1931 Pellegrini di Lourdes di François Mauriac, premio Nobel per la Letteratura nel 1952 e da molti giudicato il massimo scrittore cattolico del secolo scorso, raggiunse il successo che si sarebbe potuto immaginare. È il racconto di due amici, Agostino e Sergio, assiduo credente il primo e scettico il secondo, che si trovano assieme a Lourdes. Il taglio narrativo dello scrittore, che aveva saputo superbamente descrivere nei suoi romanzi il conflitto fra la carne e lo spirito, qui è piuttosto debole. Le riflessioni di Agostino sono di natura religiosa sui santuari, sul culto delle Vergine, mentre i pensieri di Sergio sono aderenti alla visione di nichilismo e di sconforto di chi non crede. Lourdes, ammette l’uomo, è «il luogo in cui nessuno può evitare di guardare in faccia il suo destino. È impossibile per me fare a Lourdes tre passi senza chiedermi in cosa credo e in cosa non credo». L’uomo tuttavia desidera sfuggire a queste domande, sottrarsi a un mondo nauseabondo popolato da malati e da devoti, ritornare alla vita semplice, normale, anche se ne avverte il vuoto, l’inconsistenza, come quando incontra in un ristorante due affascinanti amiche: i loro berretti assurdi, i buffi capelli arricciati, le gote e le labbra dipinte, le lunghe ciglia incollate gli appaiono ridicoli. «Ridevano senza aver voglia di ridere, ripetevano senza convinzione cose che avevano sentito dire. Le sente sincere solo quando si lamentano di dover cambiare i pneumatici poiché erano arrivate senza autista» e rifiuta di seguirle a Biarritz, dove, attorno alle povere creature che ricoprono le spiagge, fioriscono tutte le cupidigie. Pagina modernissima che ci ricorda il vuoto, il nulla che caratterizza la vita di molti giovani nella società odierna. Sergio tuttavia rimane ancorato ad un’esistenza priva di fede, senza speranza.

Il debito del fuggiasco
Il romanzo più commovente su Bernadette viene però paradossalmente da uno scrittore di formazione completamente diversa da quella cattolica. È Il canto di Bernadette dell’ebreo Franz Werfel. Nato a Praga nel 1890, amico di Franz Kafka e di Max Brod, amante della bella vita e terzo marito di Alma, vedova del musicista Gustav Mahler, tra le donne più affascinanti di Vienna e non solo intellettualmente, Werfel scrisse romanzi di successo tra i quali Una scrittura femminile azzurro pallida e, con intuito profetico pochi anni prima dello sterminio nazista degli ebrei, I quaranta giorni di Mussa Dagh, sulla deportazione degli armeni, la sua migliore opera. Abbandonata l’Austria per motivi razziali, nel 1940 lo scrittore si trovava con la moglie in Francia da dove cercò, senza riuscirvi, di raggiungere il Portogallo, attraverso la Spagna, per sfuggire ai tedeschi. Alcuni amici suggerirono allora alla coppia di cercare una via di scampo a Lourdes, dove le truppe di Hitler non erano ancora giunte. Werfel rimase nella cittadina alcune settimane in uno stato d’animo di angoscia e di paura, ma conobbe «qualcosa di grande importanza: la splendida storia di Bernadette Soubirous». Decise allora di fare un voto: se fosse riuscito a mettersi in salvo e raggiungere gli Stati Uniti avrebbe scritto un libro su di lei. Così è stato. Il canto di Bernadette è un romanzo bellissimo, che «racconta meravigliosamente una storia meravigliosa» rigorosamente fedele ai fatti. Il successo fu tale che nel 1943 il regista Henry King ne girò un film con la splendida interpretazione di Jennifer Jones, film che ottenne ben quattro Oscar. L’autore probabilmente fece in tempo a vederlo, poiché sarebbe morto nel 1945 a Los Angeles. La lettura di Werfel insegna che per capire il mistero, il fascino di Lourdes, bisogna partire dalla semplicità, dalla modestia e dalla sottomissione di Bernadette, una poverissima ragazza, semianalfabeta e di salute cagionevole che un giorno vide in una grotta la “bella Signora” con il Rosario in mano che le disse di essere l’Immacolata Concezione – espressione di cui anche oggi pochi cattolici conoscono il significato – e che non sarebbe stata felice in questa vita ma in un’altra, come insegna il messaggio evangelico: non è in questo mondo che potremo trovare una risposta alla presenza del male e del dolore. Avrebbe potuto la semplice mente di Bernadette inventarsi queste parole? È la domanda alla quale il non credente deve dare una risposta. Nessuno fino ad ora ci è riuscito. -Paolo Greco – Tempi - atempodiblog -

 
 
 

VERONESI: L'ERRORE E L'ERRANTE, OVVERO L'INTEGRALISMO DEGLI SCIENZIATI

Post n°3056 pubblicato il 06 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

C’è qualcosa che, in molti che si professano atei, non convince. Beninteso, non teoricamente (è in qualche modo ovvio, anche se coinvolgersi nel ragionare non fa mai male, e molte domande aiutano ad approfondire e chiarire le proprie posizioni). È dal punto di vista dell’umano che rimangono le perplessità. Già, da un lato si presenta quasi una ossessione – così sembra – di dovere a forza, a tutti i costi, dimostrare che Dio non esiste (a volte dal loro argomentare sembra che il problema di Dio sia quello per loro più interessante, o almeno coinvolgente). Dall’altro – ed è l’aspetto francamente più triste – ci si trova di fronte a una sgradevole sorta di disprezzo per chi crede. Oh, un disprezzo di natura intellettuale, una riconosciuta incapacità a ragionare imputata all’interlocutore, la ritenuta e conclamata corresponsabilità del credente in tutto il male (vero o presunto) che nella storia le religioni avrebbero commesso. Quando parli con questi atei (che il più delle volte si definiscono tolleranti, razionali, dialoganti…) se ascolti i loro ragionamenti, ti accorgi che non prendono mai in seria considerazione quello che affermi, seguono sempre lo schema che si sono fatti su di te, schema questo che nessuna dimostrazione potrà mai smentire. Che siano proprio loro i veri «dogmatici»? Mi è accaduto di pensare a queste cose leggendo la relazione di quanto il prof. Veronesi ha detto in una trasmissione televisiva a proposito di chi crede (Sky Tg24 Pomeriggio 4 febbraio 2010). Mi spiace per la sua esperienza, per i suoi rosari recitati fino a 14 anni. Mi spiace tanto più perché anch’io ho avuto una famiglia, un papà in particolare, molto religioso, ma che, proprio per questo, mi ha sempre testimoniato un rispetto direi “esagerato” per la libertà, e una passione sconfinata per la ragione (e la bellezza). È da lui – presidente diocesano dell’Azione Cattolica – che ho ricevuto in dono la prima copia dei Dialoghi sopra i massimi sistemi di Galileo. Tra uomini è necessario sempre ricominciare ad incontrarsi e dialogare, ed ogni dialogo ha sempre come prima condizione oltre che l’amore per la verità («Amicus Plato, sed magis amica veritas») il rispetto per l’interlocutore, al punto che così Giovanni Paolo II descriveva l’atteggiamento missionario: «L’atteggiamento missionario inizia sempre con un sentimento di profonda stima di fronte a ciò che «c’è in ogni uomo», per ciò che egli stesso, nell’intimo del suo spirito, ha elaborato riguardo ai problemi più profondi e più importanti; si tratta di rispetto per tutto ciò che in lui ha operato lo Spirito, che «soffia dove vuole». La missione non è mai una distruzione, ma è una riassunzione di valori e una nuova costruzione, anche se nella pratica non sempre vi è stata piena corrispondenza a un ideale così elevato». Caro Professore, lasci allora che un po’ di dubbio la investa nel modo di considerare chi crede. Chissà perché questo suo “ricercare la verità”, aperto al “dubbio” non possa riguardare anche la posizione di chi ha posizioni di fede? Forse il vero “integralista” è proprio lei, davanti al fenomeno religioso, l’unico che non può mai godere del beneficio del dubbio, condannato sempre senza sconti ad essere superato da una scienza che aprirà agli uomini tutti gli spazi della verità. Caro Professore, un pizzico di umiltà e di sano realismo forse saranno salutari. Quella umiltà e realismo che le sono così necessari nell’esercizio della sua così importante ed imponente professione a difesa della salute dell’uomo. Quella umiltà e realismo che le faranno vedere che il confine non è tra ragione e fede, scienza e integralismo, ma passa attraverso il cuore degli uomini, per cui ci sono stati tanti credenti realmente scienziati e tanti non credenti realmente integralisti. Non si tratta tanto di alzare steccati, o di lanciare anacronistiche accuse, ma di fare propria la grande lezione di Agostino di Ippona: «Intellectum valde ama» [Ep 120, 3, 13] Ama molto il comprendere! - Mangiarotti, Don Gabriele - CulturaCattolica -

 
 
 

MA L'ABORTO INVISIBILE E' ANCOR PIU' DRAMMA

Post n°3055 pubblicato il 06 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il nome commerciale è «EllaOne», quello corrente è «pillola di cinque giorni dopo», la sostanza è una trasformazione significativa e pericolosa dell’aborto farmacologico: stiamo parlando di un prodotto ad azione abortiva, registrato però come anticoncezionale femminile, nella discutibile categoria della «contraccezione d’emergenza». La differenza con la «pillola del giorno dopo» già in commercio in Italia potrebbe sembrare sottile, ma è sostanziale. Quest’ultima agisce entro 72 ore dal rapporto sessuale in cui vi sia stata la possibilità di un concepimento. E il suo meccanismo non è del tutto chiaro: a quanto si legge nei foglietti illustrativi potrebbe bloccare la fecondazione, agendo quindi come un contraccettivo che però provoca l’eliminazione dell’embrione impedendone l’impianto nell’utero. A quanto dichiarato dall’azienda produttrice, una volta iniziato l’impianto dell’embrione la «pillola del giorno dopo» non è più efficace. EllaOne invece è attiva per più tempo – cinque giorni – proprio perché agisce in modo completamente diverso: blocca il progesterone, cioè l’ormone della gravidanza, con modalità simili a quelle della pillola abortiva Ru486, e in presenza di un embrione ne impedisce l’annidamento. A ragione di questo suo meccanismo d’azione, è espressamente controindicata durante una gravidanza in atto. Dal punto di vista morale l’uso delle due pillole è del tutto analogo, perché in entrambi casi si assumono sapendo che, se è presente un embrione, questo viene semplicemente eliminato. Ma per l’immissione in commercio nel nostro Paese della «pillola dei cinque giorni dopo», annunciata dall’azienda che la produce (la francese Hra Pharma), la differenza è sostanziale: si tratta di un farmaco con azione abortiva che la casa farmaceutica ha potuto registrare come anticoncezionale, pur nella categoria di «emergenza». L’ambiguità e la confusione non potevano essere più grandi: siamo infatti al cospetto di uno stratagemma che rende legalmente possibile procurarsi un precocissimo aborto con ricetta medica in tutte le farmacie dell’Unione Europea, classificando l’aborto come «contraccezione». Fin dall’inizio, d’altra parte, era proprio questo l’obiettivo cercato dai sostenitori dell’aborto farmacologico: la scomparsa dell’aborto stesso, intesa però non come ci si dovrebbe augurare, ovvero l’azzeramento delle interruzioni di gravidanza. Con pillole somministrate sempre più precocemente, infatti, l’aborto c’è sempre, ma viene reso «invisibile», socialmente non riconosciuto, riguardando solamente la donna che assume la pillola. E un aborto «invisibile» non sarà solo un dramma, sarà un dramma pressoché impossibile da prevenire. Quando in Italia arriverà questa nuova pillola aumenteranno i problemi di obiezione di coscienza degli operatori del settore, a partire dai farmacisti: sarà davvero difficile considerare «anticoncezionale» un farmaco che può eliminare un embrione di cinque giorni. È anche curioso poi che in un Paese come il nostro, dove in nome della "salute delle donne" tribunali di ogni tipo – amministrativi, civili, fino alla Corte Costituzionale – amano pronunciarsi su embrioni umani, nessuno si ponga il problema della salute delle ragazze che assumono pillole del giorno prima e di quello dopo, e tra non molto probabilmente dei cinque giorni, il tutto senza alcun tipo di controllo. Lasciando da parte. per un momento, il problema strettamente etico, e considerando che sono soprattutto giovani donne – spesso ragazzine – a ricorrere a questo tipo di farmaci, siamo proprio sicuri che ne possano fare un uso disinvolto e incontrollato, passando da una pillola all’altra senza alcuna conseguenza per la loro futura salute? Si sta creando una nuova situazione di rischio: ci auguriamo che le autorità competenti, e in particolare l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco), che ha il compito di valutare i farmaci prima che siano commercializzati in Italia, affrontino la questione con rinnovato e grande senso di responsabilità. - donboscoland -

 
 
 

PAKISTAN VERGOGNA: CRISTIANI EUROPEI DOVE SIETE?

Post n°3054 pubblicato il 06 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Lahore, avvocati musulmani: “bruceremo vivo” chi difende la 12enne cristiana uccisa.Nessun legale intende assumere la difesa di Shazia Bashir, la giovane domestica uccisa dal suo datore di lavoro. La potente associazione degli avvocati di Lahore, schierata a difesa dell’assassino, lancia minacce di morte e impedisce l’accesso all’aula di tribunale. Associazione cristiana: condanniamo questa nuova forma di terrorismo.

A causa delle minacce lanciate dalla potente Lahore Bar Association – organizzazione che riunisce i legali della città – nessun avvocato cristiano o musulmano è pronto ad assumere le parti della difesa nell’omicidio della 12enne Shazia Bashir. È quanto denunciato ieri da un’associazione cristiana pakistana che si occupa di assistenza legale. La ragazza, di fede cristiana, è morta il 23 gennaio scorso in seguito alle violenze – anche sessuali – inflitte dal suo datore di lavoro, un ricco e potente avvocato musulmano di Lahore. Il presunto assassino, Chaudhry Mohammad Naeem, è un ex-presidente della Lahore High Court Bar Association. La giovane, di soli 12 anni, negli ultimi sei mesi aveva lavorato come domestica nell’abitazione di Naeem. Il Centre for Legal Aid Assistance And Settlement (Claas) denuncia l’impossibilità di accedere all’aula del tribunale dove si sono svolte le udienze a carico dell’imputato, perché un gruppo di avvocati musulmani (nella foto) ne ha “impedito l’ingresso”. L’associazione che si batte – a titolo gratuito – per la difesa dei diritti dei più poveri ed emarginati ha subito le minacce di migliaia di legali – amici dell’assassino – che promettono di “bruciare vivo chiunque voglia rappresentare la vittima in tribunale”. M. Joseph Francis, direttore di Claas, chiede a membri della società civile, leader politici e religiosi di ribellarsi e assumere in prima persona l’iniziativa per “condannare questa nuova forma di terrorismo” ad opera di avvocati che “dovrebbero garantire la giustizia”. Il quotidiano pakistano The News riferisce che il 4 febbraio scorso la polizia ha condotto l’imputato davanti ai giudici fra “rigide misure di sicurezza”. E, come di consueto, gli agenti hanno impedito ai giornalisti e ai parenti della vittima di entrare in aula per “motivi di sicurezza”. I familiari di Shazia Bashir non hanno potuto accedere al tribunale non una, ma tre volte; un fatto anomalo, per quanto concerne il sistema giudiziario pakistano. Gli ufficiali di polizia spiegano che “non sarebbe possibile” impedire scontri e violenze, nel caso in cui “i parenti di Shazia e i rappresentanti delle minoranze entrassero in aula”. Nel frattempo Ashgar Ali, titolare dell’inchiesta, ha chiesto la comparizione dell’imputato davanti ai giudici e un prolungamento dei termini di custodia cautelare per altri sei giorni. Il magistrato aggiunge che non è ancora stata recuperata l’arma usata per il delitto e l’accusato potrebbe fornire i nomi dei complici, che hanno partecipato alle torture e all’omicidio della 12enne cristiana. Il tribunale, tuttavia, ha accolto in parte la ri
chiesta, disponendo solo quattro giorni di carcere. - di Fareed Khan - asianews -

 
 
 

COMMENTO AL MESSAGGIO AVUTO DA MIRJANA IL 2 FEBBRAIO 2010 DI PADRE LIVIO

Post n°3053 pubblicato il 06 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Cari figli, con amore materno oggi vi invito ad essere un faro per tutte le anime che vagano nella tenebra della non conoscenza dell’Amore di Dio. Per poter illuminare più fortemente possibile ed attirare quante più anime possibili, non permettete che le falsità che escono dalle vostre bocche facciano tacere la vostra coscienza. Siate perfetti!
Io vi guido con mano materna, con mano d’amore. Vi ringrazio”.

 
Allora vediamo di comprendere questo messaggio, che non è tanto facile da capire, però nella sostanza mi pare molto chiaro. Intanto, come avviene spesso nei messaggi alla veggente Mirjana, ci sono dei richiami piuttosto forti alla coerenza della vita cristiana e infatti la Madonna, sapendo di dover fare un richiamo, incomincia a dire “con amore materno” e poi termina con “Io  vi  guido  con  mano  materna,  con  mano  d'amore”  cioè la Madonna dice “se Io vi correggo, sappiate che lo faccio perché sono una Madre che vi vuole bene, lo faccio per amore, la mia mano è tenera e forte nel medesimo tempo”. E ci dice “Cari figli, con amore materno”, c'è due volte la parola materno, c'è due volte la parola amore, per indicare appunto che la Madonna è una Madre che è dolce, buona, caritatevole, comprensiva fino all'inverosimile, ma nello stesso tempo corregge i figli e li corregge perché li ama: “vi guido con mano materna, con mano d'amore”. Dice: “Cari figli, con amore materno, oggi vi invito”, mai sottovalutare questa parola “invito”, non costringe, ma si rivolge alla nostra libertà, alla nostra responsabilità e noi rispondendo o non rispondendo, decidiamo di noi stessi, della nostra vita e anche del nostro destino eterno. “Vi invito ad essere un faro per tutte le anime che vagano nella tenebra della non conoscenza dell’Amore di Dio”, cioè in poche parole la Madonna evangelicamente, ci invita ad essere quello che Gesù ha detto di essere: ”siate il sale della terra, siate la luce del mondo”. Ci invita ad essere “un faro”, una luce: ogni cristiano deve essere una luce e deve illuminare con la sua fede e con la sua vita, naturalmente. Perché deve essere luce? “Per tutte le anime che vagano nella tenebra della non conoscenza dell’amore di Dio”. Anche qui l'espressione è biblica al cento per cento, difatti nel cantico di Zaccaria il Signore d'Israele alla fine parla di quelli che “sono nelle tenebre e nell'ombra della morte”. Il mondo è nella tenebra della non conoscenza, cioè non conosce l'Amore di Dio, non conosce Dio, non conosce il Suo Amore, perché non conosce Cristo, e non conoscendo Cristo non conosce il volto del Padre, non conosce la remissione dei peccati, non conosce la Vita Eterna, e quindi in questo mondo che è immerso nelle tenebre, nell'ombra di morte, che non conosce Dio né il Suo volto di Padre, né il Figlio che è morto in croce per noi, dobbiamo essere un faro per tutte le anime che vagano, anche per quelli che sembrano degli intellettuali, che sembrano dei colti, che sembrano dei maestri, in realtà non sanno niente; non sanno chi è l'uomo, da dove viene né dove va, vagano nella tenebra della non conoscenza dell'Amore di Dio. Ieri sera ho letto un articolo di Eugenio Scalfari che ha scritto sulla Repubblica il suo incontro con il Cardinal Martini, non ne ho fatto cenno in radio, ma l'ho letto con calma ieri sera. Mentre appunto, il Cardinal Martini è un uomo di fede e tutto sommato anche disponibile ed umile nel dialogo, ho visto nel povero Scalfari veramente una chiusura soprannaturale che mi ha incitato alla preghiera e mi sono reso conto, cari amici, quante anime oggi vagano nella tenebra della non conoscenza dell'Amore di Dio ed è forse anche colpa nostra, che non sappiamo far conoscere alla gente l'Amore di Dio, perché anche molti che sono lontani, se attraverso di noi conoscessero quanto Dio li ama, non si aprirebbero all'amore?
Forse i più ostinati, ma la maggior parte si aprirebbe all'Amore di Dio, quindi dipende anche molto dal fatto che noi crediamo all'Amore di Dio, che noi sperimentiamo l'Amore di Dio, che noi siamo convinti che Dio ci ama, e allora se siamo convinti che Dio ci ama, se noi siamo felici perché Dio ci ama, è più facile che trasmettiamo questa convinzione agli altri. Attenzione adesso al richiamo materno. A volte la Madonna ha queste frasi che sono di una profondità spirituale che noi senza l'aiuto dello Spirito Santo facciamo fatica a capire. Però la Madonna ci ha detto di leggere i messaggi nella Luce dello Spirito Santo e noi chiediamo di aiutarci a capirli, chiediamo allo Spirito Santo di farci capire questo passaggio difficile: ”Per poter illuminare più fortemente possibile ed attirare quante più anime possibili, non permettete che le falsità che escono dalle vostre bocche facciano tacere la vostra coscienza”. Io ho interpretato così; capovolgo il discorso perché mi torna più chiaro: la Madonna dice “siate luce, ma affinché la vostra luce risplenda nella mente, risplenda più fortemente possibile questa luce, e possa questa luce attirare quante più anime possibili, cosa deve accadere? Qual è la condizione? Qual è la condizione perché voi possiate illuminare più fortemente possibile ed attirare quante più anime possibili? Qual è la condizione?” “La condizione” dice la Madonna “è che voi viviate nella verità, viviate nella verità e non nella menzogna!” Viviate nella verità, capito! Naturalmente quando non si vive nella verità, cosa si fa? Si mette a tacere la coscienza, perché se non viviamo nella verità la coscienza ci rimprovera, e allora la Madonna ci dice: “vivete nella verità! Prima di illuminare gli altri, illuminate voi stessi! Lasciate che la verità vi illumini! Vivete nella verità sforzandovi di vivere nella verità! E così se voi vivete nella verità, dite la verità, se noi viviamo la verità, diciamo la verità!  Se noi invece non viviamo la verità, soffochiamo la coscienza che ci rimprovera e diciamo le menzogne agli altri”. La Madonna ci dice: “vivete la verità, e così testimonierete la verità, allora sì che illuminerete le anime! Ma se non vivete la verità o la vivete parzialmente e dopo cercate di giustificarvi e di  autoassolvervi falsificando la vostra coscienza, allora agli altri cosa dite? Delle menzogne! E allora cosa illuminate?” La Madonna dice: “Siate perfetti!”, vivete Gesù Cristo e allora annuncerete Gesù Cristo, se lo vivete parzialmente, lo annuncerete parzialmente, se lo vivete nel compromesso lo annuncerete nei  compromessi, se non lo vivete e poi ne parlate, siete dei sepolcri imbiancati. Siate coerenti, vivete la verità fino in fondo! Mettetevi davanti alla Parola di Dio, lasciatevi giudicare, lasciatevi punire, lasciatevi criticare dalla Parola di Dio, lasciatevi mettere in questione dalla Parola di Dio, lasciate che la Parola di Dio vi spinga a cambiare la vostra vita e allora direte la verità! E non l'addomesticherete, perché se l'avete già addomesticata dentro di voi allora l'avrete addomesticata anche per darla agli altri! Questo ho capito io! Vi ripeto allora il passaggio: ”Per poter illuminare più fortemente possibile ed attirare quante più anime possibili, non permettete che le falsità che escono dalle vostre bocche facciano tacere la vostra coscienza. Siate perfetti! Io vi guido con mano materna, con mano d’amore. Vi ringrazio”. Che messaggi! Io dico sempre: la Madonna, parla da Madonna, c'è poco da fare! E vi devo dire che parla meglio di noi preti perché Lei è la Sede della Sapienza, noi siamo dei poveretti. La Madonna parla da Madonna e per quanto si sforzi il diavolo non riesce ad imitarla con la falsa profezia, con i falsi messaggi!” - www.medjugorjeliguria -

 
 
 

BACIAMI ANCORA: UN FILM CHE PROMUOVE LA FAMIGLIA INSEDIATA DA MOLTI PERICOLI

Post n°3052 pubblicato il 06 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Baciami ancora: é il titolo dell' ultimo film diretto dal regista Gabriele Muccino. Senza con questo voler mancare di rispetto a Carlo Verdone e senza intendere stilare graduatorie di merito, Baciami ancora, probabilmente andando oltre le reali intenzioni di chi lo ha progettato, é un film profondamene cattolico, che suggeriamo di vedere con rispetto ed attenzione. Una pellicola ben fatta, dai buoni e sani contenuti, sapientemente diretta e con eccellenti interpretazioni, compresa quella di una sorprendente e brava Daniela Piazza.  Muccino, Baciami ancora capita quasi a ridosso della giornata per la vita indetta dalla Chiesa. Nel film ci sono due aborti evitati: " io direi che effettivamente questo film incarna valori cristiani che sono importanti e da rispettare. Lei parla con saggezza di aborti risparmiati, ed io rilancio: due vite salvate. Affermiamo con delicatezza lo stesso concetto. Ora non intendo mancare di rispetto a nessuno e tanto meno strumentalizzare in modo religioso il film, ma effettivamente esiste una chiave di lettura cattolica". Tutto il film, dopo vicende burrascose, ruota attorno alla idea di misericordia e perdono: " effettivamente il perdono alla fine trionfa e serve a fare in modo che dei nuclei si ritrovino. In una società talvolta dilaniata é rilevante saper perdonare sé stessi e gli altri". Perdono e misericordia: " sono valori molto interessanti e da coltivare, indipendetemente dalla ispirazione religiosa. La misericordia nel senso di perdonare e non tener rancore é  una cosa da sviluppare molto". Nel film si passa da un adulterio consumato( complice la indifferenza di un marito intento più a far denaro che a preoccuparsi dei problemi della moglie), al perdono e al rifiuto dell'aborto: " in due casi. Lo ribadisco, la vita é una valore da difendere indipendentemente dal credo religioso. La Chiesa ha indetto questa giornata per ricordarne il valore e bisogna prenderne atto. Ora io analizzo le cose da una  visione laica e non voglio urtare alcuna sensibilità". Il film da lei diretto comunque é una pellicola impregnata di sapienti valori cattolici: " quello che lei dice é vero e la lettura mi sembra esatta. Quando alcuni temi portanti sono il perdono, la famiglia e la promozione della vita, penso che sia innegabil parlare di valori positivi e cristiani". Il film di Verdone ha goduto di buona stampa e sostenuto dai media cattolici, ma anche questo, forse maggiormente, merita il medesimo trattamento: " io non voglio recitare la parte dell' anti Verdone che stimo e apprezzo. Ma il suo forse era un film leggermente amaro sulla incomunicabilità, il nostro ottimista e dai valori molto attenti in tempi difficili come questi". Insomma, Baciami ancora, merta di essere visto, perché film dagli ccellenti contenuti, salutare per le coscienze e certamente cattolico. Simpatica la scena di un Cristo trasportato quasi in pellegrinaggio sulle spalle: " mi é piaciuta e forse vuol dire la istintiva ricerca dell'umo verso il trascedente, una riceca del divino presente in tutti". Film da vedere con attenzione  ed un occhio di riguardo per la giovane Daniela Piazza. La sua é una interpretazione eccellente, in un personaggio sempre sulle montagne russe. Insomma, un esempio di delicato film dei sentimenti e della vita. Complimenti.- Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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