ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 18/02/2010

IN QUESTO TEMPO DI QUARESIMA LA REGINA DELLA PACE CI INVITA AD APRIRE I NOSTRI CUORI

Post n°3129 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

All’inizio di questo tempo di Quaresima che abbiamo cominciato, la Madonna ci invita e ci prega: "Aprite i vostri cuori ai miei messaggi, alle mie parole, al mio cuore". La Vergine Maria, come Madre, non può smettere di invitarci, di consigliarci, non può stancarsi di amare i suoi figli che siamo noi. Lei non può aprire i nostri cuori dall’esterno; il suo amore non può entrare in noi se non apriamo, se non desideriamo il suo amore. Come una bottiglia che si trova nel mare: se è chiusa, l’acqua non può entrare e riempirla. Così molti si chiedono: come posso aprire il cuore? Come si fa? Non è una cosa automatica. Anche Dio in tutta la storia della salvezza ha faticato con l’uomo. A causa della durezza dei cuori, Gesù è stato crocifisso, perché l’uomo era accecato, non era capace di riconoscere l’amore puro e assoluto. L’uomo era intelligente, ma purtroppo era cieco di cuore per riconoscere Dio. Anche oggi l’uomo non è cambiato molto, non ha fatto molti progressi nel campo del cuore, dello spirito, della conversione. Tutto l’amore della Madonna può essere inutile per noi, per me, se io non lo accetto, se non lo cerco. Per questo la Madonna, come Madre, la si rivolge a noi perché ci vuol bene. Dobbiamo essere aperti alle novità di Dio, alle novità delle apparizioni della Madonna qui, oggi. Il nostro Dio non è mai noioso, monotono, non si ripete. Lui è sempre nuovo, creativo; con Lui non ci si annoia mai. Io oso dire di solito che la preghiera può essere noiosa, ma Dio mai. E anche che non ci salva la preghiera, ma ci salva solo Dio che accoglie la preghiera. E una cosa è parlare della bellezza di Dio, un’altra cosa è sperimentare personalmente questa bellezza che non si può, o difficilmente si può descrivere con parole umane. Per questo motivo la Madonna insiste tanto. Nel messaggio del 25 maggio 1987 disse: "Desidero che ognuno di voi sia felice qui sulla terra e che ognuno di voi sia con me in Cielo. Questo è lo scopo della mia venuta". E’ sempre bello ricordare e rileggere con amore i messaggi della Madre Maria. Dobbiamo permettere a Dio che sia Dio. Non possiamo prescrivere noi a Dio in quale modo Lui deve agire oggi sul mondo. Dio ci ha mandato la Madonna oggi perché vuole salvarci, vuole che scegliamo la strada giusta. Nel messaggio del 4 dicembre 1986 la Madre Maria ci ha detto: "Voi cari figli non potete farlo da soli, perciò sono qua io ad aiutarvi". Gesù, come aveva promesso, non ci ha lasciato orfani, non ci ha lasciato senza Madre. Cerchiamo in questo tempo di Quaresima di pregare come ha pregato S. Agostino più o meno così: "Signore fa’ che io possa sentire Te quando bussi alla mia porta". Il nostro Dio non è un Dio che sta zitto. Il nostro Dio è colui che parla e siamo noi che dobbiamo stare un po’ zitti per ascoltare. Dio ci parla in diversi modi: attraverso la sua Parola nella Sacra Scrittura, oggi attraverso la Regina della Pace e i suoi messaggi, anche attraverso gli altri, attraverso diversi avvenimenti che succedono nella nostra vita e nel mondo. Anche attraverso gli avvenimenti che ci fanno soffrire, Dio ci vuole dire qualcosa. Bisogna ascoltarlo. La Madonna, insieme con la Chiesa, in questo tempo di Quaresima, ci invita alla penitenza, all’amore fraterno, alle opere buone, alla preghiera. Dio vuole rompere in noi ogni appoggio sulle forze umane per legarci totalmente a se stesso. Quando su di noi regnano dipendenze, vizi, peccati, passioni, pigrizia, è sempre questo il segno che non siamo liberi, ma che siamo sotto il potere del peccato. La Quaresima è il tempo in cui Dio non vuole togliere a noi qualcosa, ma vuole donarci tutto. La penitenza vuole insegnarci che noi non dobbiamo soddisfare ogni nostro desiderio del corpo, non dobbiamo fare quello che ci è comodo, ma proprio fare quello che ci è scomodo. La Quaresima è il nostro tempo in cui non perdiamo, ma nel quale possiamo ricevere tutto da Dio. Bisogna solo svuotare le nostre mani perché Dio possa riempirle. E per tutto questo lavoro la Madonna è venuta ad aiutarci.

Maria Regina della Pace, ti ringraziamo per il tuo cuore aperto, per il tuo cuore che prega con noi e per noi. Donaci o Maria il tuo cuore e con il tuo amore e la tua tenerezza materna entra nei nostri cuori, nei nostri pensieri e sentimenti, penetra tutto quello che in noi è ferito, paralizzato, impaurito, perché possiamo sentire il tuo amore che ci libera e ci guida all’amore di Dio. - Padre Ljubo -

 
 
 

116 RAGIONI PER DISTRUGGERE EMBRIONI

Post n°3128 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

 

L’ormai famigerata HFEA, l’autorità britannica che si occupa di embriologia, ha reso nota una lista contenente 116 malattie genetiche per le quali è consentito distruggere embrioni con molta più facilità. Il fatto è che all’interno di quel macabro elenchus morborum vi si trovano patologie tutt’altro che gravi. Alcune non mettono affatto a rischio la vita ed altre sono addirittura curabili. Lo stupore aumenta quando si leggono malattie che non hanno assolutamente impedito a personaggi famosi di condurre un’esistenza felice e coronata da successo. La talassemia, ad esempio, è inserita nella lista pur non avendo minimamente influito nella fulgida carriera del sette volte campione di Wimbledon Pete Sampras. Oppure la sindrome di Marfan, causa di una crescita anormale, che non ha impedito ad Abramo Lincoln e Charles de Gaulle di diventare presidenti dei rispettivi Paesi, né al grande Rachmaninoff, noto proprio per le sue mani sproporzionate, di regalare all’umanità le sublimi melodie dei suoi concerti, il senso di appartenenza espresso nei suoi preludi, o la suggestiva armonia corale dei Vespri. Anche la coroideremia, malattia genetica che colpisce la retina, non ha impedito al quarantenne Siôn Simon di diventare Vice Presidente del partito laburista britannico e Sottosegretario di Stato nel governo Brown. La HFEA, comunque, sta già pensando di allungare l’elenco con altre 24 malattie, tra cui la porfiria, malattia genetica del sangue, che si suppone fosse all’origine della follia di Giorgio III e che, essendo ereditaria, potrebbe interessare l’attuale casa regnante britannica. Ciò che appare davvero sconvolgente è il dibattito in corso sul risultato delle diagnosi prenatali volte ad accertare simili patologie, perché vi sono genitori disposti ad accettare l’esito dei test ed altri che – atterriti dall’idea di essere portatori di tare genetiche – non intendono assolutamente conoscere quei dati e pretendono addirittura un "diritto a non sapere", sul cui esercizio si stanno discutendo due possibili opzioni. La prima è costituita dal cosiddetto "exclusion testing", attraverso cui i genitori sottopongono i nascituri a diagnosi prenatale per verificare possibili tare familiari, ma non intendono conoscere la specifica patologia. In questo caso se risultassero embrioni malati ed embrioni sani, questi ultimi verrebbero comunque eliminati per la semplice correlazione con l’anomalia genetica. Si ripeterebbe la stessa aberrazione dei test eseguiti per scegliere il sesso del nascituro (in Gran Bretagna, al momento, non ancora permessi), quando si scartano gli embrioni sani ma del sesso diverso da quello desiderato. O il caso dei "saviour siblings", ovvero degli embrioni creati e selezionati in provetta allo scopo di "aiutare" un fratellino malato, attraverso il prelevamento dei tessuti. La seconda soluzione è rappresentata dal cosiddetto "non-disclosure testing", attraverso cui gli embrioni sono sottoposti a diagnosi prenatale per verificare possibili anomali genetiche, ma le relative informazioni non vengono fornite ai genitori, proprio in virtù del "diritto a non sapere". Soltanto i medici che effettuano le analisi sarebbero al corrente del risultato e solo a loro spetterebbe la decisione di quali embrioni impiantare, tenendo sempre all’oscuro i genitori. Il problema in questo caso sorge quando tutti gli embrioni presentano difetti genetici, perché in tal caso i genitori si accorgerebbero che qualcosa non va. Si suggerisce, allora, che i medici procedano ad un trattamento d’impianto simulato (dummy treatment), il quale non implicherebbe, ovviamente, l’utilizzo reale di embrioni e tutelerebbe il diritto dei genitori a non conoscere il risultato del test. Di fronte a simili ragionamenti si può solo rabbrividire. Siamo già avviati verso una prospettiva di pura eugenetica che punta all’omologazione dell’uomo attraverso lo stereotipo asettico di una perfezione artificiale. Ci avviciniamo all’idea della produzione in serie di esseri umani perfetti, già vaticinata dalle profezie distoniche che Aldous Huxley, nel 1932, affidò al suo romanzo Il Mondo Nuovo. Già si intravede la definizione di un cliché capace di creare replicanti privi di alcun difetto e di uccidere l’originalità, l’unicità, l’irripetibilità di ogni singolo essere umano. Si vuol far sparire dalla faccia dell’umanità il concetto di "mostro", nel suo profondo senso etimologico (monstrum) che in latino significa "segno divino", "prodigio". La HFEA e tutta la schiera di novelli eugenisti alla Marie Stopes sognano un mondo in cui nessun essere umano potrà mai più avere le mani mostruose di Rachmaninoff. - Gianfranco Amato -culturacattolica -

 
 
 

QUANDO IL FIGLIO DELL'UOMO TORNERA' TROVERA' LA FEDE SULLA TERRA?

Post n°3127 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ancora una volta il Santo Padre sottolinea il vero, grande, cruciale problema che affligge la Chiesa: la mancanza di fede. Sul Comunicato reso pubblico questo mattina al termine dell'incontro del Santo Padre Benedetto XVI con i Vescovi della Conferenza Episcopale Irlandese, si legge: "Il Papa ha fatto riferimento alla crisi della fede, più generalizzata, che colpisce la Chiesa, collegandola alla mancanza di rispetto per la persona umana e all'affievolimento della fede che è stato un significativo fattore nel contribuire al fenomeno degli abusi sui minori". I titoli dei giornali, come al solito, bucano la notizia essendo tutti orientati sulla parte del Comunicato riguardante la denuncia della pedofilia da parte del Papa. Il che è più preoccupante perchè appare chiaro che, secondo le parole del Santo Padre, o si affronta "l'attuale crisi con onestà e coraggio" nel " rinnovamento della fede in Cristo", o la Chiesa perderà "la credibilità spirituale e morale". Onestà e coraggio non significano solo riconoscere le colpe e collaborare con la giustizia, secondo lo schema tutto mondano proposto dai media. Se questo bastasse, in quanto a pedofilia si dovrebbe star molto meglio fuori della Chiesa, dove regna il giustizialismo senza se e senza ma nei confronti degli orchi, spesso prendendo sonori abbagli, questi sì non riconosciuti pubblicamente dopo aver distrutto esistenze innocenti, anche di molti presbiteri. Ma forse è pur questo comprensibile secondo la logica del mondo, visto il clima. Il punto è che carcere e castrazione chimica non risolvono il problema. Ed il Papa lo sa molto bene. La "mancanza di fede ha contribuito al fenomeno degli abusi". Senza fede si annebbia la vista del cuore e della ragione e non si riesce più a riconoscere la dignità della persona umana. Facendo salve le patologie che debbono essere curate o tenute a freno, la questione è di gran lunga più generale e coinvolge anche tante anime belle che mentre si scagliano contro la Chiesa compromessa con le sue cosiddette mele marce, esaltano lolite e sesso libero anche per le adolescenti, e polverizzano la dignità della persona legalizzando aborto, selezione eugenetica, eutanasia, pillole del giorno dopo come semplici anticoncezionali e molto altro. Se la fede scricchiola non si vede più Dio da nessuna parte, nella nostra stessa vita e in quella di chi ci è vicino, addirittura di chi ci è nato dentro, in quel grumo di cellule che è il cosiddetto prodotto del concepimento. Senza uno sguardo di fede è impossibile il "riconoscimento della dignità umana in quanto diritto inalienabile" perchè esso "trova il suo fondamento primo in quella legge non scritta da mano d’uomo, ma iscritta da Dio Creatore nel cuore dell’uomo.... E’ necessario, pertanto, ripetere con fermezza che non esiste una comprensione della dignità umana legata soltanto ad elementi esterni quali il progresso della scienza, la gradualità nella formazione della vita umana o il facile pietismo dinanzi a situazioni limite. Quando si invoca il rispetto per la dignità della persona è fondamentale che esso sia pieno, totale e senza vincoli, tranne quelli del riconoscere di trovarsi sempre dinanzi a una vita umana..." perchè "fin dal primo istante, la vita dell’uomo è caratterizzata dall’essere vita umana e per questo portatrice sempre, dovunque e nonostante tutto, di dignità propria" (cfr Benedetto XVI, Udienza i partecipanti alla XVI Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, 12 febbraio 2010). Ma la crisi di fede riguarda anche la Chiesa. Senza di essa tutto diviene moralismo, legalismo, efficientismo, sentimentalismo; i criteri mondani si impongono nella guida della Chiesa, nelle Diocesi come nelle parrocchie, nei diversi Istituti e nelle diverse attività caritative, come ha recentemente sottolineato il Papa ai seminaristi e durante la visita all'Ostello della Caritas. Ma quale fede è oggi in crisi? Si tratta di quella vissuta che diviene dinamica esistenziale riverberando la luce pasquale su ogni pensiero, parola e gesto. La fede adulta che riconosce in ogni evento ed in ogni persona il tratto inconfondibile dell'amore misericordioso di Dio. La fede che intercetta il Mistero Pasquale del Signore incastonato nella storia, e spinge la Chiesa sui sentieri della speranza dinnanzi ad ogni situazione, anche la più drammatica e senza alcun sbocco apparente. La fede che apre il cuore alla carità di Cristo che "urget nos" e scioglie i cristiani da una vita avvitata nell'egoismo per farli vivere per Colui che è morto e risorto per loro. La fede che vede Cristo ovunque e in ogni istante e che, con Lui, brucia di zelo per la salvezza delle anime. La fede che getta la Chiesa sino ai confini della terra sui sentieri dell'annuncio del Vangelo. La fede che incide nei cuori la certezza che Cristo è risorto e vivo ed è ogni giorno con i suoi apostoli sino alla fine del mondo. La crisi di fede ha spento tutto ciò creando le premesse per la secolarizzazione e la mondanizzazione che, alla fine, genera e protegge mostri. Il sale se perde il sapore non serve ad altro che ad essere gettato via e calpestato. Per questo, nelle parole del Papa ai Vescovi irlandesi, ascoltiamo chiara l'eco delle tremende parole del Signore: "Quando il Figlio dell'uomo verrà troverà la fede sulla terra?". In fondo è questo il compito affidato al Papa e alla Chiesa intera: custodire fedelmente il deposito della fede, che non è solo un affastellamento di dogmi e articoli del credo, ma è cosa viva, la Grazia di una Vita nuova e celeste che si incarna nelle esistenze dei cristiani. Affrontare la crisi con coraggio ed onestà è allora innanzi tutto prendere coscienza della "necessità di una riflessione teologica più profonda sull'intera questione" che parta dal riconoscersi mancanti ed in errore, e che conduca la Chiesa a ricominciare a preoccuparsi della fede, in una seria formazione, dei presbiteri come dei laici. Benedetto XVI infatti "ha richiamato l'attenzione sulla necessità di una migliore preparazione umana, spirituale, accademica e pastorale dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa e di quanti sono stati già ordinati e consacrati". Preparazione e formazione permanente nella fede sono dunque il cammino che il Papa ha tracciato alla Chiesa. Perchè il Figlio dell'Uomo tornando tra noi, vi trovi la fede. - Antonello Iapicca Pbro - Isegnideitempi -

 
 
 

MESHTHILD THALLER SCHONWERTH E GLI ANGELI

Post n°3126 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Già all’età di quattro anni la tedesca Mechthild Schönwerth, nata il 30 marzo del 1868, vide spesso il suo angelo custode. A partire dal suo quinto anno di vita fu inoltre anche guidata da un arcangelo. A Monaco, Mechthild andò a scuola presso le suore del monastero di Anger e ricevette una eccellente educazione spirituale. In quel periodo scelse come confessore il padre redentorista Schora, che deve essere stato, sotto tutti gli aspetti, uno straordinario pastore di anime, un vero illuminato da Dio. Fu molto severo nei confronti della bambina che si confessava da lui e quando seppe che Mechthild percorreva già i sentieri della grazia, guidata dal suo angelo custode, seppe come annientare sul nascere ogni germoglio di orgoglio ed egoismo e rafforzare in lei le virtù dell’umiltà e la disponibilità al sacrificio e alle sofferenze. Nella casa di Monaco venne spesso un amico dei fratelli di Mechthild, di quattro anni più grande di lei, che alla fine se ne innamorò e le chiese la mano. Il suo confessore le disse che era la volontà di Dio. Abituata a riconoscere nella voce del confessore quella di Dio, accettò e si sposò a diciassette anni, il 7 maggio del 1885. Al marito, entrato al servizio del principe von Thurn und Taxis dove alla fine lavorò come principale consigliere del demanio, Mechthild rimase fedele per tutta la sua vita, anche se in seguito si rivelò un uomo sconsiderato, lunatico e infedele. Ma lei vide in lui, su incarico del suo confessore “un severo ed inflessibile maestro dei novizi”. La Signora Mechthild Thaller, come ora si chiamava dal cognome del marito, passò i primi tre anni del suo matrimonio, rimasto sempre senza figli, a Regensburgo, e gli anni successivi a Obermachtal (Vurtemberga), dove era stato trasferito suo marito per motivi di lavoro. Dalle lettere, ma soprattutto dai diari di questa mistica , in parte rimasti inediti, si viene a conoscenza di molti dettagli che riguardano le sue croci e sofferenze, ma anche sulle singolari grazie e consolazioni celesti che le furono concesse da Dio. “Una croce particolare per la Signora Mechthild Thaller, fu, oltre al freddo comportamento di suo marito, la mancanza di figli. In cambio, il Signore le regalò una grande famiglia di figli spirituali, uomini e donne, preti, religiosi e laici che si sottoposero alla sua guida e che fu guidata da lei preferibilmente per iscritto. Ma anche i mezzi straordinari che Dio le mise a disposizione servivano a questo scopo, per esempio il dono della bilocazione. Mentre il suo corpo riposava per esempio a letto, la veniva a prendere il suo angelo custode, coprendola con un mantello grigio e cominciava poi la passeggiata. In questo modo curò, durante la prima guerra mondiale, negli ospedali militari in lunghe guardie notturne i feriti sul fronte occidentale. I soldati la riconobbero dopo il loro rientro come la loro “ infermiera.” Dalle lettere e dai diari si evince chiaramente, quanto era familiare il rapporto della signora Thaller con gli angeli a lei assegnati, e che cosa pensava di loro. Il motivo principale secondo cui noi uomini veneriamo troppo poco gli angeli lo intravide nel seguente motivo: “Non li conosciamo, o almeno troppo poco, entrambe le cose però, la venerazione e l’amore, hanno come condizione preliminare la conoscenza. Dal riconoscimento della magnificenza e perfezione degli angeli del loro stretto rapporto con Dio, dei loro pregi e potere, nascerebbe automaticamente la venerazione per gli angeli. E se addirittura riconoscessimo quanto ci amano e come circondano la nostra anima d’amore, perché furono testimoni dell’atto d’amore più grande mai esistito: la morte volontaria del Figlio di Dio; essi ne conoscono il prezzo che Dio stesso ha pagato per ogni anima umana. Proprio per questo si dovrebbe accendere il nostro amore per rispondere a quello Suo e saremmo umilmente felici di poterli salutare come amici o fratelli. Ma noi non li conosciamo. Non conosciamo neanche il nostro personale angelo custode, nonostante sia il fedele compagno e amico per tutta la vita. Ma riconosceremmo almeno lui, se ci sforzassimo solo un poco. Se lo meriterebbe così tanto! Sappiamo che gli angeli sono spiriti beati, beati nell’eterna contemplazione e riconoscenza dell’eterno amore divino. Per l’intero modo angelico, la beatitudine celeste è uguale, perché la beatitudine di ogni singolo angelo è perfetta. Il riconoscimento di Dio non è uguale per tutti i livelli. I livelli esistono solo perché il livello più alto possiede una maggiore riconoscenza rispetto a quello più basso. S. Michele e S. Gabriele hanno, fra tutti gli angeli, la maggiore riconoscenza di Dio. I Serafini sono talmente contemplati nel loro grado di riconoscenza che fu dato loro da essere infervorati di Dio e pieni di ardente amore. La beatitudine degli angeli non può essere aumentata, perché è perfetta, ma la loro gioia si può aumentare. Ogni volta che un angelo riesce a portare via dalle fiamme del purgatorio un’anima, aumenta la sua gioia: è immensamente felice, di aver innalzato una nuova anima al cielo per lodare ininterrottamente il Signore, degno dell’amor divino. È una gioia infinita per gli angeli che hanno la certezza, che i frutti della salvezza e il prezioso sangue di Gesù Cristo non possono più disperdersi tra i loro protetti.” La Signora Mechthild Thaller vedeva il suo angelo custode e l’arcangelo a lei assegnato al suo fianco e gli chiese di sorvegliarla e di respingere gli angeli dell’oscurità. Vide altresì gli angeli di altre persone e soprattutto quelli di suo confessore e dei suoi amici sacerdoti. Ricevette anche informazioni sulla maniera in cui gli angeli si prendono cura dei loro protetti. “Il numero degli angeli custodi è così inimmaginabilmente grande, che nessun angelo, che ha accompagnato il suo protetto alla beatitudine celeste, dovrà un’altra volta prestare servizio presso una delle generazioni future. L’angelo custode che ha protetto l’uomo sulla terra, gli rimane vicino anche nel cielo. Con il passaggio dei loro protetti alla pace celeste, anche la gioia degli angeli custode viene aumentata all’infinito. Gli angeli custodi degli infelici, che non vedranno la magnificenza di Dio, non contano meno per questo. Il giusto Dio maggiora la loro gioia come quella degli altri e essi vengono assegnati specialmente ai servizi della Regina degli angeli e lodano con indescrivibile gioia la giustizia divina. Non vi è cosa più amabile di un angelo custode, non vi è maggiore grazia della bontà di Dio che ama le nostre anime così tanto da farle proteggere, sollecitare e persino servire da un angelo. O tu mio amico più fedele, amatissimo fratello, santo angelo custode, ti saluto mille volte al nome di Gesù e ringrazio Dio, che ti ha creato così bello, buono e poderoso.” I suoi angeli apparvero alla Signora Mechthild in vesti differenti, come raccontò ad un suo figlio spirituale e come annotò nel suo diario. Se veniva un angelo vestito di verde chiaro, allora significava che l’aspettavano sofferenze ed avversità minori; se era però vestito di verde scuro, allora stavano arrivando grandi sofferenze e croci; se veniva vestito in abiti sacerdotali, per esempio in camice e stola, dichiarava grandi grazie. La sera appariva spesso con un vestito marrone da pellegrinaggio e con il bastone; questo era il segnale che l’avrebbe condotta in un’opera d’amore. Ciò che gli angeli significavano per lei personalmente, lo illustra il 3 gennaio del 1907 nel suo diario con le seguenti parole: ”Oggi mi sono rifugiata dagli angeli e ho chiesto loro di ricordare le mie sofferenze nella loro gloria. Allora ho visto il mio angelo di fronte a me in una meravigliosa magnificenza. Egli si inchinò sopra di me sul letto e mi disse: ‘Non sei sola. Guarda, veglio giorno e notte su di te, conto i tuoi respiri, asciugo le tue lacrime e porto le tue preghiere al Signore. E anche il mio fratello, il compagno di Gabriele (L’angelo che ti è stato assegnato) è di nuovo presso te e ti porta la forza di cui hai bisogno, per sopportare tutta l’amarezza che ti assalirà!’ Allora vidi anche il compagno di Gabriele vicino al mio angelo custode. Era vestito con una stola verde e nel suo diadema brillavano pietre verdi. Il mio angelo è sempre vestito di un verde scuro. Mi sopravvenne una grande tristezza nel vederlo, ma il mio angelo mi consolò e mi disse: ‘Tu desideravi amare Gesù - solo attraverso la sofferenza arriverai ad amare Dio con tutto il cuore. Fatti allora coraggio!” Una volta, la signora Mechthild Thaller vide i suoi angeli di una bellezza radiosa. Disse loro: “O quanto siete belli! E comunque sarete sicuramente 1000 volte più belli di come vi posso vedere io. Se potessi vedere tutto il vostro splendore, dovrei morire.” Uno degli angeli visti le rispose: “Si, è vero, noi siamo belli. Ma molto più bella di noi, con tutto il nostro splendore celeste, è un’anima pura. La beatitudine dei santi è molto più bella della nostra, perché a loro fu concesso di soffrire per Dio.” Cosí si legge nel suo diario dell’ 8 dicembre del 1906. È interessante apprendere dalle annotazioni del diario, che non solo ogni uomo ha il suo angelo custode, ma anche le istituzioni ecclesiastiche, come per esempio un seminario sacerdotale. La mistica annota il 24 maggio del 1907: ”Oggi pomeriggio alle cinque vidi l’angelo custode del seminario maggiore della diocesi di Rottenburgo. Appartiene al coro dei ‘troni’. È di una maestà sconvolgente, pieno di dignità e santa serenità. I suoi occhi sono rivolti verso il cielo, verso Gesù, l’eterno sommo sacerdote, che si sacrificò per noi. Veste un abito meraviglioso e la sua corona riflette luce e chiarezza, davanti la quale devo chiudere gli occhi. Mi sollecitò di includere il seminario maggiore nelle mie quotidiane preghiere e sofferenze. Con commoventi parole mi raccomandò tutti i suoi “compagni di casa”, in particolare il consiglio direttivo del seminario… Chiesi a questo meraviglioso principe se era già stato lì quando ‘Deus dedit’ (il mio confessore) e ‘Servus Dei’ (suo amico) frequentavano il seminario . Allora disse: “Si, sono nella casa sin dalla sua fondazione. Conosco i tuoi amici spirituali e li saluto a nome di Dio. Fanno parte di coloro che mi portano gioia, ma pensa quanta tristezza mi toccò sopportare già, quando vedevo all’ ordinazione sacerdotale, che una parte di loro si sarebbe persa. Nessuno mi pensa, nessuno mi invoca, ma sono pur sempre qui per pregare ininterrottamente per la mia casa ed i suoi abitanti. E mi è stato conferito da Dio un potere così grande!’ Allora gli chiesi della prossima ordinazione sacerdotale e se vi sarebbero molti santi fra loro. Allora l’angelo sorrise e disse: ’Molti? Che vuol dire? Uno ce ne è quest’anno, è questo è molto, perché a volte passano anni, senza che io abbia una tale gioia.’ Poi chiesi dell’anno dell’ordinazione di ‘Deus dedit’. ‘Allora furono tre. Pax tecum!’ E non vidi più nulla.” In un’altra occasione, l’arcangelo di Mechthild venne a parlare delle condizioni nel seminario sacerdotale. Fu il 22 giugno del 1907. Allora la donna venne a sapere ciò che segue: “ In questo momento il diavolo sta lavorando segretamente per raggiungere le anime… Si sta impegnando ad allentare il morale e la fede dei futuri sacerdoti. Contesterà l’esistenza degli angeli e considererà la venerazione della Santissima Vergine un sentimentalismo, e tratterà il suo concepimento immacolato come una convinzione esagerata ed isterica; il dogma del concepimento immacolato sarà chiamato divinizzazione della Madre di Dio. Si alzeranno persino docenti e professori che parleranno di una esagerazione nella venerazione di Maria e dei Santi e solleciteranno i fedeli di rivolgersi direttamente a Dio e di non perdersi nella infantile e stupida venerazione dei santi nelle loro preghiere. Questa segreta battaglia e quel nascosto lavoro di Satana dura ormai qualche anno. Anche nella nostra diocesi lavora senza stancarsi. Il diavolo avrà più successo che nel periodo della riforma. È attento e chi cerca di contrastare i suoi piani, verrà perseguitato fino all’ultimo. L’anno prossimo, padre B. dovrà stare attento, riscontrerà alcune delle citate considerazioni fra gli alunni. Li è stato somministrato il veleno, senza che l’avessero riconosciuto come tale. Il povero padre B. scoprirà tanta indifferenza nella fede e nelle ripetute preghiere senza pensarci di considerazioni quasi atee. Padre B. era già stato scelto sin dall’inizio a ricoprire questo posto di responsabilità nel seminario sacerdotale in questi tempi difficili. Ma deve stare tranquillo, la grazia di Dio è con lui.” Anche ciò che La Signora Mechthild Thaller venne a sapere dei nove cori angelici, che invocava e venerava ogni giorno, e di ciascuno dei cori e dei tre arcangeli nominati nella S. Scrittura Gabriele, Michele e Raffaele, dà molte informazioni perché è correlato con la storia della redenzione e la gerarchia della chiesa. Istruttivo nelle annotazioni del diario è anche ciò che scrisse sugli angeli nella vita di determinati santi e sulla relazione di essi con le povere anime nel purgatorio. Pressoché tutte le annotazioni del diario confermano, che questa donna, venerata da molti fedeli cattolici come ottima consigliera spirituale, fu veramente una “confidente degli angeli” sulla terra. Morì il 30 novembre 1919. - Don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

GRAN BRETAGNA:NADIA EWEIDA, LICENZIATA DALLA BRITSH AIRWAYS PER UNA CROCE AL COLLO

Post n°3125 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

E’ finito davanti alla Court of Appeal londinese un altro celebre caso di discriminazione nei confronti dei cristiani in Gran Bretagna. Nadia Eweida, una cinquantottenne impiegata delle British Airways, non si è arresa di fronte al verdetto del Tribunale del Lavoro che ha respinto il suo ricorso. Questi i fatti. Nel settembre 2006 Nadia Eweida, addetta al servizio di check-in presso il terminal 5 dell’aeroporto di Heathrow, si vede intimare dalla direzione della compagnia aerea di non indossare, durante l’orario di lavoro, la collanina con la croce che portava al collo. Il rifiuto da parte della dipendente, motivato da sue profonde convinzioni religiose e dal fatto che i segni distintivi di altre fedi venivano invece permesse dalla compagnia, non viene preso molto bene. Infatti, senza tanti complimenti, Nadia Eweida viene licenziata il 20 settembre 2006, con la motivazione che la sua croce d’argento, non più grande di una moneta da 5 pence, appare contraria alla «company’s uniform policy». Le 49 pagine di dettagliate istruzioni sull’uso delle uniformi e dei gioielli delineavano, infatti, una filosofia aziendale impostata sull’assoluta “neutralità” nei confronti delle convinzioni personali dei dipendenti. Invoca, poi, l’art. 9 della Convenzione europea sui diritti del’uomo e le vigenti normative britanniche in materia di tutela delle pratiche e delle convinzioni religiose dei dipendenti, l’Employment Equality (Religion or Belief) Regulations 2003. Evidenzia, inoltre, la disparità di trattamento compiuta dalla British Airways nel «permettere l’utilizzo di simboli religiosi visibili per i credenti in altre fedi, come ad esempio il kara, braccialetto sacro dei Sikh, il kippah, copricapo degli ebrei, o la hijab, velo per le donne musulmane». British Ariways, infatti, si è vista bene dal vietare simili forme esteriori di fede. Singolare la tesi difensiva della compagnia aerea. L’avvocatessa Ingrid Simler si rivolge alla Corte sostenendo che «l’esibizione della croce al collo non è richiesta come precetto dalla religione cristiana ed è quindi frutto di una scelta individuale e non obbligatoria rimessa al mero desiderio della Eweida».
Ma l’avvocatessa si spinge oltre – fino al limite dell’irriverente –, quando dichiara che «il simbolo utilizzato dalla Eweida deve intendersi come espressione di una semplice convinzione allo stesso modo dei simboli utilizzati da altre persone per manifestare contro il nucleare o in favore dei diritti degli omosessuali». All’udienza sono presenti diversi sostenitori di Nadia Eweida e qualche parlamentare. C’è pure l’ex Ministro degli Interni John Reid, il quale, prendendo la parola fuori dall’austero palazzo di stile gotico-vittoriano che ospita la Court of Appeal, dichiara: «Questo caso rappresenta un chiaro indicatore del fatto che i cristiani non godono delle stesse protezioni previste dalla legge per i fedeli di altre religioni a cui viene garantita, nel posto di lavoro, la massima disponibilità per quanto riguarda l’abbigliamento e l’esibizione di simboli religiosi». Anche Nadia Eweida, subito dopo l’udienza, rende una dichiarazione: «Io ho combattuto questa battaglia legale fino alla Corte d’Appello per difendere il diritto dei cristiani a portare indosso una croce. E’ triste constatare come British Airways non si renda conto e non riesca a percepire che proprio la croce è il simbolo per eccellenza della fede cristiana». Lo scorso venerdì 12 febbraio, la Corte d’Appello londinese, con una sentenza più che prevedibile, ha respinto il ricorso di Eweida. Patetica l’uscita di Lord Justice Sedley, uno dei giudici d’appello, che dopo aver ribadito l’inopportunità di esibire simboli religiosi nei luoghi di lavoro, ha dichiarato che, tutto sommato, «non è impensabile che in alcuni casi un divieto generale rappresenti l’unica soluzione». Peccato che l’ultima sentenza dell’Alta Corte in materia abbia ribadito il fatto che la proibizione ad una ragazza sikh di portare a scuola il “kara”, braccialetto sacro, integri un vero e proprio atto di discriminazione religiosa. Qual è la differenza tra una croce ed un kara? Semplice. La reazione dei discriminati. Non è facile gestire politicamente le veementi proteste della comunità sikh o di quella islamica, mentre i cristiani hanno da sempre dimostrato di essere assai più “tolleranti” rispetto alle ingiustizie patite. Fa parte, del resto, del loro stesso DNA. La morale di questa storia dovrebbe farci riflettere. Mentre da noi in Italia si discute se esporre o meno il crocifisso nei luoghi pubblici, in Gran Bretagna la magistratura ha già deciso che ad un cristiano si può impedire di portare al collo il simbolo della propria fede sul luogo di lavoro. Se consentiamo che la tolgano dai muri, arriveranno a levarcela anche di dosso. -
Gianfranco Amato- ilsussidiario -

 

 
 
 

IL MALESSERE DI VIVERE

Post n°3124 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un problema inquietante, soprattutto in America del Nord e in Europa Occidentale, ci è dato nello assistere a quel fenomeno definito il malessere di vivere. Migliaia di suicidi, specialmente tra i giovani, devono aprirci gli occhi. Uno studio condotto in un’università canadese ha accertato che il tasso dei suicidi degli adolescenti è aumentato nell’ultimo decennio del 200 per cento. Il dato riguarda il continente americano, l’Europa, l’Australia e la Nuova Zelanda. Il suicidio uccide più ragazzi tra i 15 e i 19 anni delle malattie cardiovascolari, del cancro, della droga e dell’Aids. Le stesse morti per incidenti stradali del sabato sera ci interpellano in modo drammatico. Non si tratta di chiudere le discoteche due, tre ore prima dell’alba o appena dopo la mezzanotte, si tratta di approfondire il problema. Questi ragazzi, che trovano la morte uscendo dalle discoteche ubriachi o impasticcati, non sono riusciti a trovare un senso alla loro vita, non sanno perché vivono. Da dove proviene questo disgusto per la vita? Più questi ragazzi sono sazi di beni materiali e più la loro esistenza è vuota, noiosa, svalutata. È inconcepibile che alla primavera della vita decidano di farla finita per sempre, fenomeno unico nella storia dell’umanità, un’altra strage degli innocenti. Eppure il male di esistere è un assassino spietato che miete vittime senza sosta e che predilige coloro che sono agli albori della vita. Un altro problema sempre drammatico è quello del consumo di droga presente in gente di ogni ceto sociale. Finito una buona volta di sperare in un paradiso religioso al di là della morte, si cercano paradisi artificiali in questa vita, con la conseguenza di pagare costi altissimi per la società e per gli individui. Insomma, se non ci si rivolge più all’Infinito, lo si baratta con il finito. Si avverte da parte di molti il desiderio di fuggire in qualche modo dalla vita frenetica e nervosa che tutti, chi più e chi meno, conduciamo, e si finisce per diventare schiavi di dipendenze da cui si rimane segnati per tutta la vita, se si riesce a portare fuori la pelle. In una società che rimuove la morte, che non ne parla, che ha il culto della giovinezza e della vita, si annidano, quindi, segnali inquietanti di morte: suicidi, aids, droga, incidenti stradali, inquinamento atmosferico. Si è perso il gusto della vita; parliamo tanto di divertimento e crescono sempre più i disperati. Non saranno questi gli inconvenienti per aver allontanato dalle nostre strade l’Autore della vita? (At. 3,15). Nel nostro tempo la stessa scienza, spinta ai suoi limiti estremi con sperimentazioni e manipolazioni della persona umana, porta a domandarsi se l’uomo è un animale come gli altri che, per una serie di coincidenze e circostanze favorevoli, è dotato di coscienza e intelligenza. Si pensa di salvare tutti i valori e si uccide il valore per eccellenza: la vita! Così, dopo aver decretato la morte di Dio, ora si tenta di decretare quella dell’uomo. Per la verità nel secolo scorso comunismo e nazismo hanno messo a morte sia Dio che l’uomo. Oggi nuove forme di barbarie quali l’aborto e la manipolazione genetica (tanto cara già ai nazisti) minacciano l’uomo. Il tutto è fatto passare con nobili ideali, in nome della ricerca scientifica, e a beneficio degli individui. Chi di noi può sapere a che cosa porterà l’aver messo mano alla manipolazione dell’ordine della natura e al mistero della vita? Una civiltà si giudica dal grado di umanità che è capace di produrre. Il progresso degli ultimi anni, in campo economico e tecnologico, ha apportato all’uomo occidentale benessere materiale ma non una vita più umana, accompagnata da un progresso spirituale e morale. Dobbiamo risvegliarci ai nostri desideri più profondi, non possiamo continuare ad accontentarci ora dell’ultimo telefonino, delle scarpe da ginnastica all’ultima moda, di un’automobile di lusso, noi siamo fatti per qualcosa o meglio Qualcuno di infinitamente più grande di questi surrogati. Anziché servirci delle cose, e metterle al nostro servizio, diventiamo dipendenti di queste e si riduce il nostro vivere ad una serie di bisogni materiali da soddisfare. In questo nostro mondo attuale non siamo più noi i protagonisti, sono le cose. Daniel Ange scrive: “Il nostro mondo occidentale: economicamente super evoluto, spiritualmente sottosviluppato. Tragicamente. I mezzi per vivere soffocano le ragioni di vivere. Il godimento mina la speranza. La facilità atrofizza la volontà”. Siamo fatti per credere, come è attestato da tutta la storia dell’umanità e da tutte le culture e, come vediamo, se si abbandona la fede in Dio Creatore compaiono all’orizzonte veri e propri surrogati della speranza, forme di superstizione inammissibili per chi si definisce uomo moderno. Anziché guardare in alto, stiamo cominciando a guardare pericolosamente verso il basso, con il risultato di appiattire la vita e per dirla con Proust: “Abbiamo elevato a istituzione la nostra mediocrità”. (da Scommessa sull’uomo – editrice Elledici 2006) - Claudio Dalla Costa - cultura e società -Isegnideitempi -

 
 
 

C'E' ETICA E ETICA. PERCHE' IL CANTANTE DROGATO NO MA LA SPOGLIARELLISTA NUDA SI

Post n°3123 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da diglilaverita
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I vertici Rai hanno fatto benissimo a trasmettere su Raiuno, durante il festival delle televisione italiana, lo spogliarello integrale di una donna che a fine esibizione era nuda, con dei gingilli sui capezzoli e sgambettava in una grande coppa da Martini piena di liquido. Hanno fatto benissimo perché hanno dimostrato, nonostante le alte motivazioni addotte, che l'esclusione di Morgan da Sanremo è incoerente. Con la Rai e con il suo tanto difeso codice etico. Signore e signori, lo spettacolo di prima serata deve guadagnare in ascolti, deve poter vendere i propri spot festivalieri a cifre super, quindi deve rispettare il codice etico quando fa comodo farlo, non lo rispetta se comodo non fa più. E' chiaro che maneggiare principi etici, codici etici, comportamenti etici può diventare molto peggio che maneggiare cantanti drogati e spogliarelli integrali. Non si capisce perché però si sia deciso di non avere a che fare con i primi, ma con le seconde, sì. E' per caso colpa di qualche tesi veterofemminista? - Diana Zuncheddu - Isegnideitempi -


 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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