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« Il Dottor MarioIl Dottor Mario »

Il Dottor Mario

Post n°12 pubblicato il 14 Agosto 2011 da robertocass
 
Foto di robertocass

12° Puntata



Mario, Mario


Sento una musica.


Ora sono in chiesa, mi sto sposando.

Non era bella mia moglie e non ci siamo mai voluti veramente bene.

Ma perchè ci siamo sposati?

Non me lo ricordo.

Sicuramente l'aveva deciso lei.

Decideva sempre tutto.


Decideva e organizzava, passava la giornata ad organizzare tutto e tutti.

Il matrimonio, la casa, i mobili, tutto era stato già deciso.

Io venivo a saperlo a cose già fatte.

Ma non mi dava fastidio.

Per come sono fatto io avere una persona che pensa a tutto non è per niente fastidioso.


E così faceva tutto lei, provò anche ad organizzarmi il lavoro ma poi per fortuna ci rinunciò.


La casa era stata arredata con degli orrendi mobili finti antichi e si entrava solo con le pattine.

Sì con quelle maledette pattine che odiavo con tutto me stesso.

Non potevo nemmeno togliermi le scarpe, non andava bene, avevo i piedi sudati.


L'unico mio rifugio era uno stanzino dove avevo ricavato uno studiolo.

Ecco, lì non entrava, eravamo arrivati ad un compromesso, o meglio aveva lei rinunciato a metterci mano.

E così andavo sempre lì con la scusa di lavorare e me ne stavo tranquillo.


Oggi mi chiedo, per quale motivo la sopportavo, ma non sono ancora riuscito a darmi una risposta.


Dopo un anno di matrimonio decise che era giunto il momento di fare dei figli.

Cercava rapporti e alla fine rimase incinta.

Le cose peggiorarono, si sentiva l'eletta, guardava con commise- razione le donne senza figli e si dilungava in spiegazioni sull'im- portanza di essere madre, che una donna lo è sempre e così via.


Per quello che mi riguarda aveva deciso di tenermi fuori dall'evento e come sempre la cosa non mi dispiaceva.

Arrivammo al parto, nacque Marianna.

Il parto fù molto naturale e rapido ma lei lo raccontava con dovizia di particolari, dilungandosi in sofferenze inerarrabili che aveva sopportato con coraggio inaudito.


A casa le cose non cambiarono, anzi, la camera da letto era invasa da culla, fasciatoio, armadi, bagnetti, di tutto e di più.

Io mi sistemai nello studiolo e poi quasi renza rendermene conto inziai a dormire a studio.


Lo studio era stato affittato insieme ai due miei colleghi, avevamo una stanza per uno e usavamo la cucina come magazzino.

La presi io e divenne praticamente la mia vera casa, dove pian piano portai tuttte le mie cose.


Mia moglie quasi non se ne accorse, o meglio fece finta di non vederlo.

Era talmente impegnata a fare la mamma, oberata da mille problemi, che per me non c'era più posto.

Qualche volta mi chiedeva qualche parere medico ma non per seguirlo, solo così per atteggiarsi a grande esperta.


Era sempre impegnatissima, ogni cosa diventava un dramma, la bambina veniva osservata al microscopio in ogni suo movimento, se mangiava, se non mangiava, se cresceva bene o no, se faceva il rottino, se aveva le gambe dritte, se dormiva poco o tanto.


La bambina cresceva e le cose non migliorarono.

Mi assentai completamente, continuai la mia solta vita, comportandomi da buon padre di famiglia, non facendo mai man- care nulla, ma senza nemmeno provare ad intaccare quel rapporto madre figlia diventato tanto ossessivo e patologico.


I rapporti con mia moglie cessarono del tutto, lei aveva raggiunto il suo obiettivo e sotto sotto andava bene anche a me.

Andavo poco in casa, la scusa era sempre la stessa e continuavo a vivere sempre fra ricette e visite a domicilio.


Mi capitò di conoscere qualcuna ma sono sempre stato troppo pigro per avere avventure, troppa fatica e troppi problemi.


Io i problemi li ho sempre scansati, ho rinunciato a vivere per non averli.

La mia vita mi andava bene così, non cercavo altro.


Mia figlia cresceva, diventava sempre più simile alla madre e per me averne due in casa era veramente troppo, lasciavo così campo libero.

Ero veramente un buon padre, facevo sempre regali, non di- menticavo mai compleanni ed onomastici, mi facevo sempre sentire.


Ma in realtà non c'ero, non ci sono mai stato.


In casa sempre discussioni, mia moglie mi accusava di non guadagnare abbastanza, di non avere ambizioni.


Mi parlava sempre di colleghi che avevano fatto carriera, che avevano fatto fortuna,che erano entrati in politica.


A me non interessava e la lasciavo parlare.


Ed oggi sono solo, non so nemmeno dove siano.

 
 
 
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