I Miei Racconti

Dove sono tutti quanti?


    Nell'insieme delle domande sull’origine della vita e sulle probabilità che altri posti nell’Universo possano ospitarla si ammette che le condizioni che hanno reso possibile la vita sulla Terra possano essersi verificate in più di un posto nell’Universo.Allora cosa impedisce ad altri esseri viventi sufficientemente evoluti di stabilire un contatto con noi?E ancora come disse Fermi nel suo famoso paradosso: Dove sono tutti quanti?Partendo da un’analisi delle civiltà umane, di come queste civiltà si siano evolute e di come siano infine scomparse nel corso della storia, si ipotizza che eventuali civiltà aliene abbiano seguito o siano destinate a seguire un’evoluzione che porta, alternativamente, o al collasso o al necessario ridimensionamento delle ambizioni di colonizzazione di altri mondi, a fronte di una popolazione in continua crescita e di un crescente consumo di energia.Energia che sarebbe utilizzata da quelle civiltà per il solo loro mantenimento rinunciando allo sviluppo di tecnologie che rendano possibili le interconnessioni con altre civiltà nell’Universo.Da decenni, parte del dibattito sull’esistenza della vita extraterrestre ruota intorno alle condizioni di possibilità dei viaggi interstellari, notoriamente irrealizzabili con la tecnologia sviluppata dagli esseri umani e attualmente impiegata nelle missioni spaziali.Sarebbe infatti impossibile, con i mezzi attuali, raggiungere velocità che permettano di percorrere in un tempo ragionevole le enormi distanze che separano i sistemi planetari.Nel 1975 l’astrofisico americano Michael Hart affermò che alieni intelligenti avrebbero già potuto visitare la Terra a un certo punto della storia del nostro pianeta, ma dovrebbero essere partiti non meno di due milioni di anni prima.Suggerì quindi che l’assenza di colonizzatori sulla Terra e di prove dei loro progetti ingegneristici nel sistema solare possano essere spiegate meglio dall’ipotesi che non esistano civiltà extraterrestri abbastanza evolute nella nostra galassia.Non escluse tuttavia altre ipotesi: che quelle civiltà siano troppo giovani per raggiungere la Terra, e le loro tecnologie a uno stadio ancora primitivo; che abbiano visitato la Terra ma non siano state osservate; che abbiano scelto di non visitare la Terra, pur avendone la possibilità; o che una qualche difficoltà fisica correlata all’astronomia, alla biologia o all’ingegneria impedisca loro di viaggiare nello Spazio.L’astrofisico italiano Amedeo Balbi nel suo libro “Dove sono tutti quanti” definisce che l’unica certezza in tutta questa discussione è l’assenza di prove di civiltà avanzate nella nostra galassia.E' certo che le persone che credono nelll’esistenza di intelligenze extraterrestri condividono in genere con quelle appassionate di avvistamenti di UFO una comune inclinazione a credere che un miracoloso intervento interstellare salverà l’umanità da sé stessa.Come se tra queste persone fosse diffuso un certo pessimismo di fondo rispetto al destino delle civiltà terrestri.A scenari negativi o persino catastrofici sembrano alludere anche altre ipotesi di spiegazione dell’assenza di comunicazioni con civiltà aliene, ipotesi che si concentrano sul discorso delle risorse e della tecnologia.Una delle teorie più accreditate è che una volta raggiunto un certo livello tecnologico le civiltà immancabilmente si autodistruggono.Le civiltà planetarie man mano che crescono in scala e in sviluppo tecnologico, finiscono per raggiungere un punto di crisi in cui l’innovazione non è più in grado di tenere il passo con il fabbisogno energetico.In qualsiasi scenario analizzato una civiltà che arrivi ad una crescita illimitata, tenderà a raggiungere un punto di collasso.Quanto più quella civiltà si avvicinerà a quel punto, tanto più frequenti saranno le crisi che dovrà affrontare.Crisi di fronte alle quali quella civiltà potrà o ridefinire la propria evoluzione destinando maggiori risorse al benessere sociale, allo sviluppo sostenibile e all’integrazione nel proprio ambiente, o proseguire nella crescita fino al collasso.Pur senza rinunciare completamente all’esplorazione spaziale, quella civiltà non si espanderebbe su scale abbastanza grandi da stabilire un possibile contatto con la Terra.Uno degli avvertimenti più condivisi dagli astrobiologi è di fare attenzione a utilizzare le caratteristiche specifiche della vita terrestre come guida nella ricerca di forme di vita extraterrestre.L’idea delle città come struttura organizzativa della vita potrebbe anche non avere senso, in scenari diversi da quelli considerati dai ricercatori.Potrebbero esistere civiltà tecnologiche le cui dinamiche ci apparirebbero estranee allo stesso modo di come ci apparirebbe estranea una forma di vita che non richieda la presenza di ossigeno per esistere.Non abbiamo ancora risposte a tutte queste domande e solo il prossimo futuro potrà darci qualche spiegazione. Da Internet