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La verità sui cambiamenti del clima

Post n°123 pubblicato il 12 Agosto 2017 da robertocass
 

 

 

 

 

Il clima sta cambiando, ormai è praticamente un dato di fatto.

Si sta ancora tentando di capire in che modo i cambiamenti dovuti al clima possono essere stati influenzati dall’uomo e in che modo possono essere fermati.

Si sta discutendo animatamente di quello che viene chiamato surriscaldamento globale.

Si parla di scie chimiche, di guerra ambientale mai dichiarata e mai ammessa e poi tante teorie su cui però non esiste una certezza assoluta.

Sono molti i fattori su cui però ormai si è sicuri, certamente primo è l'incremento della popolazione e il miglioramento degli stili di vita con il conseguente aumento del consumo dei combustibili fossili, come il petrolio, il carbone e il gas.

E poi l'inquinamento, i consumi sfrenati dei paesi ricchi, la mancanza totale di una politica ambientale che non può essere che concordata a livello planetario.

In un mondo che diventa sempre più piccolo soffriamo dell'inquinamento della Cina e veniamo fortemente penalizzati da una folle deforestazione che distrugge ogni anno ben 17 milioni di ettari di foresta tropicale.

Le ricadute e le scelte sbagliate di una nazione pesano ormai sul futuro del mondo intero.

Negli ultimi 130 anni la temperatura media della superficie terrestre è aumentata di 0,6° C, aumento particolarmente marcato negli ultimi 20 anni.

Se la Terra non avesse un’atmosfera in grado di assorbire una parte del calore solare, sarebbe un pianeta di ghiaccio, praticamente inabitabile, con una temperatura media della sua superficie pari a –18°.

La Terra riceve energia radiante dal Sole sotto forma di raggi luminosi e ne restituisce altrettanta allo spazio sotto forma di raggi infrarossi.

Alcuni gas però contenuti nell’atmosfera lasciano passare la luce solare ma trattengono parte del calore riemesso dalla superficie terrestre, attraverso un meccanismo noto come “effetto serra”.

Questi gas-serra sono principalmente l’anidride carbonica (CO2), il protossido di azoto (N2O), il metano (CH4) ed il vapore acqueo.

Da 2 miliardi di anni la concentrazione di questi gas nell’atmosfera è rimasta praticamente costante, e ciò ha consentito il mantenimento della temperatura media attorno ai 15°.

Ora però con quello che stiamo vivendo si prevede che la temperatura della superficie terrestre possa crescere, se non verranno posti dei correttivi, da 1,4 a 5,8° da oggi al 2100.

Un aumento che sarebbe devastante.

La crisi del clima non è più una minaccia del futuro, ma una realtà di oggi, le anomalie meteorologiche sono ormai evidenti ed arrivano a sviluppare fenomeni atmosferici di violenza incontenibile.

Il pianeta si sta surriscaldando e stiamo vivendo il più grande disgelo dalla fine delle glaciazioni.

Nell’ultimo secolo i ghiacciai del monte Kenya hanno perso il 92% del loro volume e quelli del Kilimanjaro il 73%.

In Italia, i ghiacciai alpini hanno perso circa il 50% del loro volume.

Stanno scomparendo persino i ghiacci dell’Antartide.

Fino a poco tempo si riteneva che ci sarebbero voluti migliaia di anni di massiccio riscaldamento globale per sciogliere lo strato di ghiaccio dell’antartico orientale, che è spesso 3 Km, grande quanto gli Stati Uniti, e vecchio di 10 milioni di anni.

Recenti studi ritengono che continuando il processo di riscaldamento in corso potrebbero invece sciogliersi in pochi centinaia di anni provocando l’innalzamento del livello dei mari di 60 metri.

Ma questo avverrà anche più rapidamente e il livello dei mari, già cresciuto di 10-25 centimetri nell’ultimo secolo, salirà da 9 a 88 cm entro il 2100, causando la sommersione di vaste aree costiere, parti di città ed interi arcipelaghi.

Il cambiamento climatico inoltre minaccia di provocare una nuova ondata di panico legato all'ambiente e all'ecologia.

Stiamo assistendo oggi alla ricerca di terre coltivabili da parte di paesi densamente popolati come la Cina o poco coltivabili come quelli arabi e il timore di devastazioni dovute al riscaldamento della Terra potrebbero provocare ulteriori problemi.

Oggi la ricerca di terre al di fuori dei propri confini riguarda i Paesi del Golfo, ricchi di petrolio, ma poveri di derrate agricole, il Giappone, la Corea del Sud e soprattutto la Cina, che non è in grado di produrre in proprio le materie prime necessarie per garantire il benessere a cui la popolazione aspira.

Il continente verso cui si dirigono questi interessi è l’Africa, dove si trovano le maggiori distese di terre incolte e dove la debolezza delle strutture statali e dei governi locali facilita il fenomeno del “land grabbing”: l’accaparramento delle terre considerate “inutilizzate” e quindi vendute a terzi, aziende o governi di altri Paesi, spesso senza il consenso delle comunità locali, che le usano per le proprie necessità alimentari.

Un fenomeno che dal 2008, dopo lo scoppio della crisi finanziaria, è cresciuto del 1000% mandando in rovina migliaia di contadini privati della terra, del lavoro e del futuro.

La Cina ha già preso in affitto un decimo del suolo arabile ucraino, ed è interessata alle aree coltivabili del Sudan, in concorrenza con altri Stati.

Oltre alla caccia alle terre fertili nei Paesi del sud del mondo gli effetti deleteri dei gas serra sull’ambiente aggravano le tensioni già in essere.

La siccità in Africa, le alluvioni sul sud est asiatico, le guerre in Medio Oriente e la povertà diffusa spingono da tempo alla fuga migliaia di persone, dirette verso le nazioni più ricche.

Un fenomeno inarrestabile che ha colto l’Europa impreparata, incapace di trovare un accordo per ridistribuire i migranti, divisa tra chi ha mostrato una parziale disponibilità ad accogliere e chi ha chiuso le frontiere e costruito nuovi muri.

Quello che purtroppo non si vuole spiegare che questi cambiamenti sono ormai una realtà irreversibile.

Le emissioni di anidride carbonica si accumulano negli strati alti dell'atmosfera e vi restano per secoli, mentre vengono gradualmente assorbite da piante e oceani.

Questo significa che le modeste riduzioni delle emissioni che riusciremo ad ottenere, fermo restando gli accordi internazionali, potranno solo rallentare l'aumento della concentrazione atmosferica, ma non potranno impedirla.

Quindi anche se le emissioni fossero ridotte di un eroico 20% dal loro attuale livello nei prossimi 50 anni, ritarderemmo il previsto raddoppio della concentrazione di appena dieci anni, dal 2065 al 2075.

Gli impegni presi dagli Stati puntano a ridurre entro il 2030 le emissioni totali di gas serra in media solo del 3% sotto la crescita media dell’8% attuale.

Inoltre la domanda di energia correlata all’aumento dei redditi e degli standard di vita, salirà di circa 50% per la metà del secolo, trainata dal progresso economico nei Paesi in via di sviluppo e dall’incremento della popolazione a quasi 9,7 miliardi di persone dal 7,3 miliardi attuali.

Dovremo abituarci a questo clima che sta cambiano e porre subito dei correttivi almeno per fermare o rallentare un processo che sembra inarrestabile.

L’Italia si sta scaldando a una velocità doppia rispetto a quella di tutto il Pianeta.

Secondo gli esperti il nostro paese verrà a trovarsi diviso in due fasce climatiche ben marcate con un centro sud dovre una forte riduzione delle precipitazioni ed un problema di siccità che sarà la causa della desertificazione di vaste aree pianeggianti, con una concentrazione di pochi violenti fenomeni in pochi giorni.

Al nord, invece, si avrà un aumento delle precipitazioni, anch’esse concentrate stagionalmente, che causerà alluvioni e dissesti sempre più frequenti con trombe d'aria e bombe d'acqua.

Ma queste previsioni sono già una realtà: lo dimostrano gli avvenimenti di questi giorni con siccità al centro sud e alluvioni al nord.

Perciò oltre a politiche volte alla riduzione delle emissioni di gas serra per limitare i danni futuri, l’Italia ha urgenza di mettere in atto strategie di adattamento rispetto alla conseguenze dei cambiamenti del clima che sono già in corso.

Abbiamo bisogno di una mobilitazione a tutti i livelli, dai comuni alle regioni al governo nazionale, abbiamo bisogno di mettere in campo azioni in risposta alla sfida dei cambiamenti climatici.

Si dovranno porre dei freni all'eccesso dei consumi, imporre dei cambiamenti agli stili di vita, obbligare ad un recupero totale di rifiuti, limitare il consumo eccessivo di acqua, e tanto tanto ancora.

Certo sarà fondamentale che si capisca che non parliamo di scelte che si possono fare o no, ma di obblighi dai quali non si può più prescindere.

I danni fatti dall'uomo al nostro pianeta sono gravi ma ancora non irreversibili, ed abbiamo già le soluzioni.

Basta iniziare ad applicarle.

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Commenti al Post:
che41
che41 il 28/11/17 alle 21:34 via WEB
la geoingegneria assassina vuole manipolare il clima- guerra ambientale non dichiarata, scie chimiche e HAARP stanno devastando il Pianeta con veleni ed onde elettromagnetiche!!
 
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