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« La poesie di Emily Dikinson | Il coraggio va coltivato... » |
Post n°10 pubblicato il 11 Giugno 2008 da shinoda1
Rimasto solo, l’innominato sta immobile, con gli occhi fissi al pavimento su cui cade il raggio della luna, improvvisamente decide di andare a vedere la sconosciuta contadina. Sale alla camera della vecchia, dove trova Lucia << rannicchiata in terra nel canto il più lontano dall’uscio>>. Sgrida aspramente la vecchia: << Chi t’ha detto che tu la buttassi là come un sacco di cenci, sciagurata?>>, ma si risolve a Lucia con dolcezza: << Alzatevi, che non voglio farvi del male.. e posso fari del bene>> Lucia però è irremovibile nella sua angoscia, anche se la sua stessa disperazione le dà una sorta di coraggio: prega con strazio, ma anche con fermezza, di lasciarla tornare da sua madre: << oh, Vergine santissima! Mia madre! Forse non è lontano di qui … ho veduto i miei monti! Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!>>. L’innominato, turbato, la lascia con una vaga promessa: << Domattina>>. L’ispezionato come d’abitudine alcune parti del castello, l’innominato si chiude in fretta e furia nella sua camera, e si getta sul letto: ma il sonno non viene. Combatte la compassione che ha provato per Lucia. In questo stato d’animo, nella sua solitudine di cui prende sempre più profonda coscienza, gli tornano alla mente le parole di Lucia. È una < |
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