Rosa in inverno

Menopausa addio?


La menopausa era caratterizzata da precise ragioni biologiche quando la durata media della vita dell'uomo, dunque anche della donna, si aggirava intorno ai cinquant'anni.In quel tempo, nemmeno troppo lontano dal nostro, la menopausa rappresentava un'autentica "anticamera della morte", nella cui memoria biologica, che dell'evento ogni donna conserva,  è racchiusa la sensazione di lutto che tuttora l'accompagna.La previdente e lungimirante natura decise che non dovessero nascere figli orfani e pose così un limite temporale alla fertilità femminile.Il progresso medico-scientifico che ha caratterizzato il  900, e soprattutto gli ultimi decenni, ha tuttavia determinato un progressivo allungamento della vita dell'uomo e della donna, al punto che quest'ultima vive oggi mediamente fino ad 86 anni e pare destinata ad oltrepassare i 100 nel 2030.Considerata questa premessa, è certo che ogni donna dovrà trascorrere metà della propria vita in menopausa e se la menopausa è precoce, addirittura i 2/3 della medesima, senza che vi siano più le ragioni biologiche succitate che la giustifichino.Alla quantità della vita non corrisponderà più la qualità della stessa, poiché  l'assenza degli ormoni estro-progestinici, prodotti dall'ovaio, determinerà il progressivo deterioramento degli organi vitali, cagionando un rapido invecchiamento in una donna  che sarà anagraficamente ancora giovane.Nessuno può sapere quanto tempo impiegherà la natura per adeguare il corredo ovocitario della donna ai suoi nuovi tempi esistenziali, vista la repentina estensione dei medesimi né se mai essa potrà o vorrà farlo, poiché la sopravvivenza delle specie sarebbe garantita anche con gli attuali trent'anni di fertilità femminile.Noi, fortunatamente, possiamo arrivare dove la natura non giunge: abbiamo la scienza e conosciamo le cellule staminali. Ancora non sappiamo con certezza se anche nell'ovaio femminile siano presenti cellule staminali specifiche (totipotenti), in grado di rigenerare l'ovaio stesso e di ricostituire gli ovociti; possiamo però avvalerci degli esiti di alcuni esperimenti condotti su topoline sterili, che non si capisce perché non dovrebbero funzionare anche con le "topolone".Il concetto storico dell'ovaio "scatoletta", secondo cui la donna verrebbe al mondo con un numero prestabilito di ovociti, tra cui soltanto 350-400 giungerebbero a maturazione e al cui esaurimento subentrerebbe la menopausa, potrebbe essere superato.Oggi possiamo pensare che anche nell'ovaio della donna esistano cellule staminali progenitrici della linea germinale che potrebbero essere inattive o venire disattivate dallo scorrere del tempo, così come possiamo ritenere che gli ovociti che popolano l'ovaio provengano a flusso continuo dal midollo osseo della donna e che un fattore ancora sconosciuto, in un determinato momento, ne blocchi il transito.Anche qualora le ipotesi descritte si rivelassero fallimentari, possiamo sempre avvalerci delle staminali "riprogrammate", le quali, fatte regredire fino allo stadio di una staminale embrionale, possono costruire qualunque tessuto e, perché no, anche l'ovaio e gli ovociti.Io sono l'unica in Italia a perseguire queste ricerche, poiché la mancanza di fondi e di sentieri già tracciati economicamente promettenti scoraggia ricercatori ed istituzioni. Sto combattendo una battaglia scientifica ed anche civile; mi sto battendo per le donne, a cui non desidero consentire gravidanze ad oltranza, ma garantire un benessere psicofisico  naturale che non può in alcun modo essere disgiunto dalla vecchiaia che incombe né dall'incontro con la  malattia.