Papaveri ed ombre

A colori


Lia prende il biglietto con il numero nella sala d’attesa e sorride da sola. Ci deve essere una parte di lei che ha deciso di provare tutti i tipi di esperienza, anche quelle più amare. Questa vorrebbe evitarsela, ma in questo momento di crisi lei continua a sentirsi in fondo  una privilegiata e poi  non c’è niente di male, si ripete, nel sacchetto al sicuro nella sua borsa ci sono cose che le appartengono. Non ha rubato, non ha fatto del male, sta solo lasciando dei gioielli prima dell’estate, in un posto al sicuro. Anche i suoi le raccontavano questo: li lasciamo in banca così i ladri non potranno rubarli. “ E perché papà ci danno dei soldi in cambio?” “E’ una procedura, è come se glieli affittassimo, come quando al mare affittiamo il pedalò..” Anche le cose sono sempre quelle, il filo di perle, l’orologino di platino e brillanti, la parure d’oro antico che ha messo al suo matrimonio. Aspetta il suo turno in fila osservando i compagni di questa avventura, li invidia un po’ per quell’aria spavalda che hanno nel gestire una situazione che per lei è nuova. Pegno, polizza, scadenza, riscatto, parole che si sussurravano in casa a mo’ di segreto durante la sua infanzia, cose di cui non si parlava, di cui si faceva solo un cenno con la testa fra orgoglio e rassegnazione. Si sente stretta, ingabbiata in quel mondo di sopravvivenza a cui non credeva di appartenere, sandali da uomo con calzini corti, vestagliette a fiori e quell’atmosfera da neorealismo in bianco e nero che le annoda la gola. Tocca a lei. Lia si alza e va allo sportello. Improvvisamente si sente più a suo agio, sorride alla cassiera, tira fuori dal sacchetto il mucchietto d’oro, sorride, chiede spiegazioni, risponde a tono, firma, infila nel portafoglio i soldi e saluta. Avviandosi verso l’uscita pensa che riuscirà a far fronte a tutte le bollette, questo è il solo presente a cui appartiene. Si lascia avvolgere dall’aria estiva, tutto è a colori ora.