Papaveri ed ombre

Gioco di Bambola


“Aspetta…” disse il professore, mettendo sul letto un involto di carta velina. La vide scartare il pacco con gli occhi pieni di meraviglia. Una nuvola di tulle e pizzo bianco si sparse nell’aria, un vestito a corpetto con la gonna arricciata, calze bianche di seta e un paio di scarpine nere e lucide con la fibbia. Ogni bambina sarebbe stata felice di avere una bambola vestita così e Delgaldina indossò il costume con il compiacimento di chi sa entrare nel gioco delle parti, di chi sa essere gioco e giocattolo nello stesso tempo. Adesso era una bambola vera  e come tale e si mise in posa sul letto, seduta con le gambe rigide  ed il pizzo che mostrava appena le ginocchia velate dalla seta.“Ti piaccio?” Sorrise vezzosa, guardando il professore deglutire in silenzio. “ Sei bellissima, perfetta, rimani ferma per favore” L’uomo si liberò dei pantaloni rivelando un’eccitazione matura ed urgente, si accarezzò guardandola e con il sesso in mano le sfiorò il viso, la bocca immobile, la pelle incipriata e per un attimo un solo attimo la vide sbattere le ciglia.” Il professore guardò il suo oggetto con gli occhi di un artista che sta creando un’emozione, si avvicinò sorridente e le accarezzò il collo minuto. Un rumore di ramo secco e la perfezione lo colse in un orgasmo feroce.Adesso si, che era una bambola, adesso si che era immobile. Solo la mancanza di vita restituiva alla pelle la purezza di un candore incorrotto. Scese le scale con un sospiro soddisfatto, per un mazzetto di banconote in più Madame avrebbe capito che a volte per raggiungere un fine estetico, bisogna a volte sacrificare qualcosa…anche la più bella delle bambole.