Papaveri ed ombre

Multietnicitudini


 
Il sole è alto quando arrivo a Via Collatina con un pensiero fisso: la mia Smartina ha bisogno di olio.“Ma anche no” sussurra la mia pigrizia congenita, ma scenari di apocalittico abbandono sulla carreggiata esterna del GRA, mi rendono forte e consapevole. Mi fermo al distributore vicino all’ufficio, uno spicchio ironico e multietnico nella parte più orientale della capitale. “Potete controllarmi l’olio?” “Certo!” fa il gestore, una linea genetica a vista d’occhio con l’ultimo gladiatore “ Dobbiamo imparare a XXXZZ ( nome impronunciabile  di un ragazzo dalla carnagione delle nocciole. ) a mettere l’olio alle smart che ancora non è capace” Si avvicinano in massa alla macchina: Il gestore, l’allievo, il collega giovane, un cliente affezionato ( ! ) Il gestore apre il portabagagli e fa vedere le leve, i buchi, i bottoni del caso insomma…sembra un primario in visita in corsia. Il collega giovane comincia a far battute:” al paese suo non sono ancora arrivate le macchine…”  “Ma perché di dov’è l’alunnodalnomeimpronunciabile?” “Del Bangladesh” “E tu di dove sei?” “ Di Ecuador…” “Ah il bue che dice cornuto all’asino” faccio, io “Eh ma da noi qualche macchina è arrivata!” ribatte cantalenante l’equadoregno E siamo tutti là, io che tengo il portabagagli sollevato, il cliente affezionato che supervisiona le manovre e prepara il caffè per tutti, l’equadoregno che ho scoperto chiamarsi Roger che fa battute sulla conquista spagnola e l’allievo che cerca di di far entrare l’olio nel bocchettone davanti ad una hola improvvisata.Uno squarcio di sole illumina la lupa con tutti i suoi gemelli attaccati al seno, di tutti i colori del mondo.