Rubra domus

Cogito, ergo sum. Ergo sumus


UN governo riformista, l'attuale.Soffermiamoci un istante, solo un istante, sulla direzione che le riforme in atto, quella elettorale e quella costituzionale, imprimeranno al paese.L'Italia è (lo è ancora) su base costituzionale, una repubblica democratica parlamentare, poiché affida al Parlamento un ruolo centrale nella vita dello stato, un ruolo dialettico e di controllo, nei confronti dell'operato del governo, e un ruolo attivo, nella titolarità del potere legislativo. Un potere, quello legislativo, affidato alle due Camere del Parlamento, che restituisce, del Paese, la fisionomia del  presente (se si parte dall'assunto che le leggi debbano prendere atto delle trasformazioni intervenute nella società, nell'economia, nella cultura) e che imprime alla vita del Paese l'orientamento futuro (se si parte dall'assunto che le leggi agiscano quale motore propulsivo dei cambiamenti che interverranno nella vita politica, economica e sociale).Quali le riforme oggi in atto?Intanto si tenga presente che esse sono state concepite non nell'alveo del Parlamento, ma nell'alveo del Governo, in virtù di quella porzione di potestà legislativa affidata dalla Costituzione Italiana al Consiglio dei Ministri, in nome della necessità e urgenza.Quale, in sintesi, il contenuto delle riforme in gioco?Quale l'orientamento che esse conferiranno allla vita del Paese?Si potrebbe sintetizzare il contenuto delle due riforme con delle formule espressive piuttosto semplici.La riforma elettorale mira ad aumentare il peso della forza politica che abbia ottenuto la maggioranza dei voti degli elettori mediante un premio di maggioranza; mira altresì a ridurre la possibilità, per i piccoli partiti, di accedere al Parlamento attraverso una soglia di sbarramento piuttosto elevata. Impone le liste bloccate, e anche questo implica, per i partiti che si offrano al giudizio degli elettori, un preventivo atto di imperio riguardo ai candidati da proporre per l'elezione, e riguardo ai candidati da "non" proporre.Una riforma che, riducendo la rappresentatività e aumentando il peso della maggioranza, mira a spostare la centralità dal Parlamento al Governo.La Riforma Costituzionale in atto, inoltre, tenderà a ridurre ulteriormente il ruolo del Parlamento prevedendo la cancellazione del principio del bicameralismo perfetto e la trasformazione della  seconda Camera, il Senato della Repubblica, in un'assemblea  di non eletti, ovvero in un'assemblea di sindaci e amministratori locali (pescati dal mucchio non  ho ben compreso secondo quali criteri di scelta) cui verrà, immagino, attribuità una sorta di potestà legilativa in tono minore.Questo è quanto ho compreso delle riforme in gioco.Quello che ho compreso, se ho ben compreso, non mi piace affatto, per due motivi:1- a mio parere il Parlamento dovrebbe essere il luogo della massima rappresentatività, poiché le leggi espresse da un Parlamento dovrebbero tenere in debito conto tutti i fermenti che si muovono all'interno del consesso civile;2-orientare il voto degli elettori verso una maggioranza forte implica poi la formazione di un governo dall'accresciuto peso politico: un governo d'impronta marcata, dunque. Mi chiedo, pertanto, chi garantirebbe il Paese dalle tentazioni autoritarie di un governo "troppo" forte, nel caso in cui la maggioranza venisse ottenuta da una forza politica che si richiamasse a tradizioni storiche di matrice tutt'altro che democratica?Meditiamo.Meditiamo.Meditiamo.Nel frattempo, tra una meditazione e l'altra, rivolgo il mio favore a Landini che, lungi dal voler formare u nuovo partito, si è posto invece l'obiettivo di trovare nuove formule per riiportare alla partecipazione attiva alla vita sociale, economica e politica di questo Paese quella cospicua parte della popolazione che non si sente più rappresentata né ascoltata nei propri motivi di disagio.Sono contenta. Era ora.