Rubra domus

La parte sbagliata


Me l'ha detto.Me l'ha detto come si chiama, ma non me lo ricordo.Il fatto è che parla tanto.Ogni volta mi viene incontro con il sorriso.Mi chiama per nome.Lei il mio nome se lo ricorda.Mi chiama per nome, con un sorriso.Poi comincia a parlare.Io, schiva, cerco di defilarmi, ogni volta.Ogni volta con qualche senso di colpa che tento di soffocare con uno spicciolo in più.Se le offro qualche spicciolo in più, lei si ritira prontamente nel suo angolo, dopo avermi salutata con un sorriso.Altrimenti ricomincia a parlare.A tentare di convincermi a donarle qualcosa in più.Quasi sempre ci riesce, perché è abile.Ed è intelligente.Mi sono chiesta tante volte che cosa avrebbe potuto fare della sua vita se non le fosse toccata in sorte la povertà.Se avesse studiato.Se l'emarginazione non l'avesse ghermita dalla nascita.Avrebbe fatto grandi cose, ne sono sicura, perché è intelligente e sa trovare le parole giuste, le parole giuste ogni volta.Per convincerti ad aiutarla, anche se ha caopito benissimo che hai altro per la testa e non avresti nessuna voglia di donarle qualche spicciolo.O semplicemente di donarle un istante del tuo tempo.Una volta le ho chiesto se suo figlio vada a scuola.Si è illuminata in volto.Mio figlio, mi ha detto, va a scuola e prende bei voti.E non farà la sua vita.Me lo auguro, che  prenda davvero dei bei voti e sia destinato a qualcosa di più che la povertà e l'emarginazione, ma il confine è sottile, sottilissimo.Il confine tra una possibilità e l'altra è impercettibile.Per tutti.Si cammina in bilico tra due possibili esistenze.Sempre.E basta vacillare un istante per ritrovarsi dalla parte sbagliata.Probabilmente suo figlio è già nella parte sbagliata.O forse no. Una volta, nel tentativo di convincermi a donarle qualcosa in più, si è sporta sulla strada.- Attenta!Le ho detto.- Attenta! Potrebbero investirti.- Forse sarebbe meglio.Mi ha risposto.- Forse sarebbe meglio, piuttosto che tirare avanti in questo modo.L'ho guardata a lungo.Non sorrideva più.Un'ombra scura  le pesava sugli occhi nerissimi.L'ombra più nera delle pupille.L'ombra lunga di un destino cattivo.Mi sono vista per un istante al suo posto.Condannata a non avere speranza.Consapevole di non avere speranze.Dalla nascita confinata in un campo sterrato.Nella polvere e nella miseria.Dalla nascita condannata a strappare al primo che passa un istante del suo tempo e qualche spicciolo dal suo portafogli.Con una stretta al cuore.Tutti i giorni.Tutti i giorni.Quando la vedo le offro i miei spiccioli e poi cerco di defilarmi.Pure penso spesso a lei, alla sua vita, al suo bambino cui la sorte ha riservato solo un'esile, esilissima possibilità di riscatto.Mi piacerebbe che la fortuna esistesse.E che qualche volta guardasse dall'altra parte del varco.Dalla parte sbagliata, quella dove i sogni delle madri bambine e dei loro figli sono abitati dalla polvere.