Rubra domus

...e neppure le immagina.


Caro Ministro della Pubblica Istruzione,leggo dal suo curriculum che ha svolto la professione di docente di educazione motoria.Evidentemente, in virtù della sua disciplina di insegnamento, era abituato a correre.Correndo correndo, credo che il pavimento di un'aula lei lo abbia attraversato di volata, senza calcarlo per soste prolungate. Non si preoccupi. Non è l'unico. Ho la vaga impressione che nessuno dei ministri che l'hanno preceduta abbia sostato a lungo sul pavimento di un'aula, in presenza di una classe "vera".Per classe "vera" intendo una sostanziosa parte delle classi che compongono il panorama sofferto e variegato dei destinatari dell'istruzione di questo paese.Non una classe di bambini, ragazzini o adolescenti che sappiano parlare correttamente la lingua italiana, che abbiano l'educazione dei modi e dei comportamenti quale solido retaggio familiare, che abbiano nella famiglia un supporto affettivo stabile e che possano vantare un'alfabetizzazione certa e un patrimonio lessicale dignitoso.No. La maggior parte dei docenti che calcano i pavimenti delle aule della scuola italiana, pavimenti dissestati di locali angusti e maleodoranti in virtù dell'affollamento, devono ogni giorno fare i conti con il rischio dell'insuccesso educativo.Ogni giorno devono mettersi in gioco, i docenti, e ogni giorno camminare in equilibrio precario sul filo sottilissimo che li lega ai loro studenti, sapendo che quel filo può rompersi in ogni istante. Basta una parola di troppo al momento sbagliato e si rompe. E aggiustarlo sarà un'impresa titanica. Il rapporto con gli studenti, caro ministro, è un rapporto precario, reso ancora più precario dalla precarietà dei tempi che stiamo attraversando.E gli studenti, caro ministro, spesso, spessissimo, si portano a scuola il disagio che proviene dal loro retroterra. Spesso hanno un vocabolario che conta, se si è fortunati, su un centinaio di parole  più o meno assimilate nel significato. Spesso sono studenti che, per i loro percorsi di vita, possono contare su un'alfabetizzazione incerta o quasi irrisoria. Spesso sono studenti nelle cui case un libro è una rarità, esattamente come uno stipendio dignitoso. Spesso sono studenti dolorosamente scissi dall'essere oggetto di contesa tra mamma e papà. Spesso sono studenti che provengono da famiglie in cui i genitori non sanno leggere e scrivere in italiano, e non perché siano di origine estera. Spesso provengono da famiglie in cui la povertà è un problema urlante che sposta in secondo piano ogni altra incombenza, scolastica o meno Spesso sono studenti segnati da disturbi che rendono la lettura e la scrittura un'impresa eroica. Spesso sono studenti che trascorrono la giornata da soli, a casa o in mezzo alla strada, e che vanno a scuola senza compiti, senza libri, senza quaderni, senza penne. Spesso sono studenti arrabbiati, perché inconsciamente sentono che il mondo non sarà mai un territorio abitabile.Spesso, semplicemente, non vanno a scuola, o ci vanno quando capita.E gli insegnanti questo lo sanno. Lo sanno perché lo hanno appreso subito, sulla propria pelle, che la loro è una professione difficile, spesso difficilissima, da portare avanti. E si dannano, i docenti, ogni giorno, per trovare un canale di accesso alle menti e ai cuori dei loro allievi. Qualche volta ci riescono pure. Qualche volta ottengono risultati insperati, che tuttavia, se valutati con i freddi parametri di giudizio dei test nazionali, non vengono valutati se non come un insuccesso.Ovviamente.Se i docenti partono da un "meno dieci" e lo portano a "zero", i parametri oggettivi registreranno "zero".Che poi dietro quello zero ci siano l'anima, il corpo e il sangue di un docente che ogni giorno si danna perché i suoi allievi meno fortunati abbiano almeno una chance nella vita, se poi dietro quello zero ci sia la meravigliosa avventura di un bambino che abbia scoperto che c'è un orizzonte più lontano di quello del proprio marciapiede coperto di rifiuti, ecco, questo i test nazionali non lo registrano.Di questo non gliene importa niente a nessuno.Chi non abbia mai calcato "sul serio" il pavimento di un'aula scolastica, queste cose non le sa.E neppure le immagina.