Rubra domus

Cronache dall'altro mondo


  13 marzo, venerdìSecondo giorno.Ieri la giornata è scorsa velocemente.Non mi annoio.Non ne ho il tempo.Pulizia di casa.I cani vanno comunque portati fuori.Il lavoro.Il lavoro a distanza.Ore e ore al computer.Un esercizio faticoso, anche noioso, ma benvenuto sia.Aiuta a non sentirsi inutili. L'unico contributo che posso dare, al momento, è quello di perseverare nel lavoro.Caparbiamente. Senza cedimenti.Oggi, al risveglio, nel silenzio cui ormai sto facendo l'abitudine, ho ricevuto un messaggino."Buon venerdì 13 di un anno bisestile, con una pandemia in corso:"Come dire: non ci siamo fatti mancare niente!Ho sorriso e ho risposto con un emoticon, a dire "grazie! Mi hai strappato un sorriso e te ne sono grata."Oggi ancora non ho cominciato a lavorare. Di nuovo ho pulito casa.Sto diventando una maniaca delle pulizie, proprio io che le ho sempre delegate al dopo. Come si cambia in pochi giorni... d'altronde siamo alla fine del mondo, dell'antico mondo nel quale i riti individuali e collettivi erano sempre gli stessi, con il passare degli anni, nonostante i ritmi sempre più veloci imposti alla vita quotidiana da un sistema che ci voleva pronti, rapidi, scattanti, efficienti.Non mi sono mai sentita efficiente.Né veloce.Se c'è un risvolto positivo, in quest'incubo, è che sto cercando di riappropriarmi del mio tempo, o meglio, dei ritmi con i quali scandirlo.Voglio inseguire una lentezza programmatica.Una lentezza cercata, voluta, ostinata.Non è facile.Sono ancora malata di ansia, dell'ansia dei vecchi tempi. Quando bisognava rispettare le scadenze e le scadenze erano sempre serrate. Ogni giorno di più.Ho ancora il senso di essere perennemente indietro,perennemente in ritardo sui tempi.Retaggio del passato.No. Voglio fare tutto ciò che va fatto per dare il mio contributo.Con calma, tuttavia.Ci pensavo stamane. In fondo potrei essere stata contagiata senza ancora esserne consapevole.A breve potrei ammalarmi, forse morire.Allora voglio che questi giorni, nel caso dovessero essere gli ultimi, vadano vissuti nel modo migliore.Vivendo ogni istante con il tempo che sento necessario per sentirlo, questo istante, e viverlo nella consapevolezza.Fare tutto ciò che è necessario, ma farlo non per arrancare lungo una tabella di marcia forzata.Farlo perché "sento" che è importante, perché "voglio" che sia importante, perché è il mio contributo all'"hic et nunc".Anche per questo ho ripreso a scrivere "qui", nella mia casa virtuale, che da troppo tempo avevo abbandonato, pressata dagli impegni.Sento che è importante scrivere, annotare, testimoniare.Lo è, importante, a prescindere da quanti mi leggeranno. Sono in pochi, pochissimi. Questa casa virtuale è sempre stata frequentata da pochi, pochissimi affezionati, ma oggi, scusate, non scrivo per voi.Sto scrivendo per me.Per ritrovare un centro da cui ritornare in posizione eretta e attraversare, senza barcollare, il campo sterminato di una perenne incertezza.La vita, a pensarci bene, è sempre il campo di una perenne incertezza.Di solito, tuttavia, non ne siamo consapevoli, perché questo campo lo attraversiamo di corsa, e non c'è il tempo di fermarci a riflettere.Oggi sono ferma. Barcollo.Mi sto rimettendo in piedi.E voglio sentirmi.Sentire. Con la vista. Con l'olfatto.Con il gusto.Con il tatto.Con l'udito.O con nessuno dei cinque sensi.Voglio sentire con il mio senso interno.Sentirmi vivere. Esistere.E acquistare la consapevolezza che sono qui.E se domani non ci sarò, l'essere stata "qui" avrà avuto comunque un senso.Stamane, portando a spasso i cani, ero affamata nella vista.Vedere. Registrare. Sentire.Le persone.I pochi passanti timorosi che cambiano strada nell'incrociarne altri.I marciapiedi pieni ancora di rifiuti di ogni genere, macchiati di sputi, di liquami, di unto.L'ingresso della Chiesa, sbarrato, e davanti al cancello due sedie.Sulle sedie delle immagini della Madonna. Una pietra appoggiata sopra, perché il vento non se le porti via.Le persone in fila al supermercato.Tutti adulti. Sono scomparsi i bambini dalle strade.Ieri ho visto una bimbetta di pochi anni che piangeva.Era probabilmente sgattaiolata fuori dall'appartamento.In piedi, sul balcone di casa. Piangeva e non voleva tornare dentro.La madre, dopo averla rimproverata, l'ha riportata di forza all'interno.I bambini. Quelli molto piccoli.Mi chiedo come stiano vivendo questa situazione di forzata clausura.Il venir meno del rapporto con i coetanei deve essere pesante.Spero che gli adulti si ricordino di sorridere.Giorni fa, in TV, ho visto un video bellissimo.Dei medici iraniani, bardati di tutto punto contro il virus, in un momento di pausa cantavano e ballavano.Mi hanno commossa.Bisogna fare tutto ciò che deve essere fatto.Non smettiamo, tuttavia, di inseguire ostinatamente i piccoli momenti di gioia.Ogni tanto cantiamo.Ogni tanto balliamo.Ogni tanto sorridiamo.Lo dobbiamo a quei bambini che sono troppo piccoli per capire per quale motivo debbano rimanere prigionieri in casa.Lo dobbiamo a noi stessi.Mi scuso con i pochi che leggeranno questo (lucido) delirio.Lo ripeto. Sto scrivendo soprattutto per me stessa.Chiudo.