Rubra domus

Cronache dall'altro mondo


15 marzo 2020Quarto giorno.Ieri non ho scritto.Ho lavorato fino a tardi.Di nuovo. Accaduto di nuovo.I ritmi imposti dall'esterno hanno avuto la meglio sui buoni propositi di riappropriazione del tempo.Oggi mi sono imposta di non lavorare.Oggi è domenica.Mi sarei voluta svegliare alle 9:00.Alle 7:00 del mattino ho aperto gli occhi, e non c'è stato verso di richiuderli per dormire.Avrei voluto scrivere, invece ho trascorso il tempo tra file al supermercato, pulizia di casa (maledetta fisima per l'igiene che mi ha colta dopo anni di lassismo ostinato!), lavatrici, uscita con i cani, trattative per l'acquisto di una di quelle tanto agognate mascherine che ancora non ero riuscita a procurarmi. Dopo cinque visite in farmacia, finalmente sono riuscita a garantirmene una. L'ho indossata subito, con l'espressione ebete di chi ha finalmente messo le mani su un bene prezioso. Un istante dopo mi sono chiesta: "Già, ma come faccio a fumare con 'st'impalcatura sulla bocca?". L'ho tolta e mi sono accesa una sigaretta.Al solito.Mentre fumavo mi davo dell'imbecille.Al solito.Più del solito.Ho continuato a fumare. E a darmi addosso. Manco fossi mia madre.Se fosse ancora viva, sono sicura che mi avrebbe costretta a uscire in barba al virus. Io e lei. Una sottobraccio all'altra, a passi lenti, per ore. Meno male che si è risparmiata tutto questo.Oggi ne ho incontrate due, di anziane signore, mentre portavo a spasso i cani.Sole, con l'aria di chi non sa bene dove andare, ma comunque va.La stessa aria che avrei io se non portassi i cani al guinzaglio.Duro rimanere a casa per ore.Di persone in giro, alla spicciolata, se ne incrociano tante.E quando ci si incrocia ci si tiene alla larga gli uni dagli altri, dopo un reciproco sguardo di imbarazzo, come a volersi giustificare. "Lo so, lo so che dovrei stare a casa, ma sai, avevo una necessità improrogabile..." In realtà ci si inventa ogni pretesto per prendere la via di fuga, è così. Brevi, brevissime fughe di pochi minuti, ma si fanno. Con la mascherina, il fazzoletto, la sciarpa, o niente a coprire la bocca e il naso, si fugge dalla clausura, anche solo per pochi minuti. Solo per fingere che sia un marzo qualsiasi, e non "questo" marzo. Solo per fingere che la primavera in arrivo sia la medesima stagione di sempre, che ti riempie di attesa per un dopo che inevitabilmente ti deluderà...Il cielo oggi, all'ora di pranzo, era di un azzurro intenso che faceva quasi commuovere. Spirava una brezza densa, di quelle che preannunciano i tepori di primavera e la rinascita della vegetazione, che poi di vegetazione in città se ne vede poca, al più si vedono i rifiuti onnipresenti sulle strade, irrinunciabile segno di un degrado cui abbiamo fatto l'abitudine, pure la parte animale di noi lo sente, che la primavera si avvicina e che le piante sono in boccio. Da qualche parte sono in boccio, e in noi un istinto atavico lo sente. Lo sa.Mi sono allontanata dal computer per cantare.I vicini alle 18:00 in punto avviano un flash-mob in piena regola. Una ventina almeno di canzoni di musica leggera per tutti i gusti. Poco fa è partito "Generale" di De Gregori. Ho abbandonato queste quattro note deliranti e sono corsa alla finestra a cantare a squarciagola.La musica aiuta a scacciare la depressione.Cantiamo.Scusatemi per il (lucido) delirio quotidiano.Scrivere per rimanere vivi.Chiudo. A presto.