Sangue ed anima

LA VENUTA DEI SANTI


La società umana ha sempre avuto bisogno di filosofi, ma di certo non per far muovere il pensiero individuale verso campi mentali mai frequentati dal singolo. Queste è solo una grossa panzana inventata dal sistema scolastico stesso per imporci il pensiero degli altri. Non essendo mai riuscito ad accettare questa cosa, io ho pensato e creduto ad altro. Ho creduto, e ancora credo, che ogni persona di buon senso cerchi al di là di questa vita vuota un significato che la giustifichi. Credo che ogni singola persona si avventuri, prima o poi, in quei campi nascosti nell’esistenza. Credo che nell’immensità di attimi di cui è composta la vita umana ogni singola persona si ponga domande a cui non sa rispondere con facili affermazioni, ma solo con una lunga e pacata riflessione . Poiché fin dall’antichità contadina e operaia l’uomo si è posto quesiti senza l’ausilio dell’istruzione o della filosofia. O almeno della filosofia che oggi tutti intendiamo. Il fatto è che mai nessuno si è trovato a proprio agio in questo mondo falso, costrutto, complesso, pericoloso. Pericoloso da codificare, pericoloso da giustificare. Come può l’intera esistenza finire in un effimero lasso di tempo e in un effimero spazio di superficie? I sentimenti, le emozioni, i desideri, possono essere solo reazioni celebrali a stimoli esterni? I nostri corpi e il nostro carattere possono essere solo particelle di spazio, atomi, puntini nell’immensità di un enorme quadro? Possono essere infinitesimali pixel di un’immagine a colori? Non può essere. E allora come spiegare ogni cosa? La risposta è ovvia: non si può. E non si potrà mai. Perché è una cosa molto più grande di noi. Troppo.Ed è qui che subentra la religione. In un periodo in cui Platone, Aristotele e Socrate avevano cercato di spiegare l’uomo e l’universo attraverso il pensiero,in cui l’uomo aveva creato un mondo parallelo di regole, leggi e statuti universali attraverso il dominio su altri popoli e la violenza, un uomo, nato da una donna immacolata – fatto alquanto particolare, e non solo per quell’epoca – prese per mano un gruppo di dodici persone e cambiò completamente il volto del mondo. Sbocciato in una terra dominata e che aspettava un sovrano che, con armi e sangue, la liberasse, quest’uomo vagava compiendo miracoli INSPIEGABILI anche per la scienza moderna e parlando di amore verso il proprio nemico. Quello stesso nemico che imponeva tasse e uccideva persone solo perché non si conformavano alle decisioni prese da un governo lontano, estraneo e diverso. Quel nemico che decideva dal suo eremo inavvicinabile la vita di persone vicine, magari dei propri stessi cari. In quello stato di odio incredibile provato da un intero popolo verso un altro, quest’uomo, Gesù Cristo, vagava per le terre della Palestina proclamando che solo l’amore avrebbe liberato ogni moltitudine. In un luogo in cui crocifissioni, lapidazioni, decapitazioni, sventramenti, massacri e umiliazioni erano, oltre a strumenti di una giustizia intollerante, all’ordine del giorno, quest’uomo predicava che solo amando quei bastardi lontani e dittatori come sé stessi ci si sarebbe potuti salvare. Magari non salvarsi dalla decapitazione, dalla crocifissione, dal massacro, dallo sventramento, dall’umiliazione, ma trovarsi nella condizione di poter, rifiutando la salvezza del corpo, pur non ripudiandolo con ferocia che non merita – poiché creato da Dio a sua immagine – accettare una salvezza più grande, una salvezza eterna e immortale. L’entrata in un regno più grande, più giusto, più forte, illimitato. Il suo messaggio fu una rivoluzione incredibile. Come poteva un mondo che finora si era retto sulla legge del taglione e dell’odio verso il prossimo e l’estraneo subire una tale predica? Come poteva subire la predica di un uomo che era giunto a farsi uccidere senza alcuna ribellione, a provare pietà per i suoi carnefici, a pregare Dio per i propri persecutori, a consegnarsi a nemici e torturatori come carne da macello, ad accettare come fedele un traditore già noto da tempo, a parlare a lebbrosi e puttane come fratelli e sorelle? Dite la verità, chi tra voi lettori si sarebbe, di sua spontanea volontà, immerso tra malati terminali e iper-contagiosi? Chi tra voi avrebbe pregato per i propri aguzzini? Chi avrebbe difeso puttane e ladri dalle angherie dei sacerdoti? Chi si sarebbe consegnato, con una anche minima possibilità di fuga, al nemico, all’aguzzino, a colui che lo avrebbe condannato a morte e poi ucciso? Chi, sapendo del suo tradimento, avrebbe accettato Giuda come apostolo? Chi, dopo il suo inganno, avrebbe provato pietà per lui? Chi tra voi ha affermato di poter fare almeno una di queste cose o è un pazzo, o è un falso e un bugiardo o è un santo. Eppure di lui, nei documenti, non si parla come di un pazzo. Un pazzo non parla tra la gente, non viene seguito dalle masse, non colloquia da adolescente con un gruppo di sacerdoti. Di lui non si parla neppure come di un finto, di un imbroglione. Dai vari testimoni dei suoi miracoli non è ritenuto né un falso, né un bugiardo. Disse che sarebbe morto in croce, e morì. Disse che avrebbe predicato ad ogni vivente, e lo fece. Quale bugia avrebbe detto? Bisogna dunque escludere anche questa ipotesi, ma non si può neanche parlar di lui come di un santo. I santi muoiono, soffrono e pregano, ma non cambiano il mondo. Nessun santo parte per il deserto, affronta il demonio, lo sconfigge e torna più integro e convinto di prima. Nessun santo si proclama figlio di Dio e prosegue a farlo fino alla morte. Nessun santo fa, ha fatto o fece tutto ciò che fece lui. Nessuno in tutta la storia dell’umanità. Semplicemente perché i santi sono umani. E lui non lo era. Era qualcosa di superiore, inarrivabile. Qualcosa che è sopravvissuto e sopravvivrà per millenni. Per l’eternità. So di non essere molto coerente con tutto ciò che ho appena raccontato, ma in realtà se voi non aveste ricevuto questa mia idea io farei di voi delle semplici scatole vuote, e non ne ricaverei nulla. Non capireste mai quello che sto per raccontare, non giungereste mai alla giusta conclusione, o almeno a quella che ritengo giusta, la mia. Spero di avervi fatto pensare. Perché in questo libro vi farò pensare spesso. Ed è a questo che serve la filosofia, a pensare autonomamente, non sotto l’imposizione di un altro. Voi proverete a pensare a ciò che penso io, a ciò che pensa Baptista, a ciò che pensa Cole, a ciò che pensa Claire, a ciò che pensa Grant.Grant….A tutti gli effetti Colbain, con l’anima e il viso a pezzi in quella spaventosa fuga,a qualcosa pensava. Pensava a quante possibilità avesse, conciato in quel modo, di scappare verso il Canada. Il suo volto, rigato dal troppo sangue versato, si mostrava in uno stato pietoso. Barcollava come un mendicante su quel terreno scosceso cercando di stare il più possibile lontano dalla mulattiera, dove avrebbero potuto vederlo, e dagli spazi ampi, dove avrebbero potuto catturarlo. La luce del sole, forte e cristallina, penetrava tra i piccoli buchi del denso fogliame illuminando piccoli tratti di quella faccia scalfita dal dolore e dalla rabbia. I piccoli occhi, accecati da quelle folgori apparse nella profonda ombra della boscaglia, fissavano il cammino che gli si poneva dinnanzi. Il terreno marrone, con poveri spazi d’erba molto ridotti, e i sassolini che, ricoperti di terriccio franavano giù per la dolce salita, facevano solo da contorno ai grossi alberi frondosi che, con le loro radici e i loro tronchi, sostenevano il cammino dell’ampia massa di Grant. Con piccoli passi profondi Colbain risaliva quel mite pendio, spostando il suo sguardo prima su quel punto d’appoggio, poi su quell’altro. Tenendo le proprie mani, massacrate dal furore, ben aggrappate ai fusti e la schiena piegata per proseguire il cammino agevolmente, il grosso corpo arrivò infine in cima al declivio, dove, appoggiandosi ad un grosso ceppo e innalzandosi come una colonna, scrutò l’orizzonte. Quel colle sembrò un purgatorio per la sua povera anima dannata, preparata ad un prossimo giudizio e ad una prossima sentenza. La sua mente, comunque, era ancora incerta sul delitto. Non poteva essere stato lui, ma era meglio non pensarci, poiché non avrebbe avuto un’altra faccia e altro sangue per cicatrizzare le ferite. Per il momento era meglio stare su quella collina, tra gli alberi, a fissare l’ampia discesa sotto i suoi passi e guardare l’enorme orizzonte che lo attendeva.