Sangue ed anima

SCOMPARIRE NEL BUIO


Le delusioni ci cambiano, ci stravolgono, ci spronano a cercare un’altra fonte di entusiasmo che ripaghi il vuoto che si è creato nel nostro animo. Come quando, delusi dal rifiuto di una ragazza, ne cerchiamo subito un’altra che possa confortarci e rassicurarci. Le delusioni intaccano la nostra auto-stima, ci fanno sentire deboli e fragili. Spesso le delusioni portano a un totale rifiuto, ad una svogliatezza e ad una indolenza spesso difficilmente superabili. In realtà gli insuccessi ci fanno solo spostare il nostro pensiero verso altro. La paura di svanire in quel mondo di disillusione e sconforto portò Grant a cercarsi immediatamente un lavoro; lavoro che trovò immediatamente come cameriere lavapiatti in un ristorante della zona malfamata della città. Il salario era basso e l’attività lunga e faticosa, ma vitto e alloggio, seppur scarsi e inadeguati, erano garantiti direttamente dal proprietario. In fondo il suo capo, seppur molto esigente, era un uomo buono e aveva subito capito la sua situazione. Spelare patate, lavare i piatti e occuparsi di liti e rifiuti non era il massimo della vita, ma garantiva pur sempre un tetto sopra la testa e un pasto. Ovviamente non gli era stata data né una villa né un pranzo da re, ma quel sudicio sottoscala umido e quel vitto di scarti potevano certo bastare ad un ragazzo forte e sano. Colbain lavorava ininterrottamente per tutto il giorno sgobbando come un mulo da soma, ma amava passare ogni sera servendo al bancone del bar le poche persone con cui gli era concesso parlare. Veniva a conoscere segreti, dibattiti, diatribe, storie e avventure fantastiche che riuscivano a tenere la sua immaginazione e la sua curiosità fervide e vive. Avendo perso le risposte del suo possibile profeta, le aveva cercate e trovate nelle discussioni da bar e nella gente comune. C’era un cliente che lo entusiasmava particolarmente, poiché aveva opinioni diametralmente opposte rispetto alle sue. Si chiamava Mike, ma tutti al locale lo chiamavano ‘Il Dritto’. Colbain non conosceva niente di lui, non comprendeva quale fosse la sua professione, quale fosse il suo stile di vita, quale fosse il suo habitat naturale. Sapeva solo che lo chiamavano Dritto e che incontrava uomini, storie e avventure incredibili. Una sera, verso tardi, Il Dritto entrò nel locale. Pioveva forte. Le gocce rimbalzavano sulle vetrate della stanza producendo un ticchettio feroce e pesante. Mike appoggiò il pesante impermeabile sull’attaccapanni, com’era solito fare, e si diresse verso il bancone. Sulla sua faccia era dipinta la solita espressione seria e stanca. I suoi passi, lenti e duri, risuonavano nell’intero ambiente. -  Il solito – disse, con voce decisa e sostenuta, mentre si sedeva sul seggiolino. I tavolini, pieni fino       al pomeriggio, erano deserti. La luce soffusa delle lampadine colorate pitturava nell’aria fumosa,     rendendola una tavolozza enormemente estesa. Le seggiole, disposte intorno al piccolo bancone-bar semi-circolare in mogano, erano quasi tutte vuote. Un ubriaco dormiva a braccia distese di fianco al suo bicchiere, perso in un mare di trascuratezza. Un altro, stanco morto e appoggiato sui gomiti con lo sguardo perso nel vuoto, teneva tra le mani il boccale. La scarsa luce rendeva l’ambiente un po’ spettrale e ambiguo, avvolgendolo in un’ottusa oscurità. -   Signore, ecco a lei. – disse Grant, consegnando  al suo cliente il suo bicchierino di wiskey, con      tono riverente e rispettoso.-   Sei ancora qui, Colbain?- rispose Il Dritto, afferrando il recipiente – Ti credevo in un’università,      in un laboratorio!-   Magari, signore – disse Colbain con tono affaticato, spostando piano i bicchieri usati nel piccolo        lavabo – magari…-   Eh, ragazzo – sospirò MikeIl giovane aprì il rubinetto dell’acqua calda e cominciò a lavare accuratamente, uno ad uno, i bicchierini, asciugandoli poi con un panno verde spento. -   Pensa – sussurrò Il Dritto – mio figlio non vuole lavorare.. deve andare all’università. Ha.. –     attese un attimo, poi parlò- ha più o meno la tua età.Il giovane mugugnò un sì, poi depositò i bicchieri puliti a testa in giù sul ripiano metallico. -   E’.. è un lazzarone… ma io in fondo gli voglio bene.. – disse sorridendo il vecchio.Grant abbassò la testa verso il pavimento, appoggiandosi con i palmi sul ripiano e dando le spalle al cliente. Quel dialogo gli aveva fatto pensare a quanto era stato sfortunato ad aver perso il proprio padre così presto.-   Se non ci fosse mia moglie a raddrizzarlo, penso che finirebbe tra quegli artisti pazzi e     sclerotici.– disse, emettendo un piccolo sorriso - Sai, vuole fare l’architetto. Pensa che     guadagnerà subito i milioni e che sarà subito venerato come un genio.. diavolo, mi sembra di non     avergli insegnato proprio nulla sulla vita.. neanche immagina quanto è dura… vero?- chiese Il     Dritto, rivolgendosi al suo pensoso barista.-   Sì- rispose il giovane, dopo un profondo sospiro.I due pensavano ai propri problemi, in silenzio,pacatamente. Il cliente beveva piano, a piccoli sorsi, il suo wiskey, fissando il vuoto e riflettendo sulla strada da fare per tornare a casa. Il barista  osservava il vetro dei recipienti e meditava. Oggi i due non avevano parlato di niente di trascendentale, ma quelle poche parole avevano fatto pensare Grant profondamente. -   Bene – disse Mike, posando il bicchiere vuoto e alzandosi – devo andare. Pagò il bevuto e, rimettendosi l’impermeabile, si preparò ad uscire. Il grosso distintivo dorato traspariva dal taschino della camicia blu scura, cinta al corpo da due grosse bretelle marroni. Il Dritto uscì, con l’impermeabile illuminato dalla pioggia, nell’oscurità della notte.