FERMARE I SATRAPI

TERREMOTO E RICOSTRUZIONI IN IRPINIA IL RESTAURO E I PIANI DI RECUPERO DEI CENTRI STORICI MINORI.


LE PRECEDENTI ESPERIENZE DI RICOSTRUZIONE: IL BELICE E IL FRIULILE RICOSTRUZIONI, NELLA FATTISPECIE QUELLE DOVUTE A EVENTI CATASTROFICI COME UN SISMA, HANNO LACAPACITÀ, A VOLTE, DI AMPLIFICARE IL DANNO AI LUOGHI ANZICHÉ RISANARLO O RIVITALIZZARE I LUOGHI STESSI,PROVOCANDO UNA PERDITA DI IDENTITÀ IRREPARABILE O COMUNQUE L’INNESCO DI UN INARRESTABILE PROCESSO DIDEGRADO. QUESTO È ACCRESCIUTO LÌ DOVE NON CI SI PUÒ AVVALERE DI UNA CULTURA ARCHITETTONICA AMBIENTALEFORTE E CONSOLIDATA E DI UN PATRIMONIO GIÀ ORGANIZZATO DI CONOSCENZE E METODOLOGIE DI INTERVENTO284.AFFRONTARE UNA RICOSTRUZIONE MASSICCIA, COME QUELLA DI INTERI PAESI DISTRUTTI DA UN SISMA, È COMPITOCHE PUÒ PORTARE A DUE DIVERSI ESITI: L’ACCENTUAZIONE DI UNA SITUAZIONE DI SVILUPPO O, AL CONTRARIO, ILRAPIDO ACUIRSI DI UNA CRISI GIÀ IN ESSERE. QUESTO, COME DETTO, DIPENDE DALLO STATU QUO SIA AMBIENTALECHE CULTURALE, IL CHE PORTA A CONDIZIONI CONSEGUENZIALI DIFFERENTI.RISPETTO A QUESTO, SI PUÒ AGGIUNGERE LA DIFFICOLTÀ DI INDIVIDUARE UN APPROCCIO METODOLOGICO CONSONOALLA RICOSTRUZIONE, NELLA CONSIDERAZIONE DEI LUOGHI COME BENI CULTURALI. DI FRONTE ALLE DISTRUZIONIPROVOCATE DAI DUE SISMI DEL 1968 IN BELICE E DEL 1976 IN FRIULI, LA CULTURA DEL RESTAURO SI TROVASPIAZZATA COME, POCO PRIMA, FU DI FRONTE ALLE DISTRUZIONI DOVUTE AI BOMBARDAMENTI DELLA SECONDAGUERRA MONDIALE. ALLORA IL DOCUMENTO DI RIFERIMENTO ERA LA CARTA DEL RESTAURO DEL 1931, I CUIPRINCIPI SI RITROVARONO OBSOLETI DI FRONTE ALLA SINGOLARITÀ DELLA CONDIZIONE. COSÌ, NEGLI ANNI 70, LARICOSTRUZIONE POST-SISMICA SI PONEVA COME VERIFICA E GIUDIZIO DELLE PIÙ AVANZATE CONCLUSIONI VENUTEDAGLI ACCESI DIBATTITI DEI PRECEDENTI TRENTA ANNI A PROPOSITO DEL RESTAURO PROPRIAMENTE DETTO E DEL PIÙMODERNO CONCETTO DI RECUPERO DEI CENTRI STORICI. IL DOCUMENTO GUIDA, IN QUEGLI ANNI, ERA LA CARTA DELRESTAURO DEL 1972, DI CHIARA ISPIRAZIONE BRANDIANA, MESSA IN DISCUSSIONE FORTEMENTE DALLA DIFFICOLTÀDI TROVARE UN METODO DI INTERVENTO CHE RISPETTASSE ISTANZA ESTETICA E STORICA, PROPRIO DI FRONTE ALLADEVASTAZIONE DOVUTA AI TERREMOTI285. E’ COSÌ CHE TEORIE RIEGLIANE RIFERITE A SISTEMI DI VALORI COMPLESSIPOSSONO ESSERE RICONSIDERATE, A DISPETTO DELL’APPROCCIO, FORSE, PIÙ SCHEMATICO DEI “TIPI DI INTERVENTO”GIOVANNONIANI, DI FRONTE A NUOVE E PIÙ COMPLICATE CONDIZIONI DI DEGRADO IN CUI IL PATRIMONIO STORICOSI TROVA, NELLE CONDIZIONI DI ECCEZIONALITÀ DI UN SISMA. DERIVA, QUINDI, LA NECESSITÀ DI RELATIVIZZARE LACODIFICAZIONE, FORSE APRIORISTICA, COMUNQUE NEL CASO IN QUESTIONE IMPROPRIA, PUR SE BASATA SU UNASSOLUTO RIGORE, DI ALCUNE POSIZIONI METODOLOGICHE DI INTERVENTO. SEGUE, A QUESTO PUNTO, ALLA STASIQUASI RASSICURANTE RAGGIUNTA IN QUEGLI ANNI NELLA CULTURA DEL RESTAURO, UNA CRISI CHE RIAPRE IN QUALCHEMODO IL DIBATTITO O NECESSITA DI FARLO.NELL’ITALIA DEGLI ULTIMI 50 ANNI LE ESPERIENZE LEGATE ALLE RICOSTRUZIONI POST TERREMOTO, BELICE 1968 EFRIULI 1976, COSTITUISCONO “CASI” PARADIGMATICI, STATI “ULTIMI” DI DEGRADO AI QUALI LA TEORIA DEL RESTAURO SI APPROCCIA IN MANIERA NUOVA E TALI DA COSTITUIRE INEVITABILMENTE BAGAGLIO CULTURALE DALQUALE SI ATTINSE POI NELL’APPROCCIO ALLA RICOSTRUZIONE DELL’IRPINIA, DOPO IL TERREMOTO DEL 1980.  BELICE 1968: IL TERREMOTO E I CRITERI DELLA RICOSTRUZIONELA NOTTE TRA IL 14 E IL 15 GENNAIO 1968, UN TERREMOTO DEL X GRADO DELLA SCALA MERCALLI COLPISCE UNAVASTA ZONA DELLA SICILIA OCCIDENTALE, COMPRESA TRA LE TRE PROVINCE DI AGRIGENTO, TRAPANI E PALERMO,INTERESSANDO UNA POPOLAZIONE DI OLTRE 1.300.000 PERSONE ED UN’AREA DI 6000 CHILOMETRI QUADRATI286; ICOMUNI PIÙ COLPITI ERANO RACCHIUSI IN UN TERRITORIO NOTO COME LA VALLE DEL BELICE, COSÌ CHIAMATA DALFIUME OMONIMO CHE L’ATTRAVERSA. LA ZONA, IN REALTÀ, NON ERA CONSIDERATA SISMICA; IL TERRITORIO, NELPASSATO, ERA STATO SOLTANTO LAMBITO DAI TERREMOTI. L’EVENTO DEL ’68 SCONVOLSE LE STATISTICHE STORICHE.L’EMERGENZA FU AGGRAVATA DALLE COMUNICAZIONI INTERROTTE E LE STRADE, GIÀ FATICOSAMENTE PERCORRIBILI,ERANO INAGIBILI IN DIVERSI PUNTI; ALCUNI PONTI ERANO CROLLATI, E I PAESI, QUINDI, RISULTAVANO DIFFICILI DARAGGIUNGERE ANCHE PER PORTARE I PRIMI NECESSARI SOCCORSI (LA PROTEZIONE CIVILE NACQUE SOLO QUALCHEANNO PIÙ TARDI SULL’ONDA DEI TERREMOTI DI FRIULI ED IRPINIA).LA SICILIA OCCIDENTALE ERA, COME ORA, UN TERRITORIO RICCO DI TESTIMONIANZE STORICO-ARCHITETTONICHE DIRILIEVO E DI SITI DI GRANDE INTERESSE NATURALISTICO. IN PARTICOLARE, LA VALLE DEL BELICE ERA, ED È,CARATTERIZZATA DA UN SISTEMA COLLINARE E DA PICCOLI E MEDI CENTRI URBANI DIFFUSI, LE MASSERIE AGRICOLEFORTIFICATE PUNTEGGIAVANO IL TERRITORIO ACQUISENDO IN QUALCHE CASO LA DIMENSIONE E LA RICCHEZZA DIVILLE SIGNORILI. IN GENERALE, BENCHÉ IL SISTEMA PRODUTTIVO FOSSE PREVALENTEMENTE AGRICOLO, LECONDIZIONI AMBIENTALI NON FAVORIVANO UNA PROFICUA PRODUZIONE, A CAUSA DELLA SCARSA QUALITÀ DEITERRENI E L’INSUFFICIENTE CAPACITÀ IDRICA, MIGLIORABILE SOLO ATTRAVERSO SISTEMI DI DIGHE SUL FIUMEBELICE, INFRASTRUTTURE, QUESTE, MAI COSTRUITE. IN GENERALE SI PARLA DI UN TERRITORIO CON INSEDIAMENTIRISALENTI AL XVI E XVII SECOLO, NATI COME EMANAZIONE DI FEUDI PIÙ GRANDI PER RIPOPOLARE IL TERRITORIOE INCENTIVARE UN ECONOMIA DI TIPO AGRICOLO, CHE PERÒ NON RIUSCÌ MAI A DECOLLARE REALMENTE,MANTENENDO, I CENTRI, LA DIMENSIONE DI PICCOLI NUCLEI. L’ARCHITETTURA ERA QUELLA COMUNE A TUTTI I CENTRISTORICI SICILIANI DI PICCOLA ESTENSIONE, OSSIA POCHE EMERGENZE MONUMENTALI, TRACCE DI FORTIFICAZIONI EMOLTI COMPLESSI RELIGIOSI E PALAZZI SIGNORILI. IL RESTO ERA UN’EDILIZIA CHE SI SVILUPPAVA E MODIFICAVANEL TEMPO, MANTENENDOSI SUL VECCHIO IMPIANTO REGOLARE DI ISOLATI DIVISI DAI VICOLI E CARATTERIZZATI DAICORTILI INTERNI.QUESTA, IN SINTESI, LA CONDIZIONE FINO AL SISMA DEL GENNAIO DEL 1968. LA GRAVITÀ DELL’ACCADUTO NON FUIMMEDIATAMENTE EVIDENTE AGLI OCCHI DELL’INTERO PAESE, PER MANCANZA DI COLLEGAMENTI ADEGUATI,COME GIÀ DETTO, E QUINDI DI NOTIZIE TEMPESTIVE. INIZIALMENTE SI PARLÒ DI SCOSSE E DANNI LIEVI E, SOLOALL’ARRIVO DEI PRIMI SOCCORSI IN ZONA, SI PALESÒ LA REALTÀ GRAVE DELL’EVENTO. INTERI PAESI COMEGIBELLINA, SALAPARUTA, POGGIOREALE E MONTEVAGO FURONO COMPLETAMENTE DISTRUTTI. LE VITTIME FURONO 370, I FERITI UN MIGLIAIO E I SENZATETTO CIRCA 70.000. ALTRI DIECI PAESI AVEVANO SUBITO DANNI GRAVI.