FERMARE I SATRAPI

TERREMOTO E RICOSTRUZIONI IN IRPINIA IL RESTAURO E I PIANI DI RECUPERO DEI CENTRI STORICI MINORI.


SI SCOPRÌ, COME POI ACCADRÀ ANCHE IN IRPINIA, L’ESISTENZA DI TERRITORI IN STATO DI ARRETRATEZZA GRAVE, DICONDIZIONI COSTRUTTIVE PRECARIE CHE AVEVANO AGEVOLATO L’OPERA DISTRUTTIVA DEL SISMA E DI UGUALICONDIZIONI SOCIALI, CON UNA POPOLAZIONE PRIVA DELLE BRACCIA DI LAVORATORI ANDATI GIÀ VIA IN CERCA DIOCCUPAZIONE. «LE DIMENSIONI DELLA TRAGEDIA SONO MOLTO PIÙ GRANDI DI QUELLI CHE SI POSSA DESCRIVERE.NON È SOLO QUESTIONE DI RICOSTRUIRE DEI PAESI, QUI SI È SPAPPOLATO QUEL TESSUTO UMANO CHE LA STORIA,VOGLIO DIRE LA CIVILTÀ CONTADINA SICILIANA, HA GENERATO INTORNO A TRE CELLULE: CASA, STALLA E ZAPPA»,SCRIVE, PER L’ORA, GIORNALE SICILIANO, ROBERTO CIUNI, PRIMO GIORNALISTA A METTERE PIEDE SUI TERRITORIDEL TERREMOTO ALL’ALBA DEL 15 GENNAIO 1968. I DATI REALI SAREBBERO STATI DISPONIBILI SOLO CINQUE O SEIGIORNI DOPO E PROPRIO IL 21 GENNAIO IL CONSIGLIO DEI MINISTRI VARÒ I PRIMI PROVVEDIMENTI A FAVOREDELLE POPOLAZIONI STANZIANDO CIRCA 46 MILIARDI DI LIRE PER LA PRIMA EMERGENZA. LA REGIONE SICILIA NESTANZIÒ ALTRI DODICI. IL GOVERNO PUR GARANTENDO L’OPERA DI SOCCORSO E ASSICURANDO DI INTERVENIRE CONINIZIATIVE CON PIÙ AMPIO RESPIRO, SUGGERÌ LA DISGREGAZIONE DELLE FAMIGLIE INCORAGGIANDOL’EMIGRAZIONE, OFFRENDO BIGLIETTI GRATUITI DI SOLA ANDATA A TUTTE QUELLE FAMIGLIE CHE AVESSERO VOLUTOLASCIARE LA PROPRIA TERRA, ANCHE VELOCIZZANDO LE PRATICHE PER L’OTTENIMENTO DEI PASSAPORTI287.IL TERREMOTO DEL BELICE FU LA PRIMA GRANDE CATASTROFE NAZIONALE DAL DOPOGUERRA.L’AREA INTERESSATA DAL TERREMOTO, O MEGLIO QUELLA CHE POI SAREBBE STATA INTERESSATA DALLARICOSTRUZIONE, ALLARGÒ I SUOI CONFINI VELOCEMENTE FINO AD INCLUDERE QUASI TUTTA LA SICILIA OCCIDENTALE.DOPO IL GRANDE IMPEGNO INIZIALE E LA PROFUSIONE DI SVARIATI MILIARDI PER LA PRIMA EMERGENZA288,VIVERI ED INDUMENTI, REALIZZAZIONE DI TENDOPOLI, ASSISTENZA SANITARIA E SOCIALE PRESSO LE TENDOPOLISTESSE, MIGLIORAMENTO DELLA VIABILITÀ, PER I QUALI LE AMMINISTRAZIONI PROVINCIALI SI SPESEROFORTEMENTE289, LA MACCHINA ORGANIZZATIVA DELLA RICOSTRUZIONE STENTÒ A RIMANERE IN MOTO. GRAZIE ALLEINIZIATIVE E ALLE LOTTE DELLE POPOLAZIONI DEL BELICE E DELLE LORO AMMINISTRAZIONI, ARRIVATE ADMANIFESTARE, SOSTANDO IN TENDA PER GIORNI, A PIAZZA MONTECITORIO, SI RIUSCÌ AD OTTENERE LA LEGGE 241,DEL 18 MARZO 1968, PRIMO TENTATIVO DI REGOLARE LA RICOSTRUZIONE. MA SIA QUESTA CHE LE ALTRE LEGGIFURONO COMUNQUE BASATE SUL PRINCIPIO DELLA “STRAORDINARIETÀ”.I PRIMI INTERVENTI SUL PATRIMONIO ARCHITETTONICO NON FECERO ALTRO CHE AGGRAVARE LE DISTRUZIONI:NUMEROSI EDIFICI VENNERO ABBATTUTI, SPESSO SENZA UNA VERIFICA SUGLI STESSI, IN NOME DELLA SICUREZZA,PERDENDO COSÌ NUMEROSE TESTIMONIANZE DI ARCHITETTURA ANCHE MONUMENTALE, CHE, QUANDO NON FURONOABBATTUTE, VENNERO SACCHEGGIATE DEGLI ARREDI E DEI PARAMENTI. FU DEMOLITO UN PATRIMONIO DI 10.000ABITAZIONI CIRCA.I PRIMI PROVVEDIMENTI STATALI OLTRE ALLE FACILITAZIONI ALL’EMIGRAZIONE, FURONO SOSTANZIALMENTE VOLTIALLE OPERE EMERGENZIALI, COME SUDDETTO, QUINDI ALLA COSTRUZIONE DI BARACCOPOLI, CHE DURARONO IN REALTÀ DIVERSI DECENNI, OLTRE CHE ALLE OPERE PUBBLICHE, MENTRE GLI STANZIAMENTI PERIODICI PER LARICOSTRUZIONE DELLE ABITAZIONI EBBERO DUE MODALITÀ DI INTERVENTO, UNA DIRETTO, DELLO STATO, L’ALTRARIVOLTA AI PRIVATI CHE ACCEDEVANO AI CONTRIBUTI FINANZIARI STATALI. INTERVENTI, QUESTI ULTIMI, CHEDOVEVANO ESSERE DEDICATI ALLA RICOSTRUZIONE DELLE ABITAZIONI, AL RECUPERO DEI CENTRI COLPITI DAL SISMA.FU PROSPETTATA DA SUBITO LA POSSIBILITÀ DI TRASFERIRE GLI ABITANTI IN CENTRI DA COSTRUIRE EX-NOVO. NEL90% DEI CASI QUESTA FU LA SCELTA, ED È IL CASO DI GIBELLINA, POGGIOREALE E SALAPARUTA. IN POCHI ALTRICASI, SANTA NINFA, PARTANNA, SALEMI E VITA, SI DECISE O DI RICOSTRUIRE TOTALMENTE IN LOCO O DI DUPLICAREGLI ABITATI AFFIANCANDO O SOVRAPPONENDO PARZIALMENTE LE NUOVE ABITAZIONI290.LA RICOSTRUZIONE IN SICILIA EBBE DUE ACCEZIONI, UNA FISICA ED UNA ECONOMICA, UN PÒ RICALCANDO LEORME DI QUELLE CHE DOVEVANO ESSERE LE IPOTESI DI SVILUPPO PER IL MEZZOGIORNO GIÀ VIVACEMENTECALDEGGIATE FINO A QUEL MOMENTO: UTILIZZARE IL SISMA COME POSSIBILITÀ DI MODIFICARE O DI INNESCAREANCHE UNO SVILUPPO ECONOMICO LEGATO AD UNA RINASCITA FISICA DEI CENTRI E DELL’INTERO TERRITORIO.UNA PRIMA FASE DELLA RICOSTRUZIONE È QUELLA CHE VA DAL 1968 AL 1978 CIRCA, DIECI ANNI DI INTERVENTOSTATALE, DURANTE I QUALI IL GOVERNO CENTRALE TENTÒ DI GESTIRE LA RICOSTRUZIONE. DELLO STESSO PERIODO FUANCHE IL PROGETTO PILOTA, PREVISTO DALL’ALLEGATO IV DEL PROGRAMMA ECONOMICO NAZIONALE 1971-1975CHE DOVEVA COORDINARE TUTTI GLI INTERVENTI DELLA ZONA E LA CUI PROGETTAZIONE SAREBBE STATA PORTATAAVANTI DA UNA CONSULTA NELLA QUALE GRAN PESO AVREBBERO DOVUTO AVERE LE AMMINISTRAZIONI LOCALI: UNPROCESSO DI PROGRAMMAZIONE E SVILUPPO, PROMOSSO DAL BASSO, ATTRAVERSO LA PARTECIPAZIONE ERESPONSABILIZZAZIONE DELLE POPOLAZIONI INTERESSATE291, PROGETTO CHE PERÒ RIMASE LETTERA MORTA.SUBITO DOPO IL TERREMOTO, LO STATO AFFIDÒ LA RICOSTRUZIONE A DUE ISTITUTI: L’ISES E L’ISPETTORATOGENERALE PER LE ZONE TERREMOTATE DELLA SICILIA, CHE OPERARONO ASSIEME ALLA GIÀ ESISTENTE CASSA PER ILMEZZOGIORNO.L’ISES, ISTITUTO PER LO SVILUPPO DELL’EDILIZIA SOCIALE, CON DUE SEDI, UNA A ROMA E L’ALTRA A PALERMO,AVEVA COMPITI DI ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE DESTINATARIE DEGLI ALLOGGI E L’AFFIDAMENTO DELL’INCARICO DIREDAZIONE DI PIANI URBANISTICI, NECESSARI AL RECUPERO DEGLI ABITATI DELLA VALLE, E SUCCESSIVAMENTE, LAPROGETTAZIONE E L’ESECUZIONE DI OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA, DELLE ATTREZZATURE PUBBLICHE EDEGLI ALLOGGI A TOTALE CARICO DELLO STATO; L’ISPETTORATO GENERALE ERA UN ORGANO DECENTRATO DELMINISTERO DEI LL.PP. E GESTIVA L’APPROVAZIONE E LA REALIZZAZIONE DEI PROGETTI DI RICOSTRUZIONEDECIDENDONE IMPORTI, PRIORITÀ E ASSEGNAZIONE DEGLI APPALTI. SAREBBE DOVUTO RIMANERE IN CARICA 3ANNI, ESATTAMENTE COME L’ISES SCIOLTO NEL 1971, INVECE SI PROTRASSE FINO ALLA METÀ DEGLI ANNI ’70. IL PROPOSITO ERA QUELLO DI REALIZZARE RESIDENZE ED INFRASTRUTTURE CHE POTESSERO MIGLIORARE LECONDIZIONI DI VITA DEI SICILIANI, IMPOSTATE ANCORA, IN QUEI LUOGHI, SU UNA VITA CONTADINA ARRETRATA ECHIUSA ALLA MODERNITÀ. QUESTO ASSIEME ALL’EMERGENZA, DETTATA ANCHE DAL BISOGNO IMPELLENTE DIFORNIRE ALLOGGI A MIGLIAIA DI SFOLLATI, PORTÒ FACILMENTE A FAVORIRE SIA L’ABBANDONO DEI VECCHI CENTRI,REALIZZANDO SPESSO CITTÀ AVULSE DAI CONTESTI E RINUNCIANDO AD UN TENTATIVO DI RECUPERO DI TRADIZIONIECONOMICHE, SIA L’UTILIZZO DI MATERIALI NUOVI E TECNICHE MODERNE, TRALASCIANDO L’ARCHITETTURATRADIZIONALE ED INNESCANDO UNA DISCONTINUITÀ CON LA MEMORIA COSTRUTTIVA DEL LUOGO, PROVOCANDO LAPERDITA DELLE TECNOLOGIE LOCALI292. QUESTO FU SENZA DUBBIO AGEVOLATO DA UN PIOGGIA DI FINANZIAMENTICHE FAVORIVA IL TRASFERIMENTO DI RESIDENZA E LA RICOSTRUZIONE TOTALE. LE RICOSTRUZIONI VENIVANO PAGATEPIENO PER VUOTO E L’ABBATTIMENTO DI CHIESE ED INTERE CITTÀ ERA CERTAMENTE PIÙ REMUNERATIVO CHEPREDISPORRE UN PIANO DI SALVAGUARDIA293.IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA SICILIA OCCIDENTALE, DI CUI L’ISES ERA INCARICATO, ERAORGANIZZATO IN MANIERA GERARCHICA CON SOTTOPIANI COMPRENSORIALI. IL BELICE FACEVA PARTE DELCOMPRENSORIO 4. IL PIANO COMPRENSORIALE AVREBBE POI DOVUTO METTERE A SISTEMA I PICCOLI CENTRI, PER IQUALI ERANO STATI PREVISTI I PIANI DI FABBRICAZIONE. UNA GERARCHIA CHE ERA SOTTESA DA REGOLAMENTIFARRAGINOSI E DIFFICILI DA GESTIRE. NEL COMPRENSORIO DEL BELICE, INIZIALMENTE FU PREVISTA LAREALIZZAZIONE DI UNA NUOVA ED UNICA CONURBAZIONE, PER I PAESI DI POGGIOREALE, SALAPARUTA EGIBELLINA, LUNGO LE DIRETTRICI DI SVILUPPO, RAZIONALIZZANDO LA REALIZZAZIONE DELLE GRANDI INFRASTRUTTUREDI TRASPORTO E LE ATTREZZATURE DI SERVIZIO, CONCENTRANDOLE IN BACINI DI UTENZA MAGGIORI E NON SPARSI.L’IDEA DELLA GRANDE CONURBAZIONE FU CONTRASTATA VIVAMENTE DALLE STESSE POPOLAZIONI ABITANTI CHEPROVARONO A DIFENDERE ALMENO LA PROPRIA IDENTITÀ COMUNALE. SI DECISE QUINDI DI REALIZZARE TRE NUOVECITTÀ, TUTTE DISTANTI DAI VECCHI CENTRI E TUTTE IN TERRITORI PRESSOCHÉ PIANEGGIANTI. QUESTO PROVOCÒ UNDISTACCO FISICO E SOCIALE, NEGLI ABITANTI, DALLE PROPRIE RADICI. ALLA PROGETTAZIONE URBANISTICA EDARCHITETTONICA DEI NUOVI CENTRI PARTECIPARONO, NUMEROSI ESPONENTI DELLA CULTURA ARCHITETTONICA EDURBANISTICA ITALIANA, TRA I QUALI FIGURARONO VITTORIO GREGOTTI, LUDOVICO QUARONI, GIUSEPPE E ALBERTOSAMONÀ, MARCELLO VITTORINI, PIERO MORONI, FABRIZIO GIOVENALE E MARCELLO FABBRI, INTENZIONATI AVERIFICARE IN QUESTO TERRITORIO LE TEORIE DELL’ARCHITETTURA E DELL’URBANISTICA MODERNE. IN REALTÀ, NELLACORSA VERSO LA MODERNITÀ, NON SI È AVUTA LA PREMURA DI CAPIRE QUALI FOSSERO LE VOCAZIONI DEL TERRITORIO,LE TRADIZIONI ECONOMICHE, MA ANCHE COSTRUTTIVE, PER CUI L’AGRICOLTURA, ELEMENTO CARATTERIZZANTE ILTERRITORIO, PRESENTE E RADICATA, FU TRASCURATA A FAVORE E IN NOME DI UNO SVILUPPO CHE POI SI TRADUSSENELLA SOLA REALIZZAZIONE DI INFRASTRUTTURE VIARIE, SPESSO INIZIATE E MAI COMPLETATE: IN QUESTO,SOSTANZIALMENTE, SI CONCRETIZZA IL PIANO, COMPLETATO NELLA PROGETTAZIONE 10 ANNI PIÙ TARDI. NEGLI ANNI ’70 FURONO ISTITUITI ANCHE I PIANI DI RISANAMENTO PER QUEGLI ABITATI SOPRAVVISSUTI ALTERREMOTO; QUESTI PREVEDEVANO, NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI LA SOSTITUZIONE INTEGRALE DEI VECCHITESSUTI EDILIZI, ANCHE SCONVOLGENDO L’IMPIANTO PLANIMETRICO URBANO294: NON FURONO MAI REALIZZATI.TUTTA QUESTA MESSE DI STRUMENTI URBANISTICI NON SEPPE COMUNQUE DARE RISPOSTE EFFICIENTI, SOPRATTUTTOPERCHÉ IMBRIGLIATA DA UNA FUMOSA BUROCRAZIA E DALLA LATITANZA DI UNO STATO CHE IN PRINCIPIO SI ERAPOSTO COME ORGANIZZATORE E GARANTE DELLA RICOSTRUZIONE E DELLA RIPRESA ECONOMICA DI QUESTE ZONE295.MOLTI DEI PAESI DISTRUTTI DAL SISMA, COME GIÀ DETTO, VENNERO QUINDI TRASFERITI. SPESSO LE MOTIVAZIONIDEI LORO TRASFERIMENTI VENNERO ANCHE AVALLATE DA STUDI GEOLOGICI CHE DIMOSTRARONO L’INSTABILITÀ DEITERRENI SU CUI INSISTEVANO I VECCHI CENTRI, MA FORSE MOLTI DI QUESTI TRASFERIMENTI FURONO CONDIZIONATIDA ORIENTAMENTI POLITICI, VOTATI A FAVORIRE POCHI PROPRIETARI TERRIERI. QUALUNQUE SIA STATA LAMOTIVAZIONE PER I TRASFERIMENTI DEGLI ABITATI, SI DOVETTE AFFRONTARE LA RICOSTRUZIONE TOTALE, NELLAMAGGIOR PARTE DEI CASI, O LA DIALETTICA TRA NUOVO E ANTICO IN SPORADICI ALTRI. MA QUASI SEMPRE ILCRITERIO CHE SOTTESE IL PROGETTO DI RICOSTRUZIONE, SEBBENE PROVENIENTE DA RIFLESSIONI CULTURALI DIVERSE,SI BASÒ SULL’ESTRANEITÀ ASSOLUTA AL TERRITORIO E ALLE SUE PECULIARITÀ, SUL PRINCIPIO DEL FOGLIO BIANCO,NELLA CONVINZIONE CHE IL TERREMOTO AVESSE OFFERTO L’OCCASIONE, CANCELLANDO IL PASSATO, DI COSTRUIRE DINUOVO TRADUCENDO IN REALTÀ TEORIE ILLUMINATE. LE NUOVE CITTÀ SICILIANE, PERCHÉ DI QUESTO SI TRATTA, DINUOVA FONDAZIONE, EBBERO COME PRINCIPIO LA SOVRAPPOSIZIONE E L’IDENTIFICAZIONE DELL’URBANISTICA CONL’ARCHITETTURA: L’IDEA CHE, INDIVIDUATE ALCUNE LINEE GUIDA, ARMONICHE, CHE DISEGNASSERO IL TERRITORIO, SIPOTESSE CREARE, IN ESSE, UN’ARCHITETTURA VIVIBILE E CONFORTEVOLE, ISPIRATA ALLA MODERNITÀ. QUESTAIMPOSTAZIONE, ACCADEMICA E TEORICA, SCOLLEGATA DALLO STUDIO E DALL’ESPERIENZA APPROFONDITI DELTERRITORIO SICILIANO, PORTÒ ALLA CREAZIONE DI SPAZI ESTRANEI ALLA REALE VITA RELAZIONALE SICILIANA E ALLETRADIZIONI COSTRUTTIVE. I CENTRI, SPOSTATI DAI LORO LUOGHI D’ORIGINE, EBBERO A DISPOSIZIONE, PER LARICOSTRUZIONE SPAZI ESTESI, LA MAGLIA RIGIDA E LA RIPETITIVITÀ DEI TIPI EDILIZI CARATTERIZZARONO QUASI TUTTI INUOVI INSEDIAMENTI FACENDO PERDERE IDENTITÀ AD OGNI SINGOLA CITTÀ SLEGATA DAL PROPRIO PASSATO.LA RICOSTRUZIONE EFFETTIVA INIZIA SOLO DAL 1978 E SI PROTRAE FINO AGLI ANNI ’90. ANCORA OGGI, PERÒ,PERMANE IL PROBLEMA DELLA NECESSITÀ O MENO DEL RECUPERO DI ALCUNI CENTRI ABBANDONATI, DIVENUTI ORMAI RUDERI.